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Autore: AliceLove    25/08/2010    8 recensioni
Jane incontra il suo cantante. «Sarà indolore, te lo prometto.» Affondai i miei canini dentro quella pelle. Un urlo disperato, poi il silenzio.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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~Polvere siamo, polvere ritorneremo. Ciao a tutti, ecco una breve storia , qui ho provato a immedesimarmi in Jane.
Non è una cosa molto facile ve l'assicuro! spero di aver fatto un buon lavoro.
(:
Leggete e se volete recensite!
Buona lettura,
LoveAlice. 








        
           ~  Polvere siamo e polvere ritorneremo.

~ Jane.

Ero nelle mie stanze, mi stavo preparando per il mio solito giro di guardia.
Indossai la tunica, quella tunica così famigliare mi faceva compagnia da secoli.
Era nera, lo stesso colore lo avevano i miei occhi quando avevano sete.
Quella sera avevo sete, quella sera i miei occhi brillavano neri come la pece, neri come la morte.
Se non avessi avuto 1000 anni e l'autocontrollo necessario avrei cacciato metà della popolazione di Volterra.
Godendo di quelle urla di dolore che solo il mio sguardo poteva infliggere.
Un sorriso amaro si disegnò sulle mie labbra.
Un pensiero allettante non c'è che dire, ma avrei aspettato Heidi l'indomani.
Sistemai un ciuffo ribelle scappato dalla mia coda e mi diressi fuori dalle mura.
Il mio sguardo era vigile, la mia camminata sicura.
Sicura che come le mille altre notti nessuno si sarebbe mai messo contro la mia strada, nessuno si sarebbe mai avvicinato a me.
Se non era la morte quella che desiderava.
Ma quella sera mi sbagliai.
Camminando per quel vicolo così famigliare dove facevo sempre la guardia, sentii una presenza.
Una presenza umana.
A giudicare dal calore che emanava il suo corpo e dal suono che provocava il suo battito cardiaco.
Quando lo vidi, mi bloccai e per la prima volta mi trovai in seria difficoltà.
Difficoltà.
Non avevo mai provato una simile sensazione, non ero neanche sicura che il mio corpo potesse provarla.
Non era un umano qualsiasi, se lo fosse stato non avrei perso per un attimo il mio autocontrollo fuori dalle mura di Volterra.
Lui, aveva il sangue piu dolce che avessi mai sentito.
Mi avvicinai pericolosamente a quella fonte di calore.
Il suo cuore batteva frenetico come un squisito invito.
Ogni singola parte di me lo voleva, ogni singola cellula voleva metter fine alla sua vita.
I muscoli erano tesi, i tendini contratti, il mio corpo era pronto a dilaniare quel piccolo fragile  umano senza alcuna pietà.
Lo volevo, ora.
I miei occhi ormai accecati dalla sete lo vedevano, era terrorizzato. Avrebbe voluto urlare.
Ma non lo fece, sapeva già di dover morire.
Un pensiero.
Un ringhio uscii malefico dal mio petto, facendolo sobbalzare.
Aro.
Non avrebbe mai accettato un esposizione simile, trovare in  un vicolo  un corpo umano dissanguato avrebbe fatto parlare di sè a lungo nella tanto vecchia e tranquilla
Volterra.
Non poteva rischiare.
Lottai contro il mostro che ero e contro la ragione, ma non ero abbastanza forte.
Più combattevo contro di lui, più la gola diventava secca, bruciava.
Bruciava così tanto da provocarmi dolore.
Inghiottì il mio veleno una decina di volte . Quando poi, tornò protestante nella mia bocca decisi di lasciarlo.
Avevo deciso, ma Aro no, non lo meritava.
Ma se non avessi messo fine ora a quell' inutile vita, l'avrei fatto poi.
Avrei cercato quel sangue in capo al mondo.
Sarebbe morto comunque.
Sarei morta comunque.
Misi una mano sul suo tenero collo, gli sorrisi ormai fuori di me.
Avvicina i miei canini, il suo corpo ora era in preda agli spasmi.
Era ora.
"Sarà indolore, te lo prometto" gli dissi in un sussurro.
Conficcai i miei canini dentro quella pelle calda.
Un urlo disperato, poi silenzio.
Il suo sangue.. succhiavo bramosa ogni singola goccia.
Mugolii soffocati uscivano dalla mia bocca, la frenesia me ne faceva volere sempre, sempre di più.
Troppo presto quel nettare delizioso e prelibato finii.
Mi senti tremendamente bene, quel fuoco che fino a poco fa mi stava consumando ogni centimetro di tessuto si era spento, soddisfatto.
Scalciai quel corpo esamine, disgustata.
Le vite umane.
Oggetti per i nostri capricci, oggetti per la nostra sete.
Camminai svelta, sicura che i miei occhi brillavano ancora per l'eccitazione che mi aveva provocato l'odore di quel sangue.
Erano rossi, dannati.
Erano gli occhi di una cacciatrice senz'anima.

A velocità sovraumana mi precipitai a quella che ormai consideravo una casa, consapevole di ciò che mi stava per accadere.
Chiusi gli occhi.
Polvere siamo e polvere ritorneremo, pensai.












  
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