Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: miseichan    29/08/2010    1 recensioni
E’ sempre difficile ragionare con un’ombra. Quasi impossibile, anzi. Questo pensa Nell, eppure ci prova, sperando di sbagliarsi. Non è colpa sua, ne è convinta. E’ stata l’idea a svegliarla. Sono stati loro, Becky e Duncan. Con loro se la sarebbe dovuta prendere, non con lei. Cosa ci poteva fare lei? Sono stati loro, con la loro villa, il loro alcool, le loro passioni ed i loro dolori a svegliarla. Salem le crede. Rimane sempre l’ombra, però: sarcastica, caustica. Un’ ombra a cui ben sa tuttavia, di non poter rinunciare.
Genere: Commedia, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3

Sotto l’inchiostro

 

_Sorsi 

 

 

 

 

 

Valentino sospirò.

Afferrò al volo una birra e poi si accinse a salire le scale. Per lo stato in cui si sentiva, quelle poche rampe equivalevano ad una scalata del k2.

Ondeggiava leggermente, sbandando appena, ma con una mano poggiata alla parete riusciva almeno a reggersi in piedi.

Non gli andava di salire e a rigor di logica non avrebbe nemmeno dovuto farlo. Perché lo stava facendo, allora? Non riuscendo subito a darsi una risposta, con un mezzo singulto bevve un altro sorso di birra. Era la terza quella, giusto? O forse la quarta?

Stava ancora riflettendo su che birra potesse essere, quando improvvisamente gli tornò in mente il motivo per cui stava salendo le scale: doveva trovare Duncan. Trovarlo e tirarlo giù per le orecchie, ecco cosa doveva fare. Torno subito, così aveva detto. Ed era passata un’ora. E di Duncan nessun segnale. Perciò stava salendo. Duncan…

Lo aveva cercato giù, nel giardino, ma niente. E allora si era detto che forse non era ancora sceso, e che lo avrebbe trovato di sopra. Ma perché? Perché non era sceso? Aveva trovato qualcosa di meglio da fare? Non riusciva a spiegarselo. Di sotto c’erano almeno tre ragazze che sarebbero state d’accordo a sparire con lui, ma no, lui non c’era più.

Era sparito da solo.

Ed era questo a far preoccupare Valentino. Conosceva l’amico, da troppo tempo.

Duncan non era il tipo da volatilizzarsi se c’era la possibilità di concludere qualcosa. Nonostante il tasso alcolico molto alto perciò, Valentino era arrivato a chiedersi: e se gli fosse capitato qualcosa? Una botta in testa, una caduta per le scale, rissa con qualche testa calda… tutto era possibile. Si era sentito in dovere di andare a controllare. Certo come il sole però, l’avrebbe messa in conto all’amico.

Superato l’ultimo scalino si fermò un attimo per riprendere fiato.

Okay, e ora?

Valentino bevve un altro sorso, cercando di ricordarsi di chi fosse la casa. Sì, del cannaro gli sembrava. Del cannaro… Non gli veniva in mente niente.

Bevve un altro sorso. Servì.

L’illuminazione giunse. Inaspettata e immediata. La terrazza.

Riprese a camminare, sempre reggendosi al muro, la birra nella mano destra.

Raggiunse la porta finestra in quelli che gli sembrarono pochi minuti e, sebbene con qualche difficoltà, riuscì ad aprirla. Mise un piede fuori, ma non fece in tempo a mettere anche l’altro. Bloccato. Pietrificato.

Non sentiva freddo. Il venticello anzi, era confortevole. Aveva l’impressione che ci fosse più alcol che sangue nel suo sistema circolatorio e che per questo potesse tranquillamente buttarsi nella neve completamente nudo. Cos’era perciò quel venticello?

No, a sconcertarlo fu il fatto che aveva trovato l’amico.

Duncan, certo. Ma non solo.

Poggiò una spalla allo stipite, godendosi la scena. I due si stavano baciando, fermi contro il muretto, con gli occhi chiusi. Vicini, frementi. Degni di foto.

Valentino sorrise, bevendo un altro sorso.

Erano carini, poco ma sicuro. E forse non avrebbe dovuto disturbarli. Sembrava che stessero bene, e c’erano ottime possibilità che l’amico non volesse seguirlo dabbasso.

Era sbronzo, certo. Tutt’altro che lucido. Gli sembrava però che fosse un bel bacio. Davvero bello. Aveva come l’impressione che Duncan non avesse mai baciato qualcuna in quel modo. Probabilmente si sbagliava. Si poteva, in fondo, giudicare un bacio?

Sì. Valentino credeva di sì. E quello era da fuochi d’artificio.

Da guerra mondiale.

Fece per bere un altro sorso, ma la birra era finita.

Scrollò le spalle e voltandosi, uscì dalla terrazza in punta di piedi. Non voleva far rumore.

“ Valentino? ”

Per poco non inciampò nei suoi stessi piedi, cadendo così rovinosamente a terra. La voce di Duncan in quel momento, proprio non si aspettava di sentirla. Con i riflessi rallentati si girò, incontrando lo sguardo sorpreso e irritato dell’amico.

“ Dun! ” rispose, con un sorriso tirato.

“ Ti cercavo! Stavo andando via però. Continuate pure ”

Aveva anche alzato la bottiglia vuota a mo’ di brindisi, sperando che bastasse a sistemare le cose. Non fu così. I due si erano separati, allontanandosi di scatto.

Valentino osservò il modo in cui l’amico fissava la ragazza, indeciso se tenderle o meno la mano, e sorrise. Sì, Duncan non si comportava mai così, aveva visto giusto.

Lei però gli sembrava recalcitrante: sembrava addirittura più distante di quanto non fosse.

Con un sospiro si avvicinò ai due di qualche passo, cercando di rimettere in moto il cervello e trovare un modo per farli tornare assieme e scomparire al tempo stesso.

“ Dun, mi presenti la tua amica? ”

Duncan guardò Valentino con gli occhi socchiusi. In quel momento avrebbe solo voluto buttarlo giù dal balcone. Aveva rovinato tutto. Idiota.

“ Lei è Becky. Becky, Valentino ”

Fece comunque le presentazioni, osservando i due stringersi la mano.

Valentino guardò la ragazza: non era male. Davvero no.

Non il suo tipo certo, troppo timida e fragile per i suoi gusti. Era il tipetto che piaceva a Duncan però. Quello importava. Così come importava che aveva combinato un casino.

Valentino serrò le labbra, pensando a cosa fare. Se c’era una cosa che conosceva, erano le ragazze. Doveva solo capire in che modo comportarsi.

Che doveva fare?

Dannato alcol! Non riusciva a riflettere, santo Dio!

Prima che potesse dire qualunque cosa, Duncan parlò, rivolgendosi a lei:

“ Ti va di fare due passi con me, Becky? ”

Dolce, pacato, tipico dell’amico.

Valentino scosse la testa, perfettamente conscio di quello che sarebbe successo.

Lei sollevò lo sguardo, incontrando quello del ragazzo per poi distoglierlo subito dopo.

Scosse la testa, arretrando anche di un passo. Rifiuto netto.

Valentino sorrise. Come volevasi dimostrare.

Sorrise perché gli era venuto in mente cosa fare. Avrebbe risolto tutto in meno di cinque minuti, ne era sicuro. Perché lui le conosceva le ragazze.

“ Duncan, se non devi andare da nessuna parte con Becky… torni giù con me? Io e gli altri ti aspettavamo già da un po’. C’è anche una certa Melissa che dice di conoscerti e voleva assolutamente che ti trovassi perché potesse vederti. Se sei d’accor… ”

 Valentino si era accorto delle occhiate omicida che l’amico gli aveva lanciato mentre parlava. Le aveva viste benissimo. Non gli importava però.

Le aveva ignorate.

Non esisteva nessuna Melissa.

Valentino aveva inventato tutto. E lo aveva fatto per Duncan. Perché Valentino conosceva le ragazze. Ed era sicuro di quello che sarebbe successo poi.

Ne era sicuro perché aveva visto l’espressione di Becky mentre parlava.

Stizza, gelosia, invidia.

Tutto era passato su quel viso. E ogni emozione era per Duncan.

Solo il diretto interessato sembrava non essersene reso conto.

Duncan lo interruppe di colpo, non riuscendo a capire dove l’amico volesse andare a parare. Gli sembrava ubriaco fradicio.

Con un moto di urgenza si avvicinò di nuovo a Becky, pronto quasi ad afferrarla e tirarla di nuovo a sé.

“ Ti prego, Becky. Vieni con me. ”

Valentino si sentiva più leggero, certo di aver rimediato al suo errore. Pensava anche che ora lui e l’amico erano di nuovo pari, non avrebbe avuto nessun potere su di lui. Non era importante però, non quanto il fatto che la ragazza, dopo solo un attimo di indecisione, aveva risposto con un filo di voce:

“ Sì ”

Valentino sorrise ancora, incurante anche del fatto che la bottiglia fosse vuota.

Con una scrollata di spalle si girò, lasciando finalmente la terrazza e cominciando a scendere cautamente le scale. Altri pochi scalini e avrebbe preso una nuova birra.

Mentre li scendeva però quegli scalini, ripensò a Duncan che aveva lasciato di sopra: non stava di certo male, si disse. Era in compagnia. Ottima compagnia. Non riusciva a togliersi dalla testa l’espressione estatica che aveva attraversato il viso dell’amico quando lei gli aveva detto di sì. Era un bene, poi?

Andava bene che quello stupido si facesse incastrare così da una ragazza? Valentino scosse la testa, meno lucido di prima.

Arrivato in fondo alla scalinata si avvicinò ad un tavolo e afferrò il primo bicchiere che gli capitò a tiro. A proposito… ma Duncan come stava messo ad alcol? Valentino chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi. Aveva bevuto la prima birra con lui, e lo aveva visto bere la seconda. Poi?

Da solo si era bevuto la terza, e forse anche la quarta… aveva perso di vista Duncan però. No, era sicuro: almeno tre le aveva bevute anche l’altro.

Certo non era sobrio, si disse Valentino, con uno strano sorriso. Becky, poi, era sicuro che avrebbe avuto su Duncan l’effetto di altre due birre.

“ Al volo! ”

L’urlo lo colse di sorpresa ma seppur con qualche attimo di ritardo, riuscì ad afferrare la lattina che gli era stata lanciata. Valentino ridacchiò, guardandosi attorno alla ricerca di chi gliel’avesse tirata. Non ci mise troppo ad individuare nella folla Giuseppe: il ragazzo svettava a quasi due metri di altezza, non vederlo sarebbe stato difficile.

Velentino gli si avvicinò, accennando un grazie con la mano.

“ Oi Vale, ma che fine avevi fatto? Ti abbiamo perso! Non dovevi tornare con Dun? ”

Valentino sospirò, sentendo già la mancanza di Duncan. E ora che avrebbe dovuto dire?

Che non l’aveva trovato? Non sarebbe stato da lui, anche in capo al mondo era sicuro che sempre e comunque avrebbe ritrovato l’amico.

E allora?

“ Scusa il ritardo, Peppe. Non l’ho trovato. Sopra di sicuro non è, che ci vuoi fa?”

Aveva optato per una mezza verità. Del resto sì, lo aveva trovato… che sopra non fosse più però era vero. Certo, ora non avrebbe scommesso su niente, ma era abbastanza sicuro dell’ultima immagine che aveva dell’amico.

Ricordava Duncan. Un Dun sorridente, con gli occhi lucidi, che stringeva la mano di una ragazza. E altrettanto bene ricordava che i due non erano più in terrazza.

Scendevano la scala, ecco cosa stavano facendo.

La scala che portava in giardino.

La risata di lei, unica colonna sonora di quel breve filmino.

Eh già…

Scuotendo la testa, Valentino bevve un altro sorso di birra.

 

*

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: miseichan