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Autore: Charlene    29/08/2010    11 recensioni
"Una facciata può benissimo essere solo una facciata. Sia che l'apparenza sia positiva, che negativa. Basta saper guardare." Kei è un galeotto tirato fuori di prigione dal padre di qualcuno che conosciamo... e da lì inizierà una nuova vita in un liceo esattamente del tipo che lui detesta. Se la caverà? E il resto lo saprete leggendo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Rei Kon, Takao Kinomiya, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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QUINDICESIMO CAPITOLO

-Scusa, Hiwatari? Forse non ho capito bene... puoi ripetere?-
-Figlio.Di.Puttana.-
Kei scandì le parole con calma, pur sapendo a cosa stesse andando incontro.
Il primo pugno lo colpì al viso, intensificando il dolore che già provava a causa della presa ferrea delle due guardie che lo tenevano fermo.
Il secondo allo stomaco, e fu ancora più intenso.
-Vedi, Kei... prima o poi imparerai a startene buono, al tuo posto e a tenere la bocca chiusa. E a quel punto capirai quanto sei stato stupido.-
Il giapponese rise. Rise in maniera isterica e divertita. Vorkov lo guardò, sorpreso.
-La cosa ti diverte?-
Kei riprese fiato: -Molto.-
Stavolta fu Vorkov a sogghignare: -Tu e la tua arroganza non andrete da nessuna parte, lo sai, vero? Lo sai che le cause del tuo dolore derivano prima di tutto da te?-
Non rispose, fissandolo il suo aguzzino con aperto disprezzo.
-Le tue risposte.. i tuoi comportamenti anarchici, la tua prepotenza. E intanto passi più tempo nelle celle di isolamento che al poligono di tiro.-
-Terrificante.- rispose ironico Kei alzando lo sguardo.
-Quell'aria che hai... quello sguardo irritante, lo spegnerò. Ti renderò ancora peggio di quello che sei. Peggio di un morto che cammina. Non avrai più voglia di fare l'idiota.-
Fece un cenno alle guardie, e una delle due tirò fuori un coltello dalla tasca e glielo porse. Vorkov lo prese, per poi puntarlo sul collo del giovane.
-Non hai paura di niente tu, vero?-
Kei non distolse lo sguardo, né esitò:
-No.-
-Il dolore? Non ti fa paura il dolore?-
-No. Fa male, non fa paura.-
Emise un gemito sommesso quando la lama attraversò la sua carne, percorrendo centimetri di pelle. La mano di Vorkov la condusse lungo gran parte della lunghezza del collo, fino alla spalla.
-E ora... non hai paura che te lo faccia di nuovo?-
Kei osservò la lama, sporca del suo sangue. Vorkov leccò via il liquido rosso dalla punta, una luce sinistra e spaventosa negli occhi.
-No.-
Testardo, troppo testardo, come gli faceva sempre notare l'uomo che si divertiva a torturarlo.
Il coltello lo ferì di nuovo, gelido e deciso fra le mani di quel pazzo.
-Bastano un paio di parole, Kei. Se mi implorerai in modo abbastanza convincente, forse non ti succederà nient'altro, per ora...-
-Fottiti.-
Vorkov sogghignò di nuovo. -Sei davvero testardo.-

Kei si svegliò e si mise seduto, aprendo gli occhi con calma e vedendo solo il buio della stanza d'albergo. Cercò di ricordare cosa gli avessero fatto dopo, ma non ci riuscì. In effetti non ci teneva nemmeno tanto a saperlo. Gli sembrò di sentire un bruciore al collo.
Le sue passeggiate notturne erano ormai un'abitudine, ovunque si trovasse. Si chiese se soffrisse di insonnia, pensando di darsi ai sonniferi più potenti in circolazione. Sedò quei pensieri scoordinati mentre usciva in balcone, silenzioso come un gatto. C'era un freddo non indifferente anche per lui, che era ancora abituato al clima rigido della Russia.
Si accese una sigaretta, avanzò fino al cornicione e poggiò le braccia su di esso, guardando il panorama poco illuminato senza vederlo veramente. Perché in quel momento vedeva solo il volto sadico di Vorkov, la lama sul suo collo e le risate delle guardie. Si erano sempre divertiti con poco...
Inevitabilmente gli venne in mente Yuri, e strinse un pugno con rabbia.
-Insonnia?- chiese una voce alle sue spalle.
-Credo di sì.- rispose Kei senza voltarsi, riconoscendo la voce di Takao.
Il ragazzo gli si avvicinò fino ad affiancarsi a lui. Sapeva che Kei non avrebbe mai iniziato una conversazione:
-Sei un coglione.-
L'esordio lasciò Kei decisamente perplesso.
-Eh?-
-Mi hai capito. Vuoi fare tutto da solo, come sempre. Credi che sia così terribile contare su qualcun altro?-
Scosse la testa, con un sorriso sarcastico: -Ho sempre fatto così, cosa vuoi che sia una volta in più. Parliamo di te, invece. Hai la sindrome della crocerossina.-
Takao alzò un sopracciglio, in attesa che continuasse.
-Vuoi avere sempre la situazione sotto controllo. Vuoi che sia sempre tutto a posto.-
-Se è possibile, sì.-
Kei gli diede un colpo leggero ma deciso in fronte. -Sei proprio un bambino.-
Non aveva mai litigato con Takao, a parte il breve alterco della sera prima.
-E tu, lo ribadisco, sei un coglione. Io sono un bambino? Lo sei anche tu. Ti atteggi e maturo e indipendente, ma saresti già morto se mio padre non ti avesse tirato fuori di prigione.-
-Ehi, ho risvegliato il tuo lato oscuro per caso? Non è da te rinfacciare qualcosa in questo modo...- rispose Kei, divertito.
-E piantala di trattarmi come un idiota, mi dà fastidio.-
Quello gli soffiò il fumo in faccia, provocandogli un violento attacco di tosse.
-Takao, così svegli tutti.-
Lo guardò con gli occhi lucidi per il fumo, stupito per quell'atteggiamento. Ma d'altronde cosa si aspettava? Kei era così, quantomeno un tipo difficile.
-Se quello è il posto di cui mi avevi parlato, quello dove sei cresciuto... e se quello che fanno lì dentro non è legale, non c'è nessun modo per... per fare qualcosa, insomma?-
L'altro alzò gli occhi al cielo.
-No.- scandì, gettando la sigaretta giù dal balcone e accendendosene un'altra all'istante. Takao lo lasciò fare. Se avesse commentato anche quello, probabilmente Kei l'avrebbe picchiato.

-Mi dici perché?-
-È così e basta, è un organizzazione che non puoi nemmeno pensare di ostacolare.-
Chi diavolo aveva voglia di parlarne? Della mafia che c'era intorno, dei morti, della polizia totalmente corrotta. Di che genere di ragazzi miravano a tirare su. Non era roba per Takao.
Glielo disse: -Non serve a niente parlarne. Non si può fare nulla, quindi datti pace.-
-Buffo, detto da te. Non sono io quello che si deve dare pace.-
-Sto bene, piantala di preoccuparti inutilmente.-
Takao iniziò a pensare di estrarre la bandiera bianca.
-D'accordo, hai ragione. Mi arrendo. Basta.-
-Hallelujah.-

La partenza era fissata per la sera, alle otto. Per ancora qualche ora avrebbero potuto continuare a girare per la città, possibilmente senza perdersi, come aveva chiesto la Kanagi.
-Non è meglio se li teniamo nello stesso posto? Sono stanco di rincorrerli dappertutto.- si lamentò Crawford, seduto al bar a prendere un caffé con la collega.
-Non essere sempre così scocciato. Lasciali divertire, questa gita ha avuto degli alti e dei bassi... un po' troppi bassi, a dirla tutta.-
-Alla fine non è successo niente di che.-
Mara alzò un sopracciglio: -Io ho ancora i brividi per quel posto. E non so se abbiamo fatto bene a lasciar correre quello che è successo con quella guardia.-
-Non sono affari nostri.- ribatté Crawford finendo il suo caffé con un'ultima sorsata.
-Si che lo sono. Kei è sotto la nostra responsabilità. Se prende a pugni una persona, come minimo ci importa. Specie se la persona che ha preso a pugni misteriosamente lo conosce, a migliaia di chilometri da casa, e sembra viscido come un cobra. E ci dovrebbe importare se Kei sembrava quantomeno sconvolto.- stavolta fu lei a seccarsi.
-D'accordo, hai ragione.- tagliò corto lui, poggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi la testa tra le mani. -Non ne accompagno più classi in gita. È troppo stancante.-
Mara sogghignò: -Ho un immagine di te molto meno arrendevole.-
-Certo, mentre io cercavo di sedare ogni notte quelle oche e quegli imbecilli, tu dormivi.-
-Uhm, stai parlando dei tuoi alunni?-
-E di chi se no?-
-A proposito di questo...- iniziò la Kanagi alzando lo sguardo e puntandolo qualche tavolo più in là -...credo che Hiwatari e Huznestov stiano bevendo vodka alle dieci del mattino.-

Crawford si voltò e li vide, comodamente seduti con una cameriera particolarmente carina che sembrava molto interessata ai due.
-Oh, ma dite davvero? Io ho vissuto per quattro anni in Giappone, quando ero più piccola.- stava appunto dicendo la ragazza.
-E che ne dici di tornarci? Sai, casa mia è grande, anche il mio letto lo è, staresti davvero comoda.- rispose Boris.
-Ahah... no, no, sono tornata qui perché lo preferisco. Certo che se volete fare un giro prima di ripartire...-
-Ma certo, dolcezza.-
-Bene! E poi... Non abito lontano.-
Kei mandò giù un po' della sua "colazione", sentendo quel bruciore alla gola a cui ormai era fin troppo abituato.
-Ma che schifo. Quelli non sono normali.- sbottò Crawford alzandosi e andando verso di loro.
-Ok, aspettatevi qualunque cosa appena rimettiamo piede a scuola. Prima di tutto chiederò di sospendervi, ma lo sapevate già. E avrò ore e ore di aereo per pensare a qualcosa che vi faccia passare la voglia di fare gli idioti.- decretò, strappando di mano il bicchiere a Kei che si accigliò.
-Oh, siete tutti così dove vivete voi?- chiese la cameriera, squadrandolo con interesse.
-Sono minorenni.- la informò Crawford indicando i due.
-Tu no, giusto?-
Lui ignorò gli apprezzamenti e afferrò Kei e Boris per un braccio a testa, trascinandoli via.
-Ciao, tesoro.- salutò Boris ricevendo un occhiolino dalla ragazza, che, un po' delusa, tornò a lavorare.
-Avete rotto.- annunciò, sbattendoli su due sedie libere nel proprio tavolo.
-Non vi muoverete di qui fino a stasera. Volete i cani da guardia? E li avrete!-
Kei alzò un sopracciglio: -Ah, finora cos'era?-
Crawford sorrise, gesto poco rassicurante: -Oh, ti assicuro che finora ti ho lasciato tutta la libertà di questo mondo.-
Il ragazzo distolse lo sguardo e lo fissò sul legno del tavolo, privo di qualunque voglia di discutere. Boris fece lo stesso, e l'aria si fece abbastanza tesa.
-Io voglio un altro caffè.- sospirò Mara facendo un cenno ad un cameriere.
-Due. Prendine due. Il mio corretto.-
Grazie alla bontà d'animo della Kanagi e dopo aver "giurato" di non fare danni, Kei e Boris poterono almeno fare un giro nei due chilometri lì intorno.
-Stavo pensando di diventare amico di Takao. La sua eloquenza smisurata compenserebbe il tuo mutismo.- esordì il russo, mentre si gettavano su una panchina.
-Mh.-
-Ecco, proprio quello che stavo dicendo. Senti, fra qualche ora saremo su un aereo che ci porterà a chilometri di distanza da qui.-
-Lo so.-
-Qual'è il problema?!- chiese, spazientito. Kei alzò lo sguardo, fulminandolo.
-Voglio.Yuri.- scandì.
-Oh. Bene, direi che è abbastanza esplicita come cos..-
-Idiota, hai capito. Voglio che esca da lì. Come noi.-
Boris sospirò: -Hai ragione.-
-Ho ragione. Ma non so cosa fare. E non voglio tornare lì, ma Vorkov ha qualcosa di pronto apposta per me.-
L'altro non disse nulla, poi gli diede un pugno sulla spalla: -Ehi, perché non andiamo a mangiare qualcosa? Stai deperendo. Va a finire che la tua massa muscolare va a farsi fottere.-
Kei alzò gli occhi al cielo e gli diede retta, seguendolo verso una strada che pullulava di bar e negozi di vario e dubbio genere.

-Ok, ci siamo persi.- annunciò Sarah guardandosi intorno e iniziando a sentire l'adrenalina.
-No. Insomma, ci basterà ripercorrere la strada al contrario, e saremo a posto.- rispose Kaori, che non si perdeva mai d'animo.
In effetti loro due, Seto, Zane e Hilary stavano girando da mezz'ora per strade che sembravano tutte uguali, c'era un freddo polare e le vie erano poco frequentate.
-Io non mi perdo mai, non è possibile.-
Detto questo Kaiba tirò fuori il cellulare dalla tasca, attivando il navigatore satellitare:
-Da quella parte.- concluse, inziando a camminare.
-Oh, Seto, come faremmo senza le tue infinite risorse?- lo prese in giro Sarah appendendosi al suo braccio.
-Mh. Credo che siano piuttosto inutili... questo è un vicolo cieco.- decretò il castano fermandosi di nuovo e controllando il cellulare.
-Eh? No dai. Non possiamo perderci così, è da idioti.- sospirò Hilary, preoccupata.
-Senza contare che non mi sembra proprio una bella zona...- continuò Kaori al suo posto.
-State zitte un attimo, sto cercando di cavarne piede.- sbottò Seto trafficando con il navigatore.
Nel frattempo Kei e Boris avevano abbandonato la strada principale per infiltrarsi in quelle secondarie lì intorno, armati di bottiglie di alcolici che ai bar vendevano come l'acqua.
-Kei, non starai esagerando? È presto.- gli fece notare Boris, osservandolo trangugiare un enorme quantità di vodka.
-Non seccare.-
Il russo alzò le spalle: -Ok, ok. Ti faccio compagnia allora.-
Lo imitò, sentendo la testa girare e le guance infuocarsi.
-Uuuh. Non male. Ascolta, fra poco inizierò a barcollare. O poggiamo il culo da qualche parte o preparati a numeri eccezionali.-
Kei annuì, nelle stesse condizioni. Bevve un'altra sorsata, mentre iniziava a vedere davvero doppio.
-Oh, cazzo. Mh. Quelle sono... Hilary?- chiese, scorgendo l'esile figura della compagna di classe a qualche metro da loro.
-Ehm si, anche se in realtà è una sola... sicuro che non ti vuoi sedere?- fu la risposta di Boris, mentre Kei svuotava del tutto la bottiglia.
-Ehi, turisti. Vi siete persi?- aggiunse, mentre l'attenzione dei cinque in difficoltà si focalizzava su di loro.
-Oh, ditemi che sapete come tornare perché ammetto che ci siamo persi.- disse Hilary avvicinandosi insieme agli altri.
Kaori in particolare si accostò a Kei:
-Ma dai, dimmi che non l'hai svuotata tu quella.-
-Avevo sete.- si giustificò il ragazzo, gettandola in terra e mandandola in mille pezzi, facendo un gran chiasso.
-Boris, dacci un taglio.- aggiunse lei vedendo che l'altro non aveva la minima intenzione di lasciare una goccia d'alcool nella bottiglia.
-Di là, comunque. Come avete fatto a perdervi in mezzo chilometro?- li prese in giro Kei, trascinando le parole e sottraendo la bottiglia al russo.
-Non rompere, Hiwatari. Piuttosto, non ti sembra un po' presto per alcolizzarsi?- chiese Zane.
-È sempre l'ora della vodka. E in ogni caso faccio il cavolo che mi pare.-
-Vi prego, evitate di litigare?- chiese Hilary mettendosi fra i due.
-Tu che vuoi?- fu la risposta di Kei, che le prese il mento fra due dita.
-Sei ubriaco.-
Zane fece un passo avanti per togliere le mani dell'altro dalla sua ragazza, ma lei ci pensò da sola, scostandosi bruscamente.
-Mh, e quindi?-
-Non dovresti, tutto qui.-
-Fatti gli affari tuoi.-
Kaori osservò prima l'uno e poi l'altro, infine si intromise e afferrò Kei per un braccio. Il ragazzo la guardò un po' sorpreso mentre lei lo trascinava in un vicolo senza dire nulla.

-Che fai?-
-Ti devo parlare. Non parliamo mai.-
-Senti, Kaori, non stiamo insiem...-
-Lo so.- lo interruppe, per poi proseguire aprofittando dello stato di Kei. -So che non stiamo insieme. Ma io ti piaccio e tu mi piaci. Molto. Ci siamo baciati e abbiamo dormito insieme. Ti ho regalato una papera e... penso che qualcosa siamo.-
-Mh.-
-Ad ogni modo io sono preoccupata per te e non puoi impedirmelo.
-Kei alzò un sopracciglio: -Posso ignorarti però.-

-E io sarò talmente insistente che tu non potrai ignorarmi troppo. Per prima cosa sei ubriaco, ed è meglio se Crawford non ti vede in giro in queste condizioni. Poi, voglio sapere perché hai bevuto così tanto. E sapere chi era quel tizio, Yuri, cos'è per te quel posto e... bè, che posto è.-
Kei fece una smorfia sentendo le ultime due frasi, ma rispose: -Crawford può impiccarsi a una trave. Ho bevuto perché avevo sete. Quel tizio è un mio conoscente. Quel posto è stato la mia casa per anni. È un luogo di tortura e morte. Sei contenta adesso?-
Kaori lo guardò, sconcertata.
-Tortura? Cosa...-
-Hai capito bene. E sono stanco di sentire domande in proposito, quindi chiudiamola qui.-
E il tono di Kei era realmente stanco. Stanco e poco sano.
-Kei, forse è il caso che ti siedi, sei... sei pallido. E sei ubriaco, anche se te l'ho già detto...-
-E allora non ripetermelo. Ma che avete tutti quanti? Sapevo che...- buttò giù una sorsata d'alcool, chiuse gli occhi e si portò una mano alla tempia -che sarei finito in mezzo a un tipo di gente con cui non ero abituato ad avere a che fare ma voi superate ogni limite. Fatevi gli affari vostri!-
Era la prima volta che alzava la voce con lei.
-Non dire cazzate. Sei abituato male e basta. È il nostro il comportamento normale, non il tuo! Sei tu quello...- si morse un labbro, e lui sogghignò:
-Fuori luogo.- concluse al suo posto.
-N...no, aspetta...-
-Non ti agitare, è così. Hai detto la verità. E quindi cosa ci vogliamo fare?-
La tirò a sè, ignorando la sua espressione allarmata.
-Se vuoi avere a che fare con me, adattati tu. Toglietevi tutti quanti dalla testa che io possa in qualche modo modificare quello che sono. Sono stato plasmato troppo bene.-
Quelle parole sembrarono turbarla:
 -Kei, lasciami.-
Lui non la trattenne oltre, allentando la presa.

-D'accordo, ho capito. Ma non mi sono ancora arresa.-

Avevano avvicinato il gruppo di dispersi alle strade principali, per poi tornare sui loro passi e incappare nella solita sfortuna, incontrando Crawford. Parlava al cellulare guardando le vetrine, ma senza vederle realmente. Vide invece molto chiaramente loro due tentare di fare retromarcia in un vicolo, dentro il quale furono subito raggiunti.
-Huznestov, vai a chiamare la Kanagi. E tu... Dammi quella bottiglia.- ordinò, gelido. La sua ira era palpabile e spaventosa. Boris lanciò un'occhiata all'amico, per poi obbedire suo malgrado e girare l'angolo. D'altronde, date le condizioni di Kei, un professore in più non sarebbe stato del tutto inutile.
-No. Mi lasci in pace.- fu la risposta secca di Kei, mentre i sensi annebbiati iniziavano ormai a giocargli brutti scherzi.
Crawford tentò con la forza di strappargliela di mano ma l'altro lo precedette e la finì in due sorsate, per poi porgergliela:
-Ecco, ora è tutta sua.-
La strafottenza con cui aveva pronunciato quella frase fece uscire ulteriormente di testa il docente, che lo spinse contro al muro e in un attimo gli fu addosso, afferrandolo per i capelli con poca grazia:
-Basta. Adesso basta. Non ho idea di cosa fare con te. Senza contare che non me ne frega niente di aiutarti, riportarti sulla retta via o ascoltare le vicende del tuo passato turbolento, e se anche io avessi avuto interesse, bè, tu me l'hai fatto passare. Che cazzo vuoi ottenere con questo comportamento?!- gli ringhiò in faccia.
Kei assimilo quelle parole per poi rispondere.
-Niente. Non voglio ottenere niente.- il suo tono non era minimamente mutato rispetto a poco prima, cosa che accadde nell'istante successivo.
-Voglio solo... smettere di sentire dolore.-

Crawford non mollò la presa, ma la sua espressione si fece meno accigliata, per quanto fosse possibile.
-Non mi sembra il metodo migliore.- constatò, rilassandosi un po'.
-Non ne trovo altri.-
-Ma bere fino a stare male per poi vomitare, e devastarsi con un viaggio in aereo di ore ed ore non lo ritengo davvero una soluzione adatta.-
Kei chiuse gli occhi, mentre una fitta quasi gli spaccava la testa.
-Dai, siediti.- disse Crawford lasciandogli i capelli. Il ragazzo non era in grado di polemizzare, e si lasciò scivolare sul muro fino a terra.
-Acqua...- mormorò.
-Ti prenderei a calci, altro che acqua.- rispose il più grande, ancora furioso, chinandosi su di lui e toccandogli la fronte. -Tu a casa ci torni morto, ti è pure tornata la febbre. Perfetto.-

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Eh, ormai sarete abituati ai miei aggioramenti-lampo, eh? Cavolate a parte, questa gita finirà nel prossimo capitolo con il ritorno a casa. Kei sta un tantino perdendo il controllo, direi che è comprensibile. Ma gliene combinerò altre, non temente! Rispondo in breve alle recensioni:

Elena_chan: Oh wow! Mi fa piacere che ti sia piaciuta tanto da leggertela tutta d'un fiato o.O Grazie! Spero che leggerai anche questo capitolo! Un bacio

Aphrodite: Ciao cara! Scusa l'attesa. Le tue recensioni sono sempre così azzeccate! Mi fanno sempre molto, molto piacere. Si sarà capito che le intenzioni di Vorkov non sono proprio le migliori xD Grazie davvero per i complimenti , un abbraccio!

Lexy90: Eh sì, immagino siano tanti quelli che credono che non aggiorni più. Sono davvero una capra :D Ciao cara! Anche a me piace come si sta delineando il rapporto tra Kei e Boris, lo sai? Spero di mantenerlo sempre così. Quanto a Crawford... il suo ruolo sarà chiaro più avanti. Ora come ora non dovete credere che provi qualche tipo di affetto per Kei, lo odia anzi. Anche quando ha visto com'era ridotta la sua schiena la sua reazione è stata minima xD

Chiedo anche a te scusa per il ritardo, grazie di tutto! Bacione <3

BenHuznestova: Ciao Ben! Mi fa piacerissimo che ti piaccia Crawford xD ci tengo ai miei personaggi e ai vari rapporti.
Quanto a Yuri... boooh, chissà che ci faceva lì! E chissà cos'aveva addosso. Ok ok basta xD
Quanto ai riferimenti yaoiosi, li dedico tuuutti a te e a Iria <3 Spero mi farai sapere la tua opinione anche su questo. Un bacione gigante! Grazie!

Avly: Tesoro! Sei adorabile, il tuo entusiasmo darebbe motivazione a chiunque! Spero davvero di essere più presente, ma come sempre non garantisco xD Quanto a Yuri, ovviamente lo rivedremo, stai pure tranquilla. I tuoi paragoni sono fantastici! Uah, grazie di cuore cara, spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri. Un abbraccio <3

Faith Yoite: Nessun problema, figurati! Sono contenta che ti sia piaciuto. L'esame come è andato? Bacioni!

Talia90: Ciao! Saprai presto cosa hanno evocato gli occhi di Kei nella mente di Crawford. Uhm no, in effetti non credo che sarà presto, però sarà u.u è questo l'importante Xd
Che gioia vedere che quest'uomo è così apprezzato ç_ç
Finalmente un apprezzamento anche per il povero Takao, che si becca la cattiveria di Kei.
Lieta che ti piacciano il rapporto Kei-Boris (altra cosa a cui tengo parecchio) e Kaori. Un bacio, alla prossima!

Soryl: Oddio, spero non siano troppo lunghi! Anch'io preferisco leggere capitoli di media lunghezza, non vorrei aver fatto gli ultimi un po' troppo lunghi. Grazie per i complimenti!! Mi hanno fatto un immenso piacere, a costo di risultare ripetitiva :D

Quello che vuole Hilary? Mi sa che non lo sa nemmeno lei. Per ora se ne sta tranquilla con Zane, per Kei prova solo una forte curiosità. (E un minimo di attrazione, d'altronde stiamo parlando di Kei *_*)
Thank you, alla prossima! Bacione.

Iria: Ammmore! Ma che bella recensione bomba! Ti adoro, sì sì! E la risposta sarà altrettanto epica! ò.ò <3
Riguardo a Kei al monastero: Tranquilla, non sei solo tu a pensarla così. È anche mio parere che Kei avesse più importanza degli altri al monastero, essendo nipote del vecchiaccio. Tuttavia penso che sia impossibile che lui ne sia uscito totalmente intatto (in ogni senso) specialmente con accanto uno come Ivanov, stuprato (nell'idea malsana di monastero Vorkov che molti si sono fatti) dalla mattina alla sera u.u In pratica a Kei è andata bene, in confronto agli altri. Ma ammetto di aver accentuato mooolto la cosa in questa fanfiction, per esigenze di copione. Mi serviva proprio per la storia. Quello a cui ho pensato è un nonno che odia così tanto il nipote da dare carta bianca a Vorkov sul trattamento da riservargli. Chiarito questo, qualora lo rendessi una donnina piangente, sei pregata di ricoprirmi davvero di insulti :D mi raccomando.
Sono d'accordo sui dialoghi e subplot (ma come siamo english today!), mi fa piacere che apprezzi i personaggi e spero che per quanto riguarda la presenza di Yuri anche questo capitolo ti abbia soddisfatto. È seeempre nella testa di Kei, mhuah ah ah. Soffriranno, non ti preoccupare!
La mia attenzione non sarà focalizzata solo su Kei. Troveranno il loro spazio anche Yuri, Boris, Crawford e altri. Ammetto che molti personaggi sono solo di contorno (come Sarah o molti componenti della classe) ma dovendolo ambientare appunto, in una classe di liceo c'era bisogno di molti personaggi, e ho preferito inserire quelli originali anche se rimarranno marginali (non tutti però u.u).
Bè, ho finito! Grazie mille tesoro, spero che commenterai ancora perché sai quanto è importante per me il tuo parere ;) un bacione!

Pich: Ciao gioia mia xD ti ho già scritto in chat quanto mi faccia piacere il fatto che ti piaccia il personaggio di Crawford!
I piani di Vorkov sono abbastanza chiari, salteranno fuori presto e per Kei non sarà proprio una gioia :S
Grazie mille per tutto, tesoro! Un bacio grande, ti voglio bene!

 

  
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