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Autore: Archangel 06     25/08/2010    3 recensioni
Virginia ed Ellen, di Helsinki, hanno ottenuto una borsa di studio per terminare il loro corso di studi con le lezioni di un luminare di Storia Vichinga in California, negli stati uniti. sono migliori amiche, ma nella vita di Ellen c'è un segretuccio da nulla che Virginia non sa, ovvero che Ellen conosce da vicino, molto da vicino i Children of Bodom, la sua band preferita... e che cosa succederà quando la band si troverà nei pasticci necessitando di un batterista? le aspetta un tour di completa follia... scritta a quattro mani da me e da Dark Dancer^^
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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“E poi ci pensi… Ellen, mi stai ascoltando??” esclamò Virginia seccata, scuotendo Ellen.
“Eh? Che c’è ancora?” sbuffò questa seccata, togliendosi una cuffia e alzando gli occhi dal suo libro.
“Stavo dicendo, se tu avessi avuto la buona grazia di ascoltarmi, che siamo state davvero fortunate… abbiamo vinto la borsa di studio per la California!! La California, ci pensi? Mare, sole, palme, spiagge e fighi da paura…” esclamò estatica.
“Si, si, tutto molto interessante” disse tanto per farla stare buona. Come era facile intuire, i suoi pensieri erano orientati in tutt’altra direzione.
“Ma dai! È la California! Noi le loro spiagge ce le sogniamo, in Finlandia…” la rimbrottò.
“E loro si sognano la nostra neve, le nostre aurore boreali, il sole a mezzanotte, i Children of Bodom, gli Ensiferum e i Korpiklaani, per non parlare del nostro glorioso passato di vichinghi… i nostri antenati hanno terrorizzato l’Europa, nel medioevo! Ed erano i migliori marinai e combattenti che…”
“Si, si, ho capito, tu sei una patriota incallita” sbuffò Virginia, mettendosi a sua volta le cuffie. Con un sospiro tornò al suo libro, la traduzione del manoscritto di Ibn al Fadlan l’Arabo curata da Michael Crichton, sulla quale doveva sostenere un esame.
Come avrete capito, le nostre due eroine erano finlandesi, precisamente di Espoo ma con residenza a Helsinki. Vi immaginate le due classiche finlandesi alte, bionde e con gli occhi azzurri? Sbagliereste. Ellen aveva si i capelli biondi, ma erano biondo scuro e gli occhi non erano azzurri, ma di un colore indefinibile che cambiava di continuo e passava dal verde, al castano, fino al nero e ai misti più strani. Inoltre era troppo bassa, appena un metro e sessanta. Virginia invece superava il metro e settanta di qualche centimetro, però i capelli non erano biondi bensì neri, e gli occhi idem: non azzurri ma nero pece.
L’unica cosa che avrebbe potuto identificarle come appartenenti all’etnia scandinava era la pelle, pallidissima, bianca come il latte. Oltretutto non avrebbero potuto essere di carattere più diverso. Ellen poteva invece risultare notevolmente difficile da digerire come personaggio: se una persona non le piaceva da subito, tendeva a essere cinica e antipatica, con battute al vetriolo e commenti sarcastici. Fortunatamente le due si erano state reciprocamente simpatiche da subito, perciò Virginia non aveva mai dovuto assaggiare la sferza della lingua di Ellen.
Virginia invece era tutto l’opposto, una gran romantica sognatrice, e di una perversione unica: era in grado di trovare un doppio senso in qualsiasi cosa, ma non avrebbe mai fatto una battuta oscena, visto che le odiava. Ellen non riusciva a credere che si potesse essere tanto maliziosi e tanto perversi. Aveva un tatuaggio a forma di stella e un piercing al labbro, che le conferiva un'aria un po' ribelle.
La voce impersonale dell’altoparlante annunciò che stava per essere servito il pranzo. Ellen e Virginia si guardarono, quasi diventando verdi… decisero di sopportare i morsi della fame (il primo pasto era stato servito loro quasi sei ore prima) e di rinunciare al disgustoso cibo scaldato in microonde che sarebbe stato servito, riempiendosi la pancia con the caldo e cioccolata molto zuccherati, caramelle, crackers, pacchetti di patatine e altre vivande salvifiche portate da casa.
“Non ne posso più… quanto manca??” si lamentò Virginia. “Coraggio, ancora tre ore circa… anche io non ne posso più, non sei l’unica, ma possiamo solo sopportare…” rispose stoicamente Ellen. Virginia aveva tutte le ragioni di lamentarsi. Non so se abbiate mai fatto un viaggio di otto ore in aereo, ma vi posso assicurare che è veramente noioso… per passare il tempo, Virginia si dedicò ad osservare i passeggeri. Erano quasi tutti turisti che tornavano negli Stati uniti, a parte loro due e qualche altro viaggiatore: capirlo era semplicissimo, bastava guardare gli abiti. I turisti avevano tutti quanti le maniche lunghe, mentre loro Ellen e Virginia indossavano rispettivamente una maglietta dei Rhapsody of Fire e una dei Children of Bodom. Inoltre Ellen aveva i pantaloni neri che lasciavano scoperte le ginocchia, e gli anfibi a mezzo stinco. Virginia aveva pantaloni militari lunghi che teneva infilati nei new rock: notò più di un turista guardarle stranito e avere un brivido. “Appena scendiamo da questa carriola volante, facciamo tappa ad un bar?” propose speranzosa Virginia, annusando con aria critica l’odore non esattamente piacevole che proveniva dalla scatoletta di plastica calda che conteneva il “pranzo”.
“Aggiudicato. Per me un hot dog con doppio ketchup e una media di coca fredda…” sorrise Ellen, senza nemmeno accennare ad aprire la scatola e tornando a leggere.

***

“Ah, mio dio, finalmente!” esclamò Virginia, addentando con gusto un gigantesco hamburger e masticando energicamente. Ellen dal canto suo stava distruggendo morso dopo morso un altrettanto gigantesco hot dog che colava ketchup da tutte le parti. Mentre si ingozzavano senza ritegno non parlavano, ma interrompevano il movimento delle mascelle solo per bere consistenti sorsi di coccola ghiacciata per mandare giù i bocconi.
Cominciarono a parlare soltanto quando l’ultima patatina fritta fu scomparsa nei loro stomaci.
“Che ne dici, usciamo in cerca della nostra navetta per il college?” propose Virginia.
“Ci sto, prima arriviamo al college e prima possiamo sistemarci per riposarci un po’… non so te, ma io sono stanca morta…”

“Cazzo che caldo!” esclamò Ellen non appena uscirono dalle porte scorrevoli dell’aeroporto.
“Siamo in California e questo è il primo commento che fai??” rise Virginia, anche se anche lei stava accusando il caldo torrido. Un pannello elettronico informava che erano le ore 17.36 e la temperatura era di 35 gradi all’ombra con un 68 per cento di umidità. Con i capelli e i vestiti che già stavano iniziando a impregnarsi di sudore, caricarono le valige nel bagagliaio della navetta del college mandata per loro aiutate dall’autista.
“Da dove siete? Sembra che non gradiate il caldo…” commentò quest’ultimo, un sorridente indiano sulla quarantina, con una pancia prominente.
“Veniamo dalla Finlandia. Da Helsinki, per la precisione.”
“La Finlandia? Accidenti, fa ben freddo li, altro che!” fischiò l’uomo.

Come prima cosa non appena arrivate al college cercarono la segreteria, e vennero indirizzate alla loro camera: il tempo di sistemare i bagagli e i letti, e si era fatta ora di cena.
"Propongo di scendere in refettorio, meglio aspettare per dormire... così accuseremo meno il jet lag" disse Ellen, così dopo essersi fatte una doccia scesero nella grande sala.

ed ecco il primo di una nuova ed esilarante ficcia sui children of bodom... :) spero vi piaccia
   
 
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