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Autore: Feel Good Inc    24/08/2010    5 recensioni
Kingdom Hearts e Walt Disney: gli incontri mai visti.
#01: Xemnas | Grimilde ~ Qualcosa che si è perso una volta non tornerà mai più indietro. Kuroshitsuji
#02: Xigbar | Megara ~ La vera libertà è potere ogni cosa sopra se stesso. Michel de Montaigne
#03: Xaldin | Pocahontas ~ Le dune si trasformano con il vento ma il deserto rimane sempre uguale. Paulo Coelho
#04: Vexen | Stregatto ~ Io sono uno scienziato, non un filosofo! Frankenstein Junior
#05: Lexaeus | Aurora ~ Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce ed il battito del cuore di chi ascolta. Kahlil Gibran
#06: Zexion | Peter Pan ~ Perché non voli? Faresti prima. Paulie, il pappagallo che parlava troppo
#07: Saïx | Bestia ~ Non esiste il bene o il male. Esiste solo il potere, e quelli troppo deboli per averlo. Harry Potter e la Pietra Filosofale
#08: Axel | Ade ~ Odiare ed essere odiati: non mi piacciono queste cose. Ghost Hunt
#09: Demyx | Ariel ~ Uomo libero, amerai sempre il mare! Charles Baudelaire
#10: Luxord | Esmeralda ~ Il destino mescola le carte ma siamo noi a giocarle. Arthur Schopenhauer
#11: Marluxia | Biancaneve ~ Questo nostro caduco e fragil bene / ch’è vento ed ombra ed à nome beltade. Francesco Petrarca
#12: Larxene | Clopin ~ E dopotutto cos’è una bugia? Solo la verità in maschera. George Byron
#13: Roxas | Stitch ~ Chi ti vuol bene ti fa piangere. Miguel De Cervantes
#14: Xion | Tarzan ~ Quando sei miserabile cerchi qualcosa che sia più miserabile di te. Elfen Lied
#Epilogo: Sora | Merlino ~ Come corpo ognuno è singolo, come anima mai. Herman Hesse
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Organizzazione XIII, Sora, Xion
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Quest’ultimo capitolo è stato triste da scrivere. Anche se all’inizio non sembra, è uno di quelli che mi ha fatto più male.

Per una volta si tratta di un incontro che nel videogame si è già visto, però la circostanza è tutta nuova. Anche se i due personaggi si conoscono già, questo particolare incontro nel gioco non c’è; non avrebbe potuto esserci. Non prima della conclusione, almeno.

Ringrazio infinitamente Sarephen, Acros e Dany92, che hanno saputo accettare la mia totale incompatibilità con Xion e in qualche modo hanno comunque apprezzato e commentato il capitolo su di lei (tranquilla, Dany, non mi hai affatto offesa, anzi sono onorata che tu abbia saputo capirmi così tanto ^^).

E ringrazio tutti i lettori, di vero cuore, perché senza di loro questa raccolta non avrebbe mai conosciuto epilogo. Ho iniziato a scriverla senza sapere se sarei riuscita ad arrivare fino alla fine, perché non tutti gli abbinamenti mi convincevano. Ma per fortuna ci siete stati voi. <3

Per l’ultima volta – almeno in questa fic – vi auguro una buona lettura.

God bless you all.

 

 

Prompt: #15. A spell to…

Rating: Verde

Genere: Commedia / Malinconico

Ambientazione: Dopo la fine di Kingdom Hearts II

 

 

 

 

 

Sora

 

 

 

 

 

 

 

 

Come corpo ognuno è singolo, come anima mai.

{ Herman Hesse }

 

 

 

 

 

 

 

Anche se è passato molto tempo dall’ultima volta che si sono incontrati, il vecchio mago ha l’aria più energica ed attiva che mai, e non appena il ragazzo si ritrova seduto sulla sedia già pronta per lui si vede rivolgere uno sguardo esageratamente severo, mentre l’estremità del solito bastone di legno quasi gli sfiora la punta del naso.

« Ben due minuti e trenta secondi in più rispetto all’ultima volta. Giovanotto, ti avverto, se continui a presentarti da me in ritardo il mio tè potrai solo sognartelo. »

Sora lo guarda con un sorriso enorme. Sa già che sarà inutile ribattere che non avevano nessun appuntamento e che lui è libero di andare a trovarlo all’ora che più gli piace; e comunque è troppo felice di rivederlo per raccogliere la scherzosa sfida.

« Scusami, Merlino. »

Il mago sbuffa, burbero, ma passandogli accanto non riesce a nascondere sotto i lunghi baffi bianchi un sorriso identico al suo.

Sora si guarda intorno nella stanza, uguale a come se la ricorda. Piena di cose strane, buffe, di rumorini di dubbia fonte e di oggetti che si muovono ad un semplice sguardo del loro instancabile proprietario. Non può fare a meno di pensare che tutto lì dentro rispecchia Merlino, il suo essere saggio e vulcanico, curioso e studioso.

Si convince che ha fatto la scelta giusta.

Soltanto lui può aiutarli.

Al lato opposto della saletta da tè, dallo spiraglio di una voliera ammicca un occhio che persino a quella distanza e in quel piccolo pertugio riesce ad esprimere la massima seccatura.

« Ciao, Anacleto! »

Sora si sporge dalla tavola apparecchiata e agita entrambe le braccia in segno di saluto. Il gufo non esce allo scoperto, ma anzi si ritira frettolosamente nell’ombra, bofonchiando sinistramente nel becco. Sora abbassa le mani, un po’ deluso.

Merlino smette di armeggiare con la teiera e torna al suo fianco a tendergli una tazza piena.

« Non preoccuparti, figliolo, è solo il suo modo di darti il benvenuto. Anacleto è un tipetto molto abbottonato sui suoi sentimenti, sai cosa intendo… Probabilmente sta facendo di tutto per placare la commozione di averti rivisto. »

Si scambiano uno sguardo e un sogghigno. Dalla voliera emerge un suono stizzoso.

« Ti ho sentito, vecchiaccio. »

Merlino nasconde la risatina in un colpetto di tosse. Costeggia nuovamente il tavolo e si dirige all’estremità opposta, parlando come per riprendere un discorso appena interrotto.

« Dunque, ho sentito dire che hai svolto un buon lavoro, laggiù nel Mondo Che Non Esiste. »

Si volta, fa cenno ad una poltrona di avvicinarsi e come quella gli obbedisce si lascia cadere a sedere lanciandogli un’altra occhiata soddisfatta. Sora annuisce allegro, per poi seguire con gli occhi la zuccheriera che si è già mossa per dolcificargli il tè.

« Sì, è andata bene. Alla fine siamo riusciti a fermare i piani dell’Organizzazione. Basta, grazie » esclama, e la zuccheriera si rimette da sola il coperchio e se ne va trotterellando a servire anche il padrone di casa.

« Mmm. » Merlino incrocia le mani e vi posa il mento, scrutandolo come se intuisse che c’è qualcosa di non detto. Sora si sforza di restare impassibile. Forse funziona, perché il mago prosegue come se niente fosse. « E hai ritrovato i tuoi amici? »

« Oh, sì! » si anima. « E se non ci fossero stati loro non so come avrei fatto. Riku è stato fantastico. Ero così felice di averlo di nuovo con me, quasi non riuscivo a crederci! E poi, Kairi è stata bravissima a tenere a bada tutti quegli Heartless, ha usato il Keyblade anche lei e… »

« Sora, qual è il problema? »

Il ragazzo tace, sorpreso. « Io… Cosa? »

Merlino ignora la zuccheriera che continua imperterrita a versargli cucchiaiate nella tazza. La sua attenzione è tutta per lui, per Sora, che sotto quegli occhi acuti e attenti non può fare a meno di pensare di essere stato uno stupido. Davvero ha creduto che il mago non si sarebbe accorto di niente?

« C’è qualcosa che ti turba. In passato, ogni volta che ci siamo incontrati, ti ho visto ridere e sorridere e ho sempre saputo riconoscere la luce di tristezza in fondo al tuo sguardo. Il dolore per essere stato bruscamente diviso dal tuo migliore amico. La nostalgia della ragazza che non vedevi da troppo tempo. » Con gesti tranquilli, senza alcuna fretta di sapere, abbassa le mani e resta a guardarlo apertamente, senza più sorridere. « Quella stessa luce la sto vedendo ora. E, perdona la presunzione, mi sembra evidente che tu sia venuto qui oggi per chiedermi qualcosa, e non semplicemente per prendere un tè con un vecchio mago che grazie al cielo non ha ancora perso del tutto la sua intelligenza. »

Ci prova, si sforza per un po’ di sostenere quello sguardo che sembra sempre sapere tutto di tutto e di tutti – ma anche se è il custode del Keyblade, anche se ha salvato i mondi dall’Oscurità, Sora resta pur sempre un ragazzino. Che di fronte a quegli occhi non può fare altro che abbassare i suoi.

Sospira in silenzio. È arrivato il momento di essere sinceri.

« È vero. Sono venuto a chiederti qualcosa. »

Intuisce l’annuire del mago, ma è ancora troppo concentrato sulle proprie mani strette sulle ginocchia per averne la conferma. Cerca di racimolare i pensieri. È la prima volta che esprime ad alta voce ciò che lo tormenta da mesi, ormai e che non ha ancora avuto il coraggio di rivelare a nessuno, nemmeno a Riku e Kairi, nemmeno al Re.

La pausa si protrae, e Merlino interviene per spianargli la strada.

« Ti ascolto. »

Quelle due parole non fanno che rendere tutto ancora più doloroso, ma Sora non ne può più.

Solleva di scatto la testa e butta fuori la domanda come un respiro trattenuto per troppo tempo, fin quasi al limite del soffocamento.

« Esiste un incantesimo per spezzare un’anima in due? »

Il mago lo guarda, negli occhi qualcosa di molto simile alla sorpresa. Non gli chiede nulla, ma Sora è sicuro che, in qualche modo, gli sta scavando dentro, nella pelle, nell’anima, fino a trovare quel dolore che lui non sa esprimere e che l’altro invece sta urlando da sempre, senza voce e senza speranza.

E difatti, l’espressione di Merlino cambia. Il ragazzo sa che adesso il vecchio vede.

Vede il tormento imprigionato in una parte di essere umano che non è mai esistita e che non sarebbe mai dovuta esistere.

Vede le notti in cui quel tormento si fa tanto forte che Sora si sveglia di soprassalto e si ritrova nel suo letto a piangere le lacrime di qualcun altro.

Vede tutte le volte che Roxas rimpiange la sua vita e cerca di aggrapparsi a quella di Sora, senza riuscirci, perché nonostante tutto non sarà mai la sua, perché non ci sarà più la città dei tramonti e non ci sarà più quel lui dagli occhi verdi che per entrambi è un ricordo ma che per Roxas fa molto più male.

Merlino vede e si rattrista, e Sora abbassa di nuovo lo sguardo.

« Non te lo sto chiedendo per me » mormora, ancora una volta rivolgendosi alle proprie ginocchia. « Te lo sto chiedendo per lui. Nessuno merita di soffrire tanto… Nemmeno un Nessuno. »

In un altro tempo, in un’altra circostanza, forse riderebbe di quel bizzarro gioco di parole. Adesso non sa fare altro che mordersi le labbra per non piangere.

Da qualche parte a quel tavolo di quella stessa stanzetta, il mago sospira e si alza, camminando lentamente verso di lui, il clac secco del bastone che si accompagna ai suoi passi senza suono.

Quando gli arriva vicino, senza forzarlo a sollevare lo sguardo, gli posa una mano antica e consapevole sulla spalla.

« No. Non esiste un incantesimo così. »

Sora si irrigidisce.

« Pensavo che tu potessi fare tutto. »

Non c’è accusa nelle sue parole; soltanto un rimpianto, per sé e per quella parte di sé che non riesce in alcun modo a salvare, per la sofferenza di entrambi.

Merlino sospira di nuovo. La mano resta lì, salda malgrado l’età, triste nonostante la forza.

« Non è così. Il mondo… Qualunque mondo sarebbe troppo bello se bastasse la magia a risolvere qualsiasi problema. Ci sono cose che non potremo mai cambiare, Sora. E francamente detesto fare la parte del vecchietto che ricorre ai soliti luoghi comuni » e mentre la voce recupera una nota serena, la mano gli si sposta all’altezza del cuore, « ma finché lui sarà qui dentro, attraverso di te capirà che a volte bastano il cielo e il mare e la terra per trovare un po’ di felicità. Forse non subito, ma alla fine sarà così. Dagli tempo… Da’ tempo a te stesso. »

Sora alza finalmente gli occhi, e incontra intatto lo stesso sorriso di quando il mago gli ha versato il tè.

« Forse voi giovani avete semplicemente bisogno di arrivare alla mia veneranda età per poter comprendere… »

Ma fino ad allora farà male.

Sente quel pensiero esplodergli nel cuore, nascendo sulle labbra inesistenti di Roxas e morendo in qualche altra parte di sé. Però non se la sente di deludere quel sorriso, e cerca di ricambiarlo.

In fondo, non ha sempre fatto così con tutti?

Merlino gli batte affettuosamente il petto, poi si volta e di colpo inorridisce.

« Accidenti, mi dimentico sempre…! Basta! Basta! Dannata zuccheriera, devo decidermi a licenziarti una buona volta! »

Nella sua andatura di vecchio signore ancora nel pieno delle forze, sfreccia verso la montagnola bianca che è diventata la sua tazza di tè. La zuccheriera tenta di mettersi in salvo slittando via tra i cucchiai a una velocità impressionante. La poltrona si ritrae, come infastidita da tanto chiasso. Dalla sua voliera semibuia Anacleto schiocca il becco con scherno e con puro disprezzo.

Ai margini di quella scenetta, Sora si ritrova a ridere.

Perché è sempre lui, è Sora, e Sora non può fare a meno di ridere.

Si augura profondamente che Merlino abbia ragione, e che anche Roxas prima o poi impari a farlo e smetta di urlare.

   
 
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