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Autore: Tati Saetre    30/08/2010    6 recensioni
Si odiavano, da quando erano nati. Isabella non poteva sopportate la vicinanza di Edward, ed era lo stesso anche per lui.
E se qualcosa cambiasse? E se un giorno Edward aprisse gli occhi, e scoprisse qualcosa di più su Bella? Potrebbe cambiare idea sul suo conto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diciottesimo Capitolo

Diciottesimo Capitolo

 

EDWARD’S POV

 

Guidare mi ha sempre rilassato, soprattutto se vicino a me c’era qualcuno.

Di solito c’è sempre stata Alice: la mattina prendevamo la mia Volvo per andare a scuola, ogni volta che voleva andare a Port Angeles per fare shopping io ero costretto ad accompagnarla, perché il povero Jasper fingeva malori – chi poteva compatirlo! -.

Poi, il posto del passeggero l’aveva preso Bella. Con lei era tutto diverso. I primi tempi aleggiava un aria triste, nell’abitacolo della mia macchina. Come quella volta che l’avevo riaccompagnata a casa, dopo il compleanno di Jessica Stanley. Quel giorno, guidare mi è era piaciuto più del lecito. Poi ci siamo ‘messi insieme’, e così le tenevo la mano, sul cambio. I miei nervi, a quel contatto, si rilassavano. La guida, insomma, è una cosa che amo, e che mi ha sempre tranquillizzato. Sempre. Tranne ora.

Ora non faccio altro che battere impercettibilmente un piede sul freno, mentre mi dirigo a casa Swan. La vecchia casa Swan. Quella dove ora abitano James, Bella e suo figlio. E la strada che porta a Forks, non è mai stata così lunga.

Non c’è un lampione acceso, ed il ticchettio della pioggia mi sta dando i nervi! Appunto, proprio sui nervi! Ora che non posso stringere la mano a nessuno, e nemmeno la musica mi aiuta, tantomeno Debussy, Claire De Lune.

Perso nei miei pensieri, nemmeno mi rendo conto di aver parcheggiato nel vialetto di casa Swan, e di essere fuori la porta.

Forse non dovrei suonare, forse ora il piccolo dorme.

Oppure dovrei proprio suonare, per svegliarli tutti e parlarci una volta per tutte. Per la prima volta, la parte più razionale di me prende il sopravvento, e busso cautamente una volta. Due. Tre.

“Bella?” E’ una voce, che proviene da fuori. Non rispondo, perché diamine sta chiamando Bella? Hey, Bella! Sei tu?” Ancora la voce, una voce maschile. Sicuramente quella di James. Prendo un bel respiro, prima di rispondere.

“Sono Edward”, è l’unica cosa che riesco a dire. Da dentro non proviene nessun suono.

Dopo pochi minuti, la porta si apre.

“Che ci fai qui?” Ovviamente non era l’accoglienza che mi aspettavo, ma devo ringraziare Dio che non si è presentato sull’uscio con un coltello.

“Ecco… devo parlare con Bella”. Bravo, dì la verità. E visto che James è sveglio, dilla anche a lui, anche se dopo ti ammazzerà di botte.

“Bella non c’è”, dice, come se io ci credessi. E’ ovvio che Bella è in casa, o dorme, o non vuole vedermi.

Forse, prima che James venisse ad aprirmi ci ha parlato. Le ha detto che ero io, e lei si è coricata a letto, fra le braccia di suo figlio. L’uomo che ho davanti mi sta fissando insistentemente. “Edward, non ti sto prendendo in giro. Bella non c’è, è andata da Rosalie. E, visto che con questo tempo non ho voluto farla rientrare a casa, si è sistemata lì, per la notte”. Non dico niente, anche perché se fosse vero, nemmeno mi ha assalito. Non mi ha invitato ad entrare – comportamento più che lecito -, ma nemmeno mi ha sbattuto fuori casa.

Sto per dire qualcosa, quando sento dei piccoli passi dietro James, poi, una figura minuta fa capolino da dietro le sue gambe.

“Chi è?” Domanda Anthony, stropicciandosi gli occhi. James abbassa lo sguardo – sicuramente nemmeno lui si è reso conto che il piccolo era arrivato -, e lo prende in braccio.

Siamo ancora sull’uscio della porta, con il vento che entra dentro casa, facendo rabbrividire tutti e tre.

“Vieni Edward, entra” dice James, richiudendosi la porta alle spalle, una volta che sono entrato.

 

Non so per quale motivo ancora non mi è saltato addosso, rovinandomi la vita.

Dopo che James mi invitato ad entrare, offrendomi anche una tazza di thé, mi sono rivelato. Ho detto a lui tutte le cose che avevo rivelato a Jane quando eravamo a casa. Non omettendo nessun particolare. Ma l’ho fatto dopo che Anthony si è addormentato, tra le sue braccia. Ora James lo culla, fissando prima me, e poi la tazza di thé che è davanti ai suoi occhi.

“Io… ecco Edward, io non riesco a capire. Era la tua donna, perché non hai fatto niente per tenertela stretta. Non capisco perché quando sei arrivato a Phoenix e ci hai visti, te ne sei andato per l’ennesima volta. Io, non ci riesco”.

Non ha tutti i torti, anzi, nemmeno uno. Nemmeno io, riesco a spiegare i comportamenti che ho tenuto in questi anni. James prende un respiro, prima di continuare a parlare “Dovevi parlare con Bella. Dovevi dirle che sapevi, lei, sarebbe corsa da te. Io… ecco, io non posso dire che la amo, ma proviamo un grande affetto, l’uno per l’altro. E poi… Edward, Anthony sa che non è mio figlio. Bella ha voluto mettere le cose in chiaro, prima che diventasse sempre più confuso, crescendo. Mi chiama papà, per abitudine e quotidianità, ma sa che non sono il suo vero padre”.

Lo guardo, allibito e senza emettere nessun suono. A stento sto respirando.

Non mi ha attaccato, non mi ha spaccato la faccia. Mi ha solo detto tutto quello che volevo sapere, per tornare da Bella. “Ora, non andare da lei. Sta con Rose, lasciala in pace, almeno per stasera”. Annuisco, e – ancora muto -, mi alzo e me ne vado.

Inutile, non ho ascoltato un bel niente di quello che mi ha detto James. Bella non può fuggire da me, non un’altra volta. E spedito, mi dirigo verso Port Angeles.

 

BELLA’S POV

 

Il letto matrimoniale è comodo, ma ancora non riesco a dormire. La pioggia batte insistentemente sulla finestra di vetro, e questo è un brutto colpo per i miei poveri nervi.

Non sopporto più la pioggia, il freddo e Forks.

Anzi, non riesco a tollerare la merda che c’è qui. Edward… Emmett… solo Jazz, sembra quello con il cervello sulle spalle, si spera!

Non faccio altro che pensare ad Anthony, che ora è a casa, senza di me. Okay, James è un ottimo padre, però mio figlio ha sempre tre anni, ed io sono troppo apprensiva, come dice spesso Renèe.

Starà già dormendo? Avrà fatto storie? Si sarà svegliato nel corso della nottata? Dio, non sopporto di stare lontana da mio figlio.

E salto praticamente sul letto, quando sento il cellulare che ho messo sul comodino prima di addormentarmi, squillare.

Ecco, io lo sapevo che sarebbe successo qualcosa, e che ora James ha bisogno di me. Sono pronta a rimettermi in auto, senza nemmeno rispondere a quella chiamata, quando ci ripenso.

“E’ successo qualcosa? Tutto bene? Anthony come sta?” Una risata soffocata proviene dall’altro capo del telefono.

Caspita! Non c’è un bel niente da ridere, e non si dovrebbero prendere in giro le madri apprensive, proprio come me!

Bells, respira. Qui va tutto alla grande, Anthony è qui, accanto a me che dorme fondo”. Sospiro sollevata. Quindi, va tutto a posto.

“Allora, perché mi hai chiamata?” Quello che penso è impossibile.

È impossibile che James mi abbia chiamata perché sente la mia mancanza. Non è mai successo, in tre anni.

“Edward sta venendo da te, Bella. E’ venuto qui, per parlarti. Ed ha parlato con me. Non ti agitare, e non preoccuparti. Non è successo nulla di irreparabile, e non l’ho nemmeno toccato, però avrei tanto voluto ammazzarlo di botte, dopo tutto quello che mi ha detto”. Forse, mi sono dimenticata come respirare.

“Che cosa ti ha detto?” E’ l’unica frase di senso compiuto che riesco a formulare.

“Deve dirtelo lui. Gli ho detto di non venire, ma sicuramente già sarà sulla strada per Port Angeles”.

Edward sta venendo qui. Per parlarmi.

In un attimo la mia testa si è svuotata. Niente più preoccupazioni, nemmeno pensieri rivolti a mio figlio. Niente di niente. Solo quelle quattro parole.

Edward sta venendo qui.

Non saluto nemmeno James, quando chiudo lo sportellino del cellulare verde. Lo butto sul letto, con le mani mi riavvio i capelli, e mi butto a peso morto sul letto.

Senza pensieri, Bella.

Edward viene qui solo per parlarti.

Senza pensieri.

Senza pensieri.

 

“Dio, ma chi è a quest’ora?” Con un sonoro sbadiglio mi stropiccio gli occhi, e mi alzo per sgranchirmi le gambe.

E’ la voce di Rose, che mi ha svegliata.

Aspetta, la voce di Rose che mi ha svegliata.

In due secondi cerco di liberare la mia mente, facendo piazza pulita e cercando di ricordare quello che mi ha detto James.

Edward stava venendo qui, per parlarmi.

Io mi sono buttata nel letto, addormentandomi.

Cazzo, mi sono addormentata. Altro che agitazione, non me ne fregava talmente niente di Edward, che sono anche crollata in un sonno profondo.

Cerco di trovare il cellulare fra le lenzuola, e lo prendo fra le mani.

Sono le quattro del mattino. Anzi, le quattro e cinque. Nemmeno riesco a ricordarmi a che ora ha chiamato James.

Persa nei miei pensieri, non sento nemmeno il bussare lieve sulla porta della camera.

“Avanti”, dico, aspettando impaziente che qualcuno entri.

Rose fa capolino dalla porta, soltanto con la testa.

“Bella, c’è una visita per te”. Dice, prima di sbadigliare sonoramente. Io mi stropiccio gli occhi per l’ennesima volta, prima di annuire.

Non so per quale motivo idiota sto annuendo. Per niente, ecco perché.

Rose se ne va, e la porta si apre del tutto, rivelando una figura snella.

Edward ha i capelli scompigliati, le occhiaie che gli arrivano fino al mento e i vestiti stropicciati. Sembra che non dorma da una settimana.

Si avvicina, senza dire niente. Ed io continuo a rimanere seduta, al centro di quell’enorme letto.

E – ancora senza spiccicare parola – posa un casto bacio sulle mie labbra.

Un bacio, che spiega ogni cosa.

Un bacio, che ha il sapore di menta, caffè e amore.

 

 

Nella vita non è tutto rose e fiori, questo è vero.

In Io e Te ci dovevano essere Bella e Edward. Bella e Edward che si odiavano, che poi finivano insieme e lei rimaneva incinta.

Edward si teneva il bambino e insieme l’avrebbero cresciuto. Non so cosa mi ha detto la mia mente bacata, quando ho fatto scappare Bella a Phoenix e fatto diventare Edward un codardo.

Certo, non può finire così.

Che fine faranno, James e Jane? Ah, a proposito, Jane non è incinta.

Ed il piccolo Anthony? Scoprirà chi è il suo vero padre? Rose ed Emmett? Siamo sicuri che anche Jasper non abbia fatto nulla? (No, quella di Jasper è una cazzata, mi sono fatta prendere la mano dalle domande XD)

Non ci sarà un continuo, sennò sarebbe davvero Beautiful, ma non ci sarà nemmeno un finale aperto come questo.

Ci sarà un Epilogo, lungo più o meno quanto la storia (va , non esageriamo ;D) con un salto temporale di sei anni. Ben sei anni.

Iniziate a lavorare con l’immaginazione, perché il capitolo arriverà dopo il tredici settembre.

Ancora non ringrazio nessuno, voglio aspettare la fine.

Spero che sia piaciuta, e se non è così, mi dispiace.

Non preoccupatevi, non vi abbandonerò mai, quindi, ecco la mia storia Originale: Coinquilino.

 

Non sono più Yeah, ma mariquita (coccinella).

 

   
 
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