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Autore: piemme    30/08/2010    10 recensioni
Edward Cullen è un serial killer, venuto da New York per uccidere,chi?? Indovinate un po?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un serial killer a Forks
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Cap 5

Cap 5

 

“Edward è passato più di un mese e non sei ancora riuscito a uccidere Bella. Mi devo preoccupare?” Jasper mi guardava con quei suoi occhi azzurri che spiccavano al buio della stanza. Seduto su di una poltrona, gambe incrociate e sigaretta perennemente in bocca. Era uno dei più spietati serial killer di Rosalie, nonché suo fratello.

“Mi serve più tempo.” Replicai seccato. Jasper si alzò, lasciando cadere la cicca per terra e si avvicinò con passi lenti e cadenzati, fissandomi sarcastico.

“Deduco che non vuoi uccidere nemmeno questa bella donzella. A quanto pare aveva ragione Rosalie.” Si avvicinò all’orecchio afferrandomi per un braccio. “Sei nei guai Edward. Sei in grave pericolo. Rosalie mi ha mandato qui per controllarti e in caso, di finire il tuo lavoro. Ma devi stare molto attento, la sua pazienza ha un limite. Conosci quanto è suscettibile mia sorella, detesta essere presa in giro.”

“Non sto prendendo in giro nessuno…” mi liberai rapidamente dalla sua presa e accesi la luce della stanza. “Te l’ho detto, non è facile. Bella è la figlia del capo Swan e questa è una piccola cittadina, non è semplice come credi.”

“No Edward, credo che tu voglia perdere tempo e non riesco a…” all’improvviso un rumore assordante proveniente dal retro della casa ci mise in allerta. “Ma che diavolo è stato?” Corremmo verso la porta della cucina. Un gatto nero ci guardava terrorizzato sul davanzale della cucina.

“E’ solo un gatto Jasper.”

“Sì, sembra sia così.” Ci avviammo dentro casa ma una sottile figura nera catturò il mio sguardo e inevitabilmente capì che non si trattava di un semplice gatto ma qualcuno ci stava spiando.

“Jasper c’è qualcuno!” la figura iniziò a correre per il prato, agile e scattante come una pantera. Presi la pistola tentando di rincorrerla. Riuscì a scavalcare il muro di cinta come un gatto sinuoso e veloce. La raggiunsi ma non ero così abile nonostante i miei trascorsi. Jasper fece il giro riuscendo ad arrivare in strada. L’inseguimento continuò ma la figura ci distanziava di parecchio. Era troppo veloce per entrambi. Correva per le strade buie di Forks a una velocità spaventosa ma dovevamo prendere questo tizio o tizia. Aveva ascoltato tutto quello che avevamo detto, doveva essere eliminato. Assolutamente. All’improvviso Jasper tirò fuori la sua calibro 45 e iniziò a sparare. Gli saltai addosso imbestialito. Avrebbe svegliato l’intera cittadina a quell’ora della notte.

“Ma sei una gran testa di cazzo! Sveglierai tutti!” riuscì a togliergli la pistola di mano e mi accorsi di una scia di sangue per terra. La figura era sparita ma Jasper l’aveva ferita.

“L’ho ferita, seguiamo le tracce di sangue.”  Le tracce ci portarono verso un cunicolo buio e isolato. Mi stavo addentrando quando Jasper mi fermò.

“Edward sembra una trappola, non andar..r..…” ma non riuscì a finire la frase che cadde a terra tramortito. Qualcuno lo aveva colpito e quel qualcuno stava davanti a me. Maledizione! Era davvero una trappola. La figura sottile e nera mi scrutava silenziosa e attenta. Osservava tutte le mie mosse.

“Cosa vuoi? Sei una spia?” azzardai ma per tutta risposta si avventò verso di me. Cercai di parare abilmente i colpi di karate che m’infliggeva da tutte le parti, ma era un fulmine e più volte mi colpì allo stomaco. All’ennesimo colpo caddi a terra. Dovevo fare qualcosa o sarei morto. Decisi di fingermi ferito e svenuto. Con gli occhi socchiusi notai la figura venirmi incontro tirandomi un calcio sui fianchi ma io non mi mossi. Rischiavo la vita, era il minimo provare un po’ di dolore. Dopo un attimo di esitazione, si abbassò per scrutarmi ma io continuai il mio gioco immobile e silenzioso come un morto. Vidi una pistola puntata sul mio cranio e allora decisi di agire. Scattai velocemente in avanti catturando la figura tra le mie braccia e riuscendo a stenderla a terra con un calcio. Mosse di karate ben studiate. La figura, dolorante a terra, gemeva e si contorceva.

“Chi diavolo sei?” le scoprì il cappuccio e… Bella?! Bella Swan?! Rimasi per un attimo stupito e stregato da quel viso sofferente. Quella ragazza era una continua sorpresa! Ora che dovevo fare. Ucciderla o aiutarla? Un grave dilemma. Mi alzai per cercare un rimedio a questa situazione. Se l’avessi uccisa adesso, mi sarei tolto un peso e avrei svolto il mio lavoro egregiamente, scomparendo da Forks. Era davvero un’occasione grandiosa. Ma il mio cuore diceva di non farlo. Non ne capivo il motivo.  Mentre ero concentrato a trovare una soluzione, non mi resi conto che Bella sia era rialzata ed io non riuscì a capire più niente perché con un pugno mi aveva steso a terra. E poi il buio.

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“Jasper ti prego non farlo!” Jasper stringeva tra le mani la testa di Bella, un semplice gesto e l’avrebbe uccisa. Maledizione! Il mio cuore palpitava e le mie gambe tremavano. Il vento pungente scompigliava i miei capelli e il rumore delle onde che s’infrangevano sugli scogli, penetrava il mio udito tanto da sembrare un ronzio di api inferocite.

“Allora la butterò giù!” Stava per farlo! Stava per buttarla giù! Non potevo permetterlo.

“Jasper non farlo!” una risata maligna trafisse le mie ultime speranze. I suoi occhi rossi, accesi dalla vendetta, si scontrarono con quelli innocenti di Bella che mi guardava conscia della morte imminente. Gli stessi occhi. Quelli delle mie vittime. Ma adesso era tutto diverso. Adesso anch’io percepivo l’angoscia e il dolore di quegli occhi. La morte che lentamente avanzava e inesorabilmente la paura che s’impossessava di te, ti rendevano estremamente vulnerabile. Vittima delle circostanze e del fato? O della malvagità dell’essere umano? Bella ne stava pagando le conseguenze. Un crack. E la vita aveva lasciato lo spazio a un’eternità paradisiaca.

Noooooooooooooooo!” Il suo fragile corpo cadde dalla scogliera di La Push inerme. Sembrava un angelo cui erano state spezzate le ali. Il tonfo del corpo nell’acqua segnava inevitabilmente la perdita di un angelo dolce e puro. Il mare in tempesta sembrava sancire ormai il tumulto delle mie emozioni. È come per rendere giustizia a Bella, la risucchiò nelle sue torbide acque. Bella. Il mare aveva ritrovato il suo angelo.

“E’ finita Edward. Andiamo adesso!” mi girai di scatto verso Jasper afferrandolo per il collo.

“No, ancora no!” lo buttai giù mentre i suoi occhi spiritati e sorpresi mi guardavano dal buio del loro inferno personale. Sì, perché Jasper sarebbe finito all’inferno.

“Edward! Edward!” una voce ovattata rimbombava nelle mie orecchie. Aprì lentamente gli occhi e nella penombra mi accorsi di avere accanto Jasper che mi guardava sorpreso.

“Come ti senti?”

“Penso bene. Ma…ma….” Stavo sognando! Per fortuna stavo solo sognando! Iniziai a ricordare cosa fosse successo.  Avevo un fortissimo mal di testa.

“Ti ho trovato svenuto a terra, ma non sei ferito tranne qualche piccola escoriazione e lividi un po’ dappertutto.”

“E meno male che non era niente!” mi dovevano malmenare per essere ferito?!

“Sicuramente te la sei cavata meglio di me che ho un braccio rotto per la caduta e un ematoma alla testa. Spero non ci sia niente al cervello.”

“E’ impossibile. Tu non hai un cervello!” buttiamola sul ridere va!

“Carino! Intanto abbiamo un grosso problema da risolvere. Chi era che ci ha spiato? E soprattutto come fa a essere così preparata?” all’improvviso mi tornò in mente un volto. Il viso di Bella sorridente, il viso di Bella che godeva sotto le spinte del suo amante e il viso di Bella rabbioso mentre cercava di mettermi ko.  Ma possibile che fosse lei? Ma per caso soffriva di qualche disturbo della personalità? Sembrava diverse persone in una.

“Edward? Che c’è? A che pensi?” negare. Per ora dovevo semplicemente negare e risolvere questa situazione. Se Jasper avesse saputo di Bella, l’avrebbe uccisa immediatamente.

“Niente. Mi fa male un po’ la testa.”

“Riposati. Domani ci faranno uscire dall’ospedale e avremo molte cose cui pensare.” Si stese sul letto e chiuse gli occhi.

“Ma chi ci ha portati in ospedale?” chiesi a bruciapelo. Jasper rispose senza nemmeno aprire gli occhi.

“L’ispettore Swan.”

“Cosa??? E che cosa ha detto?”

“Domani ci farà delle domande. Io gli ho detto che siamo stati aggrediti.”

“E ci ha creduto?”

“Per forza! Pensi possa sospettare che siamo dei serial killer?! Non mi sembra così intuitivo.”

“Non farlo così stupido. Ha qualche sospetto.”

“Beh… domani ci penseremo… notte!” girò le spalle e si addormentò. Io non riuscì a dormire quella notte. Pensavo a Bella, all’ispettore Swan, a quello che dovevamo inventare. Non sarebbe stato per niente facile. Per fortuna, dalla nostra avevamo l’esperienza. Ma la cosa che mi preoccupava di più era il mio comportamento. Perché stavo facendo così? Perché non la uccidevo e basta? Forse ero stanco di questa vita? Forse mi piaceva? Forse! Forse era meglio addormentarsi senza troppi giri di parole.

………………...

L’ispettore Swan arrivò alle nove in punto.

“Buongiorno ragazzi. Come state? Avete dormito?” ci scrutava come se fossimo dei fuorilegge. Non si fidava di noi. Soprattutto di me. Lo capivo dalla prossemica del suo corpo. Labbro sporgente in avanti e sopracciglio arcuato, segno che aveva capito ci fosse qualcosa che non andava in noi. E aveva ragione.

“Bene capo. Solo un leggero mal di testa.”

“Capito. Quindi mi potete spiegare cosa diavolo vi è successo?” andava subito al sodo.

“Come le ho già detto ieri... qualcuno ci ha aggredito.”

“Per quale ragione?” bella domanda!

“Se lo sapessimo, non saremmo qui!” ottima risposta Jasper!

“Ho l’impressione che mi stiate nascondendo qualcosa.” Ma no!! Semplicemente eravamo qui per uccidergli sua figlia! Si rivolse a me con fare ironico.

“Da quando ci sei tu, in questa città sono accaduti dei fatti strani. Sparisce Tanya, voi venite aggrediti. Uhmmmmm…” si mise le mani sul mento roteando gli occhi all’insù. Sembrava il tenente Colombo! “Ok ragazzi, state attenti.” Si alzò per andarsene.

“Ispettore, mi scusi ma chi vi ha avvertito in centrale della nostra sparizione?”

“Non lo so. Non la conoscevo.”

“Una donna?”

“Sì, mi sembrava una donna.” Jasper mi guardò perplesso. Ringraziammo Swan e aspettammo la sua uscita. Dannazione! Speravo non avesse in mente Bella.

“Edward ci ha aggredito una donna?! Chi può essere stata? Voglio dire, non mi sembra che questa città possa vantare delle donne karate!”

“Beh… che ne sappiamo noi! Mica le conosci tutte!”

“E’ davvero strano. Cosa voleva da noi? E perché ci spiava?” per fortuna l’infermiera riuscì a distrarlo e dopo poco uscimmo dall’ospedale.

“Oggi m’iscrivo a scuola anch’io. Non è giusto che ti diverta solo tu!” Jasper sembrava un bambino che stava andando a comprare il gelato ma in realtà nascondeva un cuore di ghiaccio nel suo lavoro. Non si era mai innamorato di nessuna e faceva il suo lavoro senza lamentarsi e senza mai fallire un colpo. Quando i miei genitori erano morti, lui si era preso cura di me come un fratello insegnandomi tante cose che mi servirono nella vita e nel mio lavoro. Era molto furbo e avrebbe scoperto facilmente chi si nascondeva dietro quel cappuccio nero. Nonché il mio rapporto di amicizia con Bella.

L’arrivo a scuola fu accolto dalla popolazione femminile in modo sorpreso e piuttosto ammiccante. Jasper era un bel ragazzo e le ragazzine se lo mangiavano con gli occhi. Il primo giorno fu un successo per lui. Fece subito amicizia con tutte ed era già il più popolare della scuola.

“Ehi tu!” un urlo animalesco percorse il corridoio fino a me. Mi girai e vidi uno Jacob furente venire rabbioso verso il sottoscritto. “Sei un bastardo!” proprio non aveva capito con chi aveva a che fare. “Se ti azzardi ad avvicinarti a Bella, ti spezzo le gambe in due!” Jasper mi guardava torvo.

“Lascialo decidere a Bella.” E mi girai verso il mio armadietto ignorandolo. Per tutta risposta, il bastardo mi girò con violenza appoggiandomi con la schiena al muro.

“Devi starle lontano! Bella è mia!” ma davvero! Gli diedi una ginocchiata alle sue parti basse e lui si piegò in due dal dolore.

“Questo è niente Jacob se non stai lontano da me!”

“Jacob! Edward!” la voce melodiosa di Bella fece il suo ingresso in quello schifo di scuola. “Ma che sta succedendo? Jacob stai bene?”Un momento! Ma non era ferita?

“Mi ha fatto male.” Ancora per terra dolorante.

“Uh poverino! Vuoi che ti curi la bua?!” alzò lo sguardo verso Bella quasi implorante. “Ma vaffanculo! Vai dalle tue sciacquette! Andiamo Edward!” la scena si svolse tutto sotto lo sguardo basito e interrogativo di Jasper. Io non riuscivo a proferir parola.

“Edward ma che hai? Perché mi guardi così? Sembra che tu abbia visto un morto! E lui chi è?” pazzescca! Sembravo intontito.

“Ehm… Bella ti presento un mio amico arrivato da poco, Jasper.”

“Ciao Jasper. Io sono Bella.” Possibile che fosse la stessa ragazza che ci stava quasi per uccidere ieri sera?

“Piacere.”

“Sei arrivato adesso? “

“Sì.”

“Bene allora stasera verrete tutti e due al pigiama party organizzato da me e la mia amica Alice.” Gli occhi di Jasper s’illuminarono. Ma non per la felicità di andare a un pigiama party ma perché avrebbe avuto un’occasione per uccidere Bella.

“D’accordo.”

“Benissimo!” si avvicinò a me e mi schioccò un bacio sulla guancia. E poi fece una cosa che mi lasciò perplesso, mi palpò il sedere! “A stasera mio eroe!” e se ne andò tutta felice e contenta.

“Mi devi un po’ di spiegazioni amico.” Già le dovevo anche a me visto che il mio cuore stava facendo le scintille solo a guardare Bella sorridermi.

 

Buon pomeriggio belle bimbe! Spero vi sia piaciuto il cap. Non ho molto tempo per rispondere alle recensioni ma vi ringrazio per le belle parole e vi mando un bacione enorme!

   
 
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