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Autore: foglietta no yoko    31/08/2010    4 recensioni
quattro ragazzi, divenuti pirati per inseguire un sogno, una ciurma, il cui capitano è famoso per la sua taglia e per le amicizie potenti da lui instaurate nel corso del tempo. anche lui ha un sogno, vuole diventare il re dei pirati ma, i quattro nuovi arrivati, l'aiuteranno in questo viaggio oppure gli intralceranno la strada? opera scritta per tre persone che, in questo periodo, mi sono sempre state vicine, fisicamente, spiritualmente, facendomi amare la loro amicizia!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Oltre i mari dell’avventura

il cielo limpido, solcato da lattee nubi tranquille come le onde che s’infrangevano a prua della loro imbarcazione, scandivano quelle giornate sempre uguali tra loro che li dividevano dall’arrivare nell’arcipelago Sabaody.

la loro nave, la Revenge, navigava placidamente, ignara del frastuono che, di lì a pochi minuti si sarebbe venuto a creare.

Ace era morto…se ne era andato da ormai 2 anni e, benché dicessero che il tempo cura molte ferite, il solo pensare al suo sorriso solare gli provocava dolori inimmaginabili alla bocca dello stomaco.

non erano crampi di fame, aveva smesso da qualche tempo di abbuffarsi come era solito fare con i suoi nakama

già, i suoi compagni…chissà quanto erano cambiati, quanto erano migliorati, in quei due anni di lontananza.

-Rufy-kun, la mia specie non è ben vista in queste isole…ti devo salutare qui!-

lo riscosse dai suoi pensieri Jimbe, il cavaliere del mare.

delle ferite riportate appena dopo la battaglia di Marineford, non rimanevano che chiare cicatrici, oramai mimetizzate col colore della pelle blu dell’uomo pesce.

-grazie mille Jimbe, non so che avrei fatto senza il tuo prezioso aiuto! prometti che ci rivedremo!-

-ma certo Rufy-kun, vi aspetto, te e la tua ciurma, all’isola degli uomini pesce! stammi bene!-

e, voltando le spalle al moro, ora ritto in piedi sul suolo dell’isola su cui aveva fatto promessa di ritorno, lui e suoi compagni, se ne andò nelle oscure profondità marine.

sono passati due anni…due anni che non vedo i miei amici, la mia famiglia! e pensare che tutto è iniziato perché ho dato un pugno a quello stupido drago celeste!

quel gesto mi è costato la separazione dai miei amici ma, benché sia stato pericoloso e abbia comportato la morte di Ace, l’avrei fatto mille e mille volte ancora…

gli amici sono tutto per me…e nessuno può permettersi di toccarli!

e, con questi pensieri, si avviò verso la Sunny, che lo aspettava ubbidiente ancorata in un’insenatura nascosta di quell’isola maledetta.

il ponte di legno chiaro riluceva pulito sotto i raggi tenui del sole nascente ma, benché l’ora prevedesse poca gente in giro, già metà della ciurma era affaccendata sul ponte.

bhè, c’è da dire che, di una ciurma composta da solo 4 pirati, la metà è ben esigua cosa, a fronte delle flotte di pirati che solcano da secoli quel mare chiamato “Rotta Maggiore”.

dall’alto della vedetta, una ragazza dai lunghi capelli neri e dagli occhi felini, dell’inusuale colore viola ametista, annunciò il buongiorno ad una seconda ragazza, la quale, lentamente, stava dirigendosi verso la cucina.

-ohi Lily! vai a fare la colazione?-

la ragazza in questione, non più sorpresa dalle abitudini di quello che era il suo capitano da 5 anni a quella parte, rispose scostando qualche ciuffo castano sfuggito alla lunga treccia che le scendeva sino a metà del busto.

-certo Ther, ti porto qualcosa?-

con un balzo degno di un gatto, Ther si sporse dal parapetto della postazione di guardia e si lasciò cadere nel vuoto, atterrando in piedi proprio come un felino.

-mmh…per me il solito ma prepara qualcosa di dolce per gli altri due! li vado a svegliare io…-

-ma è stra presto! perlomeno, nelle loro abitudini è prima del solito…-

-lo so Lily ma ci sono isole all’orizzonte…tra poche ore dovremo attraccare e c’è bisogno di tutti…-

quindi, camminando silenziosamente, scese nei dormitori, lasciando la compagna a fissare la sua schiena, rattristata.

da quando te ne sei andato, non è più lei, sospirò la castana, per poi sbrigarsi e affaccendarsi ai fornelli, come di consueto.

INTANTO, NEI DORMITORI FEMMINILI…

il buio permeava l’ambiente adibito a dormitorio…il lungo corridoio dalle pareti lignee e spoglie s’affacciava su tre porte diverse, le quali racchiudevano tre stanze diverse di tre persone diverse.

la prima entrata, in ciliegio rossiccio, introduceva ad una camera, quella di Lily, completamente ridecorata e adattata allo stile naturalistico della ragazza.

la seconda soglia, era in fine mogano e apparteneva alla camera di Ther in persona e, l’ultima entrata, portava, tramite una porta in acero chiaro, alla tana di quella che, di mattino, è la belva più feroce da incontrare.

-Mistral?-

sussurrò tranquillamente Ther, ignorando l’aura oscura che, metaforicamente parlando, si irradiava dalla figura stesa sul letto e raggomitolata su un fianco.

una persona che tiene alla propria vita, già al primo sbuffo della sagoma stesa sul giaciglio, avrebbe abbandonato quella stanza immediatamente ma, non Ther, lei aveva una “missione” da compiere.

-Mistral? svegliati, dobbiamo attraccare!-

continuò a sussurrare la mora, accostando appena il viso alla figura della compagna addormentata.

-non mi lasci altra scelta! o ti alzi immediatamente o ti sveglio a modo mio!-

annunciò in tono cupo il capitano.

la proposta “magnanima” della giovane venne nuovamente ignorata e, come promesso, ciò comportò il piano “B”.

silenziosamente e strisciando attaccata al muro, così da evitare qualsiasi fascia di luce che avrebbe potuto annunciare la sua presenza alla “sorella”, raggiunse trionfante le tende che separavano il riverbero del sole sulle onde del placido oceano, dalla tranquillità buia della cabina di quella nave.

scostandole con forze, i caldi ma non prepotenti raggi dell’astro solare, si riversarono nello spazio “vitale” di una ragazza dai lunghi e arruffati capelli neri, illuminando il viso dalla pelle chiara.

-Chi cazzo è a quest’ora?-

domandò con voce lugubre quella che doveva chiamarsi Mistral.

-Yo Mistral! avrei bisogno che tu ti alzassi!-

-che ore sono Ther?-

-mmh, lasciami dare un’occhiata…sono le 8 e tre quarti, perché?-

alla domanda seguì un silenzio carico di oscuri presagi al quale, a loro volta, seguirono un sacco di altre azioni.

infatti, la seconda mora, Mistral, con scatto inverosimile, s’avventò contro il suo capitano, ruotando il busto a mezz’aria, così da avere tra le braccia il torace di Ther.

-e tu mi svegli a quest’ora per quale arcano motivo, capitano?-

chiese Mistral, sull’orlo di una crisi di nervi, calcando particolarmente sull’ultima parola.

infatti, alla giovane, due cose non dovevano essere assolutamente toccate, in primo luogo, il suo capitano e i suoi compagni e, in seconda posizione, le sue 10 ore minime di sonno, al giorno.

non che la prima regola fosse stata infranta ma questo non valeva anche per la seconda.

-ci sono le isole dell’arcipelago Sabaody in vista e tra poche ore dovremmo attraccare ma, se te e Huron non mi date una mano, ciò non sarebbe possibile.-

tranquillizzata dall’esistenza di un motivo per il comportamento della mora, Mistral s’accinse a indossare qualcosa, per poter andare in cucina e mangiare, cioè fagocitare qualcosa, qualunque cosa, che potesse affogare il suo rammarico per il sonno perduto.

poi, una sadica idea le venne in mente.

-Huron è sveglio?-

intuendo il pensiero malefico dell’amica, Ther sorrise sinistramente nella nuova luminosità della camera.

-no…-

e, sghignazzando tetramente, sgusciarono come ombre, o ladre, nel dormitorio maschile, occupato solo da Huron.

benché fossero solo le 8 e tre quarti del mattino, sull’isola principale dell’arcipelago, il via vai di gente era impressionante ma, nonostante non indossasse nessun camuffamento, Rufy Cappello di Paglia non ebbe problemi a raggiungere la sua nave.

infatti, quando le alte mangrovie glielo permisero, la Sunny si stagliò di fronte a lui in tutto il suo splendore, ricolma di ricordi, promesse, dolori e confidenze.

nessuno stava bighellonando nei paraggi dell’imbarcazione, ciò significava che nessuno dei suoi compagni era ancora arrivato.

benché restio a essere sommerso da tutti quei ricordi passati, Rufy mise piede quasi subito sul ponte erboso della nave, non dopo aver controllato in che stato versasse!

sedendosi quindi sul suolo verde e rigoglioso, attese l’arrivo della sua famiglia.

trovarono la camera “incriminata” in fondo al corridoio che stavano percorrendo da appena qualche minuto.

accostarono appena la porta e lo videro!

un ragazzo, dai capelli biondo come il grano e dagli occhi nocciola,

bhè, aveva gli occhi chiusi ma sapevano di che colore aveva gli occhi, l’unico ragazzo della compagnia,

dormiva sulla schiena, completamente scomposto e con la bocca aperta, da cui, probabilmente, scendeva pure un filo di saliva.

-cosa gli facciamo questa mattina?-

sussurrò Ther alla “sorella”.

era tradizione fare scherzi al ragazzo, ogni santa mattina che andavano a svegliarlo ma, dato che questa volta, Mistral era in vena bastarda, Ther diede a lei “l’Onore” di preparare il piano diabolico.

in breve, la loro pianificazione mattutina, consisteva nel prendere, con un secchio, un po’ d’acqua di mare e gettarla addosso a Huron.

niente di che se non fosse per un dettaglio, minuscolo ma non insignificante: il giovane aveva mangiato un frutto del diavolo e, essendo l’acqua di mare, il suo nemico naturale, avrebbe senza dubbio provato la resistenza del ragazzo, per poi farlo imbestialire, così da portarlo a combattere giocosamente con le due “pesti”.

stavano accingendosi a riempire il secchio quando, furtivamente, la vittima stessa divenne cacciatore e, giungendo alle loro spalle, le spaventò, facendo finire su di loro, l’acqua destinata a lui.

-5 anni di scherzi hanno dato i loro frutti!-

ridacchiò Huron, lasciando le ragazze fradice e momentaneamente prive di poteri, nella sua stanza, a squadrarlo in cagnesco.

i minuti passavano, nessuno si faceva vivo ma, aveva passato due anni ad aspettare che il tempo da lui chiesto trascorresse, non era certo un problema attendere ancora pochi minuti.

poi, dal nulla, una voce rude e minacciosa lo colse alle spalle, facendolo voltare in tutta fretta.

-chi cazzo ti ha dato il permesso di salire sulla nostra nave? se ti vedesse il capitano saresti nei guai fino al collo, piccolo idiota!-

riuscì a malapena a intravedere una chioma verde  e corta; prima ancora che il suo cervello acquisisse le nuove informazioni, la sua bocca aveva urlato il nome del suo primo compagno.

-ZORO!!!-

e, fiondandosi addosso allo spadaccino, lo strinse tra le braccia, singhiozzando si felicità e stupendo l’uomo con la fragilità del suo animo.

tutti e quattro i giovani pirati erano riuniti nella cucina; c’era chi cucinava, Lily, e chi bisticciava, gli altri tre.

quando ebbero finito di mangiare, parlando di Ther, pranzare, data la quantità di cibo ingurgitata dalla donna, Lily si mise a lavare i piatti, canticchiando tra se e se una canzoncina, a differenza dei compagni, il cui compito era quello di prepararsi all’arrivo sull’arcipelago.

passarono 40 minuti circa e, a scostare dai suoi pensieri la castana, bastò l’urlo di Mistral, la quale aveva appena adocchiato il orto in cui potevano fare vela.

la posizione nascosta era un vantaggio, dopotutto volevano sbarcare senza essere visti ma, all’ultimo, s’accorsero che avevano visite, e non solo!

l’insenatura era già occupata da un’altra nave con la polena a forma di leone dorato.

sulle vele campeggiava lo stemma di un pirata divenuto famoso ma, soprattutto, fratello di colui la cui tomba doveva essere da loro visitata proprio quel giorno.

-Ther, che si fa?-

chiese intimorito Huron alla sorella, appena si accorse dello sguardo truce che aveva assunto.

-prima ci sbarazziamo di quell’imbecille che sta veleggiando verso di noi e poi, andiamo a terra per parlare con Cappello di Paglia!-

-ma la tomba?-

-Ace può aspettare…ho imparato che i morti non scappano…-

disse convinta la mora al suo equipaggio.

-Lily, tu che conosci quasi tutti gli stemmi pirata di quest’infimo mondo, a chi appartiene quello che sta per attaccarci?-

-Baggy il Clown, Ther!-

-bene ragazzi, preparatevi! ho intenzione di arrivare a terra tra 5 minuti esatti!-

-AGLI ORDINI CAPITANO!-

urlarono tutti in coro.

oramai, tutti e dieci i membri della sua ciurma erano arrivati, chi scendendo dal cielo, come Nami, e chi accompagnato da Dragon o Ivankov, come Robin e Sanji.

era una tale gioia vederli lì, sani e salvi; nonche avesse dubbi sulle capacità dei suoi compagni ma, vedere che quello messo peggio di tutti era lui, gli dava un tale sollievo che piangere di gioia non sarebbe bastato.

in quel momento, stavano festeggiando tutti insieme la loro rimpatriata; nessuno aveva accennato alla curiosità che più gli attanagliava, sapere che era successo a Marineford ma, sinceramente, meglio così, avrebbe dovuto sopportare in silenzio il suo dolore, senza guastare l’atmosfera gioiosa che si era creata.

-ohi ragazzi! che è quella?-

chiese Usopp, urlando sopra le grida dei suoi compagni.

tutti, all’unisono, si voltarono nella direzione indicata dal cecchino e, ciò che videro li lasciò basiti.

nel cielo limpido, due draghi si stagliavano luminosi sull’orizzonte, oscurando la sagoma di una nave, quella di Baggy, con la loro imponente mole.

ciò che più li preoccupava però, era il fatto che, le due creature, stavano avvicinandosi velocemente a loro.

è da un po’ che ho questa storia in giro per la testa…che faccio?

qualcuno commenterà e mi esorterà a continuarla o no???

  
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