Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Rena_Kun    20/08/2010    0 recensioni
un angelo nero, un umana dal passato difficile e un apparente umana legate rispettivamente a sebastian, ciel e undertaker si scontreranno in un incontro che cambierà il corso delle loro vite
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La carrozza si arrestò bruscamente e Victoria fu costretta a  ritornare nel mondo reale lasciando che il suo ricordo tornasse chissà dove nella sua testa; per la prima volta da quando erano partiti alzò la testa: il fresco bosco aveva ceduto il passo ai palazzi e alle piccole abitazioni vittoriane molto in voga all’epoca: erano arrivate in città,; in particolare, di fronte ad un negozio che di “cittadino” aveva ben poco: era un antico edificio pieno di ragnatele, pieno di bare vicino all’entrata e recava un’insegna con sopra un grosso teschio dove comparivano lettere ormai sbiadite dal tempo.

Vicky guardò con aria preoccupata Grace che sembrava spaesata almeno quanto lei.

“ siamo arrivato Bocchan” la voce del maggiordomo nero risuonò pacata e tranquilla come suo solito come se nemmeno si fosse accorto del sinistro posto nel quale il suo padrone voleva entrare.

“Benissimo, speriamo solo che il becchino sia di buon umore oggi, non voglio ridurmi a farlo ridere,almeno non oggi”.

Le preghiere del piccolo, capriccioso padrone furono ascoltate; appena entrarono nell’angusto negozio trovarono solo delle bare sparse ovunque; il silenzio era tombale e l’atmosfera pesante, Grace e Sebastian storsero il naso probabilmente dovuto al fatto che non riuscivano a sopportare quel pesante odore di incenso che impregnava l’aria.

La dolce Victoria si strinse vicino alla manica del vestito dell’angelo nero, probabilmente spaventata da quel posto, così diverso dal suo tempio della felicità: villa Phantomhive.

-So che sei qui,becchino, esci, abbiamo un lavoro per te- la voce di Ciel ruppe quel silenzio sacrale come uno squillo di trombe.

-hihihihi è un piacere vederla di nuovo qui,conte, qual buon vento la porta nel mio negozio? Un altro caso da risolvere? O forse è venuto a mancare QUALCUNO a lei molto caro?

Si riusciva ad udire solo la voce ma non il volto del suo proprietario; era un suono molto ovattato come se ci fosse qualcosa che ne impedisse il fluido passaggio; gli occhi di Victoria vagarono per il negozio in cerca del…si demonio, a cui quella voce apparteneva intanto cercava di stringersi il più possibile alla manica di Grace; quest’ultima, di tutt’altro avviso, aveva già capito da dove essa provenisse e guardava fissa verso una bara posta in posizione verticale lungo la parete vicino al bancone.

I suoi sensi avevano visto giusto;: poco dopo si udì uno scricchiolio ed un occhio giallo fece capolino seguito da un sorriso alquanto inquietante che fece gridare la piccola Vicky.

Ciel fulminò la povera serva con uno sguardo mentre Grace cercava di calmarla sussurrandole parole dolci all’orecchio.

-A volte fai paura, hai indovinato, ho perso mia zia in…un incidente.

Incredibile come quel pazzo riuscisse a sapere sempre tutto di tutti, nessuno sapeva come facesse; era sempre chiuso nel suo lurido negozio e non aveva di certo clienti che possiamo definire “abituali”.

-la povera madame red? Capisco, purtroppo sono cose che capitano, è la vita mio caro conte, un giorno, chissà potrei trovarmi a scavare una tomba anche per lei, non che la cosa mi dispiaccia, anzi.

Quel pazzo aveva osato dire una cosa del genere al conte Phantomhive? Le due ragazze di guardarono allibite prima di posare gli occhi su Sebastian e poi su Ciel per vedere la reazione di quest’ultimo: nulla, ne un singolo movimento ne una parola contro il disertore

- Sebastian, ma perché non gli dice niente? Ha forse paura di avere ripercussioni da questo…?

- no non ha paura, è solo che quell’uomo non è come sembra, cara Grace.

La voce del maggiordomo ruppe a metà la frase dell’angelo ma con dolcezza, come un padre che indirizza la figlia verso le nuove esperienze e, forse, per Grace, Sebastian era veramente una sorta di “padre”.

Dopo varie discussioni sul perché e sul dove, i quattro uscirono dal negozio, con molto  sollevo di Vicky e tornarono alla residenza senza proferire parola per tutto il viaggio; la perdita della zia del conte fu un duro colpo per quest’ultimo quello che, però, le due cameriere ignoravano era il COME essa fosse morta; ne Sebastian ne tantomeno Ciel sembravano invogliati a parlare.

La sera arrivò presto quel giorno, forse troppo presto; tutti erano già andati a letto, chi stanco per il viaggio, chi per il dolore provato; la notte nella villa arrivò portando i suoi abitanti in un sonno pieno di incubi e dolore.

-Victoria, voglio che tu oggi torni dal becchino e gli chieda come procedono i preparativi, non mi fido molto di quella vecchia serpe e, sinceramente, preferisco vedere mia zia sepolta sotto un cumulo di terra piuttosto che in mano sua.

Le parole di ciel sconvolsero alquanto la piccola cameriera che,trovatasi tra capo e collo un impegno così importante non trovò altra soluzione se non quella di portare con sé Grace.

Il viaggio in carrozza fu più corto rispetto a quello del giorno prima, forse perché le due si misero a chiacchierare animatamente abbracciate.

Arrivate di fronte al negozio, la più piccola prese la mano dell’altra con molta paura

- ho paura a tornare lì dentro, Grace, e se quello mette noi nelle bare questa volta?

La risposta di Grace fu molto secca ma non cattiva: - se solo prova a torcerti un capello si troverà lui nella tomba e non intendo a dormire.

Vicky sorrise all’affermazione della compagna e, rincuorata, entrò nel negozio; si aspettavano entrambe di trovare il becchino dentro la sua solita bara ma, contro ogni previsione, il negozio sembrava deserto; si guardarono intorno ed iniziarono ad aprire ogni singola bara per vedere dove si fosse cacciato; Grace, arrivata all’ultima bara, la aprì trovando una sorta di passaggio stretto e angusto che conduceva ad un piano inferiore; dal sotto una voce cantava canzoni in una lingua alle due sconosciute: era una voce di ragazza, dolce ma decisa e molto armoniosa; le due si guardarono negli occhi e, dopo una breve pausa, Grace decise di scendere per prima le scale.

Si ritrovarono entrambe in una taverna umida e molto sporca, piena di ragnatele; disposti al centro della stanza, due grandi tavoli reggevano il cadavere della zia di Ciel coperta con un telo bianco fino al petto; dietro di lei una ragazza dalla carnagione molto pallida, alta e magra, reggeva un pennello; alla vista delle due ragazze cacciò un urlo e si nascose dentro una bara li vicino, probabilmente destinata alla povera donna.

Alla reazione della ragazza, Victoria si mise anche lei a gridare nasconendosi dietro il suo angelo custode mentre quest’ultimo non fece la benché minima piega; dopo un tempo che sembrava un’eternità, la ragazza aprì lentamente la bara, giusto quel tanto per poter cacciar fuori un occhio e vedere cosa succedeva: -s…scusatemi, mi sono spaventata- furono le sue parole e poi aprì definitivamente il suo rifugio uscendone con tutta la naturalità di questo mondo.

Alla luce delle candele, ora, si poteva vedere molto bene il suo profilo; aveva i capelli lunghi, di un colore piuttosto singolare: marroni cioccolato ma con il ciuffo a tratti biondo ripreso sulle punte anch’esse dello stesso colore di quest’ultimo, i suoi occhi si vedevano a malapena ma sembravano di un blu cobalto, come il cielo quando non ha nessuna nuvola a disturbarlo.

Quello che catturo l’attenzione delle due ragazze furono i suoi vestiti, del tutto diversi dalla moda del tempo: aveva una maglietta nera e viola a maniche corte e un paio di pantaloni a tre quarti  neri ma, non per questo, eleganti;

-l…le signorine desiderano?- riuscì a dire tenendo lo sguardo basso in segno di sottomissione.

-alza quegli occhi, non sei mica una schiava, sai? Anzi, direi che a rango sociale siamo tutte e tre sullo stesso piano- la voce di Grace non ammetteva repliche e così, la ragazza strana, alzò gli occhi, solo allora le due si accorsero che sulle sue palpebre emergeva un colore troppo strano per essere naturale: erano circondate da un blu scuro che ne delineava il taglio.

-w…wow –riuscì a dire Vicky senza distogliere lo sguardo da quel viso; di tutta risposta la tizia strana cedette che,forse, era arrivata l’ora di dare qualche spiegazione alle ragazze: -il mio nome è Kate, sono l’aiutante del signor Undertaker, per la verità l’unica cosa che faccio è truccare i defunti e prepararli per…il loro ultimo viaggio su questo mondo, quello che vedete sui miei occhi è un trucco ottenuto mischiando lapislazzuli con un minerale minore in modo da ottenere questa tinta…comunque, cosa desiderano le signorine?.

Le parole uscivano dalla sua bocca con tono molto incerto quasi come se si vergognasse del suo essere; Grace capii subito lo stato di imbarazzo nel quale si doveva trovare la ragazza e decise di prendere il toro per le corna, come era solita fare:

- smetti di usare queste formalità, da ciò che ho capito siamo tutte e tre sullo stesso livello, non c’è assolutamente bisogno che tu ti comporta così.

Il suo tono era duro, ma non c’era cattiveria in esso, anzi, aveva una punta di materno che stupì Vicky.

La ragazza dagli occhi azzurri la guardò un attimo prima di abbassare subito lo sguardo con una leggera velatura di rossore sulle gote: -g…grazie, sei molto gentile a preoccuparti per me ma…ecco, è nella mia natura essere così, non ci posso fare nulla.

Detto questo alzò la testa e si promulgò in un lungo, falso e forzato sorriso che non convinse affatto le due amanti.

Vicky capì che non valeva la pena far stare l’oceano in un secchiello e decise di arrivare subito al dunque senza troppi giri di parole; lanciò uno sguardo a Grace la quale capì al volo e iniziò a parlare:

-poco fa hai detto che tu ti occupi di preparare i morti, beh siamo venute per Madame… volevamo assicurarci che nulla di lei fosse toccato, e non fare la finta tonta, sappiamo perfettamente che il tuo padrone ama svolgere ricerche sui cadaveri.

Per un attimo gli occhi della bionda brillarono di odio ma tornarono presto alla loro serenità solita, parlò scegliendo con molta cura le sue parole in modo tale da non scatenare reazioni improvvise da parte delle due ragazze:

- non si preoccupi signorina, madame è stata solo cucita laddove lo squarcio era più profondo, Undertaker non permetterebbe mai che un nobile venga toccato, non so se mi spiego.

La parola nobile fu pronunciata con un certo ribrezzo; evidentemente anche lei condivideva il pensiero del becchino riguardo la casata reale e i suoi “ cani” da guardia; la cosa non sfuggì all’occhio inumano di Grace la quale si sbrigò a cambiare argomento:

- perché sei così legata ad un essere così dis…strano?.

La domanda sembrò piacere alla bionda la quale si promulgò in un sorriso tutt’altro che rassicurante:

- perché mi chiedi? Beh mettiamola così, lui è l’unico che non sono ancora riuscita ad uccidere.

 Finito *o* che sudataccia! Questo capitolo mi ha fatto alquanto disperare, non avevo idee

U: quando mai ne hai? -.-

Beh, scusa se pecco di fantasia sai? Comunque lo posto ora perché tra poco parto di nuovo quindi volevo aggiornare

U: tanto nessuno fila le tue storie

*padellata* comunque ringrazio Aky per avermi “sollecitata in modo molto amichevole” a finire il capitolo. Recensite, non mordo mica, i pareri sono sempre bene accetti (anche le critiche) eddaiiiii che vi costa?  non abbandonatemi in vacanza T_T.

U: non sei un cane

*padellata* alla prossima, dopo la presentazione dei personaggi finalmente vedremo un po' di sana azione e, chi lo sa, magari qualche colpo di scena?.

  
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