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Autore: GT 18    16/10/2005    2 recensioni
Da piccole le bambine credono nel Principe azzurro. Questa convinzione,in realtà, serve a mascherare i dolori che si nascondono dietro certi eventi. 18,da piccola,per me rappresenta l'icona ideale: "Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori mi raccontavano che se un giorno io fossi stata presa dall’orco cattivo, di sicuro il principe sarebbe giunto a salvarmi…"
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[…] …e quel giorno la bimba ebbe un lampo di chiarezza…

 

[…] …e quel giorno la bimba ebbe un lampo di chiarezza…

…era lui il principe…?

 

 

Era passata circa un’ora da quando i gemelli avevano iniziato a correre.

Un’ora per un adulto potrebbe esser nulla,ma per due gracili bimbi di soli

sei anni,sessanta minuti parevano un inferno.

18 ansimava,accusando un dolore fitto alla milza.

Così 17,che cercava in ogni modo di asciugarsi il sudore.

Il freddo aumentava proprio a causa del sudore,che amplificava l’effetto.

“Basta così…” ordinò l’orco,sentendosi soddisfatto.

I gemelli si fermarono lentamente,e si diressero verso di lui,non smettendo di ansimare.

“Avete ancora molta strada da fare,piccoli. Dovrete imparare a correre per oltre un’ora senza stancarvi. Poi,superato questo,il resto si può dire in discesa…”.

il tono di voce di Gero stavolta era quasi sincero.

Una magra consolazione,vista la crudeltà che possedeva al sua anima.

“Allora,possiamo tornare a casa?” domandarono i fratelli,all’unisono.

L’orco fece un cenno positivo,e ciò sembrò rianimarli.

6 da lontano,parve di udire un “evviva”.

Ma di certo poteva aver sentito male…

In pochi attimi,i fratelli corsero verso di lui,pronti a partire.

18 notò il sangue dal suo arto,e si allarmò.

“Ma…il tuo braccio…stai male?”

L’androide cercò alla bene e meglio di mentire,più per rassicurarli che per

ingannarli. “Niente di grave…mi capita ogni tanto…”

Così,in breve tempo,i bambini tornarono alla loro prigione.

Si poteva dire che erano “felici” di tornare…per lo meno,riposavano un po’…

Una volta arrivati,verso il centro del laboratorio,trovarono un'altra persona:

quel ragazzo albino,Ghiller.

Si era seduto su una sedia e teneva le braccia incrociate,con un sorriso stampato sul volto.

L’orco gli andò incontro e lo salutò.

“Non aspettavo una tua visita,amico. Ma sono contento lo stesso.”

“Ah…vedo che lei ha iniziato ad allenare i bambini…come si comportano?”

chiese il ragazzo,lanciando un’occhiataccia ai gemelli e all’androide.

Gero sospirò e poi iniziò a camminare verso la sua stanza.

“Bene,direi…ce ne vuole di tempo,prima che siano pronti,ma comunque…

non mi lamento,tuttavia c’è una cosa che ti devo dire…”.

“Dica pure,l’ascolto…”

Davanti ai fratelli e a 6,ora ferito al braccio,l’orco si mise a parlare nell’orecchio del ragazzo,in un tono basso,in modo da non farsi sentire.

Finito il discorso,Ghiller scosse la testa.

“Capisco…allora lasci fare a me,dottor Gero…è in buone mani…”.

Gero si avvicinò ai bambini,e indicò la porta della loro stanzetta.

“Filate in camera vostra,senza storie!Il mio amico ha da fare…”

Senza esitare un attimo,17 e 18 obbedirono,e fecero per andare,quando la bimba si voltò verso 6,preoccupata.

“6…ti prego,non ci abbandonare…”

In quel momento,l’androide la guardò e i suoi occhi si incrociarono con quelli della bimba.

Le sue labbra si mossero istintivamente,come a voler pronunciare una frase.

18 riuscì a leggere il labiale:

 

 

“Non ti preoccupare,io vi porterò fuori da qui…”

 

 

Questa frase ebbe un effetto immediato sulla bambina,che fece un cenno

d’assenso e seguì il fratello nella sua stanza.

Una volta lì,si mise seduta sulla branda,e guardò il fratello con uno sguardo

indefinibile.

“Sorellina…cosa c’è?”

Il volto di 18 all’improvviso si illuminò di un sorriso radioso

 

“…è lui…”

 

Nello stesso momento,oltre la porta di ferro,Gero e il ragazzo stavano vicino a 6,

osservandolo con aria seria. Poi il secondo si fece avanti.

“Ah. Vedo che il tuo braccio si è rotto. Allora,se permetti,lascia che te lo ripari…”

L’androide annuì,e si mise a sedere.

Ghiller si mise seduto di fronte a lui,e tirò fuori dal taschino un paio di arnesi.

Gero intanto si diresse verso la sua camera,e senza dire una parola,si chiuse al suo interno. Come era suo solito fare.

Allora Ghiller,posato il braccio sul tavolo,iniziò a ripararlo,con facilità.

Mentre lavorava,chiacchierava un po’ con l’automa.

Poi però iniziò a fare delle domande scomode…

“Allora,6,come hai rotto questo arto?”

“…”

Senza aver il tempo di rispondere,il ragazzo replicò,lasciandolo interdetto.

“Capisco… hai tentato di uccidere Gero,non è così?

Ammutolito,6 decise alla fine di annuire.

Anche se non sapeva quanto fosse conveniente:

Quel ragazzo era pur sempre un amico dell’orco…

 

Si udì una risata leggera provenire da Ghiller.

Incredibilmente,lui sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
”Bravo…c’eri quasi riuscito,peccato che il braccio ti si sia rotto…comunque…vuoi che ti dia una mano?”

“R…riguardo cosa?” domandò 6,stupito dalla domanda.

La risposta del ragazzo lo shockò.

“Semplice…se vuoi,posso insegnarti come controllare il tuo corpo…

e quindi…a uccidere Gero!”.

 

Aveva sentito bene?

Quel ragazzo,amico del suo creatore,voleva aiutarlo ad ucciderlo?

Come poteva essere?

“Potrei anche aiutarti ad ottenere la password per liberare i bimbi dagli orecchini.

In fondo,sono buono,vero?”

“Ma come mai vuoi aiutarmi?Non ti importa di lui?”

La risposta non tardò ad arrivare…

“No. Lo trovo una persona orribile. Ma tu forse non mi credi,vero?”

finendo la frase,fissò anche l’ultimo legamento,risistemandogli il braccio.

6  iniziò a muovere l’arto,per riabituarsi.

Poi rispose al ragazzo con sincerità.

“No che non ti credo…però,se davvero puoi aiutarmi,allora fallo!”

Ghiller annuì,e tirò fuori da una tasca un microchip.

“Bene. Questo programma contiene un virus. Se tu lo usi nel computer di Gero,ti darà la password per gli orecchini. Ti basta per ora?”.

Prendendo in mano il chip,Roku iniziò a fidarsi di quel tipo.

Se lo mise poi in tasca,e fece un cenno di ringraziamento.

“Ma figurati…quando uno vuol esser utile…”.

Poi l’androide si guardò l’arto,e fece una seconda richiesta.

“Come posso allenare il braccio,in modo da controllarlo secondo la mia volontà?”

 

La domanda parve divertire il ragazzo,che sorrise ironicamente.

“Eh,no . Ti ho dato il chip. Ora tocca a te arrangiarti…tu lo vuoi uccidere,giusto?

Allora pensaci tu. A me non importa affatto. Arrangiati.”

Questa risposta urtò i nervi di 6,che però si accontentò di quel microchip.

Con quello almeno poteva liberare i bambini.

Liberarli da quegli arnesi di tortura.

Allora si alzarono entrambi,ognuno prendendo una diversa direzione.

Ghiller fece per andarsene,ma arrivato alla porta d’ingresso,si fermò,e fece una domanda.

 

“Perché aiuti quei bambini,6?Perché vuoi bene a loro?”

“Suppongo di sì…” mormorò questi,un poco confuso dalla domanda.

 

“Io invece credo di no . Tu non li difendi. Difendi quella cicatrice che hai nel cuore,quel tuo ‘Io’ bambino che rivedi in quei due. Non è forse così?”.

L’androide parve sentir il petto pungere.

 

Quello che aveva detto quel ragazzo era in parte vero.

In quei bambini,6 ci si ritrovava.

Era così simile a loro…

Anche lui aveva perso i genitori…anche loro erano stati uccisi.

Almeno,così gli aveva detto Gero.

E la sua e la loro situazione erano pressoché identiche.

Se non fosse che quei due gemelli avevano ancora la possibilità di salvarsi…

 

Lui voleva bene ai due bambini.

Le due uniche persone che lo trattavano da amico.

Le due uniche persone che gli volevano bene.

Anche se su di lui gravava la colpa di aver ucciso i loro genitori…

 

Solo dopo un po’ Roku decise di rispondere alla domanda.

 

“Io non sono una persona per bene. Ho ucciso. Ho ucciso i genitori di quei bambini,rovinando il loro futuro. Ma se per espiare potessi salvarli da questa pazzia,allora lo voglio fare. Io voglio bene a quei bambini.

E voglio che vivano come gli altri. Non come me. Almeno loro,che hanno ancora tempo…che possono ancora fare in tempo…”

 

La risposta parve soddisfare Ghiller,che sorrise con piacere.

“Bene. Ottima risposta…”

così dicendo,se ne andò,lasciando da solo l’androide.

 

Strinse il microchip nella mano appena riparata.

Poteva aiutare i bimbi.

Poteva imparare a controllarsi. A uccidere quel mostro.

Sul suo volto apparve un vago sorriso di speranza.

Potevano farcela…

 

Allo stesso momento,18 e 17 si erano sdraiati nei lettini polverosi.

Il fratello era un poco sorpreso.

Sua sorella era felice,chissà per quale motivo.

Così decise di chiedere.

“Perché sei così felice?Cosa hai visto,o scoperto?”.

La biondina lo guardò.

Poi iniziò a spiegare il motivo di tanta felicità.

“Fratellino,la mamma mi diceva che sei io fossi stata presa dall’orco,prima o poi il principe sarebbe arrivato per portarmi via,e salvarmi…”

17 non seguiva bene il discorso.

Era roba da femminucce,non se ne intendeva molto.

 

“Insomma…credo che 6…sia lui il mio principe…”

 

Il principe.

Colui che avrebbe portato via la bambina.

Era davvero lui?

18 credeva di sì. Ci credeva davvero…

Lui era così gentile e premuroso,come poteva non esserlo?

Ciò la rendeva felice,sapendo che la loro salvezza era vicina.

 

Ma una cosa certo non la sapeva.

Il suo presunto…“Principe”,era anche colui che aveva ucciso i suoi genitori.

 

Non era ironica la cosa?

Non era crudele?

 

Il principe cui accennava la madre doveva esser ben diverso.

 

 

Davvero 6 sarebbe stato il principe?

 

  
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