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Autore: Beliar    21/08/2010    2 recensioni
[...]ecco le pietre antiche, logore e muffite; la carrucola che fa piovere ruggine e la corda tesa, lisa e ancora piena di vigore.
Autrice: L i a r
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 18 - acqua



Il pozzo, il secchio e il libro.


Tenni lo sguardo fisso sulla pagina, nonostante le lettere da leggere fossero finite, nonostante era tutto bianco da quel punto in poi.
La sensazione indescrivibile che mi assale quando arrivo alla parola ‘fine’ di un libro mi prese dritta allo stomaco, familiare e meravigliosamente oscura; a poco a poco sbloccai la mente e tutte le percezioni risucchiate fino a quel momento dalla magia della carta affollarono i miei sensi: la copertina liscia e rigida del tomo, il lenzuolo del letto che mi solleticava una gamba, il cuscino a sorreggere la schiena pure dolorante, il phon di mia madre nel bagno accanto, il vociare della tivvù in salotto, il ventilatore che respirava addosso a mio fratello, le cavallette che cantavano appena dietro il vetro del mio balcone.
Socchiusi gli occhi, estasiata, cercando di trattenere ancora quel brivido, quel senso di malinconia e pienezza ma, come prima le parole mi avevano avviluppata, ora mi scacciavano via.
Chiusi piano il libro e lo appoggiai sulle mie ginocchia, cercando di immaginare il pozzo di cui parlava la storia.1
Il pozzo.
Non ne avevo mai visto uno dal vivo, realizzai, e così - aggrappandomi alla descrizione che ancora mi rimbombava in testa – cercai di crearlo con la mente; ecco le pietre antiche, logore e muffite; la carrucola che fa piovere ruggine e la corda tesa, lisa e ancora piena di vigore.
Il pozzo solido, fondo e oscuro, che incute timore e riverenza per l’acqua limpida e fresca che riesce a dare.
Potevo quasi sentirlo, l’atto di abbassare la carrucola; ma non ero io a tenere la corda, io ero il secchio.
E giù, scendere lentamente nel buio, respirando umidità e anni di storia, giù verso il fulcro, il senso, l’indispensabile; risalire non era semplice, perché pieno di essenza tanto da straripare.
Arrivare al margine e poi di nuovo essere riammesso al mondo stordiva; l’acqua? Rimaneva giù, perché io ero un secchio pieno di buchi. Tutto ciò che rimane sono solo gocce, un’incantevole e delicata rugiada.


































1La storia di cui parlo può essere intesa come quella de "Pane e tempesta" o de "Il piccolo principe", siccome in entrambe è presente un pozzo ed entrambe mi hanno ispirato tantissimo.

Note di L i a r: ecco cosa succede a leggere "Pane e tempesta"... In pratica ho scritto questa cosa non appena ho chiuso il libro di Benni (spettacolare, tra l'altro).
Non credo mi fosse mai capitato di scrivere senza prima rimuginare settoridicimila volte sulla storia. Dicasi di getto.
Here you are, una delle mie rarissime originali a cui tengo abbastanza. Mi sono presa qualche licenza nel mettere le virgole, nel senso che teoricamente non dovrebbero starci e lo so bene, ma d'altro canto la sentivo meglio in questo modo, la storia.
Non sapevo nemmeno se metterla in introspettivo o nonsense. Che disastro che sono...
  
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