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Autore: Archangel 06     29/08/2010    2 recensioni
Virginia ed Ellen, di Helsinki, hanno ottenuto una borsa di studio per terminare il loro corso di studi con le lezioni di un luminare di Storia Vichinga in California, negli stati uniti. sono migliori amiche, ma nella vita di Ellen c'è un segretuccio da nulla che Virginia non sa, ovvero che Ellen conosce da vicino, molto da vicino i Children of Bodom, la sua band preferita... e che cosa succederà quando la band si troverà nei pasticci necessitando di un batterista? le aspetta un tour di completa follia... scritta a quattro mani da me e da Dark Dancer^^
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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“Tu che ne dici, sta venendo qui?” disse Virginia, lanciando un’occhiata furtiva oltre la mia spalla.

“Non ho gli occhi dietro la testa, Virgi…” sbuffai infilandomi in bocca un grosso pezzo di pane.

“Vedessi! Moro con gli occhi verdi… accidenti!”
Virginia era eccitata con tre c, ma non si curava di parlare a bassa voce. Le possibilità che questo affascinante americano capisse il finlandese erano pari a zero.

“Buonasera, ragazze… siete nuove?” disse dietro di me una voce. Dalla faccia di Virginia, ebbi la conferma che era proprio il ragazzo che si era avvicinato. Mi voltai, e con un sorriso ricambiai il suo saluto, approfittandone per studiarlo. Non altissimo, ma con un fisico magro e asciutto con una buona muscolatura, da atleta. Aveva i capelli scuri raccolti in una coda riccioluta, la mascella forte era sottolineata dalla barba che circondava anche la bocca carnosa stirata in un sorriso simpatico e allegro, che lasciava scoperti i denti candidi e regolari. Sul sopracciglio sinistro c’era un piccolo anellino, in coppia con uno al labbro. A completare il quadro di “dream boy”, un paio di favolosi occhi verdissimi, e una maglietta degli Eluveitie che lo identificava come metallaro. Virginia già gli stava facendo gli occhi dolci, notai divertita.
“Si, siamo qui per i corsi di storia vichinga… veniamo dalla Finlandia, da Espoo per la precisione” dissi per rispondere alla sua domanda.

“Fuck, dalla Finlandia?? È grandioso! A proposito, io sono Josh Pitt, piacere… studio Lingue” disse con un gran sorriso sedendosi di fianco a noi.

“Io sono Ellen, e lei è Virginia…” Josh interruppe le presentazioni per alzarsi e richiamare con un gesto del braccio qualcuno alle mie spalle. Mi voltai, e mi accorsi che dalla porta della sala stava entrando un gruppetto compatto di metallari, formato da circa una decina di persone, ragazzi e ragazze. I capelli erano variamente acconciati in code o lasciati fluenti: indossavano tutti magliette di gruppi, canottiere scure, jeans o pantaloni militari. Il gruppo emanava un’aria di grande vitalità e allegria, nonché un gran chiasso.

“Coraggio ragazzi, qui bisogna fare gli onori di casa! Abbiamo due ospiti speciali… due metallare finlandesi!” annunciò Josh al gruppetto. Fummo subissate dalle esclamazioni di stupore e curiosità e dalle domande, alle quali non riuscivamo a rispondere, ma a Virginia non sfuggì che Josh aveva placcato una delle ragazze abbracciandola e l’aveva baciata teneramente sulla bocca. No, non a stampo. Improvvisamente tutta la sua euforia svanì.

“Coraggio” sussurrai in finlandese “a casa di ragazzi carini non ne mancano…” mi fissò con uno sguardo omicida.

“Con calma ragazzi!! Calma, calma!” esclamò Josh, che evidentemente godeva di un certo ascendente sul gruppo. Forse ne era addirittura il capo. Quando il gruppo si fu calmato, passò alle presentazioni: erano sei ragazzi e quattro ragazze, quasi tutti con un loro soprannome: ne mancavano ancora cinque, che erano fuori per un concerto.

Dopo la cena ci trasferimmo nel grande cortile del college, stazionando su delle panchine che a quanto capimmo ormai erano diventate il loro punto di ritrovo, fumando una sigaretta dietro l’altra e chiacchierando a tutto spiano. Ogni tanto passavano a gruppetti di tre o quattro dei ragazzoni robusti, con le divise della squadra di football del collegio, squadrandoci dall’alto in basso con evidente disprezzo. Josh in particolare. I ragazzi si limitavano a ignorarli con diplomazia.

“Gli sfighetti” mormorò Martha Seymour, scuotendo la testa. Aveva i capelli di un incredibile rosso naturale, che acquisivano riflessi stupendi con i raggi del sole morente.
“Sfighetti?” domandai incuriosita da quel divertente gioco di parole.

“Eh si, i nostri nemici di sempre. Noi metallari siamo sempre stati pochi, e quelli- e caricò l’ultima parola con un disprezzo particolare- non ci sopportano. Sono tutti figli di papà, con le macchine costosissime e che ti guardano storto se non sei vestito iper griffato dalla testa ai piedi” concluse schifata.


“E il capitano della squadra di football è il peggiore” aggiunse Jack “Sparrow” Burnett(fan sfegatato degli Alestorm) ancora più schifato. “Ci ha coinvolti in più risse lui che tutti gli ubriachi dei pub dove andiamo il sabato sera…” “Risse??” domandò Virginia esterrefatta. Io fra me e me risi, ripensando alla mia infanzia passata con mio cugino e i suoi quattro amici pazzi da legare: ne avevamo fatte di risse noi sei… specie quando il suo amico biondo e stronzo, che poi era diventato anche il suo cantante, si sbronzava e parlava troppo. Prima di arrivare alla maggiore età, per colpa di quei matti avevo partecipato ad almeno quattro risse da pub (ma di sicuro qualcuna non me la ricordavo per aver bevuto troppo…) e almeno altre due in altrettanti concerti.

“Oh, cazzo… parli del diavolo…” mormorò seccata Juliet (una dark, più che una metallara) accennando con il mento e uno sguardo omicida verso un ragazzo che si stava avvicinando.
Era abbastanza alto, probabilmente a giudicare dalle gambe non doveva avere chissà che muscolatura da culturista, ma si atteggiava come se la corazza da football coprisse un torace degno di un sollevatore di pesi. Doveva essere il famoso capitano della squadra di football…
“Arthur Wess” ci sussurrò Sparrow, confermando. “ci metto la mano sul fuoco che è qui per voi due…” le previsioni di Jack si rivelarono corrette, dato che ignorando tutti gli altri, Wess si rivolse proprio a me e Virginia.

“Buona sera, signorine… posso invitarvi a venire a seguire il nostro allenamento serale? Sarà molto più interessante che discorrere con questi quattro sfigati che non parlano altro che di quell’orribile metal…” disse affabile.
Io e la mia amica ci scambiammo un’occhiata e ci trovammo d’accordo senza nemmeno parlare.
“No grazie, il football non ci interessa… preferiamo parlare di metal” disse Virginia, guardandolo con sufficienza.
“Molto meglio che guardare dei poveri idioti che si pestano e si affannano per una palla…” rincarai io, poi mi rivolsi al gruppo ignorando deliberatamente Wess: “Qualcuno di voi conosce i Rhapsody of Fire?” Josh ci strizzò l’occhio in segno di approvazione, mentre con rapidità il centro dell’attenzione si spostava sulla mia domanda. A Wess non rimase altro da fare che andarsene.

***

“Allora, che te ne pare del posto? A parte gli sfighetti…” domandai a Virginia che aveva il muso lungo fino al pavimento.
“Oh, avanti cara, un po’ di allegria! Dopotutto fra qualche mese saremmo tornate in Finlandia… l’avresti perso di vista comunque” la consolai.
“Già” mugugnò. Mi appuntai mentalmente che dovevo farle conoscere a tutti i costi mio cugino… avrebbe sicuramente sepolto i ricordi del bel Josh in un attimo. Decisamente distrutte dal jet lag, andammo a letto quasi subito.



ed ecco il secondo capitolo!! spero vi piaccia ;)
Crazy_me, sei proprio una mia lettrice appassionata! purtroppo non so più cosa fare con quella ficcia... la conclusione ce l'ho, ma non riesco a scriverla! il problema è che non ho pensato a quella ficcia per troppo tempo (sono stata senza piccì per tre settimane) e ora non riesco più a pensarci... uffa! spero di combinare qualcosa...
PS IMPORTANTISSIMO!!!!!! non fate complimenti solo a me, fateli anche a Dark Dancer... come ho specificato nell'introduzione, la ficcia è stata scritta a quattro mani dai noi due ;) grazie mille
   
 
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