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Autore: Damia e Sir_Black    22/08/2010    5 recensioni
A volte la notte di San Lorenzo non porta solo stelle cadenti
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ennesima dimostrazione di cosa significa mettere insieme una Grifondoro ed una Serpeverde. A voi la nostra prima storia a quattro mani e a voi scoprire chi ha scritto cosa.

E per l'eccezionale evento, una beta d'eccezione: Narcissa!

I personaggi non sono nostri, sono tutti di Mamma Row (purtroppo)

PS: nota di Damia: Invece dei confetti vi regalo la mia parte della shot ^^

 

 

 

Nonostante il ricordo del vecchio Preside ancora procurasse a Harry una dolorosa stretta alla bocca dello stomaco, vedere come le idee della McGranitt cominciassero a somigliare a quelle di Silente, in stravaganza e strano tempismo, lo inquietava alquanto. Quindi, la preoccupazione che lo aveva colto al mattino, quando dal portone principale erano entrati dei baldanzosi Fred e George, non era nient'altro che una diretta conseguenza del pettegolezzo che il ritratto di Sir Cardigan gli aveva confidato in gran segreto, mentre per caso si trovava in visita nella cornice della Signora Grassa.

Tra le solite frasi sconnesse e gli improperi del ritratto della sua Comune, Harry era riuscito ad afferrare dettagli a sufficienza da capire che la tela di Silente, situata nell'ufficio della Preside, stava avendo davvero una cattiva influenza su di lei.

Sospirò passandosi una mano tra i capelli, mentre il sole tramontava dietro gli spalti del campo da Quidditch.

Era diventato il suo posto preferito da quando erano arrivati a Hogwarts, stranamente in agosto. Gli era parsa un'idea alquanto stupida farli rientrare un mese prima della data usuale, nonostante fosse la loro stessa presenza ad essere la più grande stranezza di quell'anno.

Aveva ucciso Voldemort da poco più di tre mesi ed aveva ancora così tante cose da chiarire nella propria testa, che avrebbe preferito di gran lunga comprare un piccolo appartamento a Londra e chiudercisi dentro, spendendo il resto dell’estate ad oscillare tragicamente tra la disperazione e l'autocommiserazione.

Lui non era come gli altri, non lo era mai stato.

Lui aveva bisogno di arrovellarsi.

Aveva bisogno di stare giorni interi steso a letto a piangere le proprie perdite, a sfogare ogni traccia di amarezza ed a bagnare il cuscino con ogni salata stilla di quel risentimento, che si sentiva scorrere nelle vene.

Risentimento diverso, per persone diverse.

Ma Hermione aveva insistito nel dirgli  che quel rientro anticipato  gli avrebbe fatto bene, che avrebbe fatto bene a tutti loro, che avevano necessità di distrarsi e, ovviamente, di recuperare il tempo perso rimettendosi in pari con la loro istruzione.

Quindi, la propria mancanza di entusiasmo nel vedere i gemelli fare il loro ingresso trionfale, sotto le pacche entusiastiche del resto della scuola, non era altro che una normale esternazione del malessere generale che avvertiva espandersi dentro di sé

Infilando di nuovo le dita fra le spettinate ciocche corvine, Potter sospirò rumorosamente per l'ennesima volta, constatando come tutte le ombre, le forme e le figure fossero ormai state inghiottite dal manto della notte. Si alzò, ed a passo volutamente lento, scivolò giù dalle gradinate per tornare al Castello per la cena.

Di sera, Hogwarts era affascinante in modo incredibile.

Le zone diroccate dell'antico maniero assumevano parvenze gotiche che, invece di sminuire la struttura facendola sembrare poco curata ed abbandonata alle intemperie, le conferivano quell'alone di mistero che la rendeva una magnificente e complessa opera d'arte, posata nel bel mezzo delle colline Scozzesi per permettere a tutti di goderne la bellezza.

Quando varcò il portone, la magia intrisa nel castello gli riverberò sulla pelle, causandogli una repentina pelle d'oca e procurandogli una blanda scossa elettrica lungo la spina dorsale.

Da quando era tornato a scuola, aveva notato che la propria energia era, in qualche modo, cambiata.

Sembrava fosse diventata più forte o, se mai lo si fosse potuto ipotizzare,  che fosse maturata in risposta alle sue esigenze di vita ed al suo stato d'animo.

Era come se la sua magia avesse capito di dover essere più potente, per sostenere lui che, al contrario, si sentiva tremendamente debole ed instabile.

Al momento, infatti,  Harry si paragonava ad una complicata struttura di ghiaccio che, per cause sconosciute, si stesse avvicinando, giorno dopo giorno, alla fonte di calore che l’avrebbe portata all'auto-distruzione.

Era strano, per lui, avvertire il bisogno insopprimibile di aver qualcuno accanto.

Qualcuno abbastanza forte, che lo salvasse da se stesso.

Ogni pensiero malinconico venne inghiottito dai rumori provenienti dalla Sala Grande, ed il Grifone non si sorprese particolarmente nel sentire gridolini eccitati e chiacchiere che sovrastavano altre chiacchiere.

Entrò, senza badare molto agli sguardi altrui.

Sembrava che l'aver ucciso Voldemort avesse fatto di lui una qualche entità suprema ed intoccabile, da adorare da lontano, e le occhiate che prima riceveva per essere il fottuto Bambino Sopravvissuto si erano moltiplicate esponenzialmente,  fino a diventare quasi più moleste delle persone che gli inviavano centinaia di pergamene di ringraziamento.

Persino i Serpeverde avevano preso a scrutarlo con una sorta di rispettosa gratitudine e Harry si sentiva talmente  oppresso, che a volte avvertiva il respiro mozzarglisi a metà, restando intrappolato nella gola.

Per fortuna, tra tutte le cose che parevano scivolargli dalle mani come l'acqua, Malfoy era un piacevole sassolino che restava intrappolato tra le pieghe delle sue dita.

La guerra non sembrava aver cambiato la sua opinione su di lui e, anche se aveva smesso di maledirlo lungo i corridoi, almeno non aveva cominciato ad idolatrarlo come se fosse Merlino reincarnato.

O almeno, Harry sperava fosse questo il motivo.

Stranamente, si augurava che Malfoy evitasse di affatturarlo solo per quieto vivere, poiché l'idea che in qualche modo potesse risparmiarlo per pietà, forse provando una sorta di pena nei suoi confronti, lo metteva a disagio.

- Oh, Harry! Ma dov’eri finito? La McGranitt ha avuto un’idea davvero eccitante! -

Harry cercò di sforzarsi per mostrare un pizzico di entusiasmo, stiracchiando le labbra in un vago sorriso, mentre prendeva posto accanto a Ron che, con affetto, gli batté una mano sulla spalla.

- Sì, amico. Adesso sappiamo anche, per quale motivo abbia mandato a chiamare Fred e George. Domani sera, la notte di San Lorenzo, ci sarà il Ballo dell'Inverso -.

Harry si accorse con qualche secondo di ritardo degli sguardi carichi di fremente attesa da parte dei propri amici ed infatti, mentre masticava pigramente il proprio pasticcio di carne, vide gli occhi di Hermione appannarsi di preoccupazione. Allora, volendo sottrarsi all'inevitabile psicoanalisi cui lei l’avrebbe sottoposto, per analizzare il suo comportamento scostante e taciturno, Potter pensò bene di giocare d’anticipo e fingere un interesse che, francamente, non provava.

- Ballo dell'Inverso? - chiese, notando con orrore come tutto il tavolo dei Grifondoro l’avesse sentito e sembrasse, all'improvviso, interessato alla loro conversazione.

Fu l’immancabile Lavanda a rispondergli, con le sue arie da esperta in fatto di feste, vestiti e mondanità.

- Oh, sì. La McGranitt ha chiesto a Fred e George Weasley di portare una pozione di loro invenzione che, presa in un basso dosaggio, inverte la personalità degli individui, costringendoli a comportarsi in modo diametralmente opposto al solito. Non è magnifico? –.

 Harry riteneva che non ci fosse niente di magnifico nel non avere più il controllo delle proprie azioni, ma forse, il fatto che questa pozione gli ricordasse in qualche modo la Maledizione Imperius e collateralmente la guerra, gli impediva di scorgere il lato divertente di tutta quella faccenda.

Vedendo gli occhi colmi di aspettativa di Hermione, Ron e tutti gli altri, si costrinse a porre almeno un'altra domanda,  per cercare di dar man forte al loro entusiasmo.

- Cos'è la notte di San Lorenzo? –  Hermione annuì in automatico, con aria condiscendente, alla sua richiesta e Harry si accorse dell’esatto momento in cui prese un profondo respiro, per poi lanciarsi nelle solite, logorroiche, ed eccessivamente particolareggiate spiegazioni sull'argomento.

C’erano volte in cui l’Eroe del Mondo Magico arrivava quasi a maledire la sua proverbiale sete di conoscenza, e non negava di essersi trovato a desiderare di Obliviarla.

Con un improvviso ed inaspettato sorriso, si voltò verso la tavolata Serpeverde aspettando d’incrociare gli occhi grigi di Malfoy.

Questi sembrò quasi impreparato quando incontrò il suo sguardo, salvo poi inarcare interrogativamente un sopracciglio, ricevendo una scrollata di spalle a mo’ di risposta.

Harry era sicuro che anche Malfoy avesse avuto, almeno una volta, il desiderio di  Obliviare Hermione e la consapevolezza di aver condiviso un pensiero Malfoyesco gli fece davvero piacere, in un modo assolutamente contorto ed, al momento, fuori dalle proprie capacità di comprensione.

- La notte di San Lorenzo è quella in cui cadono le stelle. Astrologicamente parlando, questo è da imputarsi al passaggio degli asteroidi della costellazione di Perseo, all'interno dell'orbita visiva terrestre.

Nella credenza Babbana, invece, questa notte è dedicata al ricordo del martirio di San Lorenzo. Si dice che le stelle cadenti siano le lacrime versate dal Santo durante il proprio supplizio, che ora vagano nei cieli, scendendo sulla terra solo il giorno in cui ricorre l’anniversario della sua morte, creando così un'atmosfera magica.

La leggenda narra che i desideri di chiunque si fermi questa notte a guardare il cielo, ricordando quel martirio, si avverino. È così  romantico… – aggiunse infine la Granger, mentre le altre ragazze del tavolo rosso-oro le facevano eco con i loro sospiri.

Per fortuna del Prescelto, il resto della cena scivolò via  senza ulteriori intoppi, dato che erano tutti troppo intenti a discutere animatamente degli acquisti da fare a Hogsmeade e della bella nottata che avrebbero trascorso, per accorgersi del suo crescente malessere.

Con l'ormai consueta stretta alla gola ed il respiro faticoso ed ansante, Potter si alzò velocemente ed uscì con quanta più discrezione possibile dalla Sala Grande.

Senza pensarci iniziò a camminare, mentre la sua mente sembrava ottenebrarsi e ridursi ad un puntino cupo e nero di desolazione e spossatezza.

Con una vaga consapevolezza dello spazio, si accorse di star salendo gli scalini in pietra della Guferia.

Seguendo gesti abitudinari evitò tutte le imperfezioni e le piccole sconnessioni della pietra, fino a quando non si ritrovò a sporgersi da quell'unica grossa finestra, che veniva lasciata aperta per permettere ai gufi di entrare ed uscire.

Edwige gli regalò un piccolo fischio di saluto che Harry quasi non udì, mentre sotto di lui il Lago Nero sembrava l'unico posto felice della terra.

Notando come la brezza leggera muovesse pigramente le foglie degli alberi ed increspasse l'acqua scura, si chiese se per uno come lui, che non aveva più niente nella vita, non sarebbe stato meglio morire.

Facendo leva con le braccia, si mise a sedere sulle pietre calcificate della finestra, lasciando che i propri piedi penzolassero nel vuoto.

Fissò affascinato i propri stivali consunti dondolare, quindi afferrò una manciata di pietroline sgretolate, le tenne un po' di tempo chiuse nel pugno e poi le lasciò cadere giù.

Il Ragazzo Sopravvissuto osservò quella frazione di secondo in cui le piccole pietre sembrarono farsi cullare dal vento, prima di cadere inesorabilmente verso il basso, desiderando di essere a sua volta cullato dal nulla.

Chissà com'era morire?

Harry si domandò inquieto, se il tormento interiore di Sirius lo avesse abbandonato, ora che non c'era più, e se fosse finalmente sereno.

Paradossalmente, la sua morte lo aveva sconvolto più della perdita dei propri genitori.

Forse tutto derivava dal fatto di aver conosciuto di persona il proprio padrino, cosa che invece non aveva potuto fare con James e Lily, dei quali aveva appreso solo ciò che altri gli avevano raccontato.

Non lo sapeva e, in fondo, non è che gli interessasse poi molto.

Una luminosa scia di fuoco attraversò improvvisamente il cielo e Harry sgranò gli occhi, riacquistando un minimo di lucidità.

Si accorse che i suoi palmi stavano premendo sulla pietra, mentre il suo busto si era inclinato in avanti e, con orrore, registrò il fatto che stesse per gettarsi di sotto.

Il suo subconscio era arrivato a questo?

Voleva... suicidarsi?!

Con un terrore crescente si aggrappò con forza al davanzale roccioso, avvertendo il proprio respiro faticoso fargli dolere il petto, quasi avesse ingoiato pezzi di vetro.

 In quel momento desiderò con tutto se stesso di avere qualcuno di speciale nella propria vita, qualcuno che si occupasse di lui, dei suoi pensieri e di quello che provava, senza forzarlo a fare ciò che non voleva.

- Merlino, Potter! Non pensare al suicidio mentre sono qui, o crederanno tutti che io ti abbia spinto di sotto – Harry sussultò, riconoscendo il graffiante umorismo di Malfoy, anche se il vago tono isterico e spaurito che gli sembrò di cogliere, non gli fosse per niente familiare.

Lentamente scivolò indietro sulla finestra, rannicchiando le gambe al petto, prima di girarsi e poggiare nuovamente i piedi  su quello schifo di pavimento, pieno di polvere, piume ed escrementi.

Il Serpeverde era stranamente vicino, con un braccio proteso a mezz'aria pronto ad afferrare qualcosa, o meglio, pensò Harry rettificando la propria riflessione precedente, ad acchiappare lui.

Aveva occhi grandi, ansiosi, ed il grigio al loro interno lo scrutava attentamente, come a cercare di sondare i suoi pensieri.

- Tranquillo, Malfoy! La tua vita è già abbastanza triste, senza un'accusa di omicidio a penderti sulla testa – contro ogni logica, l’altro ridacchiò appressandoglisi maggiormente.

- Strano che a parlarmi di tristezza,  sia una persona che passa il proprio tempo tra gli escrementi di gufo a scrutare il cielo.-

Harry sorrise inclinando la testa e, mentre studiava Malfoy che continuava a guardarlo come se stesse per gettarsi nel vuoto da un momento all'altro, si sentì un po' meno abbandonato o, se non altro, meno solo.

- Non hai poi tutti i torti… – concordò, notando come il Cercatore verde-argento avesse perso la   lotta contro la propria usuale compostezza, e stesse ammorbidendo un po' la rigidità delle proprie spalle.

- E tu, invece,che scusa hai per essere in Guferia a quest’ora di notte, mentre gli altri sono tutti intenti a fare piani per domani? – l’interrogò con evidente curiosità.

Malfoy sembrò ricordarsi all'improvviso di qualcosa poiché, con un gesto elegante della mano, richiamò una maestosa aquila reale che gridava 'Proprietà di Draco Malfoy' da ogni piuma, e gli agganciò una piccola pergamena alla zampa prima di farla volare via.

La guardò allontanarsi maestosa e poi si voltò di nuovo verso il Grifondoro, accostandoglisi quel tanto che bastava per toccare con il suo gomito con il proprio.

I suoi occhi erano caldi e tremendamente vivi e Harry era sicuro di non averli mai visti così.

- Ho comunicato a mia Madre di spedirmi una veste da cerimonia, per domani sera – Harry arcuò un sopracciglio, osservando  affascinato i giochi di luce che la luna disegnava sui capelli chiarissimi di Malfoy.

- Pensavo che proprio tu fossi la sola persona, oltre me, a cui questa storia del cambio di personalità non andasse a genio. –

- E perché mai? - rispose celere Malfoy, mentre i gufi appollaiati sui trespoli iniziavano a sembrare irrequieti per la loro presenza, visto che il frullare di decine di ali li rese sordi per parecchi secondi.

- Oh, andiamo Malfoy, non è chiaro? Tu sei sempre così controllato ed altero, attento a ciò che dici o fai… -

Malfoy rise di nuovo, questa volta rumorosamente.

Harry realizzò di non averlo mai sentito ridere davvero e notò come il suono della sua risata fosse cristallino e squillante, pulito ed armonioso, al pari di una musica ammaliatrice.

- Proprio per questo lo voglio fare, Potter. Perché così potrò, almeno per una volta, essere quello che non sarò mai. Pensa, se anche tu la prendessi, probabilmente mi chiederesti di ballare – Il Prescelto lo fissò incredulo, mentre Malfoy distoglieva lo sguardo voltandosi ad osservare il cielo fuori dalla finestra; il moro ci mise qualche secondo per capire che il Serpeverde stava arrossendo, visto che le sue guance andavano pian piano coprendosi di  un colorito più scuro.

Era delizioso.

In un improvviso momento di lucidità, il Grifone si rese conto che avrebbe voluto ballare sul serio con Malfoy e che, contrariamente all'altro, non aveva bisogno di nessuna  pozione per farlo.

Dopo una settimana passata in solitudine,  Malfoy era una gradevole ventata d’aria fresca, ed il Ragazzo Sopravvissuto desiderò potersi adagiare ancora un po' in quella sensazione di piacevole galleggiamento.

- E tu accetteresti? – il giovane Lord si girò di scatto e, per un attimo, a Harry sembrò di scorgere un qualcosa di simile alla speranza, brillare in quelle iridi argentee. Poi, con un movimento fluido, il ragazzo gli girò le spalle e si allontanò lentamente verso le scale. 

- Questo non lo sapremo finché non ci proverai, Potter. Sai, potrei sorprenderti! – sentenziò il biondo, con l'ultima ombra di una risata, prima di uscire dalla Guferia. Il rumore dei suoi passi fece compagnia a Harry,  fino a quando non sparì in lontananza.

 

Il mattino successivo, Harry si ritrovò con il cuore appena più leggero rispetto alla sera precedente. Nonostante avesse realizzato di essersi quasi gettato dalla torre, il sapere che qualcuno l’avrebbe preso l’aveva confortato, non dimenticando che, tra l’altro, si trattava proprio dell’unica persona da cui non si sarebbe aspettato nulla. Una consapevolezza del tutto nuova lo colpì in pieno petto… Malfoy non lo avrebbe mai considerato un’icona: Harry sentiva il bisogno di essere salvato e Draco l’aveva fatto. Forse non coscientemente, magari solo per paura delle conseguenze, tuttavia Draco aveva le braccia tese per afferrarlo ed abbastanza forza per sostenerlo.

Da quando Malfoy era diventato Draco?

Una vocina petulante, che ricordava un po’ troppo Hermione per i suoi gusti, gli rispose nella sua testa: da quando Draco l’aveva salvato, sia pur inconsapevolmente, da quando lui l’aveva visto arrossire e l’aveva sentito ridere, mentre scendeva le scale.

Per quella che gli sembrò essere la prima volta, dopo secoli, un vero sorriso si fece strada sul suo viso. Quello era il giorno di San Lorenzo e la notte avrebbe portato con sé le stelle cadenti, per esprimere i propri desideri, ed anche la possibilità di ballare con Draco. Scosse la testa rassegnato…stava parlando da solo e, in genere, quello era il primo segno di una qualche alterazione mentale. Probabilmente stava impazzendo, ma allo stesso tempo si sentiva vivo come non mai, e quindi decise d’ignorare quelle avvisaglie d’incipiente follia. Quella sera voleva divertirsi.

Mentre scendeva a fare colazione, il Cercatore rosso-oro decise di fare una chiacchierata con Fred e George. Non aveva mai chiesto nulla, e non lo avrebbe mai fatto, per aver fornito il primo, grosso incentivo economico al loro negozio, ma forse i due Weasley l’avrebbero aiutato a realizzare una sua piccola idea.

Al tavolo Grifondoro i preparativi fervevano: le ragazze discutevano di abiti, trucco, acconciature ed i ragazzi scommettevano su chi avrebbe fatto la prima, vera figuraccia della serata. In quel momento la puntata più alta riguardava Neville, che si sarebbe di sicuro messo in ridicolo corteggiando sfacciatamente Pansy.

Harry ignorò tutto il ciarlare che lo circondava, guardandosi attorno alla ricerca dei gemelli, quando alla fine li adocchiò in fondo al tavolo, intenti in una discussione che probabilmente riuscivano a capire solo loro. Si alzò e si diresse verso i due.

-Ciao, ragazzi, potrei parlarvi un attimo?- Mantenne il tono di voce basso, mentre si accomodava sulla panca.

Gli interpellati si limitarono a fissarlo incuriositi, in attesa che continuasse.

-Mmm, la pozione per il ballo è un’idea vostra, vero?-

I gemelli si illuminarono d’orgoglio.

-Esattamente! E’ un prototipo per il negozio, ma tranquillo, l’abbiamo provata e testata su alcuni volontari scelti. Non ha controindicazioni ed il suo effetto dura circa quattro ore.-

-Ottimo, però…mi stavo chiedendo…è obbligatorio prenderla per accedere alla festa? -

I ragazzi annuirono, ma le loro bocche si piegarono in un sorrisetto sghembo.

-Beh, sì, tutti dovranno berla prima di unirsi ai festeggiamenti e lo faranno di fronte agli insegnanti, che si occuperanno di controllare che non accada nulla. Quindi non è possibile evitare di assumerla.-

Potter emise un sospiro rassegnato prima che Fred (o era George?) continuasse.

- Ovviamente se per ipotesi, qualcuno avesse ingerito, diciamo nei dieci minuti precedenti, una mistura di un brillante color azzurro, la pozione dell’inverso potrebbe non essere efficace.-

I gemelli si alzarono all’improvviso ed uno dei due  gli si avvicinò a sussurrargli in un orecchio.

- Ma di certo un bravo Grifondoro non oserebbe mai infrangere le regole, vero?- Harry sentì scivolare qualcosa nella propria tasca, mentre li osservava uscire dalla Sala Grande.

Se qualcuno avesse guardato davvero Harry in quel momento, avrebbe visto le sue labbra schiudersi in un sorriso ed una luce quasi maligna accendergli lo sguardo. Ma di solito nessuno prestava attenzione ai suoi occhi, erano tutti concentrati sulla cicatrice. E per una volta ne fu felice.

 

Il Ragazzo Sopravvissuto avvertiva su di sé le occhiate indagatrici di Hermione. Quella ragazza passava troppo tempo ad osservarlo e studiarlo, e nonostante questo fosse tremendamente irritante, sapeva che lo faceva solo perché gli voleva bene. La compagna di Casa era una delle poche persone che gli erano affezionate, al di là dell’immagine che il Mondo Magico aveva confezionato per lui. Ultimamente, però, aveva escluso sia lei che gli altri dai propri pensieri e desideri più profondi; non era pronto per parlarne apertamente con loro e, di certo, non aveva intenzione di raccontarle della sera precedente…  non voleva finire da un Analizza Mago nel tempo di uno sfarfallio di Nargilli!

Scrollando le spalle, fece quello che negli ultimi tempi gli riusciva meglio: la ignorò. Prima o poi, di sicuro, avrebbe subito una sfuriata da quell’amica petulante, ma a cui teneva quasi  fosse una sorella, tuttavia non quel giorno e non in quel momento. Ora aveva qualcosa di meglio da fare, ad esempio andare ad Hogsmeade per scegliere qualcosa da mettere per la serata.

Draco avrebbe indossato una veste tradizionale, ma lui non amava quel tipo di abiti. Pur vivendo nel Mondo Magico da qualche anno, continuava a preferire la moda babbana. Doveva solo trovare il modello giusto e, in ogni caso, anche il villaggio era ben fornito di linee di abbigliamento babbane, visto il numero sempre maggiore di nati babbani e mezzosangue che frequentavano Hogwarts. Cercando di non essere travolto dalla folla di ragazzine deliranti, che ridacchiavano in modo insulso per le strade, Harry si diresse verso il negozio di moda maschile pret-à-porter. Occhieggiò pigramente la vetrina…. non c’era nulla che attirasse la sua attenzione, ma, una volta entrato, trovò esattamente quello che cercava.

Con in mano la busta di carta del negozio, fece ritorno al proprio dormitorio, dove i compagni di Casa si stavano già preparando.

-Harry, allora hai deciso? Vieni al ballo?- chiese Ron allacciandosi le scarpe.

 -Sì, però temo che arriverò in ritardo. Sono appena tornato e voglio prima farmi una doccia. Voi andate, io vi raggiungerò tra poco.-

-Harry…-

-Ron giuro che scendo. Altrimenti ti autorizzo a venirmi a prendere ed a portarmi giù di peso, d’accordo?-

Il Portiere rosso-oro gli sorrise, con quel suo modo di fare che significava, al di là delle parole,  Ok, amico, va tutto bene.

Harry si diresse verso il bagno, si lavò in fretta e cercò di avere la meglio sui propri capelli indomabili.  Rassegnato e quasi pronto alla sconfitta, lanciò un’occhiata ad un tubetto di gel, probabilmente di Seamus, e se ne passò un po’ tra le ciocche ribelli, poi, guardandosi allo specchio si disse che poteva andare.

S’infilò di corsa i pantaloni, la maglia, quindi si chinò a chiudere le scarpe ed infine, proprio prima di uscire, bevve la pozione azzurra che i gemelli gli avevano casualmente fatto scivolare nella tasca della veste.

Con una sicurezza che non gli era propria, si diresse verso la Sala Grande, cosciente di ogni singolo sguardo che veniva rivolto nella propria direzione, e quasi certo che stavolta non fosse a causa della cicatrice. Adocchiò Fred e George all’ingresso, mentre distribuivano le fiale con la pozione  affiancati da Piton che, con una smorfia di palese disgusto, supervisionava tutta l’operazione.  Quando Harry fu abbastanza vicino, uno dei gemelli gli dedicò un fischio di ammirazione  sottolineato da un occhiolino complice, e poi gli porse il flaconcino che lui bevve tranquillamente.

Quando entrò, la festa non sembrava poi tanto diversa dalle altre: persone che ballavano, altre che mangiavano qualcosa, gruppetti sparsi in giro che ridevano  e scherzavano. Venne subito avvistato da Hermione.

-Merlino, Harry, come ti sei conciato? Stai da schifo!- detto ciò, l’amica spalancò gli occhi, si tappò la bocca con una mano e gli dedicò uno sguardo colpevole.

Harry invece sorrise, e di certo non perché fosse l’opposto di ciò che provava. Sapeva di stare bene, anzi, di essere uno schianto vestito in quel modo. Indossava dei pantaloni di lino neri, larghi sulle gambe, tuttavia stretti al punto giusto sui fianchi, ed una maglia bianco ghiaccio con le maniche a tre quarti, non attillata, ma che seguiva le forme del suo corpo come una seconda pelle.

Potter si guardò attorno, studiando la folla, alla ricerca dell’inconfondibile chioma bionda di Draco. Lo trovò quasi subito, stranamente solo, appoggiato ad una colonna in fondo alla sala ed in penombra, quasi non volesse attirare l’attenzione su di sé. Indossava una raffinata veste da Mago, di un azzurro intenso, con dei ricami blu notte che decoravano la chiusura dei bottoni di madreperla e gli orli. I capelli erano sciolti, liberi sul viso e stranamente non impomatati, come invece era spesso sua abitudine sistemarli.

Tutto d’un tratto, il Grifone si rese conto che gli mancava un’informazione basilare e si diresse verso la porta principale. Si avvicinò ad uno dei gemelli - come facesse la madre a distinguerli, per lui rimaneva un mistero - e gli sussurrò in un orecchio.

- Da quanto tempo è iniziato il ballo?-

- Due ore. Sei elegantemente in ritardo,- gli rispose l’altro ridacchiando.

- Uhm. E per caso ti ricordi quanto tempo fa è arrivato Malfoy?- Gli occhi dell’interpellato scintillarono maliziosi.

- Hai in mente qualche piccola rivincita verso quella serpe bionda, eh?-

- Una specie…- si limitò a replicare Harry con un sorriso complice.

- Malfoy è stato uno dei primi ad arrivare. Direi poco meno di due ore.-

Harry parve riflettere un attimo, poi li salutò con un cenno del capo e tornò ad osservare e studiare le persone. Hermione stava ballando seminuda su un tavolino, mentre Ron stava quasi flirtando con Dean. Il giorno successivo un sacco di gente avrebbe avuto la tentazione di sotterrarsi.

Si godette la sensazione di passare inosservato, senza sguardi indagatori oppure occhiate adoranti dirette a lui. Nella propria mente fece un rapido calcolo: se Malfoy era in quella stanza da due ore, gliene restavano altre due sotto l’effetto della pozione. A quel punto decise di aspettare un’oretta e mezzo prima di compiere la propria mossa. Dal proprio stato privilegiato di unica persona lucida,  si godette tutte le deliziose scenette che vennero fuori quella sera. A cominciare da quelli che pomiciavano sui divanetti, chiedendosi se in realtà si odiassero o se in genere evitassero di esporsi solo per mancanza di coraggio, fino a quegli studenti, solitamente integerrimi, ed ora sbronzi come non mai.

Il tempo passò più in fretta di quanto avesse pensato e temuto e, quando fu il momento, con passo sicuro e quasi felino, il Grifondoro si avvicinò a Draco che era rimasto in disparte per quasi tutta la sera.

- Ciao Malfoy -

- Vattene Potter -

Harry assottigliò gli occhi e si fece più vicino.

- Non credo proprio Malfoy.-

Vide Draco irrigidirsi e, pur sapendo di star giocando col fuoco, non riuscì a trattenere un piccolo ghigno.

- Avevamo parlato di un ballo, se ben ricordo.-

- Neanche se tu fossi l’ultimo uomo rimasto sulla terra, Potter.-

Nonostante Harry sapesse perfettamente che Draco aveva preso la pozione, non riuscì a mascherare un lampo di delusione nei propri occhi, ma questa venne presto rimpiazzata da una sensazione di speranza, quando ricordò gli effetti di quella mistura.  Draco aveva bevuto la Pozione dell’Inverso, ecco perché stava reagendo così!

- Ti spiace se mi siedo qui accanto?-

- Sì. Rubi il mio spazio vitale.-

Con un sorriso calcolatore, Potter allungò una mano per appoggiarla sul braccio del Serpeverde.

-Non.Osare.Toccarmi.-

Un dubbio si fece strada nella sua mente…. Malfoy si stava comportando esattamente come prima della guerra, quando erano acerrimi nemici in due fazioni contrapposte.

-Torno subito.- Harry si diresse di nuovo verso i gemelli.

-Fred!- esclamò concitato.

-Io sono George! Non vedi che sono quello più bello?-

-Scusa. George, è possibile che qualcun altro abbia bevuto una pozione azzurra?-

-No, è fuori questione. L’infuso celeste è sperimentale e nessuno, a parte Fred e me, sa quali siano gli ingredienti. Sta’ tranquillo Harry, solo noi abbiamo l’antidoto della Pozione dell’Inverso e non l’abbiamo rivelato nemmeno agli insegnanti.- 

Un sorriso trionfante si aprì sul viso del Prescelto.

Con una nuova sicurezza in se stesso tornò da Malfoy, visto che tra meno di dieci minuti l’effetto della pozione sarebbe svanito.

- Ti sono mancato Draco? –

- Per niente.-

Con un gesto secco ed improvviso, Potter gli afferrò la mano e lo tirò in piedi, abbracciandogli i fianchi ed impedendogli di scappare.

- Voglio ballare con te.- Harry lo guardava negli occhi, senza dargli la possibilità di tirarsi indietro e, nonostante le proteste verbali, Malfoy non si ritrasse.

Lo trascinò sulla pista, consapevole che ora tutti li stessero fissando. Il Grifondoro si strinse a Draco  obbligandolo a seguire il proprio ritmo e, quando alzò lo sguardo, si ritrovò perso nelle iridi grigie del compagno, che esprimevano tante di quelle emozioni contrastanti da sembrare quasi un mare in tempesta.

Il Golden Boy chiuse gli occhi, travolto dalle sensazioni che il corpo del Serpeverde gli stava trasmettendo e, senza riflettere, avvicinò le proprie labbra a quelle dell’altro.

Malfoy si staccò di colpo, come se si fosse ustionato con dell’olio bollente, e prima che Harry potesse reagire in alcun modo, si voltò ed uscì dalla Sala Grande in uno svolazzare di vesti.

Harry rimase impietrito solo per qualche secondo, ma subito dopo realizzò che mancavano pochissimi minuti allo svanire della pozione. Corse fuori dalla sala e setacciò i corridoi più vicini, non trovando traccia del fuggiasco. Fu allora che decise di tornare in camera propria a prendere la Mappa. Un’ora dopo scovò Draco nella Guferia, dove tutto era cominciato.

-Draco…-

-Che vuoi Potter?- il Serpeverde era appoggiato al parapetto, dandogli le spalle, ed il moro riuscì a vedere che stava facendo dei profondi respiri, stringendo spasmodicamente le mani sulla balaustra.

- Non abbiamo terminato il nostro ballo.-

- Potter, sei ancora sotto l’effetto della pozione, altrimenti non vorresti mai ballare con me.- La risposta di Draco era amareggiata.

Harry sospirò. Doveva inventarsi qualcosa per farglielo capire.

- No, Draco, non sono sotto l’effetto della pozione. Come non lo ero ieri sera, quando mi sono quasi lanciato nel vuoto, e nemmeno poco fa, quando ti ho chiesto se accettavi di danzare con me. - 

- Perché volevi gettarti di sotto?- chiese Draco, girandosi verso di lui ed assottigliando gli occhi.

- Perché ero stufo, Draco. Non so darti altre spiegazioni. In quel momento non stavo nemmeno pensando e non mi sono neppure accorto di ciò che stavo per fare.- Harry fissò un punto non ben precisato, a terra.

- Perché vuoi ballare di nuovo con me?- riprese il biondo.

- Perché voglio sentire il tuo corpo contro il mio e capire se le tue braccia sono abbastanza forti da trattenermi, la prossima volta che avrò la tentazione di cadere,- gli rispose in un impeto di sincerità.

- Tu non stai bene Potter,- lo schernì Malfoy con un ghigno sul viso, smentito dall’espressione rassegnata.

Harry avanzò di qualche passo, alzando lo sguardo verso il compagno ed avvicinandosi fino a potergli poggiare nuovamente le mani sui fianchi.

- Molte persone sarebbero d’accordo con te. Io, invece, non mi sono mai sentito così bene in vita mia.- Vide Draco trattenere il fiato e lo bloccò contro il parapetto. Mormorando la melodia di una canzone, il Grifondoro iniziò ad ondeggiare trascinando Draco con sé, che a poco a poco cedette e si rilassò.

Harry gli fece scorrere le proprie dita sulla schiena e, fissando le sue labbra, gli parlò sottovoce.

-Merlino, Draco, sei uno schianto vestito così-

-Ora ho la certezza che tu non sia sotto l’effetto della pozione.- ironizzò Draco, che aveva ripreso un po’ del proprio autocontrollo ed il tono altezzoso di sempre.

Potter lasciò vagare le proprie mani, prima di portarne una dietro il collo del Serpeverde e fare una leggera pressione verso di sé. Con estrema lentezza inclinò la testa, tenendo però gli occhi aperti, alla ricerca di un consenso mai così tanto agognato, e quando lesse in quelle iridi argentate la risposta che desiderava, avvicinò la propria bocca a quella di Draco sfiorandola appena. Harry non resistette a lungo prima di volere di più e spinse la propria lingua a separare le labbra del compagno. Malfoy gemette a quel contatto e si lasciò andare, cullato dalle sensazioni. Quel loro primo bacio, sotto un cielo di stelle cadenti, fu il desiderio esaudito di entrambi. Non si separarono per molto tempo, assaporando il sapore dell’altro e cercando sempre maggior contatto, esplorandosi vicendevolmente con carezze e piccoli morsi sensuali. Quando Harry iniziò a slacciare la veste di Draco, però, venne fermato dalla sua mano.

-No.-

-Draco…?- chiese quasi titubante.

-Harry, non adesso, ti chiedo solo questo. Ho bisogno di sapere, con assoluta certezza, che tutto questo non sia solo una conseguenza di quell’intruglio dei doppioni Weasley-

Harry lo guardò negli occhi e comprese. Capì Draco come forse mai nella propria vita e gli sorrise.

- Avrai un sacco di tempo per scoprire che non è la pozione a farmi agire così…  - gli sussurrò sulla bocca prima di ricominciare a baciarlo.

  
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