Ten
little things that make me love (hate) you ♥
Proprio per questo motivo,
tante volte Yurij restava solo anche per intere settimane.
Ed in quei giorni, il cielo
sembrava sempre un po’ più grigio ed il sole un po’ più freddo.
Il letto matrimoniale
diveniva troppo, troppo grande per il
suo solo corpo e le lenzuola quasi non si scaldavano.
I pomeriggi si facevano lunghi
come quelli dei giorni di pioggia e Yurij s’immergeva in una profonda
apatia
dai toni sonnolenti e pigri.
C’era la musica, ovviamente,
ma non era più parte integrante delle sue ore: diveniva solo un ronzio
alle
volte -addirittura- fastidioso.
Hiwatari non lo chiamava mai
e Yurij sapeva che non si faceva vivo più per una questione di
apparente orgoglio -tenera timidezza in realtà, ed il russo ne
era a conoscenza!-
che di cattiveria… Però, al giovane Ivanov sarebbe davvero
piaciuto ascoltare la voce di Kei -seppur alterata
dall’apparecchio telefonico- anche solo per una misera manciata di
secondi…
Stringeva al petto il
cuscino, Yurij, e, immerso com’era nella semioscurità della loro
camera, si limitava ad ascoltare i
rumori provenienti dalla strada.
Spesso era la lenta pioggia a
tamburellare sull’asfalto e a fargli compagnia, alternandosi col
fastidioso caos
del traffico…
Ed in quei momenti, il russo non
poteva far altro che odiare
immensamente Kei.
Odiare il suo silenzio…
Odiare il suo lavoro...
Odiare la sua mancanza...
…
Odiare il suo dopobarba.
Sì, perché quella schifosa
fragranza impressa sul cuscino era
così assurdamente forte da dargli la nausea.
“‘Fanculo Hiwatari! Sei un danno anche
lontano da casa!”
Ammetto che questa flash mi
piace abbastanza… Riassume un'altra faccia della quotidianità, una
faccia che –per
quanto malinconica- è pur sempre presente in tutte le nostre vite ^^.
Bon, spero vi sia piaciuta
°w°!
Un bacio, aspetto la vostra opinione.
Iria.
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