Ringrazio con tutta me stessa
Tuccin, Ray08, Melanyholland per le loro onnipresenti recensioni,
Honest e Fiby Cullenina per aver deciso di
commentare!
Grazie infinite!
Grazie inoltre a chi ha letto, messo tra le seguite o preferite.
Mi scuso per il ritardo, ma mi sono rilassata molto in vacanza!
Questo capitolo è nel pc, pronto da un bel po’
di tempo e non l’ho riletto.
Se trovate incongruenze, sarò lieta di modificare…
Buona lettura!
Atto Quarto
~
Dov’è Chuck Bass?
«Tesoro, esistono due tipi di donne al mondo: quelle che
vengono a letto con me e quelle che non lo fanno. Ora, dato che tu fai parte
della seconda categoria, vedi di toglierti dai piedi. Sono occupato».
Ma Blair rimane imperterrita a
fissarmi, come se avessi appena parlato della situazione atmosferica. Mi sorride
innocentemente.
Non muovo un muscolo, per nulla
intenzionato a cedere così facilmente ai suoi capricci. Non l’avrà vinta,
questa volta, e non importa che si chiami Blair
Waldorf.
Sostiene il mio sguardo, ancora, con
quel sorrisetto irritante stampato in volto.
«Che succede, Chuck?»
Cristal appare alle mie spalle,
circondandomi la vita con le braccia, e appoggiando il mento sulla mia spalla.
Indossa solo la mia maglia, larghissima, che le accarezza i fianchi rendendola
decisamente sexy. Lancio un’occhiata significativa a Blair per farle capire che
deve sloggiare e, nello stesso momento, mi accorgo dell’espressione infastidita
e amareggiata che le è apparsa sul volto.
La mia insofferenza si trasforma in un
sorriso compiaciuto. Avvicino la bocca alle labbra carnose di Cristal e le
assaggio con trasporto, senza curarmi degli occhi di Blair puntati su di noi.
«Non ti preoccupare, tesoro», le rispondo, sottolineando
l’uso della stessa parola con cui ho chiamato Blair prima. «Questa ragazza
stava andando via».
«Veramente,
mio caro Chuck Bass, ho tutte le intenzioni di restare».
Mi giro verso Blair e scopro, con
enorme soddisfazione, che è sul piede di guerra; riconosco lo sguardo
accigliato e acuto, le labbra strette, il respiro frammentato.
Cristal la osserva dall’alto al basso
con fastidio. Ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Blair le punta gli
occhi addosso, furiosa.
«E comunque, io non sono questa ragazza! Io sono Blair Waldorf! Chiaro!?
E ora, razza di una prostituta, vedi di evaporare all’istante, o ti cavo quei
begli occhietti che hai in faccia!»
Mi mordo la lingua, temendo la reazione
di Cristal, che invece non arriva.
La guardo sorpreso, ma vedo che sta
fissando me, incurante della ragazzina irritata che la fulmina con occhiate
eloquenti. Alza un sopracciglio in una domanda implicita e io rispondo
scrollando le spalle e ridacchiando.
«Mi dispiace».
Cristal fa un passo indietro, afferra le sue cosa accatastate di fianco al divano, comprese un
paio di mutande trasparenti che sembrano scandalizzare Blair, e torna accanto a
me. Mi bacia sulla bocca, dando le spalle all’intrusa.
«Ci vediamo presto,
Chuck Bass».
La osservo andarsene e indugio con
sguardo lascivo sulle sue gambe mozzafiato.
Quando torno a rivolgermi a Blair, lei
è sparita. Guardo per un istante il punto in cui era un secondo fa e poi alzo
le sopracciglia, ritornando nell’appartamento e chiudendo la porta dietro di
me.
«Pazzesco. Non c’è più rispetto in questo mondo!
Perfino le puttane si permettono di rispondere!»
Blair sta trafficando arrabbiata in
mezzo alla stanza, spostando dal divano i miei vestiti spiegazzati. Quando
trova il preservativo usato sulla coperta, strilla e fa un salto indietro.
«Bass!!»
La ignoro, nascondendomi di fianco alla
porta e mi godo l’immagine di Blair che esprime il suo disgusto con
un’espressione incredibilmente comica. Alla fine si decide, prende il
preservativo con due dita, tenendolo il più lontano possibile da sé e storcendo
il naso per il ribrezzo, e attraversa la stanza fino a raggiungere il cestino.
Con il piede fa scattare il coperchio e lo getta dentro.
Subito osserva le tracce rimaste sul
suo dito e si tappa la bocca con l’altra mano, come se stesse per vomitare.
Corre in bagno e sento scorrere tanta acqua da poter lavare venti persone. Rido
e mi sposto sul divano, buttando per terra le ultime cose rimaste; poi mi ci
corico, afferrando distratto il mio Martini appoggiato sul tavolino.
Non ho così tanta voglia di alcool
questa sera. Ho già consumato il mio pasto
e per ora sono sazio; non ho bisogno di altro. E la mia malinconia se n’è
andata.
Non so se sia merito del sesso o di
Blair Waldorf e della sua assurda scenata.
Un sorriso mi sorge spontaneo ancora
una volta, al ricordo della sfuriata; darei qualunque cosa per rivederla in azione.
Ma per mia fortuna, non ha ancora
finito di sfogarsi.
Quando esce dal bagno, lavata dalla
spalla alla punta dell’ultimo dito, la guardo sconvolto, trattenendo una
risata.
«Dimmi che sei caduta, ti prego».
Lei fa una smorfia e si scrolla di
dosso l’acqua schizzandomi.
«Se tu non avessi lasciato il tuo…coso sul divano, non mi sarei dovuta
fare la doccia!»
«Blair», rispondo, sorridendo. «Era un preservativo,
non una sostanza velenosa. E comunque, non prendere tanto in odio le mie sostanze, perché presto ti toccherà
assaggiarle…»
Aspiro il Martini, senza motivo, e
osservo soddisfatto Blair impallidire.
Fa un respiro profondo e assottiglia lo
sguardo, riservandomi in esclusiva il suo odio profondo.
«Non vincerai,
Bass. Nemmeno se Dio in persona tifasse per te».
«Wow!». La guardo ammirato e lei
incrocia le braccia. «Ora arriviamo anche alla
blasfemia! Questo dimostra che non sei la ragazza perfetta che vuoi far
credere…»
«Chuck Bass. Tu non hai ancora capito
di cos’è capace Blair Waldorf».
Mi ritrovo a roteare gli occhi, stanco delle sue allusioni.
«Perché non mi dici semplicemente cosa
ti frulla in quella testolina?»
«Perché», risponde avvicinandosi, con
un sorriso forzato. «Rovinerei tutto. E io voglio che
per te sia una meravigliosa sorpresa!»
Sospiro e mi alzo dal divano,
offrendole il mio Martini. Stranamente lo accetta.
«Tesoro, che ne dici se invece della
sorpresa, non mi fai un bel regalo stasera?»
Le appoggio le mani sui fianchi, pronto
a resistere ad una sua protesta. Ma lei si adagia tra le mie braccia e mi
lascia fare.
Avvicino le labbra alle sue.
«Accetti?»
Blair ride, scoprendo il mio gioco. So
benissimo che non cadrà nelle mie trappole; il sesso non la distrae come fa con
me. E nemmeno i miei tocchi estremamente seducenti. È l’unica capace di resistere;
lo accetto, anche se è molto irritante.
Alzo le braccia e mi arrendo, non prima
di averle baciato il collo. Faccio appena in tempo a ripararmi da un pugno
diretto alla mia testa.
«Uh…aggressiva…»
Alza gli occhi. «Ti prego,
Bass»
«Di cosa?»
«Di smetterla. È inutile: io non cedo facilmente come
te».
Mi fa l’occhiolino e mi abbandona in
piedi come un idiota, andando a sedersi sul tavolo. Giocherella distrattamente
con una ciocca dei capelli e dondola le gambe avanti e indietro, come una
bambina piccola, senza smettere di guardarmi.
«Va bene», le concedo. «La smetto».
«Oh, finalmente!», commenta
compiaciuta.
«Sì, sì, ok», chiudo. «Ora vuoi dirmi a
cosa devo questa piacevole visita?»
«Uhm», mormora, facendosi pensierosa.
«Veramente…non saprei…»
Figurati. Blair Waldorf non verrebbe
mai a trovare Chuck Bass senza un motivo. Certo, mi renderebbe felice una
semplice visita di piacere…Ma so che
lei non lo farebbe mai. Tanto più che mi ha appena dimostrato che le mie
carezze non le fanno alcun effetto.
«Waldorf»,
insisto.
«E va bene», si arrende, non senza un
certo piacere.
Scende dal tavolo, ancora tormentandosi
i capelli e mi arriva a pochi centimetri di distanza. «Ecco, volevo solo
comunicarti il nome della mia…vittima».
«Cosa?»
Alza le spalle. «Non
mi hai chiesto chi fosse, così ho pensato di venirtelo a riferire di persona;
non voglio giocare scorretto. Dovresti conoscere il mio bersaglio».
Sospiro rumorosamente, guardandola
storto.
«Sei venuta
fin qui solo per dirmi chi sarà la tua vittima?»
«Certo», mi assicura. «Ti interesserà,
fidati».
«Va bene. Dimmi».
«Eh, no, Bass», mi blocca, scuotendo
l’indice davanti ai miei occhi. «Ho due notizie per te: vuoi la buona o la
cattiva?»
«Waldorf, per favore…»
«Sono seria».
Ma vedo benissimo che si sta
trattenendo dal ridere.
Chiudo gli occhi e mi passo una mano
sulla fronte.
«La buona».
«Fantastico!», esulta.
«Sì, brava. E adesso dimmi».
Blair mi guarda intensamente,
pronunciando le parole ad un soffio da me.
«La mia vittima sarà una persona che
conosci bene».
«Ovvero?»
«Nate
Archibald».
Spalanco gli occhi e sento una fitta
allo stomaco.
Blair vuole perdere la verginità con
Nate? Sta scherzando. Deve scherzare,
non c’è altra spiegazione. Non riesco a rispondere; per un momento non posso
far altro che restare immobile di fronte a lei.
Blair sorride, facendomi di nuovo
l’occhiolino e battendomi la mano su una guancia, affettuosamente.
«Non sei contento, Bass? Nate, il tuo amico».
Prende la sua borsa all’improvviso e
raggiunge la porta a grandi falcate soddisfatte: esattamente come il giorno
prima. Poi, proprio come da copione, apre la porta e si volta verso di me.
«Non vuoi sapere la cattiva notizia?»
Non le rispondo, ancora troppo sorpreso
dalla rivelazione.
«Oh, beh, chi tace acconsente»,
prosegue. «Mio
caro Bass, Jenny Humphrey è bloccata in casa per i prossimi dieci giorni.
Cosa che Dan Humphrey si occuperà di controllare con i suoi occhi».
Saluta con la mano e sparisce oltre la
porta.
La sua voce mi giunge ovattata dal
corridoio.
«Buonanotte, Bass!»
~
«Chuck! Che ci fai qui?»
La voce di Jenny mi raggiunge appena
percettibile. Alzo gli occhi e sorrido in direzione del suo viso, illuminato
fiocamente dalla luce della luna. Fa estremamente freddo, ma so di non avere
altra possibilità che questa.
«Ciao J…», mormoro, con tutta la
dolcezza di cui riesco a rivestire le mie parole.
Lei sembra vacillare, piega gli angoli
della bocca in una strana smorfia imbarazzata, lanciandomi un’occhiata
dall’alto del balcone.
«Pensavo che Brooklyn fosse zona
off-limits per te».
Sbuffo, sforzandomi di apparire
divertito, e continuo a guardarla.
«Ci sono già venuto, con te. E comunque farei qualunque cosa per vederti: ora ne hai le
prove…»
Jenny sussulta alle mie parole, i suoi
occhi chiari si allargano nello stupore.
«Chuck…»
E alle mie orecchie esperte, il nome
arriva quasi come un gemito di desiderio. Sento intensamente che vorrebbe
posare le labbra sulle mie, mordermi e possedermi. Il gioco è fatto.
«J, vieni giù», la prego.
La luce la rende un istante più chiara, la sua espressione si fa corrucciata e scura.
Una sua mano le raggiunge i capelli e
li scompiglia nervosamente.
«Chuck, come faccio?»
Jenny ormai è soltanto più una
ragazzina disperata, che smania per stare
con il suo ragazzo e non può, a causa di suo fratello. È molto immatura,
troppo giovane per riuscire ad intuire i trucchi di un seduttore esperto come
me, ma anche troppo innocente per essere violata. La mia decisione si incrina
per un attimo. Voglio davvero rovinarla così? La sua prima volta le ricorderà
soltanto dolore e disperazione, sarà un miscuglio indistinto di tradimento,
abbandono e crudeltà che la porterà al folle terrore di ripetere l’esperienza.
Non si fiderà più; resterà irrimediabilmente scottata.
È davvero questo che voglio?
L’immagine di Blair si sostituisce per
un momento a quella della piccola Humphrey. Se si
trattasse di lei, saprei con sicurezza cosa fare. Non la toccherei con un dito. È sacra, inviolabile se non per sua
volontà, pura, intatta. Non oserei nemmeno avvicinarmi.
E ora sta per perdere la verginità con
Nate Archibald, il mio migliore amico, il suo ex-ragazzo. È stata la mia
clausola extra a spingerla a questa decisione assurda; il suo orgoglio ha fatto
il resto. Ma come si ricorderà la sua prima volta? Anche per lei sarà solamente
un incubo confuso e doloroso di crudeltà e rimorsi.
Se volessi, potrei ancora fermarmi.
Ma io sono Chuck Bass. E quando Chuck Bass ha perso una scommessa? Quando
Chuck Bass ha ceduto di fronte ad una sfida, mosso dalla pietà?
«Scendi giù, non fare rumore e nessuno
si accorgerà di nulla».
Nessuno, ripeto a me stesso. Nessuno si accorgerà di nulla. Ma so che è una bugia rivolta più a
me stesso che a lei. Non sarà qualcosa che potremo cancellare, né io né lei.
Rimarrà scolpito nella coscienza e nella memoria di entrambi, tormentandoci,
sebbene diversamente, per il resto della nostra vita.
Forse.
Chiudo gli occhi e mi massaggio le
palpebre, tentando di riprendere la concentrazione.
È tutta opera di Blair; la sua
scommessa mi dà alla testa. La sua presenza mi confonde e mi cambia.
«Arrivo».
Il suo sospiro sottintende più cose di
quelle che voglia farmi capire.
Ma io capisco. È una bambina; è ancora
una bambina. E ha paura.
Pochi minuti dopo la porta del piccolo
edificio di Brooklyn si apre. Jenny fa scattare la serratura e mi si avvicina a
passi corti e ad andatura veloce. Inciampa ad ogni irregolarità del terreno,
come un cerbiatto inesperto. Rimango a guardarla con una strana sensazione alla
bocca dello stomaco.
Appena a pochi passi da me si getta tra
le mie braccia; nella sua stretta avverto un bisogno di sicurezza che mi
destabilizza. Si scosta non appena mi irrigidisco, ma non smette di chiedere,
con quegli occhi stretti dalla paura. E non riesco a risponderle; il vero Chuck
Bass si nasconde, palpita al di sotto dei vestiti scuri per chiedere di essere
lasciato in pace. C’è qualcosa di nuovo.
«Dove vuoi andare?», le domando con un
sorriso.
Jenny risponde al
sorriso imbarazzata, ma la sicurezza sembra riavvolgerla all’improvviso.
I suoi occhi si fanno meno sospettosi, i suoi lineamenti più distesi.
«Pensavo avessi qualche idea».
Alzo le spalle. «In
effetti dovrei. Per il momento, suggerisco di allontanarci da casa tua».
Lei ride, piano, e annuisce,
afferrandomi il braccio all’improvviso.
Quello strano contatto mi stupisce. Gli
angoli della mia bocca si piegano leggermente, senza preavviso, come se questa
situazione compromettente mi facesse quasi piacere.
Jenny Humphrey è piccola: innocente e
pura come una bambina. E non posso fare a meno di pensare che, per uno come me, disilluso, infelice e crudele fino al midollo,
la compagnia di una come lei sia un balsamo lenitivo. Percepisco vecchie ferite
fare improvvisamente meno male, condanne terribili sembrare contrattabili.
Forse ho una possibilità.
Quando passiamo davanti alla mia
limousine, parcheggiata solo qualche decina di metri più avanti, sento lo
stomaco stringersi e la gola bruciare. Osservo Jenny chiacchierare concitata e
le sue guance, anche se al buio, tingersi di un delizioso rosso. È una bambina,
solo una bambina.
Il mio sguardo incrocia quello del mio
autista, ma è solo un attimo.
Sena esitazione, procedo come se nulla
fosse, oltrepassando la macchina e proseguendo a passo spedito lungo la strada.
Jenny parla ancora, stringendo il mio braccio con foga, come se fosse la sua
ancora di salvezza e sbattendo le palpebre ogni tanto, con gli occhi che le
sorridono.
È uno spettacolo di incredibile
purezza, come non mi capitava di vedere da tempo.
Io sono Chuck Bass. Che sia questa la mia cura?
~
[Blair’s POV]
Il viso di Chuck ha qualcosa di strano,
questa mattina. Ogni tanto si piega in una strana smorfia, a metà tra il dolore
e il piacere, che non riesco a definire. Non capisco cosa gli sia successo; ma sembra
una persona completamente diversa da quella che ho abbandonato ieri sera,
sconvolta, nella stanza d’hotel.
Non credo si tratti di Jenny Humphrey,
non potrebbe influenzarlo così tanto. Forse la preoccupazione di perdere la
scommessa? Questo sarebbe già più plausibile. O magari ha avuto qualche
problema con quella sgualdrina che ho cacciato dalla sua stanza: in questo caso
non mi sentirei per nulla in colpa. È lui che si va a cercare ogni pretesto per
cacciarsi nei guai, compreso andare a letto con donne che si fanno pagare.
Il disappunto che sta nascendo in me si
fa insostenibile, perciò decido di distrarmi.
«Allora, Bass?»
Alza gli occhi su di me, ma non
risponde. Nel suo sguardo leggo una sorta di smarrimento che mi sorprende. Non
avrei mai creduto possibili certi sentimenti per Chuck Bass.
Sembra accorgersi della mia occhiata
stranita, perché si riscuote e torna quello di sempre.
«Waldorf?»
«Mi chiedevo cosa ti rendesse così
strano…»
Scrolla le spalle. «Non sono diverso
dal solito».
«Certo, Bass. E io sono Cenerentola».
All’improvviso nei suoi occhi vedo
brillare la consueta luce ironica.
«In effetti
non mi dispiacerebbe se lo fossi, Waldorf. Potrei sfruttarti come fanno le
sorellastre. O magari anche peggio… Per esempio, che ne dici di-?»
«Bass, ti prego!», lo interrompo,
scandalizzata.
«Non ti piace l’idea?»
«No. E non ci pensare mai più».
«Questo non te lo posso promettere. L’immagine di te
vestita di stracci mi eccita…»
«Bass!»
Il suo sorriso soddisfatto si allarga,
diventando quasi provocante.
Cancello il pensiero non appena mi
attraversa la mente, ma non posso impedire ai miei occhi di scivolare sulle sue
labbra e, prevedibilmente, lui se ne accorge.
Si avvicina al mio viso, afferrandomi i
polsi, e continua a fissarmi intensamente, sussurrando le parole come se avesse
paura di consumarle, in un modo maledettamente seducente.
«Vuoi sapere cosa si prova?»
«Che..?»
«Dimmi che non lo vuoi».
Deglutisco, senza riuscire a liberarmi
dalla sua stretta. Senza nemmeno provarci, ad essere sinceri. Non rispondo: non
sono in grado di rispondere.
«Dimmi che non vuoi assaggiarmi. Che non vuoi sapere
cosa si prova ad essere toccati, amati, da me…»
Le sue mani scivolano dai miei polsi ai
fianchi, salendo pericolosamente verso il mio seno. Siamo in mezzo alla strada,
ma non potrebbe importarmi di meno in questo momento. Il mio corpo risponde per
me, il mio respiro si fa accelerato.
«Dimmi che non mi vuoi e io annullo la scommessa. Qui.
In questo istante».
Le mie labbra si muovono, ma non riesco
a pronunciare una sola parola.
I suoi occhi scuri sono puntati nei
miei ed è come se mi inchiodassero al silenzio, come se mi costringessero a
rivalutare tutte le mie convinzioni. È frustrante. Frustrante, ma terribilmente
eccitante.
E così come sono arrivate, le sue mani
si staccano all’improvviso e Chuck Bass si allontana da me, con un sorriso di
scherno stampato in faccia.
«Però, Waldorf, finalmente sono
riuscito a zittirti».
Rispondo con una smorfia sprezzante, ma
sono ancora troppo confusa per rispondere.
«Non eri tu quella che non cadeva nelle
mie trappole?»
Il mio cervello si ribella a quelle
parole, insieme al poco orgoglio che ancora mi rimane.
«Non voglio abbandonare la scommessa. E sono disposta a
tutto pur di vincere, Bass».
Chuck esita, quasi sorpreso. Ma il suo
sorriso assume una sfumatura crudele.
«Ho già vinto», mormora.
Spalanco gli occhi, incapace di reagire
diversamente.
Chuck ha..?
Jenny Humphrey ha davvero ceduto a lui? Ma quando? Come? E Dan Humphrey?
Perché non me l’ha detto prima?
«Tu hai..?»
«Jenny ha ceduto».
Le labbra di Chuck si muovono attente,
misurate, come se non volesse sforzarsi.
La sua espressione è sporca, cattiva.
Non lo riconosco.
«Non è vero».
Sa quasi di disperazione, la mia
risposta.
«Oh sì che è vero», risponde. «E ora smettila di fare la brava ragazza. Vai a letto con
Nate. Era quello che volevi fin dall’inizio, no? Hai perso. Fai quello che vuoi».
Chuck mi volta le spalle e si
allontana, senza ascoltare la mia risposta.
Non ha accennato alla clausola extra della
nostra scommessa. Né al premio stabilito all’inizio.
Ma questo non è lui.
Dov’è
Chuck Bass?
---
NdA:
Blair ha finalmente rivelato il nome
della sua vittima: Nate Archibald! Sembra essere decisa a perdere la verginità
con il bel ragazzo dell’Upper East Side. Ma cosa si nasconde dietro tutta la
sua sicurezza? Chuck sembra cambiare ancora, più che nel capitolo precedente.
All’improvviso è mosso a compassione per qualcuno – cosa inaudita per uno come lui – e addirittura prova piacere nella compagnia
di una bambina innocente di Brooklyn. Quando l’abbiamo lasciato con lei,
sembrava deciso a non violare la sua purezza; che abbia cambiato idea? Davvero
è riuscito a portarsi a letto Jenny Humphrey? Cosa si cela dietro la sua
improvvisa crudele freddezza?
Al prossimo capitolo per le risposte!
Spero vi sia piaciuto. A presto,
Allis.