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Autore: HonoSamurai    31/08/2010    4 recensioni
Una GodotXPhoenixXGodot Si svolge dopo la fine del gioco Trial and Tributation, Godot è in prigione e Phoenix decide di aiutarlo...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Godot, Phoenix Wright
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fic venuta in mente dopo aver finitor Phoenix Wright Trial and Tributation..lo so non è particolarmente lunga, ma mi è venuta in mente da un flash che mi è apparso in mente.

La storia è vista dal punto di vista di Godot.


Pairing: GodotXPhoenix


I can't see your death


La stanza era completamene insonorizzata in modo tale da impedirmi di sentire qualsiasi rumore al di fuori del mio cuore, ero stato privato della mia maschera,

le tenebre mi avevano nuovamente avvolto.

Ero stato legato con una camicia di forza di quelle usate per i matti.

Non ero pazzo, lo sapevo bene, ma tutti mi trattavano come tale.

Loro sembravano non desiderare altro che rinchiudermi in un istituto di igiene mentale nel momento in cui avessi scontato tutta la mia pena.

Non mi volevano liberare realmente, desideravano soltanto rinchiudermi in un angolo e dimenticami.

Mi odiavano.

Non so quanto tempo era passato dopo essere stato "smascherato" da Light,

non so quanto era passato dal processo per direttissima che aveva visto il giudice, solo grazie alle testimonianze a mio favore, condannarmi a vent'anni di reclusione in questa maledettima cella...

Mi andava bene.

Almeno non ero morto.

Almeno mi potevo illudere di aver salvato una Fey..

Quando la porta da cui ero entrato molto tempo si aprì non ci potevo credere, mi sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che avevo sentito sulla pelle un soffio d'aria.

Erano forse passati vent'anni?

La mia cognizione del tempo era totalmente distorta da quel luogo privo di tempo e dalla mia incapacità di vedere.

Qualcuno mi aiutò ad alzarmi, sentivo delle mani sorreggermi mentre venivo condotto fuori da quel posto dall'acre odore di chiuso.

L'aria che prima era soltanto una flebile brezza molto simile all'aroma del caffè che bevevo la sera mi avvolse con la sua frescura.

Non potevo vedere.

Ma ero certo di essere fuori.

Due persone, molto probabilmente due secondini, mi stavano letteralmente portando di peso lungo quello che sapevo essere il corridoio del mio braccio che successivamente si sarebbe unito ad un altro corridoio, rimase silenzioso avaro di ogni suono che udivo.

Il ticchettio di un orologio.

I passi dei due uomini.

Le voci degli altri detenuti.

Un battito d'ali.

Una porta che si chiudeva.

Qualsiasi rumore era per me fonte di una ritrovata vita.

Avvertivo il mio cuore aumentare i battiti che mi rimbombavano insistentemente nelle orecchie.

Era finita.

Forse.

Mi aggrappai alla speranza di quel forse anche se, una volta fuori, sapevo di essere totalmente solo.

Non c'era più Mia.

Non c'era più una famiglia per me.

Riuscii a percepire che dal corridoio ero stato condotto in una stanza, mi fecero sedere su una sedia e fu in quel momento che aguzzai l'udito per capire chi si trovasse nella stanza oltre a me ed i due secondini.

Non udii nessuna voce, avvertii il suono di una sedia che veniva spostata e qualche secondo dopo un aroma che ben conoscevo mi arrivò al naso.

Caffè.

Chiunque avevo di fronte mi aveva appena messo sotto al naso la bevanda che più preferivo:

-Chi..chi sei?-

Chiesi con voce roca, era ormai da diverso tempo che parlavo.

Vent'anni?

Non lo sapevo, ma fu doloroso.

-Amaro e nero, giusto? -

Finalmente il mio interlocutore parlò permettendomi così di riconoscerlo, non avrei di sicuro sbagliato a riconoscere quella voce!

Mi stupì di ritrovarmelo di fronte proprio in quel luogo, tra tanti era quello che mi aspettavo di meno di rivedere una volta uscito di prigione.

-L..light?!-

Riuscii a balbettare, Phoenix mi avvicinò la tazza permettendomi così di bere, non lo bevvi velocemente, ne assaporai ogni sorso senza fretta.

Dio da quanto non bevevo un caffè!

Mi sembrò il più buono che avessi mai bevuto comparato anche alle miscele più pregiate, Wright aspettò che finissi di bere per riprendere a parlare, lo sentii muovere una sedia per sedersi vicino a me...

-Diego..-

L'ultima persona che mi aveva chiamato per nome era sta Mia...

Abbassi il capo, ricordarla mi faceva ancora male.

Mi mancava da morire, lei..

Lei era sta molto di più di una semplice collega.

-..sono passati solo cinque anni dalla tua condanna..-

COSA?!

Solo cinque anni?

Dovevo passare altri quindicianni d'inferno?

Il mio cuore perse un battito a quel pensiero, l'idea della morte mi solleticò la mente per un'istante:

-...vista la pesantezza della pena che ti è stata attribuita ed il motivo per cui hai commesso l'omicidio, beh...non so come, sono riuscito a farti ottenere gli arresti domiciliari...so che non è molto, ma almeno non starai chiuso in quella cella..-

Basta...reclusione?

Sarei tornato fuori con il semplice obbligo di vivere in una casa?

Ciò che Phoenix aveva ottenuto era più di quanto un omicida potesse desiderare considerndo la tipologia del reato, lo fissai stupito non tanto per la buona notizia, ma per la domanda che mi sorse in mente.

Perchè?

Perchè mi aveva aiutato?

-...ho ottenuto dal giudice la tua custodia, starai a casa mia...-

Le ultime parole di Phoenix destarono in me ulteriore stupore, scossi il capo confuso:

-Perchè lo fai?-

Non potevo vedere in viso Light nè comprendere quale astruto ragionamento stesse facendo.

Passo un lungo attimo di silenzio, poi Wright con voce calma mi rispose:

-Beh, penso che ne hai passate abbastanza, un pò di pace è ciò che ti serve e poi hai aiutato Maya, no? Se non fosse stato per te a quest'ora sarebbe morta, non importa ciò che ti spingeva a farlo, ma il fatto che l'hai aiutata..-

Quell'avvocato era terribilmente ottuso!

Come faceva a non comprendere che non tutte le persone erano piene di buoni propositi come lui?

La sedia si mosse, segno che Phoenix si era alzato, lo sentii allentare le cinture della camicia di forza e sfilarmela.

Il poter distendere le braccia dopo molto tempo fu doloroso e piacevole allo stesso tempo, i miei muscolo sembravano totalmente antrofizzati dal prolungato inutilizzo:

-Vedrai che andrà meglio una volta fatto un bagno e un pranzo decente, Maya di riempirà di Hamburger come minimo..-

Maya?

La sorella di Mia viveva con Phoenix?

Forse era stata lei a convincere Light a lottare per me..

Un familiare peso mi venne sistemato sulle orecchie e sul naso.

Il mio visore..

Finalmente ripresi a vedere, la prima cosa che il mio sguardo colse fu Phoenix seduto accanto a me: non aveva più quel completo classico che indossava sempre in tribunale, ma un semplice maglione bianco e un paio di pantaloni neri...

Da ciò che potevo vedere, aveva in testa un orrendo cappello azzurro, aveva tagliato i capelli ed una leggera barba incolta...

Ogni ombra di fanciulezza era scomparsa dal suo volto sia dal suo fisico che si era trasformato in quello di un uomo adulto.

Mi sorrideva, quel sorriso che tuttavia non aveva subito alcun cambiamento e che ora non più rivolto ad altri, ma a me.

-Su, ora ti porto a casa...ho già sbrigato tutte le procedure e firmato la marea di documenti per la custodia..-

Si alzò in piedi tendendomi una mano:

-Riesci a camminare? Hai bisogno di una mano?-

Mi riusciva ancora difficile riprende le mie antiche abitudini.

Il mio vecchio cipiglio.

La prigionia mi aveva logorato e non riuscivo nemmeno ad elaborare un pensiero ironico.

Scossi tuttavia il capo e, molto lentamente, mi alzai sulle mie gambe sostenendomi al tavolo con una mano per evitare di cadere a terra se avessi avuto un qualsiasi calo di pressione.

Vedendo che riuscivo a stare in piedi Wright si avviò alla porta sorridendo.

Ero libero.


Erano passati circa tre mesi da quando ero diventato ufficialmente inquilino forzato di Light.

Non era male, anche perchè con la scusa che ero reduce dalla prigione si ostinava a voler fare tutto.

Senza contare la presenza saltuaria di Maya che, asserendo che ero debole e che dovevo rimettermi, mi rimpiva di hamburger o mi usava come cavia per le sue ricette..

Non mi dispiaceva.

L'ambiente era sempre molto solare e familiare, Wright mi aveva perfino comprato diverse varità di caffè per farmi un regalo e non mancava mai di chiedermi se volevo qualcosa di particolare.

Ero trattato alla stregua di un bambino!

Abitando con Phoenix avevo imparato a conoscerlo e, giorno per giorno, si mi ero reso conto di quanto assomigliasse a Mia nel modo di comportarsi e di pensare.

Era il degno discepolo della mia amica.

Una delle tante giornate calme, al posto di guardare la televisione, mi soffermai a guardarlo mentre lavorava al fascicolo di un caso..

Phoenix si ostinava a non parlare mai di lavoro in mia presenza come se non desiderasse farmi pesare il fatto che non ero più procuratore, non che mi interessasse quel lavoro in fondo avevo iniziato a farlo per proteggere Maya..

Mi soffermai a studiarne l'espressione corrucciata mentre scribacchiava su un quadernetto degli appunti passando con lo sguardo tra i vari elementi del registro processuale..

Mia..

Senza rendermene conto mi alzai in piedi avvicinandomi silenziosamente a lui, lo osservai sempre più da vicino, ma il mio cervello ormai aveva deciso di giocarmi un brutto scherzo.

Ormai non vedevo più Light davanti a me, ma Mia.

Mi abbassi facendo combaciare il mio petto a parte della sua schiena curva:

-Problemi con il caso?-

Mi sembrò quasi di essere tornato a quando stuzzicavo Mia nei giorni che avevano preceduto il nostro unico caso insieme, Phoenix si voltò ancora una volta chi il mio cervello mi fece vedere volarsi stupito fu Mia.

Mi chinai e senza pensarci troppo la baciai.

O meglio, lo baciai.

Wright mi scostò rompendo così l'incanto creato dal mio cervello:

-Cosa diavolo fai?!-

Esclamò palesemente imbarazzato, scossi il capo:

-Non lo so..-

Cercai velocemente una qualsiasi battuta da abbinare al mio solito sorriso per poter così risolvere la questione, ma non mi venne in mente nulla.

Perchè diavolo l'avevo fatto?!

-Baci sempre la gente senza motivo?-

Potevo benissimo vedere che Phoenix fissarmi con uno sguardo a metà tra il triste e lo stupito, scossi nuovamente il capo.

Dannazione quella situazione mi aveva privato della mia proverbiale loquacità!

-No, sei il primo che bacio...-

Sorrisi, riuscii ad esibire uno dei miei migliori sorrisi.

Non sapevo nemmeno cosa diavolo stavo facendo, ma tanto il caffè era versato..

Tanto valeva seguire l'istinto che mi aveva portato a vedere Mia al posto di Light, gli afferrai il mento ed alzandoglielo leggermente sussurrai:

-...mi hai dato l'impressione di avere un'aroma interessante..-

Wright mi fece un mezzo sorriso:

-Più interessante del caffè?-

Colsi un altra domanda velata dietro a quelle parole.

Io amavo il caffè...

Per caso Phoenix mi stava chiedendo..

Non ci pensai che qualche secondo prima di rispondere, o meglio, io mi sarei concesso qualche attimo di più.

Giusto per sicurezza, ma il mio cervello impose alla bocca di muoversi:

-Si, penso di si..forse-

Phoenix mi abbracciò con forza facendomi sbattere contro il muro alle mie spalle per lo slancio che si era dato, avvicinò il suo viso al mio.

Potevo benissimo avvertire il suo fiato sulle mie labbra.

-Ti può servire una seconda "degustazione"?-

Sorrisi:

-si, può servire..-

Lo baciai nuovamente, questa volta perfettamente cosciente di ciò che stavo facendo.


Ricordo ancora come me lo chiese, balbettando vicino al tavolo mentre sistemava la spesa.

Poco romantico.

Poco normale..

Ma era da Phoenix.

Ricordo come Maya fu felice della notizia e di come Pearl picchiò Phoenix per non essersi messo con la Maestra del Kurain.

Risi.

Era da tanto che non ridevo di gusto.

Phoenix mi faceva sentire leggero e spensierato, mi infondeva il suo ottimismo ogni giorno.


Venerdì 15 Marzo – Casa di Phoenix


Erano le sei e mezza...

Phoenix sarebbe dovuto tornare da circa mezz'ora...

Sospirai, avremmo dovuto passare insieme la serata visto che il giorno dopo sarebbe venuto a trovarsi Edgeworth dalla Germania..

Ospiti=poca privacy=..

Beh era facile da comprendere..

Mi affacciai alla finestra, finalmente lo vidi arrivare..

Zoppicava e si appoggiava al muro..

Corsi senza pensarci un attimo fuori dall'appartamento percorrendo le scale velocemente, lo raggiunsi in poco meno di due minuti:

-Phoenix!-

Lo chiamai aiutandolo a reggersi in piedi, lui si appoggiò tremante con una mano alla mia spalla..

Non vedevo alcuna ferita...

Non sembrava essere in condizioni così pessime, gli passai un braccio intorno alla vita per sorreggerlo e fu in quel momento che qualcosa di umido mi bagno la mano.

Sapevo cos'era...

Lo intuii senza aver bisogno di guardarmi la mano..

Sangue...

Il sangue di Phoenix.

Lo feci sedere a terra e prenendo il suo cellulare chiamare il 911 per far venire un'ambulanza, non potevo nemmeno constatre i danni.

DANNAZIONE.

Perchè Phoenix si metteva quei maledetti maglioni bianchi?!

-Phoenix...Phoenix dimmi chi è stato?-

Wright tentò ti parlare, ma era evidente che il sangue gli ostruiva la gola.

Gli accarezzai una guancia cercando in qualche modo di calmarmi, senza successo.

Stava succedendo di nuovo!

Una persona da me a amata stava nuovamente morendo.

-Phoenix...non, non puoi morire...-

Gli sussurrai a fior di labbra con voce tremante, Light alzò un mano..

Forse per farmi una carezza,

forse per stringere la mia,

forse...

Non lo seppi mai, Phoenix morì così..

Con un mezzo sorriso dipinto in volto e lo sguardo fisso su di me.


Quando i soccorritori arrivarono trovarono Godot ancora fermo di fianco a Phoenix a stringergli la mano, sul maglione del fu avvocato difensore..

Rosso su bianco..

C'era scritto "Prosecutor's slave"..

Godot non poteva vederlo..

Rimase immobile a guardare l'ambulanza andare via con ciò che ormai era solo il corpo privo d'anima della sua luce..

Solo quando il veicolo fu lontano sentì una voce conosciuta alle sue spalle esordire con voce trionfante:

- Benvenuto nel mio inferno...-

Fu un attimo.

Un volto conosciuto, fin troppo bene,

uno sparo..

E poi il buio.



   
 
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