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Autore: Fiamma Drakon    26/08/2010    3 recensioni
Lo vedo diverso. È diventato palese, da un po’ di tempo a questa parte.
Il signor Raiko... non è più quello di prima. Almeno, non per me.
Posso cercare di convincermi quanto voglio, ma so che tutto ciò che posso dirmi sono parole vuote con le quali cerco solo di mascherare ai miei occhi la verità.
Una verità che, mio malgrado, non mi sento ancora pronto ad accettare, o che forse non voglio semplicemente accogliere, difficile dire con certezza quale delle due.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gau Meguro, Raikō Shimizu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non più come prima Lo vedo diverso. È diventato palese, da un po’ di tempo a questa parte.
Il signor Raiko... non è più quello di prima. Almeno, non per me.
Posso cercare di convincermi quanto voglio, ma so che tutto ciò che posso dirmi sono parole vuote con le quali cerco solo di mascherare ai miei occhi la verità.
Una verità che, mio malgrado, non mi sento ancora pronto ad accettare, o che forse non voglio semplicemente accogliere, difficile dire con certezza quale delle due.
Io lo vedo diversamente. Per me lui non è più solo “il signor Raiko”.
È questa la realtà.
Eppure è lacerante, stargli al fianco e fingere che tutto sia come sempre, che io e lui fossimo solo amici, o ancor peggio, semplici compagni di squadra, affini solo per il compito che è stato loro affidato.
Sento ogni momento di più crescere in me la percezione che se lasciassi “libera” la parte di me che desidera il compiersi del cambiamento, lo perderei. Ho paura che se gli dicessi quello che sento, potrebbe decidere di abbandonarmi, e questo non lo sopporto.
È stupido e strano, me ne rendo perfettamente conto, ma non posso fare a meno di domandarmi: se il signor Raiko lo scoprisse, come reagirebbe?
Ed io... non sono ancora sicuro di volerlo sapere.

- Gau come ti senti? -.
Sono steso a terra, su di un prato in un parco pubblico, illuminato dall’opaco riverbero delle stelle e dalle fioche luci artificiali che mi giungono da poca distanza. Sopra di me è chino il signor Raiko, nello sguardo, cupo ed intenso, un guizzo ben visibile d’angoscia.
L’ennesimo shinobi che mi aggredisce mentre io cerco di proteggere il samurai. Ormai inizio a non sentire quasi più male ogni volta che mi colpiscono allo stomaco: chissà perché, scelgono tutti sempre lo stesso punto.
Inizio a pensare che la mia soglia del dolore fisico si stia lentamente alzando.
- Posso rialzarmi signor Raiko... non si preoccupi - mormoro.
- Sei sicuro? - chiede, senza spostarsi di un solo centimetro.
Annuisco: non voglio che si preoccupi per me. Non deve ricoprirmi di attenzioni, altrimenti mentirgli e fingere diventerebbe più complicato e sarebbe più doloroso di quanto già non fosse.
Diverrebbe semplicemente intollerabile.
Mi metto seduto e noto che continua a fissarmi, assorto e serio.
- Sto bene, signor Raiko - gli assicuro, stirando le labbra in un sorriso che io stesso avverto forzato e fasullo.
Eppure lui semplicemente sorride a sua volta e mi porge la mano per rialzarmi.
- Andiamo. Qui abbiamo finito -.
Quel contatto, il tepore del suo corpo, tutto ciò intensifica quella mia percezione diversa del signor Raiko, a tal punto da farla divenire intollerabile.
Nonostante ciò, non voglio dirglielo. Mi ostino a sopprimere in me quel cambiamento che temo possa essere fatale al nostro legame.
Andiamo a casa e lì mi metto a stilare il rapporto sulla missione, che a breve avremmo dovuto consegnare al capo.
Il signor Raiko non è, a detta sua, particolarmente bravo in quel genere di cose, perciò lo aiuto ancor più volentieri: voglio essergli utile in ogni modo.
Almeno in quella maniera riesco ad acquietare un poco ciò che si agita e si dibatte dentro me senza tregua.
Non appena rientrati, lui va a farsi una piccola doccia per lavarsi via dal corpo il sangue della sua ultima vittima, così rimango solo nel piccolo e modesto soggiorno del nostro appartamento, a lavorare sul rapporto della missione.
E, dopo un po’, mentre lavoro tranquillo, qualcosa di bagnato e liscio mi sfiora il collo, facendomi rabbrividire.
- Gau... - mi sento sussurrare all’orecchio, e subito mi raddrizzo: è lui... ma da quanto è lì dietro?
- Sì, signor Raiko? - domando, cercando di apparire naturale, ma percependo la rigidità del mio corpo.
Sento i suoi passi sul pavimento, poi lo vedo venire a sedersi accanto a me, i capelli coperti da un asciugamano e con indosso solo un accappatoio azzurro.
Solo allora mi accorgo di quanto sia bello: aveva un fisico desiderabile, e quell’unico pensiero mi basta a scatenare dentro di me una sequela di reazioni tutte nuove, che vanno da un ulteriore irrigidimento della mia postura a pensieri tutt’altro che casti i cui protagonisti siamo, ovviamente, io e lui.
No, non posso farmi soggiogare così dal momento!
- Mi sembri... diverso, ultimamente. Sembri più distaccato, più... distratto, anche. Come se tu cercassi di nascondere una cosa importante. C’è per caso qualcosa che ti turba, Gau? - mi chiede, senza tanti preamboli.
La sua domanda mi strappa ai miei pensieri e mi riporta dolorosamente alla realtà. A quel punto, non posso fare altro che stringere i pugni: che cosa devo dirgli?
Non posso cercare di spiegargli la verità. Non posso e basta.
- A me puoi dire tutto, lo sai, vero? - continua lui, come se mi avesse appena letto nel pensiero.
Oppure... posso?
Lo fisso negli occhi e inaspettatamente vi trovo un forte desiderio di comprendere e poter aiutare. Quello sguardo mi fa arrossire: sento un calore unico e potente divamparmi in tutto il viso.
Devo esternare tutto quanto? Devo trovare il coraggio per dirgli ciò che per così tanto ho nascosto? Devo cercare... di affrontare la sua reazione, qualsiasi essa possa essere?
Devo... o semplicemente voglio?
Perché è questo che ho sempre soppresso: il desiderio di confidarmi con lui a causa della mia stupida paura.
Ma ora... posso farlo. Sento che se mi lascio sfuggire questa opportunità di dirglielo, poi non se ne presenterebbero più altre.
Inspiro profondamente, quindi inizio: - Signor Raiko, io... io la vedo in modo diverso da prima -.
Lui sbatte le palpebre, giustamente perplesso, perciò ritento: - Cioè, non più come prima, ma in maniera più... “profonda”. Sì, insomma... -.
Non riesco a trovare le parole per dirglielo: è troppo imbarazzante! Ci giro inevitabilmente intorno, senza riuscire ad arrivare al punto.
In quel momento, noto che sorride, come divertito.
- Gau non è che ti sei... innamorato di me? - chiede, con tutta la naturalezza e la calma del mondo, come se sia cosa di tutti i giorni chiedere ad un altro maschio se si sia preso una cotta per te.
Stavolta è il mio turno di sbattere le palpebre e fissarlo, sentendomi avvampare di nuovo, con più forza.
- C-cosa dice?! - sbotto, sussultando sul posto, guardandolo con costernazione: inutile tentare di dirglielo, quindi tanto vale continuare a nasconderlo.
All’improvviso mi ritrovo tra le sue braccia, il suo mento poggiato delicatamente sui miei capelli e il viso affondato nel suo petto profumato di sapone e di pulito.
- Gau... - mi richiama, con un tono di bonario rimprovero.
- S-sì? -.
Io stesso percepisco l’incertezza della mia voce.
- Sei... sicuro di non aver nient’altro da dirmi...? - mi domanda.
Sembra certo che io abbia altro da aggiungere, ed in effetti è così, ma non posso. Ormai mi sono tirato indietro. Però... non è giusto! Devo farlo, devo riuscirci, altrimenti non avrò più occasione di farlo!
Stringo i pugni e sussurro: - Signor Raiko... lei mi piace -.
È un mormorio labile quello che sfugge alle mie labbra, me ne rendo conto, eppure è tutto ciò che riesco a fare, così sopraffatto dai sentimenti e dalla situazione da non trovare abbastanza voce per farmi sentire.
È così frustrante...!
Eppure, lo sento ridere sommessamente e le sue braccia mi stringono a sé con un poco più di vigore.
- Ah, Gau... - sospira, tenendomi stretto a sé - ... possibile che tu temessi di dirmelo? -.
- Quindi... lei non è arrabbiato con me? - chiedo con timore, sgranando gli occhi.
- Ma certo che no! Perché dovrei? - mi domanda, perplesso dal mio quesito - Lo sai che per qualsiasi cosa, io ci sarò sempre! - aggiunge, in tono vispo.
Che idiota sono stato! Un vero e proprio idiota, per tutto questo tempo. Non avrei mai dovuto temere la sua reazione, perché non c’era motivo.
- E ti dirò di più! - aggiunge, allontanandomi da sé un poco, per sfiorarmi la punta del naso con fare dolce e giocherellone - Confesso... che anche tu mi piaci un po’, Gau! - ammette, sorridendo, senza farsi alcun problema.
Io lo guardo, confuso dall’improvvisa affermazione, poi mi abbandono di nuovo contro il suo petto e mi lascio abbracciare ancora: è così piacevole...!
- Signor Raiko... - sussurro, senza poterne fare a meno.
- Sì, Gau? - mi chiede, paziente.
- ... grazie -.
   
 
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