Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: marthiachan    27/08/2010    7 recensioni
E se Kaori dovesse svolgere un incarico sotto copertura sostituendo addirittura una principessa? Fanfiction liberamente ispirata a "Il principe e il povero" di Mark Twain.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ed eccoci all'ultimo capitolo. Grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato i capitoli precedenti.
Ora che Kaori è in salvo rimane solo un punto in sospeso: cosa farà Ryo?
Sinceramente, non sono molto convinta della fine, quindi lascio decidere a voi se va bene così o se è il caso di modificarla.
Attendo con ansia i vostri pareri!
Buona lettura!


4 – Ritornare alla realtà.

Ryo stava rientrando a casa dal supermercato. Non era molto bravo a svolgere quel genere di mansioni, ma non voleva che Kaori si affaticasse sino a che la ferita alla spalla non si fosse del tutto rimarginata.
Aveva appena parcheggiato quando vide la macchina di Saeko di fronte al portone. La poliziotta attendeva appoggiata al veicolo.
Ryo non la guardò, prese le buste dal sedile posteriore e si diresse all'ingresso.
“Ryo, non ignorarmi. Lascia che ti spieghi...”
“Non c'è niente che tu possa spiegare. Ti avevo avvisata. Eri tu responsabile. Ora vattene, non voglio più vederti.” dichiarò gelido mentre chiudeva con forza il portone del palazzo.

Erano passati due giorni da quando aveva riportato Kaori a casa. Quando era arrivato con l'elicottero e aveva visto Kaori che lottava nell'acqua, per un attimo aveva sospirato di felicità, perchè sino a poco prima temeva che fosse morta in quell'esplosione che aveva visto in lontananza contro gli scogli. Poi, osservando meglio vide che le due donne lottavano con in mano un pugnale e vide la sua socia sprofondare in acqua dopo una ferita alla spalla. Senza riflettere, prese in mano la sua fedele Python e sparò colpendo l'altra donna in fronte. Un attimo dopo si liberò degli abiti troppo ingombranti e si lanciò in acqua per salvare la sua socia. Non poteva lasciare che morisse così. Per fortuna, per chissà quale spirito di sopravvivenza, Kaori era tornata a galla e aveva potuto portarla in salvo facilmente. In lontananza vide un motoscafo avvicinarsi. Era pilotato da un ragazzo che li guardava con tristezza.
“Sta bene?” gli chiese con tono ansioso.
“Si rimetterà. Tu devi essere Kevin.” concluse lo sweeper.
“Sì. Dille che mi dispiace, ma non volevo fare del male né a lei né a Naomi.”
“Puoi spiegarglielo tu.” aggiunse Ryo mentre afferrava la scala che veniva gettata dall'elicottero.
“No, non posso.” concluse l'altro allontanandosi con il motoscafo.
Ryo aveva trasportato la sua socia sull'elicottero e aveva smesso di preoccuparsi di quel ragazzo. Non era compito suo. Lui doveva curarsi solo di Kaori.
All'arrivo a Tokyo, l'aveva portata immediatamente in ospedale dove le avevano applicato qualche punto. Quasi immediatamente Saeko e Naomi l'avevano raggiunto.
“Come sta?” aveva domandato con ansia la poliziotta.
“Hai il coraggio di chiedermelo? È ferita! Avrebbe potuto morire! Ti avevo avvisato che se le fosse successo qualcosa ti avrei considerato responsabile. Vattene!”
“Ma Ryo, sai quanto io tenga a lei, non l'avrei mai messa in pericolo volontariamente!”
“Eppure l'hai fatto. Sparisci dalla mia vista.” aveva concluso con tono amaro lasciando l'amica in lacrime nell'atrio dell'ospedale. “Quanto a te, principessa dei miei stivali, se tu o il tuo amichetto Kevin vi fate rivedere vi assicuro che non riuscirete a tornare vivi nel vostro amato paese.” aveva aggiunto guardando con disprezzo Naomi.
Dopo quell'incontro in ospedale, la poliziotta gli aveva telefonato molte volte, lasciando decine di messaggi in segreteria, in alcuni dei quali prometteva addirittura di pagargli tutti i mokkori arretrati e di aggiungere anche dei bonus, pur di farsi perdonare. Ryo ascoltava i messaggi e poi li cancellava senza pensarci su troppo. In quel momento contava solo Kaori e la cara Saeko poteva benissimo logorarsi per i sensi di colpa.

Non era certo stupito, quindi, di trovare l'amica ad aspettarlo a casa, pregandolo di accettare le sue scuse. Fece un sospiro prima di aprire la porta di casa e quando vi entrò non c'era segno di turbamento nel suo viso. Non voleva preoccupare la sua amata socia.
“Come ti senti?” chiese entrando nel salotto, ma rimase pietrificato quando vide che seduta accanto a Kaori sul divano c'era Naomi.
“Cosa ci fa qui? Ti avevo avvisato principessa. Hai trenta secondi prima che impugni la pistola.” la minacciò.
“Ryo!” lo sgridò la sua socia. “Lo perdoni principessa, Ryo spesso dimentica le buone maniere.” si scusò per lui imbarazzata.
“Io credo che le ricordi molto bene, solo che mi odia.” replicò Naomi con tono divertito. “Comunque ti ringrazio Kaori per avermi spiegato come sono andate le cose e per aver rischiato la vita per me. La cerimonia di incoronazione è stata rimandata di una settimana e mi piacerebbe averti con me. Sarai sempre la benvenuta a Ishi. Questo è ciò che vi devo per tutto quello che avete fatto per me.” disse infine consegnandole un assegno.
La principessa si alzò e si diresse verso l'uscita ma si fermò quando incrociò Ryo.
“Sei un uomo notevole, davvero. L'unico uomo che mi abbia mai respinto e l'unico uomo che probabilmente rimpiangerò. Mi dispiace se mi sono comportata in maniera insopportabile e mi dispiace che per colpa mia Kaori abbia rischiato tanto. Addio City Hunter.” concluse la donna alzandosi sulle punte per depositare un casto bacio sulla guancia dell'uomo che si manteneva freddo e impassibile. Lasciando dietro di sé solo una scia di profumo, la donna sparì dall'appartamento.
Imbarazzato, Ryo si voltò verso Kaori che teneva il volto dall'altro lato. Aveva visto la piccola scena che si era appena svolta?
Con fare innocente posò le buste della spesa in cucina e poi la raggiunse sul divano sedendole accanto.
“Come ti senti oggi?”
“Meglio.” rispose lei con un filo di voce mentre continuava a guardare dal lato opposto.
“C'è qualcosa che non va?” domandò lui notando il suo strano tono.
“No.” replicò lei mentre la sua voce diventava sempre più flebile.
“Kaori guardami.”
La sua socia non disse nulla ma scosse la testa come risposta negativa.
Ryo sospirò e poi con delicatezza le prese il viso fra le mani costringendola a voltarsi verso di lui. Sentì un dolore fisico allo stomaco quando vide che i suoi occhi erano lucidi.
“Perchè piangi?”
“Non sto piangendo.” rispose lei voltando nuovamente il volto.
“Se è per Naomi, non devi pensare che...”
“Non voglio sapere niente. Non mi riguarda.” esclamò categorica lei.
Lui le prese nuovamente il viso fra le mani e si avvicinò in modo che i loro occhi avessero solo pochi centimetri di distanza.
“Sì che ti riguarda. Ti assicuro che non è successo nulla fra me e lei. Non avrei mai potuto.”
Vide la sua socia arrossire e abbassare lo sguardo.
“Vuoi dire che non avresti mai potuto perchè, dal momento che mi somigliava tanto, ti faceva schifo come ti faccio schifo io?”
Ryo deglutì prima di aprire bocca. Doveva essere sincero per non ferirla ora, o doveva procurarle del dolore ora per non farlo in maniera peggiore in futuro?
“Tu non mi fai schifo.”
“Ah sì? E da quando? Sono anni che mi ripeti quanto io sia poco femminile e attraente! Non fai che ripetermi che sembro un uomo!”
“Lo so.” ammise lui con tono incerto.
Gli occhi di lei si inchiodarono ai suoi. Riusciva a leggervi la speranza. Sapeva cosa si aspettava da lui, ma nonostante i giorni di riflessione ora non era in grado di decidere sul da farsi.
“Ryo, c'è qualcosa che vuoi dirmi?” chiese lei con un tremolio nella voce.
“Ci sarebbero tante cose che vorrei dirti, ma non so se sia il caso.”
“Perchè non dovrebbe?”
Lui si alzò in piedi e camminò avanti e indietro per il soggiorno. Lei lo osservava con impazienza e studiava i suoi movimenti per capire cosa gli passasse per la testa, ma la verità era che nemmeno lui sapeva cosa gli passava per la testa.
Una sola idea era costante: l'amore che provava per lei. Tutte le paure, le incognite che avrebbe dovuto affrontare successivamente, non riusciva più a ricordarle. Aveva ancora il terrore di ferirla ma allo stesso tempo sapeva che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per non arrecarle altra sofferenza.
La vide alzarsi in piedi, ancora un po' barcollante, e raggiungerlo. Se la trovò davanti che lo guardava con amore e speranza. Doveva parlare, dirle qualcosa, ma le sue labbra erano incollate.
“Ryo, forse tu non vuoi dirmi nulla, ma io devo. Probabilmente lo sai, anzi ne sono più che sicura, ma credo sia giusto che affrontiamo questo argomento: Io ti amo. Da sempre. Non so il perchè. Sei l'uomo più insopportabile al mondo, sei immaturo e maniaco, non passa giorno senza che io non desideri colpirti, ma nonostante tutto questo, o forse proprio per queste cose, io non posso fare a meno di amarti. Non so se quello che vuoi dirmi tu ha a che fare con questo, ma non potevo tenermi ancora dentro quello che provo. Ormai i miei sentimenti per te mi causano un dolore fisico che mi accompagna sempre. Se tu non ricambi, non importa, in fondo sapevo che sperarci era inutile, ma sappi che io non ti abbandonerò mai, qualsiasi cosa accada. Quando stavo per affogare, è stato solo il pensiero di te a riportarmi a galla. Se devo morire preferisco farlo accanto a te piuttosto che da sola, chissà dove. Almeno l'ultima cosa che vedrò sarà il tuo viso.”
Kaori emise un piccolo sospiro e si diresse verso la sua camera da letto. Era ancora debole e camminava lentamente. Ryo la osservò percorrere il corridoio senza dire una parola, immobile. Avrebbe potuto fermarla in qualsiasi momento per confessargli che anche lui l'amava e che nemmeno lui voleva morire solo, ma non lo fece. Quando sentì il rumore della porta che si chiudeva, si sedette sul divano prendendosi la testa fra le mani. Che cosa avrebbe dovuto fare ora?

Kaori si era stesa sul suo letto e chiudeva gli occhi. D'accordo, lo aveva fatto, aveva detto tutto. E lui? Non aveva replicato. Era rimasto impietrito a guardarla. Sembrava non sapesse che dire. Forse non trovava le parole per dirle che non l'amava, Kaori ne era convinta, ma non aveva atteso che lui parlasse. Dopo aver spiegato tutto, compreso il fatto che anche se lui non avesse mai ricambiato i suoi sentimenti lei gli sarebbe comunque rimasta accanto, lo aveva lasciato solo. I suoi nervi, che l'avevano miracolosamente sostenuta durante quel monologo, non potevano reggere ancora a lungo.
“Non devi piangere! Non piangere!” si ripeteva mentre stringeva gli occhi.
Una lacrima ribelle riuscì a oltrepassare la barriera delle palpebre e delle ciglia e scese lungo la sua guancia. Immediatamente lei l'asciugò con una mano.
Una settimana di vita da principessa le aveva insegnato il contegno. Doveva fare appello a quell'insegnamento per dimostrare la sua maturità, ma un conto era fingersi compassata davanti a degli estranei, un altro era farlo di fronte all'uomo che amava e che la conosceva meglio di chiunque altro.
Sforzandosi ancora, fece dei profondi respiri e cercò di pensare a qualcosa di piacevole. Tornò con la mente alla conversazione avuta con la principessa. Le aveva raccontato che Kevin si era costituito e che aveva rivelato di aver aiutato Ran fingendosi suo amante, solo per poter fuggire con Naomi al momento opportuno. Avrebbe lasciato credere al mondo che la principessa era morta in modo da renderla libera da un compito che non aveva mai desiderato. Ovviamente la presenza di Kaori aveva complicato le cose, ma per Kevin cambiava poco, l'importante era che per il mondo la principessa di Ishi fosse morta,  non era necessario che la sceneggiata fosse interpretata dalla vera Naomi.
La principessa prima di decidere sul futuro di Kevin che in quel momento si trovava agli arresti, voleva avere la versione dell'unica testimone oculare dell'avvenimento.
“Kaori, ho sempre avuto fiducia in Kevin, e sono propensa a credere alle sue parole ma, vista la posizione in cui mi trovo, ho bisogno della sua conferma.” le aveva detto subito dopo i convenevoli.
“Altezza, Kevin mi è stato di grande aiuto per tutto il tempo. Quando l'ho visto apparire nell'aereo per un attimo ho temuto di essermi sbagliata su di lui. Ho creduto che mi avesse mentito quando dichiarava di amarvi, ma mi aveva stupito il fatto che non avesse rivelato alla sua complice la mia vera identità. Inoltre, quando doveva perquisirmi e legarmi, ha ignorato il pugnale che tenevo in tasca e mi ha legato in maniera grossolana. Persino un bambino avrebbe potuto liberarsi. Allora ho capito che era tutta una farsa, anche se non ne capivo il perchè.” spiegò con calma la sweeper.
“Ti ha detto di amarmi?” domandò la principessa arrossendo.
“Sì, mi ha detto che era entrato a far parte dell'harem solo per starvi vicino. Credo vi ami tantissimo.”
Naomi si era alzata in piedi e aveva fatto qualche passo avanti e indietro. Sembrava confusa.
“Anche io l'ho sempre amato, ma non può esserci nulla fra noi. Lui non è di sangue nobile.”
“E allora? Che importa? Siete voi la principessa, tutti fanno quello che dite!” insistette Kaori infervorandosi.
L'altra donna sorrise e poi le si sedette accanto.
“Siete davvero una persona splendida. Capisco perchè il vostro socio vi ami tanto.”
“Ryo?” chiese Kaori arrossendo. “Non so di che parlate. Lui mi vede solo come una collega. Per lui io sono asessuata.”
“Io non credo. A questo punto sono contenta di non essere riuscita a sedurlo. Mi sarei sentita in colpa nei tuoi confronti.”
“Cosa?” domandò esterrefatta la sweeper. “Intendete dire che...”
In quel momento l'ingresso di Ryo aveva interrotto la loro discussione. Aveva osservato lo sguardo che il suo socio aveva lanciato alla principessa. Sì, era arrabbiato, ma lei riusciva anche a distinguere il desiderio in lui, e questo le fece più male della ferita alla spalla. Era stata costretta a voltare il viso per non vedere la tensione sessuale tra l'uomo che amava e la sua sosia più femminile.
Quando le si era avvicinato, aveva dovuto iniziare a contenere la sua irrefrenabile voglia di piangere.  Lui aveva cercato di scusarsi ma per Kaori era tutto molto chiaro. Se lui aveva rifiutato Naomi era solo perchè le avrebbe creato disgusto dato che somigliava tanto a lei.
Eppure c'era stato un momento in cui aveva creduto che lui volesse dirle qualcosa di più. Confidarle  quello che realmente sentiva, ma si era bloccato.
A quel punto, non sapeva cosa le era preso, ma la frustrazione del momento l'aveva portata a svelargli i suoi sentimenti, senza remore.  Lui era rimasto a fissarla senza proferire parola.
E ora? Aveva giurato di restargli accanto, sempre e comunque, ma ora che lui sapeva con esattezza i suoi pensieri sarebbe stato imbarazzante. Non le importava. Era stanca di fingere.
La voglia di piangere si era fatta nuovamente impellente. Strinse ancora le palpebre e riprese a respirare profondamente. Infine esausta si addormentò.

Qualcosa la svegliò. Socchiuse gli occhi ancora intontita. Si era fatta sera e la stanza era al buio. Quanto aveva dormito? Evidentemente il suo corpo non si era ancora ripreso dalla ferita alla spalla e dalla perdita di sangue. Era ancora debole e dormiva come un neonato.
Si chiese ancora cosa l'aveva svegliata. Non era stato un rumore e nemmeno l'umidità della sera, ma una presenza nella stanza. Ci mise qualche secondo per focalizzare e infine vide un ombra all'altro lato. Qualcuno era seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro e una gamba piegata su cui poggiava un braccio. Nonostante l'oscurità, non aveva dubbi su chi fosse. Il suo profilo e il suo odore erano inconfondibili per lei, e la sua presenza le infondeva sicurezza.
Si domandò se fosse il caso di dire qualcosa, come ad esempio chiedergli cosa ci faceva nella sua stanza, ma poi cambiò idea. Ricordò le ultime parole che gli aveva detto, e si sentì imbarazzata all'idea di rivolgergli la parola. Rimase immobile a osservarlo con gli occhi socchiusi, non sapendo se lui aveva notato che era sveglia ormai.
“Ti ho svegliato io?” chiese la calda voce maschile rispondendo alla sua tacita domanda.
“Sì.” replicò lei tirandosi su a sedere e poggiando le braccia sulle gambe piegate. “Ma non fa nulla. Ho dormito fin troppo.”
Il silenzio calò fra loro. Una tensione palpabile li avvolse. Perchè lui non diceva nulla? Nemmeno giustificava la sua presenza, come se fosse normale.
“Cosa fai qui?” aggiunse Kaori per interrompere quel pesante silenzio.
“Avevo bisogno di riflettere, guardarti dormire mi aiuta.”
La ragazza si accigliò. Voleva forse dire che lo faceva abitudinariamente?
“Lo fai spesso?” chiese d'istinto. “Di introdurti in camera mia intendo, non di riflettere.” aggiunse rendendosi conto che la sua domanda poteva essere male interpretata.
“Sì.” ammise lui senza rimorso. “Di solito non te ne accorgi. Oggi evidentemente ho fatto qualche rumore.”
“Non hai fatto rumore. Ho sentito la tua presenza.” spiegò lei
Nell'ombra le sembrò di vedere un sorriso.
“I tuoi sensi stanno migliorando. Anni fa non ti saresti accorta se ti avessi presa in braccio mentre dormivi.”
Kaori trovò strana questa affermazione. Dunque era successo qualcosa del genere? Lei non lo ricordava.
“Su cosa devi riflettere?” domandò cambiando discorso.
“Su quello che mi hai detto qualche ora fa.”
Kaori ammutolì. Era stata proprio sciocca a fare quella domanda. Ora avrebbe dovuto affrontare l'argomento e ascoltare le parole di rifiuto di Ryo.
“Davvero non mi abbandonerai? Perchè?” chiese lui prima che lei potesse trovare il modo di cambiare argomento.
“Pensavo fosse ovvio. Non si abbandona la persona che si ama.” replicò lei ringraziando l'oscurità che nascondeva il suo rossore. “Sono disposta a morire pur di restarti accanto.”
“Ma io non sono disposto a vederti morire!” esclamò lui con foga alzandosi in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.
Kaori lo osservò perplessa e lo vide arrivare sino alla finestra e fermarsi lì a osservare lo spicchio di luna che faceva capolino.
“Se è solo per il giuramento che hai fatto a Hideyuki, penso che non dovresti più sentirti obbligato. Mi hai salvato la vita tante volte. Sono certa che mio fratello considera il tuo compito concluso. Sono adulta ormai.”
“Forse ti avrò anche salvato la vita tante volte, ma altrettante ti ho messa in pericolo. Senza contare le occasioni in cui tu hai salvato me e di come continui a occuparti della mia salute. Senza di te sarei morto anni fa, o per una pallottola o con il fegato distrutto dall'alcol.”
Kaori represse un sorriso. In un qualche modo contorto lui la stava ringraziando.
“Non è vero. Sono certa che saresti sopravvissuto.”
“Non è questo il punto.” replicò lui con tono serio mentre si ostinava a guardare fuori dalla finestra.
Punto? Di quale punto parlava? La ragazza non riusciva a capire. Esisteva un punto?
“Tu non dovresti correre dei rischi, né per me, né per nessun'altro.”
“Non spetta certo a te deciderlo. Sono un'adulta, decido io che rischi correre e so difendermi da sola. Pensavo che dopo quest'ultimo caso avessi più fiducia in me.” spiegò con una punta di irritazione.
“Ho sempre avuto fiducia in te. Ciononostante, non posso lasciarti indifesa. Sia perchè mi sento ancora in obbligo verso tuo fratello, sia perchè non sopporterei di vederti morire. Tengo troppo a te.”
Improvvisamente Kaori faticò a deglutire. Dove avrebbe portato quel discorso?
Ryo si voltò e fece qualche passo nella sua direzione. A ogni secondo il cuore nel petto della ragazza sembrava scoppiare. Lo vide sedersi accanto a lei e fissarla con i suoi profondi occhi scuri.
“Ryo, cosa...” cercò di domandare ma il fiato le mancò quando sentì la ruvida mano di lui carezzarle una guancia.
“Kaori, non è facile per me dirti quello che ho cercato di reprimere per anni. Mi sono costruito intorno un muro di illusione che mi ha aiutato ad andare avanti, ma quando ho deciso di accettare la realtà dei fatti, il muro si è sgretolato seppellendomi sotto le macerie. È stato faticoso riuscire a liberarmene e ora che ci sono riuscito ho paura. Non c'è più nessun muro a proteggermi.”
“Proteggerti da cosa? Io non ti farei mai del male.” obbiettò lei perplessa.
“Proteggermi dalla paura di perderti. Prima potevo illudermi dicendomi che tu non contavi per me, che eri solo una collega, ma ora devo affrontare il fatto che non è così.”
Il silenzio cadde pesantemente fra loro. Il cuore di Kaori batteva furiosamente mentre gli occhi di Ryo continuavano a fissarla intensamente. Ci volle qualche minuto, che a lei sembrò eterno, prima che lui decidesse di proseguire.
“La verità è che per me non è un buon giorno se non sei tu a svegliarmi. E non passa minuto senza che io pensi al tuo viso, alla tua dolcezza e alla tua forza d'animo. Tu sei il pensiero che mi accompagna costantemente, anche quando guardo le altre donne, cerco in loro qualcosa di te, ovviamente non trovandolo. Riesco ad addormentarmi la notte solo grazie al sogno di te che mi culla.”
Avrebbe voluto chiedere se intendeva quello che lei aveva capito, o se stava fraintendendo tutto. O peggio, se lui la stava prendendo in giro per l'ennesima volta, ma non poteva. Era paralizzata dall'emozione. Si sentiva su una nuvola. Le sue labbra non riuscivano ad aprirsi per lasciare uscire le parole, ma in ogni caso sarebbe stato inutile. Aveva la gola secca e la sua lingua era incollata. Rimase a fissarlo pregandolo con gli occhi continuare ad aprirle il suo cuore.
“Non hai idea di come vorrei dare vita ai miei desideri, ma mi rendo conto che non sarà mai possibile, non posso metterti in pericolo più di quanto già non faccia.” aggiunse lui abbassando lo sguardo e ritraendo la mano con la quale accarezzava la sua guancia. “So che hai detto che resterai sempre con me, e io non posso impedirtelo, ma tu devi sapere che per quanto io ti ami, non potrà mai esserci nulla tra noi oltre il lavoro.” concluse alzandosi e allontanandosi.
Kaori si sentì come se l'avessero scagliata a terra con un volo di mille metri fuori dalla nuvola su cui si trovava poco prima. Inconsapevolmente, aprì le labbra e iniziò a respirare a fatica.
“Cosa... Ryo aspetta!” riuscì a esclamare a fatica. “Tu non puoi dire sul serio!”
“Sì, purtroppo.” replicò lui continuando a darle le spalle. “Non credere che non ne soffra, ma è l'unica soluzione possibile. Preferisco rinunciare a te piuttosto che vederti morire.”
Lo vide lasciare la stanza con passo lento e calcolato.  Qualcosa in lei scattò, si alzò in piedi e gli corse dietro. Lo raggiunse e con impeto lo abbracciò alle spalle. Lui si fermò e poggiò una mano sulle sue. Sembrava voler allontanare le sue braccia, ma Kaori reagì stringendo ancora più forte.
“Forse tu preferisci rinunciare a me piuttosto che vedermi morire, ma non ti importa cosa voglio io? Io al contrario preferisco morire perchè non posso vivere senza di te! Come puoi non capire?” urlò lei prima di scoppiare a piangere.
Tutte le sensazioni che era riuscita a controllare quel giorno erano esplose in un solo momento. Appoggiò la testa sulla schiena dell'uomo che amava e sfogò la babele di sentimenti che l'affliggeva. Dolore, frustrazione, esasperazione, rabbia e paura. Per qualche minuto era stata felice, ma ora si sentiva defraudata di quel momento perfetto.
Sentì che la tensione di Ryo si allentava e lasciò che si voltasse verso di lei in modo da stringerla al suo petto. Lui la abbracciò con dolcezza e con una mano le accarezzò i capelli e attese che lei si sfogasse.
Quando Kaori si calmò e alzò lo sguardo verso il suo amato socio, incontrò i suoi occhi che la fissavano con tristezza. Capì che era inutile, Ryo non avrebbe cambiato idea.
“Mi dispiace Kaori-chan.” sussurrò baciandole la fronte e poi si allontanò lasciandola immobile e disperata.

Ryo uscì di casa. Doveva fare violenza a se stesso per lasciarla lì, sola e in lacrime, ma non aveva scelta. Doveva allontanarsi da lei e sperare che capisse, prima o poi.
Si infilò in un locale e ordinò da bere, un bicchiere dopo l'altro, non voleva tornare a casa e vedere il suo volto triste. Se solo avesse potuto farsi odiare da lei. Certo, non sarebbe stato facile, ma forse lo avrebbe lasciato e si sarebbe fatta una vera vita, lontano da quel mondo e, soprattutto, lontano da lui. Sapeva bene di essere la causa principale del dolore che aveva afflitto la sua socia negli ultimi anni.
“Ehi, ciao stallone!” lo salutò una voce femminile con tono provocante.
Ryo si voltò di tre quarti e riconobbe un viso familiare ma non aveva idea di chi fosse. Era una delle ballerine sicuramente, visto come era vestita, ma non ricordava il suo nome.
“Ciao.” replicò lui continuando a bere senza darle troppa attenzione.
“Sai, ho appena finito il turno, ti va di venire a casa mia?” domandò lei suadente mentre si inchinava per mostrargli l'abbondante scollatura.
Stava per rifiutare, non era certo la serata adatta, ma poi gli balenò in testa in un'idea folle. Era un rischio ma doveva tentare.
“Perchè non vieni tu da me?” domandò con un sorriso affascinante.
La ragazza ricambiò il sorriso e annuì. Ryo pagò e la condusse fuori dal locale. Forse aveva trovato il modo di farsi odiare da Kaori.
Quando uscì fuori dal locale vide che era quasi l'alba. Forse era meglio aspettare un po' prima di portare la ragazza a casa, voleva essere sicuro che Kaori li vedesse. Andarono a fare colazione e quando arrivò ormai il sole era alto nel cielo. Stava imboccando la strada di casa quando vide una macchina correre via e al suo interno, nel sedile posteriore, imbavagliata e legata, c'era Kaori!
“Senti bella, mi spiace ma devi scendere.” esclamò buttando fuori dalla Mini la ragazza.
“Ma...” cercò di obbiettare lei trovandosi letteralmente con il sedere sul marciapiede.
“Mi spiace cara, è un'emergenza!” urlò Ryo partendo a tutta velocità.
Ignorando i limiti di velocità e i semafori rossi, riuscì a raggiungere l'auto che aveva preso Kaori, giusto in tempo per vederla entrare all'ambasciata di Ishi. Ryo parcheggiò e sospirò.
“Quella pazza di Naomi non ha ancora capito con chi ha a che fare, evidentemente.”
Silenziosamente scavalcò il muro di cinta. Tutte le precauzioni prese in quell'ambasciata erano un gioco da ragazzi per un professionista come lui. Con il silenziatore montato sulla sua Python, mise fuori uso le telecamere e gli allarmi che trovò sul suo cammino e ben presto si trovò all'interno del palazzo. Con circospezione raggiunse l'ascensore. Nessuno l'aveva visto e nessuno poteva aver dato l'allarme, eppure questo non lo lasciava tranquillo. Il suo istinto gli diceva che era una trappola.
Quando si trovò di fronte alla porta dell'ufficio della principessa di Ishi, attese qualche secondo prima di entrare. Non sentiva nessun rumore provenire dall'interno. Fece un profondo respiro per concentrarsi prima di spalancare la porta ed entrare con la pistola in pugno.
Naomi era lì, seduta su una poltrona che leggeva dei documenti. Quando se lo trovò di fronte, alzò appena lo sguardo e sorrise.
“Sapevo che prima o poi ci saremo rivisti.”
“Dov'è Kaori?”
La donna si alzò in piedi e lo raggiunse per fronteggiarlo con il suo sguardo. Ryo si stupì di trovarla più bella di quanto ricordava.
“Perchè lo chiedi a me? Non la vedo da ieri.”
“Una macchina l'ha condotta qui. Sicuramente su tuo ordine. Dimmi dov'è!” esclamò cominciando a infuriarsi.
La principessa rise e si voltò camminando per la stanza, come se cercasse di prendere tempo.
“E tu continui a dire di non amarla?” domandò quando di voltò.
“Questo non è affar tuo. Dimmi dov'è la mia socia. Non ho intenzione di chiederlo ancora.” le intimò lo sweeper puntandole la pistola alla tempia.
“Ammettiamo, per ipotesi, che io sappia dove si trova Kaori. Cosa sei disposto a fare per saperlo?”
“Ti basti sapere che sono disposto a premere questo grilletto. Sono certo che vuoi vivere ancora, giusto?” la minacciò sempre più adirato.
“Ma se mi uccidi non saprai mai dove si trova. È un bel dilemma, no?”
Ryo non fiatò. Quella vipera aveva ragione.
“Ho una proposta da farti. Che ne dici di uno scambio?”
Un formicolio alle dita della mano destra lo avvertì che sarebbe stato meglio sparare a quella donna piuttosto che ascoltarla, ma lo ignorò.
“Un altro scambio? E di che tipo?”
“Io potrei lasciare andare lei, ma voglio te, come mio schiavo a tempo indeterminato. Saresti la punta di diamante del mio harem.”
La rabbia lo stava accecando, quella donna era davvero pazza. Restò in silenzio per un minuto, cercando di calmarsi e di decidere con lucidità. Forse avrebbe potuto accettare per farle abbassare la guardia e poi, appena possibile, avrebbe ucciso quella strega. In ogni caso, era pronto a sacrificare se stesso pur di lasciare libera Kaori.
“E se io accettassi, libereresti subito la mia socia?”
“Certo, preferisco avere un esemplare come te al mio fianco piuttosto che una banale sosia.”
“Allora liberala. Mi arrendo.” acconsentì lui abbassando l'arma.
“Non così in fretta.” aggiunse lei con un sorriso maligno che nonostante tutto lui non riuscì a trovare sgradevole. “Prima di ammetterti nel mio harem voglio vedere di cosa sei capace.”
La donna lo sospinse verso il divano, costringendolo a sedersi. Lei si levò la gonna e poi salì su di lui. I loro corpi erano più vicini di quanto non fossero mai stati. Nella settimana in cui avevano diviso lo stesso appartamento, lei non era mai stata così vicina, nemmeno quando si era intrufolata nella sua stanza in piena notte.
“Tu mi desideri. Te lo leggo negli occhi e sento il tuo desiderio contro di me.” aggiunse lei come se volesse convincere entrambi che stava facendo la cosa giusta.
“Non è un mistero che mi piacciono le donne. Sei solo una delle tante. Tu o una spogliarellista per me cambia poco. Sei solo un corpo con il quale divertirmi.”
La donna abbassò lo sguardo come se fosse imbarazzata, e a quel punto si alzò e si rivestì imprecando. Doveva averla offesa in qualche maniera. Ryo si alzò e ponendole una mano sulla spalla la costrinse a voltarsi. Quello che vide lo lasciò sconvolto.
I suoi occhi erano pieni di lacrime e, soprattutto, non erano quelli di Naomi. Si diede dello stupido per non aver capito subito.
“Kaori?” domandò più a se stesso che alla donna che aveva di fronte.
Lei annuì tenendo lo sguardo basso.
“Mi dispiace Ryo, non volevo imbrogliarti, ma volevo che tu capissi quanto abbiamo bisogno l'uno dell'altra, ed ero disposta a umiliarti per dimostrartelo, ma non ce l'ho fatta.”
Rimase a fissarla, più confuso che mai. Come aveva fatto a non capire? Ecco perchè la trovava più bella e non riusciva a odiarla, ecco perchè le dita gli prudevano, ecco perchè l'aveva desiderata dal momento che era entrato in quell'ufficio. Quella non era Naomi, ma era la sua dolce, testarda e pazza Kaori. Non aveva dubbi che quella messa in scena fosse stata ideata proprio da lei, anche se sicuramente aiutata da Naomi e forse anche da Saeko.
“Sei una donna davvero ignobile. Mi hai fatto credere che ti avessero rapito! E mi hai ricattato!” la accusò più ammirato che arrabbiato.
“Sì, mi dispiace tantissimo.” ammise lei senza alzare lo sguardo.
Ryo rise. Era davvero una donna eccezionale, cosa poteva desiderare di più uno sweeper?
Sentendolo ridere, la ragazza alzò lo sguardo perplessa. Lui la attirò a sé e la prese in braccio in modo che i loro occhi fossero alla stessa altezza.
“Sei davvero folle, lo sai? E forse è per questo che sei l'unica donna al mondo che non potrò mai smettere di amare. Tu sei fatta per me e per nessun'altro, e non intendo sprecare un altro secondo della mia vita a negarlo.” concluse lui avvicinando le labbra a quelle di lei e baciandola. La ragazza, dapprima sorpresa, rimase immobile, ma poi si strinse più a lui e ricambiò con entusiasmo.
“Ti amo Kaori-chan e non posso vivere senza di te.” aggiunse lui quando si separò da lei per prendere fiato. “Perdonami per quello che ti ho detto ieri.”
“Io ti ho imbrogliato. Se tu perdoni me siamo pari.” replicò lei sorridendo.
La poggiò a terra e le tolse quella stupida parrucca. Era molto più bella senza.
“Andiamo a casa, voglio stare da solo con te.” le sussurrò lui accarezzandole il viso.
“Siamo soli!” obbiettò lei ridendo.
“Non voglio rischiare che la vera principessa salti fuori da un momento all'altro.” aggiunse lui facendole l'occhiolino e trascinandola via da quella stanza e dall'ambasciata.
Arrivarono a casa di corsa, fermandosi qualche secondo solo per prendere fiato e per qualche furtivo bacio. Appena chiusa la porta d'ingresso, nessuna remora poteva fermarli. Senza dire una parola, si spogliarono a vicenda, lasciando che le loro mani e i loro occhi dicessero tutto ciò che era necessario. I loro corpi anelavano l'uno all'altro, esigenti e impazienti, non era più tempo di parlare.
Il tramonto li trovò insieme, allacciati in un abbraccio. Niente poteva distruggere quel momento o i sentimenti che erano stati evocati. Ryo sapeva che la morte li avrebbe attesi a ogni angolo, ma il loro amore era così forte e intenso che nemmeno la morte avrebbe mai potuto separarli.

FINE.
   
 
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