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Autore: Ananke_ildestino    22/08/2010    3 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD
Note: Capitolo fiume, e anche per questo tra lo scriverlo, gli straordinari al lavoro e la correzione ci ho messo una vita. Mi spiace, ma ringraziate in coro l'Editor che l'ha corretto tutto *_* (Risk sarà più corto XD)


Reaching for R...
RHYTHM

Quel fine settimana Roy lo passò chiuso in casa. Così come il caldo afoso era arrivato in anticipo di alcuni giorni, anche il mal tempo previsto per l'inizio della settimana successiva aveva colpito East City nei due giorni festivi. Dei lunghi temporali avevano abbassato la temperatura, rendendo l'aria più vivibile, ma impedendo a Mustang di uscire. E lui in casa s'annoiava a morte! Non aveva nulla da fare, nessun hobby da coltivare, niente di nuovo da leggere, nulla. L'unica cosa che poteva fare era telefonare a Maes, ma quel weekend l'avrebbe passato con i suoceri, perciò non sarebbe certo stato in casa ad aspettare le sue futili telefonate. Quindi provò per l'ennesima volta a sistemare un poco casa, questa volta rendendola decisamente più vivibile. Ma esaurita anche questa fase si ritrovò a girare per le stanze cercando disperatamente qualcosa per passare il tempo. E come sempre in questi casi finì per buttarsi sul sofà a pensare e ripensare alla sua sottoposta, e a come le cose fossero nuovamente precipitate. Per quanto tentasse di togliersela dalla testa restava un'impresa impossibile. Un paio di settimane prima aveva anche provato ad uscire il sabato sera in cerca di qualche ragazza interessante con cui cancellare il pensiero assillante di Riza. Ma ben presto capì che era tutto inutile, anche se si era seduto ad un tavolino a chiacchierare con una ragazza carina e vivace che lo aveva abbordato e sembrava pure ben disposta, l'aveva poi lasciata da sola nel locale per tornare a casa quasi di corsa. Non riusciva più a desiderare una donna, non una qualunque. Lui voleva Riza e solo Riza. E non era l'appagamento di banali bisogni sessuali quello che cercava con lei, no, anche solo un bacio gli sarebbe bastato, forse anche solo una carezza amorevole. Ma era impossibile, lei non lo avrebbe mai amato, mentre ormai lui si sentiva trascinato in un vortice senza fine. Aveva passato un pessimo fine settimana quella volta, non aveva intenzione di finire anche questo alla stessa maniera nonostante ciò che era successo il venerdì appena passato lo assillasse. Eppure sentiva che qualcosa di positivo c'era stato, almeno a rafforzare quel rapporto particolare che già avevano. Cercò invano per tutto il tempo di pensare ad altro, ma l'unica conclusione a cui giunse in quei due giorni fu che avrebbe dovuto chiedere a Hawkeye qualche consiglio su dei libri da leggere per occuparsi la mente in giornate come queste.

Il lunedì mattina si svegliò svogliato come solito, anche se il sole che splendeva sulla città gli diede una minima consolazione. Quando arrivò in ufficio ancora assonnato trovò già Riza intenta a sistemargli la scrivania. Possibile che riuscisse sempre a trovare qualcosa fuori posto? La guardò per un secondo, prima che lei alzasse gli occhi su di lui e lo salutasse: bella e piena d'energia come sempre.
-Buongiorno Colonnello.-
-Giorno Tenente.- rispose lui soffocando uno sbadiglio. Gettò distrattamente il quotidiano che aveva appena comprato sul divanetto a lui più vicino, poi iniziò a togliersi la giacchetta della divisa. Non poté non notare lo sguardo di disapprovazione che gli lanciò Hawkeye, ma quello faceva parte del copione non scritto che recitavano costantemente in ufficio. A quel punto veniva il momento della frecciatina sulla sua eccessiva puntualità e precisione, in una nuova variante per quel giorno.
-Sa Tenente, è da quando ci siamo trasferiti a East City che me lo domando, dovrei forse richiamarla perché entra nel mio ufficio ben prima che io arrivi alla base?- sorrise, già sapeva come avrebbe risposto.
-Credo di sì, Signore. Ma non lo farà, perché è molto più comodo trovare già tutto pronto.- rispose lei con prontezza.
-Già.- e non aveva nemmeno tutti i torti, trovarla già in ufficio era quasi rassicurante, soprattutto dopo quelle settimane in cui invece era stata così lontana da lui.
Con calma andò a sistemarsi sulla sua poltrona, mentre Riza già gli porgeva i fogli con il programma di lavoro. Elegante come solito, pensò, mentre seduto prendeva ciò che gli veniva passato. Un leggero refolo di vento lo fece girare verso la finestra aperta da cui poteva vedere il cielo azzurro e luminoso.
-Per fortuna che le piogge di questo fine settimana hanno mitigato l'ambiente, se no stamattina mi sarei dato malato.- disse tanto per costringere la ragazza a parlargli.
-Colonnello...- fu la sua unica esasperata affermazione. Amava anche quel tono da mamma esasperata, ammise a se stesso Mustang.
-Certo che questi meteorologi non ne hanno indovinata una, doveva esserci un sole che spaccava le pietre sabato e domenica, invece pioggia torrenziale. Mi sono annoiato a morte.- così avrebbe potuto avere l'occasione per chiederle dei libri.
-Hanno sbagliato di soli due giorni, Colonnello, che pretende? E poi non è colpa loro se lei s'annoia.-
-Uff...- sbuffò lui, era sempre poco curiosa, non chiedeva nemmeno perché si era tanto annoiato. Avrebbe dovuto fargli quella domanda direttamente e a bruciapelo più tardi. Non che lei soffrisse particolarmente i quesiti sparati senza nemmeno una introduzione, però a lui pareva sempre così... brusco.
-Ah, Colonnello, per quella domanda che mi ha fatto venerdì, ho pensato d'accettare.- disse lei improvvisamente, facendo destare del tutto l'alchimista. Alla faccia del bruciapelo, pensò. Ma non poteva essere la domanda a cui lui aveva tanto pensato nel fine settimana, doveva essere qualcos'altro, ma cosa?
-Aspetti, quante domande le ho fatto venerdì a parte quella impossibile sull'uscire assieme?- le chiese mentre cercava di fare mente locale sul venerdì precedente.
Lei restò impassibile e rispose semplicemente: -Parlo di quella Colonnello.-
Incredulo la fissò cercando di scoprire dove stesse l'imbroglio, o chi fosse quella donna che aveva di fronte e che assomigliava tremendamente alla sua sottoposta. Riuscì solo a mormorare un: -Non ci credo...- che lei ricominciò immediatamente a parlare:
-Ma ci sono delle condizioni.-
A quel punto intuì che forse quella che aveva detto era la verità, ma sarebbe stata ben diversa da come lui se l'era immaginata quando aveva posto quella pazza domanda.
-Figurarsi.- disse mentre s'appoggiava allo schienale della poltrona e intrecciava le mani in grembo. Meglio rilassarsi e non aspettarsi nulla.
Con il solito tono diretto e preciso lei iniziò ad elencare le condizioni:
-Sarà solo una volta a settimana: niente cenette, pranzi galanti o altre cose del genere. E ovviamente niente fiori, regalini o frasi suadenti. Usciremo come amici, e basta.-
Lei sorrideva soddisfatta, probabilmente si era preparata il piccolo discorso da fargli. Lui invece era sconvolto, era troppo bello per essere vero.
-Tutto qui?- domandò credendo di parlare ad un sogno.
-Sì, Signore.- fu invece la sua risposta del tutto neutrale, esattamente come solo Riza avrebbe potuto rispondere.
Gli ci volle un attimo per assimilare il tutto, ma poi divenne euforico! Era riuscito ad avere un appuntamento con lei, anzi, più di uno, visto che aveva parlato di “uno a settimana”. Certo non era esattamente quello che da innamorato avrebbe voluto, ma era già tanto, veramente tanto.
-Per me le condizioni sono il minimo e le accetto. La ringrazio Tenente, veramente. Non sono mai stato così contento d'essere venuto al lavoro il lunedì mattina quanto oggi.- disse allegro.
-Esagerato.- rispose solamente lei, che forse non aveva ben capito la portata delle sue affermazioni.
Roy iniziò a spiegazzare gli angoli del programma di lavoro.
-Sa, tutto m'aspettavo tranne questa risposta, non oggi. Anzi seriamente non me l'aspettavo proprio, credevo che avrebbe rifiutato, ma per non ferirmi troppo avrebbe preferito non rispondermi mai.-
-Sinceramente ero tentata, ma poi ne ho parlato con il sottotenente Havoc e ho deciso diversamente.- ribatté lei mentre, seccata, gli toglieva le povere carte dalle mani.
Il Flame Alchemist tornò immediatamente vigile.
-Havoc?- domandò mentre indicava con entrambe le mani la stanza a fianco.
-Sì, quanti sottotenenti Havoc conosce?-
Lui quasi non le prestò attenzione. Havoc aveva avuto un ruolo nella decisione di Riza? Tutto ciò era interessante e allo stesso tempo preoccupante. Doveva indagare.
-Colonnello, io vado a prendere la corrispondenza, torno subito.- disse lei appena vide l'orario e uscì velocemente dalla stanza.
Un'ottima occasione per parlare con Jean, da cogliere al volo. Attese un minuto esatto dall'uscita di Hawkeye controllando sul suo orologio d'argento, poi si alzò di scatto e andò a fare visita ai ragazzi nell'ufficio a fianco.
Stavano ancora sistemandosi e chiacchierando tranquilli, sino all'arrivo del Tenente per loro ancora non iniziava il lavoro vero e proprio, anche se la ragazza era solita lasciare un piano di lavoro anche a loro da controllare.
Mustang nemmeno si sforzò d'entrare nella stanza, arrivato sulla soglia li salutò distrattamente:
-Buongiorno a tutti. Havoc, tu vieni nel mio ufficio, subito.- disse e senza nemmeno attendere la risposta dei ragazzi tornò alla sua scrivania. Jean lo raggiunse un secondo dopo, preoccupato.
Si mise perfettamente sull'attenti al centro della stanza, cosa che dimostrava chiaramente la sua tensione. Il Colonnello lo fissò per un attimo, poi un sorrisetto gli si dipinse in volto: poteva divertirsi per bene con lui quella mattina. Con un gesto lento e plateale prese i guanti che solitamente teneva nel primo cassetto della scrivania. Ne aveva sempre altri con sé, ma estrarli dal mobile era molto più teatrale, come lo furono i lenti movimenti con cui li indossò, facendo letteralmente sbiancare il povero sottoposto.
-Dunque.- iniziò facendo poi una pausa per guardare soddisfatto l'effetto delle sue mosse sul Sottotenente. Fu soddisfatto dal volto tirato di Jean e dalla posa perfetta, segno che non sapeva cosa aspettarsi dal suo comandante.
-Per caso ha parlato col tenente Hawkeye nei giorni passati?- domandò con tono fintamente disinteressato.
-Sì signore.- rispose immediatamente l'altro ancora più preoccupato.
-Ed esattamente quando, dove e di cosa?- continuò il terzo grado Roy, mentre si carezzava distrattamente il dorso della mano dove spiccava il rosso simbolo con la salamandra. Havoc fu percorso da un brivido freddo.
-Venerdì pomeriggio al parco del Soldato, per circa trenta minuti.-
-Non ha risposto riguardo all'argomento della conversazione, Sottotenente.- puntualizzò il superiore fissandolo intensamente.
-Abbiamo parlato...- la voce venne meno e dovette tossire per schiarirla. -della sua richiesta, Colonnello.- concluse velocemente.
-Sii più esaustivo Havoc, non abbiamo molto tempo e devo sapere.- si spazientì lui guardando la lancetta dei secondi che inesorabile continuava il suo cammino: Riza sarebbe tornata entro poco.
Quelle parole più dirette diedero al biondino la sensazione che forse non sarebbe stato incenerito, non lì ed ora per lo meno, se avesse raccontato tutto.
-Per essere brevi: mi ha raccontato del suo tentativo di baciarla di nuovo,- iniziò cercando di utilizzare un tono il più neutro possibile. -quindi mi ha detto della sua richiesta. Inizialmente non capiva molto bene cosa lei intendesse, non aveva ben chiara l'idea di un'uscita tra amici credo. In ogni caso mi sembrava più propensa a rifiutare, senza però darle risposta per non ferirla. Allora ho provato a convincerla sostenendo le sue stessi tesi Colonnello. E a quanto pare ha funzionato.-
-Le mie tesi?- domandò incuriosito, pur cercando di mantenersi distaccato.
-Sì, la storia che se vi foste frequentati di più avreste potuto evitare che episodi come quello del bacio tentato si ripetessero. Ho anche dovuto aggiungere che a volte l'amore diventa amicizia, cosa che sinceramente credo impossibile, ma pare aver fatto breccia.- disse ormai trasportato.
-Ma ho ovviamente anche aggiunto che è possibile anche il contrario, sia chiaro. Solo che non credo abbia ben colto questo particolare.-
-L'amore che diventa amicizia... mmm... una fesseria, però se ha funzionato meglio.- commentò Mustang.
-Ne sono convinto anche io Colonnello, ma forse potrà anche capitare no?! Alla fine è più facile il contrario, ed è ciò che lei spera, immagino. Perciò le ho messo la pulce nell'orecchio, chissà che non funzioni.- concluse il sottoposto, ormai immemore del fatto che ancora l'alchimista indossasse i suoi guanti letali.
-Sì, hai ragione.- continuò sovrappensiero il moro, prima ti tornare a fissare direttamente il sottoposto.
-In ogni caso lei è uscito con la mia...- Mustang si fermò un attimo a pensare, non sapeva se dire preda o donna, entrambi i termini stonavano riferiti a lei. -...la mia prediletta; senza avvisarmi né chiedermi il permesso.-
Il biondo cecchino storse leggermente il naso alla parola “prediletta”.
-Ma Colonnello, lei è venuta d'improvviso a casa mia, non potevo mandarla via.- cercò di difendersi.
-Silenzio, niente scuse. Lei dovrà essere punito, lo sa?- disse intrecciando le mani di fronte a lui e sorridendo pericolosamente. La faccia sempre più impaurita di Havoc lo allietava ogni secondo di più.
Proprio in quel momento, però, si sentì bussare. Era sicuramente Riza, non poteva far altro che dirle d'entrare. Peccato, il gioco con il topolino di giornata era già finito. Avrebbe dovuto rifarsi più tardi con Fuery, anche se indubbiamente Jean era più interessante e innovativo come vittima.
La ragazza entrò velocemente, per poi fermarsi d'improvviso a fissare la scena inaspettata che l'attendeva. Per un istante soltanto rimase in silenzio, sorpresa, quindi lo richiamò:
-Colonnello!-
-Cosa c'è Tenente?- domandò fingendo stupore e continuando a guardare la sua vittima che non si sentiva ancora totalmente al sicuro.
-Non finga di non capire. Includa tra i patti da rispettare anche quello di non prendersela con tutte le altre persone con cui deciderò di avere una qualche conversazione, soprattutto i miei colleghi.- gli rispose secca Hawkeye. Sembrava aver capito fin troppo in fretta d'avere il coltello dalla parte del manico riguardo il loro patto.
-Ma...- tentò di protestare ancora con quel tono da bambino. Lei però non gli lasciò spazio.
-Niente ma, o così o niente. Le va bene?- lo sguardo era deciso e la violenza con cui poggiò le buste sulla scrivania gli confermò che voleva immediatamente una risposta seria e nessun'altra burla.
-Va bene, va bene.- mugugnò allora, scocciato che la sua “mammina” non lo lasciasse giocare ancora un po'. Svogliatamente si tolse i guanti e li ripose nel cassetto. Si era innamorato di una donna senza scrupoli. Un po' di divertimento che male avrebbe mai potuto fare?! Scontento tornò a poggiarsi pesantemente sui gomiti e a guardarla mentre quella sua espressione esasperata, ormai familiare a Mustang, le si dipingeva in volto. Era carina anche così. Forse avrebbe potuto inventarsi qualcos'altro per movimentare un po' quella giornata.
-Colonnello, ora vado con il sottotenente Havoc di là a definire il piano di lavoro di oggi,- disse quindi la sottoposta cercando di rincuorare il biondo collega con un sorriso -lei potrebbe iniziare a controllare la posta.- non dimenticò di suggerirgli con forza in fine.
Con un gesto vago della mano che indicava ai due d'uscire, Roy rispose solamente: -Va bene, Tenente, vada.- Doveva pensare a qualcos'altro per sfuggire alla noia dell'ufficio e divertirsi un po' con lei. Forse un bel sonnellino mattutino nel suo solito angolo di giardino l'avrebbe aiutato ad ideare qualcosa di grandioso.
Nel frattempo Riza aveva preso per un braccio Jean e lo stava trascinando fuori dalla stanza. Havoc avrebbe pagato anche quel tocco, prima o poi.
Poco prima di uscire però lei si voltò nuovamente verso il suo superiore.
-Ah Colonnello, veda di farsi trovare...- Lui rimase colpito. Perché doveva sempre capire tutto quello che gli passava per la testa? Anzi, non sempre, solo quando lui non voleva che accadesse!
Dopo che la porta si fu chiusa alle spalle della donna dovette ammettere che in realtà erano rari i casi in cui lui e Riza non si erano compresi, e tutti riguardavano quell'amore non corrisposto che provava per la giovane. Forse era proprio quel sentimento ad essere sbagliato, in fondo.
Si arruffò da solo il ciuffo. Non era tempo di pensare a cose così tristi, era un gran giorno quello! Era riuscito ad avere il consenso di Riza ad una richiesta assurda, doveva essere felice. E il modo migliore per continuare quella mattinata era andare a riposare nel suo spazio in giardino, dopo tutto lei aveva detto di farsi trovare, non aveva specificato dove.

Non riuscì nemmeno a prendere sonno, pochi minuti dopo essersi comodamente sdraiato all'ombra della davidia lei arrivò. Sentì il fruscio dei cespugli che venivano spostati ed il tacco degli stivali che veniva lievemente attutito dall'erba, ma fece finta di nulla continuando a tenere gli occhi chiusi. Era in qualche modo curioso di sapere in che modo Riza l'avrebbe svegliato. Nei suoi sogni avrebbe proprio gradito un leggero bacio, ma anche un dolce “colonnello” sussurrato vicino all'orecchio sarebbe bastato. Involontariamente un leggero sorriso gli increspò le labbra, proprio mentre la donna faceva risuonare chiaramente il caricatore della sua pistola. Immediatamente aprì gli occhi preoccupato. Forse aveva già tirato troppo la corda, meglio non rischiare.
-Colonnello...- sibilò lei mentre lo fissava duramente. Già, indubbiamente aveva esagerato.
Rispose con un sorriso tirato mentre si metteva a sedere.
-Tenente. Ha già finito con i ragazzi? Pensavo...- ma non finì la frase.
-Colonnello ha molto lavoro da fare, si alzi.-
Si rialzò dimostrando molto più malumore di quanto ne avesse in realtà, era ben pronto ad essere trovato dalla sua sottoposta. Senza fretta ovviamente.
Mentre tornavano in ufficio, come solito lei lo seguì un passo dietro, e lui rallentava sempre più sperando che almeno gli si affiancasse. Voleva guardarla, capire cosa le passasse per la testa in quei momenti. Gli aveva dato una risposta insperata, una speranza minima, eppure pareva essere la solita integerrima e impassibile Riza. Ma allora perché accettare di uscire con lui? Era probabile che, come diceva Havoc, l'avesse fatto solo per amicizia convinta che non ci fosse nient'altro, o non potesse nascere altro. E in fondo forse era proprio lei quella che aveva ben chiara la situazione. Lui si era esaltato sul momento, pensando di aver fatto un passo avanti verso la sua impossibile storia d'amore, ma pensandoci attentamente la realtà era ben diversa. Hawkeye non aveva ceduto alle sue avances, semplicemente aveva pensato di dargli l'occasione per approfondire un rapporto d'amicizia, questo e nient'altro. Considerando il carattere della ragazza non c'era da stupirsi, dopotutto, non era certo da lei cambiare così rapidamente i propri sentimenti; anzi era più probabile che non li avrebbe cambiati mai.
Sospirò mentre spingeva la porta della sua stanza. L'euforia era scemata, ma il realismo non faceva così male. Era meglio così, illudersi lo avrebbe colpito più duramente, rendersi subito conto che il passo avanti non era altro che millimetrico l'aveva salvato dall'ennesima pena d'amore. Restava difficile da accettare con piacere. Mentre sedeva alla sua scrivania la osservò prendere i fogli e sistemarli in ordine per poi passargli il primo documento da vidimare. Approfondire la loro amicizia non era una brutta idea, se non poteva averla, almeno avrebbe potuto essere una persona importante per lei e continuare ad osservarla, non solo al lavoro. Conoscerla meglio e più profondamente era una delle cose che voleva fare a tutti i costi, che avesse portato al maturare dei loro sentimenti o meno. Magra, ma positiva consolazione.

Dopo che la realtà gli era balzata agli occhi, senza più tutto quell'entusiasmo alimentato dall'illusione, la giornata era continuata in modo più tranquillo. Solo nel tardo pomeriggio però Riza si rilassò.
-Credevo mi avrebbe fatto impazzire tutta la giornata,- iniziò a dire mentre prendeva l'ultima carta che lui aveva appena completato -invece è stata solo una fiammata all'inizio. Beh, meglio così.- gli sorrise soddisfatta rimettendosi comodamente a sedere sulla poltroncina.
Fu impossibile nascondere lo stupore e, nonostante la velata critica, ammirare la sua bellezza. Passò un attimo prima che si riprendesse, non sapeva nemmeno come risponderle. Indubbiamente quella frase significava che ormai il ritmo poteva essere allentato e si potevano anche permettere un po' più di rilassatezza. Era tempo di fare la proposta a cui aveva pensato sin dalle prime ore della mattina dopo essere rientrato dalla sua breve fuga in giardino: se voleva sapeva pensare anche mentre lavorava, o forse era meglio dire lavorare mentre pensava.
-Tenente, per quella nostra uscita,- iniziò con tono vago -che ne direbbe del concerto di Steinweg che si terrà sabato sera al teatro Maggiore?-
Lei alzò gli occhi, sul suo volto apparve quella sua tipica espressione leggermente incredula, che tentava di nascondere con lineamenti impassibili.
-Pensavo che un concerto potesse essere un modo più semplice per iniziare.- cercò di spiegare -Inoltre ricordo chiaramente d'averla vista leggere con attenzione un articolo a riguardo qualche giorno fa.-
Lo ricordava eccome, si era anche stupito molto che Riza leggesse il Central Times durante l'orario lavorativo. Ovviamente era in un momento di pausa che lui aveva supplicato di avere, ma non ricordava altre occasioni in cui l'avesse vista con il giornale tra le mani. Mentre lui la osservava di sottecchi la ragazza aveva guardato la prima pagina, sfogliato velocemente le restanti e si era soffermata con attenzione alla fondo di quella dedicata a East City. Quando poi era tornato a casa quella sera non aveva resistito nemmeno il tempo di togliersi la giacchetta della divisa prima di cercare cosa aveva attirato tanto l'attenzione della sua sottoposta.
Questa volta lei rimase evidentemente sorpresa. Non si aspettava certo che lui prestasse tanta attenzione a ciò che faceva?
-Mi piacerebbe molto andare, Colonnello, ma forse lei non sa che i biglietti sono esauriti da tempo.-commentò con una leggera punta di rammarico.
-Non si preoccupi per questo Tenente. Mi dica solo se le potrebbe piacere come idea.-
-Certo che mi piacerebbe. Steinweg è un pianista di grande talento, sarei veramente felice di poter assistere ad una sua esibizione. Con lei ovviamente.- aggiunse infine rendendosi conto d'aver lasciato in secondo piano il suo possibile accompagnatore.
Roy non riuscì ad evitare un sorriso.
-Non si preoccupi di darmi troppa importanza Tenente, io voglio solo accompagnarla dove lei vorrà, mi accontenterò di questo. Infondo lo scopo è conoscerci meglio.- concluse cercando di sembrare credibile, e a quanto pare ci riuscì perché lei mormorò un sì e s'illuminò.
-In ogni caso, Colonnello, non si impegni a trovare dei biglietti, non è possibile se non a prezzi esagerati dai bagarini. E non ho intenzione di farmi pagare l'ingresso da lei.- concluse con fermezza, come a ribadire una delle famose regole.
Lui le fece solo un gesto evasivo con la mano e mentre prendeva l'agenda telefonica dal cassetto continuò: -Non si preoccupi le ho detto, ora faccio una telefonata e avrò i nostri biglietti. E le giuro che non pagherò un centesimo del suo.-
Lei rimase dubbiosa ma tacque mentre lui prendeva la cornetta e iniziava a comporre il numero.
-Pronto, Responsabile del servizio biglietteria, buongiorno.- rispose una voce di donna piuttosto scocciata.
-Sono il colonnello Mustang. Buongiorno a te, Gabrielle.- rispose lui con tono ben più disteso.
Immediatamente il tono della responsabile cambiò.
-Colonnello Mustang! Quanto tempo! Mi stavo preoccupando sa?! Era molto tempo che non chiamava. Dovrebbe trovarsi donne più colte, che si interessano più di teatro. Se no io come faccio ad incontrarla?- Quando Gabrielle iniziava era un fiume in piena.
-Sìsì Gabrielle, non preoccuparti sono ancora vivo.- Davanti a lui Hawkeye stava diventando sempre più diffidente.
-Bene Colonnello, cosa posso fare per lei?-
Mustang rispose velocemente per impedire che la signora riprendesse il suo monologo.
-Avrei bisogno di due posti per il concerto di Steinweg di sabato sera.-
-Nessun problema Colonnello, ci sono molte autorità che hanno già annullato la loro presenza. Sa com'è, sono vecchi, non han voglia di uscire la sera e poi...il solito palco laterale?- domandò interrompendosi da sola.
-No, se c'è un palco centrale è meglio.- rispose facendo un sorriso alla sottoposta che invece sgranava gli occhi.
-Certo che c'è. Per lei, mio bel colonnello, c'è qualunque cosa. Allora un palco centrale. Questa scelta innovativa dovrà spiegarmela però...-
-Certamente Gabrielle, ma un'altra volta, ora devo immediatamente tornare al lavoro. Ti ringrazio infinitamente.-
-Oh non si preoccupi Colonnello, quando vuole lo sa che la responsabile Gabrielle è qui per lei.-
-La saluto.- disse con fretta, cercando di simulare piuttosto bene una fuga per del lavoro urgente.
-Buon lavoro Colonnello!- fu l'ultima cosa che sentì prima di abbassare la cornetta al suo posto.
Finita la telefonata Roy si lasciò andare ad un sbuffo sollevato, chiamare Gabrielle davanti a Riza non lo aiutava certo a fare bella figura. Quella donna pur avendo quasi il doppio dei suoi anni e nessuna speranza di far colpo su uno come lui lo aveva preso sin troppo in simpatia, il che era utile per avere dei biglietti in qualunque momento, ma non certo per impressionare positivamente il Tenente.
-Colonnello!- esclamò poi lei riportandolo al presente -un palco centrale! Ma com'è possibile?! E poi quanto ci costerà! Le ricordo che...- ma la mano dell'alchimista s'alzò ad intimarle il silenzio.
-Non ci costerà molto, più o meno come un posto in galleria, beh più di un posto in galleria, ma non molto.-
-Ma... come...- lei era totalmente disorientata.
-Vede, i grandi teatri hanno spesso dei posti riservati alle autorità, anche quando queste non vogliono né possono essere presenti; e questi posti sono, tra l'altro, ottimi. Essendo io uno dei più alti graduati dell'esercito qui a East posso permettermi di utilizzarli. Ovviamente non essendo quasi mai nelle liste ufficiali degli invitati Gabri... cioè la responsabile della biglietteria del teatro mi fa pagare una specie di rimborso spese assai meno caro di quanto costerebbe effettivamente il biglietto.-
-Questo a lei, ma io non sono nessuno.- continuò meno convinta.
-Certo, ma lei è la mia accompagnatrice ufficialmente, quindi ha gli stessi miei vantaggi. Avremo quel palco centrale, non si preoccupi. E se conosco bene il modus operandi della signora Sidonie sarà anche a nostro uso esclusivo. Così non dovrà preoccuparsi di sguardi indiscreti o di chiacchiere moleste.-
I dubbi della ragazza si dissiparono pian piano mentre il Flame Alchemist finiva di parlare, poi distolse lo sguardo.
-La ringrazio molto Colonnello, e mi scusi per aver dubitato.-
-Suvvia non si scusi, Tenente, è una reazione normale la sua.- Gli faceva quasi tenerezza quando si scusava. Ma almeno di una cosa era sicuro, aveva soddisfatto un suo desiderio e questo poteva bastare per il momento. Adesso la cosa importante era che il sabato seguente tutto andasse per il verso giusto. Un errore poteva compromettere quella piccola ma preziosa conquista delle uscite settimanali.

Da quel giorno tutte le sue energie mentali e fisiche furono spese quasi esclusivamente in preparazione della serata di sabato. Questo perché Hawkeye, nonostante continuasse a dichiarare d'essere in grande attesa, sembrava molto più interessata al lavoro che alla loro prima uscita e lo costringeva in ogni modo a restare nei suoi tempi fin troppo perfetti. Ma infine il sabato era arrivato e con lui l'ansia per la serata. Quando si era svegliato quella mattina di colpo si era reso totalmente conto di cosa sarebbe accaduto. Aveva già capito che gli sarebbero stati concessi solo pochi e piccoli errori, ma solo in quel momento gli fu veramente chiaro quanto rischiasse.
La prima cosa da fare, si disse, era non esagerare e non lasciarsi trasportare troppo da stupide fantasie. Avrebbe potuto rovinare tutto per l'ennesima volta, e in questo caso era impossibile che lei ci passasse sopra come negli altri. Doveva pensare solo ed esclusivamente alla soddisfazione di Riza, e rinunciare alla propria. Non un compito facile per Roy Mustang.
Mentre si preparava davanti alla specchiera dell'armadio cambiò abito almeno due o tre volte, fino a sceglierne uno non eccessivamente elegante, appena sufficiente per entrare nel principale teatro cittadino. Lei non avrebbe gradito un compagno appariscente più di quanto lui già era.
Prima di uscire di casa prese fiato un paio di volte, concentrandosi sui punti fondamentali: non avrebbe sbagliato.
Avevano deciso di incontrarsi a piazza dei caduti, era un luogo neutro e piuttosto vicino al Maggiore. Andarla a prendere a casa era escluso, nemmeno l'aveva proposto. Ma anche incontrarsi davanti alla base, come invece aveva inizialmente suggerito Hawkeye non era il caso, era il posto migliore per farsi notare da chi non doveva.
Mentre percorreva la strada verso il luogo di incontro gli tornarono in mente le parole di Maes nella loro ultima telefonata: “sii te stesso” gli aveva detto. Faceva presto a parlare Hughes dalla sua casa con moglie e bambina. Avesse avuto il lusso di essere se stesso l'avrebbe cinta in vita e baciata con passione appena possibile.
Casualmente s'incontrarono nell'ultimo tratto della via che conduceva alla piazza. Riza stava camminando dall'altro lato della strada, ma si girò verso di lui solo poco dopo che Mustang l'ebbe riconosciuta. Immediatamente attraversò per raggiungerla.
-Oh, salve Colonnello.- disse lei appena lui le si fermò davanti. In un angolo della sua mente aveva sperato che indossasse l'abito rosso della festa a villa Renold, invece anche lei pareva aver puntato sulla sobrietà. Probabilmente però lei lo era sempre, l'eccezione era stata il galà, non quella sera. Indossava un semplice vestito azzurro, non scollato e con delle corte maniche a coprire appena le spalle. Non le stava male, per nulla, le cascava perfettamente lungo i fianchi e non nascondeva le sue forme perfette, ma allo stesso tempo sembrava un abito troppo spartano per una donna tanto bella. Sorrise comunque, la parte più razionale di lui s'era quasi aspettata uno di quei terribili tailleur da segretaria. I capelli erano acconciati come solito, ma per quella erano fermati da un fermaglio nero lucido, evidentemente acquistato da poco.
Lei dovette accorgersi delle occhiate del suo superiore, perché riprese subito.
-Pensa che possa andare questo vestito Colonnello? Ho dovuto comprarlo questa settimana perché non avevo nulla di adatto, a parte quello rosso, ma non sono molto brava a scegliere gli abiti.- mentre parlava si era presa i lembi della gonna e l'aveva leggermente aperta.
-Va benissimo, Tenente. È elegante quanto basta e le dona molto.- sincero ma non eccessivo.
Per un attimo lei lo fissò come dubbiosa, poi come riscossa lo ringraziò.
-Beh, Tenente, vogliamo andare?- disse indicandole elegantemente la strada in direzione del teatro. La ragazza però rimase interdetta e immobile.
-Cosa c'è?- domandò già sulla difensiva l'alchimista. Iniziare con un errore non era il massimo, ma non accorgersi nemmeno d'averlo commesso era drammatico!
-Nulla,- rispose Riza scuotendo delicatamente la testa prima di avviarsi -non sono abituata a camminare al suo fianco Colonnello, mi crea una strana sensazione.-
Non aveva ancora sbagliato, per fortuna.
-Guai a lei se prova a mettersi in coda, Tenente! Non ho mai visto degli amici che camminano uno dietro all'altro.- le rispose ridendo. Se doveva essere sincero non aveva nemmeno mai conosciuto degli amici che si davano del lei e si chiamavano con i gradi anziché con il proprio nome, ma c'era tempo per sistemare quella cosa. Non doveva volere tutto e subito, con Riza non poteva certo permetterselo.
La camminata fino al teatro fu breve, ma non molto produttiva. Il Flame Alchemist cercò fino all'ultimo di intavolare una qualunque conversazione, ma senza successo, alla soldatessa sembrava essersi inaridita la bocca: rispondeva solo con veloci frasi categoriche e se ne aveva la possibilità addirittura con monosillabi. Probabilmente era tesa, ma rinunciare avrebbe solo peggiorato le cose, tanto valeva non demordere e continuare a spronarla, la lingua le si sarebbe sciolta con calma.
Solo quando arrivarono nella hall del teatro Roy si ricordò di Gabrielle. Quella donna era stata la sua scorciatoia verso i biglietti che avevano accontentato Riza, ma allo stesso tempo poteva essere un grosso problema per la sua reputazione. Pregando che la donna non gli facesse fare un figura troppo squallida s'avvicinò ad una delle maschere, chiedendo della responsabile del servizio biglietteria. L'uomo in livrea s'allontanò verso una porta laterale, e mentre lo guardava Mustang iniziò a sospirare, già preparando mille scuse da offrire poi alla sua accompagnatrice per salvare, almeno parzialmente, la faccia.
-Cosa c'è Colonnello?- domandò la ragazza notando la sua espressione preoccupata. Lui nemmeno s'era accorto d'aver mostrato tanto i suoi sentimenti, né che ora lei fosse tanto vicina da sfiorargli il braccio. Forse non era mai entrata in quel teatro e si sentiva insicura, chissà?
-No, nulla.- rispose con un finto sorriso a cui lei non credette, lo si leggeva nei suoi grandi occhi castani. Chissà perché si decantavano sempre gli occhi azzurri o quelli verdi e mai quelli castani, lui trovava i suoi così profondi e attraenti, un pozzo infinito in cui calarsi.
Il filo dei suoi pensieri fu spezzato dal ritorno della maschera accompagnato da una donna ben piazzata e chiaramente oltre la cinquantina, alta più o meno come il Tenente ma con lunghi capelli ramati che le scendevano ondeggianti lungo la schiena.
-Colonello Mustang!- lo salutò calorosamente abbracciandolo e baciandolo sonoramente su entrambe le guance. Poi lo trascinò per un gomito verso un angolo vuoto dell'ingresso. Riza seguiva dappresso mentre Roy combatteva contro la voglia di pulirsi le gote con la manica della giacca.
-Quanto tempo che non la vedevo! È sempre bello come solito! E sempre con una donna diversa al fianco vedo.- rise mentre gli batteva sulla spalla.
-Eh...- lui non sapeva come rispondere e prese tempo, ma non a sufficienza.
-Ecco i suoi biglietti Colonnello,- riprese Gabrielle estraendoli da una tasca della sua gonna. -per lei e la sua bella compagna di questa notte. Uno strano palco centrale per un uomo che mi ha sempre chiesto i laterali così da poter baciare indisturbato le sue prede anche nel mezzo delle rappresentazioni.-
Il Flame Alchemist sentì lo sguardo gelido di Hawkeye posarsi su di lui. Perfetto! Perché quella donna doveva avere quella dannata parlantina?
-Questa volta voglio godermi il concerto, Gabrielle.- rispose composto sperando che bastasse a farla zittire.
-Oh, ma la sua accompagnatrice forse vorrebbe godersi lei piuttosto!- scoppiò nuovamente in una risata divertita. Riza al fianco era già diventata una statua di marmo.
-No, Gabrielle, hai frainteso.- s'affrettò a spiegare lui -la signorina è il mio Tenente. A proposito, Tenente questa bella donna è la signorina Gabrielle Sidonie, meravigliosa responsabile del servizio biglietteria del Maggiore.-
Presentarle forse avrebbe sbloccato un po' Riza e aiutato la lingua dell'altra a fermarsi, o almeno sperava.
-Oh la smetta con questi finti complimenti, Colonnello. Fino a che non accetta la mia proposta di una libidinosa avventura con una donna esperta come me, non li voglio sentire.- rise ancora mentre allungava la mano verso la soldatessa. Lui si limitò a sorridere cercando di non voltarsi verso la sua sottoposta per non vederne lo sguardo schifato.
-Gabrielle, questa è il Tenente Riza Hawkeye, mia preziosissima e impeccabile collaboratrice.-
Le due si strinsero la mano e mormorarono un “piacere” ben poco partecipe.
-Certo che è strano Colonnello, lei manca da tanto tempo da teatro e poi torna e nemmeno con una delle sue spasimanti.-
-Suvvia Gabrielle, non dovrò farti la cronaca della mia vita, spero. In ogni caso il Tenente teneva molto a questa rappresentazione e dati tutti gli sforzi che compie per il mio ufficio mi è parso giusto premiarla.- Questa era la scusa ufficiale che si era preparato da giorni, era inattaccabile. Lei sembrò indugiare, non troppo convinta ma incapace di opporre una nuova ipotesi.
-Posso avere i biglietti adesso?- domandò guardando i due pezzi di carta che la signorina Sidonie ancora teneva tra le mani.
-Oh certo Colonnello, mi scusi,- ricominciò a dire mentre gli passava i due tagliandi -è così tanto che non si presenta che sono quasi emozionata!- ancora una risata, sembrava che la sua presenza la divertisse proprio.
-Quanto ti devo?- domandò lui ormai rassegnato.
-Nulla, nulla. Rivederti finalmente è stato sufficiente.-
L'alchimista sentì quasi i pensieri di Riza: così sarebbe sembrato un dono, e non poteva farle regali, era nelle regole.
-No, Gabrielle, mi sento in dovere di pagarti, non vorrai farmi sentire in colpa vero?!- nuovamente il suo falsissimo sorriso, con le donne funzionava sempre alla perfezione. Ovviamente esclusa colei che era l'eccezione che confermava la regola: Riza Hawkeye.
Riuscito a pagare i biglietti si liberò il più velocemente possibile di Gabrielle, ma non a sufficienza per evitare un altro paio di battute esilaranti, almeno per la rossa responsabile.
Mentre s'avviavano al loro posto non poté non notare l'espressione seria sul volto della ragazza che lo accompagnava. La sua scarsa reputazione era al minimo storico. Un pessimo inizio, forse non il peggiore, ma decisamente pessimo.
S'accomodarono in uno dei palchi centrali del secondo ordine, ancora non c'era nessuno, ma come Roy aveva già pronosticato probabilmente sarebbe stato esclusivamente loro fino alla fine. Mentre la giovane si accomodava con grazia sulla sedia di destra in prima fila, lui chiuse diligentemente entrambe le porte: voleva provare a parlare e in quel modo nessuno avrebbe sentito cosa si stessero dicendo.
Pensava che lei avrebbe rifiutato il dialogo, invece mentre lui si sedeva accanto, fu la prima ad aprir bocca.
-E così è questo il motivo per cui viene a teatro: amoreggiare.- la voce dura, lo sguardo fisso sul tendone ancora abbassato.
-No, cioè... sì, ma...- prese fiato, cercando di riordinare le idee e trovare una risposta accettabile.
-Pensava di fare lo stesso con me, forse?- domandò lei a bruciapelo.
Sapeva che l'avrebbe pensato, ne era certo. Aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse. Inspirò. Non aveva nulla da nascondere, o da farsi perdonare, perché mai aveva pensato di poter fare una cosa simile con lei. Con calma le rispose.
-No, Tenente, non l'ho mai pensato. Se si ricorda sono stato io stesso a chiedere sin dall'inizio un palco centrale.- la sua voce ferma e tranquilla sembrarono convincere a sufficienza la donna che si girò a guardarlo con una certa curiosità nel fondo di quegli occhi ambrati.
-Quel che facevo qui con le altre donne... beh non devo aggiungere quei pochi particolari che Gabrielle ha dimenticato... è tutt'altra storia.- continuò, Maes aveva detto d'essere se stessi e forse questo comprendeva anche l'essere sinceri. -Lei non è come le altre donne, lei è Riza Hawkeye, non dimenticherei mai il suo nome nemmeno se mi separassero da lei per mesi, e non potrei nemmeno ingannarla con un sorriso creato ad arte o belle parole. Non sminuisca se stessa paragonandosi alle frivole ragazzette che ho frequentato sino ad ora.-
Quello sguardo da falco si fece un poco più acuto e poi le gote le se imporporarono quasi impercettibilmente mentre abbassava gli occhi a fissare le mani intrecciate in grembo. Forse si era lasciato un po' trasportare e aveva esagerato.
-In ogni caso,- continuò cercando di cambiare un poco l'atmosfera, mentre si poggiava con le braccia incrociate sul poggiamano. -si è sempre parlato di uscire da amici ed ho pensato solo a quello quando ho scelto di proporle il concerto e prenotarlo. È normale voler conoscere i gusti dei propri amici e condividere i bei momenti, no?- sorrise verso di lei questa volta senza dover fingere.
E lei lo ricambio, evidentemente più rilassata.
-Colonnello, spero che vorrà scusarmi, ma non ho ancora bene capito cosa aspettarmi da queste uscite, né come comportarmi. Spero che accetterà i miei sospetti e le mie incertezze.- era una domanda più che una dichiarazione.
-Ma certo Tenente, è naturale che lei non si fidi troppo, con tutto quel che ho fatto!- si lasciò scappare una smorfia che sembrò divertirla. -Avremo tempo per rimediare, iniziamo con questo concerto e poi vedremo.- la sua mente avrebbe voluto aggiungere qualche stupidaggine sull'amicizia che cresce, ma l'onestà che aveva deciso di mantenere con lei lo frenò.
Lei non ebbe il tempo di ribattere, perché il sipario s'aprì. Ebbero appena il tempo di sistemarsi meglio ai loro posti che il concerto iniziò.
Era previsto un solo intervallo, nel quale Roy aveva intenzione d'andare al foyer, ma quando le luci in sala si riaccesero iniziò invece a parlare con Riza dei brani appena eseguiti. Fu così piacevole chiacchierare con lei di qualcosa di nuovo e che avevano appena condiviso, che il tempo della pausa passò senza che nemmeno se ne accorgesse. Quando il sipario iniziò a riaprirsi si girò di scatto verso il palcoscenico con un'espressione profondamente contrariata, al suo fianco la donna rise di gusto. Era la prima volta che la sentiva ridere così divertita, anche nei momenti di maggior distensione in ufficio cercava sempre di trattenersi. Ora invece rideva di gusto: era bellissima. La contemplò tanto colpito da sembrare stupito.
-Oh mi scusi Colonnello,- disse soffocando le ultime risate -Non volevo. Ma ha fatto un'espressione così buffa. Sembrava voler incenerire il tendone solo perché si stava aprendo.-
-E volevo farlo sul serio.- rispose lui, riscossosi.
Lei riprese a ridere, più sommessamente. Quella sera doveva proprio sembrare un pagliaccio, tutte non facevano altro che ridere di lui. Però per un'altra sua risata si sarebbe trasformato seriamente in un saltimbanco.
-Su, ora smettila di ridere, che sta per ricominciare lo spettacolo.- le disse bonariamente poggiandole una mano sulla testa. Solo un attimo dopo s'accorse d'aver involontariamente usato il “tu” e che lei non aveva detto assolutamente nulla. Poteva essere un buon segno, ma poteva anche essere che fosse semplicemente distratta, era meglio stare attenti.
Lei si riprese e si poggiò con un braccio sulla sponda del palco, elegantemente. Quando il concerto ricominciò Roy riuscì a seguirlo solo parzialmente. Complice una serie di brani troppo difficili per un inesperto come lui, iniziò ad osservare con attenzione la sua accompagnatrice. Era indubbiamente rapita dal suono della musica, non badava affatto all'uomo che aveva accanto, ma meglio così, poteva guardarla indisturbato. Delicata, aggraziata e matura: sembrava di condividere il palco con una aristocratica di alto lignaggio, non con un tenente dell'esercito. Ma Roy non aveva mai conosciuto nobildonne così stupende. Mentre le sue labbra si schiudevano appena all'iniziare di un nuovo brano particolarmente struggente, dovette combattere con l'istinto d'alzare una mano per carezzarle il volto. Guardò la sua mano che si era mossa appena, distogliendo gli occhi da lei per la prima volta dall'intervallo. Era una sensazione veramente strana, mai con una donna aveva aspirato ad accarezzarle le guance, lo faceva solo per irretirle. Anche con Riza era la prima volta che pensava ad una cosa simile, aveva sempre voluto stringerla, baciarla, ma mai carezzarla con tanta tenerezza. Forse era questo l'amore?
Cercò di seguire il concerto un po' più concentrato, ma fu assai difficile togliere gli occhi di dosso dalla donna al suo fianco. Solo durante il bis riuscì finalmente a godere appieno delle note magistrali del maestro Julius Steinweg.
Il rientro fu più piacevole di quanto Roy avesse mai potuto immaginare dopo il terribile inizio della serata. La ragazza accettò anche di fermarsi brevemente in un bar vicino al teatro per rinfrescarsi. Chiacchierarono del concerto, ma anche dell'ufficio e del lavoro. Non riuscì a farla ridere un'altra volta come durante l'intervallo, ma era bello a sufficienza poter finalmente parlare di qualcosa che condividevano in modo personale. Quel concerto non coinvolgeva nessun altro che loro conoscessero, in quel palco erano stati soli e non era il noioso lavoro che svolgevano assieme tutti i giorni, era qualcosa di prezioso e piacevole.
Quando si separarono, al bivio che portava alle rispettive case, Mustang fu tentato di chiederle di ridere ancora una volta, solo per lui. Ma si accontentò del leggero tocco sulla sua spalla che lei gli diede nell'auguragli buona notte e salutarlo. La guardò incamminarsi nella stretta via, prima di voltarsi per raggiungere la sua abitazione. Andava bene così, non poteva chiedere di più. Quella dolce risata si sarebbe ripetuta più volte nei suoi sogni quella notte.

Dopo quella prima volta, iniziata malissimo e finita particolarmente bene, rinnovarle l'invito per ogni weekend era stato facile. Niente più concerti ma ogni volta riusciva a trovare una scusa valida per farsi accompagnare. La prima uscita dopo la serata in teatro non fu all'altezza della precedente. Il martedì successivo all'esibizione di Steinweg Roy le aveva proposto di andare a cercare degli abiti per una possibile seconda occasione e lei, probabilmente sull'onda dell'entusiasmo, aveva accettato. Ma quando quel sabato si erano incontrati l'alchimista aveva notato subito che le cose non sarebbero andate tanto bene come al Teatro Maggiore. Hawkeye era tesa, probabilmente preoccupata di dare nell'occhio girando per i negozi di East City assieme a lui. Si muoveva in fretta, senza fermarsi, se non quando lui le indicava un possibile negozio adatto. E anche in quel caso entrava spedita e decideva in fretta, solo un paio di volte aveva accettato di provare i vestiti proposti. Parlò poco per tutto il pomeriggio, e molto presto decisero di separarsi per tornare alla proprie case. Il Flame Alchemist non insistette più di tanto, il disagio della ragazza era evidente e forzarla non sarebbe servito a nulla, meglio puntare tutto sul fine settimana seguente che combinare un disastro in quel momento. Era riuscito a farle comprare solo un abito, un semplice vestitino giallo con un coprispalle panna. Come solito avrebbe preferito qualcosa di più provocante, ma non si era nemmeno azzardato a proporlo per l'umore che aveva quel giorno.
La settimana successiva invece, andò decisamente meglio, l'insolita idea di andare fuori città per una fiera del libro usato la stupì piacevolmente. Passeggiarono tranquillamente tra le poche bancarelle e comprarono quattro o cinque libri ciascuno. Ancora faticava a parlare, soprattutto quando c'erano altri abbastanza vicini per sentirli, perciò in treno aveva praticamente fatto scena muta. Ma quando si erano seduti al bar della stazione, prima di tornare a East, aveva commentato entusiasta la giornata guardando gli acquisti fatti.

Le settimane erano passate, pian piano si erano abituati entrambi. Non doveva più chiederle se voleva uscire, ma solo dove. L'appuntamento con lei era ormai una buona abitudine. Anche il loro rapporto era cresciuto, si conoscevano molto di più ora, scherzavano l'uno sull'altra con tranquillità ed erano finalmente riusciti ad abituarsi ad usare il nome proprio anziché il grado quando si trovavano fuori dalle mura dell'East HQ. Si era accorto di come le cose erano cambiate anche solo dal ritmo dei passi di Riza, le prime volte così frenetici e agitati, ora lenti e tranquilli; era passata anche la paura che qualcuno li vedesse assieme e fraintendesse. Inoltre lui aveva imparato a controllarsi piuttosto bene: anche se ogni tanto restava ancora imbambolato a fissarla, non tentava più di abbracciarla o carezzarla, s'accontentava di guardarla. Oramai era sicuro di amarla, senza alcun dubbio. Ogni passeggiata con lei era una nuova piccola scoperta sul suo carattere e sui suoi gusti, eppure, per quanto a volte differissero, la trovava sempre attraente come la prima volta che s'era accorto di quanto fosse importante per lui. L'amava e l'avrebbe amata ancora, ma non era cieco e vedeva benissimo che al contrario lei sembrava nutrite una profonda amicizia e nulla più. Non poteva obbligarla a cambiare i suoi sentimenti per lui perciò si era ormai rassegnato al suo amore non corrisposto. Starle accanto era l'unica cosa importante ormai, anche solo come amico e non come amante, andava benissimo lo stesso.

Il tempo era passato e ottobre era ormai iniziato con l'autunno che iniziava a spogliare gli alberi e portare le prime fredde piogge. Era uno strano martedì mattina per Roy, ma non sapeva dire perché, era una sensazione che aveva da quando si era svegliato. Riza non aveva però voluto sentir ragioni e, strano o no, doveva lavorare anche quel giorno. Guardò distrattamente fuori dalla finestra del suo ufficio, gli alberi stormivano al soffio di un vento che preannunciava brutto tempo per i giorni seguenti. Aveva appena finito di parlare con Maes e si era ricordato, o meglio gli era stato ricordato con enfasi, che il compleanno di Glacier era prossimo. Avrebbe dovuto comprarle un regalo, ma cosa? Aveva scarsa fantasia per certi aspetti, se doveva fare dei doni da finto innamorato a qualche ragazza era bravissimo, ma ad una donna sposata, anzi la moglie del suo migliore amico cosa poteva prendere?
Mentre ancora pensava assorto in piedi davanti alla alta vetrata, Riza fece il suo rientro dal poligono. Lui si voltò appena, completamente perso nei suoi pensieri.
-Colonnello!- il suo mezzo urlo lo riportò alla dura realtà. Aveva controllato un solo plico da quando lei era uscita. Con uno sbuffo tornò a sedersi annoiato.
-Lo sapevo, non ci si può mai fidare di lei. Erano solo sei documenti, sei.- Iniziò a lamentarsi la ragazza mentre sistemava sullo scrittoio i fogli da controllare e prendeva l'unico già vidimato.
Lui guardò il foglio, poi lei. Lo sguardo del Tenente tornò a posarsi su di lui e gli bastò per capire che era ora di prendere in mano la stilografica. Letta una pagina però tornò a sbirciare la sua sottoposta. Avrebbe potuto chiederle di accompagnarlo a cercare il regalo, forse una donna avrebbe saputo consigliarlo, non che Riza fosse molto ferrata in gusti femminili, ma certamente era meglio di lui. Stava per aprir bocca per proporle l'idea quando fu lei a parlare, con un tono più rilassato ora che per qualche minuto lui era stato diligentemente in silenzio a svolgere i suoi compiti.
-Ah Colonnello, prima al poligono mi hanno regalato due biglietti gratuiti per la mostra di armi da fuoco storiche che è in corso alla Galleria Civica, che ne dice di andarci domenica pomeriggio?-
Roy la guardò stupefatto, non tanto perché l'aveva anticipato, quanto perché era la prima volta che chiedeva così chiaramente d'uscire con lui. Fino ad ora era sempre stato lui a farsi avanti per primo, lei non aveva mai rifiutato, ma non si era nemmeno mai esposta. Era particolarmente piacevole che finalmente lei fosse pronta a proporsi, non poteva certo rifiutare.
-Ma certo Tenente, volentieri.- rispose sorridendo appena. Certo il suo piano per il regalo a Glacier era andato in fumo, avrebbe dovuto arrangiarsi alla bell'e meglio, ma questo diventava secondario.
Tornò rinfrancato al suo lavoro, ma finito quelle prime carte tornò a pensare al compleanno imminente. Poteva almeno chiedere un consiglio, si disse.
-Tenente, lei cosa regalerebbe ad una donna per il suo compleanno?- domandò improvvisamente, ormai aveva capito che fare introduzioni con Hawkeye non serviva a nulla. Lei lo fissò dubbiosa, forse pensava che avesse trovato una donna e non glielo avesse detto.
-Non fraintenda Tenente, è per Glacier, la moglie del Maggiore Hughes, compie gli anni la prossima settimana e non ho la più pallida idea di cosa mandarle, fossi a Central potrei portarle dei fiori, ma da qui...-
-Oddio, non saprei, non sono molto ferrata in queste cose. Ma lei aveva intenzione di andare a Central questo week-end forse?- concluse preoccupata.
-No no, si figuri. Avevo intenzione sin dall'inizio di mandarle solo un regalo via posta.- la rassicurò divertito da quella strana preoccupazione.
-In ogni caso non posso esserle d'aiuto, forse facendo un giro di negozi potrei anche avere qualche idea.- continuò mentre tornava a sistemare meccanicamente dei fogli.
-Eh...- rispose solamente lui mentre riprendeva la penna e iniziava a guardare il documento successivo, convinto che ormai il discorso fosse finito lì.
-Colonnello, non è che voleva chiedermi di andare a cercare il regalo per la signora Hughes assieme?- domandò invece lei.
-Ah,- rimase sorpreso ancora una volta, ora lo interrompeva pure mentre stava iniziando a lavorare!
-Beh, sì era quella la mia intenzione, ma la mostra mi va altrettanto bene, glielo assicuro.-
Lo guardò scettica.
-A lei le armi, specialmente quelle da fuoco, non piacciono affatto Colonnello.- ribatte atona.
L'espressione di Mustang era a metà tra lo stupore e il colpevole. Solo dopo un attimo seppe cosa dire.
-È vero Tenente, ma a lei piacciono e a me fa piacere accompagnarla. Poi devo guardarle, non usarle.- Nonostante tutto la donna non sembrava affatto convinta.
-Facciamo così,- disse allora la ragazza con quel tono che non accetta repliche -sabato andiamo a cercare questo regalo e domenica pomeriggio visitiamo la mostra. Può andare?-
Era più un comando che una domanda, ma il Flame Alchemist era sbigottito. Non solo aveva proposto lei il successivo appuntamento, ma aveva anche fatto a pezzi una delle sue preziose regole! Oh beh, le leggi le aveva create Hawkeye, se le violava per sua stessa decisione lui non ne aveva colpa.
-Certo Tenente, la ringrazio!- rispose gioioso. Ma la felicità non durò molto, perché lo sguardo tagliente della soldatessa si spostò immediatamente sui fogli che giacevano sulla scrivania e dovette tornare a leggere quei noiosi plichi.

Come promesso il sabato pomeriggio andarono a zonzo per negozi alla ricerca di qualcosa d'adatto a Glacier. Roy aveva anche provato a chiedere direttamente all'amico cosa potesse piacere alla moglie, ma lui la prima volta era stato assai vago, la seconda gli aveva chiaramente detto che doveva arrangiarsi da solo a trovare un regalo degno della sua preziosissima moglie. L'aiuto di Riza non fu particolarmente utile, girarono per ore senza trovare nulla che la convincesse a pieno, solo sul tardi si convinse guardando una serie di bicchieri in legno intagliati.
-Pensi che andranno bene?- domandò ancora non troppo convinto. Non che avesse altre idee, non aveva visto nulla che lo soddisfacesse sino a quel momento e il decoro nel legno era veramente bello, ma regalare qualcosa per la casa non gli sembrava troppo galante.
-Certo, sono belli, sono utili e con una bambina in casa è meglio non rischiare che ci siano vetri rotti.- rispose lei al contrario molto sicura. Fissandola incuriosito si recò a pagare, un giorno sarebbe venuto anche il suo di compleanno e nonostante tutto il tempo passato assieme non sapeva cosa sarebbe stato adatto per lei, a parte una pistola, ma non poteva certo permettersela.
In ogni caso fu felice di togliersi quel peso dalla coscienza e l'idea di passare anche il pomeriggio seguente con Hawkeye lo elettrizzava. Non che pensasse ad un significato nascosto in questa doppia uscita, ma voleva dire che ormai il loro rapporto era solido e le regole iniziali erano ormai obsolete.

Il suo entusiasmo scemò quando il giorno successivo si presentò con un poco d'anticipo nel piccolo spiazzo davanti alla Galleria Civica. Aveva imparato che quando Riza diceva un orario anticipava al massimo di 5 minuti e a lui piaceva vederla arrivare. Si poggiò ad uno dei piloncini all'ingresso dell'antica casa che ospitava la Galleria Civica. Era piuttosto presto quel pomeriggio, poche persone si stavano avviando all'esposizione che aveva aperto da solo un'ora. Come aveva chiesto Riza si era messo la divisa, pareva che i biglietti che le avevano dato fossero ad uso esclusivo dei militari, e la divisa fosse il modo più esplicito per dichiarare il proprio lavoro.
D'un tratto mentre era perso nei suoi pensieri e guardava distratto la gente che passava notò l'arrivo di altri quattro militari. Ma non quatto qualunque: i suoi sottoposti! S'alzò di scatto sconvolto.
Cosa ci facevano lì, ed in divisa?! Quando i ragazzi s'accorsero di lui andarono nella sua direzione e avvicinatesi lo salutarono sull'attenti.
-Cosa ci fate voi qui!?- domandò immediatamente, senza nemmeno rispondere al saluto.
-Siamo venuti a vedere la mostra.- rispose Havoc come se fosse la cosa più normale del mondo, quando mai ai suoi uomini poteva interessare una qualsivoglia esposizione alla Galleria Civica, era già tanto se sapeva che esisteva una Galleria Civica a East City!
-Questo l'ho intuito, ma perché oggi e perché a quest'ora?!- continuò alterato.
-Il sottotenente Havoc- rispose allora Falman -ha ricevuto in premio per i suoi risultati al poligono durante questa settimana due biglietti omaggio, non sapeva bene cosa farne, ma il Tenente ha proposto di accompagnarla a vedere la mostra, dato che ci sarebbe stato anche lei Colonnello. Ci disse che era dalla festa per la fondazione della città che non uscivamo tutti assieme e che le avrebbe fatto piacere.-
-Così abbiamo deciso di dividere il prezzo dei due biglietti restanti e venire tutti quanti. Fine della storia.- concluse spiccio Breda estraendo da una tasca un sacchetto a quanto pareva stracolmo di cioccolatini. Tutti lo fissarono schifati, tranne il comandante che stava ancora riordinando le idee. E lui che aveva pensato ad una seconda uscita settimanale, si era sbagliato. Le regole erano ancora valide allora. Heymans intanto si mise ad offrire i suoi dolci a tutti, facendo velocemente passare il sacchetto sotto il naso dei suoi colleghi, tanto sapeva che nessuno avrebbe accettato, ma sorprendentemente il Flame Alchemist infilò velocemente la mano nel cartoccio, qualcosa di dolce per dimenticare, le donne affogavano sempre il dolore nel cioccolato, magari avrebbe funzionato.
Mentre i suoi uomini lo fissavano ad occhi sgranati, Breda anche un poco sconsolato per quella pralina in meno, Hawkeye arrivò. Roy estrasse l'orologio d'argento: 3 minuti in anticipo, perfetta come solito.
-Buongiorno a tutti!- salutò con un radioso sorriso. Solo in quel momento Mustang si ricordò di una cosa che sapeva bene di lei. Lui e quei quattro erano le uniche persone a East City che la ragazza considerasse veramente amici, e su cui potesse contare. Era evidente che fosse ansiosa di poter nuovamente uscire con tutte e cinque assieme, anche se solo per un pomeriggio. Anche se ora forse lui era un gradino sopra gli altri, non restava altro che un amico come loro.
Ma aveva il diritto di far notare che lui era superiore.
-Riza, non mi avevi detto che ci sarebbero stati anche loro.- iniziò mostrando agli altri quanto potesse usare il nome proprio e il tu fuori dal quartier generale. Eppure loro non mossero un muscolo per impressionarsi! Non c'era soddisfazione così.
-È una bella sorpresa vero?!- continuò lei ancora più gioiosa.
-Sì, certo.- rispose lui incapace di distruggere la felicità della sua amata. Gli altri invece gli lanciarono un'occhiataccia carica di disappunto, ma non fiatarono.
La donna si diresse immediatamente alla biglietteria e quindi all'interno dei locali adibiti alla mostra, ma quando furono dentro passarono in rassegna le stanze molto più lentamente. Vi erano armi da fuoco di ogni genere ordinate per l'epoca di creazione. Dovette ammettere che Havoc era meno ignorante di quanto sembrasse, almeno sui fucili, ma non poteva raggiungere il livello di conoscenza di Riza. Le armi erano per lei una vera passione, sembrava un libro stampato. I suoi colleghi la usarono come guida per quasi tutta la visita. Invece Roy preferì starsene in disparte. Non amava le armi da fuoco, come lei aveva giustamente detto il giorno dell'invito, era bello vederla tanto appassionata, ma l'argomento proprio continuava a non interessarlo. Seguiva il gruppo da dietro, annuendo quando il Tenente concludeva le frasi fissandolo direttamente, senza mai fare domande.
Ad un certo punto incrociarono altri soldati come loro ed una di loro nel momento in cui li notò quasi urlò.
-Tenente Hawkeye!-
Roy guardò la donna che aveva chiamato la sua sottoposta in quel modo, era solo un Maresciallo, carina ma non di più, coetanea di Riza averebbe potuto dire.
-Maresciallo Stem, è un piacere incontrarla.- disse molto più misurata la bionda giovane.
-Tenente, è un piacere rivedere lei- ribatté con un caldo sorriso un'altra donna più vecchia e con il grado di Capitano.
-La ringrazio capitano Namer. Buongiorno anche a lei sottotenente Soari.- concluse Hawkeye girandosi verso l'unico ragazzo del trio che mormoro solo un -Salve- in risposta.
-Sono secoli che non ci vediamo. Anche se ha passato solo pochi giorni con noi, la sua mancanza all'archivio generale si fa sentire, sa?- disse ancora la donna più anziana.
Allora erano i suoi colleghi in quell'altro ufficio! Incuriosito s'avvicinò un po' di più alla sua sottoposta, attirando in quel modo gli sguardi dei tre su di lui. Certo che quel ragazzo aveva degli occhi veramente spenti, faceva quasi paura.
-È un peccato che non ci siano anche il capitano Tera e il maresciallo Valy, mi sarebbe piaciuto salutarli.-
-Purtroppo per precedenti impegni non sono potuti venire con noi, sa il capitano ha famiglia.- continuò la più alta graduata, ma l'altra giovane soldatessa s'intromise
-E Valy aveva un appuntamento galante, così dice lei quanto meno.- sbuffò come a sottolineare che non credeva affatto a quella scusa.
-Maresciallo.- la richiamò fermamente Namer. -In ogni caso Tenente non vorremmo disturbarla.- disse mentre guardava direttamente verso Mustang che ora era accanto alla soldatessa ai suoi ordini.
-Ma no, figuratevi.- la confortò Riza girandosi per capire cosa o meglio chi la sua ex collega fissasse.
-Ma forse è il caso che vi presenti i miei accompagnatori.- continuò quando capì che la curiosità della donna era tutta per l'alchimista.
-Questi sono i miei colleghi: Jean Havoc, che è come me viene da Central City, Heymans Breda, Vato Falman e Kain Fuery, e da ultimo il mio superiore il Colonnello Roy Mustang, ma non penso ci sia bisogno di presentarlo.-
-No, direi proprio di no.- mormorò Stem mentre lo fissava ardentemente. Quella donna aveva già per la mente cose tutt'altro che caste. Ma dal modo in cui scrutava anche Jean forse aveva pensato che il biondino fosse sufficientemente carino e decisamente più abbordabile dell'impossibile Flame Alchemist. Meglio così, Havoc aveva bisogno di una donna.
-Una compagnia invidiabile.- sottolineò Namer con una risata.
-Questi invece sono i miei ex-colleghi all'archivio generale.- continuò Hawkeye rivolta verso i suoi accompagnatori. -il capitano Namer, il sottotenente Soari e il maresciallo Stem. Sa Colonnello, il sottotenente è del suo stesso anno.- Sorrise, mentre Roy fissava quasi incredulo il coetaneo. Con quella faccia da morto vivente sembrava dimostrare quasi quarant'anni!
Decisero di continuare il giro assieme, nessuno ebbe nulla in contrario quando Riza lo chiese. Invece che continuare a guidare lei però lasciò la parola a Jean, forse si era accorta anche lei del possibile interessamento della sua giovane ex-collega per il suo attuale compagno d'ufficio. Rimase a chiacchierare un poco con la donna più anziana, sembrava esserci un certo feeling tra le due. Mustang ancora in coda al gruppo si guardava attorno cercando di nascondere la sua espressione annoiata, quando nella penultima sala qualcosa attirò la sua attenzione. Era un fucile riccamente decorato, con il calcio quasi interamente ricoperto da argento e metallo smaltato di mille colori. Non era certo un oggetto che passava inosservato. Si fermò involontariamente a guardarlo: era veramente strano, sull'arma erano ritratti decine di crisantemi colorati.
Tutto d'un tratto una mano gli si posò sul braccio. Era Riza che lo riportava alla realtà. Si era perso talmente a contemplare l'oggetto che non si era accorto che gli altri avevano proseguito nella stanza attigua.
-Scusa, arrivo subito.- disse mentre faceva un passo verso la porta che portava alla camera seguente; lei invece rimase ferma.
-Colonnello, le piace questo fucile?- domandò guardando curiosa l'arma.
-No, o forse sì. Diciamo che mi ha incuriosito il decoro.- rispose lui tornando dove si era fermato in precedenza.
-Il decoro? Per i colori?-
-No, per il soggetto.- Era bello che lei s'interessasse, lo faceva spesso ormai, ma lo rallegrava ogni volta.
-Le margherite?- domandò ancora non capendo.
-Margherite?! Riza sono crisantemi!- rispose ridendo Roy.
-Non so nulla di fiori, lo sa Colonnello. In quel campo è lei l'esperto.- ribatté leggermente inacidita.
-Beh ma almeno la differenza tra crisantemi e margherite.... oh beh non fa nulla.- mosse una mano a sottolineare che non importava, ma continuò a sorridere.
-In ogni caso, cosa hanno di strano dei crisantemi?-
-Beh non molto, probabilmente chi li ha disegnati ne sapeva poco più di lei suoi crisantemi, ma sa nel linguaggio dei fiori uno dei suoi significati, almeno in alcuni stati, è pace. È ironico che siano raffigurati proprio su un arma creata per uccidere come quella.- il sorriso divenne più triste e lei se ne accorse, tacque per un attimo fissando pensierosa l'arma.
-Colonnello, a lei le armi da fuoco piacciono proprio poco vero?-
-Direi che le odio. Comunque gli altri sono nell'altra stanza e non c'è nessuno qui, puoi anche darmi del tu.- cercò di cambiare discorso lui.
-Perché?- lei si voltò e fissò i suoi grandi occhi ambrati dentro i suoi.
-Perché... non è facile da dire.- distolse lo sguardo; non sapeva da dove partire per spiegarle ciò di cui si vergognava anche solo ricordare. D'un tratto lei parve accorgersi di quella sua difficoltà e abbasso la testa mortificata.
-Scusami, non volevo essere indiscreta, ero solo curiosa di sapere. Ogni tanto ti sento così... distante da me. Io amo le armi da fuoco, tu le odi, stavo solo pensando che questo potrebbe allontanarci. Perciò se ne sapessi il motivo magari...-
-Ma quale allontanarci!- le rispose dolcemente.
-In ogni caso è una vecchia storia, prima o poi te la racconterò per bene, sai non è piacevole da ricordare. Ma in breve posso dirti che l'ultima volta che ho preso in mano una pistola ho ucciso due persone innocenti, due brave persone che volevano solo aiutare gli altri e a cui io ho tolto la vita lasciando una bambina orfana.- Lei lo guardò colpita.
-Lo so che ne ho uccise assai di più con la mia alchimia, e forse in modo più brutale, ma quelle due persone erano lì davanti ai miei occhi ed io non ho saputo far nulla per loro, ho obbedito a quegli assurdi ordini anche se sapevo che erano sbagliati.-
-Se te lo hanno comandato non è colpa tua Roy. I militari devono rispettare gli ordini.- mise una mano sul suo avambraccio che ora tremava un poco a quel terribile ricordo.
-Oh, sì che è colpa mia, perché ci sono ordini che non possono essere accettati, ci sono cose che sono ben più importanti della disciplina e del proprio posto nell'esercito. Anzi ci sono cose ancora più importanti di quella vita che avevano minacciato di togliermi se non avessi rispettato quell'ordine: l'onore, gli ideali, la libertà.- Aveva faticato a trovare il coraggio per parlare di quegli eventi con lei, ma ora che si era confidato si sentiva veramente libero. Con lei non voleva avere segreti, non così importanti.
Lei sorrise malinconica mentre, facendo scorrere la mano lungo il braccio fino a quella dell'uomo, gliela strinse.
-Io sono contenta che tu abbia tenuto tanto alla tua vita da essere ancora qui, perché ne ho guadagnato un amico importante, il più importante di tutti. E perché so che tu potrai cambiare questo mondo con i tuoi ideali che, altrimenti, sarebbero morti con te.-
Roy si girò verso di lei meravigliato da quelle parole, in quel momento avrebbe proprio voluto abbracciarla. Il cuore gli martellava nel petto. Amava una donna stupenda.
-Ti ringrazio.- le sussurrò mentre stringeva a sua volta la mano della ragazza.
Dopo un attimo altri visitatori s'affacciarono alla sala e furono costretti a lasciarsi. Ma quella stretta rimase impressa nella mente di Roy per un altro poco, mentre l'uno accanto all'altro guardavano ancora il fucile decorato, entrambi persi nei propri pensieri.
-E così ha vinto i biglietti, non glieli hanno regalati casualmente.- disse poi lui cercando di spostare l'attenzione della donna da quel che lui le aveva confessato.
-Vinti non è esatto, nessuno sapeva che ci fosse questa specie di gara in corso. Semplicemente hanno deciso di regalare i biglietti ai migliori tiratori della scorsa settimana, tutto qui.-
-E tu sei sicuramente la migliore.- rispose abbassando un poco la voce per non far sentire quella frase così amichevole agli altri visitatori che, però, non parevano badare a loro.
-Non credo Colonnello. In ogni caso dovrebbe essere orgoglioso dei suoi uomini, sia io che il sottotenente Havoc siamo considerati tra i più bravi. Ha una potenza di tiro invidiabile nel suo ufficio.- rispose divertita.
-Il che è effettivamente abbastanza strano per un ufficio che si occupa solo di noiosissime carte.- confermò lui strappandole un'espressione di disapprovazione per l'aggettivo utilizzato.
-Colonnello, vogliamo andare? Gli altri avranno finito la visita ormai.- chiese poi lei.
-Sì, penso sia il caso, che la sua ex collega pare facile alle fantasie.-
-Eh già. Certo che lei ha occhio per le persone, eh Colonnello?- confermò lei mentre s'avviava.
-Ma no, solo per le donne, possibilmente giovani e disponibili.- rispose col tono che usava per pavoneggiarsi e che riusciva sempre a farla ridere piacevolmente.
E mentre lei rideva passarono alla stanza successiva, i passi scanditi dai loro stivali battevano lo stesso ritmo: ormai la loro era una perfetta sintonia.


スズク...          

   
 
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