Crossover
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Autore: FleurDeLys    25/08/2010    2 recensioni
[Supernatural x Doctor Who]
[Personaggi: Castiel/Sally Sparrow]
“Mi chiamo Sally Sparrow, vivo a Londra e gestisco un piccolo negozio sulla Queen Street. Un anno fa ho incontrato un uomo chiamato il Dottore. Da allora è cambiato il mio modo di vedere il mondo. E di pensare allo scorrere del tempo. Il tempo non è quello che le persone pensano che sia. E' qualcosa di molto più complicato. Il tempo vacilla, va e viene, fluttua e traballa. E quando il tempo fa i capricci non si sa mai come andrà a finire. Adesso sta succedendo di nuovo e io mi ritrovo un angelo tra i piedi. Ma questa volta, quando dico angelo intendo un vero angelo: un angelo del Signore.”
[SPOILER 5° STAGIONE DI SUPERNATURAL]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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C2

Declaimer: Questa storia è stata scritta senza alcun scopro di lucro. I personaggi di Castiel e di Sally Sparrow non mi appartengono, ma sono proprietà di Eric Kripke (autore dell'universo di Supernatural) e Steven Moffat (geniale sceneggiatore di molti episodi della serie passate Doctor Who e showrunner dell'ultima stagione). Spero vivamente di non aver plagiato nessuno, se l'ho fatto è stato in modo del tutto inconsapevole. Segnalate e provvederò a rimuovere la storia.

Ringraziamenti: Mille grazie a chiunque abbia letto il primo capitolo di questa storia! :D E mille grazie in più a Dk86 e Sarhita per aver lasciato le recensioni. Ogni singola parola di ogni singola frase è un apprezzatissimo regalo! *-* Senza contare il piacere di leggere di qualcuno – in Italia – che conosce e apprezza una serie come il Doctor Who. In tutta sincerità, avendo scelto una crossover con un telefilm così poco conosciuto e di costruirla attorno a due personaggi “secondari”, nemmeno mi aspettavo di ricevere commenti. Grazie. Grazie. Grazie! (@Dk86: grazie anche per la segnalazione della svista nel nome della Hepburn. Ho corretto XD)

Ora vi lascio ai prossimi due capitolo, che continuano a seguire Sally e che cominciano ad affacciarsi sul mondo di Supernatural. Ho riscritto entrambi i capitoli più di una volta, ma ammetto di non essere ancora soddisfatta del risultato. .___.

A voi la sentenza finale! XD 


II

Sally controllò l'orologio al polso. Erano le sei e quarantacinque del pomeriggio – un umido e piovoso giovedì pomeriggio – il che stava a significare che mancavano ancora quindici minuti alla chiusura della mostra. La ragazza continuò a camminare, in tutta calma, con la giacca piegata sopra le braccia incrociate. Il legno lucido del parquet scricchiolava sotto ogni suo passo. Sally stava visitando un'esposizione di abiti storici, allestita in un palazzetto del quartiere di Bloomsbury: un modesto edificio di mattoni rossi, in stile georgiano, perfetto esempio – nel suo piccolo – dell'eleganza sobria e semplice amata dai londinesi della fine del Settecento. L'esposizione occupava due sale al primo piano e contava una quarantina di pezzi in tutto, indossati da altrettanti manichini. Non erano abiti originali, il dépliant e il cartellone all'ingresso lo affermavano esplicitamente. Ma non per questo, si era detta Sally, la mostra era da considerarsi meno interessante. I pezzi esposti arrivavano dai laboratori di una sartoria teatrale, e alcuni abiti erano stati indossati da famosi attori.
I visitatori erano pochi e nessuno parlava a voce alta. Si udiva solo qualche bisbiglio qua e là.
Dalla strada saliva il rumore delle auto, mentre la pioggia picchiettava con insistenza contro i vetri delle finestre.

Stoffe colorate, pizzi, piume, passamanerie, nastri, perline e merletti; ogni manichino mostrava un abito di foggia diversa, ogni abito evocava il ricordo di un' epoca passata. Sally passava dall'ammirare l'elegante abito della regina Isabella di Castiglia a quello del povero pellegrino medioevale, con bastone e borraccia; dalla taffettà color crema della ricca signora della Belle Époque alla grezza mantella, bruciata e stropicciata, delle streghe di Macbeth. C'era perfino l'abito di un monaco dei tempi delle crociate – una lunga tunica di lana bianca, coperta da una toga nera; e l'armatura di un fante inglese del XII secolo, con tanto di cotta di maglia e scudo al braccio.
Mentre passeggiava da un manichino e l'altro, Sally ripensò a come Larry avesse declinato l'idea di accompagnarla alla mostra. « C'è la finale del torneo di freccette » aveva detto. Non poteva dare buca alla sua combriccola di amici del pub. A quel punto, Sally si era sentita autorizzata a reputarsi vagamente offesa e non ci aveva pensato su due volte prima di andare da sola all'esposizione.

La ragazza si soffermò a osservare un abito femminile: una tunica lunga, bianca, con lo strascico, le maniche strette e la vita aderente. Era ricoperta da un tulle trasparente e delle piccole perline decoravano il petto e le maniche. I capelli rossi del manichino senza volto (nessuno dei manichini aveva un volto) erano stati acconciati in due lunghe trecce.
Costume per Ofelia, spiegava il cartellino. Lavorazione in seta, organza, perline, trine e tulle. Ispirato all'Ofelia di John Everett Millais.*
Il pannello accanto al manichino mostrava una copia del quadro di Millais: Ofelia, abbigliata di bianco, si abbandonava alla morte nelle acque di un fiume, circondata da una splendida cornice di piante e di fiori; tra tutti spiccavano le margherite dai petali candidi – simbolico richiamo alla purezza dell'eroina shakespeariana.
Sally si avvicinò al pannello per osservare meglio il viso di Ofelia.
C'era qualcosa di davvero spettrale in quella donna dal viso pallidissimo con i lunghi capelli rossi che galleggiavano leggeri sul pelo dell'acqua. Non meno inquietante era quel suo gesto di tenere le braccia aperte, come a voler accogliere volutamente la morte.

« Si spezzò l'invidioso ramo ed ella cadde con tutti i suoi serti di fiori nel ruscello che piange »
Sally si voltò.
Un uomo si era fermato di fianco a lei e ora, con le mani dietro alla schiena, studiava l'immagine del quadro con un apparente profondo interesse. Lo sconosciuto poteva avere tra i sessanta e settanta anni – era difficile dirlo con esattezza. Aveva i capelli tutti bianchi, il naso schiacciato, gli occhi di azzurro sbiadito. Era vestito elegantemente di nero, in giacca e cravatta.
« Aprendosi le gonne la sostennero sull'acqua: ed ella, come una sirena, cantava spunti d'arie antiche, inconsapevole della sua morte, o come creatura immersa nel suo naturale elemento. Ma non fu lungo indugio, ché le sue vesti fatte pesanti dall'acqua assorbita, trassero la poverina dal suo canto melodioso al fango della morte »
Sally guardò l'uomo con le labbra curvate in un accenno di sorriso.
« Sono i versi dell'Amleto di Shakespeare, suppongo »
L' uomo si voltò verso di lei e le sorrise di rimando.
« I versi pronunciati dalla regina Gertrude » specificò, un attimo prima di tornare a guardare l'immagine. « Morire cantando. Una morte molto poetica quella di Ofelia, non trova? »
L'anziano signore sembrava un uomo di cultura. Parlava bene e senza alcun accento, ma c'era qualcosa di troppo mellifluo nella sua voce, qualcosa di irritante, come lo può essere il miele dolce quando resta attaccato alle dita.
Sally si soffermò a ragionare sull'ultima affermazione dell'uomo.
« Non ho mai pensato che una morte potesse essere poetica » ammise a voce alta, poi in tono più leggero aggiunse: « E non ho nemmeno mai capito perché Ofelia, invece di starsene lì a cantare, non afferri un ramo per tirarsi fuori dall'acqua »
L'anziano signore rise.
« Lei dimentica, signorina, che Ofelia era pazza »
Questa volta fu Sally a ridere.
« Osservazione molto... poetica » sottolineò con ironia.
« Ma il dipinto rimane comunque bellissimo, a parer mio » disse l'uomo.
Sally esitò un istante prima di azzardarsi a dire la sua.
« Io lo trovo un po'... spettrale »
« E lo è, senza dubbio, ciò non toglie che Elizabeth Siddal fosse una donna piena di fascino »
« Chi è Elizabeth Siddal? »
L'uomo indicò il quadro con gesto del capo.
« Questa Ofelia è Elizabeth Siddal, la modella che posò per Millais. E fu anche la moglie di un altro pittore, amico di Millais, Dante Gabriel Rossetti. Ah, che gran peccato, che la Siddal abbia deciso di avvelenarsi con il laudano »
« Si è suicidata? »
« Già »
« Perché? »
« Si ammalò di depressione dopo aver dato alla luce un bambino morto »
« Oh, poverina... »
« E io non posso fare a meno di chiedermi se, nei suoi ultimi istanti di vita, la Siddal avesse questa stessa espressione dipinta sul volto. Ci pensi signorina, quando noi guardiamo il quadro, non stiamo guardando soltanto Ofelia che muore. Noi vediamo morire Elizabeth. »
Tutto ciò era senza dubbio molto toccante e profondo, ma anche un poco inquietante.
« Ecco, adesso trovo che il quadro sia spettrale » scherzò Sally. Si guardò rapidamente attorno: i soli visitatori rimasti nella sala erano lei e l'anziano signore.
Quest'ultimo alle parole di Sally parve risvegliarsi dalla contemplazione del quadro.
« Arden Huddlestone » si presentò, tendendo la mano a Sally. « L'organizzatore della mostra »
« Oh, è un vero piacere conoscerla! » esclamò Sally, sincera, ricambiando la stretta di mano. « È un' esposizione davvero interessate. Io... adoro questo genere di cose. Mi chiamo Sally... Sparrow»
« E lo vuole un consiglio, signorina Sparrow? »
Una voce di donna lì raggiunse.

Una corpulenta signora, decisamente in là con gli anni, camminava spedita verso di loro. I suoi passi pesanti echeggiavano per la sala. Sally la riconobbe come la donna che le aveva venduto i biglietti all'ingresso. Ora la signora aveva indosso un soprabito in tweed e teneva una borsetta nera stretta sotto il robusto braccio.
« Non gli dia spago a questo qua! » disse la signora non appena lì ebbe raggiunti, con un cipiglio austero e severo. Parlava in tono assolutamente serio. « Il signor Huddlestone è un donnaiolo di quarta categoria. Vergognati! » Si rivolse al signor Huddlestone, quasi con rabbia. « Potrebbe essere tua figlia »
« Mia cara, carissima Eleanor» ribatté flemmatico il signor Huddlestone « sono le sette, non dovresti essere in procinto di andare a casa? »
« Lo sono, infatti. Non c'è più nessun visitatore, a parte la signorina »
« Oh, chiedo scusa! » disse Sally, correndo a controllare l'orologio. « Non avevo idea che fosse già così tardi. Me ne vado subito... »
Ma non fece in tempo a muoversi di un passo che il signor Huddlestone la fermò, posandole delicatamente una mano sul braccio.
« Ma per carità, signorina, nessuno la sta cacciando via. Per le belle ragazze l'esposizione resta sempre aperta »
La signora Eleanor guardò irritata l'organizzatore della mostra.
« Bah, io vado a casa » annunciò e rivolgendosi esplicitamente al signor Huddlestone disse « Ti consiglio di accompagnare la signorina alla porta. Buona serata. »

« Mai organizzare un lavoro con la propria ex-moglie » disse il signor Huddlestone a Sally, non appena la signora Eleanor si fu allontanata. « Una donna dal carattere orribile! » dichiarò scandendo per bene le sillabe dell'ultima parola. « E col tempo è peggiorata. Deve essere per questo che non si è mai risposata dopo il divorzio » Un attimo dopo si curò di aggiungere « Nemmeno io l'ho fatto, ma la mia è stata una libera scelta. Ah, parola mia, signorina Sparrow, non mi azzarderei mai a fare il cascamorto con lei, alla mia età poi! Anche perché immagino che dovrei mettermi in fila. Con quel visetto carino che si ritrova deve avere uno stuolo di pretendenti che le vengono dietro. Ma potrei farlo lo stesso, lo sa? » disse dopo una brevissima pausa, così breve che Sally non fece in tempo ad approfittarne per congedarsi. « Mettermi in fila, intendo. Mi basterebbe sapere che non disdegna i ragazzotti maturi »
Il signor Huddlestone le ammiccò compiaciuto e sorrise scoprendo una fila di perfetti denti bianchi.
Dentiera, pensò Sally. Adesso guardava al signor Huddlestone con un misto di imbarazzo, di fastidio e di divertita incredulità.
Un unico, breve, semplice verso sarebbe bastato per descrivere in modo completo i sentimenti di Sally davanti ai tentavi di abbordaggio di un ultrasessantenne. E quel verso era un nauseato: Bleah!
« Detto tra noi, signorina Sparrow... » riprese il signor Huddlestone posandole una mano sulla schiena, per farla avvicinare di più al pannello. « Io nel suo viso ci trovo qualche somiglianza con quello della modella di Millais. Ah, se lei fosse nata nell'Ottocento avrebbe fatto strage di cuori tra i pittori del periodo. E tra i poeti e... »
«...e la ringrazio tanto, signor Huddlestone » lo interruppe Sally, scivolando di lato. Parlò diretta e asciutta e con ben poca gratitudine nella voce. « ...ma si è fatto veramente tardi. Buonasera »
Non aggiunse altro e, senza perdesi in troppe cerimonie, girò tacchi mollando il signor Huddlestone alla compagnia del manichino di Ofelia.
Sally attraversò entrambe le sale, raggiunse la piccola anticamera d'ingresso e oltrepassò la sempre aperta porta a vetri.
Una volta in corridoio non prese subito le scale per il pian terreno ma andò a destra, seguendo l'indicazione del cartellino con su scritto toilette.

Poco prima di lasciare la toilette, mentre si lavava le mani, Sally controllò rapidamente il proprio riflesso nello specchio sopra alla fila di lavandini.
Era uno stile estremamente semplice quello di Sally Sparrow.
Niente trucco, eccezion fatta per il rimmel sulle ciglia. I capelli biondi erano sciolti. Sciolti e crespi. Crespi lo erano sempre. A Londra, nel mese di marzo, tra la pioggia e la nebbia, quella contro i capelli crespi era una battaglia che non valeva neppure la pena cominciare a combattere.
Quel giorno Sally indossava un maglioncino blu, jeans neri dal taglio comodo e stivaletti bassi. Al collo portava una sciarpa leggera tutta colorata e la lunga giacca di jeans che si stava infilando era la stessa giaccia della visita alla chiesa sulla collina.
Una settimana esatta era passata dal giorno del picnic in campagna e, bisogna ammetterlo, in quei sette giorni Sally aveva ripensato più di una volta all'uomo incontrato sulla collina.
Era certa di non aver avuto un'allucinazione, ma da dove fosse sbucato fuori l'uomo e come avesse fatto poi ad andarsene così in fretta – da sembrare quasi sparito nel nulla, Sally non riusciva a spiegarselo. La ragazza aveva anche provato a cercarlo, prima di scendere dalla collina. Aveva fatto due volte il giro della chiesetta, ma Castiel era come sparito, volatilizzato, un attimo prima era lì e un attimo dopo non c'era più. Per non parlare poi della croce precipitata giù dalla cima della chiesa. La distrazione causata dall'arrivo di Castiel aveva assunto un'aria curiosamente provvidenziale. Aveva, in certo qual senso, evitato che Sally venisse colpita dalla croce – e va da sé che essere colpiti in pieno da una pesante croce di pietra non può essere definita un'esperienza piacevole.
A quest'ora avrei potuto anche essere morta. O in coma. O viva e cosciente, ma paralizzata su un letto di ospedale.
Ecco i pensieri di Sally Sparrow mentre sfilava i capelli da sotto il colletto della giacca.

Fu in quello stesso istante che la luce nella toilette si spense. Poi si riaccese e infine si spense di nuovo.
Le lampade al neon si spensero definitivamente, tutte e tre, lasciando la toilette al buio. O quasi.
Adesso la luce esterna filtrava da unica finestrella, lunga e stretta, che si apriva proprio sotto il soffitto.
Nella penombra, Sally alzò lo sguardo verso le lampade.
Facendo scivolare le mani in tasca, con il naso all'insù, si spostò esattamente sotto la lampade centrale e trasse questa conclusione:
« Devono essersi fulminate »
Spiegazione semplice, perfettamente ragionevole e per nulla preoccupante.
Forse era un po' strano che si fossero fulminate tutte e tre assieme, ma per quel che ne sapeva Sally di impianti elettrici – e ne sapeva davvero poco – poteva essere una mera e sfortunata coincidenza.
Sally lasciò perdere le lampade, con una scrollata di spalle.
Andò alla porta, la tirò verso di sé per uscire in corridoio, ma qualcosa la obbligò a bloccarsi lì sulla soglia.


CONTINUA.
_____________

*Il quadro di John Everett Millais: L'Ofelia.

   
 
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