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Autore: Malitia    26/08/2010    2 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto frivola e sciocchina e civetta, Celine Marie Lemaire non era certo una stupida. Celava l’acutezza della sua mente e l’eloquenza del suo sguardo dietro l’apparenza di ragazzina e la sonora freschezza della sua risata induceva la gente a pensare che fosse solo una cara ingenua ragazza. 
Celine Lemaire, a modo suo, ingenua non lo era. Se solo avesse ampliato i suoi orizzonti, assottigliato la naturale intelligenza, acutizzato i sensi, avrebbe potuto benissimo guidare i fili della politica. 
Parigi era il suo grande teatro e la periferia il suo regno. Sapeva tutto di tutti, aveva i suoi informatori, le sue pedine e un’abile maestria nel fingere sorpresa, dispiacere, gioia, preoccupazione, esitazione, timore, felicità, depressione. 
Sventuratamente i fratelli e la zia non si erano resi conto del suo valore, né tantomeno lei ne attribuiva il ben che minimo peso: in fondo erano solo stupidi pettegolezzi di un’area ristretta di Parigi. 
L’unico che ne aveva intuito l’arguzia era un giovane stalliere, affascinato dalle doti di Mademoiselle Lemaire non meno che dalla sua bellezza. Lei sapeva che lui esisteva nei limiti del breve dialogo circa il mangime di Rosie, la cavalla di Celine, o della sua sellatura, o della sua pulizia. Jacques, così si chiamava il ragazzo, era felice di servirla. 
E di servire la sua cavalla, ovviamente. 
Ad ogni modo la ragazza si era messa in zucca che il fratello meritava un po’ di felicità, e allo stesso modo, si era persuasa che l’unica in grado di dargliela fosse Marguerite Rimbaud. Poco importava che fosse sposata, che avesse una figlia, che tenesse una posizione. 
Nemmeno quella giovane donna era felice. Marguerite e Adrien si meritavano a vicenda. 
Pensava questo quando, il giorno dopo, si diresse verso le scuderie per reclamare la compagnia di Rosie. 
Jacques la osservò così pensierosa, e si sentì arrossire constatando che quel leggero cipiglio, quei grandi occhi velati, la rendevano ancora più bella. 
- Cosa ti prende, Jacques?-. 
La ragazza gli sorrise e lui abbassò lo sguardo, sorpreso e lusingato dal fatto che quella fosse la prima parola che gli rivolgesse, da quando era giunta in quella casa, che non riguardasse la cavalla. 
- Nulla, Mademoiselle-. 
Celine studiò i tratti delicati dello stalliere, davvero poco idonei al mestiere che svolgeva, e rammentò che una volta Adrien le aveva riferito che era il figlio bastardo di un conte amico del padre . Se avesse studiato un poco avrebbe potuto accompagnare quella candida bellezza ad una eleganza dei modi e ad una finezza di intelletto che solo l’istruzione avrebbe potuto donargli. Ma in fondo,a cosa sarebbe servito? 
Sarebbe sempre rimasto lo stalliere di Villa Helene, il bastardo di un nobile che non lo aveva voluto. Celine fece scoccare la lingua sul palato. Era un vero peccato. 
Decise comunque di metterlo alla prova e di verificare se meritasse il proprio status. 
- Jacques, hai visto Monsieur Rimbaud? L’hai conosciuto?- gli chiese affabile. 
Un lampo di meraviglia balenò negli occhi del ragazzo, con grande diletto di Celine, ma egli subito li abbassò. 
- Si, signorina, più volte-. 
- Non credi sia un grand’uomo, Jacques?- domandò con fervore.- davvero uno degli uomini più squisiti che io abbia mai conosciuto! Così colto, così forte! Invidio mortalmente sua moglie!- aggiunse, con aria disincantata. 
Per quanto fosse timido e insicuro neanche Jacques era uno stupido o un ingenuo,e capì subito che quella era una prova –doveva esserla, poiché si rifiutava di accettare l’idea che anche Mademoiselle Lemaire si fosse unita allo stuolo di ammiratori incredibilmente raccolto da Rimbaud durante il ballo della sera prima. 
Non poteva essersi illuso sulla natura superiore di Celine –una delle poche certezze di quella misera vita- né accettava di credervi. 
Sentiva che se avrebbe perso ogni stima di lei se quell’ammirazione si fosse rivelata fondata, e anche soltanto l’ipotesi che lo fosse gli causava una fitta lancinante al petto. Perderla l’avrebbe reso un essere meschino ed inetto, un verme strisciante della terra. Nemmeno la bellezza di lei lo avrebbe più riscaldato. 
Solo dopo quella rapida riflessione si accorse finalmente di esserne innamorato. 
Impallidì rapidamente –la mente frastornata da quella ridicola verità- cercando al contempo un modo per rispondere alla sua signora. La risata cristallina di Celine gli parve lontana e ovattata. Non si era nemmeno reso conto che la ragazza si era avvicinata tanto finchè non la udì sussurrare: 
- Sei libero di parlare Jacques. Ti prego dimmi cosa pensi-. 
Celine si staccò e gli sorrise. 
- Beh, Mademoiselle…di certo è un uomo colto e ha tutta l’esperienza dell’età, ma…-. 
- Ma…?- lo incalzò lei. 
Jacques tirò un sospiro. 
- Ma, Mademoiselle Lemaire, è talmente stupido…elargisce il suo sapere a destra e a manca, anche soprattutto quando non è richiesto. La sua vanità supera certi limiti, espone la moglie come un trofeo o un oggetto, ed è talmente falso… ha bisogno di attrarre continuamente l’attenzione su di sè, ha bisogno di essere stimato e riconosciuto come un grand’uomo, l’uomo che in realtà vorrebbe essere, ed è un individuo pronto ad invidiare chiunque. Noioso, Mademoiselle, e petulante. Ecco ciò che mi è parso. Spero di non avervi offeso. In caso contrario sono pronto a fare le valigie oggi stesso-. 
Celine scoppiò in una franca risata e riconobbe il merito di quel giovane coraggioso stalliere. 
- Non ho nessuna intenzione di farti fare le valigie, hai detto bene. Jacques, quanti anni hai?-. 
- Ne farò venti a fine mese, signorina-. 
- E sai leggere o scrivere?-. 
Il viso di Jacques si accese nuovamente di rossore, e gli occhi di Celine di compiacenza. 
- No, Mademoiselle -. 
- Bene, mi occuperò personalmente della tua educazione. Farò di te un grand’uomo, Jacques, e pagherai il mio servigio con la tua riconoscenza. Ed ora prepara Rosie, per favore-. 
- Si, Mademoiselle-. 
Celine sorrise tra sè per la curiosa scoperta. Avrebbe deciso in seguito come sfruttare al meglio le potenzialità di Jacques, ma nel frattempo aveva aggiunto un nuovo pedone alla sua scacchiera.
  
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