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Autore: A Dream Called Death    27/08/2010    4 recensioni
< Pensi a lei qualche volta? > chiese poi.
< In continuazione > risposi.
Mi alzai dallo sgabello.
Lui mi fissò, incuriosito.
< E come faccio a sapere che con lei al mio fianco tornerò a vivere? Può essere l'anestetico al dolore? > chiesi.
< Lei non è l'anestetico al tuo dolore... Ma potrebbe essere la cura definitiva. >
Anno 2006.
Il tour mondiale di American Idiot è stato appena cancellato ed i Green Day tornano in America dopo tre mesi dalla partenza.
Ma qualcosa è cambiato, fuori e dentro il gruppo.
Per Billie Joe Armstrong lo scontro con le ombre del passato non è mai finito.
I pensieri, i dubbi e le insicurezze di un uomo che deve fare i conti con se stesso: una vita spesa per la musica e per la propria band, ma anche colma di bugie e alcol, nemico ed amico da sempre del protagonista, unico rimedio al dolore ed alla rassegnazione.
Ma un incontro lo sconvolge, mescola i pezzi del puzzle della sua vita, lo mette di fronte alla cruda realtà: non si può fingere per sempre, si deve trovare il coraggio di prendere la decisione più difficile di tutte... Essere felici.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A svegliarmi quella mattina furono le urla di Trè.
Sbraitava come un pazzo nel corridoio dell'albergo, probabilmente era
in corso una lite furibonda al telefono con l'ex moglie Claudia, sta di fatto
che lo sentivo dalla mia stanza.
Guardai la sveglia: le sei e dieci.
Uscii e lo trovai, in pantaloncini e ciabatte, il viso rosso.
-Che hai da urlare?- chiesi, ancora assonnato.
Fece il giro del corridoio due volte prima di rispondere.
-Ti sembro uno che ha voglia di urlare a quest'ora del mattino?-
-Parla piano! che cazzo succede?-
Prese fiato.
-Solita ramanzina, solite stronzate! perchè non sono mai a casa, perchè
sono spariti duemila dollari dal suo conto in banca... stronzate!-
-Tu tagliale i fondi. Vedrai come cambierà modi di fare- dissi.
-Tu non conosci Claudia. E il fatto è che abitiamo sotto lo stesso tetto,
capisci? Potrebbe decidere di tenermi lontano da nostro figlio...
o peggio ancora!- ribattè il batterista.
-E... cosa sarebbe peggio?- chiesi, infine.
Trè mi fissò, irritato.
-Potrebbe decidere di non prepararmi più la cena! Cazzo!-
Mi aspettavo una risposta del genere e trattenni a stento un sorriso.
Jason ci raggiunse, con lo spazzolino da denti in bocca.
-Cosa cazzo avete da urlare?- domandò, stizzito.
-Non ora, Jason. Ho un giramento di palla che va a duemila!- borbotto
Trè, diriggendosi con passo svelto verso la sua camera.
Cominciata male la giornata. Alle sette partimmo per raggiungere il
posto dove si sarebbe tenuto il nostro concerto, per gli ultimi arrangiamenti
prima delle prove. I giornalisti erano appostati fuori dai cancelli, pronti per
fare le interviste e riprendere lo svolgimento delle nostre prove.
Il caldo era straziante. Abbandonai il resto del gruppo per trovare una
bottiglietta d'acqua fresca.
In realtà, non avevo la minima intenzione di stare con gli altri,
Volevo girare il posto perchè...
C'era qualcosa.
Qualcosa dentro di me che mi supplicava di farlo.
Un voce interiore che mi pregava di andarmene.
Vattene, Billie Joe.  Non è lì che devi stare.
Mi imponeva di lasciarli e di andare altrove.
Una strana sensazione cresceva dentro di me, minuto dopo minuto.
E non ero in grado di fermarla, di riprendermi.
La volevo seguire, a tutti i costi.
E mi si fermò il cuore, appena entrato sotto il tendone.
Che fottuto il destino.
Mi stava sorprendendo ogni giorno di più.
Sgranai gli occhi, non ero certo che la persona che avevo davanti agli occhi
fosse realmente lì. Davanti a me.
Stavo sognando?
Era lei. La ragazza del giorno prima.
La dannata.
Era lì, cazzo.
L'agitazione saliva crudelmente, dentro di me.
Quella voce interiore... Mi aveva condotto a lei?
Era da lei che dovevo andare?
Le guancie arrossirono vistosamente, le mani iniziarono a sudare.
Era lei, intenta nel fotografare gli ultimi ritocchi alla costruizione dell' enorme
palco. Per fortuna, non mi vide.
Pensai per un attimo di tornare indietro.
Ma il desiderio di guardarla negli occhi era più forte del timore, della paura,
persino della morte.
Mi avvicinai, cauto.
Ma poi mi resi contro di avere nulla da dirle, proprio nulla.
Però ero lì. Provavo la sensazione di conoscerla da una vita, eppure l'avevo
incontrata solo il giorno prima.
Ma era bastato così poco tempo per lasciare un segno dentro di me?
Sapevo di coprirmi di ridicolo, ma non mi importava affatto.
-Sei riuscita a leggere quel libro?-
Si voltò di scatto e in quel momento mi accorsi che il labbro inferiore della
sua bocca stava leggermente tremando.
-L'avrei letto, se qualcuno non fosse venuto a disturbarmi- ribattè.
Mi mostrò un sorrisino provocatorio. Tutt'altro che angelico.
-Non volevo disturbarti- dissi.
-Sono un'amante dei rischi, sapevo di trovarti qui oggi. Ed ero pronta ad
incazzarmi nuovamente- continuò lei.
-Allora sei venuta a cercarmi?- chiesi, un pò troppo in fretta.
Ancora quegli occhi, quei maledetti occhi.
E ancora quel dolore... così nascosto, così sfuggente.
Così mio.
-Pensi che io sia venuta per te?-
-Non penso, spero- ammisi.
-Ti darei troppa importanza- sbottò lei.
Sorrise, ma era un sorriso di sfida. Forse voleva giocare per vedere chi di noi due
fosse il più forte. Oppure indossava quella dura corazza solo per proteggersi da me.
Ancora non lo sapevo.
-Insomma, che ci fai qui?- chiesi.
-Sono venuta con mio padre- ammise lei.
-E chi è tuo padre?- continuai.
-E' uno degli organizzatori, si chiama John-.
Lo conoscevo suo padre. E sembrava totalmente l'opposto della figlia.
Ero terribilmente attratto da lei, ma non era un'attrazione normale fra due persone
che si piacciono. La sentivo tremendamente pericolosa.
Avevo quasi paura di lei. Non sapevo se ero ricambiato, il suo viso non lasciava
trasparire nessuna emozione, ne positiva ne negativa.
Di qualunque cosa si trattasse, sapevo già da subito che avrei dovuto stare alla larga
da lei. Ma credevo di non farcela.
-Ma tu chi sei?- chiesi.
-Perchè ti interessa così tanto?-
-Non ne ho idea-.
-Allora lascia perdere, è meglio- disse lei.
-Dimmi come ti chiami, almeno- la supplicai.
-Perchè dovrei farlo?-
-Perchè non dovresti?-
-Non puoi costringermi- ribattè.
Mise via la macchina fotografica, pronta per andarsene.
Ma non l'avrei lasciata fuggire. Un'altra volta, no.
L'afferrai per un braccio e lei si voltò, seccata.
-Voglio sapere il tuo fottuto nome, solo questo. Solo quel nome. Non pretendo niente
da te... Ne un'uscita insieme, ne un pò di sesso dopo il concerto, nulla.
Solo una fottuta parola, solo il tuo nome-.
Incazzata nera, gli occhi le scintillavano dalla rabbia.
-E tu sei solo un fottuto stronzo- replicò lei.
Così dicendo, riuscì a liberarsi dalla presa della mia mano con un'abile mossa
del braccio. Oltre che stronza, anche violenta...
Non poteva piacermi più di così.
Ben presto, venni a sapere che la mia Whatsername, in realtà, un nome lo aveva.
E che nome... Si chiamava Jane. Questo non lo venni a sapere da lei, ma da suo padre.
Con lui avevo un ottimo rapporto, ci eravamo incrociati poco dopo nel backstage.
E gli chiesi della figlia, dovevo sapere.
All' inizio fu spiazzato, ma poi sorrise.
-Ah! Jane. Con il tempo, imparerai a conoscerla-.
-Credo di aver già capito di che pasta sia fatta...-
Mi fissò, sconcertato.
-Di che parli?- chiese.
-Beh, ho idea di non starle molto simpatico. Ci siamo incontrati per caso e...
non fa altro che rispondere male a tutto ciò che le chiedo- ammisi.
-Beh... posso dirti solo una cosa. Conosco bene mia figlia, è una tipa per i fatti
suoi, senza grilli per la testa. E... di solito tratta male solo quelli che le piacciono-.
Rimasi stupito. Allora non era la leonessa che faceva credere di essere.
Nascondeva un lato di se che non voleva far scoprire.
Ne ero certo.
Io quella ragazza dovevo rivederla, in qualche modo.
Avrei fatto di tutto, pur di rivederla.
Anche solo per poco.
Decisi di cercarla, ma dovevo aspettare che se ne andassero tutti.



Ecco il quinto capitolo della storia! :)
Ringrazio tutti quelli che lo leggeranno...
Un grazie in particolare a Rbd che sta seguendo la mia storia con interesse e che ha recensito
anche l'ultimo capitolo, grazie mille :)
E, ovviamente, alla mia adorata Franklyn: cara, ti dedico questo capitolo che contiene il secondo
incontro di Billie con la ragazza senza nome, come la chiami tu :D
Grazie a tutti 

   
 
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