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Autore: beesp    21/08/2010    1 recensioni
E proprio lì si consumava e bruciava il sole, che tingeva tutto di un nuovo rosso, pieno di speranze in un falso germoglio di calura. Olive si sfilò le scarpe nere ben allacciate; l'indomani sarebbe tornata alla sua vita di sempre, alla scuola, alla velocità, a non riuscire più a lasciarsi sommergere dal mare all'alba, oscuro e vitale.
Elementi della natura, vita e affetti. Questi sono gli elementi di una storia che ha poco di narrazione e molto di riflessione. Un unione con il mare e il vento, in simbiosi con la natura a tutti gli effetti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fan fiction partecipante al “Vedo, sento, scrivo – immagini, musica, storie”, indetto da Elos e Salice.

 

The Yellow Lady (La Dama Gialla)
– Immagine #9, canzone #23

Era un giorno di fine estate sulla spiaggia della città. Qualcuno ancora s’illudeva di potersi abbronzare ai tenui raggi di sole nascosti tra le nuvole e restii a mostrarsi. Altri per divertimento facevano volare qualche aquilone, accompagnati da una brezza fresca. Il mare non era pacato; in pochi giorni sarebbe arrivato sicuramente un temporale.
La Grande Casa, pochi passi dietro Olive, era stata costruita proprio da suo nonno, nel millenovecentoquaranta. Per gli standard d’allora era fin troppo lussuosa, ma con il passare degli anni era divenuta una villa antica esposta al mare, che poteva considerarsi quasi un monumento storico. Nonno Gilbert dipingeva ogni Quattro Luglio le mura delle facciate esterne e la bassa palizzata bianca di legno che circondava il lotto; cinque volte a settimana annaffiava le piante delle fioriere dei balconi del piano superiore, e quella più piccola di basilico sul davanzale in cucina.
Durante i mesi di Luglio e Agosto avrebbe costretto volentieri la madre di Olive, la sua unica figlia, assieme alla sua famiglia, a fargli compagnia: ma soltanto Olive poteva spostarsi dal ‘cuore della civiltà’, nella posizione dei genitori sarebbe stato sconveniente chiedere delle ferie.
Nei sessanta giorni badavano l’un l’altro. Il nonno di preparare da mangiare non ne voleva sapere, gli ricordava troppo la nonna Elisa e allora acquistava dei surgelati scadenti che lasciava fuori dal freezer anche per intere ore. Quando Olive l’aveva scoperto gli aveva imposto delle regole: sarebbe stata lei a smanettare ai fornelli durante la sua permanenza, e il nonno avrebbe dovuto prestare più attenzione alla sua alimentazione, anche in sua assenza.
Nonno Gilbert diceva sempre di non essere solo: in realtà possedeva un cane, Johnny, l’ultimo regalo di nonna Elisa. L’anziano era convinto che fosse un dono che le permettesse di non abbandonarlo mai del tutto e che con il Pastore Tedesco accanto, non avrebbe mai potuto dimenticare la prima donna della sua vita (la seconda era Ginevra, la madre di Olive).
Il viaggio per arrivarvi non era nemmeno troppo lungo, ma complicato. Ci si doveva lasciare alle spalle lo smog e lo stress, aggirare una collina pascolata da mucche e pecore, percorrere la lunghezza d’un fiume fino ad arrivare a un piccolo borgo montano, sotto il quale v’era il sentiero per la zona marittima del paese, che era stato diviso; agli estremi confini abitava nonno Gilbert. Più che un viaggio per Olive era stato un passaggio dall’apatia ai sentimenti; una volta giunta così vicina alla natura, la quale potenza rumoreggiava oltre le imposte – gli elementi in perfetto equilibrio, disturbati da un mucchietto insignificante di mattoni mischiati tra loro ma nettamente vani – era impossibile non divenire un soffio d’aria proveniente da lontano, trasudante tradizioni e costumi diversi che si potevano leggere e ipotizzare soltanto con l’ausilio dei libri, o una nuvola che si aggirava solitaria sulla testa dei fragili umani.
La sabbia era chiamata cordialmente – come si saluta un’amica di vecchia data con la quale si ha convissuto per un’intera esistenza – “The Yellow Lady”. Una dama gialla sinuosa e fintamente indifferente, custode dei più segreti pensieri dei suoi visitatori.

E proprio lì si consumava e bruciava il sole, che tingeva tutto di un nuovo rosso, pieno di speranze in un falso germoglio di calura. Olive si sfilò le scarpe nere ben allacciate; l’indomani sarebbe tornata alla sua vita di sempre, alla scuola, alla velocità, a non riuscire più a lasciarsi sommergere dal mare all’alba, oscuro e vitale. O nelle notti brutali di tempesta, altezzoso e divino. Rimase con i piedi a far scivolare i granelli di pietre distrutte dal tempo tra le dita abbronzate; le piegava e le stirava, le piegava e le stirava. Disegnava con una pietra delle forme sulla pianta che sparivano dopo poco, solleticandole la pelle.
“Olive”. Il nonne le aveva posato una mano sulla spalla; in un impeto di responsabilità le fece promettere che, entro un’ora, sarebbe rientrata a preparare la sua valigia.
Olive pensò che sarebbe stato proprio bello festeggiare il suo diciannovesimo compleanno potendo affermare di vivere assieme a suo nonno, anziché di trascorrerci le ferie. Ne aveva discusso con la sua famiglia, non del tutto entusiasta all’idea; e nemmeno nonno Gilbert lo era stato, da cui era stata certa di ricevere approvazione ma, soprattutto, felicità: si era esibito in una smorfia che Olive gli vedeva sul volto quando, all’anniversario della morte di Elisa, gli augurava una buona giornata ricevendo una risposta stentata, con un volto trasudante dolore celato a lungo.
Gilbert ripeteva di continuo che la nonna Elisa era gialla. All’inizio a Olive quel concetto era parso strano. La nonna Elisa non era un personaggio dei cartoni animati, non aveva malattie al fegato e non era Cinese. “Era speciale” una volta aggiunse. “Era d’oro; come il re Mida. Conosci la storia?”
“No… cos’aveva di speciale questo signore?”
“Poteva rendere ogni oggetto che toccava d’oro”.
“Oh, wow…”.
“Ma non era una benedizione, perché lo diventavano anche gli esseri umani e gli animali che sfiorava”.
“Quindi la nonna era un’amica del signor Mida?”
“No, tesoro”.
Ormai diciottenne, Olive si accorgeva che suo nonno non era poi tanto strambo nel dire che la nonna era d’oro. L’aveva conosciuta anche lei, se pur non benissimo. Nome più appropriato di “La Dama Gialla” non poteva esistere, assomigliava a quella spiaggia. Da piccola Olive era certa che non fosse adatta a essere una nonna, perché all’apparenza era così giovane… aveva una risata armoniosa come il suono della risacca delle onde, i capelli alghe ingrigite voluminose, la pelle che formava rughe sul viso e sul collo, profumata di salsedine. Quel sapore intenso era attribuito alla sua dimora… ma era il contrario. Gilbert aveva deciso di abitare in quella casa, dopo anni dal giorno in cui l’aveva tirata su pezzo per pezzo, perché Elisa era il mare.

Di quelle scarpe non rimase poi molto negli anni a venire. Olive li dimenticò sull’altalena in veranda, dove li aveva trovati la prima volta che aveva deciso di rassettare la villa di suo nonno. Si erano coperti di polvere, i lacci sfilacciati e il tessuto macchiato da gocce di pioggia.
Non aveva mai avuto l’occasione di andarli a riprendere; tra gli esami, il nonno che decise di spostarsi in un ospizio per facilitare i parenti nella cura della sua persona, il nuovo lavoro… fu impossibile trovare spazio. Più semplicemente, aveva paura di trovarla estremamente vuota.
Una trentenne Olive lavora come insegnante in un’Università Pubblica. La madre le dice sempre che assomiglia molto alla nonna Elisa, leggiadra come il mare, ma che è rude quanto la tempesta che è suo nonno Gilbert. Olive odia le metafore, ormai. E assomiglia al mare, e alla tempesta, e forse ha anche qualcosa del legno, ma è un violino d’oro. Il suono dei flutti, uragani di sensazioni, la saldezza dei salici, l’oro del re Mida. E, ogni tanto, ancora vede la Dama Gialla nei ricordi e immagina di confondersi tra cielo, aria e la terra, accontentandosi nel frattempo di un sapore di morte – confusioni di corpi e contorcersi di desideri spezzati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice: Queste note d’autore sono state preparate il ventitré luglio. A pubblicare la storia sarà L i a r, poiché in quel periodo non ci sarò e le ho chiesto il favore di farlo al posto mio e lei, gentilmente, ha accettato. Quindi non saprò i risultati fino a Settembre, suppongo. Questo è quanto, spero che abbiate letto questa storia e che commenterete – sia che vi sia piaciuto, sia che abbiate critiche in proposito.
   
 
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