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Autore: Ashre    08/12/2003    1 recensioni
Una perdita, una separazione. Il dolore bruciante che rende ciechi. Un triste racconto invernale.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando un Angelo Merita di Morire

Quando un Angelo Merita di Morire

 

 

 

 

 

Correva, cieco, perso nei meandri del dolore e dell’angoscia, correva, occhi vitrei, uccisi da un bruciore rovente. Non si fermava, andava avanti, senza una meta, spendo solo che il Tempo era il suo Nemico Supremo; le ore diventavano minuti; i minuti diventavano secondi; i secondi attimi, fuggenti e impalpabili come solo il vento può essere, e scivolavano via, perennemente sottomessi a un giogo senza redini e senza tempo.

Il ragazzo correva, correva via da qualcuno, correva via verso qualcuno.

Lo odiava. Lo amava. Lo odiava. Lo amava.

E la sua mente riandava a memorie lontane e opache, che gli apparivano come in sogno, ormai sbiadite, lavate via da un torrente impetuoso di attimi non vissuti.

Il ragazzo si fermo di colpo, e tutto il mondo crollò sulle sue spalle, un pesante fardello di sedici anni di inquietudine.

Tutto si raggelò, come ghiaccio sceso improvvisamente. L’oscurità, il nulla, riempì la sua mente devastata, angoscia di un dolore antico, remoto, eppure così bruciante, vicino. Nel silenzio e nel vuoto assoluto rimbombò una melodia arcana, fievole, quasi impercettibile, per diventare poi sempre più forte, più forte, più forte…

“Perché, perché…” invocava, urlava, era assordante…

Il ragazzo si portò le mani alle orecchie vibranti, serrando le palpebre, togliendo la vista ai suoi già offuscati occhi, neri come l’ala di un corvo, movendo le labbra in una preghiera senza parole, muta. “Basta, basta!” sembrava supplicasse.

E un viso si associò a quella terribile armonia, degli occhi color dell’oceano, e capelli d’oro, così perfetti, e piccole labbra rosate, così adatte per quella canzone senza note.

Poi, il buio. Il silenzio. Quel viso d’angelo si era spento, dissolto, fragile cristallo che al più leggero contatto si spezza. La musica era cessata. Non sentivi più il vibrare delle stelle, il cupo rimbombo di un temporale, o il sommesso canto delle onde del mare. Soltanto il freddo, vuoto, nulla.

E il ragazzo pianse. Calde lacrime di sofferenza sgorgarono da sotto le sue palpebre, silenziose testimoni di una disperazione che andava ben oltre le mere parole. Era un buco profondo, che lo rodeva da dentro, scavando, scavando, sempre più vasto, creando un vuoto incolmabile e nero.

E la sua memoria riandò a giorni felici, dove le cose più piccole, che parevano allora insignificanti, ora erano così lontane e così ardentemente desiderate, bramate. Un semplice abbraccio, le mani strette insieme, una strizzatina d’occhi erano tutto quello che il suo cuore ambiva.

E pensò a tutto quel che aveva perso, a quello che avrebbe potuto avere se solo…

Se solo il destino avesse deciso diversamente.

E un grido straziante,  fuggì dalle sue labbra arse. “Basta…” mormorò. Prima di accasciarsi al suolo, in preda ad un dolore sordo alle sue suppliche. Nero.

Anche gli angeli, a volte, meritano di morire…

 

 

 

 

 

 

  
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