Serie TV > True Blood
Segui la storia  |       
Autore: CherryPoppins    01/09/2010    2 recensioni
E' la prima cosa che scirivo qui, in assoluto, sarei molto contenta se commentaste! Amber ha un potere del tutto ignoto agli abitanti sovrannaturali di Bon Temps. Non ha mai visto un vampiro e non ha mai avuto un amico, proprio come Sookie prima di incontrare Bill, ma ciò che hanno in comune non contribuirà affatto ad avvicinare le due ragazze.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I primi giorni di lavoro non furono semplici.

Sookie non voleva saperne di trattarmi con gentilezza, anzi, a dire il vero non mi trattava affatto.  Era ancora convinta che io fossi una qualche sorta di demonio, e ogni tanto la sorprendevo a fissarmi con un’innaturale intensità. Non accettava di non potermi leggere nel pensiero, evidentemente, perché non avevo dubbi sul fatto che quegli sguardi profondi fossero indiscreti tentativi di sondarmi il cervello, del tutto inutili, peraltro, e quanto più la cosa la irritava, tanto più faceva felice me.

Così, passai la prima settimana a Bon Temps dividendomi tra il Merlotte’s e il signor Cattermole: tra tutte le persone che avevo conosciuto lì, lui era quello di cui gradivo maggiormente la compagnia. Mi piaceva il fatto che sorridesse sempre, e che mi raccontasse tante storie sulla sua infanzia. Scoprii che, come me, non era originario del posto: era emigrato lì dall’Inghilterra quando aveva solamente vent’anni.

Mi parlava della vita di un ragazzino inglese, di come fosse diversa l’Europa e di quanto, pur discendendo da questi, gli americani si distinguessero in tutto dai suoi connazionali. Tuttavia, in tutti i suoi discorsi, non accennò nemmeno una volta al motivo che lo aveva spinto a trasferirsi così lontano dalla sua terra.

Supposi che fosse per far fortuna, come la quasi totalità di quelli che decidevano di emigrare oltreoceano: quando lui era giovane doveva esserci stato il boom degli stranieri negli Stati Uniti.

Ad ogni modo, il signor Cattermole era un uomo davvero piacevole, e conversare con lui mi infondeva un’immensa serenità.

Dopo l’episodio delle balestre, per di più, avevo cercato anche di fargli palesare, per vie traverse, cosa pensasse dei vampiri e degli esseri sovrannaturali, scoprendo con piacere che non nutriva nei loro (o meglio, nei nostri) confronti alcun tipo di pregiudizio, pur sentendosi intimorito dagli zannuti perché, mi spiegò, erano accaduti in città episodi di una violenza raccapricciante, da quando questi si erano trasferiti a Shreveport, poco lontano.

Non volle raccontarmi di più, e decisi che l’avrei scoperto da sola.

Quella sera, tornata dal lavoro, presi il coraggio a due mani e provai, per la prima volta in vita mia, a dar fiducia ad un altro essere umano: d’altronde, quel simpatico vecchietto era stato il primo a meritarla.

Era presto per svelargli il mio segreto, però potevo sempre provare a raccontargli qualcosa di ciò che mi accadeva, come lui faceva con me. Credevo fosse, condivisibilmente, il primo passo per costruire un legame.

Quando arrivai stava giocando in giardino con Poe. Feci un respiro profondo: era tremendamente difficile, per me, per quanto agli altri possa sembrare una cosa normale. Fino ad allora avevo solo ascoltato, raccontare era qualcosa che non faceva ancora parte di me.

-Signor Cattermole, le ho mai… ehm… raccontato di come ci siamo conosciuti io e quel pulcioso?

“Così, Amber, vai alla grande”.

-No, Amber, mai, ma sono davvero curioso di saperlo!

“Bene. Ora racconta i fatti. E’ semplice.”

Esitai.

-Lo trovai vicino ad un fiume, mentre facevo una passeggiata. Era piccolo, denutrito e affamatissimo. Doveva essersi perso perché indossava un collarino…

-Oh, povero cucciolo! E cosa hai fatto?

-Beh, mi avvicinai, non aveva paura ma era troppo debole per farmi le feste. Per caso avevo dei crackers in borsa, allora gliene sventolai uno davanti al muso. Aveva talmente tanta fame che li divorò storcendo il naso! Da quella volta non ne ha più mangiati.

Il signor Cattermole si mise a ridere, e accarezzando vigorosamente Poe gli disse:

-Non ti preoccupare, cucciolone, qui abbiamo solo roba buona, per te! Niente crackers, te lo prometto!

Poi mi guardò con la sua solita docilità:

-E ti ha seguito anche se lo hai costretto a mangiare dei crackers?

-Sì, ma solo dopo avergli promesso della carne in scatola.

Scoppiò a ridere di nuovo.

Avevo addirittura fatto una battuta. Però, passi da gigante!

Forse potevo dire ancora due paroline.

-I miei genitori all’inizio non erano tanto contenti. Però lo vede com’è giocherellone, li ha conquistati con poco.

-Oh, sì, non mi riesce difficile crederlo! Vero, bello? Vero?

E intanto Poe si lasciava strapazzare come un uovo in padella.

Continuammo a chiacchierare del cane, e di tutti i guai che aveva combinato, delle ciabatte che aveva mandato al creatore, dei gatti che lo tenevano in scacco perché ne era terrorizzato, e stare lì a conversare mi sembrava la cosa più naturale del mondo.

Cenammo insieme, mi aveva addirittura preparato una crostata, mi trattava come una figlia ed io mi sentivo leggera, apprezzata. Una persona accanto era molto più di quanto avessi mai avuto.

Andai in camera sorridendo, con la sensazione sconosciuta di essere normale.

Lì c’era ad aspettarmi qualcosa che mi avrebbe riportata bruscamente alla realtà, la mia realtà, quella tutt’altro che normale.

Eric era in piedi, fuori dalla finestra, e mi fissava con la sua solita, irritante espressione.

-Oh, commovente la storia del cucciolo. Posso entrare?

-No.

-Così, un no secco? Sei sicura? La mia compagnia è senza dubbio più interessante di quella di quel vecchio. Lasciami entrare per dimostrartelo.

-Mi pareva di aver già risposto otto secondi fa. Non ho cambiato idea.

-Suppongo che cercare di ammaliarti sia inutile.

-Supponi bene. La tua compagnia non mi…

-Oh no, non ammaliarti in quel senso. Quello è un lavoro per il quale mi riservo più tempo, credo che mi divertirò. Parlavo di costringerti a farmi entrare e a parlare con le abilità della mia razza. Ma dubito che funzionerebbero con te.

Parlare? Quell’armadio pallido e biondo voleva PARLARE?

-Seppure tu entrassi, non saprei come intrattenerti. Per cui puoi anche andare, non ho nulla da dirti.

-Invece hai molto, moltissimo da dirmi.

-Che cosa vuoi?

-Sapere cosa sei.

Oh, certo. Era prevedibile, quasi ovvio. Ed io che avevo iniziato a farmi strane idee… Era a dir poco impensabile che uno come Eric volesse semplicemente la mia compagnia, o il mio corpo, tanto per dirne una, lui stava semplicemente facendo l’investigatore privato per qualcun altro, pensando di convincermi a parlare con quattro moine. E pensavo anche di sapere bene per chi.

-No. Tu vuoi fare contenta la tua amichetta, cosa che invece non ho alcuna intenzione di fare io.

-Ho solo la curiosità di svelare il mistero, o vuoi forse farmi una colpa della mia sete… di sapere?

Il modo in cui si soffermò sulla parola “sete”, come se fosse una velata minaccia, mi fece perdere le staffe.

Non mi avrebbero manovrata come volevano così facilmente.

-Ti ha mandato Sookie? Sai, non credevo che per un po’ di sesso un vampiro avrebbe calpestato così il proprio orgoglio mettendosi al servizio di una gatta morta. Sbaglio, oppure siete piuttosto desiderati? Che senso ha farsi trattare come un galoppino?

Dovevo aver toccato un tasto dolente, perché Eric scoprì le zanne e con impeto cerco di lanciarmisi addosso  attraverso la finestra aperta, ma qualcosa di invisibile lo bloccò. Senza il mio consenso non poteva entrare.

Mi stupii di trovarlo contemporaneamente più pericoloso e più sensuale, mentre mi minacciava con i lunghi canini scoperti.

-Non sarai sempre protetta dalle mura di una casa. Presta molta attenzione al modo in cui mi parli.

Lo stavo facendo incazzare. Forse non era un’idea grandiosa insultarlo in quel modo.

Oh beh, ormai ero in ballo.

-Che c’è, ti vergogni ad ammetterlo? Dille che l’ho capito da sola, che ti ha mandato lei, così forse non si arrabbierà tanto e avrai ancora qualche possibilità. E adesso vattene e lasciami dormire.

Praticamente stava ringhiando. Era furente, terrificante. Molto, molto probabilmente nella sua testa immaginava il nostro prossimo incontro, a base di AB negativo. In quel caso, stavamo immaginando esattamente la stessa cosa.

Ora avevo una paura indicibile, ma non ero riuscita a trattenermi; pensare che quella cretina mi avesse sguinzagliato dietro quel vampiro mi rendeva furibonda, non aveva motivo di trattarmi come un pericolo pubblico.

Probabilmente, però, mi urtava di più pensare che Eric fosse completamente ai suoi piedi.

Scacciai quel pensiero in tutta fretta.

-Non potete semplicemente lasciarmi perdere? Vorrei sapere perché insiste così. Le da forse qualche problema la mia presenza? Posso almeno sapere perché è così importante per lei conoscere i fatti miei?

Un urlo disumano esplose dalla gola di Eric.

Insinuando ancora una volta che fosse stato mandato da Sookie (cosa della quale rimanevo convinta) come un qualunque servo, avevo davvero versato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Frustrato perché non poteva farmi del male, aveva ben pensato di svegliare tutti nel raggio di trenta chilometri. Fortunatamente, durò poco.

Meno fortunatamente, si accorse che a pochi metri da lui c’era la cuccia di Poe, che il signor Cattermole aveva costruito appositamente per lui e dalla quale il cane, sentendo le grida, era uscito abbaiando.

Lo guardò con stupore. Poi guardò me, e un ghigno soddisfatto, come di chi accetta un inaspettato suggerimento, gli si dipinse in faccia.

Mi gelai, perché capii immediatamente cosa stava per fare. Sapeva che sfogando la sua frustrazione su di lui mi avrebbe fatto altrettanto male, e forse anche di più, che se l’avesse sfogata su chi gliel’aveva provocata.

Fu un attimo, ma non potevo permetterlo. Era stato per anni la mia unica, fedele, amorevole compagnia.

Lo scaraventai contro l’enorme quercia che si trovava lì nel giardino, facendo tremare persino la terra.

Il vampiro rimase immobile per qualche secondo. Non gli avevo fatto assolutamente nulla, era ovvio, non si muoveva soltanto perché era enormemente, inevitabilmente e visibilmente stupito.

Ero stata costretta a rivelargli il mio segreto.

Si alzò e tornò verso di me.

-Bastava così poco per farti uscire allo scoperto? Fallo ancora.- ordinò. Non mi mossi.

-Ho detto fallo ancora!- ruggì, e si avventò di nuovo verso Poe.

Ed io, senza pensare, lo scaraventai ancora contro l’albero, prelevando finalmente il povero cane e facendolo volare, attraverso la finestra, dritto dritto accanto a me. Quello guaì forte e corse a nascondersi sotto il letto, terrorizzato.

Stavolta Eric sì rialzò immediatamente, ma non era più stupito. Aveva un’aria paurosamente soddisfatta.

Mi si avvicinò, e di nuovo, per la seconda volta consecutiva in sua presenza, mi sentii sotto osservazione.

-Che strana cosa. Quasi mille anni di vita, e non avevo mai incontrato nessuno con la tua stessa dote.

L’euforia della scoperta doveva averlo calmato.

-Ora suppongo tu sia contento.

Ero molto contenta anch’io, a dirla tutta. Non sapevo se il mio potere avrebbe funzionato sugli altri esseri sovrannaturali, ed ora avevo scoperto che funzionava alla grande; non gli avrei fatto del male, ma potevo sempre proteggermi da lui, se lo vedevo attaccarmi, ed era questo l’essenziale.

Non c’era bisogno che sapesse che colpendomi alle spalle, o bendandomi gli occhi, mi avrebbe resa del tutto inoffensiva: la telecinesi richiedeva necessariamente il contatto visivo.

-Non del tutto. Chissà che limiti ha, questa tua… peculiarità. Sarà interessante scoprirlo.

E sparì nella notte.

Grandioso. Ora la biondina e tutto il circondario avrebbero saputo chi ero, e la tranquillità sarebbe finita anche lì a Bon Temps, per me.

Mi preparai psicologicamente ad affrontare la giornata successiva: mi avrebbero additata, insultata, e avrei perso il lavoro e anche la possibilità di trovarne un altro. Avrei dovuto fare le valigie, ancora.

Ormai, la sensazione di normalità che solo poco tempo prima avevo assaporato, non la ricordavo nemmeno più.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > True Blood / Vai alla pagina dell'autore: CherryPoppins