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Autore: Sanya    28/08/2010    7 recensioni
La strinse per i fianchi, ancora una volta. Esme appoggiò le sue mani, minute e longilinee, sopra quelle del marito, antiche e possenti. Le loro fedi brillarono alla luce soffusa del crepuscolo.
Seconda classificata al contest 'Family, My Love...' di jadina94
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
- Questa storia fa parte della serie '~ Frammenti'
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~ Parents and Lovers ~
Esme/ Carlisle

Bussò dolcemente sulla superficie di acero.
-Avanti…- pronunciò una voce mite e familiare.
Esitò momentaneamente, perdendosi nei riflessi che la luce produceva colpendo la maniglia dorata.
Aprì la porta. -Ti disturbo?- chiese, riluttante sulla soglia dello studio del marito.
-Certo che no, cara. Sei sempre la benvenuta qui- rispose lui, scoprendo un grande sorriso benevolo.
Anche lei rispose al sorriso e abbassò gli occhi, imbarazzata.  
Raggiunse il marito, silenziosa come una folata di brezza marina, alla scrivania dall’altro capo della stanza. Si appoggiò con le mani al bordo del tavolo e rimase in silenzio a osservare il suo compagno. Notò che stava analizzando dei vecchi manoscritti ingialliti dal tempo. L’inchiostro era incastonato precariamente tra le pieghe del foglio e molte parole erano diventate illeggibili ad occhio umano. Lo vide pensieroso mentre tentava di decifrarli.  
-Carlisle, ti vedo particolarmente assorto questa sera. Che succede?- domandò, mormorando, lei.
Lui allontanò dalla sua vista i fogli che si sparpagliarono sull’antico tavolo di mogano scuro. Si pose le mani davanti al viso e cominciò a stropicciarsi gli occhi come se fosse tornato sfinito da una giornata di lavoro particolarmente faticosa.
-Già, Esme, sono un po’ pensieroso…turbato, sì…- confessò.
Esme si avvicinò lentamente alla poltrona sulla quale sedeva la figura perfetta e statuaria di Carlisle. Gli posò una mano sulla spalla in segno di conforto e lui, non appena sentì il tocco leggero sulla pelle, raccolse le sue dita tra le mani, con un gesto delicato.
-Mi sento in pena per Edward…- sussurrò, esponendo i suoi tormenti. –Forse ha ragione Rosalie, dovremmo andarcene via…- aggiunse, lasciando la frase in sospeso.
-Edward è un ragazzo in gamba- mormorò lei, prendendo le difese del figlio.
-Ne sono convinto anch’io- affermò lui.
-Non sai che espressione affranta aveva oggi, quando è venuto in ospedale a chiedermi se poteva prendere in prestito la mia auto. Non l’ho mai visto così…combattuto con se stesso- aggiunse, tentando di spiegare il perché dei propri turbamenti.
-Saprà fare la scelta giusta, ne sono convinta- disse lei, con un vago tono di ammirazione nella voce.
Carlisle si alzò deciso dalla sedia e si posizionò esattamente di fronte alla moglie. La mano di lei era ancora racchiusa tra quelle di lui come se fosse un gioiello prezioso da custodire e da proteggere.
-Anche tu soffri perché se n’è andato, non è così?- chiese lui, riconoscendo tra i tratti della moglie quelli tipici del dolore che poteva provare solo per i suoi figli.
-Già…- ammise lei, spostando lo sguardo verso la vetrata che dava su una parte del fitto bosco. Chiuse gli occhi, preda del dolore e dell’angoscia che provava per il figlio lontano.
Stava bene? Sarebbe mai tornato a casa? A rallegrare i grigi pomeriggi di quella cittadina senza sole?
Di lui, le mancava tutto: la sua voce soave e melodiosa che riecheggiava tra le pareti di casa, la sua presenza silenziosa e sinuosa come quella di un serpente, il suono dolce che il pianoforte produceva quando le sue dita affusolate sfioravano i tasti d’avorio, i baci leggeri che le faceva schioccare sulle guance quando usciva per andare a scuola, insieme ai suoi fratelli.
Tentò di ricomporsi.
-Nonostante ciò, penso che Edward saprà scegliere cosa è meglio per lui e per la sua natura. Vedrai, saprà prendere la decisione migliore- concluse.
-E se decidesse di stare con quella ragazza? E se, poi, tutta questa storia dovesse finire male?- espose Carlisle, ogni secondo più ansioso e preoccupato.
-Questa storia non finirà male. Non credo che Edward ci esporrebbe a un rischio simile. Infondo questo segreto è anche il suo e lo deve proteggere- disse, sospirando. Fece scivolare la sua mano via dallo scrigno inaccessibile che Carlisle aveva formato con le sue e lentamente si diresse verso la vetrata che occupava una ristretta parte dell’immenso studio. Fece vagare lo sguardo tra i deboli colori del tramonto: il verde scuro e intenso del bosco si mescolava con i tenui colori pastello che tingevano lo strato di nuvole che sembrava non abbandonare mai Forks. I cinguettii soffusi degli uccelli in lontananza colmavano il silenzio che improvvisamente aveva preso spazio nella stanza e che si frapponeva tra i due sposi.
Attirato da una forza invisibile che improvvisamente aveva preso forma, Carlisle si avvicinò alla figura dolce e materna di sua moglie. La abbracciò dolcemente per i fianchi e le loro figure marmoree e immutabili presero l’una la forma dell’altra. Diventarono una personalità unica: nel corpo, ma soprattutto nello spirito. Nessuno dei due si era mai sentito più completo e felice se non in quei momenti che passavano insieme. Era così, e come lo era stato in passato lo sarebbe stato anche in futuro.
-Se la ragazza è abbastanza sveglia, lo amerà. Edward se lo merita; è rimasto troppo, troppo tempo solo…- sussurrò Esme, abbracciata alle possenti braccia dell’uomo.
Lui inspirò profondamente quell’odore caratteristico che avrebbe riconosciuto in mezzo a miliardi di persone, quello di sua moglie. Dolce come il miele, delicato come il cristallo e delizioso come una ciliegia matura.
Lo trattenne dentro di sé per assaporarne ogni minima sfaccettatura, come un sommelier fa con uno dei più buoni vini che ha l’onore di degustare. Lo avrebbe trattenuto nei suoi polmoni per sempre, se avesse potuto. Purtroppo, tanto presto quanto in fretta, questo scivolò via dalle sue labbra.
-Esme…- sussurrò il suo nome come se fosse il suono più perfetto che una voce potesse produrre.
La fece voltare, così da riuscire ad ammirare lo splendore che il suo viso emanava. Lo prese tra le mani; con le dita accarezzò ogni singola curva degli zigomi, del mento, delle labbra.
Esme chiuse gli occhi. Guidata da quel piacere incondizionato che provava quando Carlisle la sfiorava teneramente, si lasciò trasportare dalle emozioni. Troppe e tutte troppo intense. Si sentiva troppo rapita dai gesti del suo compagno per riuscire a combattere contro le proprie reazioni.
Quando riaprì gli occhi, ritrovò a pochi centimetri dalle sue labbra il viso saggio di Carlisle. La contemplava con desiderio, passione e un ardore particolare gli brillava negli occhi dorati come una fiamma illumina l’oscurità intorno a sé.
-Esme…Tu non sai, non immagini nemmeno quanto tutto questo, per me, sia importante…Quanto tu sia importante, per me…- annaspò senza fiato, come se avesse percorso il giro del globo di corsa.
La sua mano destra ritrovò la mano sinistra di Esme, quella che portava fieramente la fede. La posò con delicatezza sul proprio petto immobile, all’altezza del cuore. Se quel cuore avesse potuto ancora battere, sicuramente sarebbe stato veloce come il battito d’ali di un colibrì. Senza limiti, senza regole. Libero.
Esme lo abbracciò.
-Sono fiera di averti al mio fianco, Carlisle- sussurrò, la testa era sepolta tra la pelle liscia e morbida del collo.
Anche Carlisle l’abbracciò. L’abbracciava per le anche, nella sua stretta potente ma delicata. Non l’avrebbe lasciata sfuggire per nessuna ragione al mondo. Non importava quanto l’aveva fatta soffrire nei tre giorni che l’avevano portata all’immortalità, a lui. Ora era lì, e nessuno avrebbe potuto portargliela via. Nemmeno se gli avessero imposto le torture più insopportabili che esistevano. L’avrebbe protetta, curata, amata come nessuna creatura in tutta la terra sarebbe riuscita a fare. Avrebbe anche dato la vita per lei, se fosse stato necessario.
E sapeva perfettamente che i suoi sentimenti erano più che condivisi da Esme, il suo angelo, la creatura divina che aveva deciso di stare con lui, di accompagnarlo per quella lunga strada chiamata esistenza che per loro sarebbe durata per sempre.
Quando Esme si scostò dolcemente da quell’abbraccio che sembrava essere durato ore anziché minuti, sentì le proprie terminazioni nervose vibrare. Carlisle la guardava ancora con sguardo acceso e la sua reazione istintiva fu di avvampare. Ma, ovviamente, tutto rimase intrappolato nel corpo duro e inalterabile in cui viveva. Però Carlisle conosceva troppo bene la sua compagna e in tutti quegli anni passati insieme aveva imparato a percepire ogni minimo gesto e azione.
Le accarezzò piano i leggeri rigonfiamenti che decenni prima avevano accompagnato la sua gravidanza.
Pensò a quanto desiderasse poterle donare un figlio, un figlio tutto suo. Sangue del suo sangue. Vita della sua vita. Pensò a quanto gli sarebbe piaciuto aiutarla a mandare avanti la gravidanza; a quanto sarebbe stato bello sentire i movimenti goffi della creatura che portava in grembo.
Rise di quel desiderio assurdo. Erano intrappolati nella loro bellezza e nella loro perfezione e il prezzo da pagare era quello. L’essere dannati. Il non poter aver niente di più che l’immortalità.
-Vorrei darti il figlio che sogni…- si ritrovò a mormorarle. La mano sinistra, quella che la stava accarezzando, si fermò all’altezza del grembo e per un istante si immaginò il loro bambino scalciare all’interno di quel corpicino minuto.
Lei sospirò, un leggero sorriso prese forma sulla sua bocca e per un secondo sembrò che le sue gote cineree si illuminassero e assumessero il colore perduto.
-Lo sai che lo desidererei molto anche io…- mormorò, stringendo la mano che Carlisle aveva posato sul suo ventre. -Ma non è possibile- concluse, immalinconendosi un po’ e lasciando andare la presa.
-Non voglio che tu sia triste- esortò svelto, captando all’istante lo stato d’animo della moglie. Per lei, gravidanza e figli erano argomenti delicati. Si sentì in colpa per aver tirato in ballo quel discorso.
-Non sono affatto triste- replicò rapidamente lei. -Ho te, come potrei esserlo?- confessò, guardandolo dritto negli occhi.
L’uomo la guardò di rimando. Sorrise, felice e soddisfatto. Si sentiva considerato importante da sua moglie e questo bastava per farlo vivere eternamente sereno.
-E poi, ricordati che ne abbiamo già cinque, di figli- esclamò Esme per smorzare un po’ la tensione. Abbozzò una risatina e si voltò di nuovo verso la grande finestra dello studio. 
Carlisle la strinse per i fianchi, ancora una volta. Esme appoggiò le sue mani, minute e longilinee, sopra quelle del marito, antiche e possenti. Le loro fedi brillarono alla luce soffusa del crepuscolo.
-Ti amo- le giurò.
-Ti amo- gli promise.

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Seconda classificata:
Mela_
Parents and lovers

Grammatica: 10/10

Impeccabile, assolutamente. Complimenti.

Forma: 9.8/10
Mancano tutti gli spazi tra le lineette e l’inizio di un discorso, ma per il resto è perfetta, perciò non ti ho penalizzata troppo xD

IC: 10/10
Carlisle, in tutta la sua bellezza, dolcezza e amore per sua moglie, mi si è presentato davanti, così come Esme xD Assolutamente perfetti sotto ogni punto di vista.

Gradimento personale: 10/10
L’ho amata dalla prima all’ultima riga, così come ho amato ed invidiato il tuo modo di scrivere così fluido *-* Davvero una perla di storia, complimenti ^^

Totale: 39.8/40

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Dire che sono strafelice è un eufemismo... Insomma, primo contest direttamente alla seconda posizione della classifica!! Wow!!! Incredibile!!!

*me che si inchina davanti a jadina* Ti ringrazio tantissimo per aver avuto una così alta considerazione della mia scrittura ^^"

Dovrei dire qualcosa per presentare questa One-Shot...Vediamo... E' ambientata ai tempi di Twilight, quando il nostro povero Eddino decise di lasciare Forks e andare a Denali dopo aver incontrato Isabella Swan. In tutti i libri ho letto quanto la coppia è legata ai propri "figliocci" e quindi quale occasione migliore per dimostrare l'amorevolezza che trasmettono loro ogni giorno??? Spero di essere riuscita a trasmettere tutte le emozioni che la separazione improvvisa ha provocato nei due, specialmente in Esme. Nonostante ciò, mi sono anche sofermata sulla vita di loro due come coppia sposata: spero di non essere risultata noiosa o smielosa o roba del genere...

La canzone di ispirazione di questa storia è...*rullo di tamburi*...  I Giorni di Ludovico Einaudi.
"Che grandissimo pianista" è l'unico commento che un talento così può meritarsi... 

Ed ora la prova più ardua: sottoporre il testo a voi lettori. Già ho paura =S xD Allora, come è venuta???? Male??? Da schifo??? Peggio????? Sono pronta a qualsiasi commento, bello o brutto che sia!!! Qualsiasi cosa pensiate fatemelo sapere; la vostra opinione è sempre la benvenuta nelle storie di noi scrittori per caso ;]

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno!
E ringrazio jadina che è stata così clemente nel correggere. Grazie ancora =*

 

   
 
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