{ Il
fiore del male
sboccia
in modo così grazioso. Con
colori
vivaci. Le erbacce misere
che lo
circondano. Ah, ne divengono il
nutrimento e poi appassiscono }
Ed
infine, non era proprio ciò che voleva?
Ciò che andava cercando da una vita, a cui
anelava così disperatamente da straziarsi l’anima
con quei pianti al buio di
una notte maledetta – e ancora
cento, e
poi mille altre ancora – con solo quella vecchia
cornice a farle da mero
ricordo, da misera ancora.
«
Non sarò mai come loro »
«
Io vi raggiungerò lo prometto! »
C’era
voluto un po’, è vero, ma alla fine
era sbocciata anche lei nel silenzio di una luna piena che non
conosceva pietà,
fragile fiore figlio della notte.
Oh, che grave sbaglio, quale errore!
Nel buio spiccava per i suoi colori
allegri, inusuali e delicati. Proprio un bel fiore.
La
morte … La morte … Il ciliegio sussurra di morte
e reclama sangue per poter
rifiorire d’eterno splendore.
E
tutto ciò che la circondava, tutti quelli
che osavano sfiorarla e mostrarsi al suo cospetto …
… quegli amici che l’avevano così amata – tradita,
bugie, bugiardi! –
Adesso loro non erano che un inutile
fastidio, qualcosa da eliminare.
Ma pur doveva ripagarli per tutti quegli
anni al suo fianco – a ridere di
lei,
sfruttarla sotto l’ombra di un sorriso e compatirla nel nome
dell’amicizia –
così sarebbero divenuti il suo nutrimento, il concime per
crescere forte ed
indistruttibile.
Avrebbe attinto da loro nell’identico modo
in cui loro avevano attinto da lei e li avrebbe in egual modo
prosciugati – oh, ne avrebbe
gioito, si! –
E come erbacce, poi, li avrebbe visti
appassire uno ad uno.
{ Il fiore del
male
sboccia
in modo così grazioso. Con
colori
folli. Anche se è un fiore
davvero
bello. Ah, ha troppe spine,
quindi
è intoccabile }
Per
prima Ino, così bella ed elegante,
violetta che nascondeva l’edere velenosa da cui era
cresciuta, e che si era
appropriata della sua infanzia, accudita amorevolmente e poi
abbandonata a se
stessa. Ma grazie a lei si era fortificata e aveva imparato a cavarsela
da sola
per spiccare in quel roseto.
-
aveva osservato con deliziato stupore la sua pelle marmorea tingersi di
rosso e
affogarci all’interno, fin quando non ne era diventata un
perfetto tutt’uno.
Recisa ed abbandonata all’agonia della sua stessa condanna
–.
Poi
Kakashi, rara e difficile d’afferrare
stella alpina. Lui aveva amato tutti tranne lei. Era stato il padre che
non
avevano avuto il tempo di conoscere. Ma per lei non era riuscito ad
essere
nemmeno un buon maestro. L’aveva scartata dalla sua ricercata
composizione,
perché non sarebbe sopravvissuta. Era caduta tante volte
senza nessuno a prenderla,
ma aveva saputo rialzarsi da sola, alla fine.
-
era
rimasta stupefatta quando non aveva opposto resistenza. Sembrava la
stesse
aspettando. Forse aveva chiesto scusa, ma la sua mano aveva attutito
quell’ennesima
bugia rubandogli il respiro. Alla vista del suo volto scoperto aveva
sospirato.
Ma poi l’aveva gettato via, nella sua tomba di terra. A
nessuno sarebbe
importato un fiore marcio –.
Terza
Tsunade, invincibile ed inestirpabile,
in apparenza una quercia più che un misero fiore. Aveva
riposto in lei le sue
speranze, la sua fiducia. Ma era ancora troppo presto, e lei era ancora
troppo
giovane. Non aveva capito nulla e poi l’aveva spinta in mezzo
ai grandi,
aspettandosi chissà cosa. Con lei aveva appreso ad uccidere
e a dare vita,
grazie a lei era diventata l’ago della bilancia, alla stregua
di un kami.
-
aveva usato le sue stesse tecniche, riversandole contro la sua maestra.
Mentre
l’osservava spegnersi in un sogno senza risveglio le aveva
domandato se era
fiera di lei. E aveva sorriso –.
Dopo
Sai, solo una macchia, una piccola
imperfezione. Ma si era avvicinato troppo, aveva rischiato di occupare
un posto
che non gli spettava al suo fianco. D’altronde era un ladro,
un bravo bugiardo.
Da lui aveva imparato a mentire col sorriso sulle labbra.
-
sorrideva anche mentre affogava nel nero inchiostro del suo potere,
della sua
arte. Desiderò cancellare quello sfregio viscido e irreale,
mentre le sussurrava
d’un amore che avrebbe potuto salvarla, se solo
l’avesse accettato –.
Quarto
Naruto, si anche lui, girasole e al
contempo astro stesso. Era stato la sua forza, ma l’aveva
lasciata per l’altro.
E quella promessa, quella dannata promessa mai mantenuta non era
appartenuta ad
altri che a lui. Perché era andato via, ancora e ancora.
Alla fine non era poi
così importante per quello squarcio di paradiso. Lui che le
aveva insegnato a non
arrendersi mai.
-
ma
il suo cuore s’era fermato, alla fine s’era arreso.
La Volpe non era che un
ombra impalpabile d’antico potere dopo che la guerra
l’aveva prosciugata e
ridotta al silenzio. Alla fin fine era stato solo un favore reso dopo
troppo
tempo quello di chiudergli gli occhi allontanandolo da una gloria
infame –.
Infine
lui, Sasuke. Sasuke era una rosa
irta di spine. Una rosa nera macchiata di rosso. Inafferrabile e
lontana,
bellissima e tremenda. Lui l’aveva tradita, anche se non era
mai stato suo. Anche
se ai suoi occhi valeva poco meno di zero. La vendetta
l’aveva corrotto. Lei e
soltanto lei l’avrebbe liberato. Era
stato lui a insegnarle ad odiare, l’insegnamento forse
più valido e d’importante
di tutti.
Grazie a lui si era costruita una prigione
di specchi inespugnabile e ingannevole. Era diventata inavvicinabile e
pericolosa, come il suo insensibile maestro.
-
l’aveva
ringraziato mentre strappava dal suo petto un cuore inaspettatamente
caldo. L’aveva
stretto tra le mani e baciato per poi abbassare lo sguardo sul cadavere
dell’uomo
che aveva amato e che era diventato la sua ossessione. Gli aveva
accarezzato il
viso, poi era scoppiata in una risata priva d’allegria e di
suono. Una risata
che rimbombava solo nella sua testa –.
Quando
aveva compreso l’orrore delle sue
azioni era oramai troppo tardi.
{
Il fiore del male
sboccia
in modo così grazioso. Con
tristi
colori. Il paradiso per lei.
Ah,
cade così facilmente, come
un
castello di carte }
Stretto
il cuore ancora caldo al petto, un
mezzo sorriso le si imprime sul viso sporco di sangue.
Rosso,
rosso, rosso … C’è
rosso un po’ ovunque.
Sulle sue mani, sui suoi vestiti, sul suo sorriso.
E la risata accompagna ancora la lenta
caduta all’inferno del fiore più bello, mentre
singhiozzi disperati servono
solo a lavare le colpe di un albero già morto.
-
il
ciliegio aveva finito per bruciare in tutto quel rosso, spogliandosi
della sua
beltà, lasciando solo cenere al vento –.
«
Alla
fine …
»
«
…
ciò che vedo … »
«
… sono
ancora le vostre spalle. »
Angolino
di R e d_V a m p i r e
E’
il
caldo. Già, sarà sicuramente il caldo.
Cos’ho scritto? Non lo so nemmeno io. Ok,
forse lo so xD Ho pensato a come sarebbe potuto essere se Sakura,
invece di
accettare passivamente tutto, si fosse ribellata. In questo caso
è impazzita
u.u Comunque, la fine è a scelta libera. Potete pensare che
si sia suicidata
per raggiungere i suoi compagni, o che abbia continuato a vivere ma
completamente fuori di testa. Mh. Accenni SaiSaku, NaruSasu, e
SasuSaku. La canzone ( perché è una canzone xD ) è la traduzione del ritornello di "Flowers of Evil-I fiori del Male" dei Vocaloid. Mi pare
di aver detto tutto.
See
you.
Ciaossu!x3