La carrozza si arrestò
bruscamente e Victoria fu costretta
a ritornare nel
mondo reale lasciando
che il suo ricordo tornasse chissà dove nella sua testa; per
la prima volta da
quando erano partiti alzò la testa: il fresco bosco aveva
ceduto il passo ai palazzi
e alle piccole abitazioni vittoriane molto in voga all’epoca:
erano arrivate in
città,; in particolare, di fronte ad un negozio che di
“cittadino” aveva ben
poco: era un antico edificio pieno di ragnatele, pieno di bare vicino
all’entrata e recava un’insegna con sopra un grosso
teschio dove comparivano
lettere ormai sbiadite dal tempo.
Vicky guardò con aria
preoccupata Grace che sembrava
spaesata almeno quanto lei.
“ siamo arrivato
Bocchan” la voce del maggiordomo nero risuonò
pacata e tranquilla come suo solito come se nemmeno si fosse accorto
del
sinistro posto nel quale il suo padrone voleva entrare.
“Benissimo, speriamo solo
che il becchino sia di buon umore
oggi, non voglio ridurmi a farlo ridere,almeno non oggi”.
Le preghiere del piccolo, capriccioso
padrone furono
ascoltate; appena entrarono nell’angusto negozio trovarono
solo delle bare
sparse ovunque; il silenzio era tombale e l’atmosfera
pesante, Grace e
Sebastian storsero il naso probabilmente dovuto al fatto che non
riuscivano a
sopportare quel pesante odore di incenso che impregnava
l’aria.
La dolce Victoria si strinse vicino
alla manica del vestito
dell’angelo nero, probabilmente spaventata da quel posto,
così diverso dal suo
tempio della felicità: villa Phantomhive.
-So che sei qui,becchino, esci,
abbiamo un lavoro per te- la
voce di Ciel ruppe quel silenzio sacrale come uno squillo di trombe.
-hihihihi è un piacere
vederla di nuovo qui,conte, qual buon
vento la porta nel mio negozio? Un altro caso da risolvere? O forse
è venuto a
mancare QUALCUNO a lei molto caro?
Si riusciva ad udire solo la voce ma
non il volto del suo
proprietario; era un suono molto ovattato come se ci fosse qualcosa che
ne
impedisse il fluido passaggio; gli occhi di Victoria vagarono per il
negozio in
cerca del…si demonio, a cui quella voce apparteneva intanto
cercava di
stringersi il più possibile alla manica di Grace;
quest’ultima, di tutt’altro
avviso, aveva già capito da dove essa provenisse e guardava
fissa verso una
bara posta in posizione verticale lungo la parete vicino al bancone.
I suoi sensi avevano visto giusto;:
poco dopo si udì uno
scricchiolio ed un occhio giallo fece capolino seguito da un sorriso
alquanto
inquietante che fece gridare la piccola Vicky.
Ciel fulminò la povera
serva con uno sguardo mentre Grace
cercava di calmarla sussurrandole parole dolci all’orecchio.
-A volte fai paura, hai indovinato,
ho perso mia zia in…un
incidente.
Incredibile come quel pazzo riuscisse
a sapere sempre tutto
di tutti, nessuno sapeva come facesse; era sempre chiuso nel suo lurido
negozio
e non aveva di certo clienti che possiamo definire
“abituali”.
-la povera madame red? Capisco,
purtroppo sono cose che
capitano, è la vita mio caro conte, un giorno,
chissà potrei trovarmi a scavare
una tomba anche per lei, non che la cosa mi dispiaccia, anzi.
Quel pazzo aveva osato dire una cosa
del genere al conte
Phantomhive? Le due ragazze di guardarono allibite prima di posare gli
occhi su
Sebastian e poi su Ciel per vedere la reazione di
quest’ultimo: nulla, ne un
singolo movimento ne una parola contro il disertore
- Sebastian, ma perché non
gli dice niente? Ha forse paura
di avere ripercussioni da questo…?
- no non ha paura, è solo
che quell’uomo non è come sembra,
cara Grace.
La voce del maggiordomo ruppe a
metà la frase dell’angelo ma
con dolcezza, come un padre che indirizza la figlia verso le nuove
esperienze
e, forse, per Grace, Sebastian era veramente una sorta di
“padre”.
Dopo varie discussioni sul
perché e sul dove, i quattro
uscirono dal negozio, con molto sollevo
di Vicky e tornarono alla residenza senza proferire parola per tutto il
viaggio; la perdita della zia del conte fu un duro colpo per
quest’ultimo
quello che, però, le due cameriere ignoravano era il COME
essa fosse morta; ne
Sebastian ne tantomeno Ciel sembravano invogliati a parlare.
La sera arrivò presto quel
giorno, forse troppo presto;
tutti erano già andati a letto, chi stanco per il viaggio,
chi per il dolore
provato; la notte nella villa arrivò portando i suoi
abitanti in un sonno pieno
di incubi e dolore.
-Victoria, voglio che tu oggi torni
dal becchino e gli
chieda come procedono i preparativi, non mi fido molto di quella
vecchia serpe
e, sinceramente, preferisco vedere mia zia sepolta sotto un cumulo di
terra
piuttosto che in mano sua.
Le parole di ciel sconvolsero
alquanto la piccola cameriera
che,trovatasi tra capo e collo un impegno così importante
non trovò altra
soluzione se non quella di portare con sé Grace.
Il viaggio in carrozza fu
più corto rispetto a quello del
giorno prima, forse perché le due si misero a chiacchierare
animatamente
abbracciate.
Arrivate di fronte al negozio, la
più piccola prese la mano
dell’altra con molta paura
- ho paura a tornare lì
dentro, Grace, e se quello mette noi
nelle bare questa volta?
La risposta di Grace fu molto secca
ma non cattiva: - se
solo prova a torcerti un capello si troverà lui nella tomba
e non intendo a
dormire.
Vicky sorrise
all’affermazione della compagna e, rincuorata,
entrò nel negozio; si aspettavano entrambe di trovare il
becchino dentro la sua
solita bara ma, contro ogni previsione, il negozio sembrava deserto; si
guardarono intorno ed iniziarono ad aprire ogni singola bara per vedere
dove si
fosse cacciato; Grace, arrivata all’ultima bara, la
aprì trovando una sorta di
passaggio stretto e angusto che conduceva ad un piano inferiore; dal
sotto una
voce cantava canzoni in una lingua alle due sconosciute: era una voce
di
ragazza, dolce ma decisa e molto armoniosa; le due si guardarono negli
occhi e,
dopo una breve pausa, Grace decise di scendere per prima le scale.
Si ritrovarono entrambe in una
taverna umida e molto sporca,
piena di ragnatele; disposti al centro della stanza, due grandi tavoli
reggevano il cadavere della zia di Ciel coperta con un telo bianco fino
al petto;
dietro di lei una ragazza dalla carnagione molto pallida, alta e magra,
reggeva
un pennello; alla vista delle due ragazze cacciò un urlo e
si nascose dentro
una bara li vicino, probabilmente destinata alla povera donna.
Alla reazione della ragazza, Victoria
si mise anche lei a
gridare nasconendosi dietro il suo angelo custode mentre
quest’ultimo non fece
la benché minima piega; dopo un tempo che sembrava
un’eternità, la ragazza aprì
lentamente la bara, giusto quel tanto per poter cacciar fuori un occhio
e
vedere cosa succedeva: -s…scusatemi, mi sono spaventata-
furono le sue parole e
poi aprì definitivamente il suo rifugio uscendone con tutta
la naturalità di
questo mondo.
Alla luce delle candele, ora, si
poteva vedere molto bene il
suo profilo; aveva i capelli lunghi, di un colore piuttosto singolare:
marroni
cioccolato ma con il ciuffo a tratti biondo ripreso sulle punte
anch’esse dello
stesso colore di quest’ultimo, i suoi occhi si vedevano a
malapena ma
sembravano di un blu cobalto, come il cielo quando non ha nessuna
nuvola a
disturbarlo.
Quello che catturo
l’attenzione delle due ragazze furono i
suoi vestiti, del tutto diversi dalla moda del tempo: aveva una
maglietta nera
e viola a maniche corte e un paio di pantaloni a tre quarti neri ma, non per questo,
eleganti;
-l…le signorine
desiderano?- riuscì a dire tenendo lo
sguardo basso in segno di sottomissione.
-alza quegli occhi, non sei mica una
schiava, sai? Anzi,
direi che a rango sociale siamo tutte e tre sullo stesso piano- la voce
di
Grace non ammetteva repliche e così, la ragazza strana,
alzò gli occhi, solo
allora le due si accorsero che sulle sue palpebre emergeva un colore
troppo
strano per essere naturale: erano circondate da un blu scuro che ne
delineava
il taglio.
-w…wow
–riuscì a dire Vicky senza distogliere lo sguardo
da
quel viso; di tutta risposta la tizia strana cedette che,forse, era
arrivata
l’ora di dare qualche spiegazione alle ragazze: -il mio nome
è Kate, sono
l’aiutante del signor Undertaker, per la verità
l’unica cosa che faccio è
truccare i defunti e prepararli per…il loro ultimo viaggio
su questo mondo,
quello che vedete sui miei occhi è un trucco ottenuto
mischiando lapislazzuli
con un minerale minore in modo da ottenere questa
tinta…comunque, cosa desiderano
le signorine?.
Le parole uscivano dalla sua bocca
con tono molto incerto
quasi come se si vergognasse del suo essere; Grace capii subito lo
stato di
imbarazzo nel quale si doveva trovare la ragazza e decise di prendere
il toro
per le corna, come era solita fare:
- smetti di usare queste
formalità, da ciò che ho capito
siamo tutte e tre sullo stesso livello, non c’è
assolutamente bisogno che tu ti
comporta così.
Il suo tono era duro, ma non
c’era cattiveria in esso, anzi,
aveva una punta di materno che stupì Vicky.
La ragazza dagli occhi azzurri la
guardò un attimo prima di
abbassare subito lo sguardo con una leggera velatura di rossore sulle
gote:
-g…grazie, sei molto gentile a preoccuparti per me
ma…ecco, è nella mia natura
essere così, non ci posso fare nulla.
Detto questo alzò la testa
e si promulgò in un lungo, falso
e forzato sorriso che non convinse affatto le due amanti.
Vicky capì che non valeva
la pena far stare l’oceano in un
secchiello e decise di arrivare subito al dunque senza troppi giri di
parole;
lanciò uno sguardo a Grace la quale capì al volo
e iniziò a parlare:
-poco fa hai detto che tu ti occupi
di preparare i morti,
beh siamo venute per Madame… volevamo assicurarci che nulla
di lei fosse
toccato, e non fare la finta tonta, sappiamo perfettamente che il tuo
padrone
ama svolgere ricerche sui cadaveri.
Per un attimo gli occhi della bionda
brillarono di odio ma
tornarono presto alla loro serenità solita, parlò
scegliendo con molta cura le
sue parole in modo tale da non scatenare reazioni improvvise da parte
delle due
ragazze:
- non si preoccupi signorina, madame
è stata solo cucita
laddove lo squarcio era più profondo, Undertaker non
permetterebbe mai che un
nobile venga toccato, non so se mi spiego.
La parola nobile fu pronunciata con
un certo ribrezzo;
evidentemente anche lei condivideva il pensiero del becchino riguardo
la casata
reale e i suoi “ cani” da guardia; la cosa non
sfuggì all’occhio inumano di
Grace la quale si sbrigò a cambiare argomento:
- perché sei
così legata ad un essere così
dis…strano?.
La domanda sembrò piacere
alla bionda la quale si promulgò
in un sorriso tutt’altro che rassicurante:
-
perché mi chiedi? Beh
mettiamola così, lui è l’unico che non
sono ancora riuscita ad uccidere.
Finito *o* che sudataccia! Questo capitolo mi ha fatto alquanto disperare, non avevo idee
U: quando mai ne hai? -.-
Beh, scusa se pecco di fantasia sai? Comunque lo posto ora perché tra poco parto di nuovo quindi volevo aggiornare
U: tanto nessuno fila le tue storie
*padellata* comunque ringrazio Aky per avermi “sollecitata in modo molto amichevole” a finire il capitolo. Recensite, non mordo mica, i pareri sono sempre bene accetti (anche le critiche) eddaiiiii che vi costa? non abbandonatemi in vacanza T_T.
U: non sei un cane
*padellata* alla prossima, dopo la presentazione dei personaggi finalmente vedremo un po' di sana azione e, chi lo sa, magari qualche colpo di scena?.