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Autore: elyxyz    20/08/2010    32 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Chiedo scusa, avevo promesso un postaggio in tempi più brevi, ma – come ho spiegato a diverse persone – ho dei problemi col pc in questi giorni (mi sta facendo impazzire

Chiedo scusa, avevo promesso un postaggio in tempi più brevi, ma – come ho spiegato a diverse persone – ho dei problemi col pc in questi giorni (mi sta facendo impazzire! >__<) e non sempre posso usufruire di un altro con cui lavorare. Il capitolo era pronto ma andava sistemato.

 

Note: il seguente scritto inizia a contenere lievi (e confusi XD) riferimenti slash; più avanti si avrà lo slash più definito.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Grazie di tutte le recensioni ricevute. *inchin* Spero che la storia rimanga all’altezza delle vostre aspettative!

Vorrei dedicarla a quelle persone che hanno recensito il precedente capitolo:

Damis, Yuki Eiri Sensei, bilancina92, _Saruwatari_, Aleinad, lynch, Rozalia, Dasey91, LaTuM, Tao, Orchidea Rosa, chibimayu, GiulyB, _ichigo85_, mindyxx, saisai_girl, bollicina, Benzina e angela90.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XXIII           

 

 

“Un’ultima volta e ci siamo!” la incoraggiò Merlin, dopo un tempo che ad Arthur parve infinito.

 

Lui se n’era rimasto, in religioso silenzio, accucciato accanto al letto a farsi torturare le mani da Suzanne – sperava ardentemente che quella sofferenza potesse essere già inclusa nel rito di espiazione, ma ne dubitava fortemente – fintanto che Linette continuava a strepitare ordini e incitamenti.

 

“Eccola!” gridò finalmente la sua valletta, facendo comparire da sotto le gonne di Suzanne un fagottino insanguinato e molliccio. “E’ una bimba!”

 

La curiosità del principe ebbe la meglio sulla sua reticenza e anch’egli allungò il collo verso la creaturina.

 

“Arthur!” lo chiamò allora Lin, dimentica dell’etichetta. “Bisogna tagliare il cordone!” lo avvertì. “Il vostro coltello da caccia, mettetelo fra le braci per cauterizzare la ferita! Siate celere!”

 

L’erede al trono scattò in piedi e fece quanto richiesto all’istante, il problema si presentò nel momento in cui volle passare l’arma alla fanciulla affinché recidesse il cordiglio.

 

“Le mie mani sono occupate!” gli appuntò Merlin, indicando l’esserino. “Forza! Non c’è tempo! Tagliate a circa tre pollici dal corpo!”

 

Il principe strinse la mascella e fece quanto richiesto. Un istante dopo, Linette gli stava mettendo sotto al naso la bambina.

 

“Prendetela, fatela piangere!” l’incalzò. “Io devo occuparmi di Suzanne!”

 

Sua Maestà non ebbe il tempo di adagiarsi nel panico e sollevò bruscamente la bimba verso l’alto, all’altezza dei propri occhi.

“Ti ordino di piangere!” tuonò imperioso.

 

E il primo vagito della creatura saturò l’aria della stanza.

 

Il principe si girò verso le due donne, sorridendo altezzoso. “Visto?, lei sì che mi ubbidisce!”

Ma non attese risposta che non sarebbe arrivata. Con delicatezza posò la neonata sopra una delle stoffe che si era procurato, avvolgendola piano, e consegnandola infine alla madre che scoppiò a piangere appena la ebbe tra le braccia.

 

Anche lui e Linette si scambiarono un lungo sguardo, felici che, in quell’avventura, il peggio sembrasse passato.

 

Tuttavia, annuendo alle rispettive mani insanguinate, la sua valletta gli fece notare che non potevano lasciare le cose in tal maniera e si ridivisero nuovamente i compiti: mentre Lin ripuliva la neonata, egli andò a cercare nuova paglia asciutta per sostituire il materasso chiazzato di vermiglio.

Suzanne, d’altro canto, non versava in condizioni migliori.

 

“Pensate di poter reggere a questo?” lo sfidò Merlin, accennando alla scena insanguinata da rigovernare.

 

“Suvvia!, ho visto di peggio in guerra!” si finse spavaldo l’altro, senza tuttavia voler toccare alcunché. Fu perciò ben lieto di occuparsi del fieno piuttosto che delle coltri impure.

 

“Dovrò digiunare e purificarmi, alla fine di tutto questo.” Brontolò, tetro.

 

Suzanne si scusò con lui, mortificata, in un’espressione che mal si addiceva alla gioia del momento.

Tuttavia egli, prima di sparire nel fienile, ebbe il fugace acume di rassicurarla, lasciando vagamente intendere che, piuttosto, se la sarebbe presa con il suo consorte, che si era dato alla macchia.

 

Al suo ritorno, la contadina si lasciò perciò prendere in braccio e, mentre il principe la sosteneva, la sua valletta sostituì il giaciglio insanguinato con nuova imbottitura e nuove lenzuola.

 

“Manca qualcosa, ma non ricordo cosa…” biascicò Merlin, sovrappensiero.

 

Giusto in quel mentre, fintanto che la riadagiava coi piedi sul pavimento, Arthur vide una cosa indicibile cadere a terra – fra le gambe della donna – schizzando liquido ovunque, e si coprì la bocca con una mano, per non vomitare.

 

“Ecco cosa!” gioì il servitore. “La placenta! Ora è tutto apposto.” Ma il nobile non lo udì, perché era già corso fuori dalla stanza andando verso il pozzo, ululando ossessivamente qualcosa come: “Sette abluzioni! Sette abluzioni!”

 

Le due donne lo osservarono attonite per qualche istante, eppure, quando capirono che non avrebbe compiuto nessun gesto estremo, ripresero quello che avevano interrotto.

 

Lo stregone, malgrado il disagio che andava a sommarsi a tutto il precedente, aiutò la puerpera a cambiarsi la veste, seguendo le indicazione che ella dava, e poi la fece riadagiare sul letto.

 

“Il principe è stato molto paziente con me…” sussurrò Suzanne, a quel punto.

 

Il principe è uno che voleva scappare a gambe levate!, pensò Merlin, invece.

“E’ compito dei cavalieri prestare soccorso alle dame in difficoltà.” Rispose, in modo politicamente corretto.

 

“Temo di averlo turbato varie volte, a partire da ciò che ha visto sotto alle mie gonne…” si confidò ella, da donna a donna.

 

Merlin sollevò un sopracciglio, come sempre faceva il suo mentore.

“Ha combattuto anche mostri più brutti, credo si riprenderà…

 

Ma la contadina lo guardò stralunata.

 

“Ah, non intendevo arrecarvi offesa!” si scusò, imbarazzato. “Era solo un modo per dirvi che lui è forte e coraggioso, sa affrontare le cose della vita…

 

Il forte e coraggioso Arthur ricapitò da loro solo quando le cose si erano fatte nuovamente presentabili e innocue.

Merlin, che ormai lo conosceva bene, sapeva che stava nascondendo l’imbarazzo cocente sotto quintali di baldanza e che, presto, avrebbero avuto l’onore di udire una qualche sua spacconeria, che ripristinasse il suo regale equilibrio interiore.

 

Alla fine dei conti, non ebbe molto da attendere.

 

“Avete già deciso come chiamarla?” chiese l’Asino Reale alla padrona di casa, annuendo alla volta della cesta dove la neonata riposava.

 

“Veramente no…” temporeggiò Suzanne. “Speravamo fosse un maschio…”

 

“Bene! In tal caso, bisogna provvedere all’istante!” si risolvette l’erede al trono, determinato a spuntarla. “Potresti chiamarla Arthuria, è un nome regale, sai?” Esclamò, orgoglioso.

 

La donna sgranò gli occhi sconvolta e Merlin fece una smorfia disgustata.

 

“Ehi, Suzanne, ti senti male?” Si preoccupò il principe, vedendo che non reagiva.

 

“Certo che si sente male!” intervenne Linette. “Con tutta la fatica che ha appena fatto, volete che dia a sua figlia un nome del genere?!

 

“Che cos’ha che non va?!” domandò il Babbeo, inalberandosi.

 

Il mago scosse il capo, rassegnato. “Lasciate perdere, vi prego.”

 

Lin! Non offendere il mio nome! E’ un nome importante e altisonante!”

 

Arthuria, sì. Come no?” ironizzò, facendogli il verso. “Sembra quasi l’indicazione di una regione!” osservò, sghignazzando: “Piacere, vengo da Arthuria!” motteggiò ghignando. Ma l’occhiata inceneritrice del suo padrone lo dissuase dal continuare, perciò si fece più ragionevole nelle sue obiezioni. “E poi magari suo marito, Sigmund, vorrebbe avere voce in capitolo!”

 

“Potrei dissuaderlo!” chiarì il cavaliere, facendo scattare la mano destra sull’elsa della spada, come chiaro avvertimento. “Arthuria è il nome che le spetta!”

 

“E allora, perché non Linette? E’ più dolce e femminile!”

 

Arthuria!” insistette il principe.

 

Linette!” Rimbeccò Merlin.

 

Arthu-!”

 

“Line-!”

 

Ar-!”

 

Lin-!”

 

“Mi piace!” s’intromise la mamma, accomodante. “Arlin, mi piace come suona. E’ gradevole.”

 

Le due facce della stessa medaglia si guardarono stupite, deponendo l’ascia di guerra.

 

Arlin.” Ripeté il nobile, soppesando sulla lingua il sapore del nome. “Non male.”

 

“Già!” concordò lo scudiero, sorridendo a tuttotondo e appressandosi all’umile culla. “Benvenuta, Arlin!”

 

 

***

 

 

Mentre la puerpera riposava meritatamente, appena fuori casa Merlin e Arthur si godevano l’agognata pace e il silenzio ritrovato.

 

“La sai una cosa?” esordì d’un tratto il principe.

 

“Cosa?”

 

“Questo… fatto mi fa passare la voglia di avere eredi!”

 

“Oh, sì, io mi voterò alla castità permanente! E comunque non invidio la poveretta che dovrà generarli con voi!

 

“Non imporrei mai alla donna che amo tutto quel dolore…” considerò il nobile, impressionato.

 

“Non ne vale la pena.”

 

“No, davvero. Non ne vale la pena.” Concordò, osservando il cammino del sole in cielo.

 

“Sire?”

 

Mh?”

 

“Ma voi dovete assicurare un erede ai Pendragon.” Gli rammentò il servo.

 

“E tu parli di castità perpetua solo perché non hai ancora conosciuto un uomo, altrimenti non rinunceresti ai piaceri così facilmente.”

 

Merlin arrossì suo malgrado. Ma non gliela diede vinta per principio.

“Io però ho comunque una scelta. Voi no.” Gli appuntò. “O vostro padre vi ucciderà con le sue mani!”

 

“Uh!” Arthur sbuffò dal naso, stando al gioco, e finse di pensarci su. “Potrei sempre abdicare!”

 

“Anche in quel caso, temo che il re non sarebbe affatto d’accordo…”

 

“Ci penserò a tempo debito…” concluse, stiracchiandosi pigramente.

 

Anche il valletto lo imitò. “Si sta facendo tardi!”

 

“Sette abluzioni, prima del vespro, per purificarmi!” borbottò allora l’aristocratico Babbeo, come se l’avesse ricordato solo in quel momento. “Sette, ne devo fare!”

 

“E se vi spingessi nel fiume sette volte, dite che è uguale?!” scherzò Merlin, per sdrammatizzare l’ansia dell’altro, chiedendosi se in realtà lui fosse esente dalla contaminazione, in quanto momentaneamente donna.

 

In quel momento, la bimba dentro l’abitazione si mise a frignare ed egli decise di andare a prenderla, per non svegliare Suzanne dal suo sacrosanto riposo.

 

Linette si riaccomodò al fianco del suo signore, con la bambina in braccio. La coccolò un po’, sotto lo sguardo prudente dell’altro, finché la piccina non si riaddormentò.

 

“Oggi ho rivalutato il lavoro di Gaius.” Considerò il mago, dando voce ai propri pensieri. “Di solito, passa il suo tempo a curare gente malata e sofferente, ma aiutare nel mettere al mondo una vita è tutta un’altra cosa!”

 

“Io l’ho invidiato.” Rispose invece l’erede al trono. “Per un sacco di tempo, l’ho invidiato.”

 

“Perché?” si ritrovò a chiedere il servo, sbirciandolo.

 

“Perché è l’ultima persona che mia madre ha visto prima di morire.”

 

“Non è vero.” Lo contraddisse lo scudiero. “Lei ha visto voi.” Merlin sentì Arthur fremere accanto a sé. “La sua ultima realtà siete stato voi.” Ripeté, per dargli la pace che tanto agognava. “Me l’ha raccontato il mio mentore.”

 

Il principe guardò Linette, con occhi lucidi e una strana gratitudine che non trovava parole.

Schiarendosi la voce, egli cercò un impegno, facendosi passare la neonata.

 

Compiendo quel movimento fra loro, la creaturina si ridestò, piagnucolando, ed egli la cullò piano.

 

Era così piccina che Arthur riusciva a tenerla quasi tutta in una mano.

Eppure era perfetta. Perfetta.

Aveva dieci ditini sulle manine e dieci nei piedini (Merlin li aveva contati tutti due volte per sicurezza, tanta era l’emozione).

Aveva un nasino a patatina semplicemente delizioso.

E due occhietti neri e illanguiditi dalle lacrime che ti catturavano dentro l’anima.

 

“E’ un raro privilegio aprire gli occhi e potere vedere me.” Disse, orgoglioso, il Nobile Somaro, fraintendo l’espressione assorta della neonata.

 

“Oh, sì.” Ironizzò lo stregone. “Io ho avuto quest’esaltante esperienza giusto stamattina! E posso confermarlo!” scherzò, fingendosi serio. “Ma, perché rimanga per l’appunto un raro privilegio, è bene che accada assai di rado – o anche mai! –, sicché da domani aspettate nuovamente che sia io a destare voi, non il contrario…

 

Il suo padrone, però, sembrava troppo assorto nella contemplazione della bambina, per dargli pienamente retta.

 

Arthur le accarezzò con un dito la testolina rosea.

Non ha capelli.” Constatò, come se le cose non tornassero.

 

“No, non ne ha.” Confermò il mago, sorridendo.

 

“Ma allora prima… cosa diavolo avevo intravi...?

 

Il servitore sfoderò un ghigno di derisione.

“Credetemi, è meglio non saperlo.”

 

Il principe allora boccheggiò, spalancando gli occhi.

E Merlin rise di lui.

 

Ma egli non ebbe modo di redarguirlo a dovere, perché fu disturbato da qualcos’altro, di più fastidioso.

“Mi sento tutto umido…” si lamentò, quindi.

 

“Anche io ho sudato parecchio, credetemi!”

 

“No, io…” borbottò allora, sollevando il fagottino dalle ginocchia.

 

Una considerevole chiazza scura si allargava dalla casacca ai pantaloni da caccia.

 

“Non le hai stretto le fasce!” lo accusò, fulminandolo, mentre Merlin scoppiava a ridere, cercando invano di trattenersi.

 

“Ecco cosa avevo scordato!”

 

“Mi ha fatto la pipì addosso!” si disgustò il futuro sovrano.

 

“Dite che vale come prima abluzione?!” lo canzonò allora il servo, allontanando se stesso e la neonata dalle ire del suo padrone.

 

Linette!” ruggì l’altro, ma ormai il danno era fatto.

 

 

***

 

 

Il tanto atteso marito arrivò a pomeriggio inoltrato, trascinando un recalcitrante mulo su cui stava seduta la nonna di Gaius.

Questa era l’impressione che ebbero Merlin e Arthur, vedendola.

Era piccola e gobba, col viso cartaimpecorito dalla vecchiaia.

 

L’arzilla vecchietta, tuttavia, aveva fatto subito il suo dovere e i necessari controlli, con un cipiglio pratico e sorprendente solerzia – esperienza datale dall’aver messo al mondo intere generazioni, si presumeva.

 

“Complimenti, ragazza!” si congratulò con Linette. “Se lo volessi, hai un futuro come levatrice.”

 

“Oh, no, vi ringrazio,” rifiutò Merlin, arrossendo. “Ho già un lavoro a tempo pieno. Mandare avanti Camelot consuma tutte le mie energie!

 

E il principe, credendo che lei scherzasse, rise di cuore, battendole amichevolmente una mano sulla spalla. “Certo, certo! E’ la paladina del regno!”

 

Ah!, se solo quell’Idiota coronato avesse saputo quant’era vero!, si rammaricò il mago, accettando gli elogi e i ringraziamenti del novello padre.

 

Alla fine, tanta era la sua gioia e le parole lusinghiere con cui era stato imbonito, che il principe non aveva avuto cuore di rimproverare l’uomo per il suo abissale ritardo.

 

Dovevano solo ringraziare che tutto si fosse svolto in modo liscio e senza complicazioni a cui non avrebbero saputo porre rimedio.

 

Accomiatandosi, Arthur aveva persino regalato alla coppia le cinque lepri che aveva catturato – perché festeggiassero il lieto evento – e ben cinque monete d’oro, affinché fossero di buon auspicio e l’inizio di una cospicua dote.

 

Quando i due si congedarono da lì, tutto era tornato a posto. Compresa la nuova vita, che ne aveva trovato uno, tutto suo, nel mondo.

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: Questo è uno dei capitoli che più mi piacciono dell’intera raccolta, spero sia altrettanto per voi.

Non entro nel campo delle procedure mediche, perché ho volutamente sorvolato su molti aspetti per non appesantire il racconto, ma ho visionato diversi filmati di parti: in alcuni fanno prima piangere il bimbo, e poi tagliano il cordone ombelicale; in altri succede l’esatto contrario.

Il cordone viene tagliato di norma a 7-10 cm dal corpo, stando a quando ho trovato nelle guide di neonatologia.

La scenata di Arthur, dopo aver visto l’espulsione della placenta, è un fatto di vita vissuta. Non mio, per fortuna. XD

Nel Medioevo (e anche molto prima e molto dopo) la scelta del nome del nascituro spettava rigorosamente al padre. Ma la piccola Arlin è il manifesto dell’amore Arlin, la loro figlioccia virtuale, perciò perdonatemi la licenza letteraria. XD

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Mi sono pentita di non avervi chiesto, alla fine del precedente capitolo, di scommettere, se volevate, sul sesso del bimbo. Sarebbe stato carino vedere se indovinavate! Oppure di esprimervi sul suggerimento del nome ^^. Ma ormai è tardi. Amen.

- Sì, concordo: “NOI SPERIAMO CHE CE LA CAVIAMO” è il sottotitolo perfetto di questa loro avventura! ^O^

- Caroline che partorisce anche lei? Oh, allora sì che ci sarebbe stato da divertirsi, quei due sarebbero morti per una crisi di nervi! (Beh, l’Asino di sicuro, Merlin non so… ^__=) Ma no, non sono così perfida…

- No, non lavoro in un reparto di ostetricia ^^’’ sono ferrata in materia, come dici tu, perché il mondo attorno a me ha deciso di riprodursi con un’impennata spaventosa: ho sei amiche che hanno partorito da poco o stanno per farlo (Leonardo nascerà fra 3 settimane! ^O^) e, mio malgrado, mi coinvolgono su ogni minimo particolare…

- Sì, Arthur è stato davvero un grande idiota a fare quella battuta sull’essere diversa da tutte le altre! U_U ma poi ha avuto il fatto suo! ^___^

- Carino, eh?, il principe che fa la Respirazione Lamaze con la nostra povera Suzanne!

- No, non vi dirò il nome della spada di Arthur. E’ ininfluente, ma forse un giorno arriverà Excalibur. Forse.

- C’è però da dire una cosa: per come la vedo io, il principe si stupisce che la mucca abbia un nome, in quanto mucca e animale ‘inferiore’, di poco valore; è cosa comune, invece, che i cavalieri dessero un nome alle loro spade e ai loro cavalli, fin dall’antichità, perché ritenuti animali sacri e degni di rispetto. La sua mentalità da principe è molto lontana dalla vita e dalle priorità contadine, tutto qui.

- Sono contenta che apprezziate la mia puntigliosità! ^^

- Ehm… io non sono responsabile dei pensieri sconci che fate leggendo i capitoli… aspettate almeno alla parte hot della fic, prima di darmi colpe che non ho! ^__=

- Non è che Merlin si diverta a comandare il Nobile Babbeo: semplicemente, la situazione è seria e drammatica e serviva qualcuno che prendesse in mano le redini della cosa: anche il nostro mago è spaventato e non sa bene che fare, ma dopo la crisi di nervi del principe, sa che non può permettersi di cedere e deve usare le maniere forti anche col suo signore per scuoterlo.

 

 

Facciamo il punto della situazione:

Il prossimo sarà un capitolo uhm… no, non è di passaggio… direi piuttosto che è di consolidamento.

Poi il nostro Merlin partirà per l’Oscuro Viaggio verso l’Antro del Girone Infernale del Ricamo (due capitoli) e poi sarà messo al corrente dello Spaventoso Mostro del Ciclo (due capitoli).

 

Eccovi l’anticipazione del prossimo:

La ragazza si accorse di essere entrata nelle grazie del principe il momento esatto in cui Arthur la rimproverò, per la prima volta, pronunciando Linette con la stessa particolare inflessione di voce con cui diceva Merlin.

Da quel giorno, aveva saputo che il suo periodo di prova era finito, benché nessuno gliel’avesse mai comunicato ufficialmente.

 

 

Un’ultima cosa: un grazie enorme a chi ha letto e commentato la mia prima fic Merlin AU “Appuntamento al Buio”, sono davvero contenta che vi sia piaciuta!

 

E un grazie di cuore a chi commenterà.

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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