Oltre
i mari dell’avventura
il
cielo limpido, solcato da lattee nubi
tranquille come le onde che s’infrangevano a prua della loro
imbarcazione,
scandivano quelle giornate sempre uguali tra loro che li dividevano
dall’arrivare
nell’arcipelago Sabaody.
la
loro nave,
la Revenge, navigava placidamente, ignara del frastuono che, di
lì a pochi
minuti si sarebbe venuto a creare.
Ace
era morto…se ne era andato da ormai 2
anni e, benché dicessero che il tempo cura molte ferite, il
solo pensare al suo
sorriso solare gli provocava dolori inimmaginabili alla bocca dello
stomaco.
non
erano crampi di fame, aveva smesso da
qualche tempo di abbuffarsi come era solito fare con i suoi nakama…
già,
i suoi compagni…chissà quanto erano
cambiati, quanto erano migliorati, in quei due anni di lontananza.
-Rufy-kun,
la mia specie non è ben vista
in queste isole…ti devo salutare qui!-
lo
riscosse dai suoi pensieri Jimbe, il
cavaliere del mare.
delle
ferite riportate appena dopo la
battaglia di Marineford, non rimanevano che chiare cicatrici, oramai
mimetizzate col colore della pelle blu dell’uomo pesce.
-grazie
mille Jimbe, non so che avrei
fatto senza il tuo prezioso aiuto! prometti che ci rivedremo!-
-ma
certo Rufy-kun, vi aspetto, te e la
tua ciurma, all’isola degli uomini pesce! stammi bene!-
e,
voltando le spalle al moro, ora ritto
in piedi sul suolo dell’isola su cui aveva fatto promessa di
ritorno, lui e
suoi compagni, se ne andò nelle oscure profondità
marine.
sono
passati due anni…due anni che non vedo i miei amici, la mia
famiglia! e pensare
che tutto è iniziato perché ho dato un pugno a
quello stupido drago celeste!
quel
gesto mi è costato la separazione dai miei amici ma,
benché sia stato
pericoloso e abbia comportato la morte di Ace, l’avrei fatto
mille e mille
volte ancora…
gli
amici sono tutto per me…e nessuno può permettersi
di toccarli!
e,
con questi
pensieri, si avviò verso la Sunny, che lo aspettava
ubbidiente ancorata in un’insenatura
nascosta di quell’isola maledetta.
il
ponte di legno chiaro riluceva pulito
sotto i raggi tenui del sole nascente ma, benché
l’ora prevedesse poca gente in
giro, già metà della ciurma era affaccendata sul
ponte.
bhè,
c’è da dire che, di una ciurma
composta da solo 4 pirati, la metà è ben esigua
cosa, a fronte delle flotte di
pirati che solcano da secoli quel mare chiamato “Rotta
Maggiore”.
dall’alto
della vedetta, una ragazza dai
lunghi capelli neri e dagli occhi felini, dell’inusuale
colore viola ametista,
annunciò il buongiorno ad una seconda ragazza, la quale,
lentamente, stava
dirigendosi verso la cucina.
-ohi
Lily! vai a fare la colazione?-
la
ragazza in questione, non più sorpresa
dalle abitudini di quello che era il suo capitano da 5 anni a quella
parte,
rispose scostando qualche ciuffo castano sfuggito alla lunga treccia
che le
scendeva sino a metà del busto.
-certo
Ther, ti porto qualcosa?-
con
un balzo degno di un gatto, Ther si
sporse dal parapetto della postazione di guardia e si lasciò
cadere nel vuoto,
atterrando in piedi proprio come un felino.
-mmh…per
me il solito ma prepara qualcosa
di dolce per gli altri due! li vado a svegliare io…-
-ma
è stra presto! perlomeno, nelle loro
abitudini è prima del solito…-
-lo
so Lily ma ci sono isole all’orizzonte…tra
poche ore dovremo attraccare e c’è bisogno di
tutti…-
quindi,
camminando silenziosamente, scese
nei dormitori, lasciando la compagna a fissare la sua schiena,
rattristata.
da
quando te ne sei andato, non è più lei,
sospirò la
castana, per poi sbrigarsi e affaccendarsi ai fornelli, come di
consueto.
INTANTO,
NEI DORMITORI FEMMINILI…
il
buio permeava l’ambiente adibito a
dormitorio…il lungo corridoio dalle pareti lignee e spoglie
s’affacciava su tre
porte diverse, le quali racchiudevano tre stanze diverse di tre persone
diverse.
la
prima entrata, in ciliegio rossiccio,
introduceva ad una camera, quella di Lily, completamente ridecorata e
adattata
allo stile naturalistico della ragazza.
la
seconda soglia, era in fine mogano e
apparteneva alla camera di Ther in persona e, l’ultima
entrata, portava,
tramite una porta in acero chiaro, alla tana di quella che, di mattino,
è la
belva più feroce da incontrare.
-Mistral?-
sussurrò
tranquillamente Ther, ignorando l’aura
oscura che, metaforicamente parlando, si irradiava dalla figura stesa
sul letto
e raggomitolata su un fianco.
una
persona che tiene alla propria vita,
già al primo sbuffo della sagoma stesa sul giaciglio,
avrebbe abbandonato
quella stanza immediatamente ma, non Ther, lei aveva una
“missione” da compiere.
-Mistral?
svegliati, dobbiamo attraccare!-
continuò
a sussurrare la mora, accostando
appena il viso alla figura della compagna addormentata.
-non
mi lasci altra scelta! o ti alzi
immediatamente o ti sveglio a modo mio!-
annunciò
in tono cupo il capitano.
la
proposta “magnanima” della giovane
venne nuovamente ignorata e, come promesso, ciò
comportò il piano “B”.
silenziosamente
e strisciando attaccata al
muro, così da evitare qualsiasi fascia di luce che avrebbe
potuto annunciare la
sua presenza alla “sorella”, raggiunse trionfante
le tende che separavano il
riverbero del sole sulle onde del placido oceano, dalla
tranquillità buia della
cabina di quella nave.
scostandole
con forze, i caldi ma non
prepotenti raggi dell’astro solare, si riversarono nello
spazio “vitale” di una
ragazza dai lunghi e arruffati capelli neri, illuminando il viso dalla
pelle
chiara.
-Chi
cazzo è a quest’ora?-
domandò
con voce lugubre quella che doveva
chiamarsi Mistral.
-Yo
Mistral! avrei bisogno che tu ti
alzassi!-
-che
ore sono Ther?-
-mmh,
lasciami dare un’occhiata…sono le 8
e tre quarti, perché?-
alla
domanda seguì un silenzio carico di
oscuri presagi al quale, a loro volta, seguirono un sacco di altre
azioni.
infatti,
la seconda mora, Mistral, con
scatto inverosimile, s’avventò contro il suo
capitano, ruotando il busto a mezz’aria,
così da avere tra le braccia il torace di Ther.
-e
tu mi svegli a quest’ora per quale
arcano motivo, capitano?-
chiese
Mistral, sull’orlo di una crisi di
nervi, calcando particolarmente sull’ultima parola.
infatti,
alla giovane, due cose non
dovevano essere assolutamente toccate, in primo luogo, il suo capitano
e i suoi
compagni e, in seconda posizione, le sue 10 ore minime di sonno, al
giorno.
non
che la prima regola fosse stata
infranta ma questo non valeva anche per la seconda.
-ci
sono le isole dell’arcipelago Sabaody
in vista e tra poche ore dovremmo attraccare ma, se te e Huron non mi
date una
mano, ciò non sarebbe possibile.-
tranquillizzata
dall’esistenza di un
motivo per il comportamento della mora, Mistral s’accinse a
indossare qualcosa,
per poter andare in cucina e mangiare, cioè fagocitare
qualcosa, qualunque
cosa, che potesse affogare il suo rammarico per il sonno perduto.
poi,
una sadica idea le venne in mente.
-Huron
è sveglio?-
intuendo
il pensiero malefico dell’amica, Ther
sorrise sinistramente nella nuova luminosità della camera.
-no…-
e,
sghignazzando
tetramente, sgusciarono come ombre, o ladre, nel dormitorio maschile,
occupato
solo da Huron.
benché
fossero solo le 8 e tre quarti del
mattino, sull’isola principale dell’arcipelago, il
via vai di gente era
impressionante ma, nonostante non indossasse nessun camuffamento, Rufy
Cappello
di Paglia non ebbe problemi a raggiungere la sua nave.
infatti,
quando le alte mangrovie glielo
permisero, la Sunny si stagliò di fronte a lui in tutto il
suo splendore,
ricolma di ricordi, promesse, dolori e confidenze.
nessuno
stava bighellonando nei paraggi
dell’imbarcazione, ciò significava che nessuno dei
suoi compagni era ancora
arrivato.
benché
restio a essere sommerso da tutti
quei ricordi passati, Rufy mise piede quasi subito sul ponte erboso
della nave,
non dopo aver controllato in che stato versasse!
sedendosi
quindi sul suolo verde e rigoglioso, attese l’arrivo della
sua famiglia.
trovarono
la camera “incriminata” in fondo
al corridoio che stavano percorrendo da appena qualche minuto.
accostarono
appena la porta e lo videro!
un
ragazzo, dai capelli biondo come il
grano e dagli occhi nocciola,
bhè,
aveva gli occhi chiusi ma sapevano di
che colore aveva gli occhi, l’unico ragazzo della compagnia,
dormiva
sulla schiena, completamente scomposto
e con la bocca aperta, da cui, probabilmente, scendeva pure un filo di
saliva.
-cosa
gli facciamo questa mattina?-
sussurrò
Ther alla “sorella”.
era
tradizione fare scherzi al ragazzo,
ogni santa mattina che andavano a svegliarlo ma, dato che questa volta,
Mistral
era in vena bastarda, Ther diede a lei
“l’Onore” di preparare il piano
diabolico.
in
breve, la loro pianificazione
mattutina, consisteva nel prendere, con un secchio, un po’
d’acqua di mare e
gettarla addosso a Huron.
niente
di che se non fosse per un
dettaglio, minuscolo ma non insignificante: il giovane aveva mangiato
un frutto
del diavolo e, essendo l’acqua di mare, il suo nemico
naturale, avrebbe senza
dubbio provato la resistenza del ragazzo, per poi farlo imbestialire,
così da
portarlo a combattere giocosamente con le due
“pesti”.
stavano
accingendosi a riempire il secchio
quando, furtivamente, la vittima stessa divenne cacciatore e, giungendo
alle
loro spalle, le spaventò, facendo finire su di loro,
l’acqua destinata a lui.
-5
anni di scherzi hanno dato i loro
frutti!-
ridacchiò
Huron, lasciando le ragazze fradice e momentaneamente prive di poteri,
nella
sua stanza, a squadrarlo in cagnesco.
i
minuti passavano, nessuno si faceva vivo
ma, aveva passato due anni ad aspettare che il tempo da lui chiesto
trascorresse, non era certo un problema attendere ancora pochi minuti.
poi,
dal nulla, una voce rude e minacciosa
lo colse alle spalle, facendolo voltare in tutta fretta.
-chi
cazzo ti ha dato il permesso di
salire sulla nostra nave? se ti vedesse il capitano saresti nei guai
fino al
collo, piccolo idiota!-
riuscì
a malapena a intravedere una chioma
verde e corta;
prima ancora che il suo
cervello acquisisse le nuove informazioni, la sua bocca aveva urlato il
nome
del suo primo compagno.
-ZORO!!!-
e,
fiondandosi addosso allo spadaccino, lo strinse tra le braccia,
singhiozzando
si felicità e stupendo l’uomo con la
fragilità del suo animo.
tutti
e quattro i giovani pirati erano
riuniti nella cucina; c’era chi cucinava, Lily, e chi
bisticciava, gli altri
tre.
quando
ebbero finito di mangiare, parlando
di Ther, pranzare, data la quantità di cibo ingurgitata
dalla donna, Lily si
mise a lavare i piatti, canticchiando tra se e se una canzoncina, a
differenza
dei compagni, il cui compito era quello di prepararsi
all’arrivo sull’arcipelago.
passarono
40 minuti circa e, a scostare
dai suoi pensieri la castana, bastò l’urlo di
Mistral, la quale aveva appena adocchiato
il orto in cui potevano fare vela.
la
posizione nascosta era un vantaggio,
dopotutto volevano sbarcare senza essere visti ma,
all’ultimo, s’accorsero che
avevano visite, e non solo!
l’insenatura
era già occupata da un’altra
nave con la polena a forma di leone dorato.
sulle
vele campeggiava lo stemma di un
pirata divenuto famoso ma, soprattutto, fratello di colui la cui tomba
doveva
essere da loro visitata proprio quel giorno.
-Ther,
che si fa?-
chiese
intimorito Huron alla sorella,
appena si accorse dello sguardo truce che aveva assunto.
-prima
ci sbarazziamo di quell’imbecille
che sta veleggiando verso di noi e poi, andiamo a terra per parlare con
Cappello di Paglia!-
-ma
la tomba?-
-Ace
può aspettare…ho imparato che i morti
non scappano…-
disse
convinta la mora al suo equipaggio.
-Lily,
tu che conosci quasi tutti gli
stemmi pirata di quest’infimo mondo, a chi appartiene quello
che sta per
attaccarci?-
-Baggy
il Clown, Ther!-
-bene
ragazzi, preparatevi! ho intenzione
di arrivare a terra tra 5 minuti esatti!-
-AGLI
ORDINI CAPITANO!-
urlarono
tutti in coro.
oramai,
tutti e dieci i membri della sua
ciurma erano arrivati, chi scendendo dal cielo, come Nami, e chi
accompagnato
da Dragon o Ivankov, come Robin e Sanji.
era
una tale gioia vederli lì, sani e
salvi; nonche avesse dubbi sulle capacità dei suoi compagni
ma, vedere che
quello messo peggio di tutti era lui, gli dava un tale sollievo che
piangere di
gioia non sarebbe bastato.
in
quel momento, stavano festeggiando
tutti insieme la loro rimpatriata; nessuno aveva accennato alla
curiosità che
più gli attanagliava, sapere che era successo a Marineford
ma, sinceramente,
meglio così, avrebbe dovuto sopportare in silenzio il suo
dolore, senza
guastare l’atmosfera gioiosa che si era creata.
-ohi
ragazzi! che è quella?-
chiese
Usopp, urlando sopra le grida dei
suoi compagni.
tutti,
all’unisono, si voltarono nella
direzione indicata dal cecchino e, ciò che videro li
lasciò basiti.
nel
cielo limpido, due draghi si stagliavano
luminosi sull’orizzonte, oscurando la sagoma di una nave,
quella di Baggy, con
la loro imponente mole.
ciò
che più
li preoccupava però, era il fatto che, le due creature,
stavano avvicinandosi
velocemente a loro.
è
da un po’ che ho questa storia in giro per la
testa…che faccio?
qualcuno
commenterà e mi esorterà a continuarla o no???