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Autore: Dolceamara    14/10/2005    8 recensioni
Dal punto di vista aerodinamico il calabrone non dovrebbe poter volare…ma il calabrone non lo sa, perciò continua a volare comunque…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CALABRONE

IL CALABRONE

 

Dal punto di vista aerodinamico il calabrone non potrebbe volare…ma il calabrone non lo sa , perciò continua a volare comunque…

 

21.30…

22.40…

23.15…

L’orologio scandiva le ore con un leggero ticchettio.

24.00…

1.40…

2.55…

I minuti trascorrevano lenti…

3.43…

4.36…

5.18…

eppure colmi di frizzante eccitazione.

Il ragazzo non si era assopito nemmeno per un istante quella notte, eppure non poteva fare a meno di sorridere. Aveva sorriso così tanto che le mascelle gli dolevano, e soffocato così tante risate di gioia che gli occhi erano divenuti lucidi e le guance si erano colorate di rosso…

Dio… era felice. Esisteva un termine più chiaro e cristallino di “felice”? Un termine più gioioso, elettrizzante, trasparente di “felice”? Di certo se fosse esistito il ragazzo non avrebbe esitato un solo istante ad usarlo. Si morse le labbra, reprimendo un altro smagliante sorriso che rischiava di trasformarsi in una risata sguaiata.

Era sdraiato su quel letto da ore ed ore ormai…ore insonni, eppure colme di sogni spensierati come nel miglior riposo.

Se si fosse trattenuto un’altra volta dallo scoppiare a ridere sarebbe esploso.

Con un balzo felino scese dal materasso, il sorriso ancora ad illuminargli il volto. Raccolse distrattamente il mantello dell’invisibilità raggomitolato in un angolo al suo fianco e in punta di piedi si diresse verso l’uscita del dormitorio, pregando il cielo di non andare ad immischiarsi in guai peggiori di una semplice astinenza da risa.

Reprimendo la voglia di correre il ragazzo percorse i bui corridoi a passi lenti e misurati, evitando il minimo rumore. La stanza non era oramai più tanto lontana…

Il giovane sorrise. Sorrise anche quando urtò gli schinieri di un’armatura al suo fianco provocando un acido frastuono…sorrise perfino quando inciampò nel proprio mantello e rischiò di atterrare lungo disteso sul pavimento in marmo. Non riusciva a trattenersi. Come si faceva a trattenere la felicità? Era possibile? Lui non vi era mai riuscito. Del resto non era mai riuscito a trattenere neppure le proprie parole!

Quando finalmente raggiunse la stretta porta di legno scuro doveva sicuro aver rovesciato almeno una decina di armature, ma neppure un filo di inquietudine contaminò la sua contentezza. Era felice, felice, felice!

Entrò, con una pressione leggera della mano sulla superficie in legno, e si chiuse la porta alle spalle. La luce della stanza lo avvolse e il ragazzo capì di aver fatto la scelta giusta: le pareti della camera erano dipinte di macchie sgargianti dei colori più svariati e una miriade di piccole luci fluorescenti inondavano la sala come lucciole ubriache. Quella stanza rispecchiava perfettamente il suo stato d’animo… e quel volto…quella enorme foto che troneggiava sulla parete di fronte a lui ammiccandogli serena era la causa della sua felicità. O meglio lo era la persona in essa ritratta: una ragazza dai lunghi capelli fulvi ed enormi occhi verdi gli sorrideva in quel momento complice, con quell’aria tanto vivace eppure così timida… il giovane si avvicinò all’immagine, lasciando che il sorriso invadesse il suo volto. Lasciò cadere il mantello che fino a quel momento l’aveva fedelmente coperto e ripercorse con le dita il profilo della ragazza, accarezzandone lentamente gli zigomi, lievemente sporgenti,  il naso, così piccolo e delicato, il mento, tondo e sottile, le labbra, rosee e morbide…

Si allontanò nuovamente, di poco, quasi volesse osservarla da un’altra angolazione, poi volse lo sguardo verso il soffitto, dove ancora i lumini danzavano come trascinati dal vento.

Con ancora quel sorriso a curvargli le labbra e le braccia incrociate dietro la testa iniziò a girare in tondo, prima lentamente poi sempre più veloce, fino a quando le pareti e le lucciole non apparvero come un uniforme blocco di sfavillii e colore liquido, pronto ad avvolgerlo e a cullarlo. Ma in realtà era ancora una volta l’immagine di quella ragazza a cullarlo, il pensiero dei suoi setosi capelli di fiamma, dei suoi occhi profondi ma così limpidi, delle sue piccolissime mani… e ancora una volta la sua felicità lo tenne stretto tra le sue braccia.

Inconsciamente il ragazzo indietreggio appena, incontrando con i piedi il proprio mantello. Inutile dire che vi si impigliò e cadde rovinosamente a terra, mentre ancora il mondo girava attorno a lui.

Trascorse lunghi attimi sdraiato con le braccia aperte cercando di controllare il proprio respiro, gli occhi rivolti ad un soffitto che non ne voleva sapere di rimanere immobile…poi… scoppiò a ridere.

Rise fino a quando la pancia non incominciò a lanciargli segnali dolorosi e gli occhi non lacrimarono come avrebbero fatto per un pianto copioso…rise fino a quando non gli mancò il fiato, fino a quando non ebbe sfogato tutta la gioia che scorreva a fiotti dentro di lui.

Non si trattenne, nessuno avrebbe potuto sentirlo all’interno di quella stanza… sapeva benissimo che subito dopo la sua entrata si era insonorizzata automaticamente, così come aveva assunto quell’aspetto tanto a lui congeniale.

Che gran cosa la stanza delle necessità…

Lentamente le risa si dissolsero per lasciare spazio ad un euforico e radioso sorriso che andò ad illuminare gli occhi nocciola del ragazzo.

- LILY EVANS TI AMOOOO! – urlò il giovane alle lucciole che ancora ballavano su di lui.

- Ti amo…ti amo…- ripeté con voce leggermente più fievole mentre nel suo petto il cuore batteva impazzito esattamente dalle nove di quella sera.

- Ti amo come nessun altro al mondo…-

La ragazza ritratta nella foto appesa alla parete continuò a sorridere e ad ammiccare dolcemente mentre James rimaneva sdraiato a terra, il petto scosso dai respiri veloci.

- E tu ami me…ora lo so…- continuò il giovane senza curarsi nemmeno di asciugare le lacrime che dopo tante risa avevano affollato i suoi occhi.

Attraverso la loro lucentezza vide una delle lucciole scendere verso di lui compiendo lente e armoniche spirali…

James alzò istintivamente la mano e la lucciola si appoggiò con un sottile ronzio sul suo indice.

Il ragazzo potè sentirne le sottilissime zampe che ticchettavano sulla pelle causando un brivido sottile…solo allora, osservando meglio la propria mano, James si accorse che ciò che il suo dito aveva accolto non era una lucciola, ma un calabrone.

E ricominciò a ridere.

 

***

-Ehi, Evans! –

- Cosa vuoi Potter? –

La ragazza si girò con un’espressione scocciata sul volto, i libri stretti al petto.

- Verresti oggi con me a mielandia? – chiese sicuro di sé il giovane, passandosi distrattamente una mano tra i capelli disordinati.

- A mielandia? Con te? Piuttosto vado con Silente! – rispose Lily con un sorriso di scherno sulle labbra. Le piccole mani strinsero però con più forza il libro e le dita cominciarono a lisciarne nervosamente i bordi, quasi avessero bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi...

- Avanti Evans… ti supplico! –

- Scordatelo Potter! –

- Se oggi vieni con me non torcerò più un capello a Mocciosus per il resto dei miei giorni! Giuro! – disse James posando le proprie mani su quella della ragazza, ancora strette fermamente ai volumi. Lily arrossì improvvisamente.

- Io…va bene, ma… solo oggi, solo per…- mormorò la giovane impacciata, tentando inutilmente di dare un tono autoritario alle proprie parole.

- Fantastico!- esclamò James stringendo più forte le sue mani. – Ti aspetto in sala comune. Non te ne pentirai Evans! Stanne certa! –

- Sicuro…come no…- assentì la ragazza indietreggiando appena e sottraendosi alla presa del moro.

- Alle quattro in sala comune! Mi raccomando! – disse James prima di voltarle le spalle e proseguire verso l’aula di pozioni. Severus Piton stava giusto passando di lì, e non appena scorse la figura di James estrasse la bacchetta con sguardo truce.

 Subito James allungò la propria bacchetta di fronte a sé, ma sotto un’occhiata fulminante di Lily abbassò gli occhi, seppur con un lieve sorriso sul volto, e ripose la propria arma pantaloni della divisa.

Piton lo guardò stralunato, ma Potter si limitò a sorridere e ad appurare distrattamente l’orario nel proprio orologio babbano. Una volta notato lo stratosferico ritardo James azzardò un            – Diavolo! – molto fievole e si avviò di corsa verso l’aula, rassegnato a subire un’ennesima ramanzina.

Osservando la scena Lily non potè fare a meno di sorridere.

 

Quel pomeriggio James si fece trovare puntuale nella sala comune, un sorriso smagliante ad illuminargli le labbra ed un piccolo pacchetto in mano.

- E’ per me? – chiese Lily stupita una volta giunta.

- Prima regola del galateo: mai presentarsi ad un appuntamento senza un degno regalo! – rispose fiero James allungandole il pacchetto.

Lily abbozzò una risata. – Non penso proprio sia la prima James…- disse con voce sottile.

Il ragazzo la guardò con occhi scintillanti: - Come mi hai chiamato? –

- Io…Potter! Che domande! – rispose impacciata Lily torturandosi le piccole mani.

- No, no… non mentire! L’ho sentito! Hai detto “James”! J-A-M-E-S ! Vedi? Siamo fatti l’uno per l’altra! Sai addirittura come mi chiamo! Pensavo che per te sarei rimasto eternamente “Potter”… Lily! – ribattè il giovane avvolgendo le mani di Lily nelle proprie. La ragazza arrossì furiosamente.

- Non dire stupidaggini… tu sei Potter e basta…James… – rispose Lily quasi senza rendersi conto delle proprie parole.

Il giovane la guardò con un sorriso radioso senza lasciarle le mani.

Lily non fu in grado di sostenere lo sguardo e abbassò gli occhi sulle proprie mani, ma incontrando quelle del giovane sulle proprie sentì un piacevole calore invaderla, accompagnato da un fievole imbarazzo… – Cioè…io intendevo… io…-

- Sappiamo tutti e due cosa intendevi… - sussurrò James all’orecchio della ragazza. - Lily, io…so che è il nostro primo appuntamento eccetera eccetera ma… -

- …ma? – chiese lei abbandonandosi al dolce tepore del suo respiro sulla pelle, alle sensazioni che implacabili eppure dolcissime si stavano prendendo cura di lei.  

- Io vorrei…- mormorò James avanzando una mano sulla sua guancia e accarezzandola gentilmente.

- Tu vorresti baciarmi…- lo anticipò la ragazza che attrasse il volto del giovane verso il suo e coinvolse le sue labbra in un bacio. Dolci e morbide le due bocche si impossessarono lentamente le une delle altre, esplorandosi, scoprendosi, sfiorandosi e avvolgendosi come due amanti silenziosi e discreti… mentre le guance dei due ragazzi si coloravano dolcemente di rosso.

A malincuore si separarono, gli occhi chiusi ed i cuori palpitanti di un ardore che fino a quel momento non avevano conosciuto.

Finché dalla finestra aperta della camera s’infiltrò una folata di vento primaverile che li fece rabbrividire e li risvegliò dal loro appassionato tepore…

- James…? -

- Dimmi… –

- Tu… sei insopportabile, egocentrico, spaccone, arrogante, sfacciato, prepotente…-

Lo sguardo del ragazzo si rattristò appena - E’ questo che dici ad ogni ragazzo dopo il primo bacio? – chiese con un lieve sorriso sulle labbra, ma senza troppa ironia.

Lily intrecciò le proprie dita con quelle del giovane e appoggiò la fronte al suo petto.

- Sei un maledetto sbruffone... ma io ti amo da impazzire. -

Quando le parole della ragazza raggiunsero la mente di James il suo istinto aveva già provveduto a fare ciò che i suoi pensieri avevano desiderato per mesi e mesi: le sue labbra si erano posate nuovamente su quelle della ragazza e le sue braccia ne avevano cinto i fianchi sottili cullandoli dolcemente, accarezzandoli, trascinandoli in una danza immobile ma piena di sentimento.

Un sottile brusio li costrinse però a separarsi: un calabrone ronzava fastidiosamente nelle vicinanze dello zigomo di Lily. James fece per comprimerlo con le mani, ma la ragazza lo fermò.

- Lascia stare… - disse con voce sottile ancora velata di passione.

- Potrebbe pungerti…- rispose James titubante.

- No…vuole solo volare… sai che in teoria i calabroni non dovrebbero esserne capaci? –

- Non sempre la teoria è esatta, Lily…- mormorò il ragazzo. - …altrimenti noi non saremmo qui…-

Lily sorrise e avvolse le proprie braccia attorno al collo del giovane. – Anche questo è vero… forse semplicemente il calabrone la teoria non la conosce… per questo può volare…- disse disseminando la guancia di James di baci casti e delicati.

Il ragazzo posò le mani sui fianchi di Lily e le sorrise dolcemente.  – E allora…- disse sollevando la ragazza  in aria facendola girare attorno a sé…

- Vola calabrone, vola…! –

 

***

 

The end

 

Salve a tutti! Eccomi nuovamente con una cortissima ff su James e Lily… spero sia stata di vostro gradimento…mi raccomando lasciate traccia del vostro passaggio!

Dolceamara.

 

  

 

 

 

 

 

  
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