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Autore: JoJo    19/08/2010    5 recensioni
Washington DC. Degli omicidi estremamente cruenti richiedono l'intervento del team di profiler della sezione di analisi comportamentale dell'FBI. E non solo il loro, in effetti...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Farò della mia anima uno scrigno per la tua anima,
del mio cuore una dimora per la tua bellezza, del mio petto un sepolcro per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta la storia delle onde.

Kahlil Gibran


Da qualche parte, nei corridoi della sede dell'FBI. Quantico, Virginia.

Non era abituata a guardare dove metteva i piedi. In effetti, quando camminava, passava più tempo a guardarsi intorno oppure a vagare con il pensiero che a guardare effettivamente la direzione in cui procedeva. Tuttavia Alaska Ross aveva una scusa, quella volta, per il fatto che se ne andava a zonzo con il naso all'insù: i corridoi dei palazzi dell'FBI erano dei veri labirinti e lei aveva il senso dell'orientamento di una bussola rotta.
Sapeva esattamente, però, che camminare in quel modo non era consigliabile, infatti non passò molto da quando si era persa fra quegli spazi ampi e tutti uguali che andò a sbattere violentemente contro qualcuno, cadendo rovinosamente a terra.
La giovane antropologa alzò immediatamente le braccia, alzando il viso su cui troneggiava un sorriso largo e di scuse “Colpa mia!- si affrettò a dire- Non guardavo dove stavo andando.”
“Forse dovresti iniziare a farlo.- la rimbeccò bonariamente una voce conosciuta- Potresti imbatterti nella Tanaka e le daresti un motivo in più per odiarti con un placcaggio del genere.”
Alaska strizzò gli occhi cerulei, divertita da quel commento, mentre si rialzava di fronte a Derek, Emily e Spencer.
“Non riesco a credere che siamo riusciti ad incrociarti,- le rivelò la donna, mettendole una mano sulla spalla- ormai credevo che fossi imprigionata nell'aula da Stein.”
“Mi sto godendo l'ora d'aria.- rivelò Ross, affiancandosi a loro che si stavano dirigendo verso gli ascensori, probabilmente per uscire per la pausa pranzo- Ho il pomeriggio libero perchè ho già finito di preparare tutto per l'esercitazione di domani. Volete partecipare anche voi?”
Certo, l'invito era rivolto a tutti loro, ma Prentiss e Morgan non riuscirono a non notare che la ragazza si era voltata verso Spencer.
Fu proprio lui a informarsi a riguardo “Che tipo di esercitazione è?”
“La simulazione del ritrovamento di un cadavere decomposto.” spiegò Alaska.
“Direi che passo.” disse Emily, con una smorfia sul viso.
“Idem.- le fece eco Morgan- Non ho voglia di vedere gente che da di stomaco.”
Gli occhi carichi di aspettativa della giovane si spostarono su Reid “Magari ci farò un salto: dicono che le lezioni di Stein siano davvero interessanti.”
“Grandioso!- trillò contenta- E voi?Non andate a salvare il mondo, oggi?”
Derek le scompigliò i capelli fraternamente “Tu sei qui, Quarantanove, sei sotto il nostro controllo: direi che il mondo è al sicuro!”
Alaska gonfiò le guance per poi fare la linguaccia in direzione del bell'uomo di colore, mentre le risate divertite degli altri due profiler riempivano l'aria intorno a loro.
“Che hai lì?” domandò incuriosita Emily, mentre stavano ormai camminando nella hall in direzione del parcheggio. La ragazza stava stringendo fra le mani una scatoletta che sembrava contenere dei dolci di qualche tipo.
“Un regalo, me l'hanno dato al corso di Davon.” rivelò Ross, dando un colpetto all'involucro.
Spencer non riuscì a trattenere un nuovo e stranamente violento moto di gelosia“Oh. Scommetto che uno dei tanti agenti che hanno casualmente deciso di frequentare il corso dopo aver scoperto della tua presenza lì ha tentato di fare colpo...”
“In realtà è stata una ragazza che sta facendo uno stage ai laboratori:- spiegò Alaska, che sembrò non notare il tono del giovane genio- le ho promesso che l'aiuterò ad ottenere un tirocinio al centro per il recupero e l'identificazione dei resti dei soldati delle guerre americane alle Hawaii.”
Emily fece roteare gli occhi, dopo aver visto l'espressione sul volto di Reid rilassarsi nuovamente nell'udire quelle parole.
“Secondo me l'aiuti solo per ottenere i biscotti!- scherzò Derek, strizzandole l'occhio, prima di additare con il pollice il Suv alle proprie spalle- Hotch ci ha dato il pomeriggio libero: stiamo andando in città per andare a pranzo. Vuoi unirti a noi?”
“In realtà sto andando in centro.- rivelò Alaska mordendosi il labbro inferiore- Devo vedere delle persone.”
“Ti accompagniamo noi!” si affrettò a dire Reid, anche se la macchina era di Morgan e sarebbe spettato a lui invitarla.
Il viso della giovane si illuminò “Davvero?Grazie!”

Hotel Sofitel, Washington DC.

Derek allungò il collo per vedere l'insegna dell'albergo oltre il parabrezza. L'hotel Sofitel era rinomato in città ed era nella lista degli alberghi più belli. Sapeva per certo che non era il posto dove soggiornavano Ross e Stein perciò si ritrovò immediatamente a chiedersi chi dovesse incontrare la ragazza lì dentro.
“Chi sei venuta a trovare?” domandò incuriosita Emily quando scesero dall'auto, facendo scivolare lo sguardo su dei cartelloni che si stavano svolgendo per quella settimana proprio in quella struttura.
Sul volto di Alaska comparve un sorriso dolcissimo “I miei fratellini.”
“I tuoi fratelli sono qui?” ripetè Reid. Si ricordava dei due fratelli minori di cui l'antropologa era decisamente orgogliosa: gliene aveva parlato spesso e gli aveva pure promesso che glieli avrebbe fatti conoscere.
“Già, c'è il torneo nazionale di matematica.” confermò, additando uno dei grossi poster che decoravano anche la hall, invasa da ragazzi di ogni età.
“Sono in gamba.” si complimentò Prentiss, guardandosi intorno per vedere se riusciva a individuarli in base a qualche somiglianza.
“Molto, mia madre gli ha fatto fare il test per il calcolo del quoziente intellettivo ma non ha voluto riferire a nessuno il risultato.- spiegò ridendo- Credo di essere imparentata con i nuovi Einstein: due al prezzo di uno.”
Morgan corrugò la fronte “Sono gemelli?”
“Omozigoti. Non li distinguono fra loro nemmeno i loro genitori.- rivelò Alaska, per poi additare un ragazzino che le si stava avvicinando di corsa- Quello è TJ”
“Hai appena detto che sono indistinguibili.” le fece notare Spencer.
“Di solito appiccico sulla schiena di uno dei due un post-it, ma di recente JD è un po' arrabbiato con me quindi non ho bisogno di ricorrere a questo espediente.”
Emily si fece scappare una risatina per quel metodo strambo e il giovane genio scosse la testa altrettanto divertito. L'attenzione di Derek si era invece concentrata su un altro particolare.
“Aspetta un momento, Alaska.- disse, fermandosi di colpo e alzando i palmi- I tuoi fratelli si chiamano TJ e JD?Credevo fosse tuo padre quello fissato con i nomi improponibili.”
La mora lo guardò aggrottando la fronte “No, mio padre è quello fissato con l'Alaska. Mia madre è finlandese e il suo nuovo marito le ha permesso di dare ai gemelli nomi finnici.”
“So che me ne pentirò,ma...- continuò Emily al suo posto-Quali sono questi nomi?”
“Tuomas Jalo e Jaakko Daavid.” rispose contenta l'antropologa.
“Carini.- ironizzò Morgan alzando un sopracciglio- Mi domando perchè non usate direttamente questi invece dei soprannomi.”
“Perchè chiunque non possieda geni urgo-finnici di solito trova difficoltà a ricordarli e pronunciarli nella maniera corretta.- spiegò Ross non cogliendo il tono scherzoso- Sono contenta che a te piacciano, Derek.”
I tre profiler si lanciarono le solite occhiate rassegnate, che spesso accompagnavano i commenti della giovane antropologa, proprio mentre lei si era piegata leggermente per accogliere fra le proprie braccia un bambino abbastanza alto ma magro, che avrà avuto al massimo sette anni.
Quando l'abbraccio si sciolse il ragazzino li osservò dal basso con i suoi grandi e lucenti occhi blu, nascosti dietro sottili lenti di occhiali da vista dalla montatura leggera in titanio. Aveva i capelli di un biondo impossibile, talmente chiaro da sembrare bianco, e il volto leggermente magro nonostante l'età ancora infantile. Non si poteva dire che assomigliasse alla sorella maggiore, ma aveva un'aria talmente tranquilla e svagata che rispecchiava esattamente quella di Alaska, rivelando così la parentela che li legava.
“TJ, ti presento i miei amici dell'FBI: Emily, Derek e Spencer.” annunciò la ragazza, sventolando il braccio verso i tre.
Il bambino li scrutò con i suoi grandi occhi vivaci “FBI?Forte!”
Alaska sorrise materna, avvolgendogli il braccio intorno alle spalle, strizzandolo un po' a sé “Allora, come vanno le gare di matematica?”
“Mi hanno già eliminato.” la informò il biondino, senza perdere il proprio sorriso.
Reid spalancò gli occhi per quanto si era accentuata la somiglianza fra i due solo per quell'atteggiamento.
“Mi dispiace, tesoro.” le labbra di Alaska presero una leggera piega all'ingiù.
“Non fa niente.-la rassicurò TJ sereno- Ho più tempo libero, e poi JD andrà sicuramente in finale quindi abbiamo un rappresentante della famiglia.”
“Giusto.- concordò la giovane- A proposito, dov'è tuo fratello?”
“Ha di nuovo saltato la lezione privata pre-gara per andare a nuotare nella piscina.-TJ aveva fatto roteare gli occhi, al pensiero del fratello- Sai, credo che la piscina dell'albergo sia di tipo olimpico.”
Alaska spalancò gli occhi “Davvero?”
“Credo di sì.” annuì il bambino.
I tre profiler li osservavano senza dir nulla: era chiaro il forte legame fra i due e gli sembrava scorretto intromettersi, nonostante la conversazione non fosse per niente intima o riservata.
“Ti sei guadagnato una bella vacanza, allora.” continuò a chiacchierare la ragazza.
Per la prima volta i tre agenti FBI riuscirono a individuare un broncio sul volto del ragazzino “Mai come la tua in Guatemala.”
Alaska sospirò, mentre una sua mano andava a scompigliarli i fili d'oro che si trovava al posto dei capelli “Tesoro, lo sai che dovevo lavorare.” 
“Lo so, lo so.- TJ fece di nuovo roteare gli occhi- Stai lavorando anche adesso?”
“No, ora sono in vacanza.- trillò contenta l'antropologa- Sai una cosa?Se tuo fratello ed io faremo la pace potremmo organizzare un bel pomeriggio tutti insieme, che ne dici?”
“Ok!”
“Vado a cercare JD, tieni tu compagnia ai miei amici TJ?” continuò a parlare Alaska, lanciando un'occhiata ai tre agenti per scusarsi se si assentava.
“Certo, Al.- assicurò, mentre lei si allontanava sventolando una mano- Allora...mi offrite un'aranciata?”
Prentiss rise nel riconoscere nel sorriso del ragazzino uno specchio di quello dell'antropologa “Ma certo.- gli assicurò, posandogli una mano sulla spalla e seguendolo al bar dell'albergo- Quindi ti hanno già eliminato?”
TJ annuì, mentre si arrampicava su uno sgabello di fianco al bancone “Sì: le gare erano noiose e io mi annoiavo.”
Derek alzò un sopracciglio “Ti sei fatto eliminare di proposito?”
Il biondino si strinse nelle spalle, mentre si rigirava nelle mani il bicchiere col succo d'arancia.
“Magari avresti potuto vincere.” disse Spencer, giusto per unirsi alla conversazione. Si sentiva un po' sotto pressione, e non sapeva perchè: solo, qualcosa dentro di lui diceva che doveva fare bella figura con quel bambino, piacergli, ed era certo che questo c'entrasse col fatto che fosse il fratello di Alaska. Si diede mentalmente dello stupido: perchè mai sentiva il bisogno di piacergli?Fra lui e Alaska non c'era niente...
Scosse la testa, tornando a concentrarsi sulla voce di TJ che continuava a porre domande interessate a Prentiss e Morgan “E' difficile entrare all'FBI?”
“Hai intenzione di fare domanda?- rise Emily- Non è un po' presto per pensare alla carriera?”
“Sto solo prendendo in considerazione alcune possibilità.” rivelò il bambino, con un tono talmente serio da risultare buffo, così in contrasto con il suo aspetto infantile.
“Davvero?Quali sarebbero?” chiese curioso Derek.
“Medicina con specializzazione in diagnostica o in chirurgia d'urgenza, ingegneria aerospaziale, oppure ricercatore in campo nucleare.” snocciolò il bambino, lasciandoli di stucco.
“Wow. Dove sono finiti i semplici poliziotti e giocatori di baseball?” si lasciò sfuggire l'agente di colore, stupito.
Prentiss diede un colpetto scherzoso a Reid “Scommetto che anche tu alla sua età pensavi a carriere del genere.”
Spencer stava per aprire bocca per protestare, ma il ragazzino fu più svelto.
“A te piace mia sorella, vero?” domandò indifferente. Evidentemente il cambio repentino di argomenti di conversazione e l'assenza di interesse per la privacy erano dei caratteri genetici ereditari.
“Beccato!” proruppe Derek divertito.
“I-Io...beh ecco...” balbettò Reid, senza riuscire ad impedirsi di diventare rosso come un peperone.
“Sai che le pupille si dilatano del quarantacinque per cento quando guardiamo qualcosa che ci piace?” spiegò quindi TJ, come prova del proprio ragionamento.
“Sì, ma non credo che questo...” riuscì a dire il giovane profiler, estremamente imbarazzato anche dalle risate dei colleghi.
“Le tue pupille si dilatano un sacco quando guardi lei.” lo informò il ragazzino, prima di succhiare un po' di succo con la cannuccia.
“Beccato!- ripetè Morgan dandogli una pacca sulla spalla- Da un ragazzino di sette anni, oltretutto.”
Spencer insaccò la testa fra le spalle, rosso in volto, e incrociò le braccia. Se era così evidente la sua cotta, allora, perchè Alaska sembrava essere l'unica che ancora non l'aveva capito che si era innamorato di lei?, si ritrovò a pensare.

JD era la copia esatta di TJ. Stessi occhi, stessi capelli, stessa corporatura. Avevano persino la stessa fossetta verticale che gli si formava sulla guancia quando sorridevano apertamente.
Ma JD, in quel momento, non aveva affatto voglia di sorridere. Sguazzando da solo nella piscina coperta dell'albergo, sentiva a malapena gli schiamazzi degli altri avventori che occupavano invece la piscina esterna, qualche metro più in là. In quel momento era troppo impegnato a mostrare alla sorella maggiore un broncio che gli avrebbe benissimo potuto fruttare un Oscar.
Alaska, dal canto suo, lo osservava con uno sguardo comprensivo.
“Quindi io sono una pizza, eh?- gli domandò, ripetendo le accuse che il ragazzino le aveva fatto l'ultima volta che si erano sentiti- Una sorella antipatica e noiosa?”
JD sporse il labbro inferiore prima di rispondere dopo un gesto d'assenso “Il fratello maggiore di Austin suona la batteria in una band, tu fai la scienziata in un laboratorio.”
“Un vero schifo.” commentò Alaska, alzando un sopracciglio.
“Già.” concordò il bambino, battendo la mano nell'acqua per un paio di volte.
“Quindi non c'entra con il fatto che non ti ho portato con me in Guatemala?” lo stuzzicò la ragazza, che ben sapeva che era quello il motivo per cui il fratellino era arrabbiato. Gli aveva promesso che lo avrebbe portato in uno dei suoi viaggi di studio, ma sapeva che il Guatemala non era un Paese particolarmente facile da vivere, specialmente per un ragazzino, quindi era partita senza riuscire a mantenere la sua promessa. Se TJ aveva soprasseduto in fretta sulla cosa, JD era ancora evidentemente arrabbiato.
“No.” mentì, girandosi dalla parte opposta a lei.
Alaska annuì, assecondandolo “Se mettessi su una band ti ritornerei simpatica?”
“Non credo.” borbottò JD, scontroso.
“Perchè sono una noiosa scienziata che lavora in un laboratorio.” continuò a dire la ragazza, seguendo il ragionamento del fratello.
“Già. E poi non sai suonare decentemente nemmeno il campanello di casa!” la accusò, senza riuscire a trattenere una specie di sorriso.
Alaska annuì, seria “Capisco”
Si scostò dal bordo della piscina, abbandonò la propria giacca e la borsa su una sdraio poco distante e si voltò di nuovo per correre verso l'acqua. Il tuffo a bomba fece un piccolo eco in quello spazio e, quando riemerse, i suoi occhi azzurri riflettevano esattamente il colore dell'acqua intorno a lei.
“Al!- la chiamò stupito il bambino, avvicinandosi a nuoto- Che cosa hai fatto?”
“Un tuffo a bomba.- rise Ross- Sono ancora una pizza?” 
JD non potè fare a meno di ridere “No.”
“Bene, perchè io non mi sentivo così.” disse sorridendo e schizzandolo scherzosamente.
“Adesso sei tutta bagnata, e non hai niente con cui cambiarti.- la rimproverò però il ragazzino- A che cosa stavi pensando?”
“A niente.- rivelò Alaska, allungando una mano per scompigliargli i capelli- Dovresti provarci anche tu qualche volta, hai solo sette anni, il mondo non ha bisogno di un altro genietto musone!”
JD la guardò serio, come per soppesare bene le parole che la sorella gli aveva appena detto e si scostò fingendosi infastidito quando lei gli afferrò il mento con la mano per fargli un buffetto.
“Forse dovremmo uscire da qui- le disse- il guardiano della piscina sta arrivando e sembra molto, molto arrabbiato.”

L'unico a non avere un'espressione stupita, quando JD li raggiunse insieme ad Alaska, avvolta in un accappatoio candido con lo stemma dell'albergo, fu TJ.
“Fammi indovinare:-azzardò Derek alzando le mani- sei caduta in piscina?”
“No!- lo contraddisse Alaska, scuotendo la testa ancora piuttosto umida- Mi ci sono buttata di mia volontà.”
“Con i vestiti?” Emily alzò un sopracciglio, scettica.
La ragazza annuì, sotto gli occhi divertiti dei due fratellini “Non avevo il costume.”
“Ma ora sei bagnata.” le fece quindi notare Spencer: il suo modo di ragionare e di agire riusciva sempre a stupirlo. Per lui era assurdo pensare che Alaska riuscisse a vivere riducendo al minimo l'uso della logica, per lo meno fuori dal suo lavoro.
“Scusami, uomo-che-pensa-troppo,- lo rimproverò scherzosamente l'antropologa, dandogli una pacca amichevole sul braccio esile- ma sto insegnando a mio fratello che non pensare alle conseguenze delle proprie azioni fa bene, a volte.”
“E in questo specifico caso ha funzionato?” si informò quindi TJ.
“Noi abbiamo fatto pace, e come prezzo da pagare ho avuto solo un paio di vestiti bagnati.” annuì ridendo la ragazza.
Dall'altoparlante uscì una voce meccanica che richiamò i partecipanti delle gare a riunirsi nella sala congressi.
“Io devo andare.- annunciò quindi JD rivolgendosi ai presenti, per poi lanciare uno sguardo leggermente imbarazzato alla sorella- Ti prego, Al, non venire a vedermi conciata così.”
“D'accordo.- assicurò la giovane, posando una carezza sulle teste dei due gemelli- Tieni alto il nome della famiglia.”
I due ragazzini corsero via, unendosi alla scia di altri giovani che si stavano avviando alle scale che portavano al piano inferiore, dove si sarebbe tenuta la gara.
“Forse dobbiamo andare anche noi...” iniziò a dire Prentiss. Avere un pomeriggio libero era una vera rarità nel loro lavoro e aveva intenzione di goderselo fino in fondo, facendo tutto quello che rimandava da tempo a causa scarsità di tempo.
“Tu...tu non puoi venire con noi, mi sa...” puntualizzò Reid, guardando la strana mise della ragazza.
“Già, infatti.- concordò Alaska stringendosi nelle spalle- Devo aspettare che si asciughino i miei vestiti.”
“Allora ci vediamo a Quantico.- salutò Morgan, strizzandole l'occhio- Anzi, sbaglio o devi ancora presenziare ad una serata folle con noi?”
Sul volto di Ross si dipinse un sorriso birichino “Non stasera, agente, ho altri programmi.”
“Ah, sì?” domandò incuriosito.
“Ho la bocca cucita, a riguardo.- assicurò Alaska ridendo, mentre li accompagnava all'ingresso- Ci vediamo in giro, d'accordo?”
Lasciò sventolare il braccio alle loro spalle, sorridendo fra sé e sé per l'idea che gli era venuta in mente. Dietro di lei le si era avvicinato lo stesso ragazzo che l'aveva aiutata a uscire dall'acqua, poco prima, e che le aveva dato l'accappatoio. Era titubante mentre le picchiettava leggermente un dito sulla spalla.
“Signorina!-la richiamò, rivelando un forte accento texano-Pensavo che forse potremmo...sa, se non conosce la città quando finisco il turno potrei portarla a fare un giro. Tanto deve aspettare che le si asciughino i vestiti, giusto?”
Alaska gli rivolse un sorriso gentile “Mi dispiace, ho altri programmi.”
“Sicura?” ritentò di nuovo, sfoderando il proprio sorriso più accattivante.
“Preferisco i ragazzi del Nevada.” le rivelò la ragazza, prima di tornare all'interno, la mente proiettata su quanto avrebbe fatto quella sera.

Casa di Spencer Reid. Washington DC.

Quando il campanello del suo appartamento iniziò a trillare insistentemente Spencer Reid sobbalzò sulla propria poltrona preferita, su cui stava placidamente leggendo un tomo di filosofia.
Aveva perso la cognizione del tempo e, quando guardò l'orologio, scoprì che erano le otto e mezza passate. A quel punto non avrebbe più fatto in tempo a raggiungere il centro per andare a cenare fuori con Derek e Emily, come invece aveva promesso avrebbe fatto.
Sbuffò mentre si alzava controvoglia: avrebbe dovuto inventarsi una scusa decente per l'indomani per placare le lamentele del collega riguardo la sua inesistente vita sociale.
Il campanello, intanto continuava a trillare, implacabile.
“Sto arrivando!” urlò leggermente spazientito. Si stava anche domandando chi potesse essere, a quell'ora. Il portiere del suo palazzo non faceva entrare nessuno, a meno che non lo conoscesse, e se per caso un estraneo voleva entrare nel palazzo per andare a trovare un condomino, lui chiamava direttamente in casa, per assicurarsi che fosse davvero un conoscente.
Quando Spencer Reid aprì la porta, quella sera, la sua bocca si spalancò immediatamente per lo stupore, non appena riconobbe la figura che occupava l'uscio di casa sua.
“Et-voilà!Cibo Thailandese da asporto e qualche dvd a noleggio. Penny mi ha detto che ti piacciono quei film di fantascienza, ma non mi ricordavo più il nome però mi ricordavo che c'era la parola star: ho preso i dvd di Star Wars, Star Trek, Stardust, Stargate, Startruck e poi non ricordo che altro, ma troveremo qualcosa da guardare, giusto?”
Nel sentire quella voce frizzante e la parlantina svelta Reid aveva stretto ancora di più la mano intorno alla maniglia della porta, letteralmente pietrificato. Il sorriso aperto di Alaska, posizionato magnificamente sul suo volto da folletto piccolo e dai tratti delicati, si trovava esattamente alla soglia di casa sua. L'antropologa, che brandiva un sacchetto di un take-away come se fosse un'arma impropria in una mano, e una borsa piena delle custodie piatte e rettangolari dei dvd nell'altra, lo stava fissando con una luce allegra negli occhi chiari, in attesa di una sua risposta, ma lui non era ancora in grado di parlarle.
Aveva sempre un problema nel trovarsela di fronte all'improvviso. Quando si era appena unito alla squadra di Hotch, e si era preso una cotta per JJ, la bellezza angelica della ragazza gli procurava lo stesso problema: si imbambolava, perdendo immediatamente il vantaggio del proprio cervello brillante. Con JJ quella situazione era durata poco: aveva fatto in fretta ad abituarsi alla sua presenza e l'infatuamento era sparito velocemente...Con Alaska, invece, che pur non essendo così palesemente bella come la bionda agente riusciva sempre a coglierlo alla sprovvista, la situazione era destinata a continuare...
“Non ti piace il Thailandese?” domandò la ragazza, il sorriso sempre ben largo sul viso, ma una leggera incertezza nella voce sottile.
Spencer scosse la testa violentemente, dandosi dell'idiota per essere rimasto imbambolato per svariati secondi “No, no!Mi piace molto, solo mi domandavo...che ci fai qui?”
“Mi pare ovvio: sono venuta a trovarti per passare del tempo insieme!” trillò, guardandolo stranita perchè non capiva una cosa tanto elementare.
“Posso entrare?” domandò ancora, e Reid si scostò immediatamente, come se avesse ricevuto un ordine.
Si chiuse la porta alle spalle e seguì l'intraprendente ospite all'interno della propria casa, guardandola esplorare velocemente gli spazi che si trovava davanti mentre chiacchierava allegra, parlando in fretta come suo solito.
“Abiti in una zona un po' fuori mano, sai?Il tassista e io abbiamo dovuto connetterci su Google Maps sul mio cellulare per trovare casa tua!Poveretto, però, posso capirlo: è la sua prima settimana di lavoro, ma è davvero gentile!Sai che mi ha fatto uno sconto perchè era dispiaciuto che non conosceva la via?E il portiere di questo palazzo è un personaggio: mi ha fatto entrare anche se non mi conosceva perchè gli ho detto che ti volevo fare una sorpresa. Ha detto: sono contento che il dottor Reid abbia una ragazza così carina che pensa a lui!Non lo trovi simpatico?Di certo tu devi essergli molto simpatico!”
Alaska si voltò verso di lui, dopo aver appoggiato sul piano della cucina che aveva trovato esplorando la casa i sacchetti che teneva in mano. “Allora, Spencer, sei contento di vedermi?”
“Certo, solo che non mi sarei mai aspettato che saresti venuta qui.” rivelò, ancora confuso da quell'improvvisa intrusione nel proprio mondo.
“Ci credo che non te lo aspettavi.- rise contenta- Era una sorpresa!”
Spencer sorrise, rilassato dalla presenza della giovane antropologa che, dopo avergli stretto una spalla gentilmente si era diretta sicura verso il frigorifero.
“Che...che stai facendo?” domandò Reid spiazzato dal fatto che stava analizzando minuziosamente il contenuto dell'elettrodomestico.
Ross fece scostò leggermente il volto per riuscire a guardarlo in faccia “Ti faccio un profilo, profiler.”
Spencer alzò un sopracciglio “Dal mio frigorifero?”
“Ah-a!- annuì sicura- Si capiscono un sacco di cose dal frigorifero di una persona. Credo che all'FBI dovreste attivare dei corsi per studiare questa nuova e infallibile scienza.”
“Infallibile?” ripetè di nuovo il profiler, senza riuscire a trattenere una risata.
“Certo: nessuno ha mai eluso il mio frigo-test e i risultati sono sempre stati assolutamente veritieri!”
“Davvero?E che cosa puoi dire su di me in base a quello?” aveva incrociato le braccia magre al petto e la guardava curioso.
Alaska si mordicchiò il labbro inferiore meditabonda prima di iniziare a parlare “Che vivi solo e che sei abituato a farlo da tempo: ci sono un sacco di porzioni monodose e non solo di cibo spazzatura. Sei via spesso da casa, ma non per questo vuoi rinunciare ad un alimentazione sana. C'è verdura ammuffita e frutta troppo matura, cosa che mi fa pensare che ti dimentichi di averla in casa, nonostante i buoni propositi. Hai un'alimentazione sregolata, così come i tuoi orari, e cerchi di compensare assumendo cibi particolarmente nutrienti o ricchi di carboidrati e zuccheri...”
Reid spalancò i suoi grandi occhi scuri, sinceramente colpito “Wow. Se lo sapesse Hotch ti assumerebbe all'istante.”
“Potrei creare un nuovo campo di studio del comportamento.- rise la ragazza, alzandosi e chiudendo il frigo- Ceniamo?Ho una fame da lupi.”
Spencer annuì e si sedettero al tavolo della cucina dove gustarono le prelibatezze esotiche che Alaska aveva portato. Si lamentò del fatto che la ragazza avesse acquistato porzioni troppo abbondanti e lei aveva replicato che lui doveva assolutamente mettere su qualche chilo, dopo di erano rimasti in silenzio per un po', semplicemente mangiando. A Reid sembrava quasi naturale essere lì, non gli sembrava particolarmente strano il fatto che non parlassero, ma gli venne in mente che forse per lei poteva non essere altrettanto. Alaska amava chiacchierare, in qualsiasi momento, soprattutto con lui e Spencer sapeva che se era così taciturna doveva esserci un perchè. Si ricordò degli incubi di cui gli aveva parlato qualche giorno prima e gli venne in mente che forse il problema poteva essere di nuovo quello. Mandò giù l'ultimo boccone e osservò attentamente i tratti della sua ospite, cercando una qualche conferma per la sua ipotesi e le trovò nell'aria stanca e le occhiaie sempre più marcate. Voleva parlarle ma stava cercando un argomento neutro con cui avviare un discorso: notò il disegno che decorava la sua canottiera e iniziò a parlare velocemente, cercando di riempire quel silenzio strano che lo metteva tremendamente in agitazione “Sai che i personaggi di Winnie The Pooh sono basati su problemi psicologici?”
Alaska alzò un sopracciglio, per niente insospettita dall'argomento insolito “Davvero?”
“Sì. Winnie soffre di disturbi alimentari, Pimpi di attacchi di panico e ansia, Eeyore di depressione, Tappo di un disturbo ossessivo compulsivo, Tigro di deficit di attenzione e iperattività e Christopher Robin di schizofrenia.” snocciolò le informazioni come era solito fare.
“Wow.- rise l'antropologa, prima di guardarlo divertita- Prometti di non menzionare queste cose davanti a ragazzini di età inferiore ai tredici anni, vero?”
Anche Spencer rise, ma la sua risata si esaurì in fretta, quando la vide riporre le posate e sospirare pesantemente.
“Alaska, stai bene?Io...io non voglio farti parlare se non ne hai voglia, vorrei solo...sai...sapere come stai.”
“Non lo so, Spencer.- mormorò, gli occhi cerulei puntati come fari su di lui- Io non capisco quello che mi sta succedendo.”
Reid annuì serio “Intendi i tuoi incubi?”
“Sì. Tu puoi...potresti spiegarmelo?Cosa succede qui dentro?” domandò, picchiettandosi la fronte con l'indice.
“Che cosa intendi?”
“Gli incubi.- specificò Alaska, gli occhi ardenti per la richiesta che aveva fatto- Vorrei capire perchè continuano a tornare, perchè mi fanno vedere cose che non ricordo nemmeno di avere vissuto...”
Reid strinse la labbra in una linea sottile. Per una delle pochissime volte in vita sua non sapeva che dire perchè si preoccupava decisamente troppo della reazione del suo interlocutore.
“Sai, l'ho letto il libro di Dave, quello in cui parla anche di me.- continuò, confidandogli quell'informazione di cui nemmeno Rossi era al corrente- E più leggevo, più non capivo: io non mi ricordo assolutamente niente: io non sono la ragazzina che lui ha descritto. È impossibile.”
Spencer non sapeva che dire, ma lo sguardo di Alaska, così intento e fermo mentre gli scrutava il volto, non gli permetteva di aggirare quella domanda e nemmeno di cambiare argomento. Sospirò, passandosi una mano fra i capelli, prima di cominciare a spiegarle quanto poteva a riguardo.
“Credo...Credo che tu abbia una dissociazione. Il tuo cervello ti impedisce di ricordare quanto è successo perchè sono ricordi talmente carichi emotivamente che potrebbero portarti all'esaurimento. È un metodo che il tuo corpo usa per proteggerti da quanto hai vissuto, solo che nella fase del sonno, soprattutto nei periodi di particolare stress, questo meccanismo può incepparsi e portare a galla quei ricordi...”
Alaska annuì seria, concentrata su quanto Spencer le aveva appena detto. Era tutto nella sua testa, quindi, ed era vero e lui lo sapeva. Stranamente, però, la cosa non la preoccupò, anzi. Improvvisamente, sapendo che Reid riusciva a comprenderla, si sentì tremendamente tranquilla.
Alzò di nuovo lo sguardo, per osservare il volto del ragazzo che si trovava di fronte: non aveva una bellezza classica ma gli piaceva, molto. I suoi occhi erano intensi e avrebbe potuto benissimo passare delle giornate intere soltanto a fissarlo leggere.
“Sai, è un bene che tu abbia dimenticato.- continuò Reid con un sospiro- Diverso tempo fa io sono stato rapito e torturato da un SI...”
“Ommiodio, Spencer!” Ross aveva spalancato gli occhi chiari, e aveva allungato immediatamente una mano per afferrare la sua.
Spencer continuò, confidandole quanto sapevano in pochi “Ho avuto un brutto periodo, subito dopo. Ho fatto di tutto, anche cose sbagliate, per poter dimenticare quello che era successo, per tornare la persona di prima.”
“E ci sei riuscito?” domandò la ragazza con voce sottile. 
“No. Era una cosa impossibile da pretendere, ma ne sono uscito, grazie all'aiuto di alcune persone.”
Alaska allungò di nuovo la mano sul tavolo, per andare a stringere la sua “Ci sono molte persone che ti vogliono bene, Spencer, ed è facile capire perchè.”
Quell'affermazione lo stupì “Come?”
“Ti ammiro tanto, sai?” continuò sorridendo dolcemente.
“Come?” ripetè, di nuovo stordito sotto quello sguardo serafico.
“Ma sì, per quello che fai, per quello che affronti tutti i giorni e per il fatto che resti comunque una persona fantastica.-spiegò- Ti ammiro tanto.”
Reid dovette distogliere lo sguardo di fronte a una confidenza così sincera e sentiva chiaramente di avere il volto paonazzo “Beh, ecco...io...”
“Hai deciso quale film guardare?”
“Come?” il ragazzo alzò lo sguardo, spiazzato dal cambio d'argomento.
“Fra quelli che ho noleggiato quale preferisci?- domandò di nuovo, sventolando qualche dvd-Una serata film e popcorn senza film sarebbe...beh, una semplice serata popcorn.”

Non aveva capito niente del film, benchè l'avesse già visto un migliaio di volte prima di allora. Tutto ciò su cui riusciva a concentrarsi in quel momento era Alaska e la sua strana presenza accanto a lui su quel divano. Aveva perfino rinunciato a mangiare i popcorn che la ragazza aveva preparato poco prima, perchè alla seconda manciata che stava prendendo dalla bacinella le loro mani si erano sfiorate e lui aveva sentito una scarica elettrica lungo la spina dorsale che l'aveva fatto sobbalzare sul posto.
Reid si voltò piano verso Alaska, cercando di non farsi vedere da lei, e la osservò mentre guardava la televisione concentrata.
“Siamo già a metà film.- disse la giovane antropologa, portandosi alla bocca una manciata di pop corn al burro alla bocca- A questo punto potresti anche baciarmi.”
Spencer spalancò gli occhi, scioccato da quanto aveva appena detto. O se l'era sognato?
La ragazza si voltò verso di lui, uno sprizzo di vivacità negli occhi chiari mentre lo vedeva arrossire e boccheggiare.
“C-che cos...Che cosa hai detto?” riuscì a balbettare, mentre lei posava la bacinella sul tavolino di fronte a sé.
Il sorriso di Alaska lo abbagliò, quando la giovane tornò a voltarsi verso di lui “Che dovresti baciarmi.- ripetè avvicinandoglisi lentamente- Oppure potrei farlo io...”
Spencer si sentì avvampare di nuovo e si ritrovò a domandarsi se per caso il condizionatore non si fosse spento all'improvviso “Forse...forse non è una buona idea...”
O, perlomeno, questo era quanto gli diceva il suo cervello e la sua logica. Il suo corpo urlava di assecondare la ragazza, che stava azzerando le distanze fra loro.
“Perchè?- domandò Ross, aggrottando la fronte liscia- Tu mi piaci e credo che anche io ti piaccio, giusto?”
“Certo!- si affrettò a dire Reid, agitando i palmi- Solo che non credo che sia una cosa giusta...Tu stai lavorando a Quantico ora e siamo stati praticamente colleghi e...”
Quelle scuse suonavano ridicole perfino a lui, ma la verità è che aveva troppa paura per lasciarsi andare. Per quanto Morgan, Penelope, Emily e perfino Rossi gli avessero confermato che Alaska sembrava davvero innamorata di lui, Spencer pensava che fosse soltanto un sentimento passeggero, destinato a scemare in breve lasciandolo solo e con cicatrici difficili da far rimarginare.
La ragazza sembrò comprendere le sue preoccupazioni e le afferrò docilmente entrambe le mani, avvicinandole a sé. “Che cosa c'è che ti preoccupa, Spencer?”
Reid abbassò lo sguardo “Io...io non capisco cosa tu veda di speciale in me...”
“Beh, per prima cosa, adoro quando parli. Sai quando hai quell'espressione da scusate ma sono troppo preso da argomenti di fondamentale importanza per avere il completo controllo della mia coordinazione muscolare” rispose Alaska con tono dolce, prima di posargli un bacio leggero sulle nocche. Spencer fece fatica a concentrarsi sulle parole, troppo spiazzato da quel gesto.
Poi, amo i tuoi occhi. Perchè sei un profiler eccezionale ma non sei capace di mentire per niente e i tuoi occhi, alla fine, rivelano sempre quello che pensi.” continuò a dire, girandogli i palmi verso l'alto e baciando anche quelli.
E mi piace quando mi capisci, nonostante tutto, che è quello che capita praticamente sempre.-gli rivelò di nuovo, mentre si allungava sopra di lui- Sai, quando noti qualcosa di particolare in me e me lo fai presente.”
Spencer la fissò con occhi sgranati, incapace di muoversi e di dire qualsiasi cosa, mentre le sue labbra morbide sfioravano gentilmente i suoi zigomi. In effetti, era perfino stupito di essere in grado di respirare e che il proprio cuore non fosse ancora esploso, considerando la velocità con cui stava pompando il sangue.
E trovo rassicurante il fatto che sai praticamente tutto e che se ti facessi una domanda di qualsiasi tipo saresti in grado davvero di darmi una risposta soddisfacente di cui potrei fidarmi ciecamente.”
Il bacio che seguì l'ultimo commento fu lento e dolce. Le loro labbra si sfiorarono piano, senza pretese, in un contatto leggero ma che lasciò entrambi sconvolti.
Spencer si ritrovò intossicato dalla presenza dell'antropologa e Alaska decise che non avrebbe più voluto baciare nessun altro in quel modo.
“E questo cos'era?” domandò Reid, ancora intontito.
“Direi un bacio.- sorrise l'antropologa, accarezzandogli il viso- Forse il bacio perfetto.”
“Ma...ma...Sei sicura di questo?- le proteste uscivano incerte dalle sue labbra, mentre sentiva di volerla sempre più vicino a sé e non allontanarla-Forse non dovremmo, siamo ancora colleghi e tu...”
“Fatti un favore, Spence.- sussurrò al suo orecchio- Lascia da parte la logica e fai quello che senti sia giusto.”
Reid alzò un sopracciglio “Citi Emerson?”
“Vuoi dire che questa perla di saggezza l'aveva già pensata qualcuno prima di me?Non è gusto!”
La protesta di Alaska lo fece ridere, e nel frattempo notò i suoi occhi chiari illuminarli.
“Sono blu polvere.” la informò.
Ross rimase spiazzata da quell'affermazione “Cosa?”
“I tuoi occhi.- specificò, mentre con mano tremante le accarezzava il viso- Non sono azzurri, sono blu polvere.”
“Esiste un colore che si chiama così?” rise Alaska, senza smettere di fissarlo con intensità.
“Sì, blu polvere o smalto, è riferito a un prodotto a base di polvere di vetro utilizzato nel lavaggio della biancheria, è stato utilizzato riferito a un colore per la prima volta nel 1707 e...”
Alaska si sporse di nuovo verso di lui, baciandolo con passione. Spencer le infilò le mani fra i capelli, attirandola ancora di più a sé, governato da degli istinti cui non aveva mai dato ascolto.

Spencer Reid si svegliava spesso prima del suono effettivo della sveglia. Il giovane profiler dava la colpa al proprio orologio biologico, oltre al fatto che la quantità industriale di caffè che assumeva nel corso di una giornata. Oltretutto Spencer odiava con tutto il cuore il suono sordo della propria sveglia. Per questo motivo, come ogni mattina, allungò la mano destra, cercando l'infernale aggeggio sul comodino, pronto a disattivarlo. Al contrario del solito, però, la sua mano si ritrovò sospesa nel vuoto.
Aggrottò le sopracciglia, incapace ancora di aprire gli occhi, e si domandò se per caso si fosse addormentato in salotto, magari mentre leggeva quel libro di filosofia che ricordava di non aver finito.
In effetti, gli capitava spesso di dormire sul divano. C'erano sere in cui semplicemente non riusciva ad arrivare alla camera da letto per quanto si sentiva stanco, oppure altre in cui si sdraiava per guardare un film o leggere un libro e immancabilmente si addormentava. Probabilmente quella precedente doveva essere una di quelle.
“Aw...”
Quel verso leggero, assonnato, pronunciato da una voce sottile e femminile, gli fece spalancare gli occhi di scatto.
Quando abbassò lo sguardo sul proprio petto, dove sentiva premere dolcemente quel peso, si irrigidì, ricordando finalmente tutto quello che era successo.
Ricordò i gemiti gioiosi di Alaska nel suo orecchio, il suo profumo leggero di sapone, lo scorrere delle proprie dita sulla sua pelle vellutata e il viso affondato nel suo collo leggermente abbronzato.
Non potè evitare che un sorriso gli si allargasse sulle labbra a quei pensieri. Abbassò lo sguardo sulla ragazza che, ignara del fatto che lui fosse già sveglio, dormiva tranquillamente, la testa appoggiata alla sua spalla e il braccio aggrappato al suo torso esile, cui era aggrappata come se fosse un'ancora di salvezza.
Non riuscì a frenare l'istinto di passare una mano fra quella massa folta di capelli corvini e, qualche minuto dopo che lui aveva iniziato ad accarezzarle piano la testa, la ragazza aprì gli occhi, sorridendo non appena incontrò il suo sguardo amorevole.
“Hey!- lo salutò, gli occhi ancora velati da un leggero strato di stanchezza- Sai che sei meglio di un sonnifero?”
“Niente incubi?” domandò, felice che non ne avesse avuti.
Alaska scosse piano la testa, sorridendo “Ho dormito come una bambina. Sai che parli nel sonno?”
Spencer aggrottò la fronte “Davvero?Che ho detto?”
“Gli elefanti in cucina stanno prendendo tutto il caffè.- citò, imitando la voce del ragazzo, prima di interrompersi per sporgersi verso le sue labbra e lasciargli un bacio delicato- Sembrava molto importante.”
Reid rise “Davvero ho detto questo?”
“Mmm.” confermò Alaska, prima di allungare il collo verso di lui e lasciargli un bacio languido sulle labbra.
Lui rispose al bacio, mentre il suo profumo leggero gli entrava dritto nel cervello stordendolo.
“Alaska?” riuscì a mormorare dopo svariati minuti, mentre lei continuava a baciargli gli zigomi, la linea della mascella e il collo.
“Uh?”
“Forse dovremmo...- gli costò molto dirlo: tutto quello che avrebbe desiderato era starsene lì a baciarla per l'intera giornata- devo essere a Quantico fra un po' e tu hai la lezione con Davon...”
“Ma non voglio andare a lezione oggi!- si lamentò Ross, tirandosi la coperta leggera sopra la testa e sprofondando nei cuscini del divano- La lezione che ho preparato per Davon è troppo cruenta. Le reclute si sentiranno male e io non voglio essere là quando accadrà.”
“Quando dici male intendi...” azzardò Spencer, storcendo il naso.
“Che verrò a conoscenza della loro colazione.” sbuffò la ragazza, la voce che usciva ovattata dal suo nascondiglio.
“Ma il dottor Stein non si arrabbierà se non ti presenti?”
Il volto di Alaska spuntò dalla coperta, con un sorriso birichino a decorarlo “Posso dirgli che sono in stato di fermo trattenuta da un agente dell'FBI.”
“Non sarebbe nemmeno una bugia...- sorrise Spencer- Ma anche io devo andare a Quantico e non posso proprio starmene a casa...”
Alaska annuì mentre lo vedeva alzarsi e raccogliere i propri vestiti. Ogni tanto trovava qualcuno dei suoi e glieli porgeva gentilmente, con il sorriso più dolce che lei avesse mai visto sulle labbra.
“Vuoi restare qui per un po' e fare una doccia?” le propose, quando ormai erano tutti e due pronti in cucina e sorseggiavano piano una tazza di caffè fumante.
“Forse è meglio che vada a cambiarmi in albergo,- declinò l'inviti la ragazza, con tono leggero- almeno pago la stanza per un motivo.”
“Quindi farai la lezione?” le domandò ancora Spencer, pensando che così avrebbe potuto vederla anche in giornata.
Gli occhi di Alaska brillarono di felicità “Sì, ma per questo pomeriggio ho altri progetti.”
“Che cosa hai deciso di fare?” chiese incuriosito, dopo che lei aveva fatto una chiamata per far arrivare un taxi che la portasse al proprio hotel.
“La sorella maggiore.- rivelò con un sorriso largo in volto- Porterò i miei fratellini e un gruppo dei loro amichetti allo Smithsonian Institution.”
“Sembra divertente.- commentò Reid- Te la caverai con tutti quei ragazzini?”
“Certo che sì, sarà una passeggiata. Ti porto un souvenir, ok?Magari uno di quegli Einstein con la testa ballonzolante.” disse velocemente, con il suo tono usuale.
Spencer non potè fare a meno di sorriderle “Non vedo l'ora di possederne uno.”
“Lo metterai sulla tua scrivania in ufficio?” trillò felice Alaska.
“Certo.” rise, pensando a cosa ne avrebbe detto Morgan.
“Così quando lo guarderai penserai a me!” disse di nuovo, dandogli un bacio veloce sulle labbra.
Come se fosse possibile il contrario, pensò. Ma ad alta voce sussurrò solo un “Già...”
Si fissarono in silenzio per alcuni istanti, senza dover dire niente.
“Sai, credo di amarti.” lo informò con tono allegro Alaska.
Reid spalancò la bocca, esterrefatto “Come?”
“Ti amo.” ripetè l'antropologa con semplicemente.
“Beh, io...” non riuscì a dire nient'altro. Non si sentiva pronto a pronunciare quelle fatidiche parole.
“No, non dire niente.- lo ammonì Ross, sorridendogli apertamente- Non voglio che tu ti senta obbligato a dirmi qualcosa, lo farai quando sarai pronto.”
“Questo è il mio taxi.” annunciò la ragazza, dopo aver sentito suonare il campanello pochi secondi dopo.
Si alzò sulle punte e di slancio diede un tenero bacio sulla bocca a Spencer, che se ne stava ancora immobile e basito per la confessione di poco prima.
“Buon lavoro, dottor Reid.” lo salutò gioviale, mentre usciva di corsa di casa.
Reid si riscosse in quel momento, correndo velocemente per starle dietro.
“E se ti offrissi io la cena, stasera?” le urlò dietro, seguendola sul pianerottolo.
Alaska si fermò sulla rampa di scale e gli rivolse un sorriso amorevole “Speravo che me lo chiedessi.”

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Finalmente qualcosa di concreto fra Alaska e Reid!Spero che la scena lovvosa vi sia piaciuta, ci ho messo un pò a scriverla e questo capitolo alla fine esiste solo al fine di questo episodio...Che ne pensate?Oramai manca solo un breve epilogo e poi ci sarà il sequel del sequel, come avevo già annunciato! Scusate se sono un pò stringata oggi ma devo scappare!Fatemi sapere che pensate di questo capitolo!Kisses JoJo

Luna Viola : Ahahah!Thank, direi che il sequel quindi ci sta di rigore!Che ne pensi di questo chap e dell'evoluzione della storia fra reid e alaska?fammelo sapere!Besos !

dizzyreads : Hey!Sono happy che il capitolo ti sia piaciuto!Fammi sapere che ne pensi anche di questo e dell'evoluzione della storia fra i due giovincelli!Besos!

   
 
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