~ Parents and Lovers
~
Esme/
Carlisle
Bussò
dolcemente sulla superficie di acero.
-Avanti…-
pronunciò una voce mite e familiare.
Esitò
momentaneamente, perdendosi nei riflessi che la luce
produceva colpendo la maniglia dorata.
Aprì
la porta. -Ti disturbo?- chiese, riluttante sulla
soglia dello studio del marito.
-Certo
che no, cara. Sei sempre la benvenuta qui- rispose
lui, scoprendo un grande sorriso benevolo.
Anche
lei rispose al sorriso e abbassò gli occhi,
imbarazzata.
Raggiunse
il marito, silenziosa come una folata di brezza
marina, alla scrivania dall’altro capo della stanza. Si
appoggiò con le mani al
bordo del tavolo e rimase in silenzio a osservare il suo compagno.
Notò che
stava analizzando dei vecchi manoscritti ingialliti dal tempo.
L’inchiostro era
incastonato precariamente tra le pieghe del foglio e molte parole erano
diventate illeggibili ad occhio umano. Lo vide pensieroso mentre
tentava di
decifrarli.
-Carlisle,
ti vedo particolarmente assorto questa sera. Che
succede?- domandò, mormorando, lei.
Lui
allontanò dalla sua vista i fogli che si sparpagliarono
sull’antico
tavolo di mogano scuro. Si pose le mani davanti al viso e
cominciò a
stropicciarsi gli occhi come se fosse tornato sfinito da una giornata
di lavoro
particolarmente faticosa.
-Già,
Esme, sono un po’ pensieroso…turbato,
sì…- confessò.
Esme si
avvicinò lentamente alla poltrona sulla quale sedeva
la figura perfetta e statuaria di Carlisle. Gli posò una
mano sulla spalla in
segno di conforto e lui, non appena sentì il tocco leggero
sulla pelle,
raccolse le sue dita tra le mani, con un gesto delicato.
-Mi
sento in pena per Edward…- sussurrò, esponendo i
suoi
tormenti. –Forse ha ragione Rosalie, dovremmo andarcene
via…- aggiunse,
lasciando la frase in sospeso.
-Edward
è un ragazzo in gamba- mormorò lei, prendendo le
difese del figlio.
-Ne
sono convinto anch’io- affermò lui.
-Non
sai che espressione affranta aveva oggi, quando è venuto
in ospedale a chiedermi se poteva prendere in prestito la mia auto. Non
l’ho
mai visto così…combattuto con se stesso-
aggiunse, tentando di spiegare il
perché dei propri turbamenti.
-Saprà
fare la scelta giusta, ne sono convinta- disse lei,
con un vago tono di ammirazione nella voce.
Carlisle
si alzò deciso dalla sedia e si posizionò
esattamente di fronte alla moglie. La mano di lei era ancora racchiusa
tra
quelle di lui come se fosse un gioiello prezioso da custodire e da
proteggere.
-Anche
tu soffri perché se n’è andato, non
è così?- chiese
lui, riconoscendo tra i tratti della moglie quelli tipici del dolore
che poteva
provare solo per i suoi figli.
-Già…-
ammise lei, spostando lo sguardo verso la vetrata che
dava su una parte del fitto bosco. Chiuse gli occhi, preda del dolore e
dell’angoscia che provava per il figlio lontano.
Stava
bene? Sarebbe mai tornato a casa? A rallegrare i grigi
pomeriggi di quella cittadina senza sole?
Di lui,
le mancava tutto: la sua voce soave e melodiosa che
riecheggiava tra le pareti di casa, la sua presenza silenziosa e
sinuosa come
quella di un serpente, il suono dolce che il pianoforte produceva
quando le sue
dita affusolate sfioravano i tasti d’avorio, i baci leggeri
che le faceva schioccare
sulle guance quando usciva per andare a scuola, insieme ai suoi
fratelli.
Tentò
di ricomporsi.
-Nonostante
ciò, penso che Edward saprà scegliere cosa
è
meglio per lui e per la sua natura. Vedrai, saprà prendere
la decisione
migliore- concluse.
-E se
decidesse di stare con quella ragazza? E se, poi, tutta
questa storia dovesse finire male?- espose Carlisle, ogni secondo
più ansioso e
preoccupato.
-Questa
storia non finirà male. Non credo che Edward ci
esporrebbe a un rischio simile. Infondo questo segreto è
anche il suo e lo deve
proteggere- disse, sospirando. Fece scivolare la sua mano via dallo
scrigno
inaccessibile che Carlisle aveva formato con le sue e lentamente si
diresse
verso la vetrata che occupava una ristretta parte
dell’immenso studio. Fece
vagare lo sguardo tra i deboli colori del tramonto: il verde scuro e
intenso
del bosco si mescolava con i tenui colori pastello che tingevano lo
strato di
nuvole che sembrava non abbandonare mai Forks. I cinguettii soffusi
degli uccelli
in lontananza colmavano il silenzio che improvvisamente aveva preso
spazio nella
stanza e che si frapponeva tra i due sposi.
Attirato
da una forza invisibile che improvvisamente aveva
preso forma, Carlisle si avvicinò alla figura dolce e
materna di sua moglie. La
abbracciò dolcemente per i fianchi e le loro figure marmoree
e immutabili
presero l’una la forma dell’altra. Diventarono una
personalità unica: nel
corpo, ma soprattutto nello spirito. Nessuno dei due si era mai sentito
più
completo e felice se non in quei momenti che passavano insieme. Era
così, e
come lo era stato in passato lo sarebbe stato anche in futuro.
-Se la
ragazza è abbastanza sveglia, lo amerà. Edward se
lo
merita; è rimasto troppo, troppo tempo solo…-
sussurrò Esme, abbracciata alle
possenti braccia dell’uomo.
Lui
inspirò profondamente quell’odore caratteristico
che
avrebbe riconosciuto in mezzo a miliardi di persone, quello di sua
moglie.
Dolce come il miele, delicato come il cristallo e delizioso come una
ciliegia matura.
Lo
trattenne dentro di sé per assaporarne ogni minima
sfaccettatura, come un sommelier fa con uno dei più buoni
vini che ha l’onore
di degustare. Lo avrebbe trattenuto nei suoi polmoni per sempre, se
avesse
potuto. Purtroppo, tanto presto quanto in fretta, questo
scivolò via dalle sue
labbra.
-Esme…-
sussurrò il suo nome come se fosse il suono più
perfetto che una voce potesse produrre.
La fece
voltare, così da riuscire ad ammirare lo splendore
che il suo viso emanava. Lo prese tra le mani; con le dita
accarezzò ogni
singola curva degli zigomi, del mento, delle labbra.
Esme
chiuse gli occhi. Guidata da quel piacere
incondizionato che provava quando Carlisle la sfiorava teneramente, si
lasciò
trasportare dalle emozioni. Troppe e tutte troppo intense. Si sentiva
troppo
rapita dai gesti del suo compagno per riuscire a combattere contro le
proprie
reazioni.
Quando
riaprì gli occhi, ritrovò a pochi centimetri
dalle
sue labbra il viso saggio di Carlisle. La contemplava con desiderio,
passione e
un ardore particolare gli brillava negli occhi dorati come una fiamma
illumina
l’oscurità intorno a sé.
-Esme…Tu
non sai, non immagini nemmeno quanto tutto questo,
per me, sia importante…Quanto tu
sia
importante, per me…- annaspò senza fiato, come se
avesse percorso il giro del
globo di corsa.
La sua
mano destra ritrovò la mano sinistra di Esme, quella
che portava fieramente la fede. La posò con delicatezza sul
proprio petto
immobile, all’altezza del cuore. Se quel cuore avesse potuto
ancora battere,
sicuramente sarebbe stato veloce come il battito d’ali di un
colibrì. Senza
limiti, senza regole. Libero.
Esme lo
abbracciò.
-Sono
fiera di averti al mio fianco, Carlisle- sussurrò, la
testa era sepolta tra la pelle liscia e morbida del collo.
Anche
Carlisle l’abbracciò. L’abbracciava per
le anche,
nella sua stretta potente ma delicata. Non l’avrebbe lasciata
sfuggire per
nessuna ragione al mondo. Non importava quanto l’aveva fatta
soffrire nei tre
giorni che l’avevano portata
all’immortalità, a lui. Ora era lì, e
nessuno
avrebbe potuto portargliela via. Nemmeno se gli avessero imposto le
torture più
insopportabili che esistevano. L’avrebbe protetta, curata,
amata come nessuna
creatura in tutta la terra sarebbe riuscita a fare. Avrebbe anche dato
la vita
per lei, se fosse stato necessario.
E
sapeva perfettamente che i suoi sentimenti erano più che
condivisi da Esme, il suo angelo, la creatura divina che aveva deciso
di stare
con lui, di accompagnarlo per quella lunga strada chiamata esistenza
che per
loro sarebbe durata per sempre.
Quando
Esme si scostò dolcemente da quell’abbraccio che
sembrava essere durato ore anziché minuti, sentì
le proprie terminazioni
nervose vibrare. Carlisle la guardava ancora con sguardo acceso e la
sua reazione
istintiva fu di avvampare. Ma, ovviamente, tutto rimase intrappolato
nel corpo
duro e inalterabile in cui viveva. Però Carlisle conosceva
troppo bene la sua
compagna e in tutti quegli anni passati insieme aveva imparato a
percepire ogni
minimo gesto e azione.
Le
accarezzò piano i leggeri rigonfiamenti che decenni prima
avevano accompagnato la sua gravidanza.
Pensò
a quanto desiderasse poterle donare un figlio, un
figlio tutto suo. Sangue del suo sangue. Vita della sua vita.
Pensò a quanto
gli sarebbe piaciuto aiutarla a mandare avanti la gravidanza; a quanto
sarebbe
stato bello sentire i movimenti goffi della creatura che portava in
grembo.
Rise di
quel desiderio assurdo. Erano intrappolati nella
loro bellezza e nella loro perfezione e il prezzo da pagare era quello.
L’essere dannati. Il non poter aver niente di più
che l’immortalità.
-Vorrei
darti il figlio che sogni…- si ritrovò a
mormorarle.
La mano sinistra, quella che la stava accarezzando, si fermò
all’altezza del
grembo e per un istante si immaginò il loro
bambino scalciare all’interno di quel corpicino
minuto.
Lei
sospirò, un leggero sorriso prese forma sulla sua bocca
e per un secondo sembrò che le sue gote cineree si
illuminassero e assumessero
il colore perduto.
-Lo sai
che lo desidererei molto anche io…- mormorò,
stringendo la mano che Carlisle aveva posato sul suo ventre. -Ma non
è
possibile- concluse, immalinconendosi un po’ e lasciando
andare la presa.
-Non
voglio che tu sia triste- esortò svelto, captando
all’istante lo stato d’animo della moglie. Per lei,
gravidanza e figli erano argomenti
delicati. Si sentì in colpa per aver tirato in ballo quel
discorso.
-Non
sono affatto triste- replicò rapidamente lei. -Ho te,
come potrei esserlo?- confessò, guardandolo dritto negli
occhi.
L’uomo
la guardò di rimando. Sorrise, felice e soddisfatto.
Si sentiva considerato importante da sua moglie e questo bastava per
farlo
vivere eternamente sereno.
-E poi,
ricordati che ne abbiamo già cinque, di figli-
esclamò Esme per smorzare un po’ la tensione.
Abbozzò una risatina e si voltò
di nuovo verso la grande finestra dello studio.
Carlisle
la strinse per i fianchi, ancora una volta. Esme
appoggiò le sue mani, minute e longilinee, sopra quelle del
marito, antiche e
possenti. Le loro fedi brillarono alla luce soffusa del crepuscolo.
-Ti
amo- le giurò.
-Ti
amo- gli promise.
**********
Seconda classificata:
Mela_
Parents and lovers
Grammatica: 10/10
Impeccabile,
assolutamente. Complimenti.
Forma: 9.8/10
Mancano tutti gli spazi tra le lineette e l’inizio di un
discorso, ma per il
resto è perfetta, perciò non ti ho penalizzata
troppo xD
IC: 10/10
Carlisle, in tutta la sua bellezza, dolcezza e amore per sua moglie, mi
si è
presentato davanti, così come Esme xD Assolutamente perfetti
sotto ogni punto
di vista.
Gradimento personale:
10/10
L’ho amata dalla prima all’ultima riga,
così come ho amato ed invidiato il tuo
modo di scrivere così fluido *-* Davvero una perla di
storia, complimenti ^^
Totale: 39.8/40
**********
Dire
che sono strafelice è un eufemismo... Insomma, primo contest
direttamente alla
seconda posizione della classifica!! Wow!!! Incredibile!!!
*me
che si inchina davanti a jadina* Ti ringrazio tantissimo per aver avuto
una
così alta considerazione della mia scrittura ^^"
Dovrei
dire qualcosa per presentare questa One-Shot...Vediamo... E' ambientata
ai
tempi di Twilight, quando il nostro povero Eddino decise di lasciare
Forks e
andare a Denali dopo aver incontrato Isabella Swan. In tutti i libri ho
letto
quanto la coppia è legata ai propri "figliocci" e quindi
quale
occasione migliore per dimostrare l'amorevolezza che trasmettono loro
ogni
giorno??? Spero di essere riuscita a trasmettere tutte le
emozioni che
la separazione improvvisa ha provocato nei due, specialmente
in
Esme. Nonostante ciò, mi sono anche sofermata sulla
vita di loro due come
coppia sposata: spero di non essere risultata noiosa o
smielosa o
roba del genere...
La
canzone di ispirazione di questa storia è...*rullo di
tamburi*... I
Giorni di Ludovico Einaudi.
"Che grandissimo pianista" è l'unico commento che un talento
così può meritarsi...
Ed
ora la prova più ardua: sottoporre il testo a voi lettori.
Già ho paura =S xD
Allora, come è venuta???? Male??? Da schifo??? Peggio?????
Sono pronta a
qualsiasi commento, bello o brutto che sia!!! Qualsiasi cosa pensiate
fatemelo
sapere; la vostra opinione è sempre la benvenuta nelle
storie di noi
scrittori per caso ;]
Ringrazio
tutti coloro che
leggeranno e commenteranno!
E ringrazio jadina che è stata così clemente nel
correggere. Grazie ancora =*