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Autore: alister_    25/08/2010    3 recensioni
Quistis, Seifer... Una storia di momenti condivisi...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Seifer Almasy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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03_ Fregato

 

 

Hyne, che cazzo aveva fatto?!

 

Davanti allo specchio del suo minuscolo bagno un metro per un metro, Seifer fissò il suo riflesso.
-Coglione-, si disse a denti stretti.

 

Grazie al cielo il suo stupido compagno di stanza, di cui ancora, dopo due mesi, proprio non riusciva a ricordarsi l'insignificante nome, se n'era appena partito per la sua insulsa vacanza a vattelapesca con i suoi allegri parenti, perchè, se se lo fosse trovato davanti con il suo solito sorriso ebete, gli avrebbe probabilmente assestato un cazzotto sul naso. Sì, era nervoso, e aveva una voglia pazzesca di menare le mani, quindi ringraziò che non ci fosse nessuno scocciatore in camera, perchè picchiare una matricola dopo esser stato graziato era proprio ciò che gli mancava per rovinarsi definitivamente la vita.

 

O forse, se l'era rovinata proprio qualche ora prima punzecchiando la sua dolce insegnante.
Da quando lei gli aveva fatto quella bella strigliata riportandolo al Garden come si fa con un figlio disubbidiente, aveva iniziato a destare il suo interesse. Non credeva che ''quella rompicoglioni fallita della Trepe'', come aveva preso a definirla nel corso dei suoi molti anni da studente, potesse scaldarsi tanto: l'aveva stupito. L'aveva convinto a tornare.

 

Così, uscito da un estenuante colloquio con Cid e da un ancor più faticosa conversazione con Squall (risoltasi in monosillabi da parte di entrambi), gli era venuta la curiosità di cercare la sua testa bionda tra la folla. L'aveva trovata seduta in mensa, all'odioso tavolo degli eletti.

 

Tutti allegri a sghignazzare i vincitori, a cui si era aggiunto anche Sua Maestà Il Comandante Apatico Squall Faccina di Cacca, scambiando un bacio con la sua Strega Rinoa. Aveva provato l'impulso irrefrenabile di andare dritto a quel tavolo e spaccare ad una ad una le teste di quei maledetti che l'avevano portato alla rovina. Che importava del Garden e della redenzione: il resto sbiadiva se paragonato alla gioia di spappolare la faccia a Squall e al Gallinaccio. O a Rinoa la traditrice. O alla stupida Selphie. O a...

 

L'ombra che aveva letto negli occhi di Quistis l'aveva distolto dai suoi propositi violenti. Non lo stava guardando, non si era neppure accorta della sua presenza nell'ampia sala: semplicemente teneva lo sguardo perso tra la spalla di Selphie e quella di Rinoa, totalmente vuoto. E triste.

 

In silenzio, Seifer si era seduto al suo tavolo solitario. Era inutile che provasse rabbia per quelle persone che avevano agito nel giusto. Avevano salvato il mondo dalla compressione temporale. Avevano sconfitto Artemisia, di cui lui era solo un burattino. Avevano fatto la cosa giusta, quella che lui, invece, proprio non riusciva mai ad azzeccare.

 

Aveva sbagliato tutto, dall'inizio alla fine, e se ne rendeva conto. Aveva avuto tempo per meditarci sopra mentre tentava, invano, di pescare qualcosa: raggiungere la consapevolezza dei propri errori era già un passo in avanti, ma per rimettere le cose a posto non sapeva neppure da che parte cominciare.

 

Ma le cose, poi, erano mai state davvero a posto? Lui era sempre stato un tale stronzo... Tutti lo odiavano, ma al contempo lo ammiravano, lo rispettavano, e lui si nutriva di questo, dell'ammirazione che vedeva scintillare negli sguardi altrui. Aveva creduto che diventando cavaliere non avrebbe fatto altro che aumentare, e invece si era sbagliato, ed era andato tutto a rotoli.

 

Ora c'era disprezzo negli occhi di tutti, disprezzo per quel bastardo che aveva guidato i Galbadiani all'assalto di Balamb, disprezzo per la carogna che aveva attaccato i suoi vecchi compagni, disprezzo per il fallito che era stato, giustamente, sconfitto. E quegli stessi compagni che lui aveva cercato di uccidere più di una volta ora gli davano l'occasione di tornare, di ricominciare, di guadagnarsi il perdono. E lui che faceva? Desiderava spaccare i loro crani contro il bordo del tavolo, da vero bastardo qual era.

 

Ma loro, loro erano stati troppo buoni, maledizione! Perfino Squall, il suo eterno rivale, gli aveva biascicato due parole messe in croce e gli aveva teso la mano: Rinoa doveva averlo rammollito molto, e di certo la Madre doveva averci messo del suo, ma questo era ugualmente fuori da ogni logica. Ci mancava solo che si mettessero a sedere al suo stesso tavolo dandogli grandi pacche sulla spalla per rendere l'intera situazione ancora più assurda!

 

Invece, grazie ad Hyne, era rimasto solo soletto al suo tavolo per i due mesi che erano seguiti al suo ritorno al Garden. Ora che Rajin e Fujin si erano rifatti una vita fuori dall'accademia, non c'era più nessuno a sostenerlo nelle sue spocchiose iniziative. Loro l'avrebbero seguito di nuovo al Garden, fedeli come sempre, ma era stato a lui ad insistere affinchè restassero in città, e, quando alla fine avevano rinunciato a venirgli dietro, aveva sorriso soddisfatto: ecco il suo primo atto di altruismo per intraprendere la via della redenzione! Basta con il Seifer Almasy egoista: si sarebbe fatto carico lui delle sue colpe e si sarebbe riscattato con le sue sole forze.

 

Poi una fastidiosa mosca aveva iniziato a ronzargli nel cervello, senza che lui riuscisse in alcun modo a scacciarla: dicendo a Rajin e Fujin di non venire con lui, si era compiaciuto di aver agito bene, l'aveva fatto con lo scopo di fare la cosa giusta. L'aveva fatto per sè stesso, per sentirsi meglio, quindi, in fondo, l'aveva fatto con egoismo, no? Proprio come al solito...

 

Divagava, divagava. Di fronte allo specchio la sua fronte era sempre corrugata e metteva in evidenza la cicatrice incancellabile.

 

Mai e poi mai si sarebbe aspettato che Quistis Trepe, la maestrina-perfettina, lo spiazzasse in quel modo. L'aveva presa in giro, quel giorno, proprio come faceva tanti altri. Perchè da quando gli aveva parlato così, senza veli, su quel ponte traballante, e da quando invece il velo l'aveva scorto nei suoi occhi, a mensa, seduta in mezzo agli eroi, la scialba e noiosa prof aveva attirato la sua attenzione. E le prese in giro erano il mezzo che Seifer usava per comunicare il suo interesse.

 

Ma così l'aveva fregato, totalmente. La possibilità che Quistis non lo mandasse al diavolo non era contemplata, e così era rimasto completamente fottuto.

 

Probabilmente in quel momento lei stava chiudendo a chiave la sua bella singola per recarsi ai cancelli del Garden: lì l'avrebbe aspettato con espressione a metà tra l'infastidito e lo strafottente, chiedendosi con curiosità e timore dove l'avrebbe portata Seifer Almasy per una serata di folle divertimento. Il problema era che se lo stava chiedendo anche lui.

 

Aveva tirato troppo la corda, ed ora veniva punito. Che diritto aveva di fare lo spiritoso con Quistis, quando lui non era messo certo meglio?

 

La vera domanda era: Seifer Almasy sapeva ancora divertirsi?

 

Che faceva poi, di solito, per divertisi? Attaccava briga con qualcuno, iniziava con le prese per il culo, si faceva forte del suo ruolo di capo del Comitato Disciplinare: qualsiasi cosa pur di dimostrare la sua superiorità. Non era un pivello qualunque, lui; era Seifer Almasy, era il migliore, e avrebbe fatto grandi cose.

 

''Grandi cazzate'', si corresse mentalmente, sciacquandosi il viso con l'acqua fresca.

 

Ora che aveva fallito, mantenere le apparenze diventava ogni giorno più duro. Era tornato con la coda tra le gambe, e camminare spavaldo tra la folla per far vedere che, nonostante tutto, era sempre il vecchio e forte Seifer gli costava uno sforzo incredibile. Si sentiva decisamente più a suo agio tra le matricole che non lo conoscevano se non di nome, o in città, dove si vociferava del suo passato ma non se ne conoscevano esattamente i dettagli: in quelle situazioni poteva camminare tranquillamente a testa bassa, perso nei suoi pensieri, senza sentirsi costantemente sotto i riflettori a doversi sforzare di esibire il suo sorrisetto di scherno.

 

La vita da pescatore- seppur in quella veste facesse ancora di più la figura del fallito- era decisamente più facile da condurre proprio perchè poteva passare tranquillamente le sue giornate ad imprecare su un pontile senza che nessuno venisse a giudicarlo. Almeno finchè non era arrivata Quistis.

 

Tutto sembrava riportarlo al suo problema originario, e la conclusione era sempre una sola: era in un bel casino. E non sapeva che cosa inventarsi.



   
 
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