Crossover
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Autore: Orfeo della Lira 2    24/08/2010    3 recensioni
Un colpo di stato. Un principe in fuga. Un'Organizzazione misteriosa. Una guerra all'orizzonte. L'oscurità più buia. Nel buio, la speranza. Saprà Eldolas rispondere alla minaccia dell'oscurità?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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@Anonimo9987465: Vero? E potrebbe essere, chi lo sa. Vaan nelle mie fan fiction sarà sempre trattato male. Grazie mille per la recensione :3
@Nyxenhaal89: Lieto che ti sia piaciuta. E Balthier è figo, inoltre l’OOC negli avvertimenti deve indicare qualcosa, no? :trollface: Grazie mille, anche del consiglio. E sì, è proprio lei :trollface:

Capitolo 2: Alleanza
“Allora, principe, si sta godendo il viaggio?”
Marth si allontanò dal parapetto, osservando il bandito.
“Un po’ troppa sabbia per i miei gusti, Balthier.”
“Non a caso è un deserto.”
“Quanto manca ancora?”
“Impaziente di portare a casa la pelle, eh? Ancora due ore e dovremmo essere arrivati.”
“Toglimi una curiosità: quel mostro, come si chiama?”
“Molgera.”
“Molgera, giusto. Dicevo, non l’ho mai visto in nessun libro di Altea, cosa ci faceva in questo deserto?”
“In effetti, i Molgera abitano nel Deserto Gerudo, a Hyrule.”
“E come ha fatto questo bestione ad arrivare fin qui, indisturbato, dall’estremo sud?”
“A questo non so rispondere, principe. Potrebbe essere stata opera di Jiol.”
Il principe tacque. Ancora poche ore e avrebbe superato il confine
“Se volete togliermi una curiosità, principe, come mai volete arrivare a Renais?”
“Tra Altea e Renais c’è una lunga storia di alleanza e aiuto reciproco. Credo che re Fado mi possa dare ospitalità e magari un aiuto per riconquistare il potere.”
“Capisco.”
“Piuttosto, il vostro accento non è di queste parti. Né di Akaneia, né di  Magvel.”
“Avete indovinato. Veniamo da Nabradia.”
“Malviventi giramondo, eh?”
“Noi ci definiamo turisti. Andiamo in un luogo, visitiamo ciò che c’è da vedere, e prendiamo qualche ricordino. Più o meno legalmente.”
“Capitano”interrupe Vaan, “Siamo quasi arrivati.”
“Vaan, quante volte ti devo ripetere di non interrompere due adulti che parlano?.”
“Ma se il principe avrà qualche anno più di me!”
“Su, torna al lavoro.”
Il giovane tornò al lavoro, borbottando frasi sconnesse.

Dopo due ore, il gruppo arrivò in una gola.
“Fran, ferma il mezzo. Penelo, attiva il segnale.”
La Strahl si fermò. Un attimo dopo, Penelo stava riflettendo la luce solare con uno specchio.
“Ingegnoso, vero?” Proruppe Balthier, vedendo lo stupore negli occhi di Marth. “Tramite questo sistema, comunichiamo a loro, gli altri ladri, che siamo anche noi banditi. Inoltre, il codice cambia ogni tre giorni, di modo che l’esercito non possa spacciarsi per noi.”
“E se qualcuno osservasse il codice?”
“Dopo il codice, vanno comunicati anche i nomi dell’equipaggio e del mezzo. Così, se ci fossero due Strahl, il cui equipaggio è composto da Balthier, Fran, Reks, Ashe, Penelo e Vaan, l’accoglienza della seconda Strahl sarebbe più calorosa. Fran, andiamo.”
“E di notte?”
“Si resta fuori.”

Entrarono in un piccolo accampamento. Le case di pietra erano poche, e per le strade circolavano porci e galline. C’erano tuttavia molte sentinelle, e molte persone andavano in giro armate. Una guardia si avvicinò a Balthier, e lo salutò.
“Appena in tempo, stavamo per sigillare le porte.”
“Abbiamo avuto un contrattempo.”
“Ma quello-”
“Sì, è lui. Lo scortiamo a Renais.”
“Capisco.”
“Ora se permetti noi ce ne andremmo, oggi è stata una giornata faticosa.”
“Certo, certo.”
La guardia si allontanò, mentre Balthier indicò al principe di seguirlo.

“Salute e pace.”
“Salute e pace, maestro.”
Entrambi gli interlocutori erano vestiti allo stesso modo: una tunica bianca li copriva quasi interamente, con il cappuccio alzato, e con degli stivali. Inoltre, entrambi portavano una spada ed una cintura simile ad un alfa rovesciata.
“Hai fatto presto a tornare.”
“Non più del solito.”
“Temo che dovrai tornare in missione molto presto.”
“Mi dica dove.”
“A Renais. Dovrai di nuovo incontrare il principe, e riferirgli un messaggio molto importante.”
“Sarà fatto.”
L’allievo si alzò, e attraversò un lungo corridoio, per poi uscire all’aperto. Superò una piccola arena recintata, dove altri due giovani vestiti come lui stavano combattendo, scese una scalinata in pietra, e si diresse verso una stalla, dove prese un cavallo dal manto nero.
“Già parti?”
L’allievo si girò verso l’interlocutore.
“Sì, una missione urgente.”
“Buona fortuna, allora.”
“Grazie.”
Salì sul cavallo e uscì al trotto, per poi oltrepassare delle grandi porte in legno, e spronò il cavallo, dirigendosi verso ovest.

“Cosa vuoi, Jiol?”
“Ganondorf, ben trovato.”
“Sai che odio i convenevoli. Cosa vuoi?”
Ganondorf era un uomo fuori dal comune. Era alto circa due metri, con una carnagione scurissima, dovuta alla vita nel deserto. Era il re della tribù delle Gerudo, le ladre guerriere. Nella loro tribù nasceva un maschio solo ogni cento anni, e questi ne diventava il re. Nei suoi capelli, rossi tendenti all’arancione, vi era posta una corona leggermente appuntita, da cui partivano sottili catenelle che terminavano in un monile color ambra posto sulla fronte. Sotto la corazza, che lasciava scoperti i fianchi, aveva una maglia nera con orlatura dorate sul bordo inferiore, e stretta in vita da una sottile fune rossa. Dalla vita fino all’altezza del ginocchio scendevano dei paracoscia, sotto ai quali indossava dei pantaloni grigio-neri, decorati con motivi a linee, che, all’altezza del cavallo, erano tenuti da due funi cremisi. Infine, un lungo mantello cremisi gli copriva le spalle.
“Semplicemente informarti. Il tuo mostro è stato ucciso. Con un solo colpo.”
Ganondorf ghignò.
“Interessante.”
“Interessante?”
“Sì, interessante. Era dai tempi dell’Eroe del Tempo che non succedeva.”
“Lo stesso Eroe che ti ha più volte sconfitto?”
Il ghigno sul volto di Ganondorf si trasformò in una smorfia rabbiosa. Si alzò di scatto, afferrando Jiol per il bavero, sollevandolo da terra di un metro, mentre sul guanto comparve un simbolo: tre triangoli dorati, due dei quali, con il vertice superiore rivolto verso l’alto, fungevano da base per il terzo. L’usurpatore sudò freddo, vedendo la rabbia negli occhi del suo interlocutore. Jiol aveva più o meno quaranta anni d’età. Lo stress dovuto a tanti anni di comando aveva lascito il segno: profonde occhiaie gli segnavano il volto, e le calvizie erano ormai evidenti.
“È vero, l’Eroe mi ha sconfitto molte volte. Ma ora, né lui, né la principessa della luce potranno più fermarmi. Durante la nostra ultima lotta, i Saggi ci hanno sigillato nel tempo. Tuttavia, l’Organizzazione mi ha liberato, mentre l’Eroe e la principessa sono ancora intrappolati nel flusso temporale. Ironico, vero?”
Si girò, ed aprì un varco oscuro.
“Tra una settimana”disse”Comincerò la conquista di Hyrule.”
“A proposito, i Goron sono ancora intenzionati a rimanere neutrali?”
“Neutrali? Non credo proprio. O con me, o contro di me. Ricordatelo, Jiol.”
Camminò nel varco oscuro e sparì, mentre il portale si richiudeva alle sue spalle.

Marth e Balthier erano seduti fuori una vecchia casa. Era ormai notte, e le sentinelle avevano intensificato i turni, a causa della scarsa visibilità.
“Balthier, posso farti una domanda?”
“Certo, dica pure.”
“E dammi del tu, mi fai sentire vecchio.”
“Come vuoi, principe.”
“Ho notato che tra te e Vaan c’è un rapporto speciale, o sbaglio?”
Balthier fece una risatina.
“Un ottimo osservatore, a quanto vedo. Non sbagli. Per me è come un fratello minore.”
“Ma i suoi veri genitori?”
“Sarà meglio metterti al corrente di tutta la storia, allora. Circa undici anni fa, scoppiò una guerra tra Nabradia e Archadia per il controllo di Dalmasca. Io e Fran giungemmo a Rabanastre, la capitale di Dalmasca,  due giorni prima che venisse attaccata. La maggior parte della popolazione era fuggita. Tuttavia, era fuggita lasciando ciò che rallentava. Vecchi, bambini, uomini malati. Vaan aveva circa sette anni allora, e suo fratello nove. L’esercito dalmasco riuscì in seguito a far evacuare in tempo poco più della metà della popolazione. Tuttavia, Vaan, Reks e Penelo ancora erano lì. Io e Fran li incontrammo mentre fuggivamo per le fogne. Abbandonati come cani. Fuggimmo per le fogne, dove incontrammo anche Ashe, insieme a diversi uomini morenti. Uno di loro ci pregò di salvarla. Uscimmo dalle fogne e ci voltammo a vedere Rabanastre in fiamme, ancora sotto i bombardamenti a tappeto.”fece una pausa.”Per dieci anni abbiamo viaggiato in lungo e in largo, sopravvivendo rubando qua e là. Siamo diventati una delle bande criminali più ricercate al mondo. La guerra è sempre sinonimo di sofferenza, principe. Ricordatelo. Ora, si è fatto tardi, domani dobbiamo partire presto. ”

Nella casa tutti erano tra le braccia di Morfeo. Poco prima dell’alba, si materializzarono nella casa due figure incappucciate.
“Un lavoretto facile facile.”disse il numero IX.
“Sst! Idiota! Vuoi svegliarli? Ma che cosa aveva in mente il Superiore quando mi ha messo in squadra con te?”disse a bassa voce la numero XI.
“Scusami.”
“Lascia perdere. Fai da palo, se quel Balthier si sveglia, per noi è finita.”
“È così forte?”
“Abbastanza da tenerti testa. Senza contare i suoi tirapiedi.”
La numero XI si avvicinò al letto dove Marth dormiva, tenendo tra le dita un kunai.nLo avvicinò alla gola del giovane.
“Addio, principe.”
Mosse indietro il braccio, pronta ad infilzare la gola di Marth, ma prima che potesse colpire, la porta si spalancò con un calcio, spingendo il numero IX addosso alla numero XI, che cadde a terra.
“C’è un motivo per il quale ancora nessuno mi ha ucciso nel sonno.”disse Balthier, entrando nella stanza seguito da Fran, tenendo Sirius, il suo fucile, su una spalla.”E il motivo è che ho il sonno leggero. Vi ho sentito da quando siete comparsi qui dentro.”
La numero XI si girò verso il IX. Nonostante non si vedessero i loro volti, si capiva che era uno sguardo carico d’odio. Subito dopo scomparve in un varco nero.
“Ehi! Aspettami!”il numero IX si girò verso i tre.”Ciao ciao!”
Scomparve anche lui in un varco oscuro, mentre Balthier guardò fuori dalla finestra.
“Ora di partire.”
    
“Avete fallito. Sono molto deluso.”
Nella sala dei troni bianchi, il numero I era stato informato dell’esito negativo della missione.
“La colpa è del numero IX.”sbottò irata la numero XI”Quell’idiota ha fatto rumore appena entrati nella camera, e siamo stati costretti a scappare.”
“Numero IX”disse il Superiore”Ti sei fatto scappare qualche altro dettaglio?”
“No.”rispose il IX”Me ne sono andato subito dopo il numero XI.”
“Questo è quello che succede a far fare un lavoro da sicario a chi non è adatto.”disse gesticolando il numero VIII, guadagnandosi un altro sguardo astioso dalla numero XI.
“Pensi di essere in grado di svolgere questa missione, numero VIII?”
L’VIII sorrise.”Certamente. Consideratelo già morto.”disse, prima di sparire.
“Numero XI, va con lui.”
“Cosa? Prima con il numero IX, ora con l’VIII, cosa ho fatto di male?”
“Per quanto riguarda te, numero IX”
Il numero IX deglutì a vuoto.
“Andrai a raccogliere informazioni sull’addestramento delle truppe di Altea.”
Il IX sospirò, prima di scomparire.

Un uomo si trovava in una fitta foresta. Era vestito con un semplice mantello da viaggio, e aveva il volto coperto da delle bende rosse, che lasciavano scoperto solo un occhio. Arrivò ad un piccolo tempietto di legno, situato in mezzo a sette alberi. Aprì la piccola porticina, mentre si portava alla bocca un’ocarina.
  
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