Diciottesimo
Capitolo
EDWARD’S POV
Guidare
mi ha sempre rilassato, soprattutto se vicino a me c’era qualcuno.
Di
solito c’è sempre stata Alice: la mattina prendevamo la mia Volvo
per andare a scuola, ogni volta che voleva andare a Port
Angeles per fare shopping io ero costretto ad accompagnarla, perché il
povero Jasper fingeva malori – chi poteva compatirlo! -.
Poi,
il posto del passeggero l’aveva preso Bella. Con lei era tutto diverso. I
primi tempi aleggiava un aria triste,
nell’abitacolo della mia macchina. Come quella volta che l’avevo
riaccompagnata a casa, dopo il compleanno di Jessica Stanley. Quel giorno,
guidare mi è era piaciuto più del lecito. Poi ci siamo
‘messi insieme’, e così le tenevo la mano, sul cambio. I miei nervi, a quel contatto,
si rilassavano. La guida, insomma, è una cosa che amo, e che mi ha
sempre tranquillizzato. Sempre. Tranne ora.
Ora
non faccio altro che battere impercettibilmente un piede sul freno, mentre mi
dirigo a casa Swan. La vecchia casa Swan. Quella dove ora abitano James, Bella e suo figlio. E la strada che porta a Forks, non è mai stata così lunga.
Non
c’è un lampione acceso, ed il ticchettio della pioggia mi sta
dando i nervi! Appunto, proprio sui nervi! Ora che non posso stringere la mano
a nessuno, e nemmeno la musica mi aiuta, tantomeno Debussy,
Claire De Lune.
Perso
nei miei pensieri, nemmeno mi rendo conto di aver parcheggiato nel vialetto di
casa Swan, e di essere fuori la porta.
Forse
non dovrei suonare, forse ora il piccolo dorme.
Oppure
dovrei proprio suonare, per svegliarli tutti e parlarci una volta per tutte.
Per la prima volta, la parte più razionale di me prende il sopravvento,
e busso cautamente una volta. Due. Tre.
“Bella?”
E’ una voce, che proviene da fuori. Non rispondo, perché diamine
sta chiamando Bella? “Hey,
Bella! Sei tu?” Ancora la voce, una voce
maschile. Sicuramente quella di James. Prendo un bel respiro, prima di
rispondere.
“Sono
Edward”, è l’unica cosa che riesco a dire. Da dentro non
proviene nessun suono.
Dopo
pochi minuti, la porta si apre.
“Che
ci fai qui?” Ovviamente non era l’accoglienza che mi aspettavo, ma
devo ringraziare Dio che non si è presentato sull’uscio con un
coltello.
“Ecco…
devo parlare con Bella”. Bravo, dì la verità. E visto che
James è sveglio, dilla anche a lui, anche se dopo ti ammazzerà di
botte.
“Bella
non c’è”, dice, come se io ci credessi. E’ ovvio che
Bella è in casa, o dorme, o non vuole vedermi.
Forse,
prima che James venisse ad aprirmi ci ha parlato. Le ha detto che ero io, e lei
si è coricata a letto, fra le braccia di suo figlio. L’uomo che ho
davanti mi sta fissando insistentemente. “Edward, non
ti sto prendendo in giro. Bella non c’è, è andata da
Rosalie. E, visto che con questo tempo non ho voluto farla
rientrare a casa, si è sistemata lì, per la notte”.
Non dico niente, anche perché se fosse vero, nemmeno mi ha assalito. Non
mi ha invitato ad entrare – comportamento più che lecito -, ma
nemmeno mi ha sbattuto fuori casa.
Sto
per dire qualcosa, quando sento dei piccoli passi dietro James, poi, una figura
minuta fa capolino da dietro le sue gambe.
“Chi
è?” Domanda Anthony, stropicciandosi gli occhi. James abbassa lo
sguardo – sicuramente nemmeno lui si è reso conto che il piccolo
era arrivato -, e lo prende in braccio.
Siamo
ancora sull’uscio della porta, con il vento che entra dentro casa,
facendo rabbrividire tutti e tre.
“Vieni
Edward, entra” dice James, richiudendosi la porta alle spalle, una volta
che sono entrato.
Non
so per quale motivo ancora non mi è saltato addosso, rovinandomi la
vita.
Dopo
che James mi invitato ad entrare, offrendomi anche una
tazza di thé, mi sono rivelato. Ho detto a lui tutte le cose che avevo rivelato a Jane
quando eravamo a casa. Non omettendo nessun particolare. Ma l’ho fatto
dopo che Anthony si è addormentato, tra le sue braccia. Ora James lo
culla, fissando prima me, e poi la tazza di thé
che è davanti ai suoi occhi.
“Io…
ecco Edward, io non riesco a capire. Era la tua donna, perché non hai
fatto niente per tenertela stretta. Non capisco perché quando sei
arrivato a Phoenix e ci hai visti, te ne sei andato per l’ennesima volta.
Io, non ci riesco”.
Non
ha tutti i torti, anzi, nemmeno uno. Nemmeno io, riesco a spiegare i
comportamenti che ho tenuto in questi anni. James prende un
respiro, prima di continuare a parlare “Dovevi parlare con Bella.
Dovevi dirle che sapevi, lei, sarebbe corsa da te. Io… ecco, io non posso
dire che la amo, ma proviamo un grande affetto, l’uno per l’altro.
E poi… Edward, Anthony sa che non è mio figlio. Bella ha voluto
mettere le cose in chiaro, prima che diventasse sempre più confuso,
crescendo. Mi chiama papà, per abitudine e
quotidianità, ma sa che non sono il suo vero padre”.
Lo
guardo, allibito e senza emettere nessun suono. A stento sto respirando.
Non
mi ha attaccato, non mi ha spaccato la faccia. Mi ha solo detto tutto quello
che volevo sapere, per tornare da Bella. “Ora, non
andare da lei. Sta con Rose, lasciala in pace, almeno
per stasera”. Annuisco, e – ancora muto
-, mi alzo e me ne vado.
Inutile,
non ho ascoltato un bel niente di quello che mi ha detto James. Bella non
può fuggire da me, non un’altra volta. E spedito, mi dirigo verso Port Angeles.
BELLA’S POV
Il
letto matrimoniale è comodo, ma ancora non riesco a dormire. La pioggia
batte insistentemente sulla finestra di vetro, e questo è un brutto
colpo per i miei poveri nervi.
Non
sopporto più la pioggia, il freddo e Forks.
Anzi,
non riesco a tollerare la merda che
c’è qui. Edward… Emmett…
solo Jazz, sembra quello con il cervello sulle spalle, si spera!
Non
faccio altro che pensare ad Anthony, che ora è a casa, senza di me.
Okay, James è un ottimo padre,
però mio figlio ha sempre tre anni, ed io sono troppo apprensiva, come
dice spesso Renèe.
Starà
già dormendo? Avrà fatto storie? Si sarà svegliato nel
corso della nottata? Dio, non sopporto di stare lontana da mio figlio.
E
salto praticamente sul letto, quando sento il cellulare che ho messo sul
comodino prima di addormentarmi, squillare.
Ecco,
io lo sapevo che sarebbe successo qualcosa, e che ora James ha bisogno di me.
Sono pronta a rimettermi in auto, senza nemmeno rispondere a quella chiamata,
quando ci ripenso.
“E’ successo qualcosa? Tutto bene? Anthony come
sta?” Una risata soffocata proviene dall’altro capo del telefono.
Caspita!
Non c’è un bel niente da ridere, e non si dovrebbero prendere in
giro le madri apprensive, proprio come me!
“Bells, respira. Qui va tutto alla grande,
Anthony è qui, accanto a me che dorme fondo”. Sospiro
sollevata. Quindi, va tutto a posto.
“Allora,
perché mi hai chiamata?” Quello che penso è impossibile.
È
impossibile che James mi abbia chiamata perché sente la mia mancanza.
Non è mai successo, in tre anni.
“Edward sta venendo da te, Bella. E’ venuto qui, per
parlarti. Ed ha parlato con me. Non ti agitare, e non preoccuparti. Non
è successo nulla di irreparabile, e non l’ho nemmeno toccato,
però avrei tanto voluto ammazzarlo di botte, dopo tutto
quello che mi ha detto”. Forse, mi sono dimenticata come respirare.
“Che
cosa ti ha detto?” E’ l’unica frase di senso compiuto che
riesco a formulare.
“Deve
dirtelo lui. Gli ho detto di non venire, ma sicuramente
già sarà sulla strada per Port
Angeles”.
Edward
sta venendo qui. Per parlarmi.
In
un attimo la mia testa si è svuotata. Niente più preoccupazioni,
nemmeno pensieri rivolti a mio figlio. Niente di niente. Solo
quelle quattro parole.
Edward sta venendo qui.
Non
saluto nemmeno James, quando chiudo lo sportellino del cellulare verde. Lo
butto sul letto, con le mani mi riavvio i capelli, e mi butto a peso morto sul
letto.
Senza
pensieri, Bella.
Edward
viene qui solo per parlarti.
Senza
pensieri.
Senza pensieri.
“Dio,
ma chi è a quest’ora?” Con un sonoro sbadiglio mi stropiccio
gli occhi, e mi alzo per sgranchirmi le gambe.
E’
la voce di Rose, che mi ha svegliata.
Aspetta, la voce di Rose che mi ha svegliata.
In
due secondi cerco di liberare la mia mente, facendo piazza pulita e cercando di
ricordare quello che mi ha detto James.
Edward
stava venendo qui, per parlarmi.
Io
mi sono buttata nel letto, addormentandomi.
Cazzo,
mi sono addormentata. Altro che agitazione, non me ne fregava talmente niente
di Edward, che sono anche crollata in un sonno profondo.
Cerco
di trovare il cellulare fra le lenzuola, e lo prendo fra le mani.
Sono
le quattro del mattino. Anzi, le quattro e cinque. Nemmeno riesco a ricordarmi
a che ora ha chiamato James.
Persa
nei miei pensieri, non sento nemmeno il bussare lieve sulla porta della camera.
“Avanti”,
dico, aspettando impaziente che qualcuno entri.
Rose
fa capolino dalla porta, soltanto con la testa.
“Bella,
c’è una visita per te”. Dice, prima di sbadigliare
sonoramente. Io mi stropiccio gli occhi per l’ennesima volta, prima di
annuire.
Non
so per quale motivo idiota sto annuendo. Per niente, ecco perché.
Rose
se ne va, e la porta si apre del tutto, rivelando una figura snella.
Edward ha i capelli scompigliati, le occhiaie che gli
arrivano fino al mento e i vestiti stropicciati. Sembra che non dorma da una
settimana.
Si
avvicina, senza dire niente. Ed io continuo a rimanere seduta, al centro di
quell’enorme letto.
E
– ancora senza spiccicare parola – posa un casto bacio sulle mie
labbra.
Un
bacio, che spiega ogni cosa.
Un
bacio, che ha il sapore di menta, caffè e amore.
Nella vita non è tutto rose e
fiori, questo è vero.
In Io e Te ci
dovevano essere Bella e Edward. Bella e Edward che si odiavano, che poi
finivano insieme e lei rimaneva incinta.
Edward si teneva il bambino e insieme
l’avrebbero cresciuto. Non so cosa mi ha detto la mia mente bacata,
quando ho fatto scappare Bella a Phoenix e fatto diventare Edward un codardo.
Certo, non può finire
così.
Che fine faranno,
James e Jane? Ah, a proposito, Jane non è incinta.
Ed il piccolo Anthony? Scoprirà
chi è il suo vero padre? Rose ed Emmett? Siamo
sicuri che anche Jasper non abbia fatto nulla? (No, quella di Jasper è
una cazzata, mi sono fatta prendere la mano dalle domande XD)
Non ci sarà un continuo,
sennò sarebbe davvero Beautiful, ma non ci sarà nemmeno un finale
aperto come questo.
Ci sarà un Epilogo, lungo
più o meno quanto la storia (va bè, non
esageriamo ;D) con un salto temporale di sei anni. Ben
sei anni.
Iniziate a lavorare con l’immaginazione,
perché il capitolo arriverà dopo il tredici settembre.
Ancora non ringrazio nessuno, voglio
aspettare la fine.
Spero che sia piaciuta, e se non
è così, mi dispiace.
Non preoccupatevi, non vi
abbandonerò mai, quindi, ecco la mia storia Originale: Coinquilino.
Non sono più Yeah, ma mariquita
(coccinella).