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Autore: Fiamma Drakon    28/08/2010    2 recensioni
- Meiko, allora? Novità? -
- Niente, Luka. Sono ancora lì -
- Sicura? Non dobbiamo perderli di vista -
- Certo, altrimenti chissà che combinano. A te come procede? -
- Niente, sto ancora cercando. Miku e i gemelli? -
- Sono riuscita a convincerli ad uscire. Saranno fuori dai piedi fino all’ora di cena come minimo -
- Ottimo. Dannazione, non la trovo! -.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gakupo Kamui, Kaito Shion, Luka Megurine, Meiko Sakine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorpresa...! - Meiko, allora? Novità? -
- Niente, Luka. Sono ancora lì -
- Sicura? Non dobbiamo perderli di vista -
- Certo, altrimenti chissà che combinano. A te come procede? -
- Niente, sto ancora cercando. Miku e i gemelli? -
- Sono riuscita a convincerli ad uscire. Saranno fuori dai piedi fino all’ora di cena come minimo -
- Ottimo. Dannazione, non la trovo! -.
Meiko si ritrasse dalla porta e si volse verso la sua compagna in quell’impresa dal vago sapore d’impossibile. Era difficile, complicato oltremodo per le loro possibilità, eppure lei e Luka non erano intenzionate a desistere. Se dovevano perire nel tentativo, l’avrebbero fatto insieme, a testa alta.
- Allora? L’hai trovata...? - domandò la castana, nella voce una nota ben percepibile d’allarmismo.
Megurine serrò i pugni e scosse la testa, quindi si volse verso la parte della sala alle sue spalle, puntellando scocciata le mani sui fianchi.
- Possibile che non riesca a trovare quella ricetta da nessuna parte?! Eppure... sono sicura di averla messa assieme alle altre! - sbottò, stizzita, ispezionando rabbiosa i miseri resti della minuscola scaffalatura sulla parete opposta, devastata dalla sua frenetica ricerca.
Meiko sospirò.
- Pensi che ce la faremo a prepararla prima di cena e senza che loro se ne accorgano? - sussurrò, indicando la porta socchiusa, oltre la quale Gakupo e Kaito erano intenti a giocare con la Play Station. I loro commenti si mescolavano al rumore del gioco e giungevano in cucina deboli ma udibili.
Luka serrò un pugno, alzandolo verso il soffitto.
- Sì, ce la faremo! - esclamò, decisa - Basta trovare la ricetta... - continuò poi, curvando sconfitta le spalle.
Meiko, nel frattanto, si era scostata un po’, diretta alla scaffalatura.
- Vorrei tanto sapere dove... -
- Trovata -.
Megurine alzò gli occhi, scettica, incrociando l’amica che teneva aperto in sua direzione un libro dalla copertina colorata. La pagina mostrava la ricetta di una torta cosparsa di zucchero a velo.
- Questa cercavi, no? - domandò la castana, inarcando un sopracciglio.
- S-sì! Dov’era? -
- Era là - indicò lo scaffale più alto - L’unico libro sopravvissuto al tuo massacro -
- Ah -.
L’unico commento intelligente che riuscì a formulare Luka.
Cadde un attimo di silenzio, in cui l’unico rumore fu un “sì, ce l’ho fatta!” decisamente entusiasta di Kaito.
La ragazza si riprese subito e marciò verso la compagna, afferrando il libro e portandolo al bancone dove avevano già disposto l’occorrente. Lo sistemò con cura su un leggio, quindi scorse rapidamente la ricetta, poi annuì, come se avesse memorizzato ogni particolare.
- Allora procediamo - esordì.
- Seguiamo alla lettera? - domandò Meiko.
- L’autore ci perdonerà qualche lieve modifica - replicò eloquentemente Luka.
- Dimmi tutto -
- Tu ti occuperai della crema al cioccolato. Sai cosa devi fare -
- Sì, signora - esclamò la castana, assumendo una postura rigida alla militare, quindi prese la ciotola con le scaglie di cioccolato e si diresse verso il fornello.
Luka, invece, prese la farina, le uova e una grande ciotola vuota, quindi iniziò pazientemente a preparare l’impasto.
Mentre lavoravano, il silenzio era sovrano tutt’attorno a loro: il solo rumore, oltre a quello proveniente dalla stanza adiacente, era quello del rimestio di Luka e della fiamma del fornello utilizzato da Meiko.
Dopo svariati minuti di silenzioso lavoro, alle orecchie delle due giunse distintamente la voce di Gakupo: - Aspetta, vado a prendere da bere! -.
Luka, che stava sbattendo la mistura di uova e farina, esclamò un precipitoso: - Meiko, fermalo! -.
- Subito! - replicò questa, abbandonando la sua postazione davanti ai fornelli e dirigendosi velocemente verso la porta, urtandola con troppa foga, a giudicare dalla botta che riecheggiò all’interno della cucina.
- Ahio...! - mormorò Gakupo.
Meiko fece capolino: il ragazzo era a terra e si massaggiava il naso.
- Scusa, ma non puoi entrare - si affrettò a dire.
- E perché? - indagò lui, inarcando perplesso un sopracciglio, alzandosi.
- Perché... perché no - disse lei.
- Non è una risposta - controbatté l’altro, quindi afferrò il pomello e tirò a sé, incontrando la ferrea resistenza della castana.
- Sì, invece -
- No -
- Sì -
- No -
- Sì! -
- No! -
- Meiko! - intervenne Luka con tono di comando, molto eloquente, al che la ragazza si zittì e guardò torva il ragazzo.
- Fino a cena la cucina è off-limits! - esclamò svelta.
- Che state facendo? - chiese Gakupo, curioso, cercando di sbirciare oltre, ma Meiko gli rifilò un’altra piccola usciata.
- Niente che ti possa interessare - rispose, dura - E ora tornatene a giocare! -.
- Tsk! Donne...! - sbuffò, scuotendo la testa.
Un altro colpo di porta si abbatté sul suo povero naso, prima che questa venisse chiusa con uno scatto violento, lasciandolo dolorante e assetato.
- Ehi, Meiko non fargli troppo male - la rimproverò bonariamente Megurine.
- Inizi a prendere le sue difese? -
- No, che diamine! Ma se lo pesti te, poi a me non rimane niente da fare! - controbatté animatamente l’altra.
Gakupo tornò da Kaito, stizzito, e si lasciò pesantemente cadere sul divano, ai piedi dell’amico, bellamente sdraiato con il joystick tra le mani.
- È successo qualcosa? Stavi gridando... - commentò, quasi casualmente, senza distogliere gli occhi dallo schermo della tv.
- Quelle due stanno nascondendo qualcosa... - spiegò enigmaticamente Gakupo, guardando di sbieco la porta della cucina.
- Oh, immagino... - osservò Kaito, ironico ma pacato - ... dai, staranno preparando la cena... -.
- Se fosse stato veramente così, mi avrebbero fatto entrare a prendere un bicchiere d’acqua! - sbottò Kamui, indignato.
L’altro sospirò, mettendo in pausa il gioco e sedendosi, per poi alzarsi.
- Dove vai? -
- A sentire un po’ che fanno... così magari ti calmi -.
E si avviò con noncuranza assoluta verso la porta della cucina, dinanzi alla quale si fermò, alzò una mano e bussò.
- Ehi, ragazze! - esclamò.
All’uscio apparve Luka, guardinga, lo sguardo che esprimeva chiaramente irritazione.
- Che vuoi? - chiese, senza alcun tatto.
- Volevo sapere che state combinando là dentro -
- Non sono affari che ti riguardano -.
E gli sbatté la porta in faccia.
Gakupo, che aveva seguito tutta la breve scena, stava soffocando una risatina nella manica della tunica, lanciando occhiate all’amico, ancora in piedi al suo posto, perfettamente immobile.
- EHI! ALMENO POTRESTI RISPONDERE PER BENE!!! - ringhiò quest’ultimo, indignato, allontanandosi a passi pesanti.
- Gakupo - chiamò poi, giunto dinanzi al samurai, che squadrò il suo sguardo torvo e deciso con una certa perplessità.
- Noi scopriremo cosa stanno facendo quelle due - annunciò, incrociando le braccia sul petto.
Kamui poté giurare di scorgere una fiamma azzurra ardere nei suoi occhi.
Doveva proprio esserci rimasto male per prendere una simile decisione: di solito faceva di tutto per evitare di stuzzicare le ire della sua ragazza.
- Diventa sempre più carino quando fa l’offeso - sospirò Meiko.
- Concentrati, non dobbiamo perdere tempo - la riprese Luka.

Kaito e Gakupo, sgattaiolati di soppiatto in giardino, costeggiavano silenziosi la parete della casa: il loro obiettivo era la finestra della cucina.
- Dai, ci siamo quasi... - disse lo Shion, sbirciando oltre l’angolo.
- Ehi, cos’è quest’odore...? - sussurrò il samurai, annusando l’aria.
Ora che gliel’aveva fatto notare, anche lui sentiva un profumo dolce e familiare.
- Sembra... cioccolata? - mormorò, poi scosse la testa - Non c’è tempo, dobbiamo andare avanti! -.
- Mmmh! Che buon profumo, mi fa venire fame... - continuò l’amico, ormai completamente inebriato.
Kaito sospirò: a mali estremi, estremi rimedi.
Alzò una mano e l’abbatté con forza contro il viso del compagno, che scosse la testa e lo guardò male: - Ehi! Perché mi hai dato uno schiaffo? -.
- Concentrati. Non siamo qui per divertirci! - lo rimproverò.
- Sì, hai ragione - convenne l’altro - Però mi hai fatto male - aggiunse, massaggiandosi la guancia colpita.
- Coraggio, andiamo -.
Procedettero, oltrepassando l’angolo, continuando a strisciare contro la parete.
Ad un certo punto, Kaito si fermò, e poco mancò che l’altro gli andasse a sbattere addosso.
- Ecco, ci siamo - annunciò il primo con un fil di voce, quindi si chinò sulle ginocchia, fermandosi proprio sotto il davanzale, imitato dal compagno.
Per loro fortuna, la finestra era aperta.
Kaito si allungò, facendo leva con le dita sul parapetto, quindi sbirciò all’interno: Luka era intenta a preparare qualcosa con foga ed energia impareggiabili.
Nei suoi occhi ardeva una fiamma di decisione che faceva quasi paura.
E la domanda gli sorse spontanea: in che cosa si stava applicando a quella maniera, anima e corpo...?
- Kaito, spostati! Fa vedere anche a me! - sbottò a mezza voce Gakupo, dandogli una gomitata nelle costole.
- Ahio! - sibilò l’altro, scansandosi malamente.
Quando però riportarono ambedue gli occhi sulla scena, Luka era affacciata e li guardava con un odio senza pari e con un’intensità tale che, se avesse potuto, li avrebbe inceneriti lì sul posto.
- Mbe’? Che ci fate voi due qui?! - esclamò, tagliente.
- Ecco, noi... - esordì Kaito, cercando in fretta una scusa.
- Hmpf! - sbuffò quella e, senza dar loro il tempo di aprire bocca, abbatté senza remore la finestra sulle loro dita.
Quelli gemettero nel tirarle fuori, arrossate e doloranti, quindi si lasciarono cadere di peso sul prato.
- Che male...! - si lamentò Gakupo, scuotendo con vigore le mani, mordendosi le labbra.
- E va bene, passiamo al piano B...! - annunciò Kaito, deciso a non desistere, le guance solcate da lacrime di atroce dolore.

- Accidenti, Kaito sei pesante! Darci un taglio coi gelati no, eh? -
- Sta’ zitto e non muoverti! Ci sono quasi riuscito! -.
Gakupo gli lanciò un’occhiataccia: non era mica facile riuscire a rimanere fermo reggendolo sulle spalle, che iniziavano sinceramente a fargli male.
Oltretutto, si agitava pure, come se il compito già in sé non fosse abbastanza gravoso per i suoi poveri muscoli.
Kaito, totalmente disinteressato alle sorti del fisico del compagno, era intento a divellere la grata che dava al condotto di aerazione: se non avevano potuto guardare Meiko e Luka dalla finestra, c’era sempre la seconda opzione.
Dopo quasi dieci minuti di lotta con una vite fissata particolarmente bene, finalmente riuscì a rimuovere l’ostacolo, lasciandolo cadere a terra con uno schianto metallico, mancando di poco i piedi dell’altro.
- Fatto. Andiamo - disse, quindi si alzò in punta di piedi, provocando ulteriore dolore alla sua “scala” - Dai, spingimi - lo incitò.
Kamui, trattenendosi dall’inveire contro la sua persona, obbedì.
Una volta dentro, Kaito gli allungò un braccio.
- Prendi una sedia e vieni, sbrigati -.
Infilarsi nel condotto per il samurai fu più difficoltoso che per l’altro a causa dei capelli e del vestito ingombrante, ma alla fine riuscì nell’impresa. Ambedue quindi presero a strisciare verso la cucina.
Era un luogo opprimente e Gakupo si maledisse per essersi fatto convincere ad entrare là dentro: spostandosi coi gomiti, si calpestava di continuo i capelli, che tra l’altro gli cadevano un po’ da tutte le parti; le ampie maniche scivolavano sul metallo e più di una volta, nel tentativo di liberare una ciocca per proseguire, sbatté la testa contro il soffitto.
Però, alla fine, giunse a destinazione, o meglio, Kaito: lui gli stava dietro, dato che non c’era abbastanza posto perché potessero affacciarsi assieme alla grata della cucina.
E lui era stufo di doverlo seguire.
- Ehi, Kaito! - sibilò, stizzito, colpendolo alla gamba.
- Zitto! -
- No, zitto un corno! Spostati, voglio affacciarmi anch’io! - si lamentò il samurai.
- Non c’entriamo! -
- Mettiti su un fianco, allora! -.
Borbottando contrariato, Kaito obbedì. Così, strisciando, Gakupo lo raggiunse.
Sbirciarono con curiosità la stanza di sotto e lo stesso profumo che avevano sentito dal giardino li investì di nuovo, ma stavolta più intensamente.
- Non vedo l’ora di portargliela! Chissà cosa dirà! - esclamò Meiko ad un tratto, trasognata.
- Spero che a lui piaccia. Con tutto l’impegno che ci ho messo... -
- Che ci abbiamo messo -
- Sì, giusto. Apprezzeranno? -
- Non so... certo avremmo lavorato più in fretta se quei due scocciatori non avessero iniziato a sbirciare... -.
Kaito e Gakupo presero la cosa come un pugno nello stomaco: di chi stavano parlando?
Che avessero preparato qualcosa... per qualcun altro?
Ambedue si mossero avanti nello stesso momento, avidi di sapere, quindi si sporsero maggiormente: adesso riuscivano a vederle, anche.
Erano in piedi davanti ad un bancone e davano loro le spalle, intente ad almanaccare con qualcosa.
Sembravano eccitate.
- Voglio vedere la sua faccia quando vedrà questa! Sarà bellissimo! - esclamò Meiko, felice.
- Sì, anch’io! - le fece eco Luka.
I due ragazzi ebbero l’orribile impressione che un blocco di cemento si fosse piazzato loro nello stomaco: che fossero... innamorate di qualcun altro?
Che li stessero per lasciare?
- Devo sapere...! - sussurrarono in stereo, quindi si spinsero ancora più avanti, appoggiando il viso contro la grata, gli occhi iniettati di rabbia e dolore.
Ma schiacciandosi contro l’inferriata, particolarmente fragile, questa cedette e loro caddero fuori, rovinando a terra scompostamente l’uno addosso all’altro.
Meiko e Luka si volsero per metà nello stesso momento, gli occhi sgranati per la sorpresa.
- Cosa...? - esordì la castana.
Gakupo si rialzò di scatto e puntò verso di loro un dito con fare accusatorio.
- Che cosa state facendo, eh? - le aggredì.
Luka si spostò un po’, permettendo all’amica di allontanarsi senza che il loro lavoro venisse scoperto.
Meiko li sovrastò con una luce assassina negli occhi, battendo le nocche di una mano nel palmo dell’altra con fare minaccioso.
I due disgraziati deglutirono rumorosamente, intuendo il pericolo.
Pochi minuti dopo furono sbattuti violentemente fuori dalla cucina, accompagnati da un severo: - Non vi azzardate a rientrare se ci tenete alla pelle, chiaro?! -.
Se ne tornarono così al divano, ai piedi del quale Gakupo si accucciò, depresso, le gambe raccolte al petto e il viso appoggiato sulle ginocchia.
Kaito, invece, si lasciò cadere sul divano, abbandonandosi sconfitto contro lo schienale, fissando tristemente il soffitto.
- Non ci posso credere che... ci stiano provando con qualcun altro...? - sussurrò con un fil di voce.
In quel momento, desiderò ardentemente avere un barattolo di gelato al cioccolato in cui affogare il dispiacere.
- Non pensavo che mi odiasse fino a questo punto... - mormorò il samurai, mogio, facendo cerchietti a terra con il dito.
E tacquero.
Il tempo passava e loro non se ne curavano: erano troppo presi dalla depressione per farlo.
Infine, dopo quella che loro parve un’eternità, la porta della cucina si aprì di nuovo, e le due ragazze uscirono, in viso un sorriso dolce e radioso, dall’aspetto vagamente colpevole.
Si avvicinarono ai due.
- Kaitooo... - lo chiamò cantilenando Meiko, sedendosi accanto all’interessato, poggiandogli appena il capo su una spalla.
- Gakupooo... - le fece eco Luka, piegandosi al fianco del samurai.
- Che c’è? - sbottarono quelli in coro, annoiati e scocciati.
- Be’, che vi prende? - domandò la castana, inarcando un sopracciglio con perplessità.
- Che ci prende?! - ripeté Kaito, drizzandosi - Ci avete tenuti lontani dalla cucina tutto il pomeriggio perché dovevate fare qualcosa per far colpo su qualcun altro! -.
Luka e Meiko si scambiarono un’occhiata stupita, quindi scoppiarono a ridere.
La reazione dei ragazzi fu identica e sincronica: si guardarono scioccati per poi fissare loro.
- Cosa c’è da ridere? - domandò Gakupo.
Megurine gli si gettò al collo.
- Hai pensato davvero che stessi corteggiando un altro, razza di idiota che non sei altro? - disse, premendo il viso contro la sua guancia.
- Perché, non è così? - s’intromise Kaito.
Meiko gli affibbiò un colpo alla nuca.
- Ahio! -
- Scemo! Sai che giorno è oggi?! - lo interruppe lei.
- Che giorno... - iniziò lui.
- ... è oggi? - completò l’altro.
Ammutolirono e arrossirono ambedue al ricordare che giorno fosse quello.
- Ah! - dissero in coro, sobbalzando.
- L’avevate dimenticato... - sbuffò la castana, scrollando le spalle.
Non attese una risposta: afferrò Kaito per una spalla e lo mise in piedi, quindi gli cinse un braccio e lo trascinò quasi di peso verso la cucina.
Luka fece la stessa cosa con Gakupo, ma con un po’ più di garbo.
- Ecco cosa stavamo facendo! - esclamò Megurine, indicando il tavolo: al centro, su un piatto quadrato con elaborati decori rosa lungo il bordo, c’era una grande torta con su scritto “Happy Anniversary” con la cioccolata.
I due sgranarono gli occhi e tacquero: non solo si erano dimenticati che quel giorno era l’anniversario del loro primo anno di fidanzamento... ma addirittura avevano creduto che stessero per lasciarli!
- Be’? Il gatto vi ha mangiato la lingua? - sbuffò Meiko.
- Ma che importa! - intervenne Luka in loro aiuto, quindi strattonò il suo ragazzo al tavolo, obbligandolo a sedersi accanto a lei.
L’altra coppia prese posto dall’altra parte.
Megurine tagliò quattro fette, che dispose su altrettanti piatti, per poi distribuirli.
- Avanti, assaggia - esortò, tagliando un pezzo della fetta di Gakupo e infilzandola con la forchetta, portandogliela alla bocca con un sorriso.
Lui arrossì ancor di più: tutte quelle premure... non ci era abituato. Soprattutto non dopo averla accusata di tradimento. Si sentiva in colpa.
Aprì comunque la bocca e lasciò che la ragazza lo imboccasse.
- Allora...? - chiese lei.
Lui semplicemente annuì, senza riuscire a trovare la voce, ma a lei bastò: gli prese il viso e lo voltò, quindi soppresse ogni sua possibile parola con un lungo ed intenso bacio che fece letteralmente avvampare il samurai.
Meiko più che esortare, minacciò tacitamente Kaito, senza osare muovere un muscolo.
Questo assaggiò la torta, intimidito dallo sguardo inquisitorio della fidanzata, quindi mormorò un flebile: - Buona -.
Appuntò poi i suoi occhi su di lei.
La castana, appoggiata contro lo schienale della sedia, le braccia incrociate sul petto, lanciò uno sbuffo.
- Non ce la faccio a tenerti il muso quando mi guardi con quegli occhi - ammise, infastidita.
Kaito carpì la nota irritata e tentò di aggiungere qualcosa, ma non ce ne fu bisogno: Meiko gli prese una mano e lo tirò a sé con forza, imprigionandolo tra le sue braccia e strappandogli un bacio tale da fargli drizzare i capelli.
Quando ambedue le donne si furono staccate dai partner, positivamente scioccati dalle loro improvvise “aggressioni” amorose e pure un po’ scompigliati, li abbracciarono di nuovo, stringendoli con insana forza.
- Felice anniversario ♥! - esclamarono ad una voce.
   
 
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