IL CALABRONE
Dal punto di vista aerodinamico il calabrone non potrebbe volare…ma il calabrone non lo sa , perciò continua a volare
comunque…
21.30…
22.40…
23.15…
L’orologio scandiva le ore con un leggero ticchettio.
24.00…
1.40…
2.55…
I minuti trascorrevano lenti…
3.43…
4.36…
5.18…
…eppure colmi di frizzante
eccitazione.
Il ragazzo non si era assopito nemmeno per un istante
quella notte, eppure non poteva fare a meno di sorridere. Aveva sorriso così tanto che le mascelle gli dolevano, e soffocato così tante
risate di gioia che gli occhi erano divenuti lucidi e le guance si erano
colorate di rosso…
Dio… era felice. Esisteva un termine più chiaro e
cristallino di “felice”? Un termine più gioioso, elettrizzante, trasparente di
“felice”? Di certo se fosse esistito il ragazzo non
avrebbe esitato un solo istante ad usarlo. Si morse le labbra, reprimendo un
altro smagliante sorriso che rischiava di trasformarsi in una risata sguaiata.
Era sdraiato su quel letto da ore ed ore
ormai…ore insonni, eppure colme di sogni spensierati come nel miglior riposo.
Se si fosse trattenuto un’altra volta dallo scoppiare a ridere sarebbe esploso.
Con un balzo felino scese dal materasso, il sorriso
ancora ad illuminargli il volto. Raccolse distrattamente il
mantello dell’invisibilità raggomitolato in un angolo al suo fianco e in punta
di piedi si diresse verso l’uscita del dormitorio, pregando il cielo di non
andare ad immischiarsi in guai peggiori di una semplice astinenza da risa.
Reprimendo la voglia di correre il ragazzo percorse
i bui corridoi a passi lenti e misurati, evitando il minimo rumore. La stanza
non era oramai più tanto lontana…
Il giovane sorrise. Sorrise
anche quando urtò gli schinieri di un’armatura al suo fianco provocando un
acido frastuono…sorrise perfino quando inciampò nel
proprio mantello e rischiò di atterrare lungo disteso sul pavimento in marmo.
Non riusciva a trattenersi. Come si faceva a trattenere la felicità? Era
possibile? Lui non vi era mai riuscito. Del resto non era mai riuscito a
trattenere neppure le proprie parole!
Quando finalmente raggiunse la stretta porta di legno
scuro doveva sicuro aver rovesciato almeno una decina di armature,
ma neppure un filo di inquietudine contaminò la sua contentezza. Era felice, felice, felice!
Entrò, con una pressione leggera della mano sulla
superficie in legno, e si chiuse la porta alle spalle.
La luce della stanza lo avvolse e il ragazzo capì di aver fatto la scelta
giusta: le pareti della camera erano dipinte di macchie sgargianti dei colori
più svariati e una miriade di piccole luci
fluorescenti inondavano la sala come lucciole ubriache. Quella stanza
rispecchiava perfettamente il suo stato d’animo… e quel volto…quella enorme foto che troneggiava sulla parete di fronte a
lui ammiccandogli serena era la causa della sua felicità. O meglio lo era la persona in essa ritratta: una ragazza dai lunghi
capelli fulvi ed enormi occhi verdi gli sorrideva in quel momento complice, con
quell’aria tanto vivace eppure così timida… il giovane si avvicinò
all’immagine, lasciando che il sorriso invadesse il suo volto. Lasciò cadere il
mantello che fino a quel momento l’aveva fedelmente coperto e ripercorse con le
dita il profilo della ragazza, accarezzandone lentamente gli zigomi, lievemente
sporgenti, il
naso, così piccolo e delicato, il mento, tondo e sottile, le labbra, rosee e
morbide…
Si allontanò nuovamente, di poco, quasi volesse osservarla
da un’altra angolazione, poi volse lo sguardo verso il
soffitto, dove ancora i lumini danzavano come trascinati dal vento.
Con ancora quel sorriso a curvargli le labbra e le
braccia incrociate dietro la testa iniziò a girare in
tondo, prima lentamente poi sempre più veloce, fino a quando le pareti e le
lucciole non apparvero come un uniforme blocco di sfavillii e colore liquido,
pronto ad avvolgerlo e a cullarlo. Ma in realtà era
ancora una volta l’immagine di quella ragazza a cullarlo, il pensiero dei suoi
setosi capelli di fiamma, dei suoi occhi profondi ma così limpidi, delle sue
piccolissime mani… e ancora una volta la sua felicità lo tenne stretto tra le
sue braccia.
Inconsciamente il ragazzo indietreggio
appena, incontrando con i piedi il proprio mantello. Inutile dire
che vi si impigliò e cadde rovinosamente a terra, mentre ancora il mondo girava
attorno a lui.
Trascorse lunghi attimi sdraiato con le
braccia aperte cercando di controllare il proprio respiro, gli occhi rivolti ad
un soffitto che non ne voleva sapere di rimanere immobile…poi… scoppiò a
ridere.
Rise fino a quando la pancia non
incominciò a lanciargli segnali dolorosi e gli occhi non lacrimarono come
avrebbero fatto per un pianto copioso…rise fino a quando non gli mancò il
fiato, fino a quando non ebbe sfogato tutta la gioia che scorreva a fiotti
dentro di lui.
Non si trattenne, nessuno avrebbe potuto sentirlo all’interno
di quella stanza… sapeva benissimo che subito dopo la sua entrata si era
insonorizzata automaticamente, così come aveva assunto quell’aspetto tanto a
lui congeniale.
Che gran cosa la stanza delle necessità…
Lentamente le risa si dissolsero per lasciare spazio ad
un euforico e radioso sorriso che andò ad illuminare gli occhi nocciola del
ragazzo.
- LILY EVANS TI AMOOOO! – urlò il giovane alle lucciole
che ancora ballavano su di lui.
- Ti amo…ti amo…- ripeté con voce leggermente più fievole mentre nel suo petto il cuore batteva impazzito
esattamente dalle nove di quella sera.
- Ti amo come nessun altro al mondo…-
La ragazza ritratta nella foto appesa alla parete
continuò a sorridere e ad ammiccare dolcemente mentre James rimaneva sdraiato a
terra, il petto scosso dai respiri veloci.
- E tu ami me…ora lo so…-
continuò il giovane senza curarsi nemmeno di asciugare le lacrime che dopo
tante risa avevano affollato i suoi occhi.
Attraverso la loro lucentezza vide una delle lucciole
scendere verso di lui compiendo lente e armoniche spirali…
James alzò istintivamente la mano e la lucciola si
appoggiò con un sottile ronzio sul suo indice.
Il ragazzo potè sentirne le sottilissime zampe che
ticchettavano sulla pelle causando un brivido sottile…solo allora, osservando
meglio la propria mano, James si accorse che ciò che il suo dito aveva accolto
non era una lucciola, ma un calabrone.
E ricominciò a ridere.
***
-Ehi, Evans!
–
- Cosa vuoi Potter? –
La ragazza si
girò con un’espressione scocciata sul volto, i libri stretti al petto.
- Verresti
oggi con me a mielandia? – chiese sicuro di sé il
giovane, passandosi distrattamente una mano tra i capelli disordinati.
- A mielandia? Con te? Piuttosto vado con Silente! – rispose
Lily con un sorriso di scherno sulle labbra. Le piccole mani strinsero
però con più forza il libro e le dita cominciarono a lisciarne
nervosamente i bordi, quasi avessero bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi...
- Avanti
Evans… ti supplico! –
- Scordatelo
Potter! –
- Se oggi
vieni con me non torcerò più un capello a Mocciosus
per il resto dei miei giorni! Giuro! – disse James posando le proprie mani su
quella della ragazza, ancora strette fermamente ai volumi. Lily arrossì
improvvisamente.
- Io…va bene,
ma… solo oggi, solo per…- mormorò la giovane impacciata, tentando inutilmente
di dare un tono autoritario alle proprie parole.
-
Fantastico!- esclamò James stringendo più forte le sue mani. – Ti aspetto in
sala comune. Non te ne pentirai Evans! Stanne certa! –
- Sicuro…come
no…- assentì la ragazza indietreggiando appena e sottraendosi alla presa del
moro.
- Alle
quattro in sala comune! Mi raccomando! – disse James prima di voltarle le
spalle e proseguire verso l’aula di pozioni. Severus Piton stava giusto
passando di lì, e non appena scorse la figura di James estrasse la bacchetta
con sguardo truce.
Subito James allungò la propria bacchetta di
fronte a sé, ma sotto un’occhiata fulminante di Lily abbassò gli occhi, seppur
con un lieve sorriso sul volto, e ripose la propria
arma pantaloni della divisa.
Piton lo
guardò stralunato, ma Potter si limitò a sorridere e ad appurare distrattamente
l’orario nel proprio orologio babbano. Una volta notato
lo stratosferico ritardo James azzardò un – Diavolo! – molto fievole e si
avviò di corsa verso l’aula, rassegnato a subire un’ennesima ramanzina.
Osservando la
scena Lily non potè fare a meno di sorridere.
Quel
pomeriggio James si fece trovare puntuale nella sala comune, un sorriso
smagliante ad illuminargli le labbra ed un piccolo pacchetto in mano.
- E’ per me?
– chiese Lily stupita una volta giunta.
- Prima
regola del galateo: mai presentarsi ad un appuntamento senza un degno regalo! –
rispose fiero James allungandole il pacchetto.
Lily abbozzò
una risata. – Non penso proprio sia la prima James…- disse
con voce sottile.
Il ragazzo la
guardò con occhi scintillanti: - Come mi hai chiamato? –
- Io…Potter! Che domande! – rispose impacciata Lily torturandosi le
piccole mani.
- No, no… non
mentire! L’ho sentito! Hai detto “James”! J-A-M-E-S ! Vedi? Siamo fatti l’uno
per l’altra! Sai addirittura come mi chiamo! Pensavo che per te sarei rimasto
eternamente “Potter”… Lily! – ribattè il giovane avvolgendo le mani di Lily
nelle proprie. La ragazza arrossì furiosamente.
- Non dire
stupidaggini… tu sei Potter e basta…James… – rispose
Lily quasi senza rendersi conto delle proprie parole.
Il giovane la
guardò con un sorriso radioso senza lasciarle le mani.
Lily non fu
in grado di sostenere lo sguardo e abbassò gli occhi sulle proprie mani, ma
incontrando quelle del giovane sulle proprie sentì un
piacevole calore invaderla, accompagnato da un fievole imbarazzo… – Cioè…io
intendevo… io…-
- Sappiamo tutti e due cosa intendevi… - sussurrò James all’orecchio
della ragazza. - Lily, io…so che è il nostro primo appuntamento eccetera eccetera ma… -
- …ma? – chiese lei abbandonandosi al dolce
tepore del suo respiro sulla pelle, alle sensazioni che implacabili eppure
dolcissime si stavano prendendo cura di lei.
- Io vorrei…-
mormorò James avanzando una mano sulla sua guancia e accarezzandola
gentilmente.
- Tu vorresti
baciarmi…- lo anticipò la ragazza che attrasse il volto del giovane verso il
suo e coinvolse le sue labbra in un bacio. Dolci e morbide le due bocche si impossessarono lentamente le une delle altre,
esplorandosi, scoprendosi, sfiorandosi e avvolgendosi come due amanti
silenziosi e discreti… mentre le guance dei due ragazzi si coloravano
dolcemente di rosso.
A malincuore
si separarono, gli occhi chiusi ed i cuori palpitanti
di un ardore che fino a quel momento non avevano conosciuto.
Finché dalla finestra aperta della camera s’infiltrò
una folata di vento primaverile che li fece rabbrividire e li risvegliò dal
loro appassionato tepore…
- James…? -
- Dimmi… –
- Tu… sei
insopportabile, egocentrico, spaccone, arrogante, sfacciato, prepotente…-
Lo sguardo del
ragazzo si rattristò appena - E’ questo che dici ad
ogni ragazzo dopo il primo bacio? – chiese con un lieve sorriso sulle labbra,
ma senza troppa ironia.
Lily
intrecciò le proprie dita con quelle del giovane e appoggiò la fronte al suo
petto.
- Sei un
maledetto sbruffone... ma io ti amo da impazzire. -
Quando le
parole della ragazza raggiunsero la mente di James il
suo istinto aveva già provveduto a fare ciò che i suoi pensieri avevano
desiderato per mesi e mesi: le sue labbra si erano posate nuovamente su quelle
della ragazza e le sue braccia ne avevano cinto i fianchi sottili cullandoli
dolcemente, accarezzandoli, trascinandoli in una danza immobile ma piena di
sentimento.
Un sottile
brusio li costrinse però a separarsi: un calabrone ronzava fastidiosamente
nelle vicinanze dello zigomo di Lily. James fece per comprimerlo con le mani,
ma la ragazza lo fermò.
- Lascia
stare… - disse con voce sottile ancora velata di passione.
- Potrebbe
pungerti…- rispose James titubante.
- No…vuole
solo volare… sai che in teoria i calabroni non dovrebbero esserne capaci? –
- Non sempre
la teoria è esatta, Lily…- mormorò il ragazzo. - …altrimenti noi non saremmo
qui…-
Lily sorrise
e avvolse le proprie braccia attorno al collo del giovane. – Anche questo è
vero… forse semplicemente il calabrone la teoria non
la conosce… per questo può volare…- disse disseminando la guancia di James di
baci casti e delicati.
Il ragazzo
posò le mani sui fianchi di Lily e le sorrise dolcemente. – E allora…- disse sollevando la ragazza in aria facendola
girare attorno a sé…
- Vola calabrone, vola…! –
***
The end
Salve a tutti! Eccomi nuovamente con una cortissima ff su James e Lily…
spero sia stata di vostro gradimento…mi raccomando lasciate
traccia del vostro passaggio!
Dolceamara.