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Autore: R e d_V a m p i r e     01/09/2010    1 recensioni
Il fatto era che l’aveva amata troppo poco – o forse troppo, semplicemente troppo – per permetterle di continuare a vivere senza di lui.
[ A Diletta, senza un perché ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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{A Mayumi.
In realtà non c’è un perché, Dilé cara, ma mi andava di farlo, tutto qui.
Nh.
Spero che tu gradisca la metà di quanto ho gradito io scrivertela
E che l’apprezzi un quarto di quanto io l’ho detestata xD



 
 

 

<< Lei è la tua anima, mica un accidente. Se non te ne innamori, non amerai mai niente >>
<< Innamorarmi della mia anima! E come si fa? >>
<< Ti do un indizio. Ricomincia dall’inizio >>
[ L’ultima riga delle favole-Massimo Gramellini ]

 




 

Lui non aveva più un anima.
Era semplice, un pensiero lineare, senza troppi se, senza troppi ma.
Forse perché il tempo dei se e dei ma era finito da un pezzo.
Sinceramente – per quanto potesse mai essere sincero, persino con se stesso -  non ricordava di preciso quando aveva smesso di credere che ci sarebbe stato un modo per rimediare, per tornare indietro – oh, non chiedere scusa, lui non chiedeva mai scusa – ma almeno un tempo era sicuro che, completata la sua missione, avrebbe sempre avuto un porto sicuro a cui approdare, una corda d’emergenza da tirare per ritornare sui suoi passi.
Il problema era che, infondo, era forse stato sin troppo ingenuo a poter pensare una cosa simile – figurarsi sperarla –.
L’aveva capito troppo tardi, se ne era reso conto quando aveva sentito il sangue di suo fratello scorrergli sul viso e il suo sorriso impregnargli la mente, legandola al suo ricordo come il più tremendo dei justu.
 nii-san , nii-san … aveva ucciso il suo nii-san! –.
La strada che aveva intrapreso di sua spontanea volontà – sarebbe stato troppo facile dare la colpa a Orochimaru o Madara, adesso – non aveva nessun ritorno.
Non c’era nessuna luce infondo al tunnel, solo altro freddo e opprimente nero, solo altro gelido e ardente odio.
Era un serpente che si mordeva la coda, nato e alimentato dall’oscurità che albergava prepotente nel suo cuore, allevato come un figlio tra le pieghe del suo corpo, tra le ferite impregniate di velenoso sentimento.
Se si impegnava poteva persino sentirlo scorrere sotto la sua pelle, come sangue contaminato, piano piano divorava ogni cosa, nutrendosi dei suoi ricordi, delle sue amicizie, dei suoi affetti, di quelle speranze codarde e quelle paure vanesie, marcendo dall’interno un poco per volta.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Ora dopo ora.
Alla fine aveva persino smesso di chiedersi per cosa lo faceva, per chi lo faceva.
– Itachi era solo una maschera, Konoha un movente, la sua pazzia il capro espiatorio perfetto –.
Semplicemente andava avanti, trascinandosi come un relitto, come il ricordo del ragazzo che era stato, del bambino che avrebbe dovuto essere e dell’uomo che non sarebbe mai diventato.
Poi, un giorno, aveva smesso di cercare la sua immagine riflessa allo specchio, per costatare solamente che ci fosse ancora, che il suo corpo non fosse solo una misera marionetta e il suo viso oramai un ombra.
Semplicemente aveva cessato d’esistere, così.
Sasuke Uchiha era morto un giorno imprecisato di un anno che non c’era mai stato combattendo una guerra che aveva perso il suo scopo – se ma ce l’avesse avuto – oramai da troppo tempo.
A che pro continuare a vivere senza un anima da difendere, senza un sogno da realizzare?
O, più semplicemente, senza uno scopo da raggiungere?
Sasuke aveva smesso di vivere, si, ma non di esistere.
Per quello forse non aveva abbastanza coraggio.
Se l’avesse avuto avrebbe sorriso prendendo in braccio il suo corpo stanco, le avrebbe chiesto scusa e le avrebbe permesso di recuperare tutti quei momenti perduti nel corso di una vita priva di significato.
Ma Sasuke era – nonostante tutto – un codardo.
Quindi la uccise.
Stracciò il suo sorriso, fece a pezzi il suo ricordo. Consegnò al nulla il suo stesso futuro.
Forse la riconobbe troppo tardi, forse l’aveva immaginato in silenzio.
Sin dall’inizio era consapevole che la sua anima si chiamasse Sakura Haruno.
Ma per poter andare avanti aveva dovuto farla tacere.
Aveva provato a imbavagliarla, segregarla in un angolo oscuro della sua memoria – del suo cuore – ma non era bastato. Non era servito.
Sì, lo sapeva. Lo sapeva da sempre.
Per questo non fece caso al dolore, quando la lama della sua stessa Kusanagi gli penetrò il petto, togliendogli il respiro.
Il fatto era che l’aveva amata troppo poco – o forse troppo, semplicemente troppo – per permetterle di continuare a vivere senza di lui.
Infondo, a cosa sarebbe servito esistere ancora senza la sua anima?

 

Dov’è il principio, là è la fine
[ Vangelo di Tommaso, 18 ]

 

 

 

 Angolino di  R e d_V a m p i r e

 

Non ho molto da dire.
Suppongo che se anche c’è l’avessi, finirei per risultare noiosa, e dopotutto chi legge mai le note d’autore a fine capitolo? Nessuno, ecco.
Oh.
Vedetela così, magari alla fine Sasuke si è suicidato, o è stato ucciso ( da Sakura stessa prima di morire, da Naruto … fate voi ) Io non saprei dirvelo.
So solo che sono morti entrambi.
Mi dispiace Dilè, non sono riuscita a tenermi lontana dall’angst, mi sa che dovrai accontentarti di questa schifezza, ne?
Ma sappi che è un delirio di mezzanotte solo per te, e questo è quanto.
Alla prossima.
Ciaossu!

   
 
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