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Autore: Astaroth Arslan    31/08/2010    4 recensioni
Che dire di questa One shot? È in assoluto la prima storia che ho scritto in età adolescenziale e si vede. La punteggiatura è assolutamente da rivedere ed errata, ma tengo in particolar modo a questo pezzo e pertanto non intendo correggerlo sebbene siano presenti numerosi errori a livello specialmente di virgole. In un'epoca di storie su vampiri e umani e corrispondenze amore fra essi questa storia risulterà assai poco originale, ma è antecedente al fenomeno Twilight ed è semplicemente la forma scritta di una mia fantasia di bambina rimasta assolutamente inconcretizzata. Spero piaccia a chi avrà l'ardire di leggerla ^^ Buona lettura ^^ P.S. Grazie mille a Mikkabon per avermi aiutato a inserirla qui su EFP *.* Grazie ancora, amore ^^ ♥
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono entrato dalla finestra, stranamente aperta, ma doveva essere così, questa sera, sei stata costretta da tua madre, lo so. Mi sono avvicinato al tuo letto, a te. Dormivi. Mi sono seduto sul comodino che divide il tuo giaciglio da quello di tua sorella, anche lei abbandonata alle calde braccia di Morfeo. Sono rimasto a fissarti per un po’. Accarezzavo con gli occhi il tuo dolce viso, dai tratti morbidi, incorniciato da splendidi capelli castani talmente lisci, che tutte ti invidiano. Sei così bella, amore, specialmente quando dormi, quando tutte le tue preoccupazioni ti abbandonano, aleggiando leggiadre sopra di te, nell'attesa di ripiombarti addosso, come macigni, la mattina seguente. Sul tuo viso è dipinta l'immagine della serenità, colorata da una piccola nota di disappunto. Disappunto per quella finestra lasciata aperta, contro la tua volontà di vederla chiusa. Temi che, così, possano entrare gli insetti. Oh, tesoro, come sei ingenua, da lì possono farti visita esseri ben peggiori dei futili insetti. Creature maledette, pericolose e affascinanti, proprio come quella che sono io ora. Sebbene abbia eliminato colei che, per gelosia e invidia, mi ha creato, privandomi per sempre di te, la mia maledizione non è cessata, ancora mi perseguita. Oh, bambina, non sai che tormento sia, per me, averti così vicina e non poter incollare le mie labbra alle tue, come un tempo. Non sai quanto desidero poterti baciare ancora, ma, ahimè, non posso più sfiorare la tua calda bocca nemmeno con il pensiero. Vorrei stringerti fra le mie braccia, ma se lo facessi rischierei di rinchiuderti in una morsa fatale e non è ciò che voglio. Sei così fragile nelle mie mani, tesoro, potrei spezzarti quel debole osso del collo con un solo dito. La tua gola si ritroverebbe squarciata prima ancora che tu possa riconoscermi. Ma non temere, dolce amore mio, non intendo farti del male, non potrei mai, anche se, forse, sparire senza dirti niente ti ha causato molto più dolore di quanto avrei mai voluto. Non sai quanto ho sofferto nel vederti rinchiusa nel tuo dolore, ho sperato affinché potessi tornare ad illuminare il mondo con il tuo sorriso. E così è stato. Rido al pensiero che, se tu adesso ti svegliassi e mi vedessi qui, saresti straripante di gioia, essere qui, con te, significherebbe che le tue preghiere sono state ascoltate. Non hai nemmeno la più pallida idea di quanto ti ucciderebbe sapere che, da adesso in poi, per te non potrò essere che un miraggio, un sogno irraggiungibile, sebbene ti sembri così accessibile. Ma non piangere per me, bambina, te ne prego, forse un giorno, chissà se potrà mai accadere, ci ritroveremo insieme, tu, io e il nostro amore, ma non è ancora giunto quel momento. Per ora devo restare nell'ombra, lontano da te. Tuttavia c'è chi, della mia scomparsa, ne ha assai gioito, sei finalmente libera, ai suoi occhi. Ti ha sempre bramata e desiderata, non ti ha mai levato lo sguardo di dosso, ha aspettato il giorno del mio ritiro con morbosa attesa. Ed è convinto che, il momento che tanto ha agognato, sia finalmente giunto. Ti vuole, amore, ti desidera più di qualsiasi altra cosa al mondo, e farà di tutto per averti, persino andare contro la tua volontà, persino ferirti in maniera irreparabile, solo per soddisfare un suo capriccio. Ma, non temere, tesoro, quegli occhi maligni non ti sfioreranno più col loro insistente sguardo. Ci ho pensato io. Aveva caldo, stanotte, lo stolto, era così preda dell'afa da lasciare la finestra spalancata, tramutandosi, così, in una facile preda per un predatore assai differente dall'opprimente aria estiva. Era la mia grande occasione. La tua libertà in cambio della mia dannazione eterna, come rifiutare? Avevo promesso di proteggerti, bambina, e così farò sempre. Ti amo, non scordarlo mai.

 

Scrissi quella lettera in camera tua, quella notte. La chiusi e appoggiai sul comodino, nel punto in cui mi ero seduto, sorrisi al contatto con la superficie levigata, il legno del mobiletto era gelido, proprio come me e come quel cuore che ha smesso di battere, se non per te. Mi concessi un fugace gelido bacio sulla tua fronte candida, poi uscii fuori da camera tua. Tu tremasti e ti svegliasti, convinta che quel mio gesto di affetto, altri non fosse che un ghiacciato sospiro del vento, così ti alzasti per chiudere la finestra, ma qualcosa, ai tuoi piedi, catturò la tua attenzione. Frugai in tasca: sparito. Beh, in fondo volevo che lo avessi tu, perciò è stato meglio che, nella fuga, mi fosse scivolato. Era un piccolo carillon verde con rifiniture dorate. Lo caricasti e una melodia, a te ben nota, si stiracchio e librò nell'aria, come se risvegliata da un lungo sonno.

 

 

Feste e balli, fantasia
è il ricordo di sempre
ed un canto vola via
quando viene dicembre.
Sembra come un attimo
dei cavalli s’impennano
torna quella melodia
che il tempo portò via…

Impallidisti e mi cercasti con trepidazione fra le fronde degli alberi davanti a te, ove ero nascosto. Ma la notte è il mio nero mantello e mi celò al tuo febbricitante sguardo.

 

Sembra come un attimo
dei cavalli s’impennano
sento quella melodia,
nella memoria mia…

Era la stessa dolce musica che accompagnò il nostro primo bacio, quella sera, seduti e abbracciati su quella marmorea e scintillante fontana che ci innaffiava con i suoi giocosi spruzzi, ma a noi non importava.

 

forse un giorno tornerò
il mio cuore lo sente…
ed allora capirò
il ricordo di sempre…
ed un canto vola via…
quando viene dicembre.

 

Esatto, mio unico amore, forse un giorno sarò di nuovo con te e, questa volta, per sempre. Le lacrime ti sgorgarono a fiotti dagli occhi, lo stesso stava accadendo a me. Mi staccai dal ramo sul quale ero appollaiato e volai via, nella notte scura, incantata dalla dolce, ma allo stesso tempo malinconica, melodia del carillon. Non potevo vederti piangere ancora per me, sai che non sopporto di vederti triste, amore.

 

 

  
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