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Autore: ranyare    31/08/2010    6 recensioni
Ingrano la marcia, sentendo il cambio maledire il momento in cui sono salita in macchina. Accelero bruscamente, il motore ruggisce in risposta al mio gesto violento, rabbioso.
Quarta.
Cento chilometri orari.
Sale di giri, il motore. Ringhia, ruggisce, vibra nel mio petto e nel mio corpo tentando di ridare vita a quel cuore oramai in pezzi. Inutile, anche solo provarci.
Quinta.
Centocinquanta chilometri orari.
La macchina ruggisce, strepita, protesta; ma non m’interessa, voglio solo che il rombo del motore copra l’urlo disperato che echeggia nel mio petto, voglio solo che la strada sfocata che sfreccia intorno a me cancelli le immagini che continuo a vedere di fronte al mio viso.

Per risorgere, spesso bisogna bruciare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ben Barnes
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wicked & Humorous Tales'
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phoenix 2 .

Phoenix

The Last Song I'm Wasting On You - Evanescence

.

.

.

[Will.]

Le ore passano, passano una dopo l’altra.

Una, due, tre. Alla quarta, non ho più nemmeno la voce per chiedere alle infermiere qualche notizia sulla mia amica.

Non ce la faccio più.

Non la sopporto più, quest’attesa.

Angie è seduta accanto a me, la sua mano piccina è stretta nella mia. Non abbiamo parlato, non ci siamo detti nulla; ma siamo qui, siamo insieme. È il calore delle sue dita affusolate che mi da la forza di continuare ad aspettare, di non esplodere da un momento all’altro.

Ben è di fronte a me, seduto nella stessa, identica posizione ormai da ore. Ha lo sguardo vacuo di chi non vuole reagire, le mani fra i capelli, i gomiti appoggiati alle ginocchia. È crollato dopo la sfuriata di Angel, non ha più fatto, o detto, niente.

Vorrei dirgli qualcosa. Vorrei rassicurarlo, vorrei…

Ma chi voglio prendere in giro?

Nemmeno io so come evitare quest’ansia, non riesco nemmeno a evitarla a me stesso… non posso fare niente. Né per Angel, né per Ben…e nemmeno per Ray.

Ray.

Ray è là dentro, Ray sta continuando a lottare.

Guardo l’orologio per l’ennesima volta: cinque ore, cinque ore e quattordici minuti.

Sono passate ormai sei ore, dall’ultima volta che ho visto la mia amica.

Sei ore.

Troppe.

Non ce la faccio. Non ci riesco, non ci riesco, non ci riesco.

Mi sta uccidendo. Non ce la faccio ad aspettare, non ce la faccio a stare qui seduto, ad attendere, mentre…

Ho freddo.

Non è il freddo dell’autunno, non è il freddo delle nuvole che riempiono il cielo. Anche le nubi piangono, oggi, ma io non ci riesco: non posso piangere, nonostante queste lame fredde sotto la pelle, nonostante questo gelo che mi riempie e mi svuota al tempo stesso.

Non posso piangere. Non posso.

Sospiro, sentendo l’aria ruvida e asettica ferirmi la gola, i polmoni, scendendo come carta vetrata a distruggere ancora un poco il mio autocontrollo. Ho perso la cognizione del tempo, lo so, me ne accorgo quando mi rendo conto che il mio orologio ormai non ha più la minima importanza.

I minuti passano, lentamente. Tic, tac. Tic, tac. Le uniche cose che avverto, sono la mano di Angie nella mia e il ticchettio dell’orologio.

Tic, tac.

Tic.

Tac.

-Signor Moseley?-

Niente mi sorprende di più in questo momento, che sentirmi chiamare signore.

Alzo lo sguardo nello stesso istante in cui anche Angel, riscuotendosi da quello stato di apatia che ha colto tutti e tre, si volta per vedere chi mi ha chiamato.

C’è un medico, dinanzi a me, il camice bianco e la dicitura “chirurgo” sul cartellino.

Ray.

-Sono io.- rispondo immediatamente, alzandomi in piedi con tutta la velocità che posseggo.

Angel si alza con me, persino Ben sposta lo sguardo scavato, vacuo, sull’espressione seria e compita del dottore.

Sono io, che devo parlare. Lo sento, lo so, me ne rendo conto quando vedo che il chirurgo sta guardando me: probabilmente, mi hanno davvero scambiato per il fratello di Ray, qui.

Non mi dispiace.

-Sa dirmi come sta?- chiedo, senza preamboli. La voce mi esce rauca, roca, non sembra nemmeno la mia.

Il medico sospira, gli occhi scuri che sostengono i miei.

-La ragazza ha riportato diverse lesioni.- comincia, ed ha un tono tanto sicuro lui, sembra tanto certo di ciò che lo circonda…lo invidio, per questo. Io, da quando sono qui, non credo di sapere più niente. -Il braccio sinistro presenta una frattura scomposta, il volto ha riportato diverse microfratture.-

Sento lo stomaco contrarsi, quando la vivida immagine del volto di Ray mi si ripresenta alla mente.

Una maschera di sangue.

-Ha perso molto sangue dalla ferita al fianco, la lacerazione ha provocato diverse emorragie interne. Abbiamo dovuto asportare la milza.-

Chiudo gli occhi, per un istante.

Fa male.

Un orribile squarcio sul fianco.

Guardo Ben, e per un istante credo davvero che sia sul punto di crollare. È pallido, più che mai, le mani sono serrate sullo schienale della sedia: non oso, non voglio immaginare che cosa sta passando adesso.

Stringo più forte le dita di Angel nelle mie, quando mi accorgo che il dottore non ha ancora finito. Sospira – si passa una mano sulla calvizie incipiente, sfregandosi gli occhi stanchi.

-Il trauma più importante, però, è quello cranico.-

No.

No, no, no.

-Non sappiamo quando si sveglierà, né…se.-

No.

No, vi prego, no.

La sento, la supplica nei miei occhi, quando vedo il chirurgo rivolgermi un’occhiata dispiaciuta.

-È in coma.-

 .

No.

Ray.

No. Non è vero, non può essere vero, non è possibile che succeda tutto questo proprio a lei. Non alla mia sorellina, non a Ray…

No.

Non riesco più a sentire il medico, che cerca di spiegarci dettagli che non voglio più sapere. Non riesco più a vedere Ben, che crolla su quella sedia, impotente e devastato anche più di me.

Non riesco più a vedere nulla, perché i miei occhi si riempiono repentinamente di quelle lacrime che non riesco più a fermare.

-La ringrazio, dottore. Will, vieni via.-

Angel.

Quella manina calda stringe più forte la mia, quando mi sento trascinare lontano, via da quel corridoio dove ho appena ascoltato la sentenza più orribile della mia vita.

È in coma.

La mia migliore amica, è in coma.

Non sappiamo quando si sveglierà. Né…se.

Angel.

Angie mi porta via, non so dove stiamo andando. Non m’importa, l’unica cosa che voglio sentire è lei, e la sua mano che stringe la mia.

Non mi rendo conto di nulla. Non mi accorgo di essere fuori dall’ospedale, perché l’aria che forza i miei polmoni è pesante allo stesso modo, non mi rendo conto della portiera della macchina che sbatte.

Sento soltanto qualcosa lacerarmi il petto, il cuore, lo stomaco; tutto, tutto viene distrutto, frantumato, ridotto in mille pezzi, quando quella parola risuona ancora una volta nella mia testa.

Coma.

-Will…- la voce dolce di Angel è un balsamo, un lieve calore che riesce a tenere insieme tutti i cocci.

La prima lacrima scende senza che davvero riesca a sentirla.

Non la sento. Non me ne accorgo, non l’avverto proprio.

Poi ne scende un’altra.

Un’altra, e un’altra ancora.

Lascio che le lacrime solchino le mie guance, che la mente si annebbi ancora di più, senza percepire niente altro che la presenza della mia compagna.

Sento un rumore, un bip e serrature che scattano, prima di ritrovarmi seduto al caldo con Angie accanto a me.

Mi guardo un secondo attorno, notando l'interno della mia macchina; guardo Angel, che annuisce appena, accarezzandomi una guancia, asciugando delicata le gocce salate che non smettono di scendere.

   Siamo soli, Will. Adesso puoi sfogarti.    

Ti amo, Angel.

Ed è adesso che, finalmente, tra le sue braccia che mi stringono forte, posso piangere senza controllo.

Lascio che quei singhiozzi si sfoghino, sulla spalla di Angel. È così piccino il mio angelo, è così soffice, e calda. Io invece ho soltanto freddo, un gelo che mi penetra nelle ossa e mi costringe a tremare, fra le braccia di Angie.

Non ho mai tremato tanto, non mi sono mai sentito in questo modo.

Non riesco a non risentire quelle parole, non riesco a non rivedere la mia amica in quello stato.

Potrebbe non svegliarsi più.

Mi mordo le labbra, sentendo le lacrime scorrere più veloci, più impetuose.

Serro le braccia sui fianchi di Angie, ma la mia stretta è debole, è piena di terrore. Quasi non mi rendo conto delle sue dita che mi accarezzano i capelli, di lei, che mi stringe contro di sé mentre tutto, dentro e fuori, va a pezzi.

-William, amore.- Angel sussurra appena, cercando i miei occhi.

Alzo a fatica il viso coperto di lacrime, senza provare nemmeno a calmarmi. Non ci riuscirei, lo so già.

-Will, non voglio dirti che andrà tutto bene e che Ray sopravvivrà. Ma dobbiamo aver fiducia in lei; è forte, è testarda, e dobbiamo convincerla che se dovesse lasciarci soffriremmo. Lo sai com'è, continua a lottare solo se ha qualcuno per cui farlo. Per questo ti chiedo solo di non perdere la speranza.- spiega, dolcemente, accarezzandomi i capelli e la guancia, gli occhi scuri lucidi quasi quanto i miei.

Non perdere la speranza.

Non mi è mai sembrato tanto difficile, mai.

Lo so com’è fatta Ray. Non combatte, non lotta, se non ha qualcuno per cui farlo: non è mai servito a nulla cercare di convincerla che dovrebbe battersi per sé stessa, perché anche lei vale qualcosa…molto più di quanto possa immaginare.

Annuisco appena, i singhiozzi che continuano a scuotermi.

Non perdere la speranza.

Non posso arrendermi adesso. Non posso, non posso farlo, non posso gettare la spugna ora.

Per Ray, e per Angel.

Per le donne della mia vita: per mia sorella e per il mio piccolo angelo.

Prendo un paio di respiri più profondi, cercando di calmarmi un poco, cercando di fermare quelle lacrime. Quelle lacrime che non penso dimenticherò facilmente, che sento calde e salate sulle labbra, sulle dita.

So che dovremmo tornare, so che c’è Ben che ha bisogno di noi, che Ray ha bisogno di noi.

Ma voglio restare qui, ancora un po’, senza affrontare tutto ciò che c’è là fuori. C’è dolore che ci aspetta, c’è sofferenza, c’è paura.

Qui, invece, c’è Angel.

La stringo nuovamente a me, e la sento accoccolarsi sul mio petto. Appoggio la guancia contro i suoi capelli, respirandone il profumo, sentendo il suo corpo caldo fra le mie braccia.

Lasciatemi qui, ancora un po’.

Voglio solo pensare ad Angel.

 .

Torniamo in ospedale soltanto quando il buio ormai incalza il cielo; l’oscurità avanza, ormai è sera inoltrata… se penso che stasera dovevamo uscire, tutti e quattro, il dolore che mi attanaglia lo stomaco si fa di nuovo vivo, più vivo che mai.

Cerco di non pensarci, quando Angel mi lascia un lieve bacio sulle labbra e si dirige verso il bar dell’ospedale. Già lo sappiamo entrambi, non penso che stanotte ci muoveremo da qui.

Io torno su, torno in sala d’attesa. C’è qualcuno, adesso, che ha bisogno di me più di chiunque altro.

Ben è rimasto lì, su quella stessa sedia dov’è crollato. Ha gli occhi chiusi, la testa fra le mani, la schiena scossa appena da lievi sussulti.

Sta male.

No, dire che sta male è un eufemismo: sta soffrendo come un cane, sta patendo un dolore che non voglio, non voglio nemmeno provare ad immaginare.

Mi siedo accanto a lui, notando soltanto adesso le sue guance arrossate, l’espressione stravolta che gli riempie il viso. Ha pianto, ne sono certo.

Non so che cosa dirgli. Che cosa si può dire a una persona che ha visto la propria vita crollare, nel giro di poche ore?

Non so cosa vorrei sentirmi dire, al suo posto: probabilmente non vorrei ascoltare nessuno, non vorrei nessuno accanto. Vorrei stare da solo, a incolparmi di quello che è successo, di quello che…

No, dannazione.

-Ben.- non si muove, non alza lo sguardo. Non reagisce.

Non sopporto di vederlo così. Non sopporto di non capire quanto sta soffrendo, non sopporto di sapere che sta così male, non sopporto niente.

Non sopporto, soprattutto, di non sapere cosa fare.

Sono due ore che se ne sta qua, immobile; non pensavo nemmeno che ne fosse capace, che fosse in grado di rimanere fermo tanto a lungo…

Mi sento un idiota, a restare qui senza dire nulla: ma cosa posso fare? Ben si è rinchiuso in un guscio da cui non ho speranze di tirarlo fuori, lo conosco troppo bene per non saperlo. Persino ad Angel non darebbe retta – e sì che la ascolta sempre, o quasi.

Fa male, sapere che l’unica persona in grado di rimetterlo in sesto è la stessa per cui sta così male.

Non perdere la speranza.

Continuo a ripetermelo, ogni volta che il viso di Ray fa capolino fra i miei pensieri. Devo convincermene, non posso crollare adesso – non più.

-Tieni.- sobbalzo, quando la voce gentile di Angel risuona a mezzo metro da me; non mi sono nemmeno accorto del suo arrivo, eppure è proprio qui, di fronte a noi – di fronte a Ben, e gli porge con un cipiglio amichevole ma severo un bicchiere di carta, da cui proviene l’inconfondibile profumo del caffè.

Anche Ben alza lo sguardo, sorpreso dalla mancanza di astio nella voce di Angie più o meno quanto me.

Lo sta guardando, con un cipiglio tanto da mamma che per un istante, bizzarramente, sorrido.

Ben la guarda in silenzio, senza un’emozione vera che arride al suo viso.

Con lentezza accetta il bicchiere, prendendolo fra le mani che mi sembrano maledettamente tremanti, insicure.

-Bevilo, ne hai bisogno.- la voce di Angel sembra non fare troppo effetto su di lui; guarda quel caffè in silenzio, lo sguardo di nuovo basso, lontano.

È Angie che s’inginocchia di fronte a lui, prendendogli il viso fra le manine e costringendolo a guardarla.

-Ben, per favore. Non ti serve a niente stare così, né a te né a lei.- gli fa, e giuro che mi stringe il cuore, vederlo con quelle lacrime appena accennate negli occhi neri, che la guarda implorante – e incapace, di dire qualsiasi cosa.

E quindi annuisce. Muove appena la testa, scivolando via dalla presa di Angie, bevendo appena un sorso del caffè che gli ha portato. Lo vedo quanto si stia sforzando, quanto si stia costringendo a muoversi, a reagire.

Dai, Ben. Non posso perdere anche te, non adesso, dannazione.

Lo vedo guardare il caffè, le dita pallide anche in confronto al bianco del cartone. È frustrante, e doloroso, vederlo così.

E poi lo vedo prendere un respiro profondo, come se stesse per affrontare una sfida; e so che è così, so che sta combattendo contro tutto il dolore che ha dentro.

La sua voce è rauca, lontana, spenta, quando parla. Gli occhi neri sono vuoti, il viso non esprime nessuna emozione: è pallido Ben, è pallido come un morto.

-Possiamo…possiamo vederla.-

Ed è nello stesso istante in cui pronuncia queste parole, che io guardo Angel e lei guarda me: annuisce, quasi impercettibilmente, e capisco che nella sua mente è passato lo stesso pensiero.

Ben non è andato.

So perché non è corso da lei appena gli hanno detto che era possibile vederla: si sente in colpa, terribilmente in colpa, e non si sente merito nemmeno di avvicinarsi a lei. Preferisce macerare da solo, nel suo dolore, negandosi persino il desiderio di scorgerla.

Lo conosco, e direi anche molto bene. Ma conosco, e non poco, anche qualcun altro.

Ray ha bisogno di lui.

Non so come, non so in che modo, non so perché ho questa convinzione: ma se il mio istinto non si sbaglia – e sui miei amici, almeno, non sbaglia mai –, Ray ha bisogno di sentirlo vicino, di sapere che c’è, di sapere che non se n’è andato.

Cretini. Entrambi.

-Vieni.- faccio improvvisamente, passando un braccio intorno a quello di Ben e costringendolo ad alzarsi. Ignoro quella brutta fitta al cuore, quando mi guarda con quegli occhi tanto spenti, confuso.

-Dove?- mi chiede, e nonostante tutto è un sollievo sentirlo parlare, dopo tanto silenzio.

-Ti porto da lei.-

 .

 .

[Ray.]

Il silenzio è qualcosa di tremendo, dopo un po’.

È come un cuscino premuto sulle orecchie: scava, scava fino in fondo alla tua testa, riempiendoti di niente fino a che di te non rimane altro che un confuso nulla. Ho sempre odiato il silenzio, specialmente quello degli ospedali; persino il rumore delle macchine si affievolisce, dopo un po’, e rimane soltanto un indefinito ronzio snervante che ti trapana il cranio.

Non ho idea del perché, ma sono abbastanza conscia di quello che è successo e di dove sono.

Non riesco a muovermi; non riesco nemmeno ad avvertire il mio corpo, mi sento intrappolata in una gabbia di ossa e carne decisamente messe male.

Sono confusi, i ricordi delle ultime ore; ho voci che si rincorrono nella mia mente, rumori elettronici, scalpitii di passi e clangori di bisturi che si mischiano in un caos inestricabile, da cui sono riuscita a capire soltanto poco.

Hanno detto che sono in coma.

Mi sembra tanto assurdo…sono qui, penso, ragiono, avverto quello che mi capita intorno. Come posso essere in coma?

Non ci voglio credere, non ci voglio pensare.

Non posso essere in coma, è assurdo, non…

Sono in coma, questo è quanto. Avere paura non serve a niente…

Sento i BIP ritmici che scandiscono il battito del mio cuore, il suono ovattato del respiratore; li conosco, purtroppo. Ho visto troppe persone che amavo nel mio stesso stato, e ogni volta – ogni singola volta – è stata una pugnalata in mezzo al petto.

È stupido avere paura. Dai, Ray, cosa può succedere?

Non c’è nulla di cui aver paura. È un ospedale, sono solo quattro mura e qualche medico, non è niente di così terribile.

Non pensare che qua dentro le persone muoiono, Ray.

Non pensare che hai perso tanto, troppo, in posti come questo.

Non serve a niente pensarci ora, Ray. Non puoi fare niente, non puoi nemmeno piangere, a cosa serve andare nel panico adesso? Avere paura degli ospedali è stupido, avanti Ray, sei sempre stata coraggiosa, cosa vuoi che sia?

‘Sti cazzi, dannazione.

Ho paura.

Non ho paura di morire, non penso di averla mai avuta; ma ho paura di questi posti, ho paura dei medici, degli aghi, ho paura della consapevolezza di essere qui da sola, in trappola dentro me stessa.

Vorrei essere a casa.

Vorrei essere nel mio letto, vorrei sentire accanto a me il respiro di Ben.

Vorrei avvertire il suo calore, stringermi con forza al suo petto e chiudere gli occhi, respirando il suo profumo. Vorrei sorridere nel buio, fra le lenzuola del nostro letto, vorrei che non fosse mai successo niente…

Vorrei piangere, adesso.

Vorrei piangere tutte le mie lacrime, vorrei che fosse qui.

Ben.

Non riuscirò a smettere di chiedermi il perché, Ben.

Non riuscirò a smettere di chiedermi dove ho sbagliato, cosa non ho fatto…

Ma in fondo, forse dovevo aspettarmelo.

Non ho mai avuto nulla di così speciale da meritare una persona come Ben, dovevo immaginarmelo che si sarebbe stancato, che avrebbe cercato un’altra…

Un rumore sottile mi strappa dai miei pensieri, spezza questo silenzio assordante che mi circonda. Un cigolio, un rumore di passi; due persone che entrano…saranno altri medici, saranno infermieri. Non lo so, e non m’importa.

Sono già pronta ad abbandonarmi in quell’oblio che somiglia molto ad un tiepido sonno senza sogni, quando una voce risuona in questa stanza.

Una voce che conosco.

Una voce che riconoscerei fra mille.

La sua.

 .

-Ray…-

 .

Ben.

È...è Ben.

È qui.

Qui...

Se potessi, ora sentirei gli occhi riempirsi di lacrime. La mia anima lo sta già facendo, sta già piangendo: ho sentito qualcosa stridere, dentro di me, al solo suono della sua voce.

È qui, Ben, è qui vicino a me.

Forse, dopotutto, è meglio che io non possa muovermi, adesso. Non so quanto potrei reggere, non so quanto il mio cuore potrebbe sopportare di vederlo così vicino, eppure tanto lontano – quanto non è mai, mai stato.

Ha una voce strana, è troppo rauca. Sembra quasi che non parli da ore, o che abbia urlato.

Avverto solamente un morbido tonfo, un suono ovattato che mi raggiunge da lontano.

 .

-Ben, ehi…-

 .

E questo è Will.

Lì per lì non capisco cosa sta succedendo, non riesco a comprendere. La voce di Will è preoccupata, quando si rivolge a Ben; è la stessa voce che gli ho sentito quando ero malata e bloccata a letto, con tanto di febbrone da cavallo. È lo stesso tono gentile, dolce, pieno di affetto, che ha usato con me tante volte.

 .

-Ray…-

 .

Ma è la seconda volta che sento la voce di Ben, che qualcosa mi squarcia di nuovo il petto.

Perché c’è qualcosa di terribile, nel mio nome pronunciato con tanta sofferenza, con tanto dolore. Qualcosa che mi dilania più di qualsiasi altra, qualcosa che non è altro che un coltello dritto nell'anima.

C’è terrore, nella voce di Ben.

Che cosa diamine...

Sta piangendo.

Ben…Ben sta piangendo. Lo sento singhiozzare, lo sento serrarsi le mani sul viso, posso quasi vedere la sua schiena sussultare, i capelli ricadergli morbidi intorno al viso.

Non l’ho mai visto piangere.

Perché…Ben, no, ti prego. Ti prego, ti scongiuro, non piangere

Fa male.

Fa male, sentirlo così.

Vorrei soltanto alzarmi da questo letto. Vorrei soltanto abbracciarlo con tutta la forza che ho, vorrei soltanto che non soffrisse più così. C’è qualcosa di terribilmente sbagliato nel sentirlo così, c’è qualcosa di tremendamente doloroso nel sapere che sta soffrendo così tanto.

Perché sì, sono un’idiota. Nonostante tutto quanto, nonostante stia soffrendo, nonostante mi stia chiedendo che cosa ci fa qui, la cristallina consapevolezza che mi ha tenuto in piedi da quando lo conosco è sempre lì: lo amo, lo amo con tutta me stessa.

Lo amo tanto da star male, adesso, tanto da sentire i frammenti del mio cuore incrinarsi terribilmente nell'udire i suoi singhiozzi.

 .

-È colpa mia, Will…è tutta colpa mia…-

 .

Will, ti prego, fa’ qualcosa.

Ti prego, ti prego non lasciare che si autodistrugga, ti prego.

 .

-Ben, è stato un malinteso. Qua l'unica che ha qualche colpa, è la Egerton.-

 .

Lo sento, l'odio che freme nella voce di Will nel pronunciare quel nome. Per un istante, è come se sentissi la mia.

No, wait.

Un malinteso?

 .

-Dovevo fermarla, dovevo spiegarle…sono rimasto lì come un coglione, se fossi riuscito a spiegarle, se…-

 .

Me ne sono andata senza lasciarti dire nulla, Ben, non è colpa tua…

 .

-Ben, ti ricordi di chi stai parlando, Ray…? Hai presente, il sinonimo di “impulsività”?-

 .

Oh, beh. Non posso che dargli ragione.

 .

-Dovevo fare qualcosa…-

-Non sarebbe servito. Non ti avrebbe ascoltato, non prima di aver sbollito e probabilmente ucciso quella…donna?-

 .

Will fa come me. Sta facendo come farei io. Sta facendo ironia, sta cercando di sdrammatizzare.

Crollerà. So che crollerà, se non è già successo. Lo so, perché è quello che succederebbe a me, al suo posto.

 .

-Non insultare le donne.-

 .

La voce di Ben, spezzata dal pianto, vibra di una rabbia a stento repressa che riesce a lasciarmi allibita, qua, in trappola nel mio corpo.

Ma che cosa…

 .

-L'ho spinta via, Will…te lo giuro, su qualunque cosa, non l'ho nemmeno guardata, non…-

 .

Dea…ma allora…

 .

-Ben, lo so. Lo so, okay? Ha fatto come fanno in tante, ti s'è buttata addosso e ha fatto scattare una foto compromettente. Ha sempre odiato Ray, lo sai anche tu.-

 .

Cristo.

Cristo, Cristo, Cristo, Cristo.

Se non fossi piantata qui, in trappola nel mio stesso corpo, probabilmente mi starei prendendo a schiaffi al momento.

…come posso essere stata così stupida?

Ben non gli risponde, Ben continua a singhiozzare. Sento qualche rumore, una sedia che gratta il pavimento, e mi rendo conto che Will si è seduto accanto a lui.

 .

-Potevo fermarla…-

 .

Un'altra pugnalata affonda nel mio cuore, stavolta macchiata di un veleno terribile: il senso di colpa.

 .

-No, non avresti potuto. Che cosa avresti fatto, al suo posto? Ti saresti sentito deluso, tradito, saresti voluto soltanto morire pur di non pensare che lei non ti amasse più.-

 .

Sorvolando sul fatto che è praticamente impossibile che succeda, eh.

 .

-S-Sìpenso…penso di sì.-

 .

Nessuno dei due parla più, per un po’. Sento solo i singhiozzi di Ben, lacerare un sussulto dopo l’altro questo cuore troppo debole per lasciarmi aprire gli occhi.

 .

-Ben… sai, Ray non si è mai ritenuta abbastanza, per te.-

 ..

Ti ucciderò William Moseley, per aver detto questo.

Cazzo.

Ti avevo pregato di non dirglielo mai Will...

 .

-C-che cosa?-

-Se sapesse che te lo sto dicendo, mi strangolerebbe.-

 .

Poco ma sicuro.

 .

-Ray ti ama in un modo che non ho mai visto, Ben. È una cosa inquietante, quasi, la vedo quando ci sei e non ci sei, e sono due persone diverse, completamente diverse. Quando è con te è sé stessa, è Ray, è felice. Ma quando è sola…è a metà. Vive, per te.-

 .

Ben non dice niente, quando Will fa una pausa.

Ma...te lo deve dire Will, Ben? Te lo deve dire lui, quanto ti amo, non ci arrivi?

Quanto sei sciocco, amore mio.

 .

-Sai, Ray e l'autostima non vanno d'accordo. Non si è mai sentita abbastanza per te, abbastanza bella, abbastanza intelligente, abbastanza donna, abbastanza…tutto. Ha sempre avuto il terrore che tu potessi trovare qualcuno di migliore di lei, che ti meritasse più di lei, e ci ha creduto immediatamente quando ha visto quelle foto.-

 .

Mi sento giusto un poco un’imbecille, al momento.

 .

-Ma…ma è una follia!-

-Lo dici a me? Detto fra noi, dovresti baciarti i gomiti ad averla al tuo fianco, e ringraziare ogni mattino che sia innamorata di te.-

-Lo faccio. In ogni secondo.-

 .

Ben...

 .

-Vado da Angel, okay? Torno presto.- sento il rumore dei suoi passi, sento la sedia che si muove, sento la porta.

Lo sento rassicurare Ben, forse per l’ennesima volta.

 .

-Si sveglierà. Lo so che si sveglierà.-

 

Contaci.

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My Space:

non ci speravate più, ditelo xD E invece sono qua; prima di partire per lidi che è meglio non nominare *sorriso angelico*, a pubblicare il nuovo capitolo (lunghissimo, peraltro) di Phoenix.
Allora, che dire: Ben è un pò meno da "prendiamo le torce e i forconi!" xD poverino ç.ç e Will ç.ç
Datemeli da coccolareeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ç_____ç
Ne voglio due ç.ç
Va beh, evitiamo i miei scleri; devo dire che ultimamente Will mi esce pure intelligente xD
Un'unica cosa: ho trovato l'attrice perfetta per la mia Ray, ed è MEG RYAN - prima della plastica e della vecchiaia, ovviamente ^^" specialmente in questa foto:


 Lady Nionu [Contatta] Segnala violazione
 19/08/10, ore 10:03 - Capitolo 2: 2.
Ehi, grazie mille della recensione!!! ^_____^ Sono contenta che il mio capitolo ti sia piaciuto, per quello che riguarda Will anche in questo ce n'è da vendere ^^" Ray sopravviverà? Adesso magari la voglia anche c'è, prima la vedevo molto, molto dura...e invece quella testaccia della mia Ray  ci deve craniare contro, per capire -.- Spero che ti sia piaciuto, aspetto il tuo commento :)
 romina75 [Contatta] Segnala violazione
 18/08/10, ore 17:36 - Capitolo 2: 2.
tesoro nuu, non piangere ç.ç
Anche se a dirla tutta ho pianto anche io ^^"
E anche in questo ho pianto come una disperata, un pò per Will (con tutto quello che ho passato, mi sono sentita toccata sul vivo scrivendo la sua parte), per Angie, per Ben...che inferno è stato scrivere di Ben ç__ç
Ho una sorpresa da parte, per il prossimo capitolo *risata sadica* ci sarà anche la Egerton *altra risata sadica*
Ti voglio bene <3
 Jordy Klein [Contatta] Segnala violazione
 18/08/10, ore 02:19 - Capitolo 2: 2.
Grazie mille! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo ;)
 giu020 [Contatta] Segnala violazione
 17/08/10, ore 23:59 - Capitolo 2: 2.
Ma chi si rivede! Che bello vederti di nuovo fra i recensori :)
Sono tanto, tanto felice di essere riuscita a colpirti così tanto; ci ho messo il cuore in questa fanfiction, che viene da un mio momento molto, molto brutto - che in parte non è nemmeno finito -.- ma si tira avanti =) sono felice di averti coinvolta tanto *.* spero che anche questo capitolo riesca a colpirti, anche se so anch'io che è pesante, e tanto ^^"
 Alchemia [Contatta] Segnala violazione
 17/08/10, ore 23:10 - Capitolo 2: 2.
Povero Voody, ha già fatto gli straordinari a causa mia e mi sa che farà il bis xD
Cosa ti devo dire? Ti spedisco taaaaaaaaaaanti miciotti con gli occhioni lucidi xDDDDDDDDDDDDDDD <3

   
 
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