[300]
Francis
Bonnefoy;
Arthur
non ci aveva impiegato troppo tempo a rivelare che cosa fosse in
realtà. Si trattava di una creatura strana, fisicamente
imperfetta,
ma pur sempre attraente. Gambe sottili, addominali vagamente visibili
sotto le magliette attillate, spalle appuntite ed espressione seria.
Se fuori Arthur era un ballerino completamente normale, di quelli che
appartenevano più ai solisti che ai danzatori di passo a
due, dentro
era qualcosa di estremamente complicato.
Innanzitutto non ci si
poteva avvicinare a lui senza un permesso esplicito. Perfino Alfred,
che era invadente già di suo, ogni tanto indugiava davanti
alle sue
occhiate severe. In secondo luogo, Arthur riusciva ad essere
contemporaneamente irritante ed irritabile.
Ormai era palese che
Francis avesse un debole per lui (per lui come per molti altri
ragazzi lì dentro), eppure Arthur continuava a fare il finto
tonto... Oppure a torturarlo. Quarantotto ore non potevano di certo
far sbocciare un amore, ma di solito la gente si era sempre
dimostrata collaborativa – almeno con lui.
«Non vedo perché
dovrebbe interessarmi.»
Arthur appoggiò la fronte sul pavimento,
le gambe ancora aperte in una spaccata perfetta, ginocchia dritte e
punte stese al massimo.
«Visto che io conosco la tua variazione,
volevo che tu conoscessi la mia», rispose Francis,
«così siamo due
avversari alla pari, no?»
Arthur soffocò una risata
nell'avambraccio.
«Ripeto: non vedo perché dovrebbe
interessarmi. Io e te non saremo mai alla pari.»
Sebbene la frase
formulata non fosse troppo difficile da comprendere, Francis
indugiò
soltanto per un attimo. Ma probabilmente Arthur si stava fingendo
modesto, oppure molto presuntuoso ed anche un po' arrogante.
«Che
cosa intendi dire?»
Di fronte a lui, Arthur si sollevò appena,
poggiando i palmi delle mani sul pavimento di legno e flettendo i
piedi.
«Quello che ho detto.»
«Cioè?»
«Che io e te non
siamo allo stesso livello. La tua tecnica non mi piace.»
Arthur
ci aveva messo due giorni scarsi a rivelare la sua vera natura.
Quella di una persona distaccata, senza peli sulla lingua, che si
permetteva di giudicare ma che non sopportava di essere giudicato. Un
ragazzo solitario, che passava metà del tempo a studiare gli
altri e
che nell'altra metà si impegnava per superarli. Francis
purtroppo
non si sentiva combaciare con lui, per quanto fosse attraente,
Francis purtroppo non riusciva nemmeno a sopportare gran parte dei
suoi atteggiamenti spocchiosi.
«E che cosa ne sai tu? Mi avrai
visto ballare sì e no una volta e tra l'altro stavo
provando.»
«Ma
ti vedo eseguire esercizi per tutto il giorno. E non mi piacciono i
tuoi piedi.»
Arthur l'aveva detto con una punta di acidità,
Francis lo fissava e si tratteneva a stento dallo sputargli addosso
lo stesso veleno. Magari non ne valeva nemmeno la pena, magari alla
fine Arthur avrebbe vinto il concorso e sarebbe stato così
concentrato su se stesso da dimenticarsi di lui, oppure sarebbe
arrivato quindicesimo e Francis gli avrebbe dato un fantastico
schiaffo morale. Per ora, si limitò a tacere e a piegarsi in
avanti,
cercando di allungare i muscoli della schiena.
«Ahahahah! Voi
vecchi state sempre in compagnia?»
Alfred lasciò cadere per
terra la sua tracolla, Francis alzò la testa quando
sentì il rumore
metallico della miriade di portachiavi ed accessori che sbattevano
sul pavimento, Arthur evitò di farci caso e di far caso al
fatto che
lui e Alfred si passassero sì e no quattro anni.
[315]
Yao
Wang;
Ciò che si diceva sugli orientali in un certo senso era
vero e Yao se n'era fatto una ragione, in un modo o nell'altro.
Almeno due o tre riuscivano ad arrivare in finale, grazie ad una
tecnica eccellente e ad un fisico niente male, ma alla fine nessuno
di loro (o quasi) riusciva a portare un premio fino a casa.
Analizzando uno per uno tutti i concorrenti, Yao aveva capito quale
avrebbe potuto essere il motivo.
C'erano due italiani e tra tutti
i partecipanti erano quelli che aveva dato nell'occhio più
di tutti
gli altri (forse a causa del fratello minore, che era un ragazzo
piuttosto rumoroso). Per loro la danza non era fatta di sbarra, pece
e diagonali, per loro la danza era linguaggio, era divertirsi e
coinvolgere gli altri. Fondamentalmente ciò che
differenziava gli
orientali da tutti gli altri era questo e bastava guardare Kiku,
silenzioso, mentre si riscaldava.
«Qualcosa non va?»
Yao
sollevò il mento di scatto. Davanti a lui c'era quel ragazzo
russo
che aveva visto il giorno prima a lezione. Era una persona
inquietante, sorridente e disponibile, ma pur sempre inquietante. Yao
pensava che avesse qualcosa come un piede di porco o un vecchio
rubinetto arrugginito nascosto nello zaino. Anzi, ne era più
che
convinto. Magari il russo voleva manomettere il concorso frantumando
qualche caviglia o assassinando una ballerina mentre si trovava da
sola. Magari adesso toccava proprio a lui.
[206]
Lovino
Vargas;
Era come scalare una montagna. Un passo dopo l'altro,
gli scalini che lo portavano al palco gli sembravano più
ripidi.
Lovino deglutì quasi a fatica, un groppo in gola ed una
goccia di
sudore impaziente che scivolava sulla sua tempia ancora prima che lui
iniziasse a ballare.
Era come scalare una montagna, e i gradini
erano ripidi e scivolosi, sassi appuntiti ai quali era praticamente
impossibile aggrapparsi. E ogni volta che guardava verso l'alto, i
riflettori lo abbaiavano e il sipario, raccolto sul soffitto, lo
osservava. E ogni volta che guardava verso il basso, la giuria lo
spaventava di più.
Era come scalare una montagna, e nessuno stava
lì ad assisterlo, nemmeno suo fratello Feliciano, che
tentava di
tendergli una mano ogni qual volta lui si trovasse in
difficoltà.
Erano tutti lontani e probabilmente molti di loro speravano che lui
scivolasse e che non ci fosse nemmeno un ramo rinsecchito a
permettergli di salvarsi.
Era come scalare una montagna, e la cima
di quella montagna era piena di sassi spigolosi ed appuntiti, che gli
graffiavano i piedi e le caviglie. A volte era superficie viscida e
la paura più grande era quella di cadere, di vedere gli
occhi della
giuria abbassarsi e scrivere qualcosa di negativo sui loro pezzi di
carta bianca.
«Forza fratellone, io sono sicuro che ce la
farai!»
E poi, quello era stato l'inizio dell'apocalisse.
Le
previsioni di Feliciano non si erano mai avverate, anzi, molto spesso
si era verificato l'esatto contrario. Al loro primo saggio di danza,
suo fratello, entusiasta e praticamente uguale ad adesso nonostante
all'epoca avesse sì e no cinque anni, gli aveva detto che
loro due
sarebbero stati i migliori e che nessuno avrebbe ballato meglio.
Inutile dire che entrambi avevano avuto un gran mal di pancia prima
di cominciare (forse a causa delle tonnellate di pizza mangiate) e
che non avevano potuto ballare. Durante il primo anno di liceo,
Feliciano era sempre più convinto che nonostante l'impegno
della
danza, la scuola sarebbe andata bene comunque e che nessuno dei due
aveva da preoccuparsi, nonostante fossero lontani chilometri... A
dispetto delle sue previsioni, però, a Giugno si sarebbero
ritrovati
con le teste chine sui libri e il terrore causato dagli esami di
recupero.
Ed infine, la frase preferita di Feliciano quando
veniva circondato dai bulli era “e poi dovrete vedervela con
il mio
fratellone!” (ovviamente seguita da un piagnisteo senza
fine). E
ovviamente, quando il fratellone arrivava, le prendevano
entrambi.
Lovino deglutì a fatica e osservò ancora gli
scalini.
Adesso poteva mettersi l'anima in pace, perché era
matematico che
sarebbe andata malissimo e che ormai non c'era più niente da
fare.
Nel frattempo, qualcuno alle sue spalle pronunciò il suo
nome con aria concitata. Un rumore di passi veloci sul pavimento di
legno e poi una mano sbatté tanto violentemente sulla sua
spalla da
farlo sussultare. Lovino si voltò di scatto e si
ritrovò di fronte
al viso congestionato di Antonio – se così si
chiamava – e ad
un'espressione letteralmente esausta, qualche goccia di sudore che
scivolava giù dalla fronte ed un sorriso abbastanza stupido
stampato
in faccia.
«Che cosa ci fai qui, bastardo?»
«Finalmente ti
ho trovato! Pensavo di non farcela!»
«E perché mi stavi
cercando, idiota?»
«Ah, tuo fratello mi ha detto che avevi
bisogno di qualcuno che ti aiutasse psicologicamente!»
«Mio
fratello è stupido quanto te», borbottò
Lovino, notando poi che
Antonio continuava a fissarlo con quell'espressione, «okay, quasi
quanto te. Ma è stupido comunque.»
«Ad ogni modo, io volevo
soltanto augurarti in bocca al lupo!»
Lovino, con le guance che
si colorivano più del dovuto e le mani che cominciavano a
sudare, si
astenne dal ringraziare. Non si aspettava che qualcuno andasse
lì ad
assisterlo, immaginava tutti i ballerini appollaiati davanti al
grande schermo del televisore che c'era nell'aula che usavano per
riscaldarsi. E magari ognuno di loro gli augurava una sfortuna
diversa (eccezion fatta per suo fratello, troppo buono ed ingenuo per
farlo anche solo con il suo più acerrimo nemico).
«Tu non
dovresti essere qui», disse tutto d'un tratto un uomo che
aveva un
microfono ad archetto.
Antonio gli mostrò un sorriso cordiale, ma
l'uomo lo afferrò comunque per braccio e lo
trascinò via.
«Lovino,
non ti preoccupare, andrai benissimo! Io queste cose le sento a
pelle!», gli strillò Antonio, mentre i talloni
scivolavano sul
pavimento e lui spariva oltre una porta.
Perfetto, la sua carriera
era stata troncata sul nascere.
[471]
Matthew
Williams;
Alla fine non era stato poi così male arrivare a
quella finale. C'era gente cordiale e simpatica, anche se a volte
qualcuno dimenticava completamente la sua presenza. Matthew
però
riusciva facilmente a sopportarlo, in fondo era abituato ad essere
scambiato per suo fratello praticamente da sempre. Perfino ai tempi
del liceo, quando ad Alfred conveniva, decidevano di scambiarsi i
ruoli. Stranamente, però, Matthew veniva sempre scambiato
per
Alfred, ma a nessuno veniva in mente di chiamare Alfred
“Matthew”.
A
Parigi però tutto era diverso, perché Matthew non
era nessuno, così
come Alfred era soltanto un numero cucito sul petto della sua divisa
accademica.
«Matthew.»
Qualcuno, alle sue spalle, lo chiamò.
Francis si inginocchiò accanto a lui e sorrise, allungando
le gambe
sul pavimento ed indicando lo schermo del televisore.
«Secondo te
com'è quel ragazzo?»
Lui scosse le spalle e la testa.
«Non
lo so, suo fratello mi sembra bravo.»
«Però i fratelli non si
somigliano molto, non credi? Tu e Alfred non vi somigliate per
niente.»
Effettivamente quella frase era un po' insolita, dato
che Matthew non aveva mai sentito nessuno – sano di mente
– che
la pronunciasse con tanta naturalezza e sincerità.
«Dici... Dici
davvero?»
«Sì.»
E in un certo senso, era la cosa più
carina che qualcuno gli avesse detto nel corso di tutta la sua
vita.
[559] Antonio Fernandez Carriedo;
Qualcuno pronunciò il suo nome,
probabilmente Francis, ma non ricevette risposta. Antonio
andò ad
inginocchiarsi di fronte allo schermo del televisore, accanto a
Feliciano e lanciò un'occhiata al ragazzo. Era carino almeno
quanto
Lovino, ma era gentile, servizievole e disponibile. Praticamente
l'opposto di suo fratello. E se qualcuno li avesse sentiti aprir
bocca uno dopo l'altro probabilmente avrebbe pensato che si
somigliavano in quanto erano cugini alla lontana.
Forse gli
piaceva proprio questo di Lovino, il suo broncio, la sua aria
indisponente che rendeva ogni conquista un po' più difficile
e un
po' più sofferta.
Non gli piaceva avere tutto e subito.
«Ve,
hai trovato il fratellone prima di tornare qui?»
«Certo! E mi
sembrava anche piuttosto rilassato!»
Il fatto che Lovino avesse
già sudato sette camicie (e non per la fatica, ma per la
paura e
l'ansia) magari era passato inosservato ai suoi occhi.
«Ah, meno
male! Di solito il fratellone in queste situazioni è sempre
molto
agitato!»
Antonio ridacchiò e appoggiò il peso sui gomiti,
rimanendo quasi sdraiato sul pavimento a fissare lo schermo, come
stavano facendo tutti gli altri.
Bastava guardare Arthur, che si
era completamente dimenticato della presenza gigantesca di Alfred e
che si stava più o meno immedesimando nella telecamera fissa
sul
palco. O Feliciano, che adesso che qualcuno cominciava a parlare al
microfono iniziava a mordersi le unghie per la disperazione.
«Numero
duecentosei, Lovino Vargas, dall'Accademia Nazionale di Danza di
Roma. Lui interpreta la variazione di Lucien d'Hervilly di Paquita di
Edouard Ernest Deldevez e Léon Minkus.»
Antonio non poté fare a
meno di sorridere, mentre le luci si abbassavano e dalle quinte di
sinistra proveniva un rumore felpato di mezze punte. Lovino aveva
scelto un balletto ambientato in Spagna, in cui Paquita era una
giovane gitana e Lucien un ufficiale francese che si sarebbe presto
innamorato di lei. Dopo anni di creature irreali, Paquita aveva
rappresentato di nuovo il trionfo della passione e di una fanciulla
viva e vera nella storia del balletto. Era una delle opere che
Antonio preferiva, perché il paesaggio spagnolo sullo sfondo
lo
aveva sempre fatto sentire a casa, quando gli era capitato di danzare
lontano dalla sua bella terra e di interpretare uno dei personaggi di
quel celebre balletto.
E il fatto che ora Lovino si calasse nei
panni di uno di loro era indiscutibilmente un segno del
destino.
[206] Lovino
Vargas;
Il fatto che il primo jeté fosse andato bene non
significava che sarebbero andati bene anche tutti gli altri. Infatti,
la più piccola incertezza prima di un passo, lo
deconcentrava.
Lovino ed il suo amore per danza erano conosciuti nelle terre
calde dell'Italia. Un ragazzo che studiava in una piccola scuola ad
almeno un'ora di autobus da casa, un maestro severo che sembrava
esigere più di quanto lui potesse dare. Il fatto che fosse
portato o
meno non importava, se voleva ballare – e con
“ballare”
l'insegnante intendeva “ballare davvero”, su un
vero palco, con
una vera orchestra e davanti a un vero pubblico – Lovino
doveva
impegnare tutto se stesso, a partire dalla punta dei piedi per finire
alla cervello. Doveva svuotare la sua mente, uscire da Lovino e
diventare Lucien, Solor, Sigfrido, Conrad, Romeo, James, Albrecht o
Basil.
Ogni volta che ballava Lovino preferiva ripetersi quelle
parole, piuttosto che la coreografia. Ricordare il viso del suo
maestro mentre gli urlava le parole “en dehor!” con
la stessa
voce di un soldato che gli puntava un fucile contro il petto.
Per
questo il tour a l'aire risultò piuttosto semplice, con un
plié che
non lo fece titubare, il sorriso mentre sollevava un braccio e uno
sguardo rivolto ai giudici.
Ballare lo faceva sentire a casa, lo
faceva tornare nel suo piccolo paese, in cui ogni incontro con i
coetanei diventava una sfida, in cui i bambini si rincorrevano senza
uno scopo ben preciso o cominciavano ad interessarsi alle
“ragazze”.
E adesso lui era uno di loro, di nuovo, che ballava davanti davanti
alla più carina, quella con i capelli neri, la pelle un po'
scura ed
un fiore stretto tra le mani. E magari si chiamava Paquita.
Notò
lo scatto di un fotografo, mentre aveva il mento alto, un'espressione
completamente diversa dalla solita ed una gamba alzata oltre i
novanta gradi. Aveva ragione, sua madre, quando diceva che durante un
balletto Lovino sembrava un'altra persona. E poi gli batteva una mano
in testa e gli arruffava i capelli.
Una piroetta perfetta e Lovino
tornò indietro, sul fondo del palco. E adesso arrivava la
parte che
lui aveva sempre considerato la più difficile, quella
durante la
quale il suo maestro gli urlava di incollare i piedi al pavimento e
di non indugiare durante un salto. Lui eseguì, e salto dopo
salto
tutto gli sembrava più semplice e il suo corpo diventava
più
leggero, già si immaginava l'espressione di Feliciano che
gli
correva incontro e lo abbracciava, o quella di Antonio che si sarebbe
complimentato con lui con quella faccia da idiota e-
Gli erano
bastati un paio di secondi, dopo l'ultimo salto Lovino finì
la
variazione su un ginocchio, ma poggiò una mano a terra per
non
perdere l'equilibrio. Ovviamente quel gesto gli avrebbe fatto perdere
punti, e sperava vivamente che almeno un paio tra i giudici non
l'avessero notato.
Si alzò in piedi e dopo un inchino veloce
scappò via. Doveva trovare Antonio e strozzarlo il prima
possibile,
perché la colpa naturalmente era di quel bastardo, che gli
tornava
in mente nel momento sbagliato.
[619] Arthur
Kirkland;
Arthur continuò a fissare lo schermo fino
all'ultimo nanosecondo prima che diventasse completamente nero. Quel
concorso doveva coinvolgerlo parecchio, se era così
interessato ad
ognuno dei partecipanti.
«Andiamo, Kirkland», buttò
giù
Alfred, battendogli una poderosa manata sulla spalla, «non
fare
quella faccia da pesce lesso.»
“Kirkland”, che fino a quel
momento aveva preferito ignorare quel ragazzone egocentrico piuttosto
che avere una nuova conversazione con lui, si voltò
semplicemente
per fulminarlo con gli occhi.
«Non ho una faccia da pesce lesso,
Jones.»
Alfred
gli mostrò trentadue denti bianchi e avvolse le dita attorno
al suo
braccio sinistro.
«Che stai facendo, razza di pachiderma rapito
dal suo habitat?!»
«Andiamo a farci un giro! Non dirmi che hai
ancora voglia di stare qui a riflettere sulla figuraccia che farai tu
su quel palco!»
Arthur arrossì fino alla punta dei capelli, per
la rabbia, decisamente non per l'imbarazzo, e strattonò
inutilmente
il braccio. Infatti la presa di Alfred rimase salda e il suo
sorrisone non mutò di una virgola.
«Non farò una figuraccia e
non avevo nemmeno intenzione di rimanere qui!»
«Allora esci con
me!»
«... Cosa?»
Okay, forse la sua voce poteva sembrare un
po' acuta e vagamente isterica adesso, ma chiunque avrebbe reagito
così qualora un ballerino alto e biondo chiedesse di uscire
insieme
in pieno centro parigino.
«Esci con me! Non è un appuntamento,
sia chiaro, non ho intenzione di allungare le mani su di te o
altro... Anche perché mi è sembrato di averti
detto che il tuo
sedere non mi piace.»
«Sì, lo hai detto.»
«Perfetto,
grazie per avermelo ricordato! Adesso possiamo andare?»
Arthur
balbettò qualche parola senza senso, che riguardava il
concorso, il
fatto che gli fosse stato categoricamente vietato allontanarsi (ah,
gli insegnati che temevano addirittura un leggero raffreddore!) o che
entrambi si erano stancati a lezione e che sarebbe stato meglio per
tutti e due farsi una bella dormita. Ovviamente Alfred, che aveva
orecchie soltanto per se stesso, non sembrò comprendere
nessuno di
quei balbettii.
«Perfetto! Lo sapevo che avresti accettato!»
«Io
non ho accettato! E poi, Alfred, guarda come siamo vestiti!»
Arthur
indicò i proprio pantaloni, leggermente larghi e gli
scaldamuscoli
che nascondevano le caviglie, l'orlo della maglietta bianca nascosta
da una felpa enorme e spessa. E Alfred, con la sua calzamaglia nera e
le scarpe da tennis della stazza di carri armati abbandonate in un
angolo della sala, di certo non era messo meglio.
«Ahahahah!
Andiamo, Kirkland! Nessuno farà caso al tuo abbigliamento se
affianco hai un eroe come me!»
Fu inutile cercare un nesso logico
tra le frasi di Alfred, e in un certo senso fu anche impossibile.
Alfred aveva di nuovo afferrato il suo braccio, trascinato Arthur
verso il suo paio di scarpe da tennis nere con la suola spezzata e
poi indossato le proprie alla velocità della luce. Arthur
notò
anche lo sguardo di Francis che li seguiva, mentre Matthew capiva
meno della metà di quanto stesse succedendo.
Quando la porta del
teatro scomparve alle sue spalle, capì soltanto che il
giorno dopo
avrebbe dovuto evitare di parlarne con chiunque, se non voleva fare i
conti per telefono con le urla isteriche e inferocite della sua
insegnante.
E subito dopo, realizzò in che razza di situazione si
fosse cacciato. Era a Parigi, in Francia, in una delle Nazioni che
più detestava al mondo, con l'americano più
rumoroso e zotico che
avesse mai vissuto sulla faccia della terra.
Non
dovrei mai smettere di scusarmi per l'immenso ritardo col quale
aggiorno le mie FanFiction, ma purtroppo non posso farci nulla dato
che devo studiare per i quiz all'Università. ;w; Ad ogni
modo, spero
che possiate perdonarmi e che continuiate a seguirmi
comunque!
Ammetto che inizialmente il ballerino di questo capitolo
avrebbe dovuto essere Antonio, ma poi ho finito per scegliere Lovino
dato che per Antonio ho trovato una variazione decisamente
più
appropriata. ù__ù Quindi, chi nella recensione
aveva scritto che
probabilmente ci sarebbe stato Antonio... Beh, in un certo senso
aveva detto bene!
Se a qualcuno potesse mai interessare la storia
del balletto Paquita (anche se ne dubito xD) può facilmente
trovarla
qui Paquita.
:3 Anche se le informazioni
di Wikipedia sono scarne e in giro non se ne trovano di migliori.
D:
Ad ogni modo, adesso passo alle risposte alle vostre recensioni
che sono state talmente tante da stupirmi ogni volta che quel
numerino aumentava di uno! Grazie mille, siete stati tutti molto
gentili! :D
AlterNeko:
mi fa piacere sapere che l'idea di accostare la variazione al
capitolo ti sia piaciuta! *___* Credo che continuerò a farlo
con
tutti, perché mi rendo conto che è praticamente
impossibile
conoscere a memoria tutti i balletti (nemmeno io so alla perfezione
le variazioni maschili! XD). E sono felicissima di sapere che l'idea
della danza non ti annoi, ma che ti stia facendo appassionare a
quest'arte, dato che ho sempre il terrore di ammorbare qualcuno!
Grazie mille per la tua recensione, sei sempre gentilissima! Un
bacio<3
Ichibanme_Arisu:
io te l'ho promessa quella fic e se la continuerò
sarà solamente
per te, sappilo! :D Credo di inserire Svezia nel prossimo capitolo o
in quello successivo, ma non come partecipante al concorso, dato che
nel primo capitolo li avevo già elencati tutti. Adesso ti
saluto con
un “cesso del capo” u___ù Grazie per la
tua recensione! :D
Fire
Angel:
Matthew comparirà presto, in questo capitolo ho preferito
dare più
importanza alla Spamano! ^^; Ma comunque sappi che il canadese prima
o poi sarà MOLTO, ma MOLTO importante e soprattutto non
sarà più
invisibile! :D E con questo ho detto troppo, quindi basta spoiler.
ù_ù Noto che a leggere questa fic ci sono
comunque molti disertori
della danza classica, almeno sono riuscita a riunirvi! *___* Spero
che la storia continui ad appassionarti (nonostante l'USA/UK xD) Al
prossimo capitolo!
Robbuccia:
Sìsì, Tino ci sarà! Non come
partecipante, ma presto apparirà al
fianco del suo Susan! :D Sono contenta che ti piaccia Antonio, e
spero che continui a piacerti anche in questo capitolo, dato che ho
il terrore di andare OOC ogni volta che non scrivo di Alfred e di
Arthur. D: Con la speranza che questo capitolo non ti faccia
totalmente schifo, ti saluto! ;D
Aka
Tomate:
okay, FrUK no, USUK no, GerIta no, PrUngheria... Boh? Vabeh, almeno
c'è la Spamano che ti piace! >:D Sono contenta che le
risposte
scurrili di Lovino siano state di tuo gradimento, ammetto che mi
diverto non poco a scriverle! E spero di non aver rovinato la tua
coppia con questo capitolo, dato che non sono molto brava –
anzi,
dato che non sono affatto brava a scrivere su di loro. E non dire che
a danza facevi schifo, secondo me avevi un talento nascosto che
tardava a rivelarsi! :D Baci, a presto!
Lalani:
sappi che quando hai scritto di aver visto il Lago dei Cigni alla
Scala sono rimasta per almeno cinque minuti a fissare lo schermo del
pc e a rodere dentro per l'invidia... Le mie esperienze purtroppo si
limitano a due. D: Con Feliciano ci eri andata vicino, dato che poi
si è trattato di Lovino. Ma la variazione di Feliciano
sarà più
incentrata sulle doti di un personaggio un po'... Amatore?
Innamorato? Non so, non saprei come definirlo senza farlo capire,
visto che Feliciano interpreterà la parte di uno dei
protagonisti di
una storia che tutti conosciamo. :3 Spero che anche questo capitolo
ti sia piaciuto, baci<3
eithriadol__:
tu donna, e questo nick difficile che non so mai scrivere e che non
sono sicura di aver scritto bene. Innanzitutto sappi che una
recensione forzata è per sempre una recensione e che si ti
pesa il
culo (o le dita) a scrivere tu devi farlo lo stesso perché
mi vuoi
bene. Passando ad altro, sono contenta che i personaggi ti siano
sembrati IC, dato che io ho odiato ognuno di loro e soprattutto me
stessa per aver scritto così male (e non osare contraddirmi,
fic
mia, comando io!). I cessi
col
mento valli a fare tu, ILU<3
giuliettaz91:
leggere una recensione così, di una persona che non conosce
la danza
ma che comunque mi scrive che la mia fic le piace, mi rende veramente
felice! Ammetto che all'inizio ero un po' scettica anche io a
scrivere una storia del genere, dato che viene difficile immaginarsi
un Alfred in calzamaglia (stesso dicasi per Ludwig, ad esempio), ma
poi l'ho fatto e non sono più riuscita a fermarmi! *___*
Spero che
la storia continui a piacerti e grazie mille per la tua recensione!
Un bacio =)
inuyasha94:
e qui c'è tanto USUK (nonostante la presenza dilagante di
Spamano)
quindi spero di averti fatta felice. E nel prossimo capitolo, penso
di descrivere anche questo fantomatico pseudo-appuntamento!
ù__ù E
Ludwig che mette allegria credo sia una cosa più strana di
vederlo
ballare! XDDD Un bacio e a presto!
AliDiPiume:
credo che quella recensione la salverò la
stamperò e me la
appenderò in camera, dato che è qualcosa di
contemporaneamente raro
e divertente! Magari qualche volta bevi un bicchierino dopo una fic,
così ripeterai l'esperienza! :D Kiku sappi che è
un'incognita anche
per me che scrivo, questa fic è stata così
improvvisa che non ci ho
ancora pensato, detta in tutta sincerità.
ò_ò L'unica certezza è
che non finirà MAI e poi MAI con Alfred o Arthur. Amen.
Nella
speranza che tu continui a seguire (e magari a recensire in pieno
delirio alcolico) ti saluto! :DDD
smary:
sono felice che l'Icness (ma a me piace un sacco questa parola xD) di
Elizaveta, Lovino e Matthew ti sia piaciuto.. E ammetto che per
l'ultimo ho una specie di predilezione, dato che dopo Arthur
è il
mio personaggio preferito! :D E sono ancora indecisa se salvarlo o
meno dalle grinfie di Francis, ho bisogno di tempo per rifletterci un
po' su. u__u Per ora ti saluto, un bacio e un grazie immenso per la
recensione!
Stefy_rin:
nonostante tu non conosca la danza, sei riuscita quasi a indovinare.
Paquita, la gitana spagnola, e Antonio (che poi però ho
deciso di
sostituire con Lovino). E sono veramente contenta che le scene
appaiano realistiche, dato che in questa fic mi sono sganciata
MOLTISSIMO da Hetalia e ho calato i personaggi in vesti completamente
diverse. Spero che continuerai a seguirmi, baci<3
IlyuChan:
sono veramente lusingata dal fatto che la storia ti piaccia
così
tanto! *__* E ammetto che la tua recensione mi ha fatto quasi...
Sì,
emozionare. In questo capitolo Antonio e Lovino hanno avuto molto
spazio, ma sappi che non finisce qui, dato che voglio combinare
qualcosa a questi due. :3 Sono contenta che tu ti stia interessando
anche alla danza, dato che è la mia più grande
passione e che mi
piacerebbe condividerla praticamente con chiunque! :D Grazie mille
per la tua (bellissima recensione), a presto! =)
Aerith1992:
felicissima che la storia ti piaccia e spero che anche quest'altro
capitolo ti faccia appassionare! Baci e a presto! *___*
E
nel prossimo capitolo, finalmente una ragazza! =)
Giselle;
E
come sarà andato l' “appuntamento” di
Alfred e Arthur? E Antonio
sarà sopravvissuto alle grinfie di Lovino?
:D
E...
Le
vostre recensioni mi hanno resa contentissima e ogni volta rispondere
è un vero piacere, spero che questa fic continui a piacere a
voi e a
me e che io possa ancora condividere la mia passione e le mie idee
con i lettori.
Grazie a tutti quanti.
Bye!
♥