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Autore: ballerinaclassica    24/08/2010    16 recensioni
«Dio, ma l'avete visto quello?»
«Ti piace? Io credo ci sia di meglio»
«Nah, non credo. Andiamo, ma hai visto che fisico? Ha un culo che-»
«A proposito di culi... Guardate quella lì.»
«Insomma, la volete smettere di parlare di culi?!»
«E perché dovremmo?»
«Lascialo perdere, Francis, lui è soltanto invidioso.»
«E che cosa te lo fa pensare, di grazia?»
«Il fatto che tu non abbia un bel culo. E non fare quella faccia. Fidati, è così, l'ho guardato tutto il tempo proprio per accertarmene.»
«Sei un idiota! Sei un cretino! Ti meriti di scivolare! Ma che sto dicendo?! Ti meriti di cadere giù dal palco! Sei un deficiente! E smettila di ridere! E voi che cosa diamine avete da guardare?! Aiutatemi, aiutatemi che lo ammazzo! Stupido! Maiale!»
[ USUK, GerIta, Spamano, PrUngheria, Franada e molto di più♥ ]
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[300] Francis Bonnefoy;

Arthur non ci aveva impiegato troppo tempo a rivelare che cosa fosse in realtà. Si trattava di una creatura strana, fisicamente imperfetta, ma pur sempre attraente. Gambe sottili, addominali vagamente visibili sotto le magliette attillate, spalle appuntite ed espressione seria. Se fuori Arthur era un ballerino completamente normale, di quelli che appartenevano più ai solisti che ai danzatori di passo a due, dentro era qualcosa di estremamente complicato.
Innanzitutto non ci si poteva avvicinare a lui senza un permesso esplicito. Perfino Alfred, che era invadente già di suo, ogni tanto indugiava davanti alle sue occhiate severe. In secondo luogo, Arthur riusciva ad essere contemporaneamente irritante ed irritabile.
Ormai era palese che Francis avesse un debole per lui (per lui come per molti altri ragazzi lì dentro), eppure Arthur continuava a fare il finto tonto... Oppure a torturarlo. Quarantotto ore non potevano di certo far sbocciare un amore, ma di solito la gente si era sempre dimostrata collaborativa – almeno con lui.
«Non vedo perché dovrebbe interessarmi.»
Arthur appoggiò la fronte sul pavimento, le gambe ancora aperte in una spaccata perfetta, ginocchia dritte e punte stese al massimo.
«Visto che io conosco la tua variazione, volevo che tu conoscessi la mia», rispose Francis, «così siamo due avversari alla pari, no?»
Arthur soffocò una risata nell'avambraccio.
«Ripeto: non vedo perché dovrebbe interessarmi. Io e te non saremo mai alla pari.»
Sebbene la frase formulata non fosse troppo difficile da comprendere, Francis indugiò soltanto per un attimo. Ma probabilmente Arthur si stava fingendo modesto, oppure molto presuntuoso ed anche un po' arrogante.
«Che cosa intendi dire?»
Di fronte a lui, Arthur si sollevò appena, poggiando i palmi delle mani sul pavimento di legno e flettendo i piedi.
«Quello che ho detto.»
«Cioè?»
«Che io e te non siamo allo stesso livello. La tua tecnica non mi piace.»
Arthur ci aveva messo due giorni scarsi a rivelare la sua vera natura. Quella di una persona distaccata, senza peli sulla lingua, che si permetteva di giudicare ma che non sopportava di essere giudicato. Un ragazzo solitario, che passava metà del tempo a studiare gli altri e che nell'altra metà si impegnava per superarli. Francis purtroppo non si sentiva combaciare con lui, per quanto fosse attraente, Francis purtroppo non riusciva nemmeno a sopportare gran parte dei suoi atteggiamenti spocchiosi.
«E che cosa ne sai tu? Mi avrai visto ballare sì e no una volta e tra l'altro stavo provando.»
«Ma ti vedo eseguire esercizi per tutto il giorno. E non mi piacciono i tuoi piedi.»
Arthur l'aveva detto con una punta di acidità, Francis lo fissava e si tratteneva a stento dallo sputargli addosso lo stesso veleno. Magari non ne valeva nemmeno la pena, magari alla fine Arthur avrebbe vinto il concorso e sarebbe stato così concentrato su se stesso da dimenticarsi di lui, oppure sarebbe arrivato quindicesimo e Francis gli avrebbe dato un fantastico schiaffo morale. Per ora, si limitò a tacere e a piegarsi in avanti, cercando di allungare i muscoli della schiena.
«Ahahahah! Voi vecchi state sempre in compagnia?»
Alfred lasciò cadere per terra la sua tracolla, Francis alzò la testa quando sentì il rumore metallico della miriade di portachiavi ed accessori che sbattevano sul pavimento, Arthur evitò di farci caso e di far caso al fatto che lui e Alfred si passassero sì e no quattro anni.




[315] Yao Wang;

Ciò che si diceva sugli orientali in un certo senso era vero e Yao se n'era fatto una ragione, in un modo o nell'altro. Almeno due o tre riuscivano ad arrivare in finale, grazie ad una tecnica eccellente e ad un fisico niente male, ma alla fine nessuno di loro (o quasi) riusciva a portare un premio fino a casa. Analizzando uno per uno tutti i concorrenti, Yao aveva capito quale avrebbe potuto essere il motivo.
C'erano due italiani e tra tutti i partecipanti erano quelli che aveva dato nell'occhio più di tutti gli altri (forse a causa del fratello minore, che era un ragazzo piuttosto rumoroso). Per loro la danza non era fatta di sbarra, pece e diagonali, per loro la danza era linguaggio, era divertirsi e coinvolgere gli altri. Fondamentalmente ciò che differenziava gli orientali da tutti gli altri era questo e bastava guardare Kiku, silenzioso, mentre si riscaldava.
«Qualcosa non va?»
Yao sollevò il mento di scatto. Davanti a lui c'era quel ragazzo russo che aveva visto il giorno prima a lezione. Era una persona inquietante, sorridente e disponibile, ma pur sempre inquietante. Yao pensava che avesse qualcosa come un piede di porco o un vecchio rubinetto arrugginito nascosto nello zaino. Anzi, ne era più che convinto. Magari il russo voleva manomettere il concorso frantumando qualche caviglia o assassinando una ballerina mentre si trovava da sola. Magari adesso toccava proprio a lui.





[206] Lovino Vargas;

Era come scalare una montagna. Un passo dopo l'altro, gli scalini che lo portavano al palco gli sembravano più ripidi. Lovino deglutì quasi a fatica, un groppo in gola ed una goccia di sudore impaziente che scivolava sulla sua tempia ancora prima che lui iniziasse a ballare.
Era come scalare una montagna, e i gradini erano ripidi e scivolosi, sassi appuntiti ai quali era praticamente impossibile aggrapparsi. E ogni volta che guardava verso l'alto, i riflettori lo abbaiavano e il sipario, raccolto sul soffitto, lo osservava. E ogni volta che guardava verso il basso, la giuria lo spaventava di più.
Era come scalare una montagna, e nessuno stava lì ad assisterlo, nemmeno suo fratello Feliciano, che tentava di tendergli una mano ogni qual volta lui si trovasse in difficoltà. Erano tutti lontani e probabilmente molti di loro speravano che lui scivolasse e che non ci fosse nemmeno un ramo rinsecchito a permettergli di salvarsi.
Era come scalare una montagna, e la cima di quella montagna era piena di sassi spigolosi ed appuntiti, che gli graffiavano i piedi e le caviglie. A volte era superficie viscida e la paura più grande era quella di cadere, di vedere gli occhi della giuria abbassarsi e scrivere qualcosa di negativo sui loro pezzi di carta bianca.
«Forza fratellone, io sono sicuro che ce la farai!»
E poi, quello era stato l'inizio dell'apocalisse.
Le previsioni di Feliciano non si erano mai avverate, anzi, molto spesso si era verificato l'esatto contrario. Al loro primo saggio di danza, suo fratello, entusiasta e praticamente uguale ad adesso nonostante all'epoca avesse sì e no cinque anni, gli aveva detto che loro due sarebbero stati i migliori e che nessuno avrebbe ballato meglio. Inutile dire che entrambi avevano avuto un gran mal di pancia prima di cominciare (forse a causa delle tonnellate di pizza mangiate) e che non avevano potuto ballare. Durante il primo anno di liceo, Feliciano era sempre più convinto che nonostante l'impegno della danza, la scuola sarebbe andata bene comunque e che nessuno dei due aveva da preoccuparsi, nonostante fossero lontani chilometri... A dispetto delle sue previsioni, però, a Giugno si sarebbero ritrovati con le teste chine sui libri e il terrore causato dagli esami di recupero.
Ed infine, la frase preferita di Feliciano quando veniva circondato dai bulli era “e poi dovrete vedervela con il mio fratellone!” (ovviamente seguita da un piagnisteo senza fine). E ovviamente, quando il fratellone arrivava, le prendevano entrambi.
Lovino deglutì a fatica e osservò ancora gli scalini. Adesso poteva mettersi l'anima in pace, perché era matematico che sarebbe andata malissimo e che ormai non c'era più niente da fare.
Nel frattempo, qualcuno alle sue spalle pronunciò il suo nome con aria concitata. Un rumore di passi veloci sul pavimento di legno e poi una mano sbatté tanto violentemente sulla sua spalla da farlo sussultare. Lovino si voltò di scatto e si ritrovò di fronte al viso congestionato di Antonio – se così si chiamava – e ad un'espressione letteralmente esausta, qualche goccia di sudore che scivolava giù dalla fronte ed un sorriso abbastanza stupido stampato in faccia.
«Che cosa ci fai qui, bastardo?»
«Finalmente ti ho trovato! Pensavo di non farcela!»
«E perché mi stavi cercando, idiota?»
«Ah, tuo fratello mi ha detto che avevi bisogno di qualcuno che ti aiutasse psicologicamente!»
«Mio fratello è stupido quanto te», borbottò Lovino, notando poi che Antonio continuava a fissarlo con quell'espressione, «okay,
quasi quanto te. Ma è stupido comunque.»
«Ad ogni modo, io volevo soltanto augurarti in bocca al lupo!»
Lovino, con le guance che si colorivano più del dovuto e le mani che cominciavano a sudare, si astenne dal ringraziare. Non si aspettava che qualcuno andasse lì ad assisterlo, immaginava tutti i ballerini appollaiati davanti al grande schermo del televisore che c'era nell'aula che usavano per riscaldarsi. E magari ognuno di loro gli augurava una sfortuna diversa (eccezion fatta per suo fratello, troppo buono ed ingenuo per farlo anche solo con il suo più acerrimo nemico).
«Tu non dovresti essere qui», disse tutto d'un tratto un uomo che aveva un microfono ad archetto.
Antonio gli mostrò un sorriso cordiale, ma l'uomo lo afferrò comunque per braccio e lo trascinò via.
«Lovino, non ti preoccupare, andrai benissimo! Io queste cose le sento a pelle!», gli strillò Antonio, mentre i talloni scivolavano sul pavimento e lui spariva oltre una porta.
Perfetto, la sua carriera era stata troncata sul nascere.





[471] Matthew Williams;

Alla fine non era stato poi così male arrivare a quella finale. C'era gente cordiale e simpatica, anche se a volte qualcuno dimenticava completamente la sua presenza. Matthew però riusciva facilmente a sopportarlo, in fondo era abituato ad essere scambiato per suo fratello praticamente da sempre. Perfino ai tempi del liceo, quando ad Alfred conveniva, decidevano di scambiarsi i ruoli. Stranamente, però, Matthew veniva sempre scambiato per Alfred, ma a nessuno veniva in mente di chiamare Alfred “Matthew”.
A Parigi però tutto era diverso, perché Matthew non era nessuno, così come Alfred era soltanto un numero cucito sul petto della sua divisa accademica.
«Matthew.»
Qualcuno, alle sue spalle, lo chiamò. Francis si inginocchiò accanto a lui e sorrise, allungando le gambe sul pavimento ed indicando lo schermo del televisore.
«Secondo te com'è quel ragazzo?»
Lui scosse le spalle e la testa.
«Non lo so, suo fratello mi sembra bravo.»
«Però i fratelli non si somigliano molto, non credi? Tu e Alfred non vi somigliate per niente.»
Effettivamente quella frase era un po' insolita, dato che Matthew non aveva mai sentito nessuno – sano di mente – che la pronunciasse con tanta naturalezza e sincerità.
«Dici... Dici davvero?»
«Sì.»
E in un certo senso, era la cosa più carina che qualcuno gli avesse detto nel corso di tutta la sua vita.




Era come scalare una montagna, Paquita.


[559] Antonio Fernandez Carriedo;


Qualcuno pronunciò il suo nome, probabilmente Francis, ma non ricevette risposta. Antonio andò ad inginocchiarsi di fronte allo schermo del televisore, accanto a Feliciano e lanciò un'occhiata al ragazzo. Era carino almeno quanto Lovino, ma era gentile, servizievole e disponibile. Praticamente l'opposto di suo fratello. E se qualcuno li avesse sentiti aprir bocca uno dopo l'altro probabilmente avrebbe pensato che si somigliavano in quanto erano cugini alla lontana.
Forse gli piaceva proprio questo di Lovino, il suo broncio, la sua aria indisponente che rendeva ogni conquista un po' più difficile e un po' più sofferta.
Non gli piaceva avere tutto e subito.
«Ve, hai trovato il fratellone prima di tornare qui?»
«Certo! E mi sembrava anche piuttosto rilassato!»
Il fatto che Lovino avesse già sudato sette camicie (e non per la fatica, ma per la paura e l'ansia) magari era passato inosservato ai suoi occhi.
«Ah, meno male! Di solito il fratellone in queste situazioni è sempre molto agitato!»
Antonio ridacchiò e appoggiò il peso sui gomiti, rimanendo quasi sdraiato sul pavimento a fissare lo schermo, come stavano facendo tutti gli altri.
Bastava guardare Arthur, che si era completamente dimenticato della presenza gigantesca di Alfred e che si stava più o meno immedesimando nella telecamera fissa sul palco. O Feliciano, che adesso che qualcuno cominciava a parlare al microfono iniziava a mordersi le unghie per la disperazione.
«Numero duecentosei, Lovino Vargas, dall'Accademia Nazionale di Danza di Roma. Lui interpreta la variazione di Lucien d'Hervilly di Paquita di Edouard Ernest Deldevez e Léon Minkus.»
Antonio non poté fare a meno di sorridere, mentre le luci si abbassavano e dalle quinte di sinistra proveniva un rumore felpato di mezze punte. Lovino aveva scelto un balletto ambientato in Spagna, in cui Paquita era una giovane gitana e Lucien un ufficiale francese che si sarebbe presto innamorato di lei. Dopo anni di creature irreali, Paquita aveva rappresentato di nuovo il trionfo della passione e di una fanciulla viva e vera nella storia del balletto. Era una delle opere che Antonio preferiva, perché il paesaggio spagnolo sullo sfondo lo aveva sempre fatto sentire a casa, quando gli era capitato di danzare lontano dalla sua bella terra e di interpretare uno dei personaggi di quel celebre balletto.
E il fatto che ora Lovino si calasse nei panni di uno di loro era indiscutibilmente un segno del destino.





[206] Lovino Vargas;

Il fatto che il primo jeté fosse andato bene non significava che sarebbero andati bene anche tutti gli altri. Infatti, la più piccola incertezza prima di un passo, lo deconcentrava.
Lovino ed il suo amore per danza erano conosciuti nelle terre calde dell'Italia. Un ragazzo che studiava in una piccola scuola ad almeno un'ora di autobus da casa, un maestro severo che sembrava esigere più di quanto lui potesse dare. Il fatto che fosse portato o meno non importava, se voleva ballare – e con “ballare” l'insegnante intendeva “ballare davvero”, su un vero palco, con una vera orchestra e davanti a un vero pubblico – Lovino doveva impegnare tutto se stesso, a partire dalla punta dei piedi per finire alla cervello. Doveva svuotare la sua mente, uscire da Lovino e diventare Lucien, Solor, Sigfrido, Conrad, Romeo, James, Albrecht o Basil.
Ogni volta che ballava Lovino preferiva ripetersi quelle parole, piuttosto che la coreografia. Ricordare il viso del suo maestro mentre gli urlava le parole “en dehor!” con la stessa voce di un soldato che gli puntava un fucile contro il petto.
Per questo il tour a l'aire risultò piuttosto semplice, con un plié che non lo fece titubare, il sorriso mentre sollevava un braccio e uno sguardo rivolto ai giudici.
Ballare lo faceva sentire a casa, lo faceva tornare nel suo piccolo paese, in cui ogni incontro con i coetanei diventava una sfida, in cui i bambini si rincorrevano senza uno scopo ben preciso o cominciavano ad interessarsi alle “ragazze”. E adesso lui era uno di loro, di nuovo, che ballava davanti davanti alla più carina, quella con i capelli neri, la pelle un po' scura ed un fiore stretto tra le mani. E magari si chiamava Paquita.
Notò lo scatto di un fotografo, mentre aveva il mento alto, un'espressione completamente diversa dalla solita ed una gamba alzata oltre i novanta gradi. Aveva ragione, sua madre, quando diceva che durante un balletto Lovino sembrava un'altra persona. E poi gli batteva una mano in testa e gli arruffava i capelli.
Una piroetta perfetta e Lovino tornò indietro, sul fondo del palco. E adesso arrivava la parte che lui aveva sempre considerato la più difficile, quella durante la quale il suo maestro gli urlava di incollare i piedi al pavimento e di non indugiare durante un salto. Lui eseguì, e salto dopo salto tutto gli sembrava più semplice e il suo corpo diventava più leggero, già si immaginava l'espressione di Feliciano che gli correva incontro e lo abbracciava, o quella di Antonio che si sarebbe complimentato con lui con quella faccia da idiota e-
Gli erano bastati un paio di secondi, dopo l'ultimo salto Lovino finì la variazione su un ginocchio, ma poggiò una mano a terra per non perdere l'equilibrio. Ovviamente quel gesto gli avrebbe fatto perdere punti, e sperava vivamente che almeno un paio tra i giudici non l'avessero notato.
Si alzò in piedi e dopo un inchino veloce scappò via. Doveva trovare Antonio e strozzarlo il prima possibile, perché la colpa naturalmente era di quel bastardo, che gli tornava in mente nel momento sbagliato.




[619] Arthur Kirkland;

Arthur continuò a fissare lo schermo fino all'ultimo nanosecondo prima che diventasse completamente nero. Quel concorso doveva coinvolgerlo parecchio, se era così interessato ad ognuno dei partecipanti.
«Andiamo, Kirkland», buttò giù Alfred, battendogli una poderosa manata sulla spalla, «non fare quella faccia da pesce lesso.»
“Kirkland”, che fino a quel momento aveva preferito ignorare quel ragazzone egocentrico piuttosto che avere una nuova conversazione con lui, si voltò semplicemente per fulminarlo con gli occhi.
«Non ho una faccia da pesce lesso,
Jones
Alfred gli mostrò trentadue denti bianchi e avvolse le dita attorno al suo braccio sinistro.
«Che stai facendo, razza di pachiderma rapito dal suo habitat?!»
«Andiamo a farci un giro! Non dirmi che hai ancora voglia di stare qui a riflettere sulla figuraccia che farai tu su quel palco!»
Arthur arrossì fino alla punta dei capelli, per la rabbia, decisamente non per l'imbarazzo, e strattonò inutilmente il braccio. Infatti la presa di Alfred rimase salda e il suo sorrisone non mutò di una virgola.
«Non farò una figuraccia e non avevo nemmeno intenzione di rimanere qui!»
«Allora esci con me!»
«... Cosa?»
Okay, forse la sua voce poteva sembrare un po' acuta e vagamente isterica adesso, ma chiunque avrebbe reagito così qualora un ballerino alto e biondo chiedesse di uscire insieme in pieno centro parigino.
«Esci con me! Non è un appuntamento, sia chiaro, non ho intenzione di allungare le mani su di te o altro... Anche perché mi è sembrato di averti detto che il tuo sedere non mi piace.»
«Sì, lo hai detto.»
«Perfetto, grazie per avermelo ricordato! Adesso possiamo andare?»
Arthur balbettò qualche parola senza senso, che riguardava il concorso, il fatto che gli fosse stato categoricamente vietato allontanarsi (ah, gli insegnati che temevano addirittura un leggero raffreddore!) o che entrambi si erano stancati a lezione e che sarebbe stato meglio per tutti e due farsi una bella dormita. Ovviamente Alfred, che aveva orecchie soltanto per se stesso, non sembrò comprendere nessuno di quei balbettii.
«Perfetto! Lo sapevo che avresti accettato!»
«Io non ho accettato! E poi, Alfred, guarda come siamo vestiti!»
Arthur indicò i proprio pantaloni, leggermente larghi e gli scaldamuscoli che nascondevano le caviglie, l'orlo della maglietta bianca nascosta da una felpa enorme e spessa. E Alfred, con la sua calzamaglia nera e le scarpe da tennis della stazza di carri armati abbandonate in un angolo della sala, di certo non era messo meglio.
«Ahahahah! Andiamo, Kirkland! Nessuno farà caso al tuo abbigliamento se affianco hai un eroe come me!»
Fu inutile cercare un nesso logico tra le frasi di Alfred, e in un certo senso fu anche impossibile. Alfred aveva di nuovo afferrato il suo braccio, trascinato Arthur verso il suo paio di scarpe da tennis nere con la suola spezzata e poi indossato le proprie alla velocità della luce. Arthur notò anche lo sguardo di Francis che li seguiva, mentre Matthew capiva meno della metà di quanto stesse succedendo.
Quando la porta del teatro scomparve alle sue spalle, capì soltanto che il giorno dopo avrebbe dovuto evitare di parlarne con chiunque, se non voleva fare i conti per telefono con le urla isteriche e inferocite della sua insegnante.
E subito dopo, realizzò in che razza di situazione si fosse cacciato. Era a Parigi, in Francia, in una delle Nazioni che più detestava al mondo, con l'americano più rumoroso e zotico che avesse mai vissuto sulla faccia della terra.














Non dovrei mai smettere di scusarmi per l'immenso ritardo col quale aggiorno le mie FanFiction, ma purtroppo non posso farci nulla dato che devo studiare per i quiz all'Università. ;w; Ad ogni modo, spero che possiate perdonarmi e che continuiate a seguirmi comunque!
Ammetto che inizialmente il ballerino di questo capitolo avrebbe dovuto essere Antonio, ma poi ho finito per scegliere Lovino dato che per Antonio ho trovato una variazione decisamente più appropriata. ù__ù Quindi, chi nella recensione aveva scritto che probabilmente ci sarebbe stato Antonio... Beh, in un certo senso aveva detto bene!
Se a qualcuno potesse mai interessare la storia del balletto Paquita (anche se ne dubito xD) può facilmente trovarla qui Paquita. :3 Anche se le informazioni di Wikipedia sono scarne e in giro non se ne trovano di migliori. D:
Ad ogni modo, adesso passo alle risposte alle vostre recensioni che sono state talmente tante da stupirmi ogni volta che quel numerino aumentava di uno! Grazie mille, siete stati tutti molto gentili! :D

AlterNeko: mi fa piacere sapere che l'idea di accostare la variazione al capitolo ti sia piaciuta! *___* Credo che continuerò a farlo con tutti, perché mi rendo conto che è praticamente impossibile conoscere a memoria tutti i balletti (nemmeno io so alla perfezione le variazioni maschili! XD). E sono felicissima di sapere che l'idea della danza non ti annoi, ma che ti stia facendo appassionare a quest'arte, dato che ho sempre il terrore di ammorbare qualcuno! Grazie mille per la tua recensione, sei sempre gentilissima! Un bacio<3

Ichibanme_Arisu: io te l'ho promessa quella fic e se la continuerò sarà solamente per te, sappilo! :D Credo di inserire Svezia nel prossimo capitolo o in quello successivo, ma non come partecipante al concorso, dato che nel primo capitolo li avevo già elencati tutti. Adesso ti saluto con un “cesso del capo” u___ù Grazie per la tua recensione! :D

Fire Angel: Matthew comparirà presto, in questo capitolo ho preferito dare più importanza alla Spamano! ^^; Ma comunque sappi che il canadese prima o poi sarà MOLTO, ma MOLTO importante e soprattutto non sarà più invisibile! :D E con questo ho detto troppo, quindi basta spoiler. ù_ù Noto che a leggere questa fic ci sono comunque molti disertori della danza classica, almeno sono riuscita a riunirvi! *___* Spero che la storia continui ad appassionarti (nonostante l'USA/UK xD) Al prossimo capitolo!

Robbuccia: Sìsì, Tino ci sarà! Non come partecipante, ma presto apparirà al fianco del suo Susan! :D Sono contenta che ti piaccia Antonio, e spero che continui a piacerti anche in questo capitolo, dato che ho il terrore di andare OOC ogni volta che non scrivo di Alfred e di Arthur. D: Con la speranza che questo capitolo non ti faccia totalmente schifo, ti saluto! ;D

Aka Tomate: okay, FrUK no, USUK no, GerIta no, PrUngheria... Boh? Vabeh, almeno c'è la Spamano che ti piace! >:D Sono contenta che le risposte scurrili di Lovino siano state di tuo gradimento, ammetto che mi diverto non poco a scriverle! E spero di non aver rovinato la tua coppia con questo capitolo, dato che non sono molto brava – anzi, dato che non sono affatto brava a scrivere su di loro. E non dire che a danza facevi schifo, secondo me avevi un talento nascosto che tardava a rivelarsi! :D Baci, a presto!

Lalani: sappi che quando hai scritto di aver visto il Lago dei Cigni alla Scala sono rimasta per almeno cinque minuti a fissare lo schermo del pc e a rodere dentro per l'invidia... Le mie esperienze purtroppo si limitano a due. D: Con Feliciano ci eri andata vicino, dato che poi si è trattato di Lovino. Ma la variazione di Feliciano sarà più incentrata sulle doti di un personaggio un po'... Amatore? Innamorato? Non so, non saprei come definirlo senza farlo capire, visto che Feliciano interpreterà la parte di uno dei protagonisti di una storia che tutti conosciamo. :3 Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, baci<3

eithriadol__: tu donna, e questo nick difficile che non so mai scrivere e che non sono sicura di aver scritto bene. Innanzitutto sappi che una recensione forzata è per sempre una recensione e che si ti pesa il culo (o le dita) a scrivere tu devi farlo lo stesso perché mi vuoi bene. Passando ad altro, sono contenta che i personaggi ti siano sembrati IC, dato che io ho odiato ognuno di loro e soprattutto me stessa per aver scritto così male (e non osare contraddirmi, fic mia, comando io!). I cessi col mento valli a fare tu, ILU<3

giuliettaz91: leggere una recensione così, di una persona che non conosce la danza ma che comunque mi scrive che la mia fic le piace, mi rende veramente felice! Ammetto che all'inizio ero un po' scettica anche io a scrivere una storia del genere, dato che viene difficile immaginarsi un Alfred in calzamaglia (stesso dicasi per Ludwig, ad esempio), ma poi l'ho fatto e non sono più riuscita a fermarmi! *___* Spero che la storia continui a piacerti e grazie mille per la tua recensione! Un bacio =)

inuyasha94: e qui c'è tanto USUK (nonostante la presenza dilagante di Spamano) quindi spero di averti fatta felice. E nel prossimo capitolo, penso di descrivere anche questo fantomatico pseudo-appuntamento! ù__ù E Ludwig che mette allegria credo sia una cosa più strana di vederlo ballare! XDDD Un bacio e a presto!

AliDiPiume: credo che quella recensione la salverò la stamperò e me la appenderò in camera, dato che è qualcosa di contemporaneamente raro e divertente! Magari qualche volta bevi un bicchierino dopo una fic, così ripeterai l'esperienza! :D Kiku sappi che è un'incognita anche per me che scrivo, questa fic è stata così improvvisa che non ci ho ancora pensato, detta in tutta sincerità. ò_ò L'unica certezza è che non finirà MAI e poi MAI con Alfred o Arthur. Amen. Nella speranza che tu continui a seguire (e magari a recensire in pieno delirio alcolico) ti saluto! :DDD

smary: sono felice che l'Icness (ma a me piace un sacco questa parola xD) di Elizaveta, Lovino e Matthew ti sia piaciuto.. E ammetto che per l'ultimo ho una specie di predilezione, dato che dopo Arthur è il mio personaggio preferito! :D E sono ancora indecisa se salvarlo o meno dalle grinfie di Francis, ho bisogno di tempo per rifletterci un po' su. u__u Per ora ti saluto, un bacio e un grazie immenso per la recensione!

Stefy_rin: nonostante tu non conosca la danza, sei riuscita quasi a indovinare. Paquita, la gitana spagnola, e Antonio (che poi però ho deciso di sostituire con Lovino). E sono veramente contenta che le scene appaiano realistiche, dato che in questa fic mi sono sganciata MOLTISSIMO da Hetalia e ho calato i personaggi in vesti completamente diverse. Spero che continuerai a seguirmi, baci<3

IlyuChan: sono veramente lusingata dal fatto che la storia ti piaccia così tanto! *__* E ammetto che la tua recensione mi ha fatto quasi... Sì, emozionare. In questo capitolo Antonio e Lovino hanno avuto molto spazio, ma sappi che non finisce qui, dato che voglio combinare qualcosa a questi due. :3 Sono contenta che tu ti stia interessando anche alla danza, dato che è la mia più grande passione e che mi piacerebbe condividerla praticamente con chiunque! :D Grazie mille per la tua (bellissima recensione), a presto! =)

Aerith1992: felicissima che la storia ti piaccia e spero che anche quest'altro capitolo ti faccia appassionare! Baci e a presto! *___*






E nel prossimo capitolo, finalmente una ragazza! =) Giselle;
E come sarà andato l' “appuntamento” di Alfred e Arthur? E Antonio sarà sopravvissuto alle grinfie di Lovino?
:D

E...
Le vostre recensioni mi hanno resa contentissima e ogni volta rispondere è un vero piacere, spero che questa fic continui a piacere a voi e a me e che io possa ancora condividere la mia passione e le mie idee con i lettori.
Grazie a tutti quanti.

Bye!


US<3UK ~ Il primo forum italiano dedicato alla coppia America/Inghilterra!



   
 
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