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Autore: DasIstGelogen    20/08/2010    4 recensioni
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Rinoa81, assistente amministratrice.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sta uscendo veramente una chiavica ._____.

 

L'omone dalla maglietta nera mi spingeva verso un corridoio dai muri bianchi. Un ospedale sarebbe stato di gran lunga più colorato di quel posto.

Si ferma davanti una porta, bianca, con su un foglio, bianco.

'Zimmer 483. Bill ;D'

Guardo il biglietto. Poi l'omone.

-Complimenti per la fantasia. Davvero. Senti, vorrei crederti davvero. Non mi farebbe per niente schifo conoscere Bill Kaulitz, ma sai... non voglio perdere tempo con un Fake che si diverte ad attaccare un foglio bianco, su una porta bianca in un corridoio bianco. Anche mia nonna avrebbe trovato questa cosa della stanza 483 leggermente ridicola. Ora, io esco da qui e vado a casa a piangere per la fine del concerto. Come qualsiasi ragazza.- Sorrisi e girai i tacchi. Poi mi voltai. Ancora non avevo finito la mia uscita ad effetto.

La porta si era aperta.

Abiti neri. Scarpe nere (con tacco)... è una ragazza allora!  Pantaloni neri. Stretti. Maglia nera. Stretta. Guarda te sta tipa. Manco un filo di ciccia.

Il collo... il mento... un piccolo neo sotto il mento... le labbra. Perfette nella loro linea perfetta.

E' una ragazza.

Il naso...

Oddio non è una ragazza.

Gli occhi color nocciola finiscono di contornare il suo volto perfetto.

Oddio non è una ragazza.

Lo guardai ancora. I capelli erano abbassati come se fossero raccolti in una coda.

-Oddio. Oh mio Dio. Oh mio Dio Bill Kaulitz.-

Mi guardò sorridendo. Spostò piano Tobi. Le sue mani erano virili, tranne le unghie. Troppo curate per essere quelle di un uomo.

No, non è proprio una ragazza.

Il cervello cominciò ad annebbiarsi. Avevo paura della reazione che avrei avuto. Ma forse quello che doveva avere paura era lui. Standomi vicino la sua salute (mentale e fisica) era a serio pericolo.

Tese la sua mano destra verso di me. Non so per quale motivo ci riuscii, ma allungai la mia mano e la portai verso la sua.

Poi non fui più in grado di muovermi. Prese la mia mano nella sua e la strinse senza troppa forza. Poi sorrise ancora.

-Io sono Bill. Qual è il tuo nome?-

Ti prego, Liz. Non abbandonarmi adesso. Metti all'opera la conoscenza del tuo tedesco. Dai, puoi farcela.

-Io, mi chiamo Lisa, ma...ma chiamami Liz.- Un po' in ritardo, il cervello mandò l'impulso alla mano di stringere la sua, ma mi trovai a prendere l'aria fra le dita. Guardai il mio braccio: era steso lungo il fianco destro.

Ok, Liz. Respira. Hai già perso il controllo del tuo corpo. Controlla la mente, Liz, controlla la mente.

-Bene Liz. Ti va di entrare? Mi farebbe piacere conoscerti.- Mi sorrise.

Io sbiancai. Poi le mie gambe cominciarono a muoversi... le gambe. Non i piedi.

Il piede destro inciampò nel sinistro e mi ritrovai decisamente con la faccia spalmata sul pavimento.

-Aia.-

  
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