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Autore: wrjms    30/08/2010    7 recensioni
Alla festa del suo diciottesimo compleanno, Bella riceve una rivelazione scioccante da Jasper: «Sei solo una stupida umana, TI ODIO!».
La cosa finisce qua, giusto?
Solo un po' di normale astio?
E invece no.
Dal capitolo 27:
"Questa vicenda era durata un anno intero.
Era stato l’anno più asfissiante della mia vita, ma anche quello più bello.
Avevo passato periodi atroci… e periodi gioiosi.
Nel dolore e nell’amore, nell’ansia e nella tranquillità…
E ora stava finendo tutto. Tutto, tutto sarebbe finito.
Avrei trovato la mia pace, finalmente.
Avrei guardato dall’alto il mio angelo, libero da ogni sorta di guai.
Avrai amato sempre e comunque quella persona che mi aveva fatta vivere davvero...
Ma ora era il momento di farla finita.
"
[ANGST.]
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pov Jasper

Dalla ferita sul dito di Bella sgorgava una minuscola goccia di sangue. Era quello il momento giusto. Il momento giusto per ucciderla. Avevo una scusa, Edward non avrebbe potuto dare la colpa a me, ero un vampiro e avevo visto del sangue. Mascherai i miei pensieri con finta sete, che in realtà potevo controllare, e mi lanciai addosso a Bella.

Pov Edward

Non appena vidi la ferita, non esitai un attimo e scagliai Bella dietro di me. Si sentì uno schianto e un suono di vetri rotti, ma non ci badavo. Non badavo nemmeno al bruciore alla gola, segno che ormai c’era molto più sangue di prima. Non potevo dirlo con chiarezza: trattenevo il respiro.
Jasper avanzò di corsa verso Bella, ma io lo afferrai e lui ringhiò, cercando di mordermi. Emmett corse in mio aiuto, afferrandolo da dietro.
- Emmett, Rose, portate fuori Jasper -, disse Carlisle.
- Andiamo -, rispose Emmett serio.
Mi chinai davanti a Bella in posizione di difesa, mostrando i denti. Esaminavo i pensieri che ronzavano in testa a Jasper: c’erano la sete, la rabbia, e odio, tanto odio.
Rosalie si avvicinò a Jasper, mettendosi davanti a lui e aiutando Emmett. Con mia grande sorpresa, Jasper non badò ai fratelli.
- Sei solo una stupida umana! Ti odio! Non dovresti essere qui! -, sbraitò.
Mi ci volle tutta la forza di volontà che avevo per non lanciarmi addosso a lui e staccargli la testa.

Pov Bella

Mentre Carlisle mi medicava, avevo fatto fatica a trattenere le lacrime. Jasper mi odiava…Aveva ragione. Io non avrei dovuto essere lì. Edward meritava di più. Io ero solo un’umana…
E ora ero nella Volvo di Edward con il volume della radio basso, come un leggero sottofondo. Né io né Edward spicciavamo parola.
Edward vide espressione afflitta e i miei occhi lucidi.
- Bella... Jasper non era… lucido, prima. Ciò che ha detto non ha senso. Non è vero. -
- No, ha ragione. Io sono soltanto un’umana… Vi sto complicando la vita. Tu meriteresti di più e… –, una lacrima scese sulla mia guancia. Mi affrettai ad asciugarla con una mano, poi feci per continuare.
Ma lui fu più veloce.
- No. Non provare più a dire una cosa del genere. Mai più. - Eravamo arrivati a casa mia, non me ne ero accorta.
Mi prese in braccio, facendomi sedere sulle sue ginocchia. Posai la testa sul suo petto marmoreo, mentre i singhiozzi iniziavano a percuotermi il petto. Mi cullò sul suo petto, accarezzandomi il viso, le braccia, la schiena.
- Va tutto bene, sono qui, sono qui -, continuava a ripetere. Qualche minuto dopo mi calmai, tranquillizzata dalle sue coccole.
- Va meglio? -, sussurrò.
Annuii. – Resti con me stanotte? -, mugugnai.
- Certo amore -, rispose, facendo quel sorriso sghembo che tanto mi piaceva.
Scivolai a malincuore dalle sue gambe e uscii dalla Volvo dal lato del passeggero.
- A dopo -, mormorai.
- A dopo -
Sbattei la portiera che si richiuse con dolcezza. La Volvo sgommò via.
Prima di entrare in casa ebbi la precauzione di asciugare gli ultimi residui di lacrime. Aprii la porta. Trovai Charlie sdraiato sul divano, mentre divorava dei popcorn. La TV era accesa su una partita di baseball.
- Bells? -, mi chiamò, senza distogliere lo sguardo dalla partita. – Come è andata? –
- Bene -, mentii. Non ero brava a fare la bugiarda, ma speravo che questa volta Charlie ci cascasse.
- Che ti hanno regalato? –
- Un’autoradio per il Pick Up –
- Bene -, si voltò per la prima volta verso di me. – Che hai fatto al braccio? –
 Mi ricordai solo a quel punto del braccio, che Carlisle aveva anestetizzato e ricucito. Pizzicava un po’.
- Sono caduta -, mi scusai.
- La solita sbadata -.
Si alzò e mi arruffò i capelli, poi si diresse in cucina per lavare la ciotola di popcorn vuota.
Io salii le scale e andai in bagno. Mi infilai il pigiama, mi lavai i denti e scesi le scale.
- Vado a dormire -, annunciai.
- ‘Notte, piccola –
- ‘Notte, papà –
Tornai di sopra andai in camera. Richiusi la porta alle mie spalle, poi sospirai e fissai Edward. Era seduto sul letto e giocherellava con una scatola argentata. La sua espressione era indecifrabile. Mi sedetti di fianco a lui, sospirando. Mi guardò per un secondo, poi spostò lo sguardo.
- Che c’è? -, chiesi.
- Niente –
- Dimmelo –
Sospirò. – Continuo a pensare… Che è tutta colpa mia. Forse dovrei andarmene, per farti vivere una vita umana e senza pericoli –
- Edward. -, non mi ascoltava. – Edward, guardami. – Si voltò con lentezza verso di me. Gli presi il mento fra le dita, costringendolo a guardarmi negli occhi.
– Edward, sono una calamita che attrae disgrazie, non dimenticartelo. Probabilmente sono più al sicuro con te che sola. -
Fece un mezzo sorriso. - Comunque sarei troppo egoista. Non riuscirei ad andarmene, ti amo troppo.-
- Ti amo anch’io – Avvicinai il suo viso e lo baciai. Ricambiò il bacio.
Un paio di minuti dopo, quando già avevo dimenticato il mio nome, si staccò.
- Vuoi aprire gli altri regali? -, Chiese, sorridente.
- Okay –
 Mi porse una scatola argentata e piatta. Prima che potessi afferrarla, ci aveva già ripensato ritraendola.
- Forse è meglio se ci pensi io -, disse ridacchiando. Scartò il regalo con un unico gesto fluido e me lo ridiede.
Sollevai il coperchio. La scatola conteneva una prenotazione per due biglietti aerei, uno per me e uno per Edward.
- Andiamo a Jacksonville? -, dissi entusiasta.
- L’idea era quella -, sussurrò, ma non fece in tempo a finire la frase che gli buttai le braccia al collo, stritolandolo più che abbracciandolo.
- È meraviglioso. Carlisle e Esme sono stati gentilissimi. Non vedo l’ora di vederli per poterli ringraziare. -, dissi senza staccarmi da lui. Lui mi strinse forte. Fece per dire qualcosa, ma io lo precedetti.
- Ma lì c’è sempre il sole. Ti toccherà rinchiuderti in casa. -
 - Amen. Che vuoi che sia –
- Grazie anche a te. – Lo liberai dall’abbraccio, ma lui non mi lasciò andare e mi cinse i fianchi con un braccio.
- Prego -. Prese un’altra scatola e la scartò. – Questo è da parte mia –
Lo presi in mano. Era un CD, senza scritte, quindi non potevo intuirne il contenuto.
- Cos’è? -, chiesi. Me lo prese dalle mani e lo infilò nel lettore CD. Fece partire la musica.
La riconobbi subito… Era la mia ninna nanna. - Edward! -, cinguettai, felicissima. Anzi, più che felicissima: ero commossa. Lo stritolai di nuovo in un abbraccio, mentre le lacrime iniziavano a rigarmi le guance. – Grazie, grazie, grazie, grazie! È… non riesco a trovare nemmeno una parola per definirlo. È stupendo. Grazie, grazie… -
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto -, disse, cullandomi sul suo petto e baciandomi i capelli. – Come va il braccio? –
- Bene. È ancora sotto anestetico –
Diede un’occhiata alla radiosveglia. - È tardi -, disse, mettendomi sotto le coperte. Si sdraiò, sopra le coperte, e mi abbracciò. Appoggiai la testa al suo petto, sospirando.
- Grazie. Ti amo –
- Ti amo anche io -, disse. La ninna nanna sul CD era finita, ma la fece ripartire e iniziò a canticchiarci sopra.
Chiusi gli occhi e mi addormentai subito, cadendo in un incubo.
Nell’incubo girovagavo in un bosco, buio, quando vidi una luce. La seguii, e arrivai alla radura. Vidi qualcosa, vicino a un albero, brillare. Era sbiadito, ma lo riconobbi istintivamente come Edward. Mi avvicinai a lui, gridando il suo nome.
 - Bella -, mi rispose. Ma mi bloccai. Non era la sua voce.
Jasper si voltò, una maschera di odio dipinta sulla faccia.
- Ti odio, Bella. Sei solo un’umana. Devi morire -, disse.
E si scagliò sulla mia gola.
Mi svegliai urlando e piangendo, ma le mie grida furono interrotte da un’altra voce.
- Shh… Tesoro. Era solo un incubo. Stai bene, ci sono io con te. -
Mi cullò e mi accarezzò frenetico le guance, finché non mi calmai. Mi ci volle un quarto d’ora buono.
- Edward… -, mormorai.
- Dimmi –
- Jasper… Sono preoccupata per quello che ha detto –
Non appena pronunciai il nome di suo fratello, lo sentii irrigidirsi. Fece una smorfia.
- Te lo ho detto, non sapeva ciò che diceva. Non devi preoccupartene. -
- Okay -.
- Ora torna a dormire –
Ubbidì, malgrado fossi terrorizzata dall’idea di ricadere di nuovo in quell’orribile incubo. Ma il resto della notte continuò tranquillo, senza sogni, perché tranquillizzato dalle rassicurazioni di Edward.
   
 
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