[…] …e quel giorno
la bimba ebbe un lampo di chiarezza…
…era lui il
principe…?
Era passata circa un’ora da quando i gemelli avevano
iniziato a correre.
Un’ora per un adulto potrebbe esser nulla,ma per due
gracili bimbi di soli
sei anni,sessanta minuti parevano un inferno.
18 ansimava,accusando un dolore fitto alla milza.
Così 17,che cercava in ogni modo di asciugarsi il sudore.
Il freddo aumentava proprio a causa del sudore,che
amplificava l’effetto.
“Basta così…” ordinò l’orco,sentendosi soddisfatto.
I gemelli si fermarono lentamente,e si diressero verso di
lui,non smettendo di ansimare.
“Avete ancora molta strada da fare,piccoli. Dovrete
imparare a correre per oltre un’ora senza stancarvi. Poi,superato questo,il
resto si può dire in discesa…”.
il tono di voce di Gero stavolta era quasi sincero.
Una magra consolazione,vista la crudeltà che possedeva al
sua anima.
“Allora,possiamo tornare a casa?” domandarono i
fratelli,all’unisono.
L’orco fece un cenno positivo,e ciò sembrò rianimarli.
6 da lontano,parve di udire un “evviva”.
Ma di certo poteva aver sentito male…
In pochi attimi,i fratelli corsero verso di lui,pronti a
partire.
18 notò il sangue dal suo arto,e si allarmò.
“Ma…il tuo braccio…stai male?”
L’androide cercò alla bene e meglio di mentire,più per
rassicurarli che per
ingannarli. “Niente di grave…mi capita ogni tanto…”
Così,in breve tempo,i bambini tornarono alla loro
prigione.
Si poteva dire che erano “felici” di tornare…per lo
meno,riposavano un po’…
Una volta arrivati,verso il centro del
laboratorio,trovarono un'altra persona:
quel ragazzo albino,Ghiller.
Si era seduto su una sedia e teneva le braccia
incrociate,con un sorriso stampato sul volto.
L’orco gli andò incontro e lo salutò.
“Non aspettavo una tua visita,amico. Ma sono contento lo
stesso.”
“Ah…vedo che lei ha iniziato ad allenare i bambini…come si
comportano?”
chiese il ragazzo,lanciando un’occhiataccia ai gemelli e
all’androide.
Gero sospirò e poi iniziò a camminare verso la sua stanza.
“Bene,direi…ce ne vuole di tempo,prima che siano pronti,ma
comunque…
non mi lamento,tuttavia c’è una cosa che ti devo dire…”.
“Dica pure,l’ascolto…”
Davanti ai fratelli e a 6,ora ferito al braccio,l’orco si
mise a parlare nell’orecchio del ragazzo,in un tono basso,in modo da non farsi
sentire.
Finito il discorso,Ghiller scosse la testa.
“Capisco…allora lasci fare a me,dottor Gero…è in buone
mani…”.
Gero si avvicinò ai bambini,e indicò la porta della loro
stanzetta.
“Filate in camera vostra,senza storie!Il mio amico ha da
fare…”
Senza esitare un attimo,17 e 18 obbedirono,e fecero per
andare,quando la bimba si voltò verso 6,preoccupata.
“6…ti prego,non ci abbandonare…”
In quel momento,l’androide la guardò e i suoi occhi si
incrociarono con quelli della bimba.
Le sue labbra si mossero istintivamente,come a voler
pronunciare una frase.
18 riuscì a leggere il labiale:
“Non ti preoccupare,io vi porterò fuori da qui…”
Questa frase ebbe un effetto immediato sulla bambina,che
fece un cenno
d’assenso e seguì il fratello nella sua stanza.
Una volta lì,si mise seduta sulla branda,e guardò il
fratello con uno sguardo
indefinibile.
“Sorellina…cosa c’è?”
Il volto di 18 all’improvviso si illuminò di un sorriso
radioso
“…è lui…”
Nello stesso momento,oltre la porta di ferro,Gero e il
ragazzo stavano vicino a 6,
osservandolo con aria seria. Poi il secondo si fece
avanti.
“Ah. Vedo che il tuo braccio si è rotto. Allora,se
permetti,lascia che te lo ripari…”
L’androide annuì,e si mise a sedere.
Ghiller si mise seduto di fronte a lui,e tirò fuori dal
taschino un paio di arnesi.
Gero intanto si diresse verso la sua camera,e senza dire
una parola,si chiuse al suo interno. Come era suo solito fare.
Allora Ghiller,posato il braccio sul tavolo,iniziò a
ripararlo,con facilità.
Mentre lavorava,chiacchierava un po’ con l’automa.
Poi però iniziò a fare delle domande scomode…
“Allora,6,come hai rotto questo arto?”
“…”
Senza aver il tempo di rispondere,il ragazzo
replicò,lasciandolo interdetto.
“Capisco… hai tentato di uccidere Gero,non è così?
Ammutolito,6 decise alla fine di annuire.
Anche se non sapeva quanto fosse conveniente:
Quel ragazzo era pur sempre un amico dell’orco…
Si udì una risata leggera provenire da Ghiller.
Incredibilmente,lui sorrise e gli diede una pacca sulla
spalla.
”Bravo…c’eri quasi riuscito,peccato che il braccio ti si sia
rotto…comunque…vuoi che ti dia una mano?”
“R…riguardo cosa?” domandò 6,stupito dalla domanda.
La risposta del ragazzo lo shockò.
“Semplice…se vuoi,posso insegnarti come controllare il tuo
corpo…
e quindi…a uccidere Gero!”.
Aveva sentito bene?
Quel ragazzo,amico del suo creatore,voleva aiutarlo ad
ucciderlo?
Come poteva essere?
“Potrei anche aiutarti ad ottenere la password per
liberare i bimbi dagli orecchini.
In fondo,sono buono,vero?”
“Ma come mai vuoi aiutarmi?Non ti importa di lui?”
La risposta non tardò ad arrivare…
“No. Lo trovo una persona orribile. Ma tu forse non mi
credi,vero?”
finendo la frase,fissò anche l’ultimo
legamento,risistemandogli il braccio.
6 iniziò a muovere
l’arto,per riabituarsi.
Poi rispose al ragazzo con sincerità.
“No che non ti credo…però,se davvero puoi aiutarmi,allora
fallo!”
Ghiller annuì,e tirò fuori da una tasca un microchip.
“Bene. Questo programma contiene un virus. Se tu lo usi
nel computer di Gero,ti darà la password per gli orecchini. Ti basta per ora?”.
Prendendo in mano il chip,Roku iniziò a fidarsi di quel
tipo.
Se lo mise poi in tasca,e fece un cenno di ringraziamento.
“Ma figurati…quando uno vuol esser utile…”.
Poi l’androide si guardò l’arto,e fece una seconda
richiesta.
“Come posso allenare il braccio,in modo da controllarlo
secondo la mia volontà?”
La domanda parve divertire il ragazzo,che sorrise
ironicamente.
“Eh,no . Ti ho dato il chip. Ora tocca a te arrangiarti…tu
lo vuoi uccidere,giusto?
Allora pensaci tu. A me non importa affatto. Arrangiati.”
Questa risposta urtò i nervi di 6,che però si accontentò
di quel microchip.
Con quello almeno poteva liberare i bambini.
Liberarli da quegli arnesi di tortura.
Allora si alzarono entrambi,ognuno prendendo una diversa
direzione.
Ghiller fece per andarsene,ma arrivato alla porta
d’ingresso,si fermò,e fece una domanda.
“Perché aiuti quei bambini,6?Perché vuoi bene a loro?”
“Suppongo di sì…” mormorò questi,un poco confuso dalla
domanda.
“Io invece credo di no . Tu non li difendi. Difendi quella
cicatrice che hai nel cuore,quel tuo ‘Io’ bambino che rivedi in quei due. Non è
forse così?”.
L’androide parve sentir il petto pungere.
Quello che aveva detto quel ragazzo era in parte vero.
In quei bambini,6 ci si ritrovava.
Era così simile a loro…
Anche lui aveva perso i genitori…anche loro erano stati
uccisi.
Almeno,così gli aveva detto Gero.
E la sua e la loro situazione erano pressoché identiche.
Se non fosse che quei due gemelli avevano ancora la
possibilità di salvarsi…
Lui voleva bene ai due bambini.
Le due uniche persone che lo trattavano da amico.
Le due uniche persone che gli volevano bene.
Anche se su di lui gravava la colpa di aver ucciso i loro
genitori…
Solo dopo un po’ Roku decise di rispondere alla domanda.
“Io non sono una persona per bene. Ho ucciso. Ho ucciso i
genitori di quei bambini,rovinando il loro futuro. Ma se per espiare potessi
salvarli da questa pazzia,allora lo voglio fare. Io voglio bene a quei bambini.
E voglio che vivano come gli altri. Non come me. Almeno
loro,che hanno ancora tempo…che possono ancora fare in tempo…”
La risposta parve soddisfare Ghiller,che sorrise con
piacere.
“Bene. Ottima risposta…”
così dicendo,se ne andò,lasciando da solo l’androide.
Strinse il microchip nella mano appena riparata.
Poteva aiutare i bimbi.
Poteva imparare a controllarsi. A uccidere quel mostro.
Sul suo volto apparve un vago sorriso di speranza.
Potevano farcela…
Allo stesso momento,18 e 17 si erano sdraiati nei lettini
polverosi.
Il fratello era un poco sorpreso.
Sua sorella era felice,chissà per quale motivo.
Così decise di chiedere.
“Perché sei così felice?Cosa hai visto,o scoperto?”.
La biondina lo guardò.
Poi iniziò a spiegare il motivo di tanta felicità.
“Fratellino,la mamma mi diceva che sei io fossi stata
presa dall’orco,prima o poi il principe sarebbe arrivato per portarmi via,e
salvarmi…”
17 non seguiva bene il discorso.
Era roba da femminucce,non se ne intendeva molto.
“Insomma…credo che 6…sia lui il mio principe…”
Il principe.
Colui che avrebbe portato via la bambina.
Era davvero lui?
18 credeva di sì. Ci credeva davvero…
Lui era così gentile e premuroso,come poteva non esserlo?
Ciò la rendeva felice,sapendo che la loro salvezza era
vicina.
Ma una cosa certo non la sapeva.
Il suo presunto…“Principe”,era anche colui che aveva
ucciso i suoi genitori.
Non era ironica la cosa?
Non era crudele?
Il principe cui accennava la madre doveva esser ben
diverso.
Davvero 6 sarebbe stato il principe?