Farò
della mia anima
uno scrigno per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza, del mio petto un sepolcro per le tue pene.
Ti amerò come le
praterie amano la primavera,
e vivrò in te la
vita di un fiore sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome
come la valle canta l'eco delle campane;
ascolterò il
linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta la
storia delle onde.
Da qualche parte, nei corridoi della
sede dell'FBI. Quantico, Virginia.
Non era abituata a guardare
dove
metteva i piedi. In effetti, quando camminava, passava più
tempo a guardarsi intorno oppure a vagare con il pensiero che a
guardare effettivamente la direzione in cui procedeva. Tuttavia
Alaska Ross aveva una scusa, quella volta, per il fatto che se ne
andava a zonzo con il naso all'insù: i corridoi dei palazzi
dell'FBI erano dei veri labirinti e lei aveva il senso
dell'orientamento di una bussola rotta.
Sapeva esattamente, però, che
camminare in quel modo non era consigliabile, infatti non
passò
molto da quando si era persa fra quegli spazi ampi e tutti uguali che
andò a sbattere violentemente contro qualcuno, cadendo
rovinosamente a terra.
La giovane antropologa alzò
immediatamente le braccia, alzando il viso su cui troneggiava un
sorriso largo e di scuse “Colpa mia!- si affrettò
a dire-
Non guardavo dove stavo andando.”
“Forse dovresti iniziare a farlo.- la
rimbeccò bonariamente una voce conosciuta- Potresti
imbatterti
nella Tanaka e le daresti un motivo in più per odiarti con
un
placcaggio del genere.”
Alaska strizzò gli occhi
cerulei, divertita da quel commento, mentre si rialzava di fronte a
Derek, Emily e Spencer.
“Non riesco a credere che siamo
riusciti ad incrociarti,- le rivelò la donna, mettendole una
mano sulla spalla- ormai credevo che fossi imprigionata nell'aula da
Stein.”
“Mi sto godendo l'ora d'aria.- rivelò
Ross, affiancandosi a loro che si stavano dirigendo verso gli
ascensori, probabilmente per uscire per la pausa pranzo- Ho il
pomeriggio libero perchè ho già finito di
preparare
tutto per l'esercitazione di domani. Volete partecipare anche
voi?”
Certo, l'invito era rivolto a tutti
loro, ma Prentiss e Morgan non riuscirono a non notare che la ragazza
si era voltata verso Spencer.
Fu proprio lui a informarsi a riguardo
“Che tipo di esercitazione è?”
“La simulazione del ritrovamento di
un cadavere decomposto.” spiegò Alaska.
“Direi che passo.” disse Emily, con
una smorfia sul viso.
“Idem.- le fece eco Morgan- Non ho
voglia di vedere gente che da di stomaco.”
Gli occhi carichi di aspettativa della
giovane si spostarono su Reid “Magari ci farò un
salto:
dicono che le lezioni di Stein siano davvero interessanti.”
“Grandioso!- trillò contenta-
E voi?Non andate a salvare il mondo, oggi?”
Derek le scompigliò i capelli
fraternamente “Tu sei qui, Quarantanove, sei sotto il nostro
controllo: direi che il mondo è al sicuro!”
Alaska gonfiò le guance per poi
fare la linguaccia in direzione del bell'uomo di colore, mentre le
risate divertite degli altri due profiler riempivano l'aria intorno a
loro.
“Che hai lì?” domandò
incuriosita Emily, mentre stavano ormai camminando nella hall in
direzione del parcheggio. La ragazza stava stringendo fra le mani una
scatoletta che sembrava contenere dei dolci di qualche tipo.
“Un regalo, me l'hanno dato al corso
di Davon.” rivelò Ross, dando un colpetto
all'involucro.
Spencer non riuscì a trattenere
un nuovo e stranamente violento moto di gelosia“Oh. Scommetto
che
uno dei tanti agenti che hanno casualmente deciso di frequentare il
corso dopo aver scoperto della tua presenza lì ha tentato di
fare colpo...”
“In realtà è stata una
ragazza che sta facendo uno stage ai laboratori:- spiegò
Alaska, che sembrò non notare il tono del giovane genio- le
ho
promesso che l'aiuterò ad ottenere un tirocinio al centro
per
il recupero e l'identificazione dei resti dei soldati delle guerre
americane alle Hawaii.”
Emily fece roteare gli occhi, dopo aver
visto l'espressione sul volto di Reid rilassarsi nuovamente
nell'udire quelle parole.
“Secondo me l'aiuti solo per ottenere
i biscotti!- scherzò Derek, strizzandole l'occhio, prima di
additare con il pollice il Suv alle proprie spalle- Hotch ci ha dato
il pomeriggio libero: stiamo andando in città per andare a
pranzo. Vuoi unirti a noi?”
“In realtà sto andando in
centro.- rivelò Alaska mordendosi il labbro inferiore- Devo
vedere delle persone.”
“Ti accompagniamo noi!” si affrettò
a dire Reid, anche se la macchina era di Morgan e sarebbe spettato a
lui invitarla.
Il viso della giovane si illuminò
“Davvero?Grazie!”
Hotel Sofitel, Washington DC.
Derek allungò il
collo per
vedere l'insegna dell'albergo oltre il parabrezza. L'hotel Sofitel
era rinomato in città ed era nella lista degli alberghi
più
belli. Sapeva per certo che non era il posto dove soggiornavano Ross
e Stein perciò si ritrovò immediatamente a
chiedersi
chi dovesse incontrare la ragazza lì dentro.
“Chi sei venuta a trovare?” domandò
incuriosita Emily quando scesero dall'auto, facendo scivolare lo
sguardo su dei cartelloni che si stavano svolgendo per quella
settimana proprio in quella struttura.
Sul volto di Alaska comparve un sorriso
dolcissimo “I miei fratellini.”
“I tuoi fratelli sono qui?” ripetè
Reid. Si ricordava dei due fratelli minori di cui l'antropologa era
decisamente orgogliosa: gliene aveva parlato spesso e gli aveva pure
promesso che glieli avrebbe fatti conoscere.
“Già, c'è il torneo
nazionale di matematica.” confermò, additando uno
dei grossi
poster che decoravano anche la hall, invasa da ragazzi di ogni
età.
“Sono in gamba.” si complimentò
Prentiss, guardandosi intorno per vedere se riusciva a individuarli
in base a qualche somiglianza.
“Molto, mia madre gli ha fatto fare
il test per il calcolo del quoziente intellettivo ma non ha voluto
riferire a nessuno il risultato.- spiegò ridendo- Credo di
essere imparentata con i nuovi Einstein: due al prezzo di
uno.”
Morgan corrugò la fronte “Sono
gemelli?”
“Omozigoti. Non li distinguono fra
loro nemmeno i loro genitori.- rivelò Alaska, per poi
additare
un ragazzino che le si stava avvicinando di corsa- Quello è
TJ”
“Hai appena detto che sono
indistinguibili.” le fece notare Spencer.
“Di solito appiccico sulla schiena di
uno dei due un post-it, ma di recente JD è un po' arrabbiato
con me quindi non ho bisogno di ricorrere a questo
espediente.”
Emily si fece scappare una risatina per
quel metodo strambo e il giovane genio scosse la testa altrettanto
divertito. L'attenzione di Derek si era invece concentrata su un
altro particolare.
“Aspetta un momento, Alaska.- disse,
fermandosi di colpo e alzando i palmi- I tuoi fratelli si chiamano TJ
e JD?Credevo fosse tuo padre quello fissato con i nomi
improponibili.”
La mora lo guardò aggrottando la
fronte “No, mio padre è quello fissato con
l'Alaska. Mia
madre è finlandese e il suo nuovo marito le ha permesso di
dare ai gemelli nomi finnici.”
“So che me ne pentirò,ma...-
continuò Emily al suo posto-Quali sono questi
nomi?”
“Tuomas Jalo e Jaakko Daavid.”
rispose contenta l'antropologa.
“Carini.- ironizzò Morgan
alzando un sopracciglio- Mi domando perchè non usate
direttamente questi invece dei soprannomi.”
“Perchè chiunque non possieda
geni urgo-finnici di solito trova difficoltà a ricordarli e
pronunciarli nella maniera corretta.- spiegò Ross non
cogliendo il tono scherzoso- Sono contenta che a te piacciano,
Derek.”
I tre profiler si lanciarono le solite
occhiate rassegnate, che spesso accompagnavano i commenti della
giovane antropologa, proprio mentre lei si era piegata leggermente
per accogliere fra le proprie braccia un bambino abbastanza alto ma
magro, che avrà avuto al massimo sette anni.
Quando l'abbraccio si sciolse il
ragazzino li osservò dal basso con i suoi grandi e lucenti
occhi blu, nascosti dietro sottili lenti di occhiali da vista dalla
montatura leggera in titanio. Aveva i capelli di un biondo
impossibile, talmente chiaro da sembrare bianco, e il volto
leggermente magro nonostante l'età ancora infantile. Non si
poteva dire che assomigliasse alla sorella maggiore, ma aveva un'aria
talmente tranquilla e svagata che rispecchiava esattamente quella di
Alaska, rivelando così la parentela che li legava.
“TJ, ti presento i miei amici
dell'FBI: Emily, Derek e Spencer.” annunciò la
ragazza,
sventolando il braccio verso i tre.
Il bambino li scrutò con i suoi
grandi occhi vivaci “FBI?Forte!”
Alaska sorrise materna, avvolgendogli
il braccio intorno alle spalle, strizzandolo un po' a sé
“Allora, come vanno le gare di matematica?”
“Mi hanno già eliminato.” la
informò il biondino, senza perdere il proprio sorriso.
Reid spalancò gli occhi per
quanto si era accentuata la somiglianza fra i due solo per
quell'atteggiamento.
“Mi dispiace, tesoro.” le labbra di
Alaska presero una leggera piega all'ingiù.
“Non fa niente.-la rassicurò
TJ sereno- Ho più tempo libero, e poi JD andrà
sicuramente in finale quindi abbiamo un rappresentante della
famiglia.”
“Giusto.- concordò la giovane-
A proposito, dov'è tuo fratello?”
“Ha di nuovo saltato la lezione
privata pre-gara per andare a nuotare nella piscina.-TJ aveva fatto
roteare gli occhi, al pensiero del fratello- Sai, credo che la
piscina dell'albergo sia di tipo olimpico.”
Alaska spalancò gli occhi
“Davvero?”
“Credo di sì.” annuì
il bambino.
I tre profiler li osservavano senza dir
nulla: era chiaro il forte legame fra i due e gli sembrava scorretto
intromettersi, nonostante la conversazione non fosse per niente
intima o riservata.
“Ti sei guadagnato una bella vacanza,
allora.” continuò a chiacchierare la ragazza.
Per la prima volta i tre agenti FBI
riuscirono a individuare un broncio sul volto del ragazzino
“Mai
come la tua in Guatemala.”
Alaska sospirò, mentre una sua
mano andava a scompigliarli i fili d'oro che si trovava al posto dei
capelli “Tesoro, lo sai che dovevo
lavorare.”
“Lo so, lo
so.- TJ fece di nuovo roteare gli occhi- Stai lavorando anche
adesso?”
“No, ora sono in vacanza.- trillò
contenta l'antropologa- Sai una cosa?Se tuo fratello ed io faremo la
pace potremmo organizzare un bel pomeriggio tutti insieme, che ne
dici?”
“Ok!”
“Vado a cercare JD, tieni tu
compagnia ai miei amici TJ?” continuò a parlare
Alaska,
lanciando un'occhiata ai tre agenti per scusarsi se si assentava.
“Certo, Al.- assicurò, mentre
lei si allontanava sventolando una mano- Allora...mi offrite
un'aranciata?”
Prentiss rise nel riconoscere nel
sorriso del ragazzino uno specchio di quello dell'antropologa
“Ma
certo.- gli assicurò, posandogli una mano sulla spalla e
seguendolo al bar dell'albergo- Quindi ti hanno già
eliminato?”
TJ annuì, mentre si arrampicava
su uno sgabello di fianco al bancone “Sì: le gare
erano
noiose e io mi annoiavo.”
Derek alzò un sopracciglio “Ti
sei fatto eliminare di proposito?”
Il biondino si strinse nelle spalle,
mentre si rigirava nelle mani il bicchiere col succo d'arancia.
“Magari avresti potuto vincere.”
disse Spencer, giusto per unirsi alla conversazione. Si sentiva un
po' sotto pressione, e non sapeva perchè: solo, qualcosa
dentro di lui diceva che doveva fare bella figura con quel bambino,
piacergli, ed era certo che questo c'entrasse col fatto che fosse il
fratello di Alaska. Si diede mentalmente dello stupido:
perchè
mai sentiva il bisogno di piacergli?Fra lui e Alaska non c'era
niente...
Scosse la testa, tornando a
concentrarsi sulla voce di TJ che continuava a porre domande
interessate a Prentiss e Morgan “E' difficile entrare
all'FBI?”
“Hai intenzione di fare domanda?-
rise Emily- Non è un po' presto per pensare alla
carriera?”
“Sto solo prendendo in considerazione
alcune possibilità.” rivelò il bambino,
con un tono
talmente serio da risultare buffo, così in contrasto con il
suo aspetto infantile.
“Davvero?Quali sarebbero?” chiese
curioso Derek.
“Medicina con specializzazione in
diagnostica o in chirurgia d'urgenza, ingegneria aerospaziale, oppure
ricercatore in campo nucleare.” snocciolò il
bambino,
lasciandoli di stucco.
“Wow. Dove sono finiti i semplici
poliziotti e giocatori di baseball?” si lasciò
sfuggire
l'agente di colore, stupito.
Prentiss diede un colpetto scherzoso a
Reid “Scommetto che anche tu alla sua età pensavi
a carriere
del genere.”
Spencer stava per aprire bocca per
protestare, ma il ragazzino fu più svelto.
“A te piace mia sorella, vero?”
domandò indifferente. Evidentemente il cambio repentino di
argomenti di conversazione e l'assenza di interesse per la privacy
erano dei caratteri genetici ereditari.
“Beccato!” proruppe Derek
divertito.
“I-Io...beh ecco...” balbettò
Reid, senza riuscire ad impedirsi di diventare rosso come un
peperone.
“Sai che le pupille si dilatano del
quarantacinque per cento quando guardiamo qualcosa che ci
piace?”
spiegò quindi TJ, come prova del proprio ragionamento.
“Sì, ma non credo che
questo...” riuscì a dire il giovane profiler,
estremamente
imbarazzato anche dalle risate dei colleghi.
“Le tue pupille si dilatano un sacco
quando guardi lei.” lo informò il ragazzino, prima
di
succhiare un po' di succo con la cannuccia.
“Beccato!- ripetè Morgan
dandogli una pacca sulla spalla- Da un ragazzino di sette anni,
oltretutto.”
Spencer insaccò la testa fra le
spalle, rosso in volto, e incrociò le braccia. Se era
così
evidente la sua cotta, allora, perchè Alaska sembrava essere
l'unica che ancora non l'aveva capito che si era innamorato di lei?,
si ritrovò a pensare.
JD era la copia esatta di
TJ. Stessi
occhi, stessi capelli, stessa corporatura. Avevano persino la stessa
fossetta verticale che gli si formava sulla guancia quando
sorridevano apertamente.
Ma JD, in quel momento, non aveva
affatto voglia di sorridere. Sguazzando da solo nella piscina coperta
dell'albergo, sentiva a malapena gli schiamazzi degli altri avventori
che occupavano invece la piscina esterna, qualche metro più
in
là. In quel momento era troppo impegnato a mostrare alla
sorella maggiore un broncio che gli avrebbe benissimo potuto fruttare
un Oscar.
Alaska, dal canto suo, lo osservava con
uno sguardo comprensivo.
“Quindi io sono una pizza, eh?- gli
domandò, ripetendo le accuse che il ragazzino le aveva fatto
l'ultima volta che si erano sentiti- Una sorella antipatica e
noiosa?”
JD sporse il labbro inferiore prima di
rispondere dopo un gesto d'assenso “Il fratello maggiore di
Austin
suona la batteria in una band, tu fai la scienziata in un
laboratorio.”
“Un vero schifo.” commentò
Alaska, alzando un sopracciglio.
“Già.” concordò il
bambino, battendo la mano nell'acqua per un paio di volte.
“Quindi non c'entra con il fatto che
non ti ho portato con me in Guatemala?” lo
stuzzicò la
ragazza, che ben sapeva che era quello il motivo per cui il
fratellino era arrabbiato. Gli aveva promesso che lo avrebbe portato
in uno dei suoi viaggi di studio, ma sapeva che il Guatemala non era
un Paese particolarmente facile da vivere, specialmente per un
ragazzino, quindi era partita senza riuscire a mantenere la sua
promessa. Se TJ aveva soprasseduto in fretta sulla cosa, JD era
ancora evidentemente arrabbiato.
“No.” mentì, girandosi dalla
parte opposta a lei.
Alaska annuì, assecondandolo “Se
mettessi su una band ti ritornerei simpatica?”
“Non credo.” borbottò JD,
scontroso.
“Perchè sono una noiosa
scienziata che lavora in un laboratorio.” continuò
a dire la
ragazza, seguendo il ragionamento del fratello.
“Già. E poi non sai suonare
decentemente nemmeno il campanello di casa!” la
accusò,
senza riuscire a trattenere una specie di sorriso.
Alaska annuì, seria “Capisco”
Si scostò dal bordo della
piscina, abbandonò la propria giacca e la borsa su una
sdraio
poco distante e si voltò di nuovo per correre verso l'acqua.
Il tuffo a bomba fece un piccolo eco in quello spazio e, quando
riemerse, i suoi occhi azzurri riflettevano esattamente il colore
dell'acqua intorno a lei.
“Al!- la chiamò stupito il
bambino, avvicinandosi a nuoto- Che cosa hai fatto?”
“Un tuffo a bomba.- rise Ross- Sono
ancora una pizza?”
JD non potè fare a meno di ridere
“No.”
“Bene, perchè io non mi
sentivo così.” disse sorridendo e schizzandolo
scherzosamente.
“Adesso sei tutta bagnata, e non hai
niente con cui cambiarti.- la rimproverò però il
ragazzino- A che cosa stavi pensando?”
“A niente.- rivelò Alaska,
allungando una mano per scompigliargli i capelli- Dovresti provarci
anche tu qualche volta, hai solo sette anni, il mondo non ha bisogno
di un altro genietto musone!”
JD la guardò serio, come per
soppesare bene le parole che la sorella gli aveva appena detto e si
scostò fingendosi infastidito quando lei gli
afferrò il
mento con la mano per fargli un buffetto.
“Forse dovremmo uscire da qui- le
disse- il guardiano della piscina sta arrivando e sembra molto, molto
arrabbiato.”
L'unico a non avere
un'espressione
stupita, quando JD li raggiunse insieme ad Alaska, avvolta in un
accappatoio candido con lo stemma dell'albergo, fu TJ.
“Fammi indovinare:-azzardò
Derek alzando le mani- sei caduta in piscina?”
“No!- lo contraddisse Alaska,
scuotendo la testa ancora piuttosto umida- Mi ci sono buttata di mia
volontà.”
“Con i vestiti?” Emily alzò
un sopracciglio, scettica.
La ragazza annuì, sotto gli
occhi divertiti dei due fratellini “Non avevo il
costume.”
“Ma ora sei bagnata.” le fece
quindi notare Spencer: il suo modo di ragionare e di agire riusciva
sempre a stupirlo. Per lui era assurdo pensare che Alaska riuscisse a
vivere riducendo al minimo l'uso della logica, per lo meno fuori dal
suo lavoro.
“Scusami, uomo-che-pensa-troppo,- lo
rimproverò scherzosamente l'antropologa, dandogli una pacca
amichevole sul braccio esile- ma sto insegnando a mio fratello che
non pensare alle conseguenze delle proprie azioni fa bene, a
volte.”
“E in questo specifico caso ha
funzionato?” si informò quindi TJ.
“Noi abbiamo fatto pace, e come
prezzo da pagare ho avuto solo un paio di vestiti bagnati.”
annuì
ridendo la ragazza.
Dall'altoparlante uscì una voce
meccanica che richiamò i partecipanti delle gare a riunirsi
nella sala congressi.
“Io devo andare.- annunciò
quindi JD rivolgendosi ai presenti, per poi lanciare uno sguardo
leggermente imbarazzato alla sorella- Ti prego, Al, non venire a
vedermi conciata così.”
“D'accordo.- assicurò la
giovane, posando una carezza sulle teste dei due gemelli- Tieni alto
il nome della famiglia.”
I due ragazzini corsero via, unendosi
alla scia di altri giovani che si stavano avviando alle scale che
portavano al piano inferiore, dove si sarebbe tenuta la gara.
“Forse dobbiamo andare anche noi...”
iniziò a dire Prentiss. Avere un pomeriggio libero era una
vera rarità nel loro lavoro e aveva intenzione di goderselo
fino in fondo, facendo tutto quello che rimandava da tempo a causa
scarsità di tempo.
“Tu...tu non puoi venire con noi, mi
sa...” puntualizzò Reid, guardando la strana mise
della
ragazza.
“Già, infatti.- concordò
Alaska stringendosi nelle spalle- Devo aspettare che si asciughino i
miei vestiti.”
“Allora ci vediamo a Quantico.-
salutò Morgan, strizzandole l'occhio- Anzi, sbaglio o devi
ancora presenziare ad una serata folle con noi?”
Sul volto di Ross si dipinse un sorriso
birichino “Non stasera, agente, ho altri programmi.”
“Ah, sì?” domandò
incuriosito.
“Ho la bocca cucita, a riguardo.-
assicurò Alaska ridendo, mentre li accompagnava
all'ingresso-
Ci vediamo in giro, d'accordo?”
Lasciò sventolare il braccio
alle loro spalle, sorridendo fra sé e sé per
l'idea che
gli era venuta in mente. Dietro di lei le si era avvicinato lo stesso
ragazzo che l'aveva aiutata a uscire dall'acqua, poco prima, e che le
aveva dato l'accappatoio. Era titubante mentre le picchiettava
leggermente un dito sulla spalla.
“Signorina!-la richiamò,
rivelando un forte accento texano-Pensavo che forse potremmo...sa, se
non conosce la città quando finisco il turno potrei portarla
a
fare un giro. Tanto deve aspettare che le si asciughino i vestiti,
giusto?”
Alaska gli rivolse un sorriso gentile
“Mi dispiace, ho altri programmi.”
“Sicura?” ritentò di nuovo,
sfoderando il proprio sorriso più accattivante.
“Preferisco i ragazzi del Nevada.”
le rivelò la ragazza, prima di tornare all'interno, la mente
proiettata su quanto avrebbe fatto quella sera.
Casa di Spencer Reid. Washington DC.
Quando il campanello del
suo
appartamento iniziò a trillare insistentemente Spencer Reid
sobbalzò sulla propria poltrona preferita, su cui stava
placidamente leggendo un tomo di filosofia.
Aveva perso la cognizione del tempo e,
quando guardò l'orologio, scoprì che erano le
otto e
mezza passate. A quel punto non avrebbe più fatto in tempo a
raggiungere il centro per andare a cenare fuori con Derek e Emily,
come invece aveva promesso avrebbe fatto.
Sbuffò mentre si alzava
controvoglia: avrebbe dovuto inventarsi una scusa decente per
l'indomani per placare le lamentele del collega riguardo la sua
inesistente vita sociale.
Il campanello, intanto continuava a
trillare, implacabile.
“Sto arrivando!” urlò
leggermente spazientito. Si stava anche domandando chi potesse
essere, a quell'ora. Il portiere del suo palazzo non faceva entrare
nessuno, a meno che non lo conoscesse, e se per caso un estraneo
voleva entrare nel palazzo per andare a trovare un condomino, lui
chiamava direttamente in casa, per assicurarsi che fosse davvero un
conoscente.
Quando Spencer Reid aprì la
porta, quella sera, la sua bocca si spalancò immediatamente
per lo stupore, non appena riconobbe la figura che occupava l'uscio
di casa sua.
“Et-voilà!Cibo Thailandese da
asporto e qualche dvd a noleggio. Penny mi ha detto che ti piacciono
quei film di fantascienza, ma non mi ricordavo più il nome
però mi ricordavo che c'era la parola star: ho preso i dvd
di
Star Wars, Star Trek, Stardust, Stargate, Startruck e poi non ricordo
che altro, ma troveremo qualcosa da guardare, giusto?”
Nel sentire quella voce frizzante e la
parlantina svelta Reid aveva stretto ancora di più la mano
intorno alla maniglia della porta, letteralmente pietrificato. Il
sorriso aperto di Alaska, posizionato magnificamente sul suo volto da
folletto piccolo e dai tratti delicati, si trovava esattamente alla
soglia di casa sua. L'antropologa, che brandiva un sacchetto di un
take-away come se fosse un'arma impropria in una mano, e una borsa
piena delle custodie piatte e rettangolari dei dvd nell'altra, lo
stava fissando con una luce allegra negli occhi chiari, in attesa di
una sua risposta, ma lui non era ancora in grado di parlarle.
Aveva sempre un problema nel trovarsela
di fronte all'improvviso. Quando si era appena unito alla squadra di
Hotch, e si era preso una cotta per JJ, la bellezza angelica della
ragazza gli procurava lo stesso problema: si imbambolava, perdendo
immediatamente il vantaggio del proprio cervello brillante. Con JJ
quella situazione era durata poco: aveva fatto in fretta ad abituarsi
alla sua presenza e l'infatuamento era sparito velocemente...Con
Alaska, invece, che pur non essendo così palesemente bella
come la bionda agente riusciva sempre a coglierlo alla sprovvista, la
situazione era destinata a continuare...
“Non ti piace il Thailandese?”
domandò la ragazza, il sorriso sempre ben largo sul viso, ma
una leggera incertezza nella voce sottile.
Spencer scosse la testa violentemente,
dandosi dell'idiota per essere rimasto imbambolato per svariati
secondi “No, no!Mi piace molto, solo mi domandavo...che ci
fai
qui?”
“Mi pare ovvio: sono venuta a
trovarti per passare del tempo insieme!” trillò,
guardandolo
stranita perchè non capiva una cosa tanto elementare.
“Posso entrare?” domandò
ancora, e Reid si scostò immediatamente, come se avesse
ricevuto un ordine.
Si chiuse la porta alle spalle e seguì
l'intraprendente ospite all'interno della propria casa, guardandola
esplorare velocemente gli spazi che si trovava davanti mentre
chiacchierava allegra, parlando in fretta come suo solito.
“Abiti in una zona un po' fuori mano,
sai?Il tassista e io abbiamo dovuto connetterci su Google Maps sul
mio cellulare per trovare casa tua!Poveretto, però, posso
capirlo: è la sua prima settimana di lavoro, ma è
davvero gentile!Sai che mi ha fatto uno sconto perchè era
dispiaciuto che non conosceva la via?E il portiere di questo palazzo
è un personaggio: mi ha fatto entrare anche se non mi
conosceva perchè gli ho detto che ti volevo fare una
sorpresa.
Ha detto: sono contento che il dottor Reid abbia una ragazza
così
carina che pensa a lui!Non lo trovi simpatico?Di certo tu devi
essergli molto simpatico!”
Alaska si voltò verso di lui,
dopo aver appoggiato sul piano della cucina che aveva trovato
esplorando la casa i sacchetti che teneva in mano. “Allora,
Spencer, sei contento di vedermi?”
“Certo, solo che non mi sarei mai
aspettato che saresti venuta qui.” rivelò, ancora
confuso da
quell'improvvisa intrusione nel proprio mondo.
“Ci credo che non te lo aspettavi.-
rise contenta- Era una sorpresa!”
Spencer sorrise, rilassato dalla
presenza della giovane antropologa che, dopo avergli stretto una
spalla gentilmente si era diretta sicura verso il frigorifero.
“Che...che stai facendo?” domandò
Reid spiazzato dal fatto che stava analizzando minuziosamente il
contenuto dell'elettrodomestico.
Ross fece scostò leggermente il
volto per riuscire a guardarlo in faccia “Ti faccio un
profilo,
profiler.”
Spencer alzò un sopracciglio
“Dal mio frigorifero?”
“Ah-a!- annuì sicura- Si
capiscono un sacco di cose dal frigorifero di una persona. Credo che
all'FBI dovreste attivare dei corsi per studiare questa nuova e
infallibile scienza.”
“Infallibile?” ripetè di
nuovo il profiler, senza riuscire a trattenere una risata.
“Certo: nessuno ha mai eluso il mio
frigo-test e i risultati sono sempre stati assolutamente
veritieri!”
“Davvero?E che cosa puoi dire su di
me in base a quello?” aveva incrociato le braccia magre al
petto e
la guardava curioso.
Alaska si mordicchiò il labbro
inferiore meditabonda prima di iniziare a parlare “Che vivi
solo e
che sei abituato a farlo da tempo: ci sono un sacco di porzioni
monodose e non solo di cibo spazzatura. Sei via spesso da casa, ma
non per questo vuoi rinunciare ad un alimentazione sana. C'è
verdura ammuffita e frutta troppo matura, cosa che mi fa pensare che
ti dimentichi di averla in casa, nonostante i buoni propositi. Hai
un'alimentazione sregolata, così come i tuoi orari, e cerchi
di compensare assumendo cibi particolarmente nutrienti o ricchi di
carboidrati e zuccheri...”
Reid spalancò i suoi grandi
occhi scuri, sinceramente colpito “Wow. Se lo sapesse Hotch
ti
assumerebbe all'istante.”
“Potrei creare un nuovo campo di
studio del comportamento.- rise la ragazza, alzandosi e chiudendo il
frigo- Ceniamo?Ho una fame da lupi.”
Spencer annuì e si sedettero al
tavolo della cucina dove gustarono le prelibatezze esotiche che
Alaska aveva portato. Si lamentò del fatto che la ragazza
avesse acquistato porzioni troppo abbondanti e lei aveva replicato
che lui doveva assolutamente mettere su qualche chilo, dopo di erano
rimasti in silenzio per un po', semplicemente mangiando. A Reid
sembrava quasi naturale essere lì, non gli sembrava
particolarmente strano il fatto che non parlassero, ma gli venne in
mente che forse per lei poteva non essere altrettanto. Alaska amava
chiacchierare, in qualsiasi momento, soprattutto con lui e Spencer
sapeva che se era così taciturna doveva esserci un
perchè.
Si ricordò degli incubi di cui gli aveva parlato qualche
giorno prima e gli venne in mente che forse il problema poteva essere
di nuovo quello. Mandò giù l'ultimo boccone e
osservò
attentamente i tratti della sua ospite, cercando una qualche conferma
per la sua ipotesi e le trovò nell'aria stanca e le occhiaie
sempre più marcate. Voleva parlarle ma stava cercando un
argomento neutro con cui avviare un discorso: notò il
disegno
che decorava la sua canottiera e iniziò a parlare
velocemente,
cercando di riempire quel silenzio strano che lo metteva
tremendamente in agitazione “Sai che i personaggi di Winnie
The
Pooh sono basati su problemi psicologici?”
Alaska alzò un sopracciglio, per
niente insospettita dall'argomento insolito
“Davvero?”
“Sì. Winnie soffre di disturbi
alimentari, Pimpi di attacchi di panico e ansia, Eeyore di
depressione, Tappo di un disturbo ossessivo compulsivo, Tigro di
deficit di attenzione e iperattività e Christopher Robin di
schizofrenia.” snocciolò le informazioni come era
solito
fare.
“Wow.- rise l'antropologa, prima di
guardarlo divertita- Prometti di non menzionare queste cose davanti a
ragazzini di età inferiore ai tredici anni, vero?”
Anche Spencer rise, ma la sua risata si
esaurì in fretta, quando la vide riporre le posate e
sospirare
pesantemente.
“Alaska, stai bene?Io...io non voglio
farti parlare se non ne hai voglia, vorrei solo...sai...sapere come
stai.”
“Non lo so, Spencer.- mormorò,
gli occhi cerulei puntati come fari su di lui- Io non capisco quello
che mi sta succedendo.”
Reid annuì serio “Intendi i
tuoi incubi?”
“Sì. Tu puoi...potresti
spiegarmelo?Cosa succede qui dentro?” domandò,
picchiettandosi la fronte con l'indice.
“Che cosa intendi?”
“Gli incubi.- specificò
Alaska, gli occhi ardenti per la richiesta che aveva fatto- Vorrei
capire perchè continuano a tornare, perchè mi
fanno
vedere cose che non ricordo nemmeno di avere vissuto...”
Reid strinse la labbra in una linea
sottile. Per una delle pochissime volte in vita sua non sapeva che
dire perchè si preoccupava decisamente troppo della reazione
del suo interlocutore.
“Sai, l'ho letto il libro di Dave,
quello in cui parla anche di me.- continuò, confidandogli
quell'informazione di cui nemmeno Rossi era al corrente- E
più
leggevo, più non capivo: io non mi ricordo assolutamente
niente: io non sono la ragazzina che lui ha descritto. È
impossibile.”
Spencer non sapeva che dire, ma lo
sguardo di Alaska, così intento e fermo mentre gli scrutava
il
volto, non gli permetteva di aggirare quella domanda e nemmeno di
cambiare argomento. Sospirò, passandosi una mano fra i
capelli, prima di cominciare a spiegarle quanto poteva a riguardo.
“Credo...Credo che tu abbia una
dissociazione. Il tuo cervello ti impedisce di ricordare quanto
è
successo perchè sono ricordi talmente carichi emotivamente
che
potrebbero portarti all'esaurimento. È un metodo che il tuo
corpo usa per proteggerti da quanto hai vissuto, solo che nella fase
del sonno, soprattutto nei periodi di particolare stress, questo
meccanismo può incepparsi e portare a galla quei
ricordi...”
Alaska annuì seria, concentrata
su quanto Spencer le aveva appena detto. Era tutto nella sua testa,
quindi, ed era vero e lui lo sapeva. Stranamente, però, la
cosa non la preoccupò, anzi. Improvvisamente, sapendo che
Reid
riusciva a comprenderla, si sentì tremendamente tranquilla.
Alzò di nuovo lo sguardo, per
osservare il volto del ragazzo che si trovava di fronte: non aveva
una bellezza classica ma gli piaceva, molto. I suoi occhi erano
intensi e avrebbe potuto benissimo passare delle giornate intere
soltanto a fissarlo leggere.
“Sai, è un bene che tu abbia
dimenticato.- continuò Reid con un sospiro- Diverso tempo fa
io sono stato rapito e torturato da un SI...”
“Ommiodio,
Spencer!” Ross aveva spalancato gli occhi chiari, e aveva
allungato
immediatamente una mano per afferrare la sua.
Spencer continuò, confidandole
quanto sapevano in pochi “Ho avuto un brutto periodo, subito
dopo.
Ho fatto di tutto, anche cose sbagliate, per poter dimenticare quello
che era successo, per tornare la persona di prima.”
“E ci sei riuscito?” domandò
la ragazza con voce sottile.
“No. Era una cosa impossibile da
pretendere, ma ne sono uscito, grazie all'aiuto di alcune
persone.”
Alaska allungò di nuovo la mano
sul tavolo, per andare a stringere la sua “Ci sono molte
persone
che ti vogliono bene, Spencer, ed è facile capire
perchè.”
Quell'affermazione lo stupì
“Come?”
“Ti ammiro tanto, sai?” continuò
sorridendo dolcemente.
“Come?” ripetè, di nuovo
stordito sotto quello sguardo serafico.
“Ma sì, per quello che fai,
per quello che affronti tutti i giorni e per il fatto che resti
comunque una persona fantastica.-spiegò- Ti ammiro
tanto.”
Reid dovette distogliere lo sguardo di
fronte a una confidenza così sincera e sentiva chiaramente
di
avere il volto paonazzo “Beh, ecco...io...”
“Hai deciso quale film guardare?”
“Come?” il ragazzo alzò lo
sguardo, spiazzato dal cambio d'argomento.
“Fra quelli che ho noleggiato quale
preferisci?- domandò di nuovo, sventolando qualche dvd-Una
serata film e popcorn senza film sarebbe...beh, una semplice serata
popcorn.”
Non aveva capito niente del
film,
benchè l'avesse già visto un migliaio di volte
prima di
allora. Tutto ciò su cui riusciva a concentrarsi in quel
momento era Alaska e la sua strana presenza accanto a lui su quel
divano. Aveva perfino rinunciato a mangiare i popcorn che la ragazza
aveva preparato poco prima, perchè alla seconda manciata che
stava prendendo dalla bacinella le loro mani si erano sfiorate e lui
aveva sentito una scarica elettrica lungo la spina dorsale che
l'aveva fatto sobbalzare sul posto.
Reid si voltò piano verso
Alaska, cercando di non farsi vedere da lei, e la osservò
mentre guardava la televisione concentrata.
“Siamo già a metà
film.- disse la giovane antropologa, portandosi alla bocca una
manciata di pop corn al burro alla bocca- A questo punto potresti
anche baciarmi.”
Spencer spalancò gli occhi,
scioccato da quanto aveva appena detto. O se l'era sognato?
La ragazza si voltò verso di
lui, uno sprizzo di vivacità negli occhi chiari mentre lo
vedeva arrossire e boccheggiare.
“C-che cos...Che cosa hai detto?”
riuscì a balbettare, mentre lei posava la bacinella sul
tavolino di fronte a sé.
Il sorriso di Alaska lo abbagliò,
quando la giovane tornò a voltarsi verso di lui
“Che
dovresti baciarmi.- ripetè avvicinandoglisi lentamente-
Oppure
potrei farlo io...”
Spencer si sentì avvampare di
nuovo e si ritrovò a domandarsi se per caso il
condizionatore
non si fosse spento all'improvviso “Forse...forse non
è una
buona idea...”
O, perlomeno, questo era quanto gli
diceva il suo cervello e la sua logica. Il suo corpo urlava di
assecondare la ragazza, che stava azzerando le distanze fra loro.
“Perchè?- domandò Ross,
aggrottando la fronte liscia- Tu mi piaci e credo che anche io ti
piaccio, giusto?”
“Certo!- si affrettò a dire
Reid, agitando i palmi- Solo che non credo che sia una cosa
giusta...Tu stai lavorando a Quantico ora e siamo stati praticamente
colleghi e...”
Quelle scuse suonavano ridicole perfino
a lui, ma la verità è che aveva troppa paura per
lasciarsi andare. Per quanto Morgan, Penelope, Emily e perfino Rossi
gli avessero confermato che Alaska sembrava davvero innamorata di
lui, Spencer pensava che fosse soltanto un sentimento passeggero,
destinato a scemare in breve lasciandolo solo e con cicatrici
difficili da far rimarginare.
La ragazza sembrò comprendere le
sue preoccupazioni e le afferrò docilmente entrambe le mani,
avvicinandole a sé. “Che cosa c'è che
ti preoccupa,
Spencer?”
Reid abbassò lo sguardo “Io...io
non capisco cosa tu veda di speciale in me...”
“Beh, per prima cosa, adoro quando
parli. Sai quando hai quell'espressione da scusate ma sono
troppo
preso da argomenti di fondamentale importanza per avere il completo
controllo della mia coordinazione muscolare”
rispose Alaska con tono dolce, prima di posargli un bacio leggero
sulle nocche. Spencer fece fatica a concentrarsi sulle parole, troppo
spiazzato da quel gesto.
“Poi,
amo i tuoi occhi. Perchè sei un profiler eccezionale ma non
sei capace di mentire per niente e i tuoi occhi, alla fine, rivelano
sempre quello che pensi.” continuò a dire,
girandogli i
palmi verso l'alto e baciando anche quelli.
“E
mi piace quando mi capisci, nonostante tutto, che è quello
che
capita praticamente sempre.-gli rivelò di nuovo, mentre si
allungava sopra di lui- Sai, quando noti qualcosa di particolare in
me e me lo fai presente.”
Spencer la fissò
con occhi sgranati, incapace di muoversi e di dire qualsiasi cosa,
mentre le sue labbra morbide sfioravano gentilmente i suoi zigomi. In
effetti, era perfino stupito di essere in grado di respirare e che il
proprio cuore non fosse ancora esploso, considerando la
velocità
con cui stava pompando il sangue.
“E
trovo rassicurante il fatto che sai praticamente tutto e che se ti
facessi una domanda di qualsiasi tipo saresti in grado davvero di
darmi una risposta soddisfacente di cui potrei fidarmi
ciecamente.”
Il bacio che seguì
l'ultimo commento fu lento e dolce. Le loro labbra si sfiorarono
piano, senza pretese, in un contatto leggero ma che lasciò
entrambi sconvolti.
Spencer si ritrovò
intossicato dalla presenza dell'antropologa e Alaska decise che non
avrebbe più voluto baciare nessun altro in quel modo.
“E questo cos'era?” domandò
Reid, ancora intontito.
“Direi un bacio.- sorrise
l'antropologa, accarezzandogli il viso- Forse il bacio
perfetto.”
“Ma...ma...Sei sicura di questo?- le
proteste uscivano incerte dalle sue labbra, mentre sentiva di volerla
sempre più vicino a sé e non allontanarla-Forse
non
dovremmo, siamo ancora colleghi e tu...”
“Fatti un favore, Spence.- sussurrò
al suo orecchio- Lascia da parte la logica e fai quello che senti sia
giusto.”
Reid alzò un sopracciglio “Citi
Emerson?”
“Vuoi dire che questa perla di
saggezza l'aveva già pensata qualcuno prima di me?Non
è
gusto!”
La protesta di Alaska lo fece ridere, e
nel frattempo notò i suoi occhi chiari illuminarli.
“Sono blu polvere.” la informò.
Ross rimase spiazzata da
quell'affermazione “Cosa?”
“I tuoi occhi.- specificò,
mentre con mano tremante le accarezzava il viso- Non sono azzurri,
sono blu polvere.”
“Esiste un colore che si chiama
così?” rise Alaska, senza smettere di fissarlo con
intensità.
“Sì, blu polvere o smalto, è
riferito a un prodotto a base di polvere di vetro utilizzato nel
lavaggio della biancheria, è stato utilizzato riferito a un
colore per la prima volta nel 1707 e...”
Alaska si sporse di nuovo verso di lui,
baciandolo con passione. Spencer le infilò le mani fra i
capelli, attirandola ancora di più a sé,
governato da
degli istinti cui non aveva mai dato ascolto.
Spencer Reid si svegliava
spesso prima
del suono effettivo della sveglia. Il giovane profiler dava la colpa
al proprio orologio biologico, oltre al fatto che la
quantità
industriale di caffè che assumeva nel corso di una giornata.
Oltretutto Spencer odiava con tutto il cuore il suono sordo della
propria sveglia. Per questo motivo, come ogni mattina,
allungò
la mano destra, cercando l'infernale aggeggio sul comodino, pronto a
disattivarlo. Al contrario del solito, però, la sua mano si
ritrovò sospesa nel vuoto.
Aggrottò le sopracciglia,
incapace ancora di aprire gli occhi, e si domandò se per
caso
si fosse addormentato in salotto, magari mentre leggeva quel libro di
filosofia che ricordava di non aver finito.
In effetti, gli capitava spesso di
dormire sul divano. C'erano sere in cui semplicemente non riusciva ad
arrivare alla camera da letto per quanto si sentiva stanco, oppure
altre in cui si sdraiava per guardare un film o leggere un libro e
immancabilmente si addormentava. Probabilmente quella precedente
doveva essere una di quelle.
“Aw...”
Quel verso leggero, assonnato,
pronunciato da una voce sottile e femminile, gli fece spalancare gli
occhi di scatto.
Quando abbassò lo sguardo sul
proprio petto, dove sentiva premere dolcemente quel peso, si
irrigidì, ricordando finalmente tutto quello che era
successo.
Ricordò i gemiti gioiosi di
Alaska nel suo orecchio, il suo profumo leggero di sapone, lo
scorrere delle proprie dita sulla sua pelle vellutata e il viso
affondato nel suo collo leggermente abbronzato.
Non potè evitare che un sorriso
gli si allargasse sulle labbra a quei pensieri. Abbassò lo
sguardo sulla ragazza che, ignara del fatto che lui fosse
già
sveglio, dormiva tranquillamente, la testa appoggiata alla sua spalla
e il braccio aggrappato al suo torso esile, cui era aggrappata come
se fosse un'ancora di salvezza.
Non riuscì a frenare l'istinto
di passare una mano fra quella massa folta di capelli corvini e,
qualche minuto dopo che lui aveva iniziato ad accarezzarle piano la
testa, la ragazza aprì gli occhi, sorridendo non appena
incontrò il suo sguardo amorevole.
“Hey!- lo salutò, gli occhi
ancora velati da un leggero strato di stanchezza- Sai che sei meglio
di un sonnifero?”
“Niente incubi?” domandò,
felice che non ne avesse avuti.
Alaska scosse piano la testa,
sorridendo “Ho dormito come una bambina. Sai che parli nel
sonno?”
Spencer aggrottò la fronte
“Davvero?Che ho detto?”
“Gli elefanti in cucina stanno
prendendo tutto il caffè.- citò, imitando la voce
del
ragazzo, prima di interrompersi per sporgersi verso le sue labbra e
lasciargli un bacio delicato- Sembrava molto importante.”
Reid rise “Davvero ho detto questo?”
“Mmm.” confermò Alaska,
prima di allungare il collo verso di lui e lasciargli un bacio
languido sulle labbra.
Lui rispose al bacio, mentre il suo
profumo leggero gli entrava dritto nel cervello stordendolo.
“Alaska?” riuscì a mormorare
dopo svariati minuti, mentre lei continuava a baciargli gli zigomi,
la linea della mascella e il collo.
“Uh?”
“Forse dovremmo...- gli costò
molto dirlo: tutto quello che avrebbe desiderato era starsene
lì
a baciarla per l'intera giornata- devo essere a Quantico fra un po' e
tu hai la lezione con Davon...”
“Ma non voglio andare a lezione
oggi!- si lamentò Ross, tirandosi la coperta leggera sopra
la
testa e sprofondando nei cuscini del divano- La lezione che ho
preparato per Davon è troppo cruenta. Le reclute si
sentiranno
male e io non voglio essere là quando
accadrà.”
“Quando dici male intendi...”
azzardò Spencer, storcendo il naso.
“Che verrò a conoscenza della
loro colazione.” sbuffò la ragazza, la voce che
usciva
ovattata dal suo nascondiglio.
“Ma il dottor Stein non si arrabbierà
se non ti presenti?”
Il volto di Alaska spuntò dalla
coperta, con un sorriso birichino a decorarlo “Posso dirgli
che
sono in stato di fermo trattenuta da un agente dell'FBI.”
“Non sarebbe nemmeno una bugia...-
sorrise Spencer- Ma anche io devo andare a Quantico e non posso
proprio starmene a casa...”
Alaska annuì mentre lo vedeva
alzarsi e raccogliere i propri vestiti. Ogni tanto trovava qualcuno
dei suoi e glieli porgeva gentilmente, con il sorriso più
dolce che lei avesse mai visto sulle labbra.
“Vuoi restare qui per un po' e fare
una doccia?” le propose, quando ormai erano tutti e due
pronti in
cucina e sorseggiavano piano una tazza di caffè fumante.
“Forse è meglio che vada a
cambiarmi in albergo,- declinò l'inviti la ragazza, con tono
leggero- almeno pago la stanza per un motivo.”
“Quindi farai la lezione?” le
domandò ancora Spencer, pensando che così avrebbe
potuto vederla anche in giornata.
Gli occhi di Alaska brillarono di
felicità “Sì, ma per questo pomeriggio
ho altri
progetti.”
“Che cosa hai deciso di fare?”
chiese incuriosito, dopo che lei aveva fatto una chiamata per far
arrivare un taxi che la portasse al proprio hotel.
“La sorella maggiore.- rivelò
con un sorriso largo in volto- Porterò i miei fratellini e
un
gruppo dei loro amichetti allo Smithsonian Institution.”
“Sembra divertente.- commentò
Reid- Te la caverai con tutti quei ragazzini?”
“Certo che sì, sarà una
passeggiata. Ti porto un souvenir, ok?Magari uno di quegli Einstein
con la testa ballonzolante.” disse velocemente, con il suo
tono
usuale.
Spencer non potè fare a meno di
sorriderle “Non vedo l'ora di possederne uno.”
“Lo metterai sulla tua scrivania in
ufficio?” trillò felice Alaska.
“Certo.” rise, pensando a cosa ne
avrebbe detto Morgan.
“Così quando lo guarderai
penserai a me!” disse di nuovo, dandogli un bacio veloce
sulle
labbra.
Come se fosse possibile il contrario,
pensò. Ma ad alta voce sussurrò solo un
“Già...”
Si fissarono in silenzio per alcuni
istanti, senza dover dire niente.
“Sai, credo di amarti.” lo informò
con tono allegro Alaska.
Reid spalancò la bocca,
esterrefatto “Come?”
“Ti amo.” ripetè
l'antropologa con semplicemente.
“Beh, io...” non riuscì a
dire nient'altro. Non si sentiva pronto a pronunciare quelle
fatidiche parole.
“No, non dire niente.- lo ammonì Ross,
sorridendogli apertamente- Non voglio che tu ti senta obbligato a
dirmi qualcosa, lo farai quando sarai pronto.”
“Questo è il mio taxi.”
annunciò la ragazza, dopo aver sentito suonare il campanello
pochi secondi dopo.
Si alzò sulle punte e di slancio
diede un tenero bacio sulla bocca a Spencer, che se ne stava ancora
immobile e basito per la confessione di poco prima.
“Buon lavoro, dottor Reid.” lo
salutò gioviale, mentre usciva di corsa di casa.
Reid si riscosse in quel momento,
correndo velocemente per starle dietro.
“E se ti offrissi io la cena,
stasera?” le urlò dietro, seguendola sul
pianerottolo.
Alaska si fermò sulla rampa di
scale e gli rivolse un sorriso amorevole “Speravo che me lo
chiedessi.”
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Finalmente qualcosa di concreto fra Alaska e Reid!Spero che la scena lovvosa vi sia piaciuta, ci ho messo un pò a scriverla e questo capitolo alla fine esiste solo al fine di questo episodio...Che ne pensate?Oramai manca solo un breve epilogo e poi ci sarà il sequel del sequel, come avevo già annunciato! Scusate se sono un pò stringata oggi ma devo scappare!Fatemi sapere che pensate di questo capitolo!Kisses JoJo
Luna Viola : Ahahah!Thank, direi che il sequel quindi ci sta di rigore!Che ne pensi di questo chap e dell'evoluzione della storia fra reid e alaska?fammelo sapere!Besos !
dizzyreads : Hey!Sono happy che il capitolo ti sia piaciuto!Fammi sapere che ne pensi anche di questo e dell'evoluzione della storia fra i due giovincelli!Besos!