Vattene. Vattene ora, ora che forse posso dimenticarti. Ora che posso guardarti andare via e cercare di cancellarti limitando i danni.

Non so perché tu sia ancora qui. Non conosco la maledetta ragione per cui sei ancora qui. Non so cosa mi succede quando ti vedo. O meglio. Lo so benissimo. E so anche che posso sopportarlo, finché tu resti. Finché tu resti mi posso illudere che non te ne andrai mai e posso sopportare anche che tu non mi guardi nemmeno. Finché tu resti mi posso ricordare quel tuo taglio assurdo. Quegli occhi. Quei tratti che, se li guardo, mi fanno impazzire, quei tratti che, se li penso, mi mandano gli ormoni chissà dove e il cervello in pappa. Ti prego, vattene ora. Perché prima o poi dovrai andartene e vorrei che fosse prima che io perda il controllo. Prima che io mi dissolva in quello schifo di romanticherie che tanto disprezzo. Prima che mi ritrovi a sospirare, sul letto, ricordando la tua voce, così dannatamente... perfetta. Vattene ora, o resta per sempre. Vattene ora, o entra nella mia vita per non andare mai più via.

Ma forse è già troppo tardi. Forse ti sei già preso il mio cuore e non me ne accorgerò finché non sarai sparito oltre quel tornante. Forse non c’è più niente da fare e non avrò mai una relazione perché ci sarà il tuo fantasma sopra al volto di qualsiasi ragazzo.

Forse il tuo spettro non se ne andrà mai e resterò per sempre a rincorrere il cerchio dei miei pensieri che ruota attorno a te. Ti prego.

Scegli, scegli ora, anche se non sai che devi farlo, anche se non ti interessa, anche se te l’ho chiesto io, che sono solo quella che non sa giocare a briscola né a poker, quella che si dà tante arie e pensa le stesse cose che pensi tu e si comporta come una sapientona saccente ed acculturata ed è così immensamente schifata dagli insetti.

Ti prego. Vattene ora, o resta per sempre.