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Autore: CherryPoppins    24/08/2010    2 recensioni
E' la prima cosa che scirivo qui, in assoluto, sarei molto contenta se commentaste! Amber ha un potere del tutto ignoto agli abitanti sovrannaturali di Bon Temps. Non ha mai visto un vampiro e non ha mai avuto un amico, proprio come Sookie prima di incontrare Bill, ma ciò che hanno in comune non contribuirà affatto ad avvicinare le due ragazze.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di quel passo, fra non molto avrei deciso che detestavo vivamente la deliziosa biondina. E non per le stranezze che stava dicendo.

Essendo io la prima a non rientrare nei comuni canoni di normalità, per quanto mi risultasse difficile credere che quella ragazza potesse leggere nel pensiero di qualcuno, ad infastidirmi era il modo in cui mi aveva trattata: nella sua voce, nel suo sguardo, nel suo atteggiamento, c’erano astio e quasi una forma di disprezzo, ma anche un accenno di… paura. Come fossi una minaccia.

Tornò dal retro con quello che dedussi essere il proprietario del locale: un tipo piazzato, non troppo alto, i capelli sale e pepe nonostante nel complesso non dimostrasse più di trentacinque anni, e un’espressione lievemente preoccupata. La biondina doveva avergli riferito che fiutava pericolo.

-Salve, sono Sam Merlotte, cosa posso fare per te?

-Ciao, sono Amber Trenchard. Mi sono trasferita qui a Bon Temps da poco e sto cercando lavoro. Mi chiedevo se magari avevate bisogno di un’altra cameriera.

Sam e la bionda si guardarono intensamente, lei lo fissò con gli occhi spalancati come per dire “no, inventati qualcosa e dille di no!”. Lui guardò me, poi lei, poi ancora me.

-Hai mai lavorato in un ristorante o in un pub?

Lavorato? E chi mai mi avrebbe assunta nella mia città? Ma non era il caso di farglielo sapere. Decisi che ero abbastanza sveglia da imparare in fretta, nessuno si sarebbe accorto della piccola bugia.

-Sì, certo, ho fatto la cameriera in un locale nella città dove vivevo, nello Utah.

I due si guardarono di nuovo, poi lui disse:

-Perché non ti siedi ad un tavolo e ne parliamo con calma? Arrivo subito.

E sparì nel retro. La bionda, ovviamente, lo seguì zampettando e la sentii starnazzare:

-Sam! Non avrai intenzione di darle il lavoro! Non mi fido, c’è qualcosa di strano!

-Sookie, stai calma, ho capito, ma abbiamo bisogno di una cameriera, quindi lasciami pensare un attimo!

Bene. Avevano bisogno di una cameriera. Ora bisognava solo pensare a come far ammutolire l’oca.

Poi Sam tornò e mi disse:

-Amber, non so se posso darti il lavoro, ci sono altre ragazze che hanno fatto domanda per lavorare qui. Facciamo così, torna questa sera, dopo cena, io intanto ci penso su e ne discuto con il resto del personale.

Risposi che andava bene. Sookie l’aveva spuntata, e probabilmente non avrei mai avuto quel lavoro. Mi rimaneva ignoto, però, perché chiedermi di tornare quella sera.

Presi la macchina e andai in giro per il paese cercando un altro posto dove trovare impiego: andai in un piccolo ristorante ma mi misero al corrente, con molta poca gentilezza, peraltro, che il personale era al completo. Provai anche in un paio di bar, ma mi diedero tutti la stessa risposta.

Forse gli abitanti di quel posto dimenticato da Dio non amavano le novità. Capii che, volente o nolente, quella sera sarei dovuta tornare al Merlotte’s, perché a quanto pareva non avevo molta scelta.

Così, dopo un pomeriggio passato a giocare con Poe nel cortile della pensione, cogliendo ogni tanto il signor Cattermole a guardarmi sorridente dalla finestra, tornai nel locale.

C’era molta più gente che a pranzo, e dal numero di bicchieri e calici sui tavoli, dedussi che in quel paesino forse non amavano i cambiamenti, ma di certo avevano un’insana propensione al consumo di alcolici.

Andai verso il bancone, e prima che potessi parlare, Sookie chiamò a gran voce:

-Sam, c’è la ragazza di oggi!

-Mi chiamo Amber.- non potei trattenermi dal dire.

Mi guardò con aria sostenuta e rispose:

-Ah sì? L’avevo dimenticato.

Forse non sarebbe stato così facile farmi una vita  normale.

Sam non arrivò subito, e quando fu lì mi fece accomodare ad uno dei tavoli e si sedette di fronte a me.

Cominciò a farmi domande sul perché m fossi trasferita a Bon Temps, perché avessi cercato lavoro proprio lì e cose del genere, ma mi resi conto che mi stava solo intrattenendo, perché non prestava assolutamente attenzione alle mie risposte, occupato com’era a guardare fuori dalla finestra ogni tre secondi.

Infatti, aspettava qualcuno.

Quando quel qualcuno arrivò, rimasi di sasso.

Credetemi, anche se non avete mai visto un vampiro, quando lo vedrete ve ne accorgerete, non è assolutamente possibile confonderlo con una persona vivente. A prescindere dal pallore cinereo, introvabile sul viso di qualcuno il cui cuore pompa ancora sangue, si portano sempre dietro un’aura di mistero, una palpabile sensazione di paura. L’uomo, di fronte al vampiro, sente per natura animalesca l’istinto di una qualunque preda di fronte al proprio cacciatore.

Erano due: una donna, con lunghi capelli biondi e un’aria fredda ed elegante, e un uomo di una bellezza che non poteva essere di questo mondo.

Innaturalmente alto, spalle perfette, tutti i muscoli ben definiti che, sotto la pelle, sembravano pronti a scattare, obbedienti e letali armi del loro proprietario, e fidatevi se vi dico che mai al mondo avevo visto un’espressione che ricordasse più di così quella di un antico, fiero, prode e potente guerriero. Si muoveva con leggiadria, camminava lentamente, e ogni passo affermava che lì, in quel momento, lui aveva il diritto di controllo e di comando su tutti i presenti. Quel vampiro trasudava potere, e non potei fare a meno di abbassare gli occhi quando il suo sguardo si posò su di me.

-Allora, Sam Merlotte, qual è questa urgente questione per la quale mi distogli dagli impegni del mio locale?

-Eric, Pam, Amber, Sookie, potreste seguirmi nel retro?- gli disse questo, per tutta risposta.

Dunque, quello era il famoso Eric cui aveva accennato Sookie quella mattina. L’aria autoritaria che aveva, dunque, doveva essere giustificata dal ruolo che ricopriva nella zona, se l’avevano chiamato per fargli esaminare me prima di darmi il lavoro.

Far esaminare una ragazza da un vampiro solo per darle un misero impiego da cameriera.

Certo che mi ero scelta un posto tutt’altro che normale.

In mezzo agli scatoloni e agli scaffali pieni di tovaglie, tovaglioli, bicchieri e posate, Sookie esordì:

-Eric, questa ragazza è arrivata oggi. Ho un pessimo presentimento, non riesco a leggerle nel pensiero! E’ come con i vampiri, ma non è un vampiro, e non è nemmeno umana, ne sono certa!

-Mi chiamo Amber- ripetei, come imbambolata.

Cominciai a innervosirmi: quella situazione riguardava me e si stava evolvendo non solo completamente contro il mio consenso, ma anche senza la mia partecipazione.

Eric mi guardò con aria sardonica, incuriosito. Forse il motivo era il suo essere vampiro, ma era l’unico che non mostrava timore, antipatia o sospetto nei miei confronti. Il suo sguardo era soltanto interrogativo.

-Beh, allora, ci dici che cosa sei o dobbiamo convincerti con le cattive?

Quella stronza aveva appena passato il limite.

-No, VOI ditemi che cosa siete e cosa diavolo significa tutto questo! Per quale motivo dovresti sapere cosa penso? E perché avete chiamato questi due, cosa volete farmi? Cosa volete da me, io cerco solo uno stupido lavoro! Non c’è bisogno di terrorizzarmi così, se non volete gente nuova nella vostra città basta dirlo, e sparisco altrove!

Stavo diventando violacea per la rabbia.

-E tu, è facile minacciare qualcuno nascondendosi dietro un vampiro, eh? Ma che cosa avete tutti quanti, qui?

Avevo il respiro affannoso e irregolare. Che bello, mi ero appena giocata definitivamente la permanenza in quel luogo.

-Che bel caratterino! Però hai ragione, Sookie, non è umana.

Cosa? Non sono umana? Ora anche questo Eric si metteva in lizza per diventare la persona più sgradevole della città.

-O perlomeno, non è umana nel senso comune del termine, così come non siete umani tu e Sam, il suo sangue ha un odore diverso. Ma dubito che sia pericolosa.

Oh, ma grazie, che gentile. Mi sentivo esaminata come un cane ad un’esposizione. Non avevo intenzione di rivelargli nulla di me, nulla che potesse spingerli a credere di aver ragione. Avrei fatto la gnorri, e potendo avrei deviato il discorso.

-Aspettate un momento, mi state dicendo che per davvero… Sookie, tu sei DAVVERO in grado di leggere nel pensiero altrui?

-Non stiamo parlando di me, sei tu che devi darci spiegazioni!

Deviare il discorso non mi era riuscito molto bene.

-Io non.. io sono un essere umano!

-Non mentire.

-Non sto…

-Ti ho detto di non mentire! – mi urlò in faccia Eric, improvvisamente molto meno tranquillo.

Ok, avevo bisogno di riflettere un secondo.

Per prima cosa, perché quelle persone sapevano che in me c’era qualcosa che non andava?

Risposta: Sookie non era riuscita a leggermi nel pensiero ed Eric sentiva che il mio sangue non aveva lo stesso odore di quello di un qualunque altro essere umano.  

E da qui, la seconda: come potevo convincerli che ero perfettamente normale, pur sapendo in prima persona che questa era una bugia, se quel vampiro aveva appena dato inconfondibile segno di accorgersi che mentivo?

Frenetica, cercavo una scusa, un appiglio, un qualcosa da poter dire loro per avere ancora una speranza di ottenere il lavoro e costruirmi un’esistenza normale senza dover puntare nuovamente il dito sulla cartina, e ovviamente per evitare di essere salassata così su due piedi.

Non mi veniva in mente nulla di nulla. Buio totale. Stavo lì come una rimbambita, facendo passare lo sguardo ad uno ad uno su tutti i presenti, con la bocca semiaperta e gli occhi vitrei, mentre nella mia testa sembrava esserci stato uno sbalzo di corrente che mi aveva scambiato le sinapsi.

-Escludendo che sia una telepate, come te, Sookie, o una mutaforma o un licantropo, dato che nella mente di queste creature riesci a leggere, non mi viene proprio in mente nulla.

Sia lodato il Signore. Non gli viene in mente nulla.

-Eric, se non sono assolutamente certo che non sia pericolosa non posso assumerla, e tu sai quanto ho bisogno di una nuova cameriera. Dopo Daphne e Amy, nessuno vuole più lavorare per me.

Ah, certo, tante ragazze erano in lizza per quel posto. Bastardo bugiardo.

Chissà poi cosa era successo a quelle due cameriere.

-E poi Sookie si era talmente spaventata che ho creduto fosse il caso di avvisarti, sai, nel caso in cui la faccenda fosse stata di pubblico interesse.

-Sam, credo  tu possa stare tranquillo. Suppongo sia solo spaventata, è davvero stupita della telepatia di Sookie e dubito che fosse a conoscenza dell’esistenza di altri essere sovrannaturali oltre sé stessa… e noi vampiri, ovviamente.

Non mi piace che questo tipo mi legga come un libro. Non mi piace per niente.

-In ogni caso, qualsiasi cosa dovesse accadere, sono sempre lieto di mangiare qualcosa di diverso… AB positivo, giusto?

Santo cielo. Aveva ragione.

-Per me, allora, puoi avere il lavoro.

Bingo!

-Sei pazzo, Sam! Abbiamo avuto talmente tanti guai, perché andare a cercarcene altri?

-Sookie, stai tranquilla. Ci sono Eric, Pam, e c’è anche Bill. E poi anche a me sembra una ragazza a posto. Vedrai che non succederà niente. Così finalmente potrai di nuovo avere qualche serata libera in più. Era quello che volevi, no?

Sookie non rispose.

-Grazie, Sam, te ne sono grata

Non so perché, ma avevo scartato immediatamente l’opzione di andar via da quella gabbia di matti.

Mi avevano aggredita, mi avevano interrogata come una criminale, avrei iniziato a lavorare con una sentenza di morte pendente sulla nuca, che sarebbe stata applicata senza tanti complimenti al minimo sgarro, ma… quelle persone erano come me.

-Puoi iniziare domani.

E poi, vampiro o no, Eric era la cosa più intrigante su cui avessi mai posato gli occhi.

  
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