28/08/2010
7 recensioniPerché una ragazza di
oggi può uccidersi
Passeggiavano mano nella mano, la nebbiolina rendeva vaghi i loro tratti ma era chiaro, che i due erano un uomo e una donna. Lui molto alto e ben piazzato fisicamente, lei fine, sottile, una silhouette perfetta se vogliamo.
Camminavano sul marciapiede lungo il fiume della città, questo, malinconico, fluiva lento come faceva il tempo quel pomeriggio. Sembrava fossero passate ore, da quando lui era venuto a prenderla a casa ed erano usciti. Non erano passati invece che venti minuti...
Il tempo scorre sempre troppo lento, quando si fa qualcosa contro voglia. Quella poteva sembrare una semplice passeggiata fra innamorati in un pomeriggio invernale, i due potevano sembrare due ragazzi fidanzati come tanti altri che si vedevano nella città... Ma le apparenze ingannano, ingannano sempre.
La ragazza, capigliatura rossa, quasi pel di carota, lasciò la mano del suo accompagnatore e si appoggiò al muretto.
Sospirò. Non era una stupida, sapeva benissimo perchè era lì, sapeva benissimo perchè lui l'aveva portata lì. Il lungo fiume, era il luogo dove si erano conosciuti quasi tre anni prima, dove era cominciato tutto con un semplice sguardo... Poi l'invito a bere un caffè, il primo bacio, la prima volta a fare l'amore...
Quell'idillio in cui viveva da tre anni, quell'atmosfera fatata che si creava nella sua testa da tre anni, era giunta al termine.
-Mi hai colpito subito, quel giorno.-Cominciò lui. Una bella frase da rottura standard per cominciare, era semplicemente la cosa migliore.
-Mi ricordo, mi hai fissato finché non ti ho superato e non hai sbattuto la faccia su quel palo...-La rossa alzò il viso a guardare il palo citato, sorridendo malinconicamente al divertente ricordo.
Lui ridacchiò per un attimo, si era ricordato anche lui di quella botta e del bernoccolo che ne derivò.
Le andò dietro, serrandole il passaggio con le sue braccia. Il tepore che emanava il corpo di lui, era la cosa più bella che ci potesse essere.
-Hai accettato di venire a bere un caffè con me solo per pietà, confessa.-La provocò lui, soffiandole dentro l'orecchio.
-Lo ammetto, mi hai fatto molta pena con la fronte rossa e gonfia per la botta.-Quel sorriso malinconico tornò ad incresparle il viso. Quell'espressione non le stava un granché bene, lei aveva l'aria di essere una ragazza molto allegra e solare.
-Nami... Sai perchè siamo qui.-Alla fine si era deciso a parlare.
-Sì, certo che lo so. Tutto cominciò qui e mi sembra giusto che tutto ci finisca.-
Anche se lei non avrebbe mai pensato che fra loro sarebbe finita. Lo amava così tanto, che pensava che il loro amore non avrebbe mai avuto fine... Però quest'idea della fine di tutto, aveva cominciato a farsi strada nella sua mente quando trovò la fede di lui, dentro al suo portafogli.
Una fede.
-Lei è incinta.-Fiatò il ragazzo. Sembrava aver perso una decina d’anni, una volta detta la verità.
Nami chiuse gli occhi, aspettando che le lacrime che bruciavano, scendessero a rigare il suo viso ancora tristemente sorridente.
Beh, una motivazione valida per scrivere la parola “fine” a tutto, ci doveva essere.
-Congratulazioni. Non mi avevi mai detto che volevi bambini.-Fu la risposta di lei. Si sciolse da quell’abbraccio e si mise di profilo, sempre poggiata al muretto.
-Infatti non è così, è successo.-
-Successo…-
Nami si girò verso di lui, mentre le lacrime scendevano ormai a fiotti sulle guance pallide di lei.-Sarai padre. Avrai un figlio con tua moglie. E stai lasciando la tua amante. Siamo un cliché al contrario…-
Una risata amara ruppe quel silenzio.
Era lei che rideva.
-Zoro, promettimi almeno che non ti dimenticherai di me. Non subito…-
Il ragazzo, la abbracciò, carezzandole i capelli in un moto consolatorio mentre lei sfogava il suo pianto.
-Non ti dimenticherò mai, nemmeno fra cent’anni lo farò.-
-Mi basta questo.-
“Certo
perchè
non le importa più niente
del freddo forte che fa
nella città
per farla breve che tempo farà
per sempre”
non le importa più niente
del freddo forte che fa
nella città
per farla breve che tempo farà
per sempre”
L’acqua del fiume era gelida in quella stagione, la sentiva pungere sin dentro le ossa, l’aveva fatta svegliare subito da quello stato di trance che l’aveva condotta fino al fiume.
Lì, dove tutto era cominciato e dove tutto doveva finire.
Con le lacrime che le inondavano il viso, salì con passò tremante sul muretto e dopo un ultimo triste pensiero, si lasciò cadere nel vuoto, sul fiume.
Perché uccidersi per amore? Sicuramente, qualcuno se lo chiederà quando avranno trovato il suo corpo senza vita.
Se l’era chiesto anche lei ma aveva trovato risposta… Una risposta che era anche una domanda: perché non farlo?
Dopotutto, la domanda che lei si era fatta era un’altra, in effetti. Come si può vivere senza cuore? Perché il suo cuore era lui, non aveva avuto veramente un cuore fino a quando non l’aveva conosciuto. Senza il cuore non si può vivere, senza lui, non poteva vivere.
E questo, nessuno a parte lei l’avrebbe capito.
Nessuno mai.
Quando in una sera ti fai un'overdose di Baustelle, può succedere anche questo. Penso semplicemente che questa sia la cosa più angst che io abbia mai scritto. Non mi aspetto che qualcuno di voi la trovi bella, perchè non lo è, non nel vero senso della parola.
E' sola... Una roba che ho scritto ispirata dalla canzone da cui ho preso il titolo e un pezzetto di testo, praticamente una nonsense con tonnellate di OOC.
A presto!
(Magari con qualcosa di meno deprimente)
•Hime