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Autore: sydney bristow    30/08/2010    4 recensioni
Bajang: vampiro diurno, il più delle volte dall'aspetto maschile, che può presentarsi sotto forma di animale, il più delle volte un corvo, e di norma assale le giovani donne. Può essere ridotto in schiavitù dagli esseri umani e trasformato in un demone servitore, viene tramandato da una generazione all'altra all'interno delle donne di una stessa famiglia. Quando viene imprigionato, è solitamente costretto a nutrirsi con il sangue degli animali ed il padrone può liberarlo per scagliarlo contro un nemico, che generalmente muore di un male misterioso.
-Chi siete??Come avete fatto ad entrare??- Lo sconosciuto s'inginocchiò davanti a me, portandosi il pugno della mano destra al petto. Non potei evitare di notare un vistoso tatuaggio al polso: due simboli strani, terrificanti, che racchiudevano il mio nome. -Mi chiamo Edward e sono il Vostro demone servitore, mia padrona...-
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Bajang 6.-10 ... Bajang (cap 6-10) ...
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Edward's Pov

Accettabile, il puma.
Certo...niente a che vedere con quello denso e molto più appetitoso degli umani...
Guardai l'orologio: era passato un bel po' di tempo da quando ero partito per cacciare ed Isabella si era sicuramente svegliata.
Sbuffai e lasciai il corpo dell'animale dove l'avevo preso: gli altri avrebbero finito quello che avevo cominciato.
Raccolsi tutta la mia pazienza per trovare la voglia di vedere dove fosse lei.
In giardino.
Si era messa a leggere il "diario" di famiglia, seduta su una panchina dell'angoletto più riservato e calmo dell'enorme giardino.
Non si era accorta ancora della mia presenza, era ancora intenta a sfogliare quelle maledette pagine ingiallite.
Rimasi in silenzio ad osservarla.
Un cambiamento c'era stato: i capelli sembravano avere una qualche sfumatura di rosso ed aveva lineamenti più marcati.
Gli occhi...gli occhi, per quanto possibile, sembravano ancora più pieni di energia del solito.
Fa bene la mia vicinanza all'umana pensai amaramente tra me e me.
Finalmente l'addormentata si accorse di me ed io mi dovetti prontamente scusare per il mio ritardo.
-...l
a colazione continuava a scapparmi…-
Mi sforzai a metterci dentro tutti i doppi sensi che potevano essere interpretati da quell'insignificante frase.
Se avesse avuto paura di me o mi avesse odiato, sarebbe stato più facile.
Aspettai che finisse di farmi la radiografia (sicuramente stava criticando i miei vestiti settecenteschi, come tutte prima di lei)
-Ma tu dormi?-
Me lo stava dicendo con un tono quasi accusatorio, come se avessi detto o fatto qualcosa di male.
Beh...tecnicamente avevo tentato di ucciderla nel sonno.
Oh, dettagli!
-Potrei anche farne a meno...ma, se mi sento di farlo, lo faccio di giorno...di notte avete assolutamente bisogno di protezione.-
Annuì con la testa e, in quel preciso momento, fece una delle smorfie che era solita fare Katherine.
Serrai la mascella, infastidito, ed strinsi le braccia al petto.
Ad un certo punto, sentendo qualcuno/qualcosa avvicinarsi alla mia padrona, mi girai di scatto e sbuffai.
Era il dobermann Donavan, il cagnaccio pulcioso preferito dal signor George, che sicuramente voleva che lei giocasse con lui.
Isabella non se ne curò, pur essendosene accorta, e tornò alla sua lettura.
Mai errore più grande di questo.
L'avrebbe tormentata.
Difatti le rubò la sciarpa ed incominciò a darsela a gambe.
Mi godetti tutta la scena  con un ghigno soddisfatto sulla faccia: lei che rincorreva il cane per tutto il giardino.
Però...aveva fiato, la ragazzina.
Sembrò persino che sarebbe riuscita ad acchiapparlo, per un istante.
Tuttavia l'istinto mi allarmò, facendomi pulsare il tatuaggio, e mi disse di andarla a prendere perché si sarebbe fatta male.
Stava per cadere.
Mi fiondai immediatamente e la sorressi prima che potesse fare male a tutti e due.
Sebbene avvertissi ,nella rigidità del suo corpo, una certa...repulsione?Paura?...si aggrappò comunque al mio petto.
E sentii caldo.
Lei era calda.
Da troppo tempo non avevo un contatto fisico di qualsiasi genere con qualcuno, mi ero scordato di come potesse essere.
L'ultima volta che avevo sentito del calore umano...
Ed il mio sguardo finì su di una vena del suo collo che pulsava da matti per la paura che aveva.
VIA!
La lasciai immediatamente, deglutendo faticosamente.
Inaspettatamente la mia padrona ricevette una chiamata al cellulare e dovette rispondere: era la madre, Renee.
-Bella dove sei?Forza, dobbiamo tornare a casa, Charlie ci aspetta!-
Bella? Un diminutivo azzeccato.
Charlie doveva essere l'uomo per cui aveva voltato le spalle alla famiglia...ero molto curioso di sapere che tipo d'uomo era.
Non appena la mia padrona incominciò ad avviarsi verso la villa, le andai dietro ma mantenni una distanza di sicurezza.
La macchina di Renee era...uno sfacelo.
Niente a che vedere con quelle delle sorelle, che erano dei veri bolidi.
Si vedeva ad occhio che conducevano un tenore di vita più alto...ma la più giovane delle figlie di Clarisse sembrava più felice.
La differenza si vedeva anche sulle rispettive figlie.
-Come si fa adesso?Non posso dire di te a mio padre, mi prenderebbe per pazza...-
Già...lui non sapeva e, come minimo, alla notizia avrebbe reagito spedendo la figlia in un centro di igiene mentale.
-Vi osserverò da lontano, non si accorgerà di me.-
A questo si doveva porre rimedio, io e la mia padrona avremmo dovuto discuterne dopo.
Non potevo starle troppo lontano, no.

-Per ora starai da me...poi vedremo di trovare una situazione.-

Feci per risponderle ,ma, poiché l'istinto mi diceva che qualcuno si era intrufolato nel mio nascondiglio, me ne andai.
L'avrei raggiunta dopo.

***

Avevo ragione.
Qualcuno si era intrufolato nella mia stanza segreta, una domestica curiosa.
Comparii alle sue spalle, senza fare il minimo rumore, per vedere che cosa diavolo stava facendo lì.
Il nascondiglio di quell'individuo tutto strano...chissà quante cose preziose da rivendere ci saranno...e questa qui?
Non vidi l'oggetto che aveva preso in mano finché non fu la sua mente a mostrarmelo.
L'unica foto che avevo di Katherine.
O Mio Dio! Ma questa è la signorina Isabella!!Ma qui c'è scritto 1760!!! Che diavolo???!
NO!
Come se una folata di vento gliel'avesse tolta dalle mani, velocemente mi ripresi la mia foto.
Forse mi ero troppo alterato, il mio volto non era più umano.
Lo vedevo nei suoi occhi.
Terrorizzati.
Vampiro!Cristo aiutami!
-Non sai che "Cristo" dice anche di non rubare cose di altri?Non rivolgerti a lui solo quando ti serve!-
Mi avvicinai a lei tanto in quantità eguale di come lei tentava inutilmente di ridurre la distanza tra il mio volto ed il suo.
-Tu non puoi mordermi!Non puoi farmi del male!-
Aveva una croce al collo, la ladruncola da quattro soldi.
-No...-
Sospirò, come se avesse avuto la conferma di uscire dal mio antro incolume come quando ci era entrata.
Quanto si sbagliava!
-...ma posso convincerti a darmi il tuo sangue spontaneamente, senza che io ti morda...-
Presi il tagliacarte che tenevo sulla scrivania e mi avvicinai quanto bastava a farla morire dalla paura.
-NO!-
Catturai il suo sguardo con il mio potere, facendolo annebbiare, e sorrisi per la facilità con cui la stavo soggiogando.
-Prendi il tagliacarte...-
E lo prese, apatica ed amorfa come uno zombie.
-...ora inciditi il palmo della mano destra ed offrimi il tuo sangue.-
E lo fece, offrendomi la destra.
Non feci altro che chinarmi su di essa e prendermi il nettare rosso che mi teneva in vita.
Ahhhh mi sentivo così vivo...!

***

Lasciai la donna nello studio del signor Dwight, facendola accasciare sul divano di pelle.
Non era morta, ovviamente.
Doveva essere un avviso: sarebbe capitato ancora qualora qualcuno avesse di nuovo tentato di entrare nel mio nascondiglio.
Era assolutamente ora che io tornassi dalla mia padrona, ma, prima, mi liberai il mento dalle tracce del sangue della donna.
Fatto quello, mi tramutai in corvo ed in pochi secondi fui davanti casa sua.
La vedevo: stava nella sua camera, quella al secondo piano.
Mi appollaiai sul davanzale della finestra ed incominciai a gracchiare, cercando di attirare la sua attenzione.
Credetti di ottenere risultato alcuno, così tornai alla mia forma normale.
Solo allora accorse ed aprii quella finestra.
-Ma che diavolo ci fai appeso lì??-
-Devo sorvegliarvi.-
Sbuffò e tornò al suo letto.
Sbuffai anch'io, ma per la sua stupidità.
Non sapeva che i vampiri non possono entrare in casa di mortali senza un loro invito?
-Beh?-
-Mi devi invitare.-

Fece una faccia strana...stupita, a dir la verità.
-Stai scherzando, vero?-
Stupida umana.
-Oh Edward, ti andrebbe di entrare?-
Ottima interpretazione...per un teatrino tragico da quattro soldi...o per prendermi in giro.
Stupida umana.
Entrai e richiusi la finestra senza spaccarla, dato che mi ero alquanto innervosito per il trattamento riservatomi.
Non appena fui dentro, l'odore di Isabella mi investì come un pedone in autostrada.
Era così forte che, benché tenessi alta la guardia, i miei occhi si arrossarono e la mia bocca si piegò in un sorriso famelico.
Ma mi ricomposi subito.
Così, per distrarmi (anche perchè lei non mi stava dicendo nulla) incominciai a studiare il piccolo dungeon.
Aveva una stanza assai disordinata...che avesse scambiato il pavimento per l'armadio dei vestiti?
C'erano libri dappertutto.
Libri sul letto, sul comodino e per terra.
Libri sulla scrivania, sulle mensole.
Almeno, mi rincuorai un poco, avevamo una cosa in comune.
No mi corressi Sono due.
Anche lei, benché io ne avessi in quantità industriale, aveva dei cd di musica classica.
Poi c'era un...come si chiamava!
Ah, si...un computer...stranissimo oggetto.
-Posso chiederti una cosa?-
Mi girai immediatamente e la trovai che mi osservava con un'espressione curiosa in volto.
Cosa voleva chiedermi?
Le dissi che poteva chiedermi tutto quello che desiderava...e come poterglielo solo impedire?Ero suo...
-Vuoi raccontarmi di te e della tua specie?Si...ormai dovrei saperne abbastanza...ma vorrei chiacchierare un po' con te...-
Una semplice domanda...non un ordine...interessante, potevo anche rifiutarmi.
Acconsentii a parlarle dei vampiri.
Ma, data la possibilità, le dissi che, se per lei andava bene, avrei preferito non parlarle affatto di me e della mia storia.
Me l'accordò.
Sinceramente?Fui piacevolmente sorpreso e...incuriosito...anche questo, si.
Così presi l'iniziativa e le domandai se potevo avere l'ardire di chiederle se anche lei poteva parlare di sé.
Più cose avrei saputo, meno possibilità di irritarla.
E se c'erano meno possibilità di irritarla, c'erano più possibilità di avere uno pseudo-libero arbitrio.
-Ti avviso.La mia è una storia breve, piatta e noiosa, rispetto alla tua...prima tu.-
Il nostro essere è il nostro passato.
E solamente conoscendo il suo, mi sarebbe stato possibile giudicarla.


Bella's Pov

Non pensavo affatto che Edward sarebbe stato capace di ascoltare la tiritera della mia vita senza scomporsi.
Nel senso che...beh, lui aveva vissuto secoli e secoli più di me.
La vita di un'ordinarissima umana di diciassette anni doveva annoiarlo e disgustarlo a morte...ed invece stava ancora li.
Senza interrompermi, né fare smorfie di alcun genere.
Sembrava uno studente concentrato al massimo, accumulando ragionamenti, prima di rispondere alla domanda di un professore.
D'accordo, era un morto ben educato.
-....ora è il tuo turno...-
Finalmente lo vidi cambiare postura, dopo minuti interi nella stessa posizione, e si mise a gambe incrociate.
-Deduco che abbiate letto il diario delle vostre antenate, quindi ne sapete abbastanza...ditemi voi cosa volete in particolare.-
-Solo tu puoi vivere di giorno?-
-No. Ci sono delle razze e l'essere diurno è una caratteristica della mia. Noi siamo in pochi, tutti gli altri bruciano con il sole...-
Almeno una buona notizia...però il diario non parlava delle varie specie di vampiri.
Diceva solo della verbena, delle croci, delle abitudini alimentari e comportamentali, solamente in linea di massima.
Il mio pensiero andò alla sua famiglia.
Avevo letto che aveva un forte legame con il suo creatore ed i suoi molti fratelli di morso e che, ogni tanto, si assentava per loro.
In quel momento provai pena per lui.
Ma, dopo un nanosecondo, un quarto della soluzione del nostro problema prendeva forma nella mia testa.
-Ei tuoi familiari?-
Aggrottò un secondo le sopracciglia, come sorpreso dalla domanda, poi abbassò lo sguardo e disse che abitavano nei dintorni.
Si erano trasferiti nello stato di Washington per stargli vicino...un gesto molto umano, pensai.
-...vi anticipo. Loro non mangiano umani, vogliono tentare di mantenere quel poco di umanità che conservano gelosamente.-
Quel quarto di idea andò ad aggiungersi ad un altro quarto, ma accantonai il tutto per un po'.
Ci avrei dormito sopra ed il giorno dopo ci avrei pensato per bene.
-Ti mancano, vero?-
Annuì con la testa, tuttavia senza staccare lo sguardo dal non-so-che-stava-osservando-per-non-guardarmi-in-faccia.
Nonostante fosse un succhiangue, non potevo farci niente: provavo pena per lui.
Doveva avere dentro di sé una solitudine immensa.
-Mi dispiace...-
Rabbrividii quando lo vidi staccare gli occhi da terra e, in una frazione di secondo, apparirmi a pochi centimetri dalla faccia.
Deglutii rumorosamente: mi faceva paura con tutto che sapevo benissimo che non poteva farmi male.
-Sei realmente dispiaciuta, vero?-
Non riuscii a dire nulla e ,all'improvviso, le mie mani divennero gelide.
Fece un mezzo sorriso e si fece un po' più lontano, tuttavia sempre rimanendo seduto sul mio letto.
Poi guardò l'orologio della mia sveglia e mi fece notare che forse era il caso di andare a dormire e di recuperare le forze.
Sentire parlare Edward dava l'impressione di trovarsi davanti Mr Fitzwilliam Darcy...
-Domani ho scuola, tu che farai?-
-Dormirò.-
-Ok...buonanotte?-
-Buonanotte.-

***

Quando mi svegliai, la mattina dopo, trovai Edward che dormiva (almeno sembrava che lo stesse veramente facendo)
A vederlo, in quel momento così innocuo, non avrei mai pensato a lui come un genio malefico della lampada.
Sembrava umano.
Sicuramente non era umana la strana voglia che avevo di scostargli delle ciocche di capelli dal viso.
Cercai di fare il meno rumore possibile e, preso il giacchetto dall'attaccapanni, mi chiusi la porta della camera alle spalle.
Feci colazione molto velocemente ed andai subito a scuola.
Giornata pesante.
Secondo Jessica, invece, sarebbe stata elettrizzante.
Aveva saputo dal figlio della signora Cope, a cui faceva ripetizioni, che sarebbero arrivati dei nuovi studenti.
Il clamore ,che la notizia suscitò ai noiosi alunni del liceo di Forks, non era nulla in confronto alla reazione alla loro vista.
Modelli.
Neanche Abercrombie and Fitch ne aveva di più...belli.
Di sicuro, la più sconcertante era la bionda: mai vista una ragazza simile, pensavo esistessero solo nella fantasia.
Era visibilmente scocciata dalle occhiate di tutta la scuola.
L'armadio a due ante (più grosso di quello di Narnia) le teneva la mano e tentava di tranquillizarla.
Poi un ragazzo biondo, con l'aria di uno in agonia, che cingeva le spalle all'ultima ragazza nuova.
Sembrava un mix tra un folletto irlandese ed una ballerina dei quadri di Degas.
Non ci potevo credere, ma, quando i nostri sguardi si incrociarono per un istante, avrei giurato che mi avesse fatto un cenno.
Scossi la testa, sicuramente era frutto della mia immaginazione.
Io li trovavo di una bellezza terrificante...un po' come il vampiro Edward, pensai tra me e me...
E le macchine che avevano?
-Bella!!!-
Ecco Jessica che subito incominciava a tartassarmi.
La cosa strana...stranissima...roba da incontri del terzo tipo...era vederla arrivare con un giornale in mano.
Lei non leggeva nulla che non fossero riviste di gossip o riassunti fatti dai secchioni ai quali chiedeva migliaia di favori.
Ah...e l'oroscopo.
Mi attirò, tuttavia, l'articolo in prima pagina.

"La ricchezza spropositata di Clarisse Dwight finita alla nipote mezza-sconosciuta"

Le strappai dalle mani quel coso e mi misi a leggere, come una pazza isterica, cosa diavolo avevano scritto.
Rifiatai: non veniva fatto né il mio nome, né quello di Charlie o della nostra cittadina.

"Ma niente paura, cari lettori.
La fortunata sarà mostrata al mondo della finanza all'annuale ballo di carnevale dei Dwight
"

Ballo annuale di carnevale?
Mostrata al mondo della finanza?
Mi ero cosi assorta nella lettura di quella latrina su carta che non mi ero accorta che Jess mi aveva abbandonata.
Ed era già suonata da un pezzo.
-Kat...ehm...Ehi!Che fai, non entri dentro?-
Alzai gli occhi dal giornale e mi ritrovai davanti proprio una di quei ragazzi nuovi, i modelli sulle supermacchine.
-Io sono Alice!-
Mi porse la mano ed io, pur trovandola gelida come una bottiglia di vodka tenuta in freezer, gliela strinsi.
-Bella.-

***

-Attenta Swan!!!!-
Non feci in tempo a pensare che subito un pallone da pallavolo mi arrivò dritto dritto sulla guancia destra.
Ca***!!!!Che doloreeeeee!!!!!!!!
Quella squisitissima squinzia di Lauren l'aveva fatto apposta, potevo esserne sicura!Quella...!
La professoressa non mi disse nulla, così presi l'iniziativa e le dissi che sarei andata in bagno a metterci dell'acqua gelida.
-Ok.-
Mi trascinai dentro, dopo aver attraversato il corridoio borbottando come una vecchia bisbetica.
Non c'era nessuno.
Non appena mi chiusi la porta alle spalle, ebbi una strana sensazione.
Preceduto da una sottospecie di folata di vento, Edward era arrivato davanti a me e mi guardava arrabbiato.
-CHI E' STATO?-
Indicava la mia guancia arrossata e, per un riflesso condizionato, la mia mano ci passò sopra.
-Un incidente durante una partita di pallavolo?-
Sembrò rilassarsi, ma i suoi occhi erano comunque accesi da una strana luce furiosa.
Mi scrollai di dosso quel pensiero.
-Permettete?-
Allungò la mano ed io, immobile per il terrore (non per altro) lo guardai mentre me l'appoggiava sulla guancia.
Gelido com'era, però, mi diede un grande sollievo.
Involontariamente notai che il profumo che aveva era fantastico: pino silvestre e muschio...l'odore del bosco.
Subito tolse la mano e l'adagiò sui fianchi.
Nel frattempo il silenzio era tornato a farci compagnia, come al solito.
Improvvisamente il vampiro assunse un'espressione stranita ed incominciò ad annusare l'aria, preoccupato.
-Che c'è?-
Senza dirmi niente, mi caricò sulle spalle e...poi non ci capii più niente.
Sapevo solo che, se un secondo prima mi stavo nel bagno della palestra, ora sedevo su di un ramo d'albero nel bel mezzo del bosco.
-Che diavolo fai??Ma sei impazzito??-
-Ci sono dei vampiri nella tua scuola e tu te ne stai tutta linda e pinta????!!-

***

-Che ci facciamo qui all'uscita di scuola, dopo che mi hai rapita per tre ore?-
-Per vedere chi potrebbe avere una faccia da vampiro.-
Rimasi a bocca aperta: come poteva dire una cosa così con quel tono di assoluta banalità?
Edward sosteneva che, per la mia incolumità, qualunque pericolo ,non compreso nella norma umana, doveva essere eliminato.
Diceva che, in caso di fallimento, non sarei tornata in quella scuola o che mi sarei dovuta persino trasferire a Seattle dal nonno.
-...ma voi vampiri non dovreste essere in grado di percepirvi?-
-No.-
Finalmente suonò la campanella d'uscita ed incominciarono a vedersi alcuni studenti.
Edward li scandagliava tutti quanti con sguardo critico, alla ricerca di un suo potenziale simile.
-Domani andremo a comprarti dei vestiti, sembri...non lo so che sembri, veramente...non puoi andare in giro così.-
Con una casacca bianca, un paio di pantaloni neri e degli stivali di pelle nera che lo facevano sembrare un personaggio fantasy.
Lui si guardò, ma non vedeva le stesse cose che vedevo io.
Per lui doveva rimanere cosi.
-Sono affezionato ai miei vestiti.-
-E' un ordine.-
E tornammo a scandagliare le facce degli studenti.
-Quando lo troviamo e lo becchiamo da solo...che facciamo?-
Mi fece segno con gli occhi di guardare cosa teneva dietro la schiena, incastrato tra i passanti della cintura: un paletto di legno.
-Lo impaletto.-
Aspettammo ancora un altro po' e, finalmente, passati una manciata di minuti, avvertì qualcosa nell'aria.
Stava passando un gruppetto si ragazzi e, tra questi, c'erano anche quelli nuovi.
Improvvisamente Edward s'irrigidì come una statua.
-Loro...qui.-
Loro???Erano loro?Li avrebbe impalettati tutti e quattro...da solo???
Anche i nuovi si erano accorti che qualcosa non andava nel mio...accompagnatore...benché procedessero, sembravano nervosi.
Inaspettatamente, come la neve in pieno Agosto, ci vennero incontro e si fermarono davanti a noi.
Edward non poteva farmi male...ma loro?
Ah, io avevo la verbena.
Santa verbena.
Alice, il folletto con cui frequentavo inglese e francese, fece un sorriso a trentadue denti e si gettò tra le braccia di Edward.
-Fratellone!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
FRATELLONE??????

***

Fratellone?
Edward riuscì solo a dire "la mia famiglia" solo quando Alice, la ballerina dei quadri impressionisti dai capelli corti, lo lasciò.
Non solo lei, ma anche la bionda e l'armadio a tre ante si avvicinarono ad Edward, salutandolo, con fare felice.
L'altro ragazz...vampiro...non si gettò su di lui, ma gli rivolse comunque un sorriso a trentadue denti.
Non volevo spezzare il quadretto familiare, anche se mi sentivo un po' in imbarazzo, ma diedi un piccolo colpo di tosse.
Edward capì al volo e mi presentò i quattro vampiri.
Alice, Jasper,
Rosalie ed Emmett.
-Io sono Bella...-
Mi disse che solo gli ultimi due erano suoi fratelli di morso, la ballerina ed il biondino -il suo compagno- non lo erano.
Tuttavia Alice gli voleva bene come se lo fosse stato davvero.
Dalle loro conversazioni capii che c'erano altri due vampiri: un certo Carlisle ed una che si chiamava Esme.
Ufficialmente loro erano i due genitori, ma solo il maschio -effettivamente- gli aveva dato vita.
Il creatore, in un certo senso.
Rimasi molto colpita dal loro legame: non si consideravano un clan, come gli altri, ma una vera e propria famiglia.
-Venite a cena a casa nostra?Esme sarà cosi contenta di poter cucinare!Dai, Eddy!Così possiamo conoscerci con Bella!-
Edward mi guardò e, magari potevo essermelo anche inventato, notai un'espressione che etichettai come speranzosa.
Ci pensai un secondo...poteva essere un'occasione per fargli capire che non ero una carceriera.
E, tanto, ero al sicuro con lui, no?
-Mi farebbe piacere, però devo avvisare prima Renee...-
Estrassi dalla tasca il cellulare e, dopo aver fatto il suo numero, la chiamai.
Certo, ci mise un sacco a ripondermi, ma alla fine, proprio quando stavo per attaccare, lo fece.
-Amore!Dimmi!-
-Ciao!Ehm...volevo dirti che staserà starò a cena...da amici.-
Non appena dissi "amici" la ragazza con i capelli neri ebbe un attacco di euforia che Rosalie -la bionda- aiutò a contenere.
-Ooook...vabbeh, tanto avrei ordinato cinese...non tornare tardi, eh!-
-Grazie, mamma!Ciao!-
Chiusi la chiamata e mi rimisi il cellulare in tasca, tirando un sospiro di sollievo.
A cena a casa di vampiri...
Mi venne un'improvvisa preoccupazione, pensando a cosa mi avrebbero fatto mangiare...il mio stomaco si stava ribellando.

***

-Incredibile...-
La casa che avevano era a dir poco...incredibile! Ed io che mi ero immaginata un luogo tetro, pieno di bare e celle...
Era bianca, piena di luce ed immersa nel verde smeraldo del bosco...incredibile...
-Bellina, non tutti vivono nelle tane come fa Edward...-
Mi diceva sghignazzando l'armadio di Narnia, l'enorme vampiro che si chiamava Emmett.
Una tana?
Fu una sensazione strana. sentii una punta di irritazione allo stomaco quando realizzai di non sapere dove Edward vivesse.
Mi venne una strana voglia di vedere la sua tana, ma l'accantonai: ero troppo concentrata a sbavare per la casa.
L'ingresso era carino, ma il salone...incredibile.
Mi meravigliai di quante migliaia di volte, in solo quella mezza giornata, avevo detto "incredibile".
-Ma gliel'avete detto a...ehm...agli altri...che mi fermo a cena da voi?Voglio dire...visto che cucineranno solo per me...-
Alice (tutta contenta) , prendendo me ed Edward a braccetto, ci trascinò in quella che scoprii essere la cucina.
Ma a cosa serviva una cucina ad una famiglia di vampiri?
Entrata, mi accorsi che c'era una donna -di spalle- che stava lavando qualcosa.Piatti?No, sicuramente.
Aveva dei lunghissimi capelli dello stesso colore del caramello ed era -più o meno- alta quanto me.
Quando si girò, evidentemente aveva avvertito la nostra presenza, si lasciò scappare un gridolino esattamente come Alice.
Era una donna bellissima, sulla trentina, che ispirava miele e dolcezza al primo sguardo.
-Mamma...-
-Edward!-
Non si preoccupò nemmeno di togliersi i guanti ed andò ad abbracciare il...il...vabbeh, facciamo figlio.
Mi venne spontanea una domanda...ma se reagivano così esageratamente ogni volta, ogni quanto si vedevano?
-Ciao Isabella!Io sono Esme, la "madre" di tutti questi pipistrelli indisciplinati.-
Che stretta di mano, non me la sarei mai aspettata da un tipetto esile-esile come lei...
-Piacere di conoscerla, signora...-
-Che bello che sai arrivata, ti aspettavamo da giorni!Esme aveva pensato di prepararti le lasagne, vanno bene per te?-
Mi stavano aspettando da giorni?Ok. Lo avevo capito dalla pettinatura che Alice era un po' pazza, ma ora avevo la conferma.
Guardai Edward, per chiedergli spiegazioni, ma, non appena mi girai verso di lui, mi anticipò.
-Alice vede il futuro.-

***
****
***

Edward's Pov

Aveva ragione: la sua vita era molto noiosa da ascoltare...
Mi domandavo come poteva essere molto più noiosa viverla in prima persona.
-Ti mancano, vero?-
Se mi mancavano i miei familiari?Da morire, erano tre secoli che li facevo soffrire a causa mia.
La famiglia di provenienza, quella formata dal proprio creatore, era il legame più forte da difendere, per l'esistenza di un vampiro.
Non stavo prestando molta attenzione alla ragazza, ma, quando tornò a parlare, decisi di smetterla di distrarmi.
-Mi dispiace...-
Le dispiaceva?No, non poteva affatto. Magari era pure contenta e...
Però sembrava avere veramente un'espressione triste, una sorta di compassione nei miei confronti.
In una frazione di secondo mi avvicinai a lei, abbastanza vicino da poter vedere le pagliuzze color cioccolato degli occhi.
-Sei realmente dispiaciuta, vero?-
Abbassò lo sguardo, sicuramente impaurita a morte dal mio.
Si, lo era...
Mi allontanai da lei, per tranquillizzarla, e, dopo aver osservato l'ora, le feci notare che doveva dormire e riposarsi.
Se doveva andare a scuola, doveva avere tutte le forze.
-Ok...buonanotte?-
Sorrisi tra me e me, meno male che lei non vedeva al buio.
-Buonanotte.-
Così, quando lei si addormentò, mi ritrovai a pensare in tutta tranquillità.
Stavo incominciando a pensare che, forse, lei era veramente diversa da tutte quelle venute prima di lei.
Sembrava essere più umana, buona dentro.
Talmente buona da essere dispiaciuta per una cosa riguardante un dannato, l'assassino perfetto, un vampiro.
Che l'odiava, poi.
E questo lei lo sapeva.
-Che strana ragazza...- Mormorai piano, osservandola rigirarsi nel suo letto.
Notando che si era scoperta, e che per lei poteva far freddo tanto da ammalarsi,  andai a sistemarle le coperte.
Erano tutte attorcigliate...
Il suo viso non era pacifico, c’era quella piccola ruga tra i suoi occhi, e gli angoli delle labbra erano imbronciati.
Le sue labbra tremarono, e poi si socchiusero.
-Ma come dormite la notte, Isabella?-

***

Stavo dormendo in tutta tranquillità nella mia tana, quando, improvvisamente, mi svegliai di soprassalto.
Il tatuaggio mi aveva appena avvertito un forte senso di pericolo.
E dolore alla guancia.
Sgranai gli occhi: Isabella si era fatta male.
In una manciata di secondi raggiunsi il luogo che mi aveva indicato il marchio: uno spogliatoio della scuola di Bella.
Eccola!
Notai con orrore che aveva un'enorme chiazza rossa sulla guancia ed andai su tutte le furie.
-CHI E' STATO?-
Chiunque fosse, non sarebbe stato più.
L'avrei catturato, torturato fino a portarlo in fin di vita, l'avrei guarito, ri-torturato e poi me ne sarei cibato.
-Un incidente durante una partita di pallavolo?-
Ero stato troppo frettoloso a tirare maledizioni ovunque...mi ero dimenticato come erano le scuole superiori.
Poteva capitare un incidente del genere, poteva capitare.
Però ora dovevo pensare a come alleviare il dolore...mi serviva del ghiaccio...dove lo prendevo?
Vabbeh, c'ero io.
-Permettete?-
Non disse nulla, quindi lo presi come un accordo.
Allungai lentamente la mano, per non spaventarla, e l'appoggiai sulla parte arrossata.
Mi sorpresi di quanto Isabella potesse essere bollente, almeno per me che ero gelido, e...un fascio infinito di nervi.
Tuttavia, lenito il dolore alla guancia, si rilassò.
Ed io ritirai la mano.
Scottava e tremava senza spiegazione, così la nascosi dietro la schiena.
Dato il mio nervosismo, non riuscendo a tenere a bada i miei poteri, la mia mente venne sommersa da mille pensieri.
Oddio quel compito di trigonometria....
Un giorno di questi rigo la macchina del preside e mi do alla fuga...-
Cazzo, sono incinta!!!!!Come lo dico a Jeff??????
E' una tua nuova studente, Rick, non puoi farci strani pensieri sopra...però...
Devo andare a caccia, oggi. Il sangue di questi umani mi sta facendo andare in pappa il cervello!
Caccia?Sangue?Umani?
UN VAMPIRO IN QUESTO BUCO DI SCUOLA??????ISABELLA NON ERA AL SICURO!
-Che c'è?-
Dovevo portarla via, dovevo metterla in salvo ed ammazzare quel vampiro!
Senza pensarci due volte, me la caricai sulle spalle e scappai nella parte più profonda del bosco, al sicuro.
Salii su di un albero, bello alto, e vi misi la ragazza.
Che, appena realizzò dove fosse, a momenti cadde di sotto, se non fosse stato per me.
-Che diavolo fai??Ma sei impazzito??-
Come poteva essere cosi calma????I suoi poteri e la verbena non l'avvertivano della presenza del vampiro?
-Ci sono dei vampiri nella tua scuola e tu te ne stai tutta linda e pinta????!!-


***

Che cosa pazza e sconsiderata, segnarsi ad una scuola di umani!
E pensare che Bella mi aveva persino ordinato di segnarmici...si, d'accordo...era un'occasione di stare con i miei fratelli.
Ma stare a contatto ogni giorno con dei cuccioli di umani?Mettermi davanti un buffet e non farmi dare un assaggio!
Sarei diventato pazzo anch'io.
-Forza, figliolo!Vedrai i tuoi fratelli ogni giorno!-
Ma sì...infondo non era proprio una cattivissima idea...bastava andare a caccia un secondo prima di entrare in classe.
Carlisle aveva ragione.
-Sai, Edward...ci piace quella ragazza, è diversa.-
Sapevo dove voleva arrivare, ma era una cosa impossibile.
-Non può aiutarmi...il grimorio di Elizabeth è andato perduto nel tempo e, forse, non è mai esistito.-
-Non puoi saperlo...-
Si era appena alzato dalla poltrona della sua scrivania e mi aveva dato dei documenti, falsi, per la scuola.

-Grazie padre.-
Mi congedai da lui ed andai a cercare Isabella: era davvero tardi e doveva tornare a casa.
Sembrava che trovasse molto simpatici tutti i miei familiari, ma aveva un debole particolare per Alice e Rose.
Il folletto era ansioso di allacciare amicizia con lei perchè, stranamente, le mancava quella ragazza che non conosceva.
E come poteva non essere così?
Difatti andai a cercarla in camera della nana pazza, ma, prima di entrare, involontariamente incominciai ad origliare.
-Le sue scelte non hanno cancellato tutta l'umanità che c'era in lui...dico sul serio, Bella. C'è ancora del buono in Edward.-
Certo, in una piccola parte rinsecchita di quel cuore di Grinch, però c'è...
-Lo spero, Alice...mi dispiace che mi odi cosi tanto...sembra così triste e solo, vorrei aiutarlo...-
Triste e solo?
Ma da quale pulpito veniva la predica!Mai che l'avessi vista uscire con degli amici o sorridere, ogni tanto!
Triste e solo?
Anche noi vorremmo e...oh, ciao Eddy...non si origlia le conversazioni altrui, Esme non te lo ha mai detto?
Bene, Alice si era accorta di me...
-No, è solo arrabbiato... e poi è colpa sua se è solo, se si isola da se stesso e dagli altri...dovrebbe aprirsi con te, sai...-
Pensai bene di irrompere nella stanza e di interrompere la conversazione lì.
-Andiamo, è tardi...-


****

-Andiamo, è tardi...-
Salutammo i miei familiari e ci avviammo alla macchina, in perfetto silenzio.
Giurai di aver sentito Isabella singhiozzare: in fede mia, non avrei mai giurato che un goccio di vino...beh, era diventata paonazza.
Tutto quello scorrere impazzito del sangue mi fece deglutire un paio di volte, stavo impazzendo.
-Guido io.-
-Ahah.-
La vidi barcollare e la mantenni in piedi, tenendola sotto braccio-accompagnandola- e facendola sedere.
Per precauzione le allacciai anche la cintura, poi andai a sedermi al posto del guidatore.
-Portami alla tua tana.-
-Come?-
-Hai sentito.-
Ok...pensai, tanto non potevo rifiutarmi.
Era tardi...saremmo tornati a casa in un orario inaccettabile per una giovane donna, Renee si sarebbe arrabbiata moltissimo.
Anche se era sabato, e l'indomani non sarebbe dovuta andare a scuola, non poteva fare tardi.
Ma non potevo rifiutarmi.
Arrivammo a casa Dwight in una mezz'oretta, per tutto il tragitto lei non spiccicò una sola parola.
Ed io non trovai un motivo per spiccicarla a mia volta.
Parcheggiai sul retro della villa, per non renderla visibile a tutti gli inservienti impiccioni di famiglia.
Stavolta riuscii a scendere da sola ed a seguirmi senza cadere fino al meccanismo, nascosto nel gargouille di marmo, che consentiva l'accesso alla tana.
Si aprii nel terreno una botola che conduceva di sotto.
Porsi ad Isabella la mia mano e l'aiutai a fare le scale ed a passare il corridoio, senza inciampare e sbattere la testa al muro di tufo, fino alla porta.
-Eccola, questa è la mia tana.-
Io rimasi sulla soglia ad osservarla ispezionare ogni centimetro della mia pseudo-stanza da letto/rifugio.
Tanto avevo nascosto per bene la foto di Katherine, quindi nessun problema.
-Che bei disegni...li hai fatti tu?-
Si, fatti nel corso del tempo per ammazzare la noia...nessun originale, non avevo trovato mai una bellezza degna di tale nome.
-Sono copie, si li ho fatti io-
Tornò a girovagare fino a che non s'interruppe per farmi notare che non c'erano ornamenti, ma solo libri.
-Shakespeare, Milton, Marlowe, Stoker, Austen, Bronte, Dickinson,Leroux, Baudlaire, Wilde...uh, qui c'è una dedica!E' proprio sua?Fico.-
Già, avevo conosciuto Oscar Wilde...potevo dire che, su parecchie cose della vita, la vedevamo allo stesso modo.
Il ritratto di Dorian Gray era uno dei miei libri preferiti.
Aggrottai le sopracciglia quando la vidi buttarsi a peso morto sul mio letto, sbadigliando rumorosamente.
Sbuffai ed entrai nella stanza, chiudendomi la porta alle spalle.
-Forse non è il caso che vi addormentiate qui e...-
Mi girai e, con mia grande sorpresa, mi accorsi che si era già addormentata lì sul mio letto.
Che dovevo fare, svegliarla e portarla a dormire a casa sua?
No, forse era meglio non farlo...magari si sarebbe arrabbiata: gli umani sono molto irritabili, se qualcuno prova a svegliarli.
Vabbeh, tanto non sarebbe entrato nessuno...potevo anche farmi una doccia e cambiarmi, mentre lei sonnecchiava.
Le tolsi le scarpe, mi avrebbe sporcato tutto, e la giacca pesante: sarebbe crepata di caldo.
La presi con una mano e con l'altra aprii le coperte.
Poi la rimisi sul letto e la coprii per bene, tutto questo senza farla svegliare.
Nella tana era al sicuro.

***

Tornai che Isabella ancora dormiva come un ghiro.
Era bella...ed era buona, in tutti i sensi possibile da interpretare.
In quel momento non ragionai: andai a prendere un foglio di carta bianco ed un carboncino, volevo ritrarla.
Non avevo fatto in tempo con la sua antenata, ma con lei potevo farlo, immortalare per l'eternità la sua bellezza.
In poco tempo il suo volto fu sul foglio e mi compiacqui per la velocità e la perfezione impiegata.
Sbadigliai anch'io, il mio corpo necessitava di dormire: poche ore e sarebbe stata l'alba.
Andai a nascondere il ritratto, non potevo rischiare che lo trovasse, e misi la poltrona accanto al letto.
Solo che mi dava fastidio non poggiare la testa, così l'appoggiai sul letto dove dormiva lei.
Stavo giust'appunto addormentandomi quando lei si girò su un fianco ed intrappolò una mia mano la sua.
Ma ero troppo stanco per badarci, mi addormentai cosi.

***

-EDWARD!!!!!!!!!!!-
Balzai dalla sedia, tutto allarmato, e chiesi cos'era successo di cosi grave.
-E' l'una e mezza di pomeriggio!-
Sbadigliai ancora, stropicciandomi gli occhi, e le dissi che era stata lei ad ubriacarsi con un goccio di vino ed a farsi portare lì.
Ed a prendere possesso del mio letto, lasciandomi dormire sulla poltrona.
-Ops...-
-Avete fame?Andiamo nelle cucine, il vostro stomaco brontola.-
Le feci vedere la porta che conduceva nell'interno di casa Dwight, facendo scattare un meccanismo segreto.
-Utile, dovrei farmene uno in camera mia.-
Sarebbe stato molto più bello non necessitare di passaggi e tane segrete.
Fortunatamente non incontrammo nessuno, andando in cucina, che poteva andare a spifferare a Renee che Isabella era lì.
Ok, c'era il cuoco...ma lui era un mio. diciamo, amico e non ci avrebbe creato problemi.
-Chris, cosa puoi dare alla mia padrona?-
-Cheesburger e patatine?Niente di che, il signor Dwight è impegnato per l'allestimento del ballo...che pizza, lavoro triplo.-
Già, meno male che la signorina è qui, avrei dovuto portarle io stesso il vestito...mi risparmio un viaggio.
Allora dissi ad Isabella che il suo vestito stava sul tavolo grande in salone.
-E quando c'è questo ballo?-
-Domani.-
Fece una faccia stranita, sicuramente lei non volevo andarci...chissà perché.
-Odio ballare.-
A quelle parole non mi trattenni dal ridacchiare come un bambino: la cosa era davvero insolita.
Lasciò sorvolare, anche se con il broncio, ed incominciò a trangugiare le cose che le aveva dato Chris...che appetito.
Le fregai una patatina e me la mangiai, lasciandola interdetta per un istante.
-Tu mangi? Ma non dovresti essere....-
-Morto?Non è mica una parolaccia. Se mantengo un'alimentazione a base di sangue, le mie funzioni vitali sono abbastanza normali.-
E gliene fregai un'altra.
Potevo farmene dare un po' solo per me, ma ,prenderle a sbafo da un altro, le rendeva più gustose.

***

Come previsto, Renee si arrabbiò molto e la mise in punizione.
Meno male che Alice, prevedendo la cosa, le aveva raccontato una sua perfetta versione dei fatti.
Bella aveva bevuto un goccio di vino, si era sentita male ed era rimasta a dormire da loro.
La mia padrona aveva sperato che la punizione l'avrebbe salvata dal ballo, ma Renee era troppo furba per la giovane figlia.
Ballare sarebbe stata una pena molto più adatta per una ragazza che odiava la danza ed essere al centro dell'attenzione.
Saliti in camera, lei posò la scatola con il vestito e sbuffò.
-Non credere di salvarti, è anche colpa tua...indovina?Ci sarai anche tu, al ballo...tanto è in maschera, no?-
-Si, l'unica a non portarla sarete voi.-
Fratellooooneeeeeeeee!!!!!Sono qui sotto, andiamo a farti il guardaroba!!!!!!!!!!SCENDI!
-Alice è qui sotto, devo andare.-
-Confido nel suo buon gusto, hai bisogno di vestiti al passo con i tempi...-



Bella's Pov

Non appena Edward se ne andò con sua sorella Alice, mi buttai a peso morto sul mio letto.
Anche se non avrei mai creduto possibile addormentarmi tenendo per mano un vampiro, fu esattamente quello che feci.
Lo shock reale fu il risvegliarsi tenendo per mano un vampiro.
Scrollai la testa e scacciai quello che mi stava passando per la mia dannata testolina da primate.
Lui aveva detto che, quella sera, mi avrebbe raggiunto a metà del ballo e portata via con una scusa.
Anche perché glielo avevo ordinato in modo categorico.

Rene mi aveva punito per bene.
Odiavo ballare.
Odiavo essere al centro dell'attenzione.
Soprattutto di quella di persone straricche, snob, arroganti e chissà che altro.
Rene regina delle punizioni.
Sbuffai, allungando la mano verso il comodino per prendere il telecomando dello stereo, e feci partire un cd a random.
La prima canzone, la sapevo a memoria, era "Yellow" dei Coldplay.
Diedi un'occhiata alla scatola bianca, quella che conteneva il vestito per il ballo e decisi che, forse, era il caso di provarlo.
Un vestito blu, bellissimo, da sogno...ma era della mia taglia?
Il nonno aveva messo un bigliettino dentro la scatola, quindi lo aprii ed incominciai a leggere.


Carissima nipote.
Mi fa davvero piacere che tu abbia accettato di buon grado il mio invito!
Mi faresti un piacere ancora più grande se tu potessi indossare questo vestito al ballo di questa sera.
Mi sono informato, è della tua taglia...apparteneva ad una tua antenata ed è giusto che tu lo indossi, nipote.
Con affetto.



Di una mia antenata?Si, in effetti sembrava abbastanza...vecchio, si.
-Mamma???Mi daresti una mano ad indossare il vestito per questa sera????Vorrei provarlo!-
Ci volle un po' , ma alla fine ci riuscimmo.
Certo, mi mancava l'aria con quel dannato corsetto...ma ne valeva la pena: sembravo davvero un'altra persona.
Non la solita ed insignificante Bella Swan.
-Wow...Bells...i capelli li lasci sciolti, ma prendo due ciocche ai lati e te le fermo dietro...e lasciati i ricci, che stanno meglio.-

***

Mi prese uno scompenso solo arrivando, con la mercedes inviata dal nonno a prendermi, davanti al portone principale.
Gesù, mi sentivo troppo a disagio e nemmeno ero entrata: la villa era tutta illuminata e ghirlandata a festa anche fuori.
Già piena di gente in maschera, per la maggior parte di stile veneziano, che parlottavano tra di loro.
Sui precedenti balli, su quello attuale, sull'organizzazione, sulla finanza, su argomenti da ricchi e...ed anche di me.
L'imminente rivelazione dell'erede di casa Dwight faceva un certo scalpore, uno scalpore che, per me, non aveva ragione.
Ad immaginarsi la faccia di tutti loro, vedendomi, mi faceva quasi venire voglia di ridere.
Mi feci coraggio, mi misi la stola e feci il mio ingresso.

***

Non ero mai stata ad una festa di carnevale in maschera, figuriamoci una festa di carnevale in maschera per ricconi.
Era ovvio che tutti sapessero chi ero: l'attrazione della serata, l'unica a non avere il volto coperto.
Prima della mia entrata, tutti parlavano tra loro...sghignazzavano, fumavano e smangiucchiavano qualcosa al buffet.
In quel momento, invece, tutto taceva.
Mi sentivo perforata dallo sguardo di tutti i presenti...e del flash delle macchine fotografiche delle decine di giornalisti.
Lo sguardo di tutti, quando non prestavo attenzione, e lo sguardo di nessuno, quando ero vigile.
E la musica?Volevamo parlare della musica?Si era fermata.
-Isabella!-
Mio nonno, anche lui senza maschera, venne a prendermi per mano per trascinarmi al centro della sala da ballo.
Io non riuscii a dire nulla, la mia bocca si rifiutava di far passare un qualsiasi suono.
-Rick portami il microfono!-
Microfono???
Accadde tutto così in fretta, ed in assenza del mio cervello, che quasi non me ne accorsi.
-Salve a tutti, miei cari ospiti!Vi ho riuniti tutti qui, a casa Dwight, per presentarvi colei che la mia defunta moglie Clarisse
ha scelto per essere la futura guida della nostra importante famiglia!Un applauso per mia nipote, Isabella Swan!!!!-
Un applauso enorme, che perforò le mie povere orecchie, seguì il breve (per fortuna) discorso di mio nonno.
Breve...ma mai quanto il lasso di tempo che mi lasciò prima di essere divorata dalle attenzioni dei presenti.
Tutti quanti, dopo aver assistito alla mia "presentazione", si tolsero le maschere e si rivelarono.
Forse era meglio che i loro volti restassero nascosti.
Si presentavano, portando prima ciò che avevano invece del loro nome, e facevano dei complimenti.
La serata è bellissima, voi siete bellissima, il buffet è bellissimo, le bevande sono bellissime, la musica bellissima...
Non usavano altro aggettivo che quello.
Come si vedeva che ,quello che dicevano, non era ciò che effettivamente pensavano!
Mi guardavano sempre negli occhi, volendo controllare se mi stavo bevendo le loro menzogne fatte ad hoc oppure no...
Quei sorrisi tirati, parole carezzevoli, modi di fare mielosi...e tutto ciò per attirare l'attenzione dell'erede dei Dwight.
Cioè me...quanto faticavo a riconoscerlo!
-Fumate il sigaro?-
Un grasso tizio, collaboratore in non-so-che di mio nonno, mi porse un cubano ed un accendino.
-Nossignore...ma la ringrazio comunque.-
Neanche a dire che mi potevo distrarre mangiando qualcosa -stomaco chiuso- oppure bere -un goccio e sarei partita.
Dovetti subirmi tutto da sobria.
E tutto culminò nel momento in cui il nonno decise di aprire le danze assieme a me, povero uomo.
La mia incapacità messa in mostra.
Chissà quante volte gli schiacciai i piedi e gli chiesi scusa...eppure lui diceva che sarei migliorata, con un po' di pratica.
A quanto avevo capito, aveva intenzione di farmi fare delle lezioni di ballo da sala...me inetta e tapina.
Finita la tortura, tornai alla mia occupazione: conoscere, salutare e scambiare quattro parole con perfetto sconosciuti.
-Bella, tesoro, ti voglio presentare Jacob Black...è di La Push ed ogni tanto facciamo affari.-
Era un ragazzo nativo-americano gigantesco, davvero...eppure non sembrava più vecchio di me, anzi.
Aveva il viso di un bambino.
Istintivamente, pensai che c'era qualcosa che non andava nel suo sguardo: troppo strano, indecifrabile.
Istintivamente, pensai che c'era qualcosa di sbagliato nella sua persona, qualcosa di pericoloso.
-Cosi giovane e già nel traffico della finanza?-
Ridacchiò, divertito, e mi disse che non era cosi giovane come sembrava...che cos'era allora, chirurgia plastica?
Mi fece qualche domanda -e lì dovetti rispondere per forza- poi si congedò, chiamato da un altro ragazzo, forse un amico.
Guardai l'orologio: Edward doveva essere lì a momenti.
-Devi andare, vero?Allora goditi l'ultima danza e poi andrò ad avvisare l'autista.-
-Sono d'accordo con voi, signor Dwight...signorina Isabella...volete concedermi l'onore del vostro ultimo ballo?-
Un ragazzo con una maschera al volto s'intromise tra me e mio nonno, ricevendo il suo assenso.
Fui sul punto di rifiutare e di andare a chiamare l'autista io stessa, se non avessi riconosciuto il mio demone personale.
-Ok...-
Gli diedi la mano e mi lasciai portare in pista.
Dovevo fargliela pagare per il ritardo, quindi trovai giusto accettare per avere l'occasione di pestargli i piedi ogni due secondi.
Ciò non toglieva che mi sentii un po' a disagio, quando lui appoggiò la mano gelida sul mio fianco.
Poi la musica partì e, invece di avere lo Schiaccianoci come sottofondo,  ci fu lo "schiacciapiedi" del vampiro.
-Immagino che io ti debba ringraziare, Edward...se non mi avessi chiesto tu, di ballare, chissà chi altro lo avrebbe fatto...-
Mi guardò divertito, sorpreso di essere stato riconosciuto nonostante la maschera.
Difatti, dopo un "ahio" , mi chiese cosa lo aveva smascherato.
-Non so...immagino l'odore.-
O, almeno, anche quella scia di pino silvestre e di muschio che lo seguiva sempre dappertutto...
-L'odore?-
Oppure potevo dire che avevo sentito che era lui e basta.
-L'odore.-
Storse la bocca in un sorriso obliquo e scosse leggermente la testa: mi stava dando della pazza, lo sapevo.
Ringraziando Dio, o chi per lui, la tortura finì presto.
Con la coda dell'occhio vidi l'autista/tutto fare , Rick, che si stava dirigendo fuori della villa e dissi ad Edward di andare.
Solo che non ricevetti risposta, si era fermato a guardare qualcosa e non accennava a prestarmi attenzione, nonostante lo chiamassi.
-E guardami, che cavolo!-
Si girò di scatto, sibilando come un serpente, con i canini -che si vedevano- allungati.
Rimasi di stucco: i suoi occhi sembravano la sede di un incendio enorme, erano pieni di rabbia, e la mascella era serrata.
Rimasi di stucco cosi bruscamente che barcollai...e non era affatto per la goffaggine.
-Andate a casa, vi raggiungo il prima possibile...ANDATE!-

***

Erano le due di notte ed Edward ancora non era tornato, incominciavo seriamente a preoccuparmi.
Tuttavia, quando lui si presentò poco dopo, la mia preoccupazione passò in secondo piano.
I suoi canini ed il suo aspetto bestiale catturavano tutta la mia attenzione.
Era come se si aspettasse una catastrofe da lì ad un secondo, preparandosi a fronteggiare chissà quale cosa.
Sembrava più turbato lui, di me.
Ma solo dopo un istante mi accorsi che aveva i vestiti laceri ed era sanguinante, come dopo una rissa al Fight Club.
-O Cristo...-
Mi avvicinai subito a vedere l'entità dei danni, ma lui indietreggiò con altrettanta velocità.
-Sta lontana, donna-
Donna?Come si permetteva di..io ero preoccupata per lui, diamine!
-Non fare lo stupido ed abbassa la cresta!-
Allora, con una smorfia, rilassò i nervi e ritirò le zanne, abbandonando l'atteggiamento da leone pronto all'attacco.
Mi avvicinai ed andai a vedere dove fosse ferito, precisamente.
Sul sopracciglio destro aveva un taglio profondo, che sanguinava marginalmente, ma non cosi grave.
Sulla schiena, però, c'erano tre ferite, parallele come se lasciate da artigli, che andavano dalla spalla destra al fianco sinistro.
-Starò apposto, non fa niente.-
-Non fa niente una ceppa, togliti la casacca e fammi vedere.-
Dato l'imperativo, senza fare storie, si tolse quella pseudo-camicia e mi mostrò la schiena.
Inorridii, nonostante lo splendido torso da statua di marmo:in quel momento le ferite apparivano ancora più gravi.
Immediatamente andai a prendere dell'acqua, in una bacinella piccola, del disinfettante e delle bende, in bagno.
Ero certa che sarebbe guarito molto velocemente, ma non ero certa che le ferite non andassero disinfettate.
Tornai che il sopracciglio, e la schiena, erano intonsi: non c'era la traccia neanche del più minimo graffio.
Era solamente sporco di sangue rappreso, l' dove prima c'erano quasi dei solchi, tutto là.
-Ve lo avevo detto che sarei stato apposto...-
Si, ma ora mi dici chi cavolo ti ha ridotto così...caro il mio vampiro, mi devi delle spiegazioni pensai amaramente.












  
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