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Autore: velvetmouth    30/08/2010    1 recensioni
[Nightmare]
[A Nightmare On Elm Street.] Freddy Krueger è tornato a colpire nei sogni, luogo di riposo e tranquillità per eccellenza. La protagonista della storia è una ragazza che scopre ben presto quanto un incubo possa essere reale.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddy's coming for you.

Un grido raccapricciante risvegliò la quiete mattutina della famiglia Jefferson.
Hilda corse ansante nella camera della figlia, temendo che la ragazza si fosse fatta male, o che fosse entrato qualcuno dalla finestra o chissà quale altra orribile opzione. Trovò la figlia grondante di sudore, impaurita e sotto choc.
-Tesoro! Che cosa è successo?-
Urlò la madre, preoccupatissima. Emma voltò il viso, scoprendo con i capelli un lungo taglio, seppur marginale che riportava sul collo.
-Come...Come hai fatto?-
Chiese Hilda, recuperando un asciugamano dal bagno.
La figlia scosse debolmente la testa, gli occhi ancorati fissi davanti a sè. La donna cinse con un braccio la ragazza, tamponandole la ferita con il panno imbevuto d'acqua.
-E' stato solo un brutto sogno...-
La rassicurò, carezzandole teneramente i capelli, mentre la fronte si increspava in un' espressione meditabonda, quanto incredula.



-Hey, Emma, che hai fatto al collo?!-
-Niente...-
Sussurrò, portandosi istintivamente la mano al lato del collo, per poi coprire la grossa garza con i capelli. Kellan si avvicinò, tenendo il vassoio della mensa su una mano.
-Tutto bene, Ems?-
Le chiese, prendendo posto affianco alla ragazza. La sala mensa era particolarmente gremita, quel giorno ed Emma si sentiva così dannatamente a disagio. Odiava perdere il controllo, odiava non sapere cosa le stava accadendo e sopratutto, odiava fare incubi che si rivelavano troppo reali. Scostò lo sguardo con aria assente, mal celando una preoccupazione sul volto.
-Sto benone, Kellan... Non devi preoccuparti...-
Minimizzò, addentando il suo hamburger. L'amico la osservò di sottecchi, lasciando trapelare quanto poco credesse alle parole della ragazza, ma non ribattè. Per quanto ne sapeva, si era maldestramente tagliata con qualcosa che teneva in mano, distratta com'era!
E sapeva benissimo che Emma odiava essere così sprovveduta e immersa nel mondo dei sogni, vista sempre come una ragazza stramba e sognatrice. Per cui, evitò di farle domande. Pochi minuti dopo si aggiunse ai due anche Rose, trasportandosi dietro quello che sembrava essere il libro più pesante del mondo. Lo lasciò cadere a pochi centimetri dal vassoio di Kellan e, con l'urto, il contenitore della sua bibita si rovesciò irrimediabilmente, lasciando sgocciolare il liquido al bordo del tavolo.
-Buongiorno, Rose!-
Esclamò il ragazzo ironizzando e affrettandosi a pulire, prima che le inservienti rompessero le scatole. In tutta risposta Rose sfoderò un sorrisetto di sufficienza e prese posto davanti a Emma.
-Ems, ti vedo giù... Qualcosa non va?-
Lì per lì Emma fu tentata di raccontarle tutto: il quadro, l'uomo sfregiato, il taglio provocato dal suo strano guanto, ma appena fece per aprire la bocca, si sentì così dannatamente stupida che si limitò ad alzare la mano davanti al viso dell'amica, come ad intimarle silenzio. Rose increspò le sopracciglia, alzando le spalle e dirigendo un'occhiatina a Kellan che in tutta risposta, scosse la testa. Emma non era dell'umore adatto a parlare... Lo sapeva d'altronde... Quando qualcuno voleva tirarle fuori qualcosa di bocca, era il momento giusto che lei non avrebbe detto proprio un bel niente. E il fatto di essere buonissime amiche non cambiava niente. Emma era così con tutti, riservata e originale... Era questo il suo bello.
-Mio Dio, avete visto che dannato libro devo recensire??! Il prof. di Lettere è un pazzo!-
Esordì Rose, osservando il grosso librone, come a volerlo incenerire all'istante.
Kellan soffocò una risatina.
-Almeno avrai qualcosa da fare per questo weekend!-
Rose alzò gli occhi al cielo e prese il coltello, iniziando a sbucciare la sua mela.
Un guizzo di luce, penetrato dalle enormi finestre della sala-mensa, riflettè sul dorso argentato della lama, creando un riflesso aranciato che colse Emma negli occhi.
La ragazza si volse verso quella luce sinistra e,vedendo Rose impugnare il coltello, cacciò un urlo tremendo e svenne.



-Ems? Ems, mi senti?-
Aprì un occhio, poi l'altro. Strizzò gli occhi, ma continuava a non vedere niente. Tutti i contorni sembravano sfumati e dannatamente confusi. A poco a poco distinse le pareti azzurrine dell'infermeria, tutti gli scaffali colmi di medicine e la sedia girevole, con la scrivania davanti alla finestra, che dava sul cortile. Sentì qualcosa di morbido sotto la testa: doveva essere sdraiata su un lettino. Fece per sollevarsi sui gomiti, ma un giramento improvviso di testa la fecero vacillare.
-Ragazzi, forse è meglio se la lasciate riposare...-
Sentì come una voce ovattata in lontananza, probabilmente l'infermiera Kate. Poi, come in un sogno, vide due sagome sfocate uscire dalla porta bianca, lasciandola sola.
Quando riaprì gli occhi era nell'infermeria e, si sentiva stranamente piena di forze. Quanto era stata stupida, a svenire in mensa, davanti a tutti! In quel momento avrebbe volentieri infilato la testa nella sabbia. Uno stupido incubo l'aveva condizionata a tal punto  da aver paura di uno stupidissimo coltello. Eppure... Da cosa dipendeva quel leggero taglio che aveva sul collo, se non da una lama? Nella sua stanza non c'era niente del genere, con cui si sarebbe potuta ferire nel sonno!
Scacciò i pensieri, mettendo le gambe fuori dal lettino e con un balzo si ritrovò finalmente con i piedi per terra. Si sentiva veramente bene e con un sorriso aprì la porta, entrando nel corridoio. Ma, appena richiusa dietro di sè la porta, venne pervasa da un totale stato d'angoscia e solitudine. Non aveva mai visto il corridoio in una tale desolazione! Eppure doveva essere quasi l'ora di uscire! Impossibile che non ci fosse neppure un'anima in giro per la scuola! Non diede peso alle preoccupazioni e, ricordandosi di avere lezione di biologia recuperò lo zaino da terra e se lo caricò sulle spalle. Avrebbe scommesso che Kellan e Rose l'avrebbero aspettata fuori finchè non si fosse ripresa, ma le sue speranze si rivelarono vane. Pensò subito che il sig. Petterson li avesse richiamati in aula. Si sentì sollevata dalla spiegazione e iniziò a incamminarsi verso destra, dove si trovavano i vari laboratori. Ad ogni passo, il rumore delle suole delle scarpe da ginnastica riecheggiava lungo l'immenso corridoio deserto, accrescendo la paura che Emma aveva lasciato sopire nella sua mente. E d'improvviso capì. Stava sognando di nuovo.
  
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