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Autore: Phoenix_cry    19/08/2010    2 recensioni
Dopo la morte di diversi Vulcaniani Spock incomincia a comportarsi aggressivamente fino a che l'equipaggio comincia ad avere paura del leale Vulcaniano. é presto chiaro che Spock non è l'unico Vulcaniano affetto e ciò che resta della sua specie potrebbe essere in serio pericolo.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek Series'
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Capitolo 28

 

“Scotty?”

 

“Sì, Capitano?”

 

“Ha sistemato il teletrasporto?”

 

“Sì, Signore.”

 

“Bene, due da teletrasportare.”

 

“Due?” Domandò Scotty.

 

“Sì, il Signor Spock resterà sulla superficie per qualche giorno.”

 

“Sembra strano…”

 

“Lo faccia e basta, Scotty.”

 

“Sì, Signore.”

 

Scotty seguì gli ordini e teletrasportò Kirk e McCoy. Materializzatosi nella sala teletrasporto Kirk si guardò attorno. Si sentiva sempre sollevato a ritornare sulla nave, per quanto breve potesse essere il viaggio. Quando Bones esitò a lasciare la rampa Kirk lo prese per il braccio e lo fece scendere. McCoy si guardò attorno per essere sicuro che nessuno li stesse ascoltando.

 

“Quanto a lungo aspetteremo, Jim?”

 

“Rilassati, Bones. Andiamo a mangiare qualcosa.”

 

“Mangiare? Come puoi pensare a mangiare in un momento simile?”

 

“Facile,” Kirk scosse le spalle e si incamminò per i corridoi “ascolto il mio stomaco.”

 

“Devi andare a parlare con Uhura.”

 

“No grazie, mi ammazzerà.”

 

“Ovvio che ti ammazzerà, e poi darà la caccia a me!” Sibilò Bones. “Non posso credere che Spock ci abbia convinto a farlo. È pura follia! Testardo bastardo dalle orecchie a punta.”

 

“È solo che mi sono sentito così orgoglioso quando ha usato il termine ‘mi deve restituire un favore’.” Si illuminò Kirk.

 

“Come puoi essere così allegro?”

 

“Perché non so che altro fare.” Sospirò Kirk. “Sono completamente impotente, Bones, e se ci penso troppo diventerò matto come Spock.”

 

“Vallo a dire a Uhura.” Insistette McCoy.

 

“Bon…”

 

“Jim, merita almeno di sapere una parte della verità.”

 

“Hai ragione.” Ammise Kirk. “Se non sono di ritorno in mezz’ora…dì qualcosa di carino al mio funerale.”

 

McCoy non era per niente divertito da quella battuta e fissò Kirk con disapprovazione. Abituato a quello sguardo Kirk si voltò e si diresse agli alloggi di Spock e Uhura. Davanti alla porta prese un profondo respiro. Come Capitano non doveva certo giustificarsi con lei per le sue decisioni, tuttavia, in quanto moglie di Spock lei aveva ogni diritto di chiedergli spiegazioni. Kirk passò la mano sopra l’indicatore che le avrebbe fatto sapere di avere un visitatore.

 

“Entri.”

 

Con il permesso di Uhura la porta si aprì. Sedeva sul piccolo divano del salotto con Anubis in braccio. Si era asciugata le lacrime, ma lui sapeva che stava piangendo. Kirk notò tristemente quanto era cambiata nell’ultimo mese. Molta della sua sicurezza e della sua aria di sfida era scomparsa, rimpiazzata dall’ansia. Quando vide chi era il suo visitatore balzò in piedi, facendo cadere Anubis sul pavimento. Seccato il gatto se ne andò.

 

“Capitano.”

 

“Uhura.” La salutò dolcemente Kirk. “Siediti pure, non serve che resti in piedi in mia presenza.”

 

“Dov’è Spock?”

 

“Spock ha deciso di restare qualche giorno su Natala.”

 

“Cosa?” Uhura rimase senza fiato. “E glielo ha permesso?”

 

“Uhura, sai meglio di me che quando Spock decide qualcosa non c’è modo di fermarlo.”

 

“No che non capisco. Perché resta? Glielo ha chiesto il Consiglio? Lo sa che non ci si può fidare di loro.”

 

“Spock è perfettamente al sicuro.”

 

“È quello che ha detto l’ultima volta e guardi cosa gli hanno fatto!”

 

“Lo so.” Kirk si strinse la base del naso per combattere il mal di testa crescente. “Non è stata un’idea mia questa, Uhura.”

 

“Lei è il Capitano, avrebbe potuto dire di ‘no’.”

 

“Ci ho provato.”

 

Uhura lo fissò ferocemente per un momento. Kirk trattenne il fiato, incerto di cosa avrebbe fatto. Uhura aspettò che Kirk si spiegasse meglio e quando non lo fece avanzò di un passo verso la porta. Kirk si mosse automaticamente per mettersi fra lei e l’uscita facendola fermare.

 

“Non puoi andare su Natala.” Disse Kirk avendo capito le sue intenzioni.

 

“Ho tutto il diritto di restare con lui.”

 

“Non ti vuole con sè.”

 

Kirk si pentì immediatamente di averlo detto. Dubitava di poterla ferire di più, neanche schiaffeggiandola. Sentendosi comprensibilmente tradita Uhura indietreggiò di qualche passo finchè non si scontrò con la mensola sul muro. Quando gli occhi incominciarono a riempirlesi di lacrime voltò le spalle al Capitano.

 

“Uhur…”

 

“Vattene.”

 

“Uhura, per favore, cerca di cap…”

 

Kirk fu interrotto quando Uhura si voltò di scatto per tirargli addosso una piccola statua di vetro. Riuscì a schivarla giusto in tempo per farla schiantare contro la porta chiusa dietro di lui dove si frantumò. La donna che una volta lo aveva cacciato dal suo dormitorio era improvvisamente ritornata.

 

“Nyo…”

 

“Ho detto ‘vattene’! Signore.” Ruggì Uhura.

 

“Va bene. Per quel che vale, mi dispiace.”

 

Kirk si voltò e lasciò Uhura alla sua privacy. In corridoio si passò una mano fra i capelli. Sentendosi nauseato vagabondò fino all’Infermeria. McCoy stava camminando avanti e indietro per la stanza rendendo la vita un inferno a chiunque gli si trovasse vicino. Anche se si trovava in Infermeria indossava la borsa medica che portava ogni volta che faceva parte di una squadra di sbarco.

 

“Bones, dov’è Saavik?”

 

“Nei suoi alloggi a meditare o qualcosa del genere.”

 

“Quindi si sente meglio?”

 

“Sì, vogliamo provare a sospendere il Vulandin. Stiamo testando se la Vulcine le ha provocato qualche effetto permanente o se ora che non la usa più le voci svaniscono.”

 

“Le hai detto cosa sta succedendo?” Chiese Kirk.

 

“Ho dovuto, lo avrebbe indovinato da sola comunque.”

 

“Concordo.”

 

“Come l’ha presa Uhura?”

 

“Non bene.”

 

“Nessuna sorpresa.” Sospirò McCoy. “Andiamo?”

 

“Sì, andiamo.”

 

Kirk e McCoy camminarono fino alla sala teletrasporto. Scotty si stava occupando della manutenzione di alcuni programmi. Alzando lo sguardo sui due il Capo Ingegnere sorrise. Kirk gli si avvicinò e abbassò lo sguardo sul computer.

 

“Torna giù, Signore?”

 

“No, Scotty, il dipartimento di Ingegneria ha bisogno di te, qualcosa riguardo il flusso di qualcosa o roba simile. Ero nei dintorni e ho pensato di recapitarti il messaggio personalmente.”

 

“Signore?” Scotty appariva confuso.

 

“Vada.”

 

Kirk fece uscire Scotty dalla sala teletrasporto e digitò il suo codice sulla porta così da bloccarla. McCoy scosse tristemente la testa. Era chiaro quanto odiasse l’intera faccenda. Nemmeno a Kirk andava gran che a genio, ma aveva accettato e ora doveva andare avanti. Kirk tirò fuori il comunicatore e lo impostò su una frequenza privata.

 

“Spock?”

 

“Sono qui, Capitano.” Rispose la voce di Spock in un roco sussurro.

 

“Come va?”

 

“Declino rapidamente.”

 

“Ti teletrasportiamo su.”

 

“Grazie, Capitano.”

 

“Questa è follia, Jim.” Disse Bones. “Pura testardaggine Vulcaniana.”

 

“No, Bones, sta solo cercando di conservare un po’ di dignità.”

 

“Sta affrontando la cosa nel modo sbagliato.”

 

“Almeno sta chiedendo il nostro aiuto.”

 

McCoy fu costretto a concordare seppur di malavoglia. Kirk sorrise tristemente e riportò la sua attenzione al computer per il teletrasporto. Non era un esperto, ma di sicuro sapeva come farlo funzionare. Dopo aver cambiato alcune impostazioni lo attivò. Quando non apparì niente McCoy si guardò attorno e sollevò le sopracciglia.

 

“Ha funzionato?” Chiese Bones.

 

“Scopriamolo.” Kirk tirò fuori di nuovo il suo comunicatore. “Spock?”

 

“Sono a bordo, Capitano.”

 

“Bene, arriviamo.”

 

“Molto bene.”

 

“Sembrava ad un passo dalla morte.” Notò McCoy.

 

“Sarà meglio per lui che non lo sia.”

 

Kirk si avvicinò alla porta e reinserì il suo codice. Sapeva che non ci sarebbe voluto molto a Scotty per capire che in Ingegneria andava tutto bene. Kirk e McCoy si diressero rapidamente verso i livelli più bassi della nave. Nelle profondità della nave arrivarono ad una porta con una singola guardia. La guardia era appoggiata pesantemente contro il muro, ma si mise subito sull’attenti quando vide il Capitano.

 

“A riposo, è solo un’ispezione di routine.”

 

“Non c’è nessuno qui al momento, Capitano.” Disse la guardia.

 

“Capisco, quando finisce il tuo turno?”

 

“Fra due ore, Signore.”

 

“Sembri stanco.” Notò Kirk. “Bones, non ti sembra stanco?”

 

“Direi di sì.” Disse Bones impassibile.

 

“Mi spiace, Capitano…nottataccia.”

 

“Capita anche ai migliori.” Sorrise Kirk. “Sai che ti dico, stacca prima. Vai a riposarti un po’.”

 

“Signore?”

 

“Non preoccuparti, non dirò niente. Infatti ci sono pochi lavori peggiori del sorvegliare corridoi vuoti, eliminerò questo turno di sorveglianza. Parla con Jacobson per farti riassegnare domani mattina.”

 

“Grazie, Signore.” Disse la guardia con palese sollievo.

 

La giovane guardia se ne andò a passo spedito, probabilmente preoccupato che il Capitano lo richiamasse al suo tedioso lavoro di sorveglianza. A Kirk ci volle un momento per accorgersi che Bones lo stava guardando con uno sguardo da disapprovazione paterna dipinto in volto.

 

“Che c’è?”

 

“Jim, il regolamento della Flotta Stellare…”

 

“Bones, non serve che mi ricordi le regole.”

 

“Bene, solo non andare troppo in là.”

 

“Troppo tardi.”

 

;McCoy strinse leggermente gli occhi, ma Kirk lo ignorò. Il Capitano inserì il suo codice di annullamento nella porta e la fece aprire. Entrando nel calmo corridoio si incamminò verso la fine. Prima di essere giunti a destinazione sentirono un violento conato di vomito.

 

“Jim, per favore, una cella non è il posto giusto per Spock.”

 

“È stata una sua scelta.”

 

“Ha bisogno di restare in Infermeria.”

 

“Vuole della privacy, questo è l’unico luogo in cui la otterrà.”

 

“Spock si sta comportando come un animale ferito che striscia in un angolo per morire, e tu glielo permetti?”

 

Kirk non rispose alla quasi retorica domanda di McCoy. Nemmeno a lui faceva piacere che Spock fosse rinchiuso nella cella di massima sicurezza. Tuttavia, era l’unico posto in cui nessuno sarebbe incappato in lui per caso oltre ad essere l’unico posto in cui qualcuno lo avrebbe cercato. Il teletrasportatore aveva un’impostazione che permetteva di trasferire pericolosi criminali direttamente nell’ultima cella del dipartimento. Questa volta era stato utilizzato per far sì che nessuno sapesse che il Primo Ufficiale era tornato a bordo.

 

Quando arrivarono alla cella il conato di vomito era finito. Kirk si mise di fronte alla cella occupata da Spock. Al di là del leggero luccichio del campo di forza Spock sedeva in un angolo della spoglia cella. Kirk si aspettava di trovare Spock nella stessa posizione in cui si trovava l’ultima volta che si era fatto rinchiudere. Quella volta possedeva un’assoluta certezza di meritare di essere incarcerato, tuttavia ora sembrava piuttosto insicuro della sua decisione.

 

“Spock?”

 

Spock fu lento a rispondere. Guardò i suoi amici senza davvero vederli. La tinta verde dei suoi occhi era stata di nuovo rimpiazzata da un intenso color smeraldo. Quando incominciò a lottare per alzarsi Kirk abbassò il campo di forza che li separava. Insieme a McCoy entrò nella cella per far rimanere il Vulcaniano seduto. Spock istintivamente si ribellò contro la loro presa, ma cedette velocemente ansimando in cerca d’aria. Kirk e McCoy si unirono a Spock sul pavimento.

 

“Calma, Spock. Siamo qui per aiutarti, ricordi?”

 

“Sì, Capitano. Mi perdoni per aver lottato.”

 

“Spock,” disse McCoy “perché improvvisamente stai così male?”

 

“In presenza del Consiglio ho dovuto schermare la mia mente da loro. Si è dimostrato estremamente spossante.”

 

“Continuo a dire che questa è una pessima idea.” Borbottò Bones.

 

“Le assicuro che nemmeno a me piace doverlo fare, Dottore.” Disse Spock stancamente. “Tuttavia, non c’è alternativa. Non sopravviverò ad un’altra iniezione di Vulandin nel mio stato attuale.”

 

“Su questo sono d’accordo con te, Spock.” Annuì McCoy. “Tuttavia, perché la bugia?”

 

“Dottore, sono il Primo Ufficiale di questa nave, non posso farmi vedere così malato o insano dall’equipaggio se devo continuare con i miei doveri.”

 

“Sanno già che sei malato.”

 

“Un numero limitato di loro capisce la gravità della mia condizione. Solo lo staff del comando è a conoscenza della presa della nave da parte mia.”

 

“E Uhura?”

 

“Corretto. Lo sa anche lei. Posso fidarmi che mantenga il segreto.”

 

“Non è quello che volevo dire, Spock. Intendevo il tenerle nascosto cosa sta succedendo.” Sibilò Bones. “Concordo che necessiti di una pausa dal Vulandin se vuoi sopravvivere alle prossime ventiquattro ore, ma non c’è garanzia che la pausa stessa non ti ucciderà.”

 

“Lo capisco. Non voglio che Nyota mi veda in questo stato.”

 

“Ha il diritto di sapere, di dire addio.”

 

“Sono d’accordo con McCoy, Spock. Ho odiato doverle mentire, prova a pensare a quanto la stai facendo soffrire.”

 

“Signori, vi assicuro che non ho preso questa decisione leggermente. Nyota si sentirà tradita in principio, la rabbia macchierà poi il dolore. Tuttavia, col tempo la rabbia svanirà e i suoi ricordi di me saranno quelli degli ultimi due giorno che abbiamo trascorso insieme in pace e non di me che urlo per la pazzia, dilaniando la mia stessa carne. Ho chiesto al Capitano di mentirle per proteggerla.”

 

“Se la metti così sono un po’ offeso che non ti importi che il nostro ultimo ricordo di te sia tutta quella roba della pazzia.” Kirk forzò un sorriso.

 

“Mi scuso, Capitano. Si spera di non arrivare a quel punto.” Disse seriamente Spock. “Dottore, ha portato con sé il dispositivo?”

 

“Sì…ma non ne ho mai usato uno.”

 

“Il suo funzionamento è semplice.”

 

“Spock,” disse Kirk “sarà in grado di sopportare la tua forza?”

 

“Jim ha ragione, lo distruggerai.”

 

“No. Un Vulcaniano completo potrebbe avere la forza di farlo, ma io no. Particolarmente una volta che incomincia ad avere effetto.”

 

“Non è fatto per un utilizzo prolungato.” Specificò Bones.

 

“Tre giorni non sono un uso prolungato.”

 

“Bones,” sospirò Kirk “stiamo perdendo tempo, non riusciremo a convincerlo a rinunciare. Fallo.”

 

“Bene. Voglio solo che sappiate che va contro il mio parere medico.”

 

“Annotato.”

 

Kirk si alzò in piedi ed aiutò Spock a fare lo stesso. Prendendosi un momento per ritrovare l’equilibrio Spock afferrò il colletto della sua veste Vulcaniana. Con un po’ d’aiuto da parte di Kirk e McCoy riuscì a togliersela di dosso. Kirk rimase sorpreso nello scoprire che Spock indossava la sua uniforme sotto la snella veste Vulcaniana.

 

“Ti togli mai quella roba di dosso?” Chiese McCoy.

 

“Quando appropriato.”

 

Spock prese il bordo della maglia blu e la sfilò insieme alla maglia nera sotto di essa. Il taglio sul suo petto stava incominciando a guarire, ma era ancora di un verde brillante. Kirk tenne la maglia di Spock mentre McCoy frugava nella borsa che aveva portato con sé. Il dottore tirò fuori un lucido disco con una cupola sopra di esso. Il dispositivo era largo poco meno di quattro cm e profondo un massimo di due. Sotto la cupola si potevano vedere due liquidi di due colori diversi che si muovevano negli appositi compartimenti.

 

Trattando il dispositivo come se fosse stato di vetro Bones fece scorrere la mano sui suoi bordi. Trovò le due linguette e le tirò. Due anelli argentati fatti di cavo argentato vennero fuori dai lati. Spock sollevò le mani e McCoy le fece passare negli anelli. Fece arrivare gli anelli fino alle spalle di Spock così che il dispositivo appoggiasse sul suo petto. Sempre tenendo in mano gli anelli Bones portò le mani dietro la schiena di Spock quasi abbracciandolo. Quando i due anelli argentati si toccarono si saldarono e si strinsero.

 

Il risultato era una figura a otto che teneva il dispositivo saldo sul petto di Spock. Quando entrò in contatto con la sua pelle alcune luci all’interno del dispositivo cominciarono a lampeggiare. Spock cercò di toglierselo di dosso ma non riuscì a spostarlo di un millimetro. All’inizio Kirk temeva che Spock non sarebbe riuscito a respirare, ma le cinghie si espandevano leggermente ad ogni faticoso respiro.

 

“Mi sembra eccessivamente stretto.” Disse Kirk.

 

“È usato sui criminali pericolosi o matti per aiutare a renderli innocui chimicamente.” Spock riprese la magli dal Capitano e se la rimise. Si potevano ancora vedere le luci lampeggiare attraverso la stoffa. “Non è stato pensato per essere comodo, Capitano, ma non è doloroso.”

 

“Io continuo a non fidarmi.” Insistette McCoy. “Sedarti così è pericoloso.”

 

“Senza di esso temo che mi ucciderei a furia di lanciarmi contro i muri una volta rimasto senza Vulandin.”

 

“Questo dispositivo dovrebbe impedirlo. Qualsiasi movimento violento o un drammatico aumento del battito cardiaco farà si che ti venga iniettato il giusto quantitativo di un potente sedativo. Il telecomando che ho io ti inietterà una dose di Vulandin. L’ho anche programmato in modo che se i tuoi segni vitali sembrano indicare che sei in punto di morte ti venga somministrato del Vulandin come ultima risorsa.”

 

“Ha cambiato le impostazioni così che si adattassero alla fisiologia Vulcaniana?” Chiese Spock.

 

“Se non lo avessi fatto ti starebbe riempiendo di droghe mentre parliamo a causa dell’insano battito cardiaco che ti ritrovi.”

 

“Ha ragione, Dottore.”

 

“Sarò di ritorno fra un’ora per assicurarmi che tutto vada bene. Nel frattempo mi invierà costantemente i tuoi segni vitali. Devo tornare in Infermeria prima che qualcuno inizi a chiedersi dove sono finito.”

 

McCoy guardò Spock un’ultima volta prima di andarsene. Kirk lo guardò andarsene, ma non lo seguì. Poteva sentire Spock respirare faticosamente. Sapeva di dover ritornare sul Ponte, ma non riusciva a lasciare Spock da solo in cella. Spock fece alcuni passi indietro così da appoggiare la schiena contro il muro.

 

“Capitano, dovrebbe andare anche lei.”

 

“La nave può comandarsi da sola per qualche altro minuto.” Kirk forzò un sorriso. “Spock, l’ultima volta che sei stato senza Vulandin hai iniziato a scrivere roba parecchio complicata sui muri. Hai poi scoperto cosa voleva dire?”

 

“Ho determinato il significato di almeno la metà di ciò che ho scritto. Non so perché l’ho scritto né mi ricordo di averlo fatto.”

 

“C’era un Vulcaniano nel complesso di Natala che stava facendo una cosa simile, solo con delle facce.”

 

“Interessante.”

 

“Pensi che ci sia qualche connessione fra queste cose?”

 

“Non ho abbastanza dati per rispondere a questa domanda.” Replicò Spock.

 

“Quali sono le possibilità che tu ti metta di nuovo a disegnare?”

 

“Molto alte.”

 

“Non hai molto sangue da permetterti di perdere.”

 

“Ci ho pensato. Forse se avessi qualcosa con cui scrivere non utilizzerei il mio sangue.”

 

“Ti porterò qualcosa.”

 

“Grazie, Capitano.”

 

Kirk si voltò per andargli a prendere qualcosa con cui disegnare. Se ne stava andando lentamente, sperando che Spock avrebbe cambiato idea e detto a Uhura dove si trovava. Kirk cominciò a digitare il codice per attivare il campo di forza in grado di isolare anche i rumori. Prima di poter finire notò con la coda dell’occhio che Spock si stava movendo verso di lui.

 

“Capitano…” Chiamò lievemente Spock.

 

“Sì, Spock?”

 

Kirk tolse la mano dal pannello e si girò verso Spock un’altra volta. Spock esitò. Kirk aspettò con calma, senza rendersi conto di stare trattenendo il fiato. Alla fine Spock sollevò la mano e si tolse lo stemma della Flotta Stellare dalla maglia. Offrì il simbolo metallico al Capitano. Kirk guardò lo stemma, ma non lo prese.

 

“Capitano, lo prenda la prego.”

 

“Tienilo, potrebbe ricordarti chi sei se le cose andassero male.”

 

“Per favore, lo prenda. L’ho usato per ferirmi in passato.”

 

Kirk prese lo stemma come chi sta ricevendo un regalo straordinario. Fissò lo stemma sul palmo della sua mano per un momento. Spostò il collo della sua maglia verde esponendo la maglia nera sotto di essa. Attaccò lo stemma alla maglia e poi fece in modo che l’uniforme verde la coprisse.

 

“Lo terrò al sicuro, Spock.”

 

“Grazie, Capitano…per tutto.”

 

 

Accidenti questo capitolo mi fa sempre venire le lacrime agli occhi con la sua intensità, è incredibile l’amicizia che lega Kirk, Spock e McCoy!

Grazie a Lady Amber per il suo commento, anche a me stanno sulle scatole i dignitari Vulcaniani con la loro arroganza XD

  
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