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Autore: mangagirlfan    01/09/2010    0 recensioni
"Presentazione modificata; prologo e capitolo 2:
[...]Prima di gettarsi nel nulla, in quell’ignoto futuro chel’attendeva e che avrebbe lasciato spaesato chiunque, si voltò un ultima volta, ad osservare il suo mondo. La sua casa. Il suo passato. E quel avvenire che purtroppo non si sarebbe mai potuto avverare. Un avvenire cancellato dalla stupidità suae della sua gente.
Ottusi. E ciechi. Ecco cos’erano stati. Ma il passato non si può annullare. Farlo sparire come se niente fosse è impossibile.
È lì.
E fa parte di te.
Sorrise, amaramente, mentre una lacrima di amara delusione e tristezza attraversava le sue guance diafane.
“Addio…”
E dopo aver gettato il viso in mezzo a quell’aria solida e gelida, vi fu il nulla….
[...] All’improvviso una voce bassa, roca, calda e familiare le echeggiò nella mente. Parole continue, ripetute come una nenia, furono come fili di seta che formavano un arazzo di immagine nella sua mente per comunicarle che c’era campo libero… Sorrise, allegra. Allora adesso poteva farcela….Vero, Nii-san?
[...]
Genere: Generale, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un pò tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qui con un nuovo capitolo della mia fiction l'ultimo shinigami^^ a causa di esami e quant'altro la povera sottoscritta è stata travolta da  una miriade di impegni ed ho deciso di riposarmi un po' questa estate u.ù

Da qui comincierà una piccola "saga di capitoli extra" ispirati alla saga di bleach turn back the pendulum. Qui si parlerà del passato dei pg che ho creato (alcuni verranno trattati molto ma molto più in là) e di come sono entrati in contatto con Miharu^^ Il primo capitolo è dedicato a stravros, il nostro adorato cagnolone <3 spero che possiate apprezzare ^^

buona lettura^^


Capitolo Extra: Turn back the pendulum


*_Rinascita_* (Stravros e Miharu)

 

 

Era rimasto lì, rinchiuso in quello scatolone per quanto? Giorni? Mesi? O addirittura anni? Non lo sapeva. Là, in quel contenitore che sapeva di carta ammuffita, il tempo sembrava non scorrere mai, tutto identico, tutto noioso, tutto estremamente.... Labile. Come in un sogno ogni cosa sembrava fluttuare e lui rimaneva immobile, aspettando.

Non aveva un corpo. Era solamente un’anima che era stata gettata in quel luogo per puro caso, rinchiusa all’interno di una stupida pastiglia.

Non aveva uno scopo, non aveva una vita. Era solo una misera anima in pillola, lasciata a sé stessa. Senza sapere cosa fosse respirare una sola, profonda boccata d’ossigeno.

In tutto quel tempo aveva imparato cosa significasse aspettare ed avere pazienza, cosa significasse gustarsi un momento che forse non sarebbe mai arrivato. Ma a lui andava bene così. Preferiva sperare invece di rassegnarsi ad un destino che per interminabili periodi si prolungava all’infinito.

Ogni tanto, però, in mezzo a quel silenzio, sentiva dei rumori, avvenimenti che mandavano in tilt quella sua disperata attesa e quella routine che continuava ad avvolgerlo nella sua eterna spirale di noia ed abbattimento.

Sono qui, aiutatemi.

Quante volte l’aveva gridato a squarciagola ma nessuno sembrava sentirlo...! Forse perché lui non aveva veramente una voce e nessuno poteva realmente udirla. Ma si intestardiva e continuava, sperando che un anima buona, per puro e semplice caso, si imbattesse in lui, per aiutarlo.

Non perdeva mai la speranza, continuava in quella stupida farsa, agitandosi come un forsennato, aspettando che, finalmente, qualcuno smettesse di essere così cieco. Ma nessuno sapeva che era lì. Nessuno era mai andato a prenderlo. E lui smise di gridare, continuando solamente a chiamare per almeno pensare di non aver smesso di provarci. Fino a quando non decise che, forse, era giunto il momento di finirla una volta per tutte.

Ma il destino, si sa, è veramente capriccioso.

Proprio quando le speranze furono perse sentì una qualche presenza, accanto a lui. Però, era diversa dagli altri. La sua forza era strana, sembrava catturarlo per poi liberarlo, in un circolo continuo di riciclo di energia.

Piccoli passi riecheggiavano nell’aria, mentre quel destino che tanto aveva maledetto, ora sembrava concedergli un'altra possibilità.

“Chi sei?” chiese una vocina sottile e delicata, facendosi sempre più vicina e curiosa, sempre più sicura e meno timorosa.

La voce di chi ti cerca e tenta di capirti, sapendo che sei lì vicino, ed hai bisogno di lei.

Fu proprio in quel momento che la speranza ritornò, scrollandolo e svegliandolo da quel fioco torpore, ridonando forza al suo spirito che, a causa del tempo e della solitudine, si era indebolito, schiacciato da un isolamento forzato avvilente e tremendamente fastidioso.

Sono qui, aiutatemi!

Urlò sempre più forte, come maggiormente intenso si faceva il rimbombo di quei passi,  mentre ad essi si aggiunse il frastuono di oggetti spostati e scaraventati a terra con poca grazia e delicatezza.

Per poi riuscire finalmente a vederla e scoprire che era solamente una bambina.

Lo fissò, con quegli occhioni grandi ed azzurri, per poi afferrarlo e sollevarlo con una leggerezza tale da dar l’impressione di temere di romperlo.

Ah già, è vero. Era solo un misero ed insignificante oggetto agli occhi di tutti. Eppure per lei non era propriamente così.

Un dito passò sulla superficie liscia di quel suo assurdo corpo, e poi un’altro ancora, lo studiò, mentre un sorriso dolce  e delicato si dipinse su quelle labbra così sottili e birichine.

“Ora non sei più solo.”

Sentire un calore inaspettato, gradevole e gentile, racchiuso tra quelle manine così piccole ma così grandi per quel suo misero corpo liscio e tondo era una strana sensazione, addirittura piacevole. Lei correva, correva, correva, senza fiato, con una meta precisa.

Gli avrebbe dato un corpo? Non lo sapeva. Era conscio solamente del fatto che l’avrebbe aiutato e tanto bastava.

Suoni su suoni si sovrapponevano, respiri su respiri si fondevano, mentre quell’anima non comprendeva più dove fosse il cielo o dove fosse la terra.

“Ti aiuterò io.”

Quelle parole, così vere, così dolci, dette da quella voce delicata e piccolina spiazzavano, mentre quegli occhi continuavano a fissarlo, candidamente, quasi comprendessero cosa stesse provando o cosa stesse pensando. E scoprire che lei ha veramente sentito tutto, lascia un po’ spiazzati.

“Ti daremo un corpo.”

Capire di ritrovarsi nuovamente ad aspettare, a credere in un qualcosa che forse non potrà mai realizzarsi, forse lascia decisamente l’amaro in bocca. Ma poi lo si intuisce, dalla sua voce, dai suoi gesti, che vuole a tutti costi farlo diventare libero.

Era decisamente strano parlare con chi non poteva emettere alcun suono. E farlo con chi potesse capirti senza che venisse data alcuna spiegazione lo era ancor di più.

“Non avrai un corpo umano. A mamma ed a papà non è concesso farne nascere uno dal nulla.”

Delusione. Amarezza. Rammarico. Si mischiavano ancora, ma continuò ad aspettare, fiducioso. Perché lei l’aveva promesso, con quella voce calda e dolce, guardandolo con quelli occhi grandi e   fiduciosi. Poi, un bel giorno, ci si sente immergere in un qualcosa di sconosciuto, bagnato e viscido. Sentire caldo e poi patire il freddo. Mentre la percezione di avere una qualcosa che assomiglia ad un paio di braccia, una testa ed un paio di gambe si fa sempre più nitida.

“Te l’avevo promesso, ricordi?”

Non è esattamente come ce lo si aspettava, ma sempre meglio di niente, no?

“Dovrò darti un nome...”

Ritrovarsi a scodinzolare fa uno strano effetto, non credete?

“Ti chiamerò Stravros.”

E per la prima volta, dopo tanto tempo, stordisce e disorienta sentir parlare la propria voce.

“Che cosa significa?”

Un sorriso. Ampio, di quelli che ti riscaldano il cuore mentre quei suoi nuovi occhi grigi si beano di tutta quella luce che si espande tutt’attorno.

“Mamma e papà dicono che significa protezione.”

Guardarla con sgomento la porta ad ampliare quel suo buffo sorriso. Lei capisce ogni cosa, sa cosa prova e continua ad aiutarlo, in ogni singolo momento.

“Che d’ora in avanti, tu sarai il mio più caro amico.”

Nascere la prima volta non fu propriamente la cosa più bella che potesse mai accadere. Fu come morire, per avere una speranza di ricominciare da capo. La propria rinascita fu come una luce che lentamente si faceva sempre più forte.

Un dono preziosissimo, fattogli da chi avrebbe protetto per sempre.

Dalla sua più cara e grande amica. Una bambina che grazie al suo potere l’aveva salvato.

Ancora ed ancora.

 

 

 

Capitolo Extra: Turn back the pendulum (Stravros e Miharu) à Fine

 

   
 
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