Autore:
Lovegio92
Titolo della storia: Piangere nel
Sorriso
Genere: Romantico, Triste
Personaggi: James Potter, Lily Evans
Potter
Paring: James/Lily
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Disclaimer: I
personaggi qui citati non
sono miei e non mi appartengono, ma sono tutti di proprietà
di J. K. Rowling e
di chi ne ha i diritti.
L’immagine qui utilizzata non è mia e non mi
appartiene, ma è di proprietà di
Burdge_Bug che ne ha i diritti.
Questa fiction non è scritta a scopo di lucro indi per cui i
copyright non sono
violati.
Premessa:
Questa One-Shot è interamente dedicata alla mitica Pazzarella_Dispettosa
che, dispettosamente, mi sta
rubando il cuore ^.^! Ti voglio bene, malandrina sclerata xD
Piangere
nel Sorriso
La
serratura scattò in
quell’istante, mentre due figure completamente vestite di
nero rientravano
nell’accogliente casa custodita dal buio. Fuori un diluvio
regnava sulla vita
della piccola cittadina di Godric’s Hollow rendendola
deserta, grigia, mogia...
priva di esistenza.
Proprio
come quel giorno. Privo
di esistenza. Privo di vita. Privo di gioia e felicità.
Privo della
quotidianità.
Non
è quotidiano, infatti,
l’addio. Dare l’addio a delle persone. Persone che,
magari, ti sono rimaste
accanto per tutta la vita e, in un attimo, una decisione presa da
sconosciuti
conduce ad una sola parola... a quella dannata
parola: addio.
In
quel pomeriggio tardo
così uggioso, così piovoso, così
vuoto, quelle due persone interamente vestite
di nero avevano dato il loro addio ad una coppia. Una coppia di sposi
che avevano
trascorso più di trent’anni insieme. Una coppia di
persone che si sono amate
fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo sguardo,
fino all’ultimo sorriso...
fino all’ultimo urlo.
Tristemente
se n’erano
andati, cancellati dall’odio che imperversava nella gente.
Nelle idee che
corrodono i cuori e gli animi. Idee razziste, idee di potere, idee di
assoluto,
idee di dominio... idee di materia. Nessuno che professava una guerra
per idee
di amicizia, di lealtà, di amore... di
complicità. Quella era la parte che si
difendeva dagli attacchi dei concetti concreti. I sentimenti astratti
erano
qualcosa di impossibile, di difficile da trovare, insaziabili... e
presto
allontanati.
Al
loro posto si trovava
altro: distruzione, morte, potere, dominio, terrore... Voldemort.
James
Potter chiuse la
porta di casa sua per poi voltarsi verso l’entrata e
scrollarsi un po’ d’acqua
dalle maniche del cappotto nero quasi del tutto fradicio. Se lo
sfilò con una
velocità studiata. Qualcosa che non faceva trasparire la sua
agitazione e il
suo nervosismo.
Con
un rapido incantesimo
lo asciugò e lo ripose nell’armadio accanto alla
porta d’entrata. I suoi caldi
occhi scuri si posarono, infine, sulla seconda figura in quella stanza.
Poco
più avanti di lui stava ferma immobile sua moglie. Niente
traspariva dal suo
mondo interno. Niente traspariva.
Vuoto.
Un
altro sentimento
concreto che dirigeva il terrore in quel periodo così nero
della storia della
Magia.
Le
si avvicinò e le posò
dolcemente le mani sulle spalle. Un tocco che Lily Evans, in Potter,
percepì a
stento.
-
Tesoro...
sbottonati il cappotto. Ci penso
io al resto – le disse con voce soffusa e sicura al tempo
stesso.
Lei
lenta e docile, eseguì
nel completo silenzio il consiglio di suo marito. Spostò le
piccole dita
bianche e ghiacciate lungo l’abbottonatura del suo cappotto
nero sfilandola dalla
piccola federa ricucita a mano. I capelli rossi umidi formavano delle
onde di
fuoco agitate, mentre James le tirava via l’indumento umido
di dosso come se
fosse la Delicatezza in persona.
Come
aveva promesso, ci
puntò la bacchetta contro e, con lo stesso incantesimo di
prima, il cappotto
nero di Lily era di nuovo pulito ed asciutto, proprio come il suo. Lo
ripose
nell’armadio accanto al suo e chiuse le due ante.
La
mente affollata di
pensieri tutti rivolti verso un’unica direzione preoccupata
gli annebbiava il
suo istinto. Quella voce piccina che gli risuonava nelle orecchie e gli
suggeriva ogni volta la mossa giusta da compiere. Ma in quella
occasione...
qual era, davvero, la mossa giusta?
Si
voltò a guardare di
striscio sua moglie, ancora immobile ed inespressiva nella sua
posizione. Nei
suoi gesti. Non osava immaginare in che condizioni dovevano trovarsi i
suoi
occhi. Quei due smeraldi verdi dei quali si era innamorato
all’istante.
Un
leggero fremito gli
percorse la spina dorsale. Stava permettendo a Voldemort di influenzare
la loro
vita nel modo peggiore ancora una volta. Si era ripromesso, il giorno
stesso in
cui si decise a chiedere a Lily la sua mano, la sua promessa di
fedeltà per il
resto della loro vita, che non avrebbe consentito a quel maniaco di
potere di
uccidere la loro gioia insieme. Non gli avrebbe permesso di portare
sofferenza
in casa sua. In casa Potter. Non li.
Si
spostò di nuovo dietro
le spalle di sua moglie e gliele circondò con un braccio
affiancandola.
-
Ti
va qualcosa da mangiare, Lil? –.
Era
davvero strano sentire
il gelo condotto dal silenzio in un momento come quello. Dopo una
domanda come
quella. In casa loro. Fra di loro.
Lily
era completamente
persa in altri mondi. In altri pensieri. Una campana di vetro era stata
posta
tra lei e il resto del mondo. Persino suo marito James, con il quale
condivideva ogni emozione, era stato chiuso fuori.
°*°*°*°
-
Mamma,
ti prego! – la implorò ancora una volta la
ragazzina più giovane a tavola.
Spostò
il suo smeraldino sguardo di
fronte a se per osservare la reazione della sorella, oramai, del tutto
decisa a
considerarsi figlia unica.
Fu
una sorpresa non del tutto
inaspettata scoprirla d’accordo, per una volta, con quello
che lei sosteneva.
-
Lily,
è un discorso importante, invece – aveva ribattuto
la signora seduta a
capotavola cercando appoggio anche nell’ideologia del marito
di fronte a lei,
all’altro capo del tavolo.
Quest’ultimo
annuì.
-
Purtroppo,
Lily, sono discorsi che prima o poi si dovranno affrontare –
aveva aggiunto con
voce solenne e calma.
-
Ma
perché adesso? – era intervenuta Petunia, - Siamo
ancora tutti così giovani. È
stupido affrontare adesso questo discorso, papà –
concluse con voce piccata,
scoccando alla sorella un’occhiataccia.
-
Non
lo è, invece, Tunia – la riprese quasi con
severità l’uomo chiamato in causa, -
Il fatto di essere giovani non garantisce la sopravvivenza in questo
mondo di
matti. Può succedere qualsiasi cosa in qualsiasi momento ed
è importante sapere
come comportarsi nel caso... beh, in caso capitasse una qualche
tragedia -.
-
No!
– lo aveva interrotto Lily nello stesso momento in cui aveva
finito di parlare,
- Non voglio sentire altro! Basta! -.
-
Almeno
promettimelo, tesoro – aveva insistito sua madre un secondo
più tardi. Lily
scosse il capo, negando.
-
Lily...
– la richiamò con voce melliflua suo padre.
-
Come
potete chiederci una promessa del genere? –
sbraitò la ragazza, avendone
troppo. Lascio le posate sul piatto e si alzò bruscamente
dalla sedia facendo
sussultare la sorella.
Da
quando avevano scoperto le sue doti
magiche, per Petunia ogni movimento burbero era una minaccia. Un avviso
che lei
si stava arrabbiando e che poteva utilizzare la bacchetta per punirli
tutti a
suo piacimento.
-
Non
ce ne andremo mai, tesoro. Noi... -.
-
Voi
non avete idea di cosa ci possa essere dopo la morte! Come fate a dire
che non
ve ne andrete mai? Che non ci lascerete da sole? Che... . E, come se
non
bastasse, ci state chiedendo anche di promettervi di sorridere al
vostro
funerale! Voi siete completamente ammattiti e... -.
-
Adesso
basta, signorina! – aveva improvvisamente alzato la voce il
signor Evans,
infastidito dall’ultimo aggettivo che sua figlia aveva
utilizzato per
descriverli. Loro non erano ammattiti... avevano semplicemente una
teoria.
La
morte, gli avevano sempre insegnato
– e lo aveva anche imparato dalla vita – non era
altro che un passaggio della
vita. Un ordinario passaggio. Di cosa c’era d’aver
paura? Di essere tristi? Il
terrore e la sofferenza non sarebbero di certo appartenuti a lui e a
sua moglie
se, nel caso di un’orribile tragedia, fosse successo
qualcosa, ma ai
sopravvissuti della morte. Il dolore della perdita non si sarebbe
legato a
loro, non avrebbe colpito loro... ma coloro che sarebbero rimasti in
vita,
coloro che avrebbero ricordato con sofferenza. Ma era davvero
necessario
ricordare con dolore, con sofferenza? Certo era deprimente e disarmante
l’idea
di non poter avere più una determinata persona importante
accanto a sé; ma se
si sapeva che quelle persone che se n’erano andate per
sempre, in quei momenti
si trovavano in posti migliori... era sciocco, allora, piangere.
Una
filosofia un po’ strana, ma che
lui e sua moglie avevano elaborato insieme nella loro vita coniugale e
non.
Idee concordi e discordanti, alla fine si erano trovati i giusti punti
d’incontro e, nel momento in cui i due erano riusciti a
beccare le loro due
figlie insieme, avevano espresso il loro desiderio di volere un
funerale senza
lacrime... ma con i sorrisi stampati sui volti.
...
°*°*°*°
-
Lily?
– la chiamò ancora più apprensivo
James.
Dolce
e repentina, la voce
sicura di suo marito la riportò per un secondo al presente.
Quel presente dove
lei, stupendosi, stava mantenendo la sua promessa...
Sussultò
ricordandosi di
non aver ancora degnato James di una risposta. Si girò verso
di lui e gli
sorrise. Annuì.
-
Si...
– rispose debolmente, ma con ancora
il sorriso sulle labbra, - Ho proprio voglia di uova. Tu che ne dici? -.
E
se James Potter trovava
la reazione di sua moglie a dir poco strana, non lo diede assolutamente
a
vedere. Si limitò a sorridere debole e sorpreso dal fatto
che si fosse
implicitamente offerta lei stessa per cucinare e, subito dopo,
annuì anche lui.
Le uova andavano più che bene.
La
vide restituirgli lo
stesso sorriso tirato, ma convinto. Convinto ed illuso. Illuso che lui
si stesse
bevendo la sua falsa tranquillità. Perché Potter
sapeva che era solo questione
di qualche attimo... di qualche secondo e lei sarebbe esplosa. Era
logico,
naturale.
Diamine!
Le
erano appena stati
strappati con violenza i genitori da quell’assurda guerra di
ghiaccio e di
fuoco e non l’aveva ancora vista versare una sola lacrima.
Non era normale.
Lily
si staccò facilmente
dal braccio del marito poggiatole ancora sulle spalle e si diresse in
cucina,
sparendo oltre la porta.
James,
invece, rimase solo
nell’entrata con i suoi pensieri. Pensieri preoccupati.
Pensieri terrorizzati.
Pensieri di odio. Pensieri di amore.
Confusione.
Ecco cosa
governava la sua mente in quel momento. Troppe emozioni.
Preoccupazione
per tutte
le persone che amava. Non solo per la loro vita, ma anche per la loro
felicità
troppo agevolmente sradicata dalla quotidianità.
Preoccupazione di mantenerle
non solo vive, ma felici dentro. Preoccupazione di proteggere il
presente, ma
conservare la possibilità di un futuro.
Terrore
per tutto l’odio
che fungeva da dittatore in quegli anni. Terrore degli omicidi che
potessero
colpire di nuovo le persone che più amava, terrore che non
potesse fare niente
per salvare la sua famiglia. Terrore per l’orrore che
Voldemort stava portando
avanti.
Odio.
Il sentimento
dominante. Il sentimento che contro l’amore non solo
combatteva la guerra
fuori, ma anche dentro James. Un odio incolmabile poteva scaturire
dalla sua
bacchetta contro quei bastardi incappucciati che avevano osato entrare
in casa
Evans e decretare la fine di due vite che tanto contavano per il suo
amore.
Amore.
Il secondo
sentimento. Forse quello davvero dominante. Quello che riusciva a
mantenere
James Potter fermo nella sua posizione impedendogli di compiere
sciocchezze e
restare li. Dove sapeva essere più utile. Dove sapeva che
poteva salvare
l’unica persona, ormai rimasta in vita, che davvero gli
interessava. Aiutarla.
Salvarla di nuovo. Restarle accanto e farle capire che la vita andava
avanti e
che i colpevoli avrebbero pagato per il dolore che stavano facendo
provare a
tutte le vittime.
Un
improvviso rumore rozzo,
però, attirò la sua attenzione sprofondata in
quelle riflessioni che lo stavano
rendendo più noioso di quanto in realtà non fosse
mai stato. Un fracasso che
proveniva dalla cucina. Un piatto. A terra.
Ed
ecco che percepì il
primo fra i quattro sentimenti pervaderlo in pieno. Con il cuore in
gola, si
precipitò sull’uscio della porta della cucina.
Affacciandosi la chiamò:
-
Lily!
– il tono ansioso fuoriusciva dalla
sua bocca quasi involontariamente.
La
vide immobile in piedi,
con gli occhi sbarrati puntati verso terra dove sparsi si trovavano i
mille
pezzi in cui si era ridotto il piatto. Le mani vicine al viso,
mortificata per
quella goffaggine che l’aveva portata a rompere un piatto.
Immobile.
Immobile come se
qualcuno le avesse lanciato contro un Pietrificus
Totalus nell’esatto momento in cui il piatto aveva
toccato terra
infrangendosi in tanti pezzi.
Al
sentire il suo nome
pronunciato con una tale intonazione provenire dalla voce della quale
si era
tanto innamorata, però, Lily sembrò riscuotersi
dal suo trans. Si mosse,
piegandosi in avanti e raggiungendo le schegge del piatto a terra.
James,
veloce, la
raggiunse a terra. Le afferrò le mani impegnate in altro e
gliele strinse
portandosele avanti a se. Attirare la sua attenzione era il suo
obiettivo...
perché se l’aspettava. Si aspettava
l’esplosione da un momento all’altro.
Un’emozione che, al contrario, non arrivò.
-
Tesoro,
stai bene? – le chiese ancora più
apprensivo di prima, mentre tentava di guardarla nei suoi occhi
sfuggenti.
Lei
annuì. Sorridendo.
-
Si.
Scusa se ti ho fatto preoccupare, Jam –
gli disse con lo stesso sorriso tirato e sconosciuto sul viso. Un
sorriso che
faceva male al cuore di Potter ogni volta che gli veniva rivolto.
La
conoscenza della
verità, tal volta, feriva quando poi non gli si manifestava
in faccia senza
maschere. In quel momento... la verità, la conoscenza del
vero sorriso di Lily
Evans, del quale James Potter si era follemente innamorato, si era
rivestita di
una maschera che lo allontanava. E quella distanza uccideva. Uccideva
più della
stessa Anatema che Uccide di Lord Voldemort.
-
Il
piatto era bagnato e scivoloso. Scusami
– disse ancora rivolgendosi di nuovo verso i ciocchi del
piatto e tentando di
raccoglierli a mani nude.
-
Lascia.
Faccio io – la interruppe di nuovo
afferrandole il polso più vicino con una mano per bloccare
il suo lavoro.
Subito dopo, puntò la bacchetta contro i frammenti che,
sotto gli occhi
abituati di due grandi maghi come i nuovi coniugi Potter, si riunirono
a
formare il piatto precedentemente andato in frantumi.
-
Non
volevo farti spaventare, Amore. Scusa –
continuava a dire Lily, nel contempo che suo marito riponeva la
bacchetta nella
tasca dei pantaloni e raccoglieva il piatto da terra. Si alzarono
insieme e in
contemporanea si sporsero verso i fornelli.
Lily
lanciò uno sguardo
incuriosito verso James che, dolcemente,
l’allontanò dalla cucina.
-
Non
ti preoccupare, Lil – le disse
sorridendole, - ci penso io qui. Tu vai in salotto a rilassarti un
attimo. Ti
chiamo quando è pronto – le sorrise infine
osservando gli occhi verdi di sua
moglie farsi leggermente più umidi.
Sapeva
quanto lei
apprezzasse questi suoi dolcissimi interventi, ma come poteva lasciarla
continuare
a lavorare dopo quello che aveva passato quel giorno? Dopo il primo
danno che
le aveva visto combinare? Non era semplicemente umano, tutto qui.
Lily
Potter, quindi, si
ritrovò a sorridere al suo adorato marito e girare
successivamente i tacchi. Con
una calma apparente nei suoi passi lenti e spenti, uscì
dalla stanza e si
diresse altrove. Sperando che anche quei pensieri che la stavano
logorando
dentro andassero altrove lasciandola in pace...
James
sospirò prima di
voltarsi verso la padella già accesa con un filo
d’olio dentro. Si avvicinò al
frigorifero ed estrasse una busta di plastica piena di uova. La
aprì e ne prese
un po’, indeciso sul numero da cucinarne. Gli unici pensieri
erano, ormai, del
tutto rivolti a lei.
Rivolti al suo
stato e al suo agire.
Che
cavolo poteva fare per
lei? Di certo non aveva alcuna intenzione di istigare un pianto
isterico. Era
la prima volta che si trovava davanti ad una situazione così
critica... così
vicina alla sua famiglia e non aveva la benché minima idea
di cosa poteva
scatenare in sua moglie. Se non era lei stessa ad aprirsi e confidare
il suo
dolore interno a lui... cos’altro poteva fare? Cosa poteva
combinare per farle
capire che lui c’era? Era lì? Sempre e solo a sua
completa disposizione?!
Mai
l’avrebbe lasciata
sprofondare in un abisso di morte e dolore. Mai! Glielo aveva
già fatto capire
quando si erano messi insieme al loro settimo anno nella prestigiosa
scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts... perché lei ora sembrava
averlo dimenticato?
Un particolare così importante... così vitale...
scordato. Proprio da lei che
tanto contava per lui. La sua vita, effettivamente, non era niente in
confronto
a quella di Lily Evans.
James,
di questo, era
certo. Sarebbe morto, Morto!, per lei. Per salvarla. Per garantirle un
futuro
dove, anche senza di lui, lei sarebbe stata felice e serena senza dover
più
fuggire, senza dover più scappare da nemici assassini,
omicidi di familiari e di
amici. Dalla guerra.
Un
piccolo odore di cenere
giunse inaspettatamente alle sue narici, mentre la sua mente era del
tutto
presa da altro. Una mente che, solo in quell’istante, si
ricordò di avere una
padella in mano con quattro o cinque uova sul fuoco... o, forse,
è meglio
precisare quattro occhi neri sul fuoco.
Con
uno sbuffo innervosito
e disperato, spense il fornello e buttò malamente tutto nel
lavandino creando
un fracasso assurdo. Aprì l’acqua e il rumore del
metallo bollente a contatto
con il liquido fresco invase la cucina.
E
Potter rimase li. Fermo.
I palmi delle mani appoggiati ai lati estremi del lavandino e lo
sguardo vuoto
perso nel resto della cena bruciata.
Sua
moglie... l’amore
della sua vita stava soffrendo nella stanza accanto e lui cosa faceva?
Cosa
faceva per lei? Niente!!! Era in grado anche di bruciare la cena per la
sua incompetenza!!
Porco
Merlino! Cazzo!
Il
silenzio invase
l’ambiente. Un silenzio carico di domande, di risposte vicine
ma lontane, di
ansie e paure, e di sicurezza. Erano al sicuro lì, in casa
Potter. Non c’era
niente di cui aver paura, no? Tra quelle quattro mura loro erano al
sicuro.
Nessuno li avrebbe toccati lì dentro. Nessuno. Nemmeno Lord
Voldemort in
persona! Di cosa c’era d’aver paura?
James
inspirò ed espirò
per tranquillizzarsi. Si... erano al sicuro. La Morte non sarebbe
arrivata lì;
non li avrebbe presi, no. Riusciva ad avvicinarsi, ma non ad entrare. E
Lily
glielo stava dimostrando in un modo che non tanto approvava.
Perché si stava
tenendo dentro le emozioni e i pensieri? Non è
così che ci si dovrebbe
comportare in un momento come quello, con il proprio marito,
maledizione!
La
Morte non poteva
entrare, ma avvicinarsi si. E in quel caso si era avvicinata davvero
tanto! E
l’unico modo per combatterla era stare insieme. Sapere che la
vita andava
avanti e che al mondo, se si voleva, non si era mai soli. Mai! Per
quale
assurdo motivo, allora, la sua preziosa Lily si stava comportando in
quel modo?
Sospirò
con fare quasi
disperato. Se solo suo padre fosse stato lì, sicuramente
avrebbe saputo cosa
fare. Come comportarsi... e sua madre gli avrebbe dato la forza di
seguire quei
consigli.
Fu
con questi ultimi
pensieri che James alzò la testa verso l’alto, lo
sguardo perso in un altro
mondo.
Papà...
mamma... se solo foste qui insieme a me...
Se
solo anche i genitori
di Lily fossero qui insieme a lei. Insieme a lui. Erano diventati quasi
i
sostituti dei suoi genitori da qualche anno. Da quando lui era rimasto
orfano
in un attacco dei Mangiamorte dove i suoi genitori, due incredibili
Auror del
Ministero, erano rimasti brutalmente uccisi.
Gli
Auror sopravvissuti a
quell’episodio lo raccontavano in maniera confusa. Fu davvero
un momento poco
chiaro. Alcuni, addirittura, sostennero che all’attacco prese
parte Lord
Voldemort stesso e che fu proprio lui a dare il colpo di grazia a
Charlus
Potter.
Immerso
nel ricordo, James
strinse convulsamente la presa intorno al bordo del lavello della
cucina, preso
da una rabbia inaspettata.
Maledetto
bastardo! Come
diamine si permetteva?! Chi erano le persone per credersi tanto
importanti da
decretare la fine di altre vite?! Con quale arroganza l’uomo
poteva raggiungere
quei livelli?
Un
improvviso sussulto lo
riportò alla realtà. Aprì gli occhi
restando immobile. Ascoltando. Aspettando
che il silenzio gli sussurrasse di nuovo quel rumore. Un rumore del
quale non
era sicuro e non tanto voleva esserlo. Poi, di nuovo. E di nuovo
ancora. E di
nuovo ancora. E ancora, ancora, ancora.
James
abbassò il capo,
chiudendo per un secondo gli occhi e sospirando. Finalmente...
Con
una leggera spinta
alle braccia, si staccò dal bordo del lavello e si diresse
fuori dalla cucina.
Sparì oltre la porta e ricomparse nel salotto. Rimase fermo
per qualche
secondo, osservando la piccola figura di fronte a lui che gli dava la
schiena.
Lily
era rivolta verso la
finestra e le sue spalle erano scosse da singhiozzi. Singhiozzi
piuttosto
strani, poté notare Potter. Sembravano... trattenuti.
-
Tesoro...
– la chiamò frastornato
avvicinandosi a lei. Le poggiò le mani sulle spalle
abbassandosi a baciarle il
collo da dietro, mentre Lily non osava muovere un solo muscolo. O,
almeno... ci
provava.
-
A
– adesso pa – passa... – si
limitò a dire
la giovane signora Potter, continuando a guardare fuori.
Cavolo!
Era stata brava
fino a quel momento! Non aveva versato una sola lacrima, proprio come
aveva
dovuto promettere ai suoi genitori. Non era riuscita a sorridere al
loro
funerale, certo. Ma era stato un grandissimo sforzo e successo non
lacrimare...
non piangere... non disperarsi.
Disperarsi.
Avrebbe tanto
voluto farlo. Avrebbe tanto voluto farlo e girarsi; voltarsi
dall’altra parte e
farsi abbracciare dall’unica vera persona importante per lei.
Pregarlo di non
lasciarla mai. Di non fare come avevano fatto i suoi genitori. Loro
credevano
che, in realtà, non si sarebbero allontanati, non se ne
sarebbero andati, non
l’avrebbero lasciata da sola. Ma lei, in quel momento,
proprio non riusciva a
sentirli accanto a se. Non ce la faceva. Era più forte di
lei sentirsi abbandonata.
E,
intanto, stava anche
facendo stare male il suo amato James. Come se non si fosse accorta
della sua
preoccupazione, del suo continuo essere apprensivo, dei suoi occhi
così pieni
di odio, terrore, amore e paura. Tutto per lei.
Mai
era capitato, da
quando si erano fidanzati, che lei si tenesse dentro un sentimento, che
sia
stato piccolo o grande, senza condividerlo con lui. Quella era la prima
volta... ed era talmente potente da creare distanze così
grandi... così
forti... così assassine.
Perdonami,
Amore Mio...
-
Lily...
– la chiamò ancora James, non
osando muoverla di un solo millimetro, - ... ti prego, dimmi cosa ti
passa per
la testa -. E un altro singhiozzo non riuscì a trattenere.
Non dopo la voce,
non dopo le parole, non dopo le preghiere del suo Amore. Non dopo
quello... –
Ti prego, parlami. Dimmi cosa provi, cosa pensi. Lo sai che non ti devi
tenere
queste cose dentro, soprattutto adesso! – le baciò
di nuovo il collo,
sentendola tirare su con il naso, - Sai che sono qui. Io sono qui,
Amore. Non
me ne vado, non ti lascio da sola. Non lo farei mai, lo sai! Allora
dimmi,
parlami. Prendimi a pugni se vuoi, proprio come facevi ad Hogwarts
quando ti
facevo arrabbiare. Lanciami addosso tutti gli incantesimi che vuoi,
rompi i
mobili, le finestre, tutti gli altri piatti che vuoi, ma esterna quello
che
provi. Puoi anche uccidermi se... -.
-
Sono
stata brava... vero? – con tono
strozzato, l’aveva interrotto. Non poteva sentire oltre. Non
solo perché la
stava facendo sentire una cretina che, sapendo alla perfezione tutte le
cose
che lui voleva che facesse, non manifestava i suoi sentimenti e le sue
emozioni. Ma, soprattutto, perché non poteva sentire la
continua dell’ultima
frase che stava pronunciando. Se qualcuno avesse solo pensato di
portarle via
la sua unica ragione di vita... se solo qualcuno ci avesse provato, non
avrebbe
più risposto delle sue azioni. E, cosa più
importante... se qualcuno ci fosse
riuscito... se James fosse morto... lei lo avrebbe seguito. Non avrebbe
avuto
paura di puntarsi la bacchetta contro, o di avvelenarsi con una pozione
o di
lasciarsi uccidere con facilità da altri Mangiamorte. No,
non avrebbe avuto
paura! Le faceva più terrore
affrontare
la vita senza il suo James piuttosto che affrontare la Morte in persona.
–
Sono... sono stata brava, vero? – ripeté con il
nodo alla gola che le faceva
male. Sentì le braccia di Potter avvolgerla completamente da
dietro e il suo
respiro abbracciarle il collo e la pelle appena sfiorata dalle sue
morbide
labbra. E lasciò andare le prime lacrime che scivolarono
veloci sulle sue
guance e volarono sino alle braccia di James. Tirò su con il
naso e delicata
spostò le sue piccole mani su quelle grandi di suo marito.
– Vero? – chiese
ancora conferma, insistente, mentre James scioglieva
l’abbraccio per poterle
permettere di muoversi. Muoversi e voltarsi. Girarsi verso di lui e
sprofondare
nel suo petto, nel suo cuore, nel loro mondo.
E
James, se pur
frastornato da quella domanda non riuscendo a capire cosa ci fosse alla
base
che la spingesse a porgli un interrogativo del genere, non
osò contraddirla e,
nel loro più intimo abbraccio, le rispose che si... era
stata brava.
-
Si,
Amore... sei stata brava... bravissima
– le sussurrò soave nell’orecchio. Il
loro abbraccio che si trasformava in
qualcosa di sacro, qualcosa di inviolabile, intoccabile. Le
sfiorò nuovamente
la pelle del collo con le labbra e la sentì singhiozzare
ancora. Riusciva a
sentire il dolore di sua moglie in una maniera così forte
che percepiva anche i
suoi inutili tentativi di ingoiare quel groppo in gola che la stava
facendo
esplodere. Mancava poco, ormai, ne era certo. La sentiva tremare e
fremere. Le
lacrime mal trattenute che scendevano copiose e macchiargli la camicia
di
sofferenza pura. E il suo cuore che batteva frenetico e dolente.
Perché era
così difficile per lei, quella volta, esternare il suo
dolore? L’abbracciò più
forte di prima e le respirò vicino all’orecchio
prima di bisbigliarle, - Amore
Mio, stai tranquilla. È tutto ok, te lo posso promettere.
Lasciati andare, è il
momento giusto, non avere paura -.
-
Da
– davvero, James? – gli chiese quasi
spaventata ed insicura. Era davvero il momento giusto? Come faceva ad
esserne
sicuro? I suoi genitori, se era vero che le erano ancora accanto,
avrebbero
comunque assistito e... allora, tutti i suoi precedenti sforzi non
sarebbero
serviti a niente.
No!
James si sbagliava...
non poteva essere quello il momento giusto. Il momento giusto non
esisteva più,
oramai.
Con
una lentezza che
spaventava, Lily negò con il capo. James poté
capire la sua risposta sentendo
il suo movimento a contatto con la sua pelle. Perché no?
Cosa no, poi? Non gli
credeva? A che punto erano arrivati in così poco tempo?
-
Certo,
Lily... – le rispose insicuro. Da
quando si era reso conto, al funerale, che la sua amata Lily non aveva
ancora
pianto per un nano secondo, ogni cosa che diceva e che faceva
sembravano le più
giuste e le più sbagliate allo stesso tempo.
L’incertezza, ecco dove era
immerso fino alla punta dei capelli. – Certo che è
il momento giusto – continuò
tentando di apparire il più convincente possibile.
Lei
negò nuovamente con la
testa.
-
Loro
mi guardano sempre, Jam. - disse
semplicemente, - Non posso farmi vedere piangere... non posso farmi
vedere in
queste condizioni dopo che avevo promesso loro di non versare una
lacrima al
loro funerale -.
E
Potter non poté fare a
meno di corrucciare la fronte. Era logico che, in quel momento, lei
stesse
parlando dei suoi genitori. Ma chi li stava guardando? Chi la stava guardando? Chi li spiava?
Possibile che parlasse proprio
dei suoi genitori? I signori Evans... che erano appena stati
seppelliti? E...
cosa aveva fatto? Aveva promesso loro di non versare una lacrima al
loro
funerale? Ma che...?
-
Lily,
ma che stai dicendo? – le domandò
confuso, ma diretto. Era stanco di non sembrare brusco e insensibile.
Lei
doveva scoppiare, non c’era altra soluzione! Sarebbe morta
dentro se non avesse
mostrato il suo dolore interno e lui... James non avrebbe mai permesso
a Lily
Evans di morire! In qualsiasi senso...
Lei
tirò ancora una volta
su con il naso. Si aggrappò alle increspature della camicia
di suo marito e
sprofondò ancora di più nell’incavo tra
il collo e la spalla. Li dove sapeva
essere il posto più sicuro al mondo. Li dove era
il suo mondo. Li dove sapeva nessuno l’avrebbe
toccata e
dove sarebbe stata bene per il resto della sua vita.
Con
delicatezza inspirò il
dolce, ma stuzzicante, profumo di James e in un solo attimo
riuscì a calmarsi
per qualche secondo. Poi, una volta preso un bel respiro... decise di
rendere
partecipe il suo amato James della vecchia promessa che fece ai suoi
genitori
tanti anni prima.
-
Loro...
loro volevano che noi... che non
piangessimo al loro funerale... loro, i miei genitori, volevano... non
volevano
che piangessimo al loro funerale, non volevano... non volevano che...
– tentò
di spiegare con frasi ripetitive e con fremiti e singhiozzi che la
interrompevano e le impedivano di dire altro.
E
Potter se ne rese
conto...
-
Shh,
calmati, Amore. – le sussurrò dolce, -
Va tutto bene. Andrà tutto bene, stai tranquilla. Calmati
qualche secondo – la
interruppe spostando sopra e sotto il suo braccio sulla schiena di sua
moglie
accarezzandola delicatamente. Talmente leggero che alla giovane ragazza
sembrava di avere la schiena percorsa da tante goccioline di pura acqua
rugiada.
Un
sogno.
Chiuse
gli occhi e
sospirò, cercando di fare come le stava sussurrando il suo
Amore. Non era certo
in quelle condizioni che sarebbe riuscita a raccontargli quella storia.
E, poi,
se davvero non aveva intenzione di scoppiare, allora era arrivato il
momento di
darsi una piccola calmata. Giusto un momento per tranquillizzarsi prima
di
affrontare una notte che, sicuramente, sarebbe stata invasa da fantasmi
e
ricordi dolorosi.
Lily
annuì e rimase
stretta nel suo abbraccio. Inspirò ed espirò
parecchie volte pregando il suo
stesso cervello e il suo cuore di rilassarsi definitivamente al
buonissimo
odore di James invece che solo per qualche secondo.
Aveva
bisogno di respirare
calma. Aveva bisogno di una pausa da quel batticuore frenetico, o
sicuramente
sarebbe morta d’infarto. Sospirò e chiuse gli
occhi per un po’.
Il
silenzio che li avvolse
sembrò qualcosa di soprannaturale e durevole fino alla fine
dei tempi. Qualcosa
che nessuno avrebbe interrotto. Eppure, James si stupì di
sentire la stessa
voce di sua moglie parlare dopo qualche attimo con un tono
più calmo e grave.
-
I
miei genitori, James, avevano... una
strana teoria sulla Morte. Mio padre diceva che era un normale
passaggio della
vita e che dopo quel passaggio... tutti saremmo andati in un posto
migliore. Ne
erano certi. Per questo, per loro, diventava stupido mettersi a
piangere
durante i funerali. Che senso ha piangere ed essere tristi se si sa che
la
persona che è scomparsa è andata a stare in un
posto migliore? Tanti... tanti
anni fa... – respirò di nuovo affondo, sentendo il
groppo in gola tornare a
stringere e a fare male. Impedirle di parlare, di esternare i suoi
sentimenti
alla persona più importante della sua vita. Ma, questa
volta, non si sarebbe
arresa. Soprattutto, sapendo che James contava così tanto su
di lei. – Tanti
anni fa... loro... loro vollero che io e... e mia sorella...
promettessimo loro
di... di sorridere al loro fu... funerale... –
singhiozzò di nuovo e tirò su
con il naso, percependo, anche, la stretta di James intorno a lei farsi
più
tenace pur rimanendo dolce e delicata. –Non... non ce
l’ho fatta a... a
sorridere... non ce la facevo... non ce... non ce la fac... facevo...
– si
interruppe un secondo per alzare la testa e poter fissare James negli
occhi.
Lui le restituì un’occhiata mista tra la
preoccupazione e la confusione. Quegli
occhi sempre così vivaci e pieni di emozioni, ora erano solo
casa di
distruzione e disperazione. Cosa avrebbe dato per avere sotto mano,
proprio in
quel momento, quei quattro bastardi che avevano osato ridurla in quello
stato!
Solo Merlino sa cosa!! – Però non ho pianto... non
ho pianto, Jam. Sono... sono
stata brava... brava, vero? – chiese con un filo di voce.
E
poi... fu il turno del
suo sorriso. Si. Si! Era stata eccezionale, non brava! Ma questo non
giustificava il suo trattenere i singhiozzi e il pianto ora che era a
casa. Lei
aveva promesso ai suoi genitori che non sarebbe scoppiata al loro
funerale. Ma,
adesso, la cerimonia funebre era conclusa e Lily era a casa con lui.
Ora era
libera...
Dolce
e lento, si abbassò
fino a raggiungere il suo viso per rubarle un piccolo bacio a fior di
labbra.
Cosa importava se era un bacio più umido del solito? Ora
James sapeva di poter
avere in mano la chiave, il modo, per restituirle la
serenità e il sorriso
sulle labbra. Certo! Non ci sarebbe riuscito così, in due
secondi... ci voleva
tempo. Ma, lui aveva capito cosa doveva fare per liberarle
l’anima da quei
tormenti.
-
Sei
stata eccezionale, Amore Mio. – le
sussurrò a due soffi dalle labbra. Le loro fronti che si
sfioravano e non si
toccavano al tempo stesso. I loro occhi chiusi, eppure aperti sulle
porte del
cuore e dell’anima dell’altro dove sapevano essere
accolti e custoditi. Uno
conteneva l’altro. Uno proteggeva l’atro. Uno amava
l’altro.
Lily,
inspiegabilmente, si
ritrovò ad arrossire nonostante di momenti come quelli, loro
due, ne avevano
passati davvero tanti. Più odiavano i momenti zuccherosi e
smielati, più ci
finivano dentro. Ed erano proprio quegli attimi che passavano insieme
in cui
lei si rendeva conto di quanto fosse amata dal suo uomo e quanto lei stessa amasse il suo Amore. Non
avrebbe mai smesso di stupirsi e di innamorarsi sempre di
più di lui in quei
momenti che avevano sempre avuto, che avevano e che avrebbero vissuto
in
futuro. Mai!
E
che cosa importava che
gli avesse detto solamente tre paroline dette in croce, quando erano
state
seguite dalle due più importanti? Parole così
comuni per una coppia innamorata,
eppure così sottovalutate. Così potenti.
Perché solo quelle parole riuscivano a
far battere il cuore. Farlo battere forte. Veloce. Unico.
Si
ritrovò ad aprire gli
occhi e a fissare, all’improvviso, due pozzi marroni. Due
pozzi nocciola. Due
occhi. I suoi occhi. Che tanto la
scrutavano sicuri ed innamorati. Che tanto creavano quello sguardo di
cui lei
andava pazza.
Odiava
essere comandata a
destra e a manca. Odiava seguire la gente. Odiava dover obbedire senza
poter
dire la sua e fare la sua. Ma
quando
capitavano quei casi in cui si sentiva così smarrita e
sola... quando
capitavano quei casi in cui lui la guardava con quegli occhi... quando
capitavano quei momenti... avrebbe accettato di essere condotta ovunque.
Da
lui.
Solo
da lui.
E
da nessun altro al
mondo.
Lo
vide sorriderle ancora
e pensò di trovarsi di fronte alla persona più
bella del mondo, al suo angelo.
Il suo protettore, il suo salvatore. Il suo Amore... la sua Vita.
-
Sei
stava bravissima, Lily... Nessuno tra
le persone che conosco sarebbe riuscito a fare una cosa del genere. Me
compreso! – James si ritrovò ad allargare il suo
sorriso, questa volta con un
modo davvero divertito, - In fondo, te lo ricordi, no? Al funerale dei
miei
genitori... beh, non si può dire che non abbia versato
neanche una lacrima! –.
Le fece scappare un sorriso. Ma non per quello che aveva detto... era
perché lui sorrideva. Ed
era bello. Bellissimo!
– Brava! – le disse ancora – Come sempre
hai iniziato e finito il tuo lavoro. –
concluse, lasciandola del tutto basita.
Adesso,
ogni traccia di
sorriso era scomparsa dal suo viso e, sopra di esso, aleggiava
solamente
confusione. Non aveva capito? James non aveva capito un accidente,
dannazione a
lui!
Irrigidì
per un secondo lo
sguardo e lo fulminò, mentre il giovane Potter continuava a
guardarla come se
niente fosse successo. Per lui, effettivamente, niente era successo.
Conoscendo
la gran testa dura di sua moglie per la quale aveva tanto perso il lume
della
ragione, aveva predetto una reazione del genere. L’aveva
perfettamente
prevista.
-
Non
ho concluso proprio niente, Jam.
Possibile che tu non capisca? – gli disse allontanandosi dal
loro abbraccio...
O,
almeno... provandoci.
Infatti,
con una mossa
repentina e delicata allo stesso tempo, James le agguantò il
braccio e la tirò
di nuovo contro il suo petto. Stringendola, fece sprofondare il suo
volto tra
la folta chioma color rosso fuoco di sua moglie. Chiuse gli occhi ed
inspirò a
fondo il buon odore della sua piccola Lily, sentendo il cervello
cominciare ad
abbandonarlo... Era sempre così. Ogni volta che aspirava
l’odore di sua moglie,
James perdeva completamente la testa.
Lei,
invece, provò a porre
una resistenza del tutto inutile contro la forza potente ma morbida di
suo
marito. Si sentiva ferita, quasi. Lui le aveva fatto credere di aver
capito
alla perfezione il suo problema, il suo modo di sentire quelle emozioni
contrastanti ed assassine... e invece...
-
James...
– tentò di bloccarlo anche con la
voce, posando le mani sulle spalle del ragazzo e provando a spingere
per
allontanarsi.
Ma
Potter la teneva fin
troppo salda al suo corpo per poterla lasciar scappare con
così tanta facilità.
-
Lily,
perché sono io quello che non
capisce? – le domandò con fare tranquillo
suscitando altra grande confusione
nello sguardo di Lily. Lei, di fatti, bloccò il suo atto per
alzare gli occhi
verso James e fissarlo stranita e anche con un leggero tocco di rabbia.
Prese
aria nei polmoni per rispondergli a tono, ma il ragazzo fu
più veloce di lei e
la bloccò sul nascere, - Tu, la tua promessa,
l’hai mantenuta, Amore... ora
devi lasciarti andare: ne hai bisogno -.
-
Come
potrei lasciare che i sentimenti
dominino su di me, adesso? Manderei a monte tutti i miei sforzi fatti
durante
il funerale quando volevo... volevo... -. Improvvisamente
percepì le sue iridi
verdi riempirsi di nuovo di acqua salata. No! Non di nuovo! No, per
favore!
In
un moto di
disperazione, abbassò il capo nascondendo i suoi occhi al
giovane Potter. Come
se se ne vergognasse. Come se non volesse farlo partecipare al suo
dolore. Come
se fosse una cosa che riguardasse solo lei e lui, in realtà,
era solo un misero
estraneo alla sua vita.
Se
faceva così... lo
uccideva... e lei ne era perfettamente cosciente.
La
sentì stringere la
presa della sua camicia nelle sue piccole mani posizionate sulle sue
spalle e
il tremore di prima ricominciare a scuoterla. Ecco altre lacrime che
venivano
erroneamente trattenute, maledizione!
Con
un unico slancio
d’amore, l’unico vero e puro che solo per lei
potrebbe mai provare, la tirò
maggiormente contro di se e l’abbracciò di nuovo.
Posò il mento sulla sua
piccola testolina fiammeggiante che, intanto, andava a nascondersi nel
migliore
dei modi nel loro mondo. Il solo
mondo in cui nessun altro sarebbe mai riuscito a raggiungere. E mai ci
avrebbero neanche provato! Lui li avrebbe stesi, per Merlino!
James
dondolò leggermente
da una parte all’altra, cullandola. Con una mano
arrivò ad accarezzarle i
capelli prima di lasciarle un dolce bacio sul capo e tornare a poggiare
il suo
sopra le fiamme. La cullò ancora per un po’, nel
loro silenzio personale.
Intimo. Irrinunciabile.
-
Amore,
ascoltami bene. Ti posso giurare su
qualsiasi cosa che questo è davvero il momento giusto per
sfogarti. È vero, i
tuoi genitori non smetterebbero di guardarti ed assisterebbero a questo
spettacolo così brutto, però... –
Potter fece una piccola pausa, osservando sua
moglie alzare gli occhi verso i suoi. In attesa. Ansiosi. Attenti. Solo
per le
sue parole. Gli venne da sorridere con sincerità, ma si
trattenne dal farlo.
Non era il momento adatto. Ci sarebbero stati altri giorni per
sorridere di
cuore di fronte alle dimostrazioni del grande Amore che Lily provava
per lui.
Ma quello no. Quel giorno era adatto solo per lei. Almeno... quel
momento, lo
era. Sospirò, - ... però, tu hai promesso loro
che non avresti pianto al loro
funerale. Non per il resto della tua vita. Ed è anche giusto
così. – La vide
allargare gli occhi, presa dalla sorpresa delle sue parole, ma non si
fermò.
Non in quell’attimo. Sorrise, lievemente. – Io
credo che se i tuoi genitori...
se tuo padre e tua madre avessero voluto davvero non vedervi piangere,
allora
vi avrebbero chiesto una promessa che sarebbe durata per tutta la
vostra vita.
Ma non l’hanno fatto. E sai perché, Amore Mio? -.
Questa volta aspettò la
risposta di sua moglie che non tardò ad arrivare. Di fatti,
due secondi dopo,
la osservò negare con il capo alla sua domanda. Sorrise di
nuovo. – Perché
sapevano quanto importante sia piangere
e lasciare che le emozioni escano fuori dalle barriere. – Si
bloccò per un
secondo. Giusto il tempo di tornare serio e fissarla dritta negli occhi
con una
luce che poche volte Lily Evans gli aveva visto nello sguardo.
– Loro non
vorrebbero mai vederti in questo stato. Vederti così
è molto peggio che assistere
ad una crisi di pianto, Lily. Tenersi tutto dentro, uccide. E non credo
che i
tuoi genitori, sempre così cari e dolci, desidererebbero una
sorte del genere
per te. – Negò con il capo continuando, - Non
importa cosa dice la gente. Quali
sentenze e quali giudizi spara. Sono tutte cavolate. Quello che conta
è ciò che
senti e, se lo vuoi... la persona capace di ascoltarti la trovi in un
batter
d’occhio. Non devi aver paura. Nessuno ti può
mettere i piedi in testa e
lasciarti sola. Non finché ci sarò io, Lily.
Questo te lo giuro sulla mia vita.
Te lo posso giurare su qualsiasi cosa tu voglia, io non ti lasc... -.
E,
allora... che
importanza hanno i baci umidi? Che importanza hanno le labbra che sanno
di
sale, piene di acqua? È sempre un bacio. È sempre
un bacio trainato da una
carrozza condotta dallo scalpitio dei battiti impazziti del cuore. Se
c’è
questo... che importanza ha tutto il resto?
Tutto
diventa frivolo e
privo di preoccupazione. Tutto diventa sciocco ed ignorato,
perché quello che
veramente conta in quei momenti... è solo l’altro.
A
James non importava più
di tanto essere stato interrotto. In quel giorno, in
quell’istante, in quella
vita comandava Lily e se lei aveva così tanto bisogno di
sentirlo accanto,
allora sarebbe stato pronto per qualsiasi cosa.
-
James...
– la sentì mormorare sulle sue
labbra il suo nome. La sentì vagare con le mani e stringere
la presa. La sentì
fremere dalla paura.
E
non gli bastò altro per capire quanto le servisse, in
quell’attimo, sentirsi
abbracciata e protetta.
Coccolata e cullata.
Andrà
tutto bene, Amore Mio...
L’abbracciò
più forte
contro di sé e approfondì il loro bacio. Nessuno
l’avrebbe lasciata da sola.
Lei non sarebbe mai rimasta da sola. Lui non lo avrebbe permesso. Mai!
Poi,
improvvisamente,
spostò le braccia da sopra le sue spalle a giù...
le circondò la vita e la
sollevò da terra coinvolgendola ancora di più nel
loro bacio.
Con
gli occhi chiusi
proseguì per il salotto. Era vero, non vivevano in quella
casa da una vita,
però quei pochi anni passati insieme nel vivo della loro
passione erano bastati
per farlo orientare, non solo nelle stanze, ma anche tra i mobili ad
occhi
chiusi.
Percepì
Lily alzare le
gambe e stringerle intorno alla sua vita, nel contempo che si lasciava
condurre
ovunque lui avesse voluto.
Il
giovane Potter si voltò
di lato e si lasciò cadere sul divano nel salotto,
trascinandosi addosso anche
la sua amata moglie.
E
rimasero immobili. Uno
imprigionato nelle braccia dell’altra e viceversa. Ognuno che
pregava qualunque
divinità esistesse o no di impedire a qualsiasi cosa o
persona di allontanarlo
dall’altro.
James
continuava a giocare
con le labbra dolci e fresche della sua piccola Lily, mentre la sentiva
aggrapparsi a lui con quanta energia e quanto amore potesse mettere in
tutti i
suoi gesti. Riusciva a sentire tutto quello che lei provava. Ormai,
erano una
cosa del tutto sola.
C’era
tenerezza. Tanta
tenerezza nel momento che stavano vivendo, ma anche tanta disperazione.
Confusione e contrasti. Amore e odio. Dolcezza e tristezza. Lacrime e
sorrisi.
Lily,
soprattutto, si
sentiva così confusa. Così senza via... . I suoi
genitori erano morti, ma James
era li. Sua madre e suo padre non esistevano più in quel
mondo, ma l’Amore
della sua vita la stava abbracciando, accarezzando, baciando. E non
sapeva a
chi pensare, a cosa provare. Disperazione per la perdita, paura per un
possibile allontanamento nel futuro... Amore per lui.
Strinse
la presa intorno
al collo di suo marito e spinse ancora di più contro le sue
labbra.
La
paura, l’abbandono...
la Vita e la fiducia.
James...
aiutami...
Le
labbra si toccavano,
danzavano creando un massaggio che sapeva solo di tenerezza e amore. Le
lingue
si cercavano fameliche, timorose dando origine ad un legame che nessuno
avrebbe
mai rotto. Le mani si sfioravano, accarezzavano plasmando dei brividi
unici...
Gocce
che scivolano sulla
schiena.
Dolci.
Delicate.
Inimitabili.
Irrinunciabili.
...
Ti amo...
Poi,
James posò la sua
mano sulla coscia piegata di Lily. La spinse di lato costringendola a
spostarsi
da sopra di lui. Ma non la lasciò andare. Non la
cacciò via.
Di
quella minima distanza
che si era creata fra le loro bocche, James se ne fece un baffo
raggiungendola
di nuovo in pochi attimi. La catturò, lasciandosi catturare.
Ed
entrambi caddero
sdraiati sul divano. Presi, come sempre, dalla loro passione che spesso
li
soggiogava al meraviglioso gioco dell’Amore.
-
James...
– si ritrovò a mormorare di nuovo
la giovane signora Potter; nuove lacrime le solcarono ancora le guance.
Il
terrore era davvero una
bestia letale. Con quale arma la si vince se ci si sente soli?
Eppure... lei
sapeva di non esserlo... di non essere sola. Di non essere abbandonata.
E che
mai lo sarebbe stata. Non con James al suo fianco...
Il
ragazzo, sentendosi
chiamare in quel modo tanto angosciato, si staccò nuovamente
da lei e la fissò
dritta negli occhi.
-
Tesoro...
– le disse con un bel sorriso sul
viso, - ... andrà tutto bene. – le
spiegò accarezzandole ogni singolo poro del
suo meraviglioso volto. Una faccia sulla quale aveva visto dipingersi
ogni tipo
di emozione da quando la conosceva. Quanto gli ci era voluto
perché quelle
emozioni, dai primi tempi, si trasformassero in qualcosa di positivo e
buono!
Ma alla fine, Potter lo sapeva alla perfezione... ne era valsa la pena.
-
Come
facciamo a saperlo, James? – domandò
scettica e irrequieta. Sapeva che con quel comportamento, lui poteva
capire
alla perfezione la sua paura più grande... e, infondo, James
già la conosceva
da tempo. Ma cosa le importava in quel momento? In
quell’attimo così confuso e
costernato che le impediva di respirare quasi? In quei secondi della
sua vita
dove aveva così bisogno di lui.
Lui
accanto a lei.
Lui
sopra di lei.
Lui
sotto di lei.
Lui
attaccato a lei.
Lui.
James...
James
le sorrise di nuovo,
passandole il pollice sugli zigomi, le tempie, le labbra.
-
I
tuoi genitori se ne sono andati insieme, Lily. Tutte le persone che si
amano se
ne sono andate insieme. Anche i miei sono morti insieme. Non si sono
mai
lasciati e mai si lasceranno – le parlò serio. Con
una serietà della quale Lily
aveva paura e ne aveva bisogno. Una serietà che la faceva
innamorare. – Anche
noi non ci lasceremo, Amore Mio. Io non ti permetterò di
andartene senza di me.
Te lo prometto -.
-
Anche
io non ti permetterò di andartene
senza di me. - si affrettò ad aggiungere Lily, ormai
totalmente presa da
qualsiasi cosa che riguardava lui. Perfino il particolare
più futile. Tutto il
mondo, ora, era lui. Persino le pieghe della sua maglietta create da
quelle
posizioni, da quei movimenti, le facevano perdere la testa.
E
non resistette più. Non
appena vide il sorriso sincero e grato, quasi, di James, gli
afferrò il
colletto e lo avvicinò bruscamente a sé
riprendendo a baciarlo con urgenza.
Un’urgenza
che sentì
pervadere anche il suo amato marito.
Un’urgenza
che presto
portò il pavimento ad essere ricoperto anche dei capi
più intimi.
...
Un’urgenza
che in futuro
avrebbe portato la fine della Guerra Magica.
...
Un’urgenza
che in meno di
un anno avrebbe ricompensato le perdite che i nuovi coniugi Potter
avevano
subito in quegli anni.
...
Morirono
quattro persone.
Due coppie di genitori.
E...
quell’urgenza...
portò alla luce una sola vita che collegava chiunque in
quella famiglia.
Un’urgenza
che sacrificava
tante vite, ma che, in futuro, sarebbero state vendicate.
...
Un’urgenza
che fece
brillare gli occhi di James e Lily.
...
Un’urgenza
che proprio loro... chiamarono... Harry... James... Potter.
They say that good things take time
But really great things
happen in a
blink of an eye
Thought the chances to meet
somebody like you were a
million to one
I cannot believe it (o woah)
You're one in a million
All this time
I was looking for love trying to
make things work
They weren't good enough
till I thought
I'm through
Said “I'm
done” and
stumbled into the arms of the one
Dicono
che ci vuole tempo per
ottenere le cose buone
Ma le grandi cose accadono
davvero in un
batter d'occhio
Pensavo che le
possibilità di
incontrare qualcuno come te fossero una su un milione
Non riesco a crederci
Sei uno su un milione
Tutto questo tempo stavo
cercando l’amore cercando di far funzionare le cose
Non erano abbastanza buone
finché ho pensato di
aver finito
ho detto “ho
chiuso” e sono inciampata tra le
braccia dell'unico
Miley Cyrus – One In A Million
NOTE
dell’AUTRICE:
Salve a tutti!! …
Ebbene, si u.u … avete
perfettamente ragione! Ma
come potete disgraziatamente constatare, la mia faccia tosta di
ritornare su
questo fantastico sito con un’altra One-Shot piuttosto che
con un aggiornamento
di “Questo Matrimonio Non s’Ha Da Fare”
è ben più grande di quanto si possa
immaginare =P.
Purtroppo sono in un altro punto
critico. Uno dei
tanti e sicuramente non l’ultimo. Vi chiedo di pazientare
ancora per un po’
perché in questo periodo mi sta salendo su
l’ispirazione per qualsiasi cosa che
non sia proprio quella mia Fic =.=’!
Spero di non aver perso nessuno dei
miei adoratissimi
lettori e recensori perché mi dissanguerei
all’istante! Troverei una morte
talmente assurda per punirmi che costringerà i registi di un
nuovo ipotetico
Final Destination a venire ad ingaggiarmi perché loro non ci
potrebbero mai
neanche pensare.
= che pensiero contorto
-.-‘ =
Cmq, bando alle ciance (anche se
ciance proprio non
sono... fe nind! - come si dice da me xD!- )! Come avrete
già sicuramente letto
e capito, questa storia è del tutto dedicata alla mia
fantastica
Pazzarella_Dispettosa che non si stanca mai di farmi ridere e di
sentirmi
felice di averla conosciuta così bene (forse mi sto
sciogliendo troppo, Emy
xD!).
Questa storia, per quanto triste
possa essere, l’ho
scritta per te. Perché tu fai così tante cose per
me: mi fai sentire così speciale
e brava nello scrivere quello che scrivo e nel fare quello che faccio
che ogni
volta anche solo dirti ciao e sentirmi rispondere mi manda su di giri!
Sono felice di averti conosciuta,
Emy – ti sto
facendo una dichiarazione d’amore se ancora non
l’avessi capito u.u – ed ora,
insieme a Lavi, faremo tanto di quel casino che l’intero
mondo Internet ci
bannerà a vita xD!!!
Non vedo l’ora!!!
So che non dovevo postare niente
prima del tuo
ritorno, ma non ce l’ho fatta!! Dovevo metterla su EFP subito
dopo averla
conclusa e, infatti, eccomi qui ^.^!!!
Spero ti piaccia, malandrina
sclerata!! Ti
adoorooooooooooooooooo ;)
E, naturalmente, non potrei mai
dimenticarmi di
tutti gli altri che passeranno e leggeranno, anche solo per caso,
questa mia –
insensata xD – One-Shot!
Spero non ci sia andata
giù troppo pesantemente
xD!!
Un bacio a tutti!! :-) :-*
Lovegio92