La
mia prima vittima fu una donna.
In
realtà era poco più di una ragazzina, con lunghi
capelli castani e profondi
occhi verdi.
Non
so per quale motivo scelsi lei. Forse fu il suo profumo così
dolce e invitante,
o forse i suoi occhi così magnetici. Più
probabilmente, fu solo la sete.
Già,
la sete… La ricordo bene quella sensazione: mi bruciava
dentro e mi logorava,
così devastante da rendermi quasi folle.
«C’è
solo un modo per placarla», mi disse lei
in un sussurro. «Non trattenerti».
Così,
quando vidi quella ragazza, non fu certamente la ragione a suggerirmi
cosa
fare.
Era
distesa su un prato, i lunghi capelli sparpagliati sull’erba,
i piedi scalzi e
gli occhi rivolti al cielo. Non l’aggredii come avrebbe fatto
un qualsiasi
neonato, ma mi avvicinai a lei lentamente limitandomi,
all’inizio,
semplicemente a guardarla.
Quando
si accorse di me, si alzò su un gomito e mi fissò
con una certa curiosità, nei
suoi occhi tutta la sua innocenza. Le porsi una mano, invitandola ad
alzarsi e
lei non ci pensò due volte prima di accettarla... era
così ingenua.
E
non si spaventò quando vide i miei occhi rossi,
né quando scorse le mie zanne. E
non ebbe paura nemmeno quando, con quelle stesse zanne, mi avvicinai al
suo
collo.
Fu
come darle un bacio: le mie labbra si posarono sulla sua pelle,
delicate,
mentre con dolcezza le cingevo i piccoli fianchi. Solo quando i miei
denti
affondarono nella sua carne, il suo corpo ebbe un sussulto.
A
quel punto, sentii la paura... per me fu come ricevere una scarica
elettrica.
La
ragazza cercò di divincolarsi, di sfuggirmi in qualche modo,
ma più si agitava
tra le mie braccia più la mia stretta diventava serrata. Il
suo sangue
scivolava caldo nella mia gola saziando, attimo dopo attimo, la mia
fame, ed io
mi persi nell’estasi del suo sapore.
Mi
fermai solo quando il suo cuore smise di battere; allora,
l’adagiai a terra e
la osservai per qualche secondo. Era un essere umano e io mi ero cibato
di lei…
quale essere immondo ero diventato?
«È
la tua natura», disse Maria appoggiando la sua mano sulla mia
spalla, in un
gesto quasi materno. Lei era la mia creatrice: come poteva non aver
ragione?
«Vieni,
mio giovane soldato: è ora di andare», mi disse
ancora, e io la seguii.
Quella
ragazza la lasciammo lì, distesa sul prato, i lunghi capelli
sparpagliati
sull’erba, i piedi scalzi e gli occhi rivolti al cielo.
Note e
precisazioni:
Allora…
rieccoci qui…
È da precisare che la
ragazza in questione non è “deficiente”, anche se sembrerebbe -.-'.
Ho immaginato che Jasper, già subito dopo
la sua trasformazione, abbia sviluppato quella sua capacità
di controllare le
emozioni e che, anche se inconsapevolmente, l’abbia utilizzata su
di lei. Quindi è
solo per questo che non prova alcuna paura nei confronti del vampiro,
se non
quando lui la morde, ed è per questo che lo stesso Jasper non l'aggredisce come un qualsiasi neonato, riuscendo a mantenere tutta la sua calma.
Detto questo non mi resta
che ringraziare chi ogni tanto mi legge e mi recensisce.
Un grazie
particolare
a Dragana, Mary_Whitlock, phoenix e Giulia_Cullen, che hanno commentato
l’ultima
storia: non immaginate quanto mi abbia fatto piacere leggere i vostri
commenti!!!! Grazie, grazie, grazie!
1 bacio a tutti,
alla
prossima! ;)