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Autore: Ananke_ildestino    29/08/2010    3 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD
Note: Ohoh come sono stata brava, mi autocompiaccio della mia velocità XD


Reaching for R...
RISK

Riza era rimasta profondamente colpita da quella confessione. Era qualcosa che non avrebbe mai immaginato. In realtà non riusciva proprio a figurarsi come l'uomo che negli ultimi mesi era diventato per lei così importante avesse potuto impugnare una pistola per uccidere due persone inermi ed innocenti. Quando aveva chiesto il perché di quell'odio verso le armi da fuoco non aveva nemmeno lontanamente ipotizzato qualcosa di simile. Piuttosto si aspettava qualche banale trauma infantile che solo uno come Roy poteva trascinarsi per tutta la vita, o qualcosa di poco più serio.
-Se te lo hanno comandato non è colpa tua Roy. I militari devono rispettare gli ordini.- gli disse, era l'unica cosa che le venne in mente. Ed era anche la verità, lei stessa sapeva che ad un ordine diretto non avrebbe mai disobbedito, ma era anche vero che non aveva mai dovuto fare nulla nemmeno di lontanamente paragonabile all'uccidere delle persone senza colpa. Istintivamente pose la mano sull'avambraccio del suo superiore, non si stupì particolarmente di sentirlo tremare leggermente, per la rabbia e la vergogna, o forse per l'impotenza di fronte a quel ricordo che avrebbe voluto cancellare dalla sua vita.
-Oh, sì che è colpa mia, perché ci sono ordini che non possono essere accettati, ci sono cose che sono ben più importanti della disciplina e del proprio posto nell'esercito. Anzi, ci sono cose ancora più importanti di quella vita che avevano minacciato di togliermi se non avessi rispettato quell'ordine: l'onore, gli ideali, la libertà.- la voce era chiara, Roy non fece una pausa più del necessario nel dire quelle parole, gli occhi blu scuri brillavano leggermente. Per quanto quelle parole fossero dure, quello era indubbiamente l'uomo che ammirava. Il lato del colonnello Mustang che tendeva a nascondere costantemente, ma che quando veniva mostrato splendeva come non mai. Lei sapeva quali erano i suoi veri propositi, a quale obbiettivo aveva pensato quando aveva intrapreso l'irta strada verso la più alta carica dell'esercito, solo ora però scopriva la triste vicenda che aveva scatenato l'orgoglio e gli ideali del Flame Alchemist. Involontariamente non poté trattenere un sorriso malinconico mentre gli carezzava il braccio e raggiunta la sua mano gliela stringeva; era al suo fianco proprio perché anche lei credeva nell'importanza superiore di quelle cause, ma avrebbe preferito che fosse stato un altro a subire certe violenze della vita militare.
Lui era stato totalmente sincero con lei, ora sentiva il dovere di dirgli quel che aveva nel cuore in quel momento, anche se forse non sarebbe servito a nulla: -Io sono contenta che tu abbia tenuto tanto alla tua vita da essere ancora qui, perché ne ho guadagnato un amico importante, il più importante di tutti. E anche perché so che tu potrai cambiare questo mondo con i tuoi ideali che, altrimenti, sarebbero morti con te.-
Lui si voltò sorpreso, ma lo sguardo si fece meno angustiato, ormai aveva imparato a capire anche i più minimi cambiamenti in lui. Gli strinse la mano a suo volta e gli sussurrò un -ti ringrazio- carico di sentimento.
Rimasero così per poco perché ben presto nella sala entrarono altri visitatori e furono costretti a sciogliere l'intreccio delle loro dita. Passarono altri secondi mentre continuavano a guardare il fucile decorato, pensando a tutt'altro. Per Riza fu una sorpresa rendersi conto che la stretta del suo superiore non le dava affatto fastidio. Inoltre ora aveva finalmente capito qual'era l'ombra che sembrava sempre offuscare il viso altrimenti luminoso dell'alchimista.
Fu l'uomo a riprendere la conversazione, cambiando completamente argomento e alleggerendo la situazione.
-E così ha vinto i biglietti, non glieli hanno regalati casualmente.-
-Vinti non è esatto, nessuno sapeva che ci fosse questa specie di gara in corso. Semplicemente hanno deciso di regalare i biglietti ai migliori tiratori della scorsa settimana, tutto qui.- rispose con noncuranza.
-E tu sei sicuramente la migliore.- ribatté prontamente mettendosi più vicino a lei ed a voce bassa. Un leggero sorriso furbo gli comparve sul volto.
-Non credo Colonnello.- rispose divertita da quel suo comportamento da adolescente che deve infrangere le regole solo per il gusto di farlo. -In ogni caso dovrebbe essere orgoglioso dei suoi uomini, sia io che il sottotenente Havoc siamo considerati tra i più bravi. Ha una potenza di tiro invidiabile nel suo ufficio.-
-Il che è effettivamente abbastanza strano per un ufficio che si occupa solo di noiosissime carte.-
Lei lo squadrò come ad ammonirlo, sempre la solita storia se solo si nominava il lavoro arrivavano le lamentele.
-Colonnello, vogliamo andare? Gli altri avranno finito la visita ormai.- continuò invece rendendosi conto che il tempo che avevano passato da soli in quella stanza poteva essere sospetto.
-Sì, penso sia il caso, visto che la sua ex collega pare facile alle fantasie.- rispose lui, evidentemente aveva già capito a cosa stesse pensando.
-Eh già. Certo che lei ha occhio per le persone, eh Colonnello?-
-Ma no, solo per le donne, possibilmente giovani e disponibili.- sì atteggiò lui, mentre faceva quella sua tipica espressione da sciupa femmine che tanto la faceva ridere. Chissà come facevano le altre a trovarlo attraente in quei casi, a lei sembrava solo un pavone fuori dalla gabbia. Per di più un pavone eccessivamente esibizionista. Rise di gusto mentre uscivano incontro al gruppetto degli altri militari che li stava attendendo.
La giornata si concluse in un bar, nonostante l'invito a restare alla fine si ritrovarono solo i ragazzi dell'ufficio di Mustang, ma Jean riuscì a strappare un mini appuntamento per il pomeriggio successivo al maresciallo Stem. Chiacchierarono tranquilli, mentre Roy con la solita boria pretendeva rispetto anche quando aveva indubbiamente torto, il turbamento di prima pareva essere scomparso, ma Riza ancora poteva vedere quell'ombra nei suoi occhi. Conclusero l'incontro parlando delle speranze di Havoc con la ex-collega di Hawkeye. Lei e Fuery parevano essere gli unici a dare fiducia al biondino, che al contrario si trovava a dover subire le bordate senza mezzi termini di Breda e Mustang, con anche Falman tutt'altro che d'aiuto!
Quando poco prima dell'ora di cena rientrò a casa ancora sorrideva felice. Era stata una bella giornata, al di là del racconto del Colonnello, uscire con tutti i ragazzi era sempre divertente. E anche Roy in fondo lo apprezzava, ne era sicura. Mentre si svestiva lentamente rilassandosi riportò alla mente la confessione del Flame Alchemist: era una cosa preziosa e dolorosa, l'avrebbe custodita così, senza ulteriori domande, fino a che non fosse stato lui a volerne nuovamente parlare.

Mentre il pieno dell'autunno s'affacciava a East City riprese anche la stagione concertistica. Ora che era riuscita ad approfondire il loro rapporto non aveva più paura di essere presa come la solita amante occasionale del Colonnello, sapeva come comportarsi e come si sarebbe mosso lui con una ragazza qualsiasi da portare a letto. Fu proprio per questa sua rinnovata sicurezza che propose a Roy di chiedere alla sua “cara” Gabrielle due biglietti per il concerto dell'Orchestra di South City. Lui mugugnò e protestò senza troppa convinzione per qualche minuto, poi sospirando platealmente prese il telefono. Iniziava veramente a divertirsi nello studiare le sue smorfie contrariate. Anche guardarlo mentre parlava con la responsabile della biglietteria centrale le strappò più di un sorriso. Era così limpido nell'esprimere le sue emozioni in quei casi, quel suo lato infantile in quei momenti non le dava affatto fastidio, anzi lo trovava particolarmente dolce, forse.
Se ne era resa conto solo di recente, ma amava proprio osservarlo cambiare espressione, specialmente se la causa era una sua frase. E incredibilmente le sue parole sembravano avere più effetto di quelle di chiunque altro, a volte anche più di quelle di Hughes.
Ovviamente Mustang ebbe i posti per il concerto senza troppi problemi, e questa volta anche l'incontro con la signora Sidonie non fu così traumatico. Anche se riuscì a mettere ancora in imbarazzo l'alchimista con qualche frase di troppo. In realtà ormai non si impressionava più di tanto ai racconti delle gesta amorose del suo accompagnatore. Durante quei mesi di uscite erano riusciti a parlare anche di quello in varie occasioni, e ormai sapeva come lui si era comportato con le altre ragazze sino ad allora, ed in fondo era certa che le donne non avevano disprezzato il suo atteggiamento.
Alla fine del concerto andarono a sedersi al tavolo di un bar per loro divenuto ormai abituale. Era in una via secondaria del centro, poco animata. I tavolini all'interno erano scarsamente visibili dall'esterno e tutta la clientela pareva preferire i posti riparati dal porticato, piuttosto che quelli che invece facevano proprio al caso loro. Il locale era tranquillo e il servizio buono, era proprio il tipo di posto che piaceva a lei, poche persone, camerieri discreti e mobilio semplice. Roy aveva confessato di averlo scelto proprio perché sicuro che le sarebbe andato a genio. Doveva ammettere che lui pareva piuttosto bravo a soddisfare i suoi gusti, anche se non sempre li capiva, almeno questo era quello che diceva, eppure raramente non l'accontentava.

Le uscite settimanali erano diventate una buona abitudine, non le pesavano affatto, e le regole erano ormai divenute obsolete. Aveva cercato di farlo capire all'uomo con la doppia uscita per la mostra, ma le servì una seconda occasione per farglielo comprendere chiaramente. E mentre loro continuavano i loro incontri settimanali anche Jean era riuscito a concludere con Carmila. Già erano passate tre settimane da quando si erano incontrati, ed uscivano regolarmente assieme, anche se Havoc aveva festeggiato solo dopo il primo vero e proprio appuntamento. Riza non era sicura che il maresciallo Stem fosse la donna adatta al suo collega, ma lui pareva sufficientemente contento da auguragli tutta la felicità di questo mondo. Il Flame Alchemist non era dello stesso avviso. Iniziava sempre dicendo che poche settimane non volevano dire nulla, che Jean aveva la capacità innata di far fuggire le donne e che la soldatessa dell'archivio generale tutto sembrava fuorché seria. Su quest'ultimo punto non poteva che dargli ragione, era una ragazza piuttosto volubile, l'aveva intuito anche lei. Il problema era il fatto che Mustang ne parlasse esplicitamente durante il pranzo con i colleghi e che ovviamente ad Havoc non faceva affatto piacere. Un giorno mentre lei si era allontanata il biondino aveva anche reagito. Aveva sentito solo alcune frasi mentre tornava al tavolo: Jean accusava Roy di essere semplicemente geloso, mentre l'altro rispondeva dicendo che se avesse voluto avrebbe potuto portargli via la donna in un battibaleno. Alla provocazione del Sottotenente che lo invitava a provarci però il Colonnello non rispose perché appena lei tornò tutti si zittirono, ma il volto infastidito del suo superiore diceva chiaramente che era stato toccato un nervo scoperto. Intuita la conversazione la ragazza decise di far finta di non aver sentito nulla e riportò la conversazione su temi meno fastidiosi. Da quel giorno però le considerazioni caustiche del Flame Alchemist sulla relazione del suo sottoposto si fecero assai più rade e
cessarono anche le continue frecciatine.
Provò durante un sabato al mercato rionale ad accennare alla cosa, ma l'unica risposta di Roy fu un brusco: -Non voglio che Havoc possa pensare di mettersi alla pari con me, siamo su due livelli diversi e lo resteremo.-
Il tono diceva chiaramente che quella era la sua ultima e unica dichiarazione sull'argomento e la donna accettò la sua decisione. L'argomento rapporti sentimentali era uno dei pochi che ancora restava un problema tra loro, ma visto cosa li aveva portati a voler approfondire il loro rapporto era naturale che così fosse. Lei non voleva sapere cosa il suo comandante pensasse di lei ora , e lui non voleva ovviamente parlargliene. Andava bene così, per tutto il resto c'era chiarezza e trasparenza assoluta, ormai s'intendevano con uno sguardo anche fuori dall'ufficio e sapevano interpretare ogni minimo movimento l'una dell'altro.

Ormai novembre era alle porte, il clima però si era fatto un poco più temperato, rendendo piacevole passeggiare all'aperto anche senza il soprabito. A favorire la voglia d'uscire un sole splendente ed un cielo completamente sgombro da nubi. Era un venerdì particolarmente tranquillo in ufficio, stranamente quella settimana avevano meno carte da controllare e compilare, perciò in quel primo pomeriggio Hawkeye decise di allentare la guardia e lasciare un po' di libertà ai suoi colleghi. Come aveva previsto appena uscì dall'ufficio del suo superiore per andare dai ragazzi a controllare il lavoro ancora da svolgere nel pomeriggio, l'alchimista si dileguò. Non gli diede troppa importanza quando rientrò e trovò la stanza vuota. Sapeva che era andato al solito posto a dormire e il lavoro poteva attendere ancora. Si sedette sulla solita poltroncina e sfogliò i pochi documenti rimasti nell'ufficio di Mustang, quindi li riordinò e sistemò anche la scrivania. Fermandosi un attimo ad osservare la stanza da dietro il tavolo si accorse di come le sembrasse strana così tranquilla e silenziosa in pieno pomeriggio. Mancava la voce, o meglio le lamentele continue, di Roy a riempirla. Non ci aveva mai pensato molto, ma quel suo tono profondo anche mentre mugugnava la faceva sentire a casa, quasi in famiglia. Nonostante tutto quello che era successo nell'estate passata il loro rapporto ne era uscito molto rafforzato e questo aveva favorito anche il suo rendersi conto di quanto quell'uomo assurdo per certi aspetti, ormai da anni fosse presente e importante nella sua vita. Carezzò la pelle segnata dello scrittoio, era una cosa che faceva da sempre dopo aver rimesso ordine. Ormai era quasi del tutto logoro, forse per il prossimo compleanno di Roy avrebbe potuto comprargliene uno nuovo. Sarebbe stato un bel regalo per assicurarsi come ringraziamento una delle sue più comiche espressioni disgustate. Sorrise al solo pensiero: la cosa la tentava alquanto.
Alzò lo sguardo sull'orologio da parete, forse era tempo di andare a recuperare il Colonnello per completare il lavoro rimasto con tranquillità. Dopo essere andata ad avvisare i colleghi s'avviò in giardino. Si era sempre domandata perché il Flame Alchemist andasse sempre a dormire in quell'angolo che lei conosceva perfettamente, solo ora capiva che in realtà l'uomo non voleva affatto nascondersi, bensì farsi trovare. Non riusciva ancora a capire cosa ci fosse di piacevole in questo, ma dopotutto le pareva veramente impossibile capirlo del tutto.
Camminò lentamente tra gli alberi quasi spogli che costeggiavano i vialetti del cortile. Le foglie macerate dal continuo passaggio dei soldati formavano uno strano mosaico a terra, ma la donna non ci pensò troppo. I suoi pensieri tornarono a focalizzarsi sull'uomo che stava per raggiungere. Doveva ammettere che da qualche tempo si sentiva strana in sua presenza, non a disagio, ma sentiva che qualcosa di diverso permeava l'aria quando erano insieme. Probabilmente l'intimità raggiunta aveva creato questa strana atmosfera che non la disturbava affatto, ma come tutte le cose che non riusciva a capire la lasciava un po' confusa. In ogni caso, non era un vero problema, il piacere che le dava stare con Roy era decisamente superiore e qualunque indefinito turbamento.
Uscì dalla viottolo che portava al poligono per avvicinarsi alle due grandi azalee che nascondevano l'angolo di giardino che Mustang tanto amava. Stranamente la grande davidia che l'ombreggiava sembrava non voler lasciare andare le sue foglie quell'anno: la chioma completamente gialla sembrava quasi intatta.
Riza scostò lentamente i cespugli, aveva imparato a farlo senza far troppo rumore. Non era la prima volta che lasciava scappare volontariamente il suo superiore, e in quei casi preferiva che dormisse senza sveglie improvvise, ovviamente quando le fughe non erano consensuali il modus operandi era tutt'altro che silenzioso e cortese.
Mustang era steso come solito, supino con la testa poggiata tra due radici dell'albero. Un braccio poggiato sul ventre e l'altro in modo scomposto lungo il fianco. Il respiro lento e regolare indicava che stava ancora dormendo, oppure fingeva molto bene, ma la ragazza ormai lo sapeva smascherare ed era sicura che fosse ancora addormentato.
Lo fissò per un po' prima di sedersi cautamente accanto a lui. Doveva ammetterlo, mentre dormiva con i capelli corvini in disordine e le labbra leggermente dischiuse, era proprio carino. Forse bello era la parola esatta. In quel momento poteva intuire perché tante donne fossero così affascinate da lui, anche se da sveglio era tutt'altra cosa. Forse le altre non notavano quello che i suoi occhi mal nascondevano?
Non si era mai soffermata tanto ad osservarlo in tutti quegli anni, aveva sempre pensato che ci fosse sicuramente qualcosa di più importante da fare che guardare il suo superiore dormire. Invece quel giorno tutta la sua attenzione fu calamitata dal viso rilassato di Mustang. Non c'era nessun lavoro che esigeva d'essere finito celermente, si giustificò con se stessa. Inconsciamente allungò una mano verso il ciuffo nero dell'uomo. Si fermò confusa a mezz'aria, ma qualcosa dentro di lei la spinse a completare il movimento e con leggerezza gli pettinò la frangia. Non era la prima volta che gli sfiorava i capelli, ma era sempre una bella sensazione, quei capelli fini di un nero intenso le scorrevano tra le dita delicatamente. La mano le scivolò lungo la guancia dell'addormentato, dolcemente. Quella pelle era sempre perfettamente rasata eppure le sarebbe piaciuto vedere come poteva stargli un filo di barba. Lo sguardo si posò sulla bocca sfiorata dal respiro calmo tipico del sonno. Incredibilmente in quel momento la trovava così invitante, eppure già due volte aveva rifiutato le sue labbra, ma ora tutto sembrava solo un lontano e offuscato ricordo. Qualcosa di simile ad un brutto incubo che poco aveva a che fare con il presente. Praticamente senza accorgersene continuò a carezzarlo sino a poggiare le sue dita sul collo del suo comandante e contemporaneamente si sporse sopra di lui. Sì, quando dormiva era veramente un uomo affascinante, per qualunque donna, lei compresa.
Improvvisamente gli occhi blu notte del Colonnello si aprirono. Si fissarono per un istante a poche decine di centimetri l'uno dall'altra. Un attimo ed il solito sorriso furbo e malizioso comparve sul volto di lui.
-Voleva forse baciarmi, Tenente?- domandò con voce ancor più calda del solito.
-No!- rispose immediatamente rimettendosi in posizione perfettamente eretta. Dentro di sé dovette ammettere che invece forse era proprio quella la sua intenzione: si era mossa del tutto inconsciamente e non riusciva a capire cosa l'avesse presa!
Lo guardò mettersi a sedere e sfiorarsi quasi distrattamente il collo nel punto dove le sue dita si erano fermate in precedenza, mentre lei arrossiva. A cosa diavolo stava pensando qualche istante prima! Aveva rischiato di baciare Roy mentre dormiva, che assurdità!
-Mmm... e allora Tenente, cosa stava facendo?- era divertito quasi quanto era curioso, lo poteva vedere e sentire nei suoi movimenti e nella sua voce.
-Nulla.- disse seccamente abbassando però gli occhi.
-Nulla? Di solito “nulla” non prevede risvegli così deliziosi.- ribatté con una nota di dolcezza, tornando a toccarsi la guancia ed il collo.
-La stavo solo osservando.- cercò di essere almeno un poco sincera. -Non l'ho mai fatto veramente prima, intendo: guardarla con attenzione.- Doveva riordinare le idee, ma anche questa era la verità in fondo.
-E cosa ha scoperto nell'osservarmi con tanta attenzione?- quel genere di domande maliziose erano il suo forte, lo si notava da come gli occhi guizzavano verso i suoi cercando la verità.
Lei ritrovò sicurezza, alzò il volto e lo guardò ora da sveglio, sorridente e rilassato. Lui che attendeva una risposta inclinò lentamente la testa come ad invitarla a dare voce ai suoi pensieri.
-Che quando dorme è diverso, o meglio, sembra diverso.-
-Diverso?- chiese un po' confuso.
-Sì. Come dire...- si interruppe cercando di trovare un modo chiaro per esprimersi. -Sembra un ragazzo.-
-Perché di solito non lo sembro?!- domandò accigliato in tutta risposta.
-No.- rispose con naturalezza lei, guardando l'espressione di Roy che cambiava ancora.
-Come no! Ho solo 28 anni Tenente, non sono così vecchio!- ormai era partito per la tangente, il suo viso raccontava delusione amplificata come solo lui sapeva fare. Eccessivo e teatrale come sempre.
-Non si lamenti se le dico la verità Colonnello.- fu la sua unica risposta mentre si rialzava per nascondere un sorriso divertito.
-Lei è ingiusta con me!- continuò lui mettendo il broncio come i bambini.
-Colonnello, si alzi che ha ancora del lavoro da finire.- era rientrata nella parte grazie a quegli atteggiamenti.
-Prima se ne sta qui a coccolarmi mentre dormo, poi di colpo abbiamo del lavoro da fare?- provò a provocarla, ma con il solito tono di lamentela che teneva in ufficio. Lei non gli badò e gli lanciò solo un'occhiata eloquente. Il Flame Alchemist sbuffò ma si alzò ed iniziò a pulirsi sbattendo le mani sulla divisa. Sapeva che quell'operazione sarebbe potuta durare ore se solo lo avesse lasciato fare, perciò si diresse piuttosto spedita verso i vialetti. Lui la seguì immediatamente per poi rallentare sempre più. Alla fine lei raggiunse l'ufficio con quasi un minuto di vantaggio sull'uomo che entrò annoiato appena lei ebbe poggiato il primo foglio da vidimare al centro dello scrittoio. Gli sorrise e senza nemmeno una parola ricominciarono il loro abituale lavoro.

Come previsto, nonostante la lentezza di Mustang, finirono ogni cosa con una buona mezz'ora d'anticipo. Uscì assieme al suo superiore, mentre lei andava a consegnare i documenti di giornata lui salutava i suoi colleghi. Aveva imparato ad essere più amichevole nei loro confronti negli ultimi tempi, Riza sperava che non fosse solo una nuova moda passeggera.
Quando rientrò Roy era nuovamente seduto alla sua scrivania che sfogliava svogliato il Central Times. Lei si mise a sistemare in archivio gli ultimi tre plichi rimasti, ma si voltò incuriosita quando l'alchimista sbuffo contrariato.
-Cosa c'è Colonnello?-
-Cosa facciamo domani?- domandò invece spontaneamente lui, quasi dimenticando d'essere ancora sul posto di lavoro.
Inserì l'ultima cartelletta nello scaffale prima di rispondergli: -Non so, c'è qualcosa di interessante tra le segnalazioni del giornale?-
-Uhm...- commentò mentre voltava lentamente le pagine -nulla di particolare, a meno che non le interessi l'esposizione dei gioielli della regina di Drachma.-
-Oh no, lo sa che non sono una patita di gioielli. Tra l'altro è stata talmente pubblicizzata quella mostra che ci sarà una folla immensa.-
-Già.- rispose appena ancora alla ricerca di qualche idea tra le pagine del quotidiano.
-Potrebbe essere una buona idea per Havoc però; al maresciallo Stem piacerebbe un invito simile.- continuò invece lei.
Lui alzò gli occhi colpito dalle sue parole, come se ci fosse un errore di fondo banale che lei non riusciva a capire. Non servì nemmeno domandare, perché l'uomo capì istantaneamente.
-Allora lei proprio non lo sa.-
-Cosa?- domandò preoccupata.
-La sua ex-collega ha dato buca ad Havoc per ben due volte, compreso questo weekend.-
-Come?- non riuscì a dire altro, la notizia le era completamente sfuggita.
-Beh mi hanno detto di non dirle nulla e così ho fatto, ma credo sia più giusto che lei sappia. Se Havoc non ha ancora avuto il coraggio, tanto vale che lo faccia io per lui.- continuò imperterrito.
-E perché non dovevo sapere, scusi!?- domandò leggermente alterata. Perché mai lei doveva essere esclusa!
Lo sguardo del Flame Alchemist s'addolcì.
-Tenente, non è facile per un uomo raccontare certe questioni sentimentali ad una donna. Inoltre, trattandosi di lei, è ancora più complicato. E non per colpa sua.- s'affettò a specificare notando l'ombra che stava offuscando lo sguardo della sottoposta. -Lei è stata collega della ragazza in questione e, soprattutto, lei confidava che tra il maresciallo e Havoc andasse tutto bene. Credo che il sottotenente non abbia il coraggio di parlarne pensando che potrebbe deluderla, diciamo così.- Concluse tornando a sfogliare le pagine dedicate a East City.
-Deludermi?! Ma come potrebbe?! Non è nemmeno stata una sua decisione.- era rimasta particolarmente colpita da quel discorso, non aveva mai immaginato che i suoi colleghi potessero farsi tanti problemi con lei. E non le piaceva.
Roy chiuse finalmente il quotidiano con un gesto insoddisfatto, poi tornò ad osservarla senza fretta e le fece segno di sedersi su uno dei divanetti.
-Tenente, non se la prenda. Sarebbe stata la stessa cosa per uno qualunque degli altri se avesse presentato la ragazza a Jean.-
-Sì, ma l'ho fatto io. Ora vado a parlare con il sottotenente.- disse mentre s'alzava convinta. Con un semplice movimento della mano però, lui la fece tornare a sedere.
-Tenente, lasci stare! Primo non avrei dovuto dirglielo, secondo così lo imbarazzerà e basta, non vorrà metterlo in difficoltà.-
-Ha ragione.- abbassò la testa sconfortata: in pratica non poteva fare nulla e ciò non la rasserenava affatto.
-La colpa in ogni caso è del sottotenente; è sempre troppo... sentimentale.- andò avanti lui cercando di sollevarla. -O forse è meglio dire che è troppo ingenuo. Non che sia un difetto, tutt'altro, ma con certe persone è solo un problema. Quello stupido pensa di dover a tutti i costi trovare l'amore della sua vita in ogni donna che incontra, senza pensare che ci possono essere anche relazioni passeggere. E finisce sempre per illudersi al primo appuntamento. Il maresciallo Stem al contrario non ha mai pensato a lui come ad uomo con cui passare più che qualche settimana, lo si vedeva sin dall'inizio. Ma Havoc ha la propensione a farsi fregare da quelle così...-
Lentamente Hawkeye tornò a fissarlo, stupita. Come aveva fatto a non capirlo prima! Quell'uomo aveva cercato sin dall'inizio di proteggere Havoc da quello che ora stava accadendo, incredibile!
Sorrise soddisfatta in direzione del suo superiore, mentre più rilassata poggiava le mani in grembo.
Lui ricambiò lo sguardo per un attimo, poi la sua espressione cambiò in una smorfia di disgusto.
-Non avrà frainteso vero?! Io non ho cercato di aiutarlo, né di proteggerlo.-
-Certo che no, Colonnello.- confermò lei, tentando di non ridere a quella mezza ammissione.
-Lei non mi crede...-
-Certo che le credo, Colonnello.- quel gioco le piaceva, lui sembrava ansioso di sentirsi dire che stava mentendo, nonostante lo sapesse perfettamente.
-Uff- sbuffò -E va bene, è vero, gli ho detto tutte quelle cose solo per cercare di fargli aprire gli occhi, ma quello è accecato dai suoi stupidi sogni romantici.-
La donna non rispose nemmeno, la soddisfazione per averlo fatto confessare le si leggeva negli occhi.
-Ma l'ho fatto solo per il bene dell'ufficio, sia chiaro. Demoralizzato Havoc non lavora bene.-
-Certamente Colonnello, solo per il lavoro.- rispose soffocando l'incredulità ed il divertimento.
-Esatto, solo per il lavoro.- ribadì il moro, mentre lei si alzava per raccogliere il piano di lavoro provvisorio per la settimana seguente dal tavolo del suo superiore.
-Indubbiamente, dopotutto lei pensa sempre così tanto al lavoro.- questa volta non riuscì a nascondere l'inflessione canzonatoria mentre riponeva il foglio nella sua cartelletta privata che poggiò poi sul divano.
Il volto di Mustang virò dal soddisfatto al contrariato in un momento e lei non poté che ridere.
Lui rimase a guardarla per un po', sembrava quasi felice per le sue risa. Poi di colpo riprese:
-Tenente, posso farle una domanda?-
-Certo Colonnello.- lei era ancora in piedi che risistemava la scrivania che Mustang riusciva sempre a lasciare in disordine.
-Cosa intendeva dire prima quando è venuta a svegliarmi?-
Lei alzò gli occhi preoccupata, non era ancora riuscita a chiarirsi le idee su ciò che era accaduto, aveva bisogno di tempo per pensare.
-Intendo quando mi ha detto che quando dormo sembro diverso, che sembro un ragazzo e di solito non lo sono.- Specificò lui cercando di aiutarla avendo visto l'incertezza nei suoi occhi.
Pensò un attimo prima di rispondere. Sapeva cosa intendeva dire, ma non era semplice trovare le parole giuste. Trasse un profondo respiro e decise di dare libero sfogo ai suoi pensieri.
-Vede, Colonnello, quando dorme lei sembra un ragazzo qualunque, un ventottenne che indossa la divisa...-
-Un bel ventottenne.- la interruppe lui. Gli era veramente impossibile evitare di pavoneggiarsi almeno una volta ogni mezz'ora, pensò sconsolata.
-Un bel ventottenne. Ha ragione.-
-Mi sta facendo un complimento Tenente?- rimase colpito lui.
-No, sto solo confermando un fatto ovvio. Se così non fosse mezza popolazione femminile di Amestris avrebbe grossi problemi di vista, visto che sembra che tutte le donne di questo stato vogliano uscire con lei.-
La risposta non gli piacque quanto la precedente e con una smorfia insoddisfatta le fece segno d'andare avanti.
-Dicevo. Che quando dorme lei potrebbe essere chiunque. Ma quando è sveglio, quando i suoi occhi sono aperti, non è così. La sua vita, la sua storia, i dolori e le difficoltà, così come le responsabilità che si è caricato per sua scelta, o che nascono dal fatto d'essere un alchimista. Tutto questo riesco a leggerlo sul suo viso in ogni istante: quando ride, quando è serio e anche quando svogliato legge il giornale. In ogni momento della giornata è come se una lacrima le rigasse costantemente il volto, Colonnello.-
Prese nuovamente fiato. Ora che era riuscita a esprimere tutto quello che pensava senza vergognarsi e senza titubanze, si sentiva meglio. Anche se quel pomeriggio c'era stato dell'altro era esattamente questo quello a cui aveva pensato quando gli aveva detto che sembrava un ragazzo quando dormiva.
Roy sembrava completamente impreparato a quelle frasi, perché rimase impalato con la bocca mezza aperta. Stava giusto per parlare quando la porta s'aprì di colpo. Anche la ragazza si voltò impreparata portando automaticamente una mano alla fondina.
-Roy!-
-Maes?!- Mustang pronunciò il nome dell'amico incredulo.
-E questo sarebbe un saluto?- domandò il Maggiore salutando con un mezzo inchino la ragazza che riprendendo fiato si stava rilassando.
-Cosa ci fai qui tu!?- urlò quasi di rimando il Colonnello.
-Come sarebbe cosa?! Ti sto facendo una sorpresa!- rispose Maes gioviale come solito.
-E poi bussa prima d'entrare! Ci hai fatto venire un infarto!-
-E che sorpresa sarebbe se busso?!- continuò imperterrito -Inoltre ho chiesto ai tuoi uomini di là e mi hanno detto che avevi finito il lavoro per oggi.-
Si mise a sedere con noncuranza sulla scrivania dell'amico che, invece, batteva ritmicamente le dita sullo scrittoio cercando di calmarsi e ritrovare il controllo degli avvenimenti. Evidentemente cercava anche di sopprimere l'istinto di estrarre i guanti e incenerire l'amico che invece stava già per riprendere a parlare: -Suvvia Roy, cos'hai da essere così contrariato, non sei contento che io sia venuto a trovarti?-
-Contentissimo.- rispose tra i denti l'altro mentre lo squadrava dal basso.
-Cosa c'è, ho interrotto qualcosa?- domandò, guardando prima verso Riza che scosse immediatamente il capo, e poi verso Roy che sospirò prima di rispondere.
-No, solo non mi piace che la gente entri nel mio ufficio all'improvviso. In ogni caso, cosa sei venuto a fare a East?- ora era più calmo.
-Sono venuto a trovare te!- come potesse essere sempre così allegro, Riza non riusciva a capirlo, ma indubbiamente era contagioso. -Mi hanno dato un weekend di completa libertà, sono qui con Glacier. Purtroppo Elycia è rimasta con i nonni, ma non ti preoccupare, ti ho portato alcune foto per vedere quanto è diventata bella!-
Solo in quel momento, quando Hughes la prese tra le mani per aprirla, i due notarono la borsa che portava con sé. Il Tenente osservò l'espressione di Mustang mentre l'altro appoggiava la valigetta sul tavolo, stava mentalmente immaginando quante decine di fotografie potesse contenere spaventato. Aveva compassione per lui. Ma per lei era il momento di lasciarli, mancavano pochi minuti alla fine dell'orario lavorativo e non voleva disturbare un incontro tra amici dopo tanto tempo, né guardare mille Elycia, per quanto quella bambina fosse carina sarebbe stato troppo.
-Colonnello, se permette andrei nell'altro ufficio a salutare i miei colleghi.- non c'era molto altro da dire, se Hughes era lì quel fine settimana le loro ormai abituali uscite erano indubbiamente sospese. Il dispiacere crebbe dentro di lei, ma lo soffocò.
-Sì certo Tenente. Buon fine settimana.- la salutò, qualcosa nel suo sguardo diceva che in parte anche lui era deluso dal non poterla vedere in libertà.
-Grazie, buon fine settimana anche a voi. Colonnello. Maggiore.- fece il saluto militare e si voltò, ma non fece nemmeno un passo che fu richiamata dalla voce vivace di Maes.
-Tenente! Domani sera è invitata a cena con me, mia moglie e il qui presente colonnello Mustang.-
Sorpresa si voltò, per notare la stessa espressione anche sul volto del suo superiore.
-La ringrazio Maggiore, ma non vorrei...-
Fu interrotta ancor prima di finire la frase.
-Non si preoccupi Tenente, mia moglie gradirebbe molto una compagnia femminile. So che esce spesso con il Colonnello, perciò pensavo che per lei non potesse essere un problema fare compagnia a Glacier.-
Lo sguardo che l'amico alchimista gli lanciò sembrava scettico, ma l'occhialuto maggiore non ci fece bado.
-In questo caso credo che accetterò. Grazie Maggiore.- rispose composta.
-Benissimo! Ci troveremo alle 20...- si fermò per un secondo e si girò verso il compagno d'accademia. -Dove vi trovate di solito?-
-In piazza dei caduti.- sospirò più che altro il più alto graduato.
-Perfetto, allora ci troveremo alle 20 in piazza dei caduti. Le va bene Tenente?-
-Certo.- confermò ancora sottosopra dallo scompiglio che Maes aveva portato in pochi minuti. Una confusione mentale la stava sopraffacendo. Salutò ancora una volta riuscendo finalmente ad uscire dalla stanza. Mentre chiudeva la porta dietro di sé sentì l'ospite iniziare già a mostrare foto della figlia al povero Colonnello. Sorrise tra sé, il Maggiore Hughes era proprio incorreggibile.

Con i colleghi finse di non sapere nulla della questione sentimentale di Jean, anche se ora poteva vedere chiaramente la delusione celata. Avrebbe voluto pensare a lui ed ad una soluzione per i suoi problemi, ma in quel momento la sua testa era completamente sotto sopra. In un attimo mille cose si erano sommate tra loro a creare il caos mentale che ora imperversava nella sua mente. Quando tornò a casa la prima che cosa che fece fu un caldo bagno, e mentre riposava il corpo nell'acqua calda cercò di fare chiarezza nei suoi stessi pensieri. Erano successe troppe cose quel giorno. Aveva rischiato di baciare Roy, e nemmeno s'era accorta di cosa stesse facendo sino a che lui non glielo aveva fatto notare. Si era poi lasciata andare a pensieri a ruota libera ed ad alta voce stupendo il suo superiore. Quindi l'invito a cena. E non una cena qualunque: Hughes e Mustang erano amici da una vita, lei era evidentemente un'intrusa tra loro. Certo c'era anche la moglie del Maggiore, ma poteva bastare come scusa per giustificare la sua presenza? Un'uscita a quattro, sembrava quasi un incontro tra due coppie, non tra amici. Pensieri e immagini le vorticarono nella mente, su tutte la sensazione provata quando aveva carezzato il suo comandante e gli si era avvicinata tanto. Uscì dalla vasca con un unica certezza. Sarebbe andata alla cena. Aveva acconsentito, non poteva rimangiarsi la parola data, non senza un valido motivo, e non sapeva come ammettere che si vergognava, che aveva paura di non sapeva nemmeno bene cosa. Avrebbe affrontato quel turbamento che di colpo era diventato più grande e fastidioso da sopportare. Così come avrebbe capito cosa le fosse preso quel pomeriggio per compiere azioni tanto inconsuete. Ragionò per ore, mentre si rivestiva, si preparava la cena e provava inutilmente a leggere qualche pagina di un romanzo. Qualcosa nel suo mondo stava cambiando; forse era cambiata da tempo ma solo ora lei se ne stava rendendo conto.


スズク...          

   
 
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