Sono
entrato dalla finestra, stranamente aperta, ma doveva essere così,
questa sera, sei stata costretta da tua madre, lo so. Mi sono avvicinato al tuo
letto, a te. Dormivi. Mi sono seduto sul comodino che divide il tuo giaciglio
da quello di tua sorella, anche lei abbandonata alle calde braccia di Morfeo. Sono
rimasto a fissarti per un po’. Accarezzavo con gli occhi il tuo dolce
viso, dai tratti morbidi, incorniciato da splendidi capelli castani talmente
lisci, che tutte ti invidiano. Sei così bella, amore, specialmente
quando dormi, quando tutte le tue preoccupazioni ti abbandonano, aleggiando
leggiadre sopra di te, nell'attesa di ripiombarti addosso, come macigni, la
mattina seguente. Sul tuo viso è dipinta l'immagine della
serenità, colorata da una piccola nota di disappunto. Disappunto per
quella finestra lasciata aperta, contro la tua volontà di vederla
chiusa. Temi che, così, possano entrare gli insetti. Oh, tesoro, come
sei ingenua, da lì possono farti visita esseri ben peggiori dei futili
insetti. Creature maledette, pericolose e affascinanti, proprio come quella che
sono io ora. Sebbene abbia eliminato colei che, per gelosia e invidia, mi ha
creato, privandomi per sempre di te, la mia maledizione non è cessata,
ancora mi perseguita. Oh, bambina, non sai che tormento sia, per me, averti
così vicina e non poter incollare le mie labbra alle tue, come un tempo.
Non sai quanto desidero poterti baciare ancora, ma, ahimè, non posso
più sfiorare la tua calda bocca nemmeno con il pensiero. Vorrei
stringerti fra le mie braccia, ma se lo facessi rischierei di rinchiuderti in
una morsa fatale e non è ciò che voglio. Sei così fragile
nelle mie mani, tesoro, potrei spezzarti quel debole osso del collo con un solo
dito. La tua gola si ritroverebbe squarciata prima ancora che tu possa
riconoscermi. Ma non temere, dolce amore mio, non intendo farti del male, non
potrei mai, anche se, forse, sparire senza dirti niente ti ha causato molto
più dolore di quanto avrei mai voluto. Non sai quanto ho sofferto nel
vederti rinchiusa nel tuo dolore, ho sperato affinché potessi tornare ad
illuminare il mondo con il tuo sorriso. E così è stato. Rido al pensiero
che, se tu adesso ti svegliassi e mi vedessi qui, saresti straripante di gioia,
essere qui, con te, significherebbe che le tue preghiere sono state ascoltate.
Non hai nemmeno la più pallida idea di quanto ti ucciderebbe sapere che,
da adesso in poi, per te non potrò essere che un miraggio, un sogno
irraggiungibile, sebbene ti sembri così accessibile. Ma non piangere per
me, bambina, te ne prego, forse un giorno, chissà se potrà mai
accadere, ci ritroveremo insieme, tu, io e il nostro amore, ma non è
ancora giunto quel momento. Per ora devo restare nell'ombra, lontano da te.
Tuttavia c'è chi, della mia scomparsa, ne ha assai gioito, sei
finalmente libera, ai suoi occhi. Ti ha sempre bramata e desiderata, non ti ha
mai levato lo sguardo di dosso, ha aspettato il giorno del mio ritiro con
morbosa attesa. Ed è convinto che, il momento che tanto ha agognato, sia
finalmente giunto. Ti vuole, amore, ti desidera più di qualsiasi altra
cosa al mondo, e farà di tutto per averti, persino andare contro la tua
volontà, persino ferirti in maniera irreparabile, solo per soddisfare un
suo capriccio. Ma, non temere, tesoro, quegli occhi maligni non ti sfioreranno
più col loro insistente sguardo. Ci ho pensato io. Aveva caldo,
stanotte, lo stolto, era così preda dell'afa da lasciare la finestra spalancata,
tramutandosi, così, in una facile preda per un predatore assai
differente dall'opprimente aria estiva. Era la mia grande occasione. La tua
libertà in cambio della mia dannazione eterna, come rifiutare? Avevo
promesso di proteggerti, bambina, e così farò sempre. Ti amo, non
scordarlo mai.
Scrissi quella
lettera in camera tua, quella notte. La chiusi e appoggiai sul comodino, nel
punto in cui mi ero seduto, sorrisi al contatto con la superficie levigata, il
legno del mobiletto era gelido, proprio come me e come quel cuore che ha smesso
di battere, se non per te. Mi concessi un fugace gelido bacio sulla tua fronte
candida, poi uscii fuori da camera tua. Tu tremasti e ti svegliasti, convinta
che quel mio gesto di affetto, altri non fosse che un ghiacciato sospiro del
vento, così ti alzasti per chiudere la finestra, ma qualcosa, ai tuoi
piedi, catturò la tua attenzione. Frugai in tasca: sparito. Beh, in
fondo volevo che lo avessi tu, perciò è stato meglio che, nella
fuga, mi fosse scivolato. Era un piccolo carillon verde con rifiniture dorate.
Lo caricasti e una melodia, a te ben nota, si stiracchio e librò
nell'aria, come se risvegliata da un lungo sonno.
Feste
e balli, fantasia
è il ricordo di sempre
ed un canto vola via
quando viene dicembre.
Sembra come un attimo
dei cavalli s’impennano
torna quella melodia
che il tempo portò via…
Impallidisti e mi
cercasti con trepidazione fra le fronde degli alberi davanti a te, ove ero
nascosto. Ma la notte è il mio nero mantello e mi celò al tuo
febbricitante sguardo.
Sembra
come un attimo
dei cavalli s’impennano
sento quella melodia,
nella memoria mia…
Era la
stessa dolce musica che accompagnò il nostro primo bacio, quella sera,
seduti e abbracciati su quella marmorea e scintillante fontana che ci
innaffiava con i suoi giocosi spruzzi, ma a noi non importava.
forse
un giorno tornerò
il mio cuore lo sente…
ed allora capirò
il ricordo di sempre…
ed un canto vola via…
quando viene dicembre.
Esatto,
mio unico amore, forse un giorno sarò di nuovo con te e, questa volta,
per sempre. Le lacrime ti sgorgarono a fiotti dagli occhi, lo stesso stava
accadendo a me. Mi staccai dal ramo sul quale ero appollaiato e volai via,
nella notte scura, incantata dalla dolce, ma allo stesso tempo malinconica,
melodia del carillon. Non potevo vederti piangere ancora per me, sai che non
sopporto di vederti triste, amore.