Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Ricorda la storia  |      
Autore: KikiWhiteFly    21/08/2010    8 recensioni
[AkitoSana; One shot, lime] «Ma con te...», incrociò i suoi occhi, riuscì finalmente a sentire il suo respiro pungerle le spalle, «... Con te non ho mai saputo recitare.» Successe tutto in un attimo – da quanto erano così vicini, così dannatamente parte l'uno dell'altra? –, Sana sentì solamente un brevissimo assenso da parte del ragazzo, dopodiché avvertì le sue labbra sulle proprie. Due calotte di ghiaccio erano riuscite ad affondarla, come mai prima d'allora: sembrava aver trovato il suo sapore antiquato, l'antico profumo, il caldo e freddo abbraccio di Akito che riusciva ad avvilupparla come un mantello nella notte.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Stringeva i suoi fianchi, le sue mani, la sua anima.

Akito sentiva di poter sfiorare molto più del suo corpo, poiché c'era qualcosa che ancora non si erano detti – parole vuote, sospese nel tempo – o qualcosa che ancora non avevano fatto.

Il tempo si fermò nell'istante stesso in cui incrociò gli occhi di Sana, ad una serata di beneficenza.

In fondo, sapeva – sperava? – di incontrarla: era un attrice famosa, acclamata, finalmente godeva della fama a cui tanti anni prima ambiva.

Sana barcollò, convinta che sotto i suoi piedi la terra avesse appena tremato: realizzò solo in un secondo momento che si trattava del suo cuore.







L'ultimo ballo









«Hayama! Non speravo di incontrarti... ancora

Mormorò, abbassando leggermente il tono di voce sull'ultima parola. Akito le prestò attenzione per un attimo – nei suoi occhi vide qualcosa di brillante... Oppure si erano accesi all'improvviso? – dopodiché poggiò le labbra sul bicchiere di cristallo.

Naozumi la forzò a mollare la presa dallo sguardo paralizzante del ragazzo, la portò al centro della pista da ballo; Sana sentì qualcosa ribollirle dentro le vene – il sangue, quello vero, che non si acquietava mai – ma applicò le sue abilità recitative ancora una volta.

«Dovrei... Dovrei andare un momento in bagno.»

Disse, facendo un enorme sforzo.

Naozumi acconsentì e Sana corse; il motivo per il quale correva, non lo sapeva bene neppure lei. Forse il mondo girava troppo rapidamente, se in circolazione c'era Akito.

Corse, cadendo più volte. Forse il più delle volte intenzionalmente, sperava che cadendo avesse ritrovato l'uso della ragione e magari si sarebbe convinta che Akito non era realmente là, che le era indifferente e che... Cosa? Cosa sperava di ottenere, in quel modo?

Respirò a fondo, dopodiché si mise a sedere.

Ormai erano passati cinque anni dall'ultima volta che l'aveva visto: Akito era diventato più popolare di quanto si aspettasse, ormai era un campione in tutti i sensi. Insomma, sapeva che prima o poi i loro sguardi si sarebbero incrociati; finché nessuno sospettava che erano vecchi amici di infanzia e, cosa ben più grave, vecchi amanti, andava tutto bene.

Si era sposata con Naozumi all'incirca da un paio di anni: dopo quella corte spietata e quelle manifestazioni di affetto Sana si era arresa, credendo che in quel modo avrebbe chiuso definitivamente un capitolo della propria vita. Quegli istanti erano stati fonte di vero turbamento per lei, poiché non s'aspettava che vederlo le provocasse una tale reazione.

Sospirò, prima di veder qualcuno andarle incontro.

Alzò lo sguardo, il cuore riprese a battere: Akito la osservava attentamente, si tirava il colletto della camicia e si liberava dallo scomodo papillon.

«Anche tu qui?»

Domandò, piuttosto timorosa.

«Ti ho seguita.»

Confessò lui, in tutta onestà.

Sana gli rivolse un sorriso affettuoso, poi lo invitò a sedersi accanto a lei. Akito rifiutò garbatamente ma le tese la mano; sulle prime non capì, fu lui ad illuminarla.

«L'ultimo ballo?»

Non riusciva ancora a comprendere, tuttavia sentì di doverlo assecondare. Accettò la sua mano, si tirò su ed un attimo dopo il corpo di Akito sfiorava il suo. Si sentiva una musica leggerissima quella sera, un ballo lento; le note armoniche provenivano in loro direzione, quasi volessero assecondare quello sciocco contatto.

Benché il corpo di Akito fosse caldo – così tanto da riuscire a farla surriscaldare –, Sana non demordeva e manteneva un certo distacco; d'altra parte lei era una donna fedele al suo uomo, rivangare ricordi che ormai considerava sepolti oltre che antiquati le parve assai sconveniente.

Il ragazzo le rivolse uno dei suoi ghigni più amabili – o, almeno, a suo modo di veder le cose – dopodiché strinse ancor di più la sua mano a quella di Sana – sono qui per te!, sembrava volerle dire – mentre l'altra, più lesta, stringeva la piega raggrinzita della veste. Sana sospirò, poi s'accorse di un particolare che sino ad allora le era parso irrilevante.

«Sei... sposato?»

Chiese.

All'interno si sentì morire, non sapeva spiegarsi nemmeno lei la ragione di tale reazione. Sapere che Akito era sposato doveva ravvivarla, le avrebbe dovuto far piacere quella notizia. Era andato avanti con la sua vita, oltre che con i suoi successi, non c'era nulla di così inconcepibile in tutto ciò. Invece, inaspettatamente, qualcosa si scosse dentro e penetrò come una lama negli organi.

«Da pochissimo.»

Fu la risposta semplice e coincisa del ragazzo che, al contrario di lei, non batteva ciglio.

«Oh, adesso capisco perché non l'ho letto sui giornali.», mormorò, con il fiato ormai superfluo in gola, «Congratulazioni!»

Esclamò infine, con enfasi.

Forse troppa, si accorse solo un attimo dopo; Sana a quel punto ritenne doveroso allontanare Akito da lei e, nello stesso attimo in cui quella melodia romantica si concluse, lasciò le sue mani.

Nascose il volto tra le mani, se il trucco si fosse disfatto avrebbe destato dei sospetti in Naozumi. Avrebbe cominciato a farle tante domande, poi sarebbe arrivato al succo del discorso: «Tu lo ami ancora!», la incolpava ogni volta che rivedeva la sua foto sui giornali o la sua immagine nel notiziario.

Sì, lei lo amava ancora.

Disperatamente, con ogni fibra del suo essere. Troppo disperatamente per sperare in un lieto fine, ne era cosciente. A ben vedere la loro relazione poteva somigliare ad uno di quegli amori tormentati e pericolosi, che si portano sin dentro la tomba; sì, lei avrebbe portato anima, corpo e Akito Hayama un giorno lontano.

Se non sarà per questa vita, sarà per la successiva.

«Kurata?»

Sana si voltò lentamente, come per paura di essere inghiottita dalle parole del ragazzo. «Non sai mentire.»

Ecco, riusciva a leggerle dentro; Sana si trovò ad indietreggiare, cozzando contro il marmo di un piccolo muretto per poi fare una capriola all'indietro e distendersi sull'erba umida. Avrebbe dovuto coprirsi di vergogna, invece rise – e pianse, come se potesse controllare entrambe le emozioni e decidere di fare ambedue le cose – ed esclamò in modo ilare: «Però so recitare!»

Akito gettò il papillon lontano, aprì i primi bottoni della camicia e si sedette accanto a lei. Ancora una volta le diede ragione, fu di poche parole: «Dopo due premi come miglior attrice dell'anno, deduco di sì.»

D'un tratto, non rise più; fu come essere stata appena investita da un violento uragano e come se quest'ultimo le avesse spazzato via i timori ed i falsi moralismi: Sana sentì che Akito conosceva ogni suo passo, ogni suo gesto, ogni sua sfaccettatura del suo carattere come nessuno.

Era nuda ai suoi occhi, nuda la sua anima.

«Ma con te...», incrociò i suoi occhi, riuscì finalmente a sentire il suo respiro pungerle le spalle, «... Con te non ho mai saputo recitare.»

Successe tutto in un attimo – da quanto erano così vicini, così dannatamente parte l'uno dell'altra? –, Sana sentì solamente un brevissimo assenso da parte del ragazzo, dopodiché avvertì le sue labbra sulle proprie. Due calotte di ghiaccio erano riuscite ad affondarla, come mai prima d'allora: sembrava aver trovato il suo sapore antiquato, l'antico profumo, il caldo e freddo abbraccio di Akito che riusciva ad avvilupparla come un mantello nella notte.

Le sue mani strapparono via la collana, come se quell'oggetto fosse meschino sul suo collo; la seta pregiata scivolò via dal suo corpo con la stessa rapidità con cui era stata infilata e le sue labbra serbavano solo passione in quel momento, quasi avessero riservato quel trattamento di piacere solo per lei – perché, in fondo, sapevano ambedue che le tracce del destino non si perdevano mai. Ovunque avrebbero rivisto le orme di un legame ineluttabile e non avrebbero saputo cancellarne il passo – unica vera dea degna del suo amore.

Sospiri, gemiti, qualche momento di esitazione e, forse, qualcuno di smarrimento: non era giusto, non era sacro, non c'erano solo loro ma il mondo alle loro spalle. Eppure le loro spalle sembravano così piccole in confronto a quell'amore, nato ancor prima che potessero rendersene conto.

Sana si morse le labbra con veemenza, le gambe di Akito erano pericolosamente intrecciate alle sue e ora minacciavano di spingersi dentro con molta violenza. Akito, però, le accarezzava le gambe come per rassicurarla, come per dirle che quel dolore sarebbe stato tale solo per un attimo e poi... piacere. Incommensurabile piacere, lo avrebbe scoperto solo un istante dopo.

Naozumi non era mai stato così severo con il suo corpo, non lo aveva mai giustiziato con una tale potenza; in effetti, anche volendo, il sentimento che provava con Akito non era paragonabile a nulla. Nulla di terreno, perlomeno.

«Tutto è... sbagliato. A-Akito...»

Mormorò Sana, scostando il ragazzo un po' da sé. Vide la sua immagine perfettamente davanti i propri occhi – affondava nel suo sguardo, iniziava a credere che ritornare in superficie fosse solo una remota possibilità – e fu solo in quel momento che si rese conto di quanto stessero sbagliando.

Dov'era andata a finire la morale, quando avevano iniziato a rendersi conto di essere posseduti da un Dio bendato?

Lo stesso Eros che li aveva condotti direttamente all'inferno, aveva aperto loro porte che sembravano esser sigillate e trovare la chiave era un'impresa pressoché impossibile.

Quale chiave? Davvero pensavano di poter chiudere un capitolo così importante della loro vita con due mandate in una serratura?

Allorché i sentimenti erano esplosi, la perniciosa passione li aveva resi succubi di uno stesso desiderio e la razionalità era ritornata a diradare la nebbia dalle loro menti solo dopo... Troppo tardi.

«Fino a che punto... è sbagliato?»

Si chiese Akito, un po' deluso.

Sana non osò incontrare i suoi occhi, in quel momento in lei dimorava solamente la vergogna, il pudore, qualcosa molto simile ad una storia biblica – Eva aveva peccato, fidandosi del serpente... Non differiva molto dalla prima donna apparsa sulla faccia della terra, seppur dopo duemila anni.

Si rivestì, chiedendosi se fossero le sue lacrime o la sua anima a cadere a brandelli; eppure, se dopo tanti anni considerava Akito il suo fiore del male preferito doveva esserci una ragione.

«Hayama...», sorrise, impercettibilmente; chiamarlo per cognome non solo le ricordava i tempi passati, ma le faceva addirittura venire il batticuore, «... E' sbagliato quanto basta per far del male a qualcuno.»

Gli occhi di Sana puntarono la fede all'anulare del ragazzo che, vista l'impercettibile occhiata, strinse la mano a pugno e la ritrasse furtivamente.

«Grazie...», arrossì, stampandogli sulla guancia un pudico bacio, «... per l'ultimo ballo. E per avermi amata.»

Poi si acconciò i capelli, dando una vaga parvenza d'ordine ai boccoli sfatti.

«Non sarà l'ultimo.»

Per un attimo si sentì disorientata, aveva una strana sensazione; Akito, forse, le sarebbe rimasto sempre impregnato sulle vesti, sul corpo, negli occhi e nell'anima.

Il ragazzo si avvicinò, pericolosamente. Sana sospirò, pregando mentalmente il suo auto controllo ed esigendo la sua collaborazione; un attimo dopo tutto era finito, non se ne era nemmeno accorta ma Akito le aveva afferrato la mano ed aveva timbrato sul suo dorso un bacio.

«Sarai sempre l'unica.»

Sussurrò, flebile. Sana si sentì scossa, rinvenne solo un istante dopo, quando ormai Akito era già lontano.

«Quando ti rivedrò?!»

Urlò, sperando che lui potesse sentirla. Una vana speranza, probabilmente, dal momento che lui le aveva già detto addio.

«Te l'ho detto...», udì da lontano, allorché cercò di prestare più attenzione possibile all'interlocutore distante, «... Non sarà l'ultimo.»

Sana sospirò, per un momento sentì le vertigini ma cercò di non barcollare. Tuttavia, Akito era stato l'uragano che in un'unica serata l'aveva sconvolta e, molto probabilmente, quello sarebbe stato un tormento che avrebbe portato nel cuore tutta la vita.

«Balleremo ancora, Akito. Balleremo

Disse sottovoce, udendo la melodia crescere ogni istante di più dentro se stessa.

Lenta e armonica, solo un attimo. Poi, veloce ed impetuosa.

È solo Akito. È solo l'amore.







Fine.









Dunque, una breve one-shot che spero abbiate apprezzato. Ci sono vari riferimenti quali “i fiori del male” (la famosissima opera di Baudelaire), il Dio bendato che, come specificato successivamente, è l'Eros (Dio dell'amore, Cupido) ed il riferimento ad Adamo ed Eva, in quel momento mi sembrava una metafora azzeccata XD.

Inoltre, quando Akito pensa “non sarà l'ultimo”, il soggetto è il ballo. In parole povere, probabilmente si incontreranno ancora.

Comunque, qui ho immaginato Sana ed Akito dopo molti anni: si sono lasciati, così Sana ha sposato Naozumi – guadagnando anche molta più popolarità come attrice – ed anche Akito si è sposato, diventando anche piuttosto famoso.

Grazie a tutti voi per aver letto,

probabilmente in questo fandom ritornerò spesso u-u. Al momento non per una long, ma per one-shot o flash ci sarò *-*.

A presto, Kiki-chan.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: KikiWhiteFly